Destinazione… Hawaii

Tour paradisiaco tra paesaggi mozzafiato e baie da cartolina
Scritto da: filep
destinazione... hawaii
Partenza il: 25/10/2011
Ritorno il: 08/11/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Sicuramente le Hawaii non sono una meta usuale per il viaggiatore italiano ed infatti anche la genesi del nostro viaggio è stata abbastanza casuale ma quando fra le diverse opportunità è sbucato il nome delle Hawaii ecco che ha spazzato via tutti gli altri. Fin da piccolo infatti queste lontanissime isole sono state sinonimo di paradiso forse perché la prima tv commerciale ci inondava di telefilm ambientati in quell’angolo di mondo e ci faceva sognare di poter un giorno andarci. Con gli anni poi altri paradisi hanno probabilmente preso il posto delle Hawaii nell’immaginario di tutti noi, posti anche facilmente raggiungibili, ma nella mia testa il vero ed unico Paradiso sono rimaste, rimangono e rimarranno sempre loro. Così lontane da tutto e da tutti in mezzo all’oceano pacifico, così difficili da raggiungere, così affascinanti nella loro bellezza e fragilità.

Le quasi 24 fra volo ed attesa negli aeroporti non ci spaventano e dopo una giornata passata sopra mezzo mondo eccoci finalmente ad Honolulu, isola di Ohau, prima tappa del nostro viaggio. Ritirata la macchina a noleggio ci dirigiamo immediatamente al J & B bed and breakfast nella periferia di Honolulu. Per soggiornare nelle tre isole visitate abbiamo scelto sempre dei b&b invece dei vari hotel per cercare di avere un contatto più diretto con le persone del posto e la scelta si è rivelata giusta per tutti e quattro le strutture da noi visitate. A Honolulu con Joan e Barbara sembrava di essere in casa con due zie che preparavano la colazione puntualmente alle 8 per noi ospiti (4 persone) così che potessimo stare tutti insieme a mangiare e conversare.

primo giorno

Il primo giorno lo passiamo abbastanza in relax in quanto comunque nonostante l’eccitazione del viaggio il fuso si fa sentire. Decidiamo quindi di girare un po’ ad Honolulu e Waikiki dove naturalmente si capisce di essere pur sempre negli Stati Uniti. In realtà probabilmente a Waikiki sembra più di essere in un succursale tropicale di Tokyo in quanto i turisti giapponesi la fanno veramente da padrone, molto più che hai tempi d’oro del turismo nipponico in piazza San Marco a Venezia. Ad Honolulu vale sicuramente la pena girare un po’ per Chinatown ed i suoi mercati, mangiando bene e spendendo poco. Waikiki ha comunque un suo fascino, finto sicuramente ma pur sempre fascino: la sua sottile striscia di sabbia con i grandi hotel alle spalle, le sue acque solcate da surfer e bodysurfer di tutte le età e razze, i suoi rossi tramonti. Non sarà sicuramente il paradiso che ci si può aspettare ma sicuramente vale la pena passarci una mezza giornata anche solo per vedere e capire comunque un pezzo di Hawaii che nel bene e nel male è pur sempre parte di quest’arcipelago.

Il giorno seguente la prima tappa è Hanauma Bay, una bellissima baia da “cartolina”, sicuramente un posto fra i più fotogenici di Ohau anche se abbastanza affollato di bagnanti. L’ingresso è a pagamento perché la zona è comunque parco marino. La barriera corallina consente poi di fare del semplice snorkeling anche se mia moglie presa dall’emozione della vista di tanti pesci striscia nelle rocce e si procura qualche escoriazione. Ma non fa niente, diremo che è stato uno squalo mentre stava facendo surf. Tutto il tratto di costa nel sud-est di Ohau è veramente molto bello e suggestivo anche perché in alcuni punti ci si può immedesimare in Magnum e credersi al volante di una Ferrari rosso fiammante con la capotta abbassata. Ma ahimè abbiamo solo una Kia di un’orrida tonalità di arancione che comunque, come la Ferrari, passa difficilmente inosservata. Dopo avere passato la bella e pericolosa Sandy beach dove alcuni surfisti sfidano le onde dell’oceano, ci fermiamo a Makapu point ed arriviamo a piedi fino al punto estremo della scogliera fino al faro dove la vista è veramente unica in tutte le direzioni. Risalendo lungo la costa, in direzione nord, impossibile non fermarsi a Kailua beach con la sua lunga striscia di sabbia bianchissima, le sue acque calme e cristalline, le palme. Qui capiamo di essere veramente alle Hawaii anche perché di lì a poco alcuni nuvoloni compaiono nel cielo e minacciano pioggia. D’altronde siamo in delle isole in mezzo al Pacifico ed il tempo cambia velocemente. Non solo ma a nostra domanda alla proprietaria del B&B su come sarebbe stato il tempo nei giorni seguenti, lei con calma tutta britannica prende il giornale e ci legge una serie di parole e frasi che sono un campionario fantasioso per dire: sole, poi parzialmente nuvoloso con possibilità di pioggia. Infine ci guarda rassegnata e con un sorriso ci dice: ”They simply don’t know!”. Per tornare indietro tagliamo verso l’interno prendendo la Pali Highway che si arrampica, come suggerisce il nome, sugli alti e verdi pali per poi ridiscendere in picchiata verso Honolulu offrendo dei panorami mozzafiato.

Il terzo giorno ad Oahu decidiamo di dedicarci di prima mattina alla salita al Diamond Head, il cono vulcanico che delimita ad ovest Waikiki. Salire non è difficile e richiede una trentina di minuti. Il panorama di Honolulu dall’alto vale sicuramente la fatica tanto che in cima vediamo finalmente anche il nostro primo arcobaleno, simbolo dello Stato, che fa da cornice ai grattacieli di Waikiki. Curiosità e stranezza: gli americani sono notoriamente pazzi per il pic-nic festivo e durante la discesa vediamo un’allegra famigliola che sale verso la cima trascinandosi sul terreno accidentato un frigo che dalla faccia del pover’uomo che lo stava portando dava l’idea di pesare non meno di una trentina di kili!? Mah. Dopo la passeggiatina mattutina, la nostra destinazione è la costa nord dell’isola, il Paradiso dei surfisti. Per raggiungerla costeggiamo tutta la costa est di Oahu fermandoci prima al tempio Byodo in e poi in diversi punti a caso, intanto le spiagge sono tutte bellissime. Da menzionare lo Shrimp Shack dove ci fermiamo a mangiare degli ottimi gamberi in tutte le salse. Arrivati alla costa nord è d’obbligo una sosta a Sunset beach con i surfisti che cavalcano le onde e miriadi di giapponesi che li fotografano. Dopo essere passati per waimea bay beach giungiamo ad Haleiwa che con la sua atmosfera molto “easy” è la capitale del surf mondiale. Qui ci concediamo una shaved ice ovvero una granita fatta con sciroppi dai colori improponibili che mi fa quasi rimpiangere quella che il barista del bar parrocchiale ci faceva da bambini tritando un po’ di ghiaccio e aggiungendoci lo sciroppo Fabbri allungato con l’acqua frizzante. Per concludere sulla costa nord non poteva mancare per un fan di Lost come me la sosta in una spiaggia dove è stato girato il telefilm ma dove invece di Jack, Sawyer ed Hurley troviamo tantissimi Kite surfer.

Al ritorno tagliando verso l’interno ci fermiamo alla Dole Plantation giusto per curiosità ma potevamo anche andare dritto. Il nostro soggiorno ad Oahu è finito, ci rivedremo l’ultimo giorno prima del rientro a casa. Il giorno seguente prendiamo il nostro primo volo Hawaian Airlines che ci porta in 30 minuti ad Hawaii – Big Island, aeroporto di Kona. Dall’aeroporto si capisce che in questa zona piove davvero poco. L’aeroporto sembra più una stazione per gli autobus con le pensiline all’aperto. Ritirata l’auto a noleggio proseguiamo subito verso la costa a nord di Kona ed in particolare ci fermiamo a Kiholo bay. Il panorama a big Island è completamente diverso da Oahu ed ogni parte di Big Island è diversa dall’altra. In questa zona colate laviche piu’ recenti fanno da contrasto all’azzurro del mare e rendono anche l’accesso alle spiagge a volte un po’ “movimentato”. Per arrivare a keholo bay ci tocca camminare per un buon kilometro per raggiungere il mare poiché stanno eseguendo dei fantomatici lavori di risistemazione della strada o del muretto a secco, non abbiamo veramente capito, direi lavori Italian Style forse per farci sentire un po’ a casa anche così lontano. Raggiunta la riva vediamo comunque la nostra prima tartaruga che si riposa sulla spiaggia nera e guardandoci distrattamente ci fa capire di non disturbarla troppo visto la fatica che ha fatto per arrivare fin lì a godersi in santa pace il meritato riposo. La scarpinata per tornare indietro è più difficoltosa, sarà perché non c’è il mare a farci da richiamo ma solo una lunga, sterrata e assolata strada. Dopo aver pranzato a Kona andiamo verso il nostro b & b a Captain Cook nella zona delle fattorie del caffè. Ed infatti il nostro alloggio è proprio una di queste, il “beautiful edge of the world b & b”, una coffee farm immersa nel verde delle piante di caffè e macadamia e qualsiasi altro frutto tropicale. La “strada” per arrivarci è elaborata ma anche divertente infatti si immerge nella vegetazione e fa su e giù fra le varie fattorie. Fortunatamente non abbiamo mai incontrato una macchina venirci incontro dalla direzione opposta o non so come avremmo fatto a passare. Appena arrivati, siccome siamo gli unici ospiti, ci propongono un upgrade della stanza prenotata e naturalmente vedendola non resistiamo. Bellissima e spaziosa camera con lanai affacciato sulla Kealakekua bay. Indimenticabile. Dopo esserci ripresi da tanta meraviglia arriviamo con l’auto alla suddetta baia dove per primo sbarcò e fu ucciso il capitano Cook. Bagnetto, snorkeling, cena e a nanna. Nota: a Waikiki mia moglie non ha resistito alla tentazione di comprarmi una camicia hawaiana ed io non ho resistito naturalmente alla tentazione di dire di si. Qui con mia grande felicità il padre di un’allegra famigliola indigena guardando la mia camicia con interesse mi esclama facendomi allo stesso tempo il saluto hawaiano: “Nice aloha shirt guy”. E qui penso: “Sono a casa”…magari!

Il giorno seguente dopo una buonissima ed abbondante colazione sul lanai di casa riscendiamo verso il mare per arrivare al Pu’uhonua o Honaunau, parco storico e luogo sacro dei nativi hawaiani. Qui facciamo anche una bella sessione di snorkeling nella vicina spiaggia. In realtà qui sono presenti delle rocce ma l’ingresso in acqua è comunque molto semplice anche per dei pivelli come noi. Riprendiamo la nostra marcia dirigendoci verso nord, verso il south koala ed in particolare Hapuna beach. La spiaggia è menzionata come una delle 10 più belle al mondo da Condè Nast Traveller ed in effetti non tradisce le attese anche se il resort all’estrema destra rovina un po’ l’idillio. Comunque sia a me personalmente sono piaciute tutte le spiagge in cui siamo stati, ognuna bella a modo suo e poi mi risulta difficile capire questa mania tutta anglosassone per le classifiche.

Dopo il meritato riposo ed un buon pranzo ci rimettiamo in macchina e saliamo verso Waimea deviando ad un certo punto per la Highway 250 e qui il panorama offre scenari unici. Dalla costa vulcanica ed arida si passa via via salendo a pascoli verdi con una differenza così marcata che sembra quasi di essere passati attraverso un segreto passaggio spaziale. In realtà è solo il passaggio dalla costa sottovento a quella sopravento. Riscendendo lungo la costa ci fermiamo a Kekaha Kai State ad aspettare un tramonto mozzafiato (ma anche qui come fare a scegliere il migliore?). La strada per raggiungere la spiaggia è molto sconnessa e passa attraverso una distesa di lava. Sono pochi km ma sembrano essere infiniti, sballottati come in un tagadà. Cena a base di American Pizza e Birra alla Kona Brewery.

Il giorno seguente dopo la solita ottima ed abbondante colazione ci dedichiamo ad un po’ di snorkeling in una spiaggia vicino e qui mia moglie sbracciandosi sott’acqua mi fa notare magnifica tartaruga che ci passa accanto indifferente al nostro gorgogliare dentro lo snorkel! Partiamo per Waipio Valley per poi ridiscendere lungo tutta la costa sopravento fino ad Hilo e quindi al Volcano National park. Qui il tempo si fa subito piu’ instabile ed acquazzoni bagnano ogni tanto la giornata. Dopo aver goduto del panorama dal belvedere della Waipio valley la tappa successiva sono le Akaka falls. Un bel percorso all’interno della foresta tropicale porta a queste splendide cascate fra le piu’ spettacolari delle Hawaii con il loro salto di 140 metri in mezzo alla fitta jungla. Arrivati ad Hilo con la sua atmosfera decadente accentuata da un tempo che non accenna a migliorare, ci dirigiamo al farmer market giusto in tempo per comprare sette papaye a due euro. Dopo Hilo è ora del nostro primo contatto con l’Hawaii Volcano National Park ed in particolare cerchiamo di avvistare la lava ed il punto in cui questa entra nell’oceano. In effetti in lontananza una colonna di fumo ci fa capire che quello è il punto di impatto con l’acqua. L’atmosfera sulla colata di lava al tramonto è poi veramente emozionante. Ormai è buio e cerchiamo il nostro b&b a Mountain View. Comincia anche un acquazzone tropicale e fatichiamo a trovare l’ingresso di questa villa di due artisti cinesi ultraottantenne che ci ospiteranno per due notti. La signora è veramente simpatica anche se un po’ sorda e non lesina racconti sulla sua numerosa famiglia e sulla sua infanzia in Cina ai confini con la Russia. Il giorno seguente è dedicato all’esplorazione del parco nazionale fermandosi nei vari punti panoramici che si incontrano lungo la strada, i sulphur banks, steam vents e museo jaggar proprio sulla caldera del Kilauea. E qui la strada è chiusa poiché il cratere sotto di noi sta fumando parecchi gas anche potenzialmente tossici e precauzionalmente il periplo è stato interrotto. La nostra esplorazione procede con il Thurston lava tube e poi decidiamo di camminare per circa 2 ore nel Kilauea Iki trail. Questo non difficile percorso escursionistico permette di entrare nella caldera del Kilauea Iki fra lava solidificata e colonne di fumo maleodorante. Un paesaggio molto emozionante attraverso un percorso sicuramente da consigliare. Finita l’escursione inizia a piovere veramente forte, d’altronde in questa zona il tempo è molto variabile ed imprevedibile. La fitta foresta tropicale ci ricorda poi che piove anche molto spesso. Ed è proprio la foresta in mezzo ad un paesaggio vulcanico uno dei migliori scenari che il parco può offrire. Scesi fin verso l’oceano arriviamo fino alla fine della strada. Oltre non è possibile andare se non a piedi. Ma ormai sembra che stia scendendo il diluvio universale e quindi ci godiamo il panorama delle alte scogliere di basalto.

Usciamo dal parco per arrivare alla spiaggia nera di Punaluu dove quattro tartarughe spiaggiate stanno serenamente riposando in un ambiente idilliaco: spiaggia nerissima, mare azzurrissimo, palme verdissime. In lontananza poi ci sono anche alcuni delfini che solcano la baia. Per la cena torniamo ad Hilo a mangiare del sushi in un ristorante giapponese. Il giorno seguente c’è il nostro volo per l’ultima tappa del nostro viaggio: Kauai. Durante il volo vediamo anche la vetta del Mauna Kea innevata.

Ed eccoci alla terza ed ultima isola del nostro viaggio: Kauai ovvero the Garden Island. L’isola è piccola ma con una varietà di paesaggi e microclimi davvero incredibile. Probabilmente è tutto ciò che mi sarei aspettato dalle Hawaii: spiagge bellissime incastonate fra la vegetazione tropicale verde smeraldo e l’acqua cristallina. Si direi che Kauai è certamente da non perdere.

Appena preso possesso del nostro appartamentino nel sud, ci dirigiamo a Poipu beach giusto il tempo per crogiolarci un po’ al sole fra galli, polli e galline. Una caratteristica dell’isola è la presenza di questi “simpatici” animali allo stato brado praticamente ovunque. Se fossi il Sig. Amadori questo sarebbe sicuramente il mio Paradiso ma l’inferno del pollo! Ci spostiamo anche a Shipwreck beach e percorriamo anche un paio di kilometri di sterrato per arrivare alle Makawehi dunes ed in particolare a Gillin’s beach in un tratto di costa più selvaggio ed isolato rispetto al precedente. Ritorniamo indietro per andare a vedere Spuoting Horn ed infine ci godiamo un tramonto da cartolina da Poipu beach con il sole rosso fuoco che piano piano scompare nell’acqua ed i surfisti che cavalcano le onde al crepuscolo. Il giorno seguente lo dedichiamo alla costa nord e qui gli aggettivi si sprecano e difficilmente le parole riuscirebbero a descrivere questi luoghi. Ogni spiaggia, ogni panorama che si nasconde dietro ogni curva lasciano senza fiato. Inutile probabilmente dire quale sia la spiaggia migliore, bisognerebbe fermarsi in tutte, ognuna a modo suo lascia qualcosa dentro. Poi ci sono il bel faro a Kilauea point, il magnifico panorama sulla Hanalei valley con i suoi campi coltvati a taro, Hanalei Bay con il suo molo visto in tanti film, la stretta strada con i suoi ponti ad una corsia che si snoda fra l’azzurro del mare ed il verde delle montagne e che si interrompe bruscamente a ke’e beach. Qui vediamo anche 2 foche monache spiaggiate che si godono in santa pace il loro meritato riposo. Qui ha inizio anche la Napali Coast, un tratto di costa davvero unico in cui ci si può avventurare solo a piedi attraverso il Kalalau trail.

Tornando indietro ci fermiamo a mangiare il solito piatto di gamberi e poi a letto. Il giorno seguente sveglia presto, abbiamo prenotato la gita in catamarano alla Napali coast. Dopo una veloce colazione inizia la nostra navigazione di 5 ore. Il tempo non è sicuramente dei migliori soprattutto quando arriviamo alla Napali ma fortunatamente non piove. Ci fermiamo a fare una sessione di snorkeling in un tratto della costa e quindi ripartiamo per costeggiarne buona parte godendo di magnifici panorami. Alti pali che separano verdi valli, cascate che dall’alto scendono direttamente nelle acque blu, spiagge isolate. Tornando indietro il sole torna a splendere luminoso e dopo un abbondante pranzo a bordo cominciamo a veleggiare con i delfini, se non è paradiso questo poco ci manca.

Tornati a terra saliamo verso la magnificenza del Waimea Canyon fermandoci nei vari punti panoramici lungo la strada e tutti valgono la sosta per poter meglio ammirare del canyon da varie angolazioni. Subito dopo il Waimea canyon inizia il Koke e state park e dai vari lookout si può avere una visione dal’interno della Napali Coast ed in particolare della Kalalau Valley. Questo è anche uno dei posti più piovosi del pianeta ed infatti c’è una nebbia che neanche nella pianura padana ma la suggestione all’aprirsi di un varco di cielo con il sole che illumina la vallata è unica.

Ritorno sulla costa per il solito tramonto mozzafiato immortalato da mia moglie in ormai mille fotografie come se in questo modo potesse portarselo a casa.

Il giorno seguente purtroppo il tempo non ci assiste ed è un vero peccato. Una tempesta tropicale si è abbattuta su Kauai. Riusciamo a godere di un po’ di sole e di una foca monaca solo nella parte su dell’isola. Al nord viene giù il diluvio universale quindi ci fermiamo ad assistere ad uno spettacolo gratuito di una scuola di Hula e poi torniamo a crogiolarci in spiaggia e a godere dell’ennesimo tramonto, sempre con la foca che doveva essere veramente molto stanca per rimanere a dormire tutto il giorno. Un po’ l’ho invidiata lei almeno è rimasta alle Hawaii.

La sera viene giù il diluvio universale, il weather channel lancia il flood alert soprattutto sulla costa nord ed intima di rimanere in casa soprattutto nei piani alti, ed infatti noi siamo nello scantinato. Le previsioni per il giorno seguente sono terribili anche ad honolulu, che ci tocchi rimanere qua? La notte è il finimondo, mai sentito tanta pioggia e per così tanto tempo in vita mia. Ma nella migliore tradizione hawaiana hanno completamente cannato le previsioni, il giorno dopo a kauai splende un timido sole mentre ad Honolulu un sole ferragostano senza l’ombra di una nube. Riusciamo a fare il check in il mattino nonostante il volo parta alle 23 ed anche molto rapidamente visto che una gentile hostess mentre eravamo in fila con una miriade di giapponesi, forse impietosita dai nostri visi pallidi, ci fa passare davanti a tutti. Andiamo quindi in bus a Waikiki giusto il tempo per bruciarsi in spiaggia (finalmente), fare paddling surf e shopping all’Ala Moana shopping center.

Andiamo in aeroporto è ormai ora di ritornare sulla terra ferma ma anche questo viaggio e le Hawaii ci rimarranno nel cuore. Come sempre fantastichiamo sul poter tornare nei luoghi visitati, magari poterci vivere, aprire un b&b ed ospitare persone da tutto il mondo. Tutto queste ci rende il ritorno meno pesante e soprattutto ci fa venire ancora una gran voglia di partire per un altro viaggio alla scoperta del nostro magnifico pianeta e poter per l’ennesima volta dire “Ecco, qui ci voglio vivere”.

In realtà ci stiamo già vivendo.

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HAWAII 2011: DESTINAZIONE PARADISO

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