Oliver e Rebecca in Guatemala e Belize

COSE DA FARE/PORTARE: • Sacco a pelo (per ogni evenienza) • Scarponi da montagna (per i vulcani del Guatemala; non bastano le scarpe da tennis!) • K-Way/Tela cerata (in estate le piogge si sprecano) • Adattatore multipresa • Fornelletto + piastre antizanzare • Spray antizanzare/antiinsetti • Stick post-puntura di insetti •...
Scritto da: REBOLI
oliver e rebecca in guatemala e belize
Partenza il: 06/08/2005
Ritorno il: 25/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
COSE DA FARE/PORTARE: • Sacco a pelo (per ogni evenienza) • Scarponi da montagna (per i vulcani del Guatemala; non bastano le scarpe da tennis!) • K-Way/Tela cerata (in estate le piogge si sprecano) • Adattatore multipresa • Fornelletto + piastre antizanzare • Spray antizanzare/antiinsetti • Stick post-puntura di insetti • Valigetta pronto soccorso • Per precauzione noi avevamo anche fatto un’assicurazione con Europe Assistance (90 euro circa) per smarrimento bagagli /assistenza medica / trasporto della salma (!) e la profilassi antimalarica: queste non sono obbligatorie e stanno un po’ al tempo e alla voglia che si hanno a disposizione • Suggerito ricordarsi di confermare i voli di ritorno il giorno prima della partenza.

SABATO 6 agosto – Milano / Parigi / Houston / Guatemala City / Antigua Volo Continental Airlines: aeromobili decenti, sufficiente spazio tra i sedili, cibo pessimo e raro. Bagagli portati in cabina con noi per evitare inutili attese e rischi. A Houston, tappa solo di transito, facciamo una corsa per evitare le code all’immigrazione. L’aeroporto è sufficientemente piccolo per sbrigare immigrazione, dogana e nuovo metal detector in meno di 20 minuti.

La tratta Houston-Guatemala ci risulta veramente pesante (anche se sono solo 2 ore e mezza di viaggio) perché non vediamo l’ora di arrivare e di andare a dormire (in fondo è dalle 6 del mattino ora italiana che siamo in piedi, e arriviamo alle 21 ora di Guatemala : con 8 ore di fuso fanno quasi 24 ore tra decolli, attese in aeroporto e film in inglese/francese).

Arrivati all’aeroporto ci si fa incontro un omuncolo che ci propone il taxi collettivo per Antigua: 10 dollari US a persona per circa 30 minuti di viaggio.

Particolarità: avevamo prenotato l’hotel dall’Italia (unica prenotazione fatta) per le prime 3 notti. L’omino non conosce il nostro hotel. In effetti non è in centro, è a un quarto d’ora dalla piazza centrale, vicino al Cerro de la Cruz.

Hotel assolutamente di livello: Candelaria Hotel (www.Geocities.Com/candelariahotel).

Arriviamo in albergo alle 23 circa. Crolliamo senza forse neanche darci la buonanotte.

DOMENICA 7 – LUNEDI’ 8 agosto 2005 – Antigua Dedichiamo i primi due giorni ad Antigua. In effetti servono tutti.

Domenica ci svegliamo presto (questo sarà il leit motiv di tutta la vacanza) e la usiamo per girare nella cittadina tipica centro americana: una grossa piazza centrale (lo zocalo messicano) in cui sorge la cattedrale ormai fatiscente, l’immancabile Chiesa di Santo Domingo, presente in ogni città centroamericana che si rispetti, costruzioni coloratissime e ristorantini tipici.

Pranzo al ‘Queso y Vino’ (suggerito dalla Lonely) molto buono (ma non prendete la pizza…) ma usciamo che puzziamo di formaggio fuso, sembra di essere in una racletteria.

Ottimo il caffè espresso di ‘& Café’ nei pressi del Parque Central e ricerca presso le agenzie di viaggi (che qui si sprecano) delle escursioni per i vulcani. Pensavo ci fossero escursioni per i vulcani de Agua o de Fuego, ma questi in realtà risultano abbastanza lontani (quello de Agua si raggiunge in 3 ore, con 5 ore di salita…Lo sconsigliano) pertanto quello che propongono tutti è il vulcano Pacaya (1 ora e mezza circa da Antigua con salita di 2 ore. Il tutto costa 8 $ US).

La sera cena alla Posada de Don Rodrigo (ultra consigliato da tutte le guide): il posto è molto bello ma il cibo non è niente di speciale.

Particolarità di buona parte delle cittadine messicane e guatemalteche è che la sera circola poca gente in strada: ci sono solo un po’ di turisti nei locali, ma non c’è il classico ‘struscio’.

Il giorno dopo sveglia alle 5 e partenza alle 6 alla volta del vulcano: l’intera gita dura mezza giornata e fanno il turno del mattino e del pomeriggio (attorno alle 13.30). Il consiglio è di fare quello del mattino (anche se richiede la sveglia all’alba): da evitare assolutamente l’ascesa nelle ore più calde!!! Alle 7,30 arriviamo ai piedi del vulcano: si parte e si attraversa un bosco, superato il bosco si passa un laghetto e si arriva ad una spianata verdissima per poi proseguire verso la cima del vulcano.

Si arriva fino al cratere: portare assolutamente acqua, biscotti e eventualmente barrette energetiche, ma soprattutto gli scarponcini da montagna.

La fatica dell’ascesa é ampiamente ripagata dallo spettacolo.

Ritorno ad Antigua e pranzo da Da Vinci (un po’ caro ma cibo migliore del Don Rodrigo!) e un paio di ore di descanso in hotel. Più tardi acquisto dei biglietti per Panajachel (lago di Atitlan) – 8 $ US. Tentiamo di telefonare per prenotare l’albergo ma abbiamo qualche difficoltà (ci chiedono un versamento preventivo in banca per l’importo della prima notte e fax di avvenuto versamento…): preferiamo cercare direttamente domani in loco.

Cena alla ‘Fonda de la Calle Real’ anch’essa consigliata da parecchie guide ma anche in questo caso posto bello ma cibo veramente ‘normale’.

MARTEDI’ 9 agosto – Antigua / Panajachel Avevamo prenotato lo shuttle (il minivan diretto verso il lago) alle 16 perché pensavamo di impiegare la mattina a visitare il Cerro de la Cruz (scortati dalla polizia turistica, che organizza 2 visite al giorno alle 10 e alle 15); ma visto che Rebecca ha le stigmate ai piedi (ricordo del vulcano) e io non voglio fare la visita da solo abbiamo anticipato lo shuttle a mezzogiorno.

Il tragitto verso Pana è pazzesco, si attraversano paesaggi incredibili, colline coltivate a caffè e villaggi di capanne fatte di fango e latta.

Si sprecano le gare degli shuttle e dei chicken bus sulle strade.

Arriviamo a Pana alle 15 e ci dirigiamo verso l’hotel che avevamo tentato invano di prenotare: Hotel Dos Mundos sulla Calle Santander, la strada che porta al lago. Visto che è bassa stagione riusciamo a spuntare uno sconticino e paghiamo 50 $ US a notte.

Capiamo che va sempre provato a chiedere uno sconto anche negli hotel: cosa che da noi è impensabile. L’hotel è molto carino, forse tra i più belli di Pana, ed è pieno di italiani (sarà forse perché il proprietario è un italiano tifosissimo della Roma e del Pupone…).

La Lonely lo diceva: Pana non è niente di ché ma aspettate a trarre conclusioni solo dopo che avete raggiunto il lago. Mai parole furono più sacrosante: Pana è composta da 2 strade, una alta (la Calle Principal) che è la via di collegamento con le altre città, e una che collega al lago (il Calle Santander). Queste vie sono costeggiate da ristoranti, bancherelle che vendono gadget di ogni tipo e pub. E’ solo quando si arriva alla fine della Santander e si giunge a bordo lago che si capisce perché la gente si ferma qui: sullo sfondo i tre vulcani (San Pedro, Atitlan e Toliman), un enorme specchio d’acqua e tanti villaggi che si affacciano sulle rive del lago.

Fondamentale fare foto al tramonto (che in agosto è attorno alle 17,30).

Breve spuntino al Sunset, in fondo alla Calle Santander (veramente di livello location e cibo) e organizzazione del giorno dopo.

Niente cena: Rebecca si addormenta alle 19 e si sveglia alle 7 del giorno dopo. Mi dà la stessa soddisfazione che si prova nel vedere una boccia di pesci rossi senza pesci dentro…

MERCOLEDI’ 10 agosto – Panajachel Si fa il giro del lago. Praticamente a Pana ogni agenzia di viaggio offre il giro del lago in cui si toccano 3 villaggi (Santiago Atitlan, San Pedro la Laguna e San Antonio) e hanno tutti lo stesso prezzo e gli stessi orari (partenza alle 8,30 ritorno alle 15,30).

Colazione in hotel alle 7,30, si salpa alle 8,30 e subito facciamo conoscenza con un italiano, che ritroveremo anche nelle tappe successive, e che ci consiglia di invertire il giro che avevamo in mente al fine di arrivare in Belize da Sud (destinazione Placencia) invece che da Nord (destinazione i Cayes settentrionali).

In ognuno dei tre villaggi si sta dalla mezzora all’ora e mezza e c’è tempo per girare, fotografare (soprattutto i ‘locals’ di nascosto per evitare reazioni violente) e gustare qualche prelibatezza locale (pan dulce e pan y banana).

Tra le attrazioni della giornata, la visita a Maximon, la statua fumante custodita annualmente da una famiglia diversa di Santiago: essendo ormai una cosa più turistica che effettivamente religiosa (appena sbarcati a Santiago veniamo assaliti da persone che per una modica offerta si offrono di accompagnarti presso la famiglia che lo custodisce), ne stiamo bene alla larga.

Ritorno alle 15,30, hamburguesa al Sunset, giro del paese e cena alla Parilladeria uruguayana (carne alla griglia veramente valida): il tutto accompagnato da fiumi di cerveza Gallo (‘el orgullo de Guatemala’).

Domani è giovedì: prendiamo i biglietti per lo shuttle diretto a Chichicastenango perché domani (e domenica) c’è il mercato e non possiamo perderlo.

GIOVEDI’ 11 agosto – Chichicastenango / Guatemala City L’intenzione è di vedere Chichi, e di arrivare entro il giorno dopo a Flores per vedere il sito Maya di Tikal. Due alternative: – vedere Chichi al mattino, raggiungere Guate nel pomeriggio e fare la nottata in pullman (con partenza alle 21 e arrivo alle 6 di mattina del giorno dopo) con un mezzo di prima classe (compagnia Linea Dorada) – vedere Chichi al mattino, raggiungere Guate nel pomeriggio e prendere l’aereo per Flores In effetti tutti ci hanno sconsigliato di viaggiare di notte in Guatemala (anche se poi leggeremo che sulla tratta Guatemala City – Flores anche di notte non si sono mai registrate aggressioni), non sappiamo cosa fare (ovviamente il volo è più comodo ma anche più costoso): prima di prendere lo shuttle (erano le 7 e 50 del mattino) vedo che l’agenzia ‘Centroamericana’ sta aprendo. Mi dico ‘se trovo l’aereo è perché è destino che lo debba prendere’.

Nel giro di 10 minuti abbiamo in mano i biglietti aerei per le 7 del giorno dopo Guatemala City – Flores (80 $ US). Ciò comporta però di passare la notte a Guatemala City.

Una cosa per volta: nel tragitto per Chichi incappiamo nella ‘feira de Solola’ (veramente un peccato non averlo saputo prima e non avere speso neanche un minuto in mezzo alla gente del posto tutta in coda in processione). Arriviamo a Chichi e lasciamo i due zaini presso un negozio di quadri proprio di fronte all’Hotel Santo Tomas (chiedere al buttafuori dell’albergo per avere maggiori indicazioni) che per 15 quetzales (2 $ US circa) ci tiene le valigie per tutto il giorno.

Il mercato è incredibile: colori, odori, suoni, turisti, locals, tacchini, polli, pesce sotto sale, caminiti, fiori…2 chiese di un bianco abbacinante fiancheggiano il mercato sulle cui scalinate si alzano volute di incenso e si svolgono riti maya.

Completamente storditi dal tutto ci ritroviamo in breve padroni di un copriletto, 2 modellini di chicken bus, una maschera di legno e … una borsa a tracolla per mettere tutto quanto acquistato.

Dopo un leggero sandwich nel ristorante dei gringos (il ristorante dell’hotel Santo Tomas) riprendiamo gli zaini e saltiamo in corsa su un chicken bus da cui si leva il grido ‘Guate, Guate, Guateeeeeee’. Ovviamente Oliver e Rebecca sono gli unici visi pallidi.

Arriviamo a Guatemala City al terminal di seconda classe e l’impressione non è per niente buona: ci osservano tutti e forse un po’ siamo anche suggestionati da quanto di brutto abbiamo sentito e letto su Guatemala City. Ci fondiamo nel primo taxi libero che passava in quel momento (cosa per altro non sempre sicura) e ci facciamo portare all’Howard Johnson hotel, a 10 minuti dall’aeroporto, trovato su Internet e dalle tariffe accettabili. Ci dà una camera per 60 $ US.

Cena ‘scortata’ nella Zona Viva al Tacontento (cibo un po’ pesante) e poi a nanna.

VENERDI’ 12 agosto – Flores / Tikal / Coban Sveglia alle 4.15 taxi alle 4.45.

Alle 5 in punto siamo al terminal RACSA dell’Aeroporto Nazionale di Guate (diverso da quello dove siamo arrivati una settimana fa).

Saliamo alle 6 su un Cessna veramente bello e grande, e in un’ora e un quarto siamo a Flores/Sant’Elena. Ci facciamo portare per 10 quetzales a testa direttamente a Flores città dove, dopo una colazione raffazzonata alle 7,30 (i bar stavano aprendo a quell’ora) ci dirigiamo verso l’agenzia Martsam per organizzarci la giornata.

Io non ho molta voglia di fermarmi a Flores a lungo perché l’umidità del posto (siamo in riva ad un lago) mi fa venir voglia di scappare. Rebecca è d’accordo con me.

Pertanto gli obiettivi da raggiungere in breve tempo sono: – raggiungere e visitare Tikal – stare a Flores il meno possibile – raggiungere Coban il prima possibile Detto fatto nel giro di un quarto d’ora ci organizziamo tutto. Io comincio a non stare molto bene a causa di un mal di gola (gli sbalzi di temperatura sono all’ordine del giorno) che mi sta portando un po’ di febbre. Vorrei arrivare a Coban in serata (Coban è un po’ all’interno e la temperatura è più fresca rispetto a Flores).

Per questo per 50 $ US a testa (accettiamo, in quel momento non ci interessava il costo ma arrivare a Coban la sera stessa) l’agenzia ci organizza il trasporto in Range Rover ‘privato’ a Tikal, il ritorno a Flores e il trasferimento a Coban in shuttle.

Il sito è molto grande e molto simile a Palenque (ma ampio 5 volte tanto) e non prendiamo la guida perché chiedono 40 $ US a persona: la Lonely è comunque abbastanza completa. Oltre alle rovine vediamo un sacco di animali: cicale giganti, scimmie urlatrici, pappagalli e due picchi.

Alle 13 terminiamo il giro e alle 14 siamo a Flores dove ci aspetta lo shuttle con altri due spagnoli a bordo alla volta di Coban.

Arriviamo a Coban alle 19 sotto il diluvio (e, almeno io, febbricitante): il tragitto si svolge in parte su strada sterrata e guadiamo anche un fiume su una chiatta.

Rebecca sgomita per l’ultima camera all’hotel La Posada (45 $ US a notte) uno dei più belli di Coban. ‘Caldo de gallina’ (ovvero brodo di pollo) per me e nanna mettendo in preventivo che il giorno dopo sarei stato a letto tutto i giorno.

SABATO 13 agosto – Coban In realtà al mattino mi sveglio fresco come una rosa: avevo forse bisogno di un po’ di riposo (e il Bactrim che stavo prendendo da qualche giorno stava ormai facendo effetto).

Ci alziamo con calma (?) verso le 7, doccia e colazione e andiamo alla ricerca dei pulmini per le Grotte di Lanquin e Semuc Champey.

La receptionist dell’hotel ci dà qualche sommaria indicazione che seguiamo, ma sembra che per strada nessuno sappia dove si prendono questi benedetti pulmini. Finché vicino alla 3° Avenida della Zona 4 veniamo accalappiati da un gruppo di persone che ci spingono su un taxi che ci fa fare gli ultimi 50 metri che ci separano dalla fermata dei minibus per Lanquin / Champey.

Il viaggio dura 2 ore e non è affatto comodo (1 ora di strada asfaltata 1 ora di sterrato). Ci fanno andare fino a Semuc (che è più lontano) e ci consigliano di decidere poi se andare a Lanquin oppure no sulla strada del ritorno.

Le scomodità del viaggio sono ampiamente ripagate dallo spettacolo di Semuc Champey (entrata 25 quetzales, circa 3 $ US). Eccezionali le ‘pozas’ di acqua dolce (peccato non avere con sé il costume, perché l’umidità ci fa agognare un bagno rinfrescante) e fantastico (quanto faticoso, visti i 20 minuti di salita nel fango) il Mirador.

Un francese incontrato sul sentiero ci sconsiglia, una volta visto Semuc, di andare alle grotte di Lanquin, sostenendo che in Francia o in Italia di grotte così se ne trovano quante se ne vogliono sulle Alpi. Parola di francese.

Accettiamo il consiglio e torniamo a Coban: pranzo veloce a “El Tirol” (dove è l’avventore a doversi alzare e fare le ordinazioni alla cassa), breve giro di Coban e organizzazione del giorno dopo: destinazione Rio Dulce e Livingston.

Cena alla ‘Casa d’Acuna’ (posto incantevole e cibo ottimo) : probabilmente avremmo dovuto alloggiare qui, l’atmosfera è molto più accogliente rispetto a dove siamo stati noi.

DOMENICA 14 agosto – Viaggio per Livingston Ovvero il viaggio della speranza.

Ore 9 partenza con pullman alla volta di El Rancho (biglietto 30 quetzales) località non segnata neanche sulle cartine, ma crocevia importante sulla Carretera de l’Atlantico (incrocio tra le strade verso Rio Dulce, Tikal e Guatemala City).

Veniamo scaricati in mezzo al nulla alle 11,30 e ci dicono che di lì ogni tanto passa l’autobus della Fuente del Norte che va a Rio Dulce.

Passa mezzora tra locali, cani randagi, mosche, bancarelle e gente che ci chiede se siamo americani (per fortuna no, visto che i gringos qui non sono ben visti).

Ci accalappia uno che ci dice che ci porta con un furgoncino a Rio Hondo sulla strada per Rio Dulce: guardiamo la cartina e in effetti Rio Hondo risulta essere sulla strada. Accettiamo e per 10 quetzales a testa (1 $ e mezzo circa) ci porta 50 km circa più avanti: fa almeno 15 fermate caricando il pulmino all’inverosimile e scaricando gente qua e là.

Ad un certo punto si ferma in mezzo alla strada dove dall’altro lato era fermo un altro shuttle. Si avvicina un grassone dalla faccia poco raccomandabile: Rebecca ed io non ci diciamo niente ma pensiamo alla stessa cosa e cioè che è giunto il nostro momento. In realtà si rivolge all’autista e si fa cambiare dei soldi. Ripartiamo e arriviamo a Rio Hondo proprio 1 minuto prima che il pullman della Mundo Maya parta per Tikal (fermandosi a Rio Dulce): facciamo il biglietto a bordo (50 quetzales: il prezzo elevato è dovuto al fatto che l’automezzo è di 1° classe e ha l’hostess a bordo) e per un po’ restiamo tranquilli.

Dopo un paio di ore arriviamo a Rio Dulce: sono quasi le 15.

Andiamo verso l’embarcadero per prendere la lancia per Livingston, ma l’ultima è partita alle 13,30.

Veniamo catturati da un tizio in bicicletta che ci accompagna all’embarcadero e ci dice che se entro un’ora riusciamo ad essere almeno in 10 organizza una lancia per Livingston, altrimenti ci dovremo trovare una sistemazione a Rio Dulce.

Vista tutta la fatica fatta, Rebecca ed io speriamo di tirare su un po’ di persone.

Verso le 17 di persone ce ne sono una dozzina perciò si parte per Livingston: in 1 ora di traversata del fiume, arriviamo a Livingston e prendiamo alloggio al Dona Alida (200 quetzales a notte, circa 26 $ US) e ci organizziamo già il tour del giorno dopo con la Exotic Travel.

Cena al Villa Caribe (abbastanza trascurabile) e nanna.

LUNEDI’ 15 agosto – Livingston Il giorno dopo facciamo il tour guidato di Livingston (50 quetzales). Compagni di viaggio un architetto di Padova, una maestrina d’asilo americana (che chiama ‘students’ i suoi bambini di 5 anni…) e la guida, un pischello di 18 anni di nome Jonathan, in arte DJ Romeo. L’improbabile quintetto si avventura per i sobborghi dell’ex covo dei pirati, per proseguire lungo la discarica a riva d’oceano, ossia la spiaggia.

Dopo aver consumato un triste sandwich offerto dall’organizzazione, finalmente arriviamo all’agognata meta della gita: los Sietes Altares, serie di laghetti e cascatelle create da un fiume a qualche km da Livingston. Descritto da tutti come una delle 7 meraviglie, noi, reduci da Semuc Champey, ne rimaniamo un po’ delusi, sia per lo spettacolo (non all’altezza di Semuc) sia per la difficoltà nel raggiungere il posto (abbiamo risalito il fiume con gli scarponcini da montagna, perché né con gli infradito né a piedi nudi si riusciva a salire).

Dopo il bagno con tuffo da una cascata (di circa 3 metri) riprendiamo la via della discarica…Ehm… della spiaggia e torniamo in paese verso le 17.

Cena alla Casa Rosada: assolutamente da provare il tapado (zuppa di gamberi, con latte di cocco).

Domattina direzione Belize.

MARTEDI’ 16 agosto – Placencia Imbarcati su una lancia stracolma (alla faccia degli scafisti) ci allontaniamo da Livingston e dal Guatemala salutati da aironi e pellicani e arriviamo dopo un’ora a Punta Gorda in Belize (biglietto 150 quetzales, circa 20 $ US).

Notevoli le procedure di sbarco: un poliziotto ha fatto l’appello per nome di battesimo e una volta chiamati si scende dalla lancia.

Controllo passaporti e timbro ! Oliver viene subito riconosciuto come importatore illegale di microbi, larve etc… e interrogato severamente da un Jefferson in divisa bianca.

Mentre ci dirigiamo in banca per cambiare i dollari US in dollari del Belize (il cambio più facile del mondo : 1 $ US = 2 $beliziani), incontriamo un Filini spagnolo che ha già cambiato e chiesto informazioni sui bus per Placencia.

Dopo il cambio finalmente il cellulare di Rebecca riprende vita (benedetta Wind…), colazione da Grace, ladra matricolata che per 20 $ BZ per una coppa di papaia, granola e yogurt.

Capiremo in fretta che in tutto il Belize i prezzi sono decisamente alti ! Finalmente montiamo alle 10 sul bus per Mango Creek (o Independencia) – biglietto 20 $ BZ – e dopo 2 ore, in cui incappiamo in circa 4 acquazzoni, arriviamo a destinazione dove veniamo caricati su dei water taxi che per 10 $ BZ – prezzo doppio rispetto ai locals – ci porta a Placencia.

Finalmente Placencia (tanto consigliata dal nostro amico di Atitlan).

Il tempo non è dei migliori, in nottata c’è stata una tempesta tropicale che ha vomitato sulla spiaggia ogni genere di schifezza che c’era in mare (alghe comprese). Siamo un po’ sconsolati e alla fine ci infiliamo in una squallida cella verde, ossia una camera del SeaSpray – uno dei pochi posti aperti – per 1 notte (40 $ BZ).

Ad intervalli infidi diluvia, e ci ritroviamo presto bagnati da capo a piedi.

Nel pomeriggio, liberi dai bagagli, andiamo a vedere il tanto consigliato (dalla Lonely) Kitty’s Place: prenotiamo per le 2 notti successive una finca tradizionale (un po’ cara…95 $ US…, però è veramente fichissima e l’idea di lasciare il Sea Spray ci riempie comunque di gioia).

Cena e nanna (e intanto continua a diluviare…).

MERCOLEDI’ 17 – SABATO 20 agosto – Placencia Colazione da Omar (piuttosto deludente).

Bighelloniamo un po’ in attesa che ci passi a prendere il mezzo di Kitty’s (o SAKS come si chiama da poco), il tempo di prendere un altro diluvio e poi arriviamo al nostro resort.

E magicamente spunta il sole. Sarà stato tutto collegato ? Riacquistiamo un umore accettabile e passiamo il pomeriggio in spiaggia facendo anche il primo bagno della stagione.

Cena al Cozy Corner, dove assaggiamo l’ottimo ‘One Barrel’, il rum premiato recentemente come il migliore dei Caraibi.

Oziamo per 3 giorni (prolungando di un altro giorno la permanenza al Kitty’s) passando dalla spiaggia, alla finca ai ristoranti.

Placencia delude un po’: esistono 2 vie, quella delle cabanas e quella interna dove c’è la banca e qualche supermercato. Però siccome è bassa stagione, non c’è nessuno i ristoranti chiudono alle 9 e dobbiamo fare sempre la corsa per mangiare qualcosa.

Decidiamo il 20 mattina di spostarci a Nord verso Caye Caulker.

In 20 minuti prendiamo il biglietto aereo per Belize City (aeroporto municipale) con la Tropic Air (68 $ US) e a mezzogiorno partiamo.

Il volo dura 1 ora: a Belize city diluvia: ma lo dicevano le previsioni. Ancora un giorno di pioggia (domenica) e poi sole per tutta settimana prossima. Prendiamo un taxi che ci porta ai water taxi, dove prendiamo un biglietto di andata e ritorno per Caye Caulker (tanto il ritorno può essere fatto entro 6 mesi): 35 $ BZ.

Arrivati a Caye Caulker facciamo un po’ fatica a trovare un posto dove accasarci: alla fine troviamo da Popeye’s Resort dove, contrattando 5 notti spuntiamo un prezzo di semi-favore.

Cena da Don Corleone: non tanto perché il cibo è italiano, ma perché accetta l’Amex e noi siamo a corto di contanti. Un po’ caro ma cibo di assoluta qualità e inoltre ha il caffé espresso.

DOMENICA 21 – GIOVEDI’ 25 agosto – Caye Caulker La tempesta tropicale della notte ci ha fatto entrare l’acqua in camera da sotto la porta della cabana.

Ci facciamo cambiare stanza e andiamo in una suite (così la definisce Popeye) dove contrattiamo 60 $ US a notte (non ne valeva di più).

Visto che domenica il tempo non è molto bello facciamo una gita a San Pedro, la Isla Bonita: andata e ritorno in water taxi 35 $ BZ (…Rebecca riflette a voce alta: “ma è possibile che pago 35 $ tutte le volte che poso il culo sulle loro lance ?”…Forse non ha tutti i torti).

Ad Ambergris Caye svaligiamo una galleria di arte locale : 2 quadri, una cintura, un geco di ferro battuto e un paio di orecchini. Il posto ci sembra carino e molto più ‘popolato’ di Placencia.

Nei giorni successivi il tempo si mette al bello: facciamo tanto mare, snorkelling (2 escursioni con la SeaGull adventures, la mezza giornata in barriera a 50 $ BZ con bagno con squali (nutrice) e razze, e la visita all’isola di Goff’s Caye a 110 $ BZ) e prendiamo il sole sui pontili di Popeye’s.

Spettacolare la seconda giornata di snorkelling perché riusciamo a incrociare un lamantino che si è avvicinato a un paio di metri da noi e l’aquila di mare, due vere rarità da vedere.

Per il resto possiamo raccomandare la colazione da Glenda’s (buona e a buon mercato), la cena da Don Corleone (cibo ottimo ma un po’ caro), il pesce di Herbal Tribe (ottimo e a prezzi ragionevoli), e i pan dulce della Caye Caulker Bakery. Altri posti provati e in cui si può mangiare (non bene come nei primi citati): Rasta Pasta, Tropical Paradise Hotel (anche se l’aragosta è ottima) e Marla’s (anche se il prezzo è veramente ai livelli del Guatemala, si cena con 10 $ US a testa…).

Giovedì 25 riprendiamo il water taxi per Belize City, poi taxi fino all’aeroporto internazionale (45 $ BZ) e da lì percorso inverso fino a Milano, dove arriviamo venerdì 26 verso le 16,30 (sbrigando ancora le formalità all’immigrazione e doganali a Houston in meno di 20 minuti…Un vero record!!).



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