20 giorni in Guatemala e Belize: viaggio alla scoperta dell’America Centrale, tra vulcani e atolli
Un viaggio alla scoperta di due mete ricchissime di bellezze, ma poco considerate dal turismo di massa: Guatemala e Belize.
Indice dei contenuti
Informazioni generali su Guatemala e Belize
Sicurezza
Non appena abbiamo prenotato, tutti, indistintamente, hanno iniziato a chiederci se il Guatemala non fosse troppo pericoloso, se avessimo visto i siti dei vari Ministeri degli Esteri, se ne valesse davvero la pena e, bisogna riconoscerlo, un po’ di ansia è arrivata, complice il fatto che a causa della pandemia il nostro ultimo viaggio in Sud America risaliva al 2019. Poi siamo partiti ed è andato tutto benissimo, anche oltre le nostre attese. Quindi, il Guatemala è un paese sicuro? Noi possiamo dire di sì, non ci siamo mai sentiti in pericolo né minacciati, ma abbiamo cercato di evitare situazioni potenzialmente spiacevoli e seguito le raccomandazioni di agenzie, hotel e driver, nonché dei vari forum.
- Abbiamo seguito un itinerario molto turistico, visitando le “classiche” località, tutte ben presidiate dalla polizia turistica, che si è rivelata sempre molto gentile e prodiga di consigli.
- contrariamente a tutti i viaggi precedenti, abbiamo organizzato tutti i nostri spostamenti e prenotato gli hotel dall’Italia (booking.com, l’offerta è molto vasta e i prezzi buoni per hotel di categoria media), così da essere sempre certi di sapere come e dove andare e di trovare qualcuno ad attenderci al nostro arrivo
- abbiamo evitato di uscire a piedi la sera tardi e abbiamo partecipato a escursioni organizzate per vulcani e grotte
Trasporti
Abbiamo preferito affidarci ad un’unica agenzia per tutti i trasporti e, dopo un po’ di indagini sui vari forum, abbiamo scelto Sin Fronteras di Antigua. Sono stati semplicemente eccezionali: ci hanno seguito con la massima flessibilità ed efficienza sia nella fase di preparazione del viaggio e poi in Guatemala, dandoci un sacco di consigli sull’itinerario e sulle diverse alternative per location, attività e trasporti. Si tratta di un’agenzia che si appoggia, a sua volta, ad altre agenzie per le escursioni, per gli shuttle e per gli autisti, questo ci ha consentito di contenere i costi a 1200 € a testa per tutti i trasporti, il volo di rientro dal Belize a Guatemala City e due visite guidate. Tutti i nostri autisti e le guide sono stati estremamente puntuali, gentili e sorridenti, nonostante il traffico, il caldo o le strade sterrate.
Pagamenti
Le carte di credito sono accettate praticamente ovunque (tranne piccoli negozi), su consiglio di Pascale di Sin Fronteras abbiamo cambiato euro in dollari in Italia perché sono accettati e cambiati ovunque, gli euro invece solo in aeroporto. I bancomat sono molto diffusi nelle zone turistiche e spesso presidiati da guardie armate, quindi abbiamo sempre prelevato in sicurezza.
Acqua
Uno delle paure più grandi per chi si avvicina al Centro/Sudamerica è di avere problemi intestinali a causa dell’acqua, ma in Guatemala ne sono consapevoli e l’organizzazione è ottima: in tutti gli hotel è disponibile, gratuitamente, acqua filtrata e depurata, da poter utilizzare in camera ed eventualmente da portare con sé durante la giornata. Siamo stati sempre benissimo.
Diario di viaggio
Giorno 1: arrivo a Guatemala City
Arrivo a Guatemala City con volo Iberia via Madrid, puntualissimo. Dal 1/8/23 il Guatemala ha modificato le procedure di ingresso nel paese ed è necessario compilare un questionario doganale esclusivamente digitale per generare un QR code che consente l’accesso, c’è quindi una gran folla ai pochi pc portatili a disposizione nell’ufficio immigrazione, ma per fortuna il nostro Pascal ci aveva avvisati e lo avevamo fatto prima di partire, quindi in un attimo siamo pronti ad iniziare la vacanza. Ad attenderci troviamo Francisco, il nostro autista, sotto una pioggia torrenziale. Sono le 16.30 e il traffico inizia ad aumentare, Antigua dista 40 km ma li percorriamo a passo d’uomo, mettendoci 3 ore. Sarà la stanchezza, sarà il maltempo, ma Guatemala City sembra orribile (ce lo aspettavamo) e La Antigua non il massimo.
Arriviamo all’hotel La Galleria e veniamo subito accolti dal sorriso della proprietaria, che in un inglese impeccabile ci consiglia il meglio di Antigua e ci indirizza subito a cena da Hector Bistrot, a pochi metri di distanza. Scopriamo subito quindi la caratteristica principale di tutti i caffè e ristoranti di Antigua: l’ingresso sulla strada è assolutamente normale, ma appena varcato l’ingresso si scopre il patio interno con fontane e piante. Il posto è elegante ma accogliente, con musica dal vivo, frequentato da guatemaltechi e stranieri, il cibo è molto buono e prezzo assolutamente onesto (35 € per due filetti di manzo con verdure, riso e patate fritte, due birre e un’acqua).
Giorno 2: arrivo a Volcan Fuego
Dopo un’abbondantissima colazione in hotel partiamo alla scoperta di Antigua che, con il sole, è decisamente bella. Passiamo la giornata nel centro storico, visitando la cattedrale, la chiesa della Mercede, stupenda, passando e ripassando dal Parque Central e sotto l’arco di Catalina per le foto con i vulcani sullo sfondo. Il Volcan Fuego ogni 15 minuta erutta sbuffi di fumo grigio, ma qui nessuno sembra darci grande peso, a parte noi. Abbiamo visitato solo le rovine della Cattedrale e del convento delle clarisse, saltando tutte le altre, perché il prezzo per gli stranieri è di 40/50 QZT a testa (= 5/6€) rispetto a 10QTZ dei locali che ci sembra un’enormità, considerando che si tratta dei pochi resti di monumenti distrutti dal terremoto e che non esistono biglietti cumulativi che consentano di visitarli tutti.
Per pranzo ci fermiamo al Rinconcito Antigueno (3a Avenida Sur) consigliato da Francisco, un ristorante molto spartano, con uno spiedo gigantesco, in cui con 40 QTZ a testa mangiamo una porzione di pollo allo spiedo con patate arrosto, insalata, bibita e tortillas fatte a mano. In assoluto il miglior ristorante per rapporto qualità/prezzo e l’atmosfera allegra
Nel pomeriggio continuiamo il nostro vagabondare tra le stradi di Antigua, tra la Iglesia di San Francisco e l’atmosfera spirituale della tomba di Hermano Pedro e le infinite bancarelle di artigianato dei 3 mercati della città. Ci siamo fermati per un caffè, dato che ad un certo punto ha iniziato a piovere, al Cafè Condesa, proprio sotto i portici, sulla piazza centrale, raccomandato dalla Lonely Planet, una trappola acchiappa turisti in cui, ahimè, siamo caduti come pollastri: due caffè e due fette di torta 15€, buonissimi, ma assolutamente troppo caro.
Per cena, seguiamo il consiglio della proprietaria dell’hotel e ci fermiamo vicino al Parque Central, al La Fonda della Calle Real (5a Avenida Norte 12), ristorante tipico guatemalteco, dove proviamo il Caldo Real, il piatto della casa: zuppa di pollo con riso, tortilla e spezie, che ci fa andare a letto stanchi ma soddisfatti.
Giorno 3: escursione al Volcan Pacaya
Partiamo alle 6 in direzione Volcan Pacaya, alle 8.30 raggiungiamo il punto di partenza e veniamo accolti dalle nostre 2 guide ufficiali e dai “taxi” del parco che accompagneranno per tutto il tragitto: in qualsiasi momento è infatti possibile noleggiare un cavallo, o almeno un bastone, per la salita. In realtà, il percorso è mediamente impegnativo, fattibile per chiunque sia un buon camminatore e abbia un paio di scarpe da ginnastica o da trekking. Le guide sono molto scrupolose e si fermano spesso per aspettare tutti i partecipanti, in un’ora e mezza arriviamo, malgrado il caldo, al punto panoramico e possiamo finalmente goderci la vista sui 3 vulcani, sulle colate laviche e sulla foresta. La discesa prevede una sosta alle fumarole, per arrostire i marsh mellows e una camminata di un’oretta, molto piacevole. Eravamo un po’ dubbiosi sull’escursione, dato che il vulcano è a riposo e quindi non è possibile vedere la lava, ma i paesaggi valgono sicuramente il viaggio e la scarpinata.
Nel pomeriggio, dopo un pranzo assolutamente da dimenticare da Mister Tortilla, unico posto non preso d’assalto (per un motivo) vicino alla Iglesia della Mercede, poi passeggiamo intorno al Parque Central: è sabato ci sono un sacco di bancarelle, venditori ambulanti e perfino un festival di balli folcloristici con rappresentanze di tutto il centro America. Dato che domani partiamo presto, compriamo dei dolci per la colazione nella panaderia di Calzada Santa Lucia Sur, accanto al Mercato de Artesania, che ha prezzi molto modici e un ottimo caffè. Ceniamo di nuovo da Hector Bistrot.
Giorno 4: mercato di Chichicastenango e Lago Atitlan
Partiamo alle 7 per Chichicastenango dove arriviamo verso le 10 per visitare il mercato. Dovendo ripartire per il Lago, ci accordiamo con l’autista per lasciare le valigie sullo shuttle e recuperarle prima che lui in riparta. Il mercato è una bolgia di colori, odori e persone che ti spingono da tutte le parti, appena arrivati la polizia turistica ci raccomanda di tenere sempre i nostri zaini davanti a noi e ben in vista e in effetti è praticamente impossibile muoversi senza venire spintonati mille volte. I banchi turistici hanno, più o meno, gli stessi oggetti e gli stessi prezzi dei mercati di Antigua, la parte più interessante è sicuramente quella dedicata alla frutta e alla verdura e agli oggetti della vita quotidiana e, ovviamente, al cibo.
Abbiamo fatto una golosissima pausa alla pasticceria Pasteles Corazon, in 8 calle, frequentata esclusivamente da famiglie locali in visita al mercato, e pranzato con pollo fritto e patatine in una via laterale rispetto al mercato: le bancarelle all’interno del vero e proprio mercato hanno prezzi più alti e molto “variabili” a seconda che l’acquirente sia o meno un turista.
Ripartiamo alle 14.30 in direzione Panajachel, dove prendiamo la lancia pubblica per San Juan e finalmente arriviamo all’hotel Uxlabil, arrampicato sulla collina a 10 minuti a piedi dal pueblo. È assolutamente un’oasi di quiete, con vista sul lago e circondata dalla natura, in cui il tempo sembra essersi preso una pausa.
N.b. abbiamo scelto, volutamente, un hotel fuori dal paese, quindi ceniamo al ristorante dell’hotel (presto, perché chiude alle 8h00) e passiamo la serata sul terrazzo della camera, godendoci la pace del lago, sicuramente non è la scelta giusta se si cerca anche solo un po’ di movimento
Giorno 5 – San Juan
Raggiungiamo a piedi il centro di San Juan con una passeggiata di 10 minuti e ci perdiamo una mezz’ora tra le vie colorate di murales, per poi spostarci in lancia a San Pedro (25 QZL a testa). La nostra idea è quella di raggiungere San Marcos, ma il percorso di rivela un po’ più complicato del previsto: arrivati al molo, scartate le mille offerte dei vari barcaioli per lance private, raggiungiamo, su consiglio della polizia turistica, il secondo molo in tuk tuk (10 QZL, il nostro poliziotto si è assolutamente raccomandato di non andare a piedi e non pagare di più) e poi, pazientemente, aspettiamo che la lancia si riempia. Pazientemente significa che aspettiamo quasi un’ora prima di raggiungere i 15 passeggeri necessari, ma a parte noi nessuno sembra stranito dall’attesa: tutti i guatemaltechi si siedono a bordo e, sorridendo, aspettano. (costo lancia 50 QZL, è il paese più distante del lago e ci impieghiamo quasi un’ora)
Arrivati a San Marcos, decidiamo di farci accompagnare da una guida “ufficiale” (ha un distintivo) che per 150 QZL ci propone un tour di 1,5 ore, in Tuk TUk, agli 8 punti più interessanti del paese. Immediatamente dopo aver accettato ci affida al suo “amico Otto”, ma questo è un dettaglio perché Otto è una guida valida e gentilissima, che ci darà un sacco di informazioni e ci illustrerà le tradizioni maya di questa regione.
Partiamo con la visita a casa di Maximomo, il santo che fuma, dove la congregazione sta pregando e una donna sta “ricevendo” un rito di guarigione. Contrariamente a quanto scritto sulle varie guide, la visita non prevede un’offerta al santo, ma un vero e proprio costo di entrata + maggiorazione per scattare 3 fotografie. Onestamente, non sono riuscita a capire quanto di quello a cui abbiamo assistito sia reale e quanto fosse a beneficio dei, tanti, turisti in visita, ma l’esperienza è stata comunque interessante, grazie soprattutto alle spiegazioni di Otto sul ruolo del santo nella storia recente e nella vita del paese. Tra le altre attrazioni, sicuramente quella che ci ha colpito di più è il Parco della Pace (visibile solo dall’esterno) e la testimonianza di Otto, che ci racconta la vita di San Marcos e della sua famiglia durante gli anni della guerriglia. Anni, purtroppo, recenti e quindi ancora freschi nella memoria del paese.
Verso le 13 terminiamo il nostro giro e, dopo aver pranzato al Restaurante Cafè Arte ci mettiamo in paziente attesa della lancia per tornare a San Pedro. Qui l’idea era quella di fermarci qualche ora e visitare il paese, ma rimaniamo piuttosto delusi dalla quantità di locali turistici, caffè, pizzerie, e negozi di souvenir e dopo un rapido giro preferiamo tornarcene alla pace del nostro hotel
Giorno 6 – Panajachel e San Marcos
Partiamo presto con la lancia per Panajachel, lasciamo le valigie all’hotel Hotel – Villas Jabel Tinamit e ripartiamo verso San Marcos. L’atmosfera è sì hippy ma, per i nostri gusti, poco autentica e molto turistica, quindi decidiamo di visitare il parco Cerro Tzankujil Nature Reserve (40 QTZ a testa), una riserva naturale dove è possibile passeggiare su sentieri che si inerpicano sulla collina, fare il bagno nel lago e tuffarsi da un trampolino da un’altezza di una decina di metri, per un paio d’ore di relax. Rientrando ci fermiamo a pranzare al Tul y Sol, vista lago, per poi rientrare a Pana con la solita lancia.
Facciamo un giro per la via principale di Panajachel, ma le bancarelle hanno più o meno le stesse cose già viste ovunque, quindi optiamo per una solida merenda in un caffè sulla strada principale e una sosta nel giardino dell’hotel, che pur essendo in centro è in una zona molto tranquilla. Per cena, su consiglio della nostra receptionist, andiamo al restaurante Guajimbo’s, ottimo carne alla griglia e prezzi contenuti, con tanto di musica dal vivo.
Giorno 7 – Samuc Champey
Sveglia all’alba per lo shuttle per Samuc Champey, facciamo colazione con brioches e succhi di frutta acquistati il giorno prima e partiamo per il viaggio infinito. In teoria sono 10 ore di strada, noi ce ne mettiamo 12, comprese le soste, tra cui l’ultima per la cena in un ristorante a buffet. Ci chiediamo, diverse volte, se ne valga la pena perché tra buche, caldo e traffico sembra che la strada non finisca mai. Arrivati a Lanquin, veniamo “caricati” sul retro di un pick up e dopo altri 20 minuti di sballottamenti su una strada sterrata, al buio, arriviamo all’Hotel Utopia.
Atmosfera unica, ci sentiamo subito a casa, si tratta di una sorta di ostello/hotel/comune hippy immersa nella foresta, dal nostro bungalow sentiamo il rumore del fiume che scorre pochi metri sotto, si vedono un milione di stelle.
Giorno 8 – Parco di Samuc
Dopo un’abbondante colazione, partiamo con il solito pick up per una giornata di escursioni al parco di Samuc, con guida locale, organizzata dall’hotel. Siamo in 9, oltre a noi due ci sono 2 ragazze canadesi, una tedesca e una famiglia francese con 2 bambine, ma alla guida sembra interessare poco, appena arrivati parte con andatura spedita e poco importa se, per il caldo e per la salita ripida qualcuno resta indietro. Il paesaggio è fantastico e, dopo esserci arrampicati per una buona mezz’ora fino a raggiungere il Mirador, finalmente scendiamo alle cascate per il bagno. Vale la pena di fare un viaggio di 12 ore, per arrivare fino a qui? Assolutamente sì, uno dei posti più belli che io abbia mai visto. Pranziamo in uno dei locali a buffet appena fuori dal parco, cibo buono e abbondante, ma assolutamente caro, abbiamo la netta sensazione che se ne siano approfittati, ma possiamo fare poco.
Nel pomeriggio, una parte del gruppo visita le grotte, mentre gli altri attendono sulle panchine all’ingresso: la visita è, a detta di tutti quelli che sono entrati, molto impegnativa ed è assolutamente necessario indossare sandali da trekking o scarpe da ginnastica, meglio avere una torcia frontale così da avere le mani libere e soprattutto scegliere escursioni in piccoli gruppi, così che la guida possa riuscire ad assistere tutti.
Rientriamo in hotel per cena, che viene servita alle 19h30, in un’atmosfera informale e allegra: grandi tavoli comuni, zuppa + piatto vegetariano e dolce.
Giorno 9 – Rio Dulce e Tortoguero
Ripartiamo in direzione Rio Dulce, dove arriviamo con un comodissimo transfer privato. Al molo chiamiamo il nostro hotel e in 5 minuti di barca siamo al Tortuguero. Il posto è fantastico, l’accoglienza molto calorosa e mentre prendiamo un caffè Rudy ci organizza un tour in barca per il giorno successivo. Dopo giorni di trasferimenti e fatica, ne approfittiamo per rilassarci nel parco dell’hotel e sulla terrazza del ristorante, in cui poi ceniamo, con vista sul fiume. Adottiamo anche uno dei gatti dell’hotel, Gandolfo, che si fionda nel nostro bungalow e decide di restare con noi per la notte accomodandosi sulla poltrona, si vede che siamo simpatici.
Giorno 10 – Los Sietes Altares
Subito dopo colazione partiamo per la nostra giornata sul fiume e passiamo un’oretta in barca nella laguna. Paesaggio incredibile, riusciamo a vedere moltissimi animali e ninfee. Ci spostiamo poi verso Los sietes altares, una serie di piscine naturali all’interno di un parco, che però ci lascia piuttosto delusi, l’acqua ha un colore marroncino e il paesaggio è molto buio, essendo all’interno del bosco, ma forse, dopo la visita a Samuc Champey, le nostre aspettative erano eccessivamente elevate. Ci trasferiamo poi in barca a Playa Blanca e qui la delusione si fa cocente: l’acqua è sporchissima, piena di rifiuti sia al largo che vicino alla spiaggia, al punto che nonostante il caldo usciamo immediatamente perché più che una nuotata si tratta di uno slalom tra bottiglie, cartacce e lattine.
Tornando indietro ci fermiamo a Livingston, culla della cultura garifuna, ma noi tutta questa cultura non la troviamo, il villaggio è abbastanza anonimo e decisamente sporco, la guida stessa ci propone di farmaci solo una mezz’ora “perché tanto non c’è molto da vedere”. Ultima fermata, le sorgenti calde, in realtà una pseudo grotta in cui, accostati al muro, l’acqua è più calda. In estrema sintesi, l’escursione sul fiume è meravigliosa, di tutte le altre tappe si poteva tranquillamente fare a meno.
Giorno 11 – Flores
Rudy ci riaccompagna in terra ferma e ci lascia alla fermata dello shuttle per Flores, dopo altre 5 ore, ahimè senza aria condizionata, arriviamo a Flores dove troviamo il nostro autista che ci porterà a Tikal in 2 ore. Josè è un ottimo autista e un piacevole chiacchierone e ci intrattiene con mille aneddoti e informazioni sulla regione, sul parco e sul Guatemala in generale, attiviamo a Tikal senza quasi accorgercene. Abbiamo deciso di dormire all’interno del parco, al Jaguar Inn, struttura molto semplice ma con un bel giardino in cui è possibile incontrare animali selvatici come Taipi e scimmie ragno. Essendo all’interno del parco, la corrente è disponibile solo in alcune ore del mattino e della sera, quindi bisogna essere bravi ad organizzarsi caricando telefoni, macchine fotografiche e torce frontali nei momenti di funzionamento, così da essere pronti. Il segnale wifi è disponibile solo all’ingresso ed piuttosto scarso, ma per qualche giorno possiamo farne anche a meno.
Giorno 12 – Tikal
Alle 3.50 la nostra guida, Marlon Diaz di Gem Trip, ci viene a prendere per l’escursione che ci consentirà di visitare Tikal all’alba. Abbiamo scelto di affidarci a lui per le recensioni entusiastiche che abbiamo trovato su TripAdvisor, nonché per il fatto che è il solo tour di 6 ore, che consente sia di vedere l’alba che visitare i templi principali e non avremmo potuto fare scelta migliore. Marlon è preparatissimo sia sugli aspetti storico/archeologici di Tikal che sugli elementi naturalistici, è una persona molto piacevole e organizzatissima. Vedere l’alba a Tikal, con i suoni della giungla in sottofondo, è un’esperienza che porteremo con noi per sempre.
Dopo il pranzo tipico che conclude il nostro tour, torniamo in hotel e ci godiamo la piscina in giardino, sonnecchiando al sole
Giorno 13 – Yahxa
Lasciamo Tikal per la visita a Yahxa organizzata da Sin Fronteras, che non ringrazieremo mai abbastanza per averci fatto incontrare Luis, una guida eccezionale e una persona che ci sentiamo davvero fortunati ad aver conosciuto. Luis ha vissuto, per tutta l’infanzia, all’interno di una comunità maya, in cui ha imparato tradizioni, costumi e pratiche della medicina tradizionale ed è considerato il maestro di tutte le guide e un ottimo medico, tanto che le altre guide ci fermano per chiedere consigli e informazioni. Le sue spiegazioni sui calendari maya, sulle pratiche funebri, sulla medicina, l’oroscopo e i rapporti con il cosmo ci hanno davvero permesso di capire le basi di questa cultura e scatenato una curiosità pazzesca, tanto che al rientro ci siamo precipitati ad acquistare il libro che ci aveva consigliato (il libro del destino, J. Barros). Quanto a Yahxa, sicuramente un sito archeologico interessante, ma che senza di lui non saremmo stati in grado di apprezzare, dato il confronto impari con Tikal. Concludiamo la giornata a Flores, il tempo non è il massimo ma riusciamo comunque a goderci una passeggiata sull’isola. Ceniamo nel ristorante dell’hotel (Hotel Isla de Flores, 73€ per una notte), cucina buona a prezzi decenti, e nonostante la pioggia riusciamo a goderci un cocktail sulla terrazza panoramica. Riusciamo anche questa volta ad organizzarci una colazione al sacco per domani mattina, dato che quella offerta dall’hotel costerebbe la modica cifra di 8$ a testa
Giorno 14 – Verso il Belize
Anche questa mattina partiamo presto e una spiacevole sorpresa ci aspetta al risveglio: l’hotel ha nuovamente problemi di corrente e siamo costretti a lavarci, vestirci e fare il check out al buio, con la sola torcia dei nostri cellulari. In linea di massima, l’hotel non vale il prezzo che abbiamo pagato.
Partiamo dal lungo lago con il nostro shuttle che ci porterà direttamente in Belize, attraversiamo la frontiera (caldo pazzesco, un sacco di tempo per le pratiche burocratiche) e finalmente arriviamo al porto di Belize City per prendere la lancia per Caye Caulker. Due soli punti di attenzione: il personale dello shuttle ha cercato di “venderci” come necessaria una tassa da pagare in contanti in frontiera, e quindi si è gentilmente offerto di cambiare i quetzales o i dollari di tutti i passeggeri, tassa che però nessuno ci ha mai richiesto. Inoltre, al porto ci sono pochi bar molto cari, ma abbiamo provato a uscire per comprare da mangiare ma anche in pieno giorno la situazione non sembra molto tranquilla e abbiamo quindi preferito mangiare comunque al porto e non muoverci di lì.
Alle 14 prendiamo la nostra lancia e dopo un’oretta di onde arriviamo a Caye Caulker, finalmente. Abbiamo preso un appartamento, con piscina, su AirBnb e scopriamo che il complesso ospita, oltre a noi, anche la troupe che sta girando un film americano: noi prendiamo il sole in piscina e loro corrono come matti. Il regista ci dice che the Blue Noodles uscirà l’anno prossimo su Netflix, chissà.
Prima di cena, passiamo al diving Frenchies per saldare le immersioni e provare le attrezzature, domani mattina alle 5 si riparte. Per cena, dopo un aperitivo con vista sul tramonto sul molo, prendiamo stufato di pollo da un mini ristorante locale, buono ed economico, e ceniamo nella nostra casetta.
Giorni 15 e 16 – Blue Hole e Reef
Siamo molto emozionati, due giorni di immersioni, ci aspettano il Blue Hole e il Reef! Piccola parentesi sulla scelta del diving: Caye Caulker pullula di diving center o sedicenti tali, ma ce ne sono solo due che organizzano immersioni al Blue Hole, noi li abbiamo contattati entrambi e poi, malgrado le recensioni non entusiastiche, abbiamo scelto l’unico, Frenchies Diving, che è effettivamente sull’isola, in quanto l’altro consigliato da Lonely Planet è di base a San Pedro, ma disponibile a “passare” a prendere eventuali partecipanti da Caye Caulker. Il personale di Frenchies, in tutti i contatti avuti via mail, è stato estremamente puntuale, preciso e ci ha fornito moltissime informazioni, quindi abbiamo prenotato due giornate con loro, una per vedere il Blue Hole e una successiva per Turneffe North, con immersioni per Paolo e snorkeling per me. Entrambe, comprensive di pranzo e snack a bordo ed attrezzature. Le escursioni sono molto care, ma sono state stupende e abbiamo visto pesci, squali e vita marina come mai altrove. Purtroppo, le recensioni che parlavano dell’estrema scortesia del personale erano assolutamente verissime: i dive master, con la sola eccezione di Luis, sono assolutamente maleducati, poco disponibili e trattano i clienti come una scocciatura. Purtroppo non c’è alternativa per le immersioni, mentre per lo snorkeling forse meglio scegliere qualche altro operatore.
Dopo una giornata di sole, pesci e onde, per entrambe le sere ceniamo con aragoste e bistecche in uno dei tanti barbecue sulla strada principale. Il Belize è decisamente caro se paragonato al Guatemala, ma riusciamo comunque a cavarcela con 50€ a cena. Per l’aperitivo invece, optiamo per birra acquistata in minimarket bevuta sul molo, spettacolo naturale meraviglioso e grande silenzio.
Giorno 17 – Caye Caulker
Oggi giornata di relax, quindi dopo un frullato delizioso sulla spiaggia, gironzoliamo un po’ per la via principale e poi ce ne torniamo in piscina. Caye Caulker infatti non ha spiagge e l’unica alternativa è il molo di cemento, sempre affollatissimo. Per pranzo, prendiamo stufato di pollo da asporto da Auntie’s Take Out Food, in calle del sol , è molto buono ed economico rispetto a tutti gli altri locali.
Giorno 18 – Belize City
Stamattina piove, quindi gironzoliamo un po’ per le strade fino all’ora del nostro traghetto per Belize City, dove arriviamo verso le 16. Qui prendiamo direttamente un taxi per Villa Boschetti, hotel fantastico con piscina, che ahimè non riusciamo a goderci perché piove. Purtroppo il personale ci conferma la fama della città e ci ordina la cena in camera da un ristorante vicino, quindi ci godiamo la camera e Netflix, c’è poco da fare.
Giorno 19 – Guatemala City
Il nostro ultimo giorno in Belize inizia con la miglior colazione della vacanza, fry jack, frutta, uova, prosciutto e caffè, accompagnati da una piacevolissima chiacchierata con la proprietaria francese, che parla in italiano perfetto, sui suoi viaggi e sulla sua vita di expat in giro per il mondo. Partiamo con un volo Tropical Air per Guatemala City (minuscolo, ad elica, che paura) e dopo le solite 2 ore di traffico Francisco ci riporta ad Antigua. Torniamo nello stesso hotel, vista l’ottima esperienza e ne approfittiamo per goderci per le ultime ore l’atmosfera incantata della città.
Giorno 20 – Rientro in Italia
Francisco viene a prenderci alle ore 12 per portarci in aeroporto. Abbiamo, per fortuna, anticipato la partenza per non rischiare e mai decisione fu più importante: ci vogliono 2h15 per arrivare al terminal, la strada è a tratti completamente bloccata e per un momento temiamo di perdere il volo. Il rientro poi fila liscio fino a Madrid, nonostante uno scalo tecnico a El Salvador che scopriamo solo all’imbarco. Poi il volo da Madrid a Bologna ritarda di 2 ore, ma questa è un’altra storia.