Suggestioni d’Oriente

Giordania, un piccolo paese ricco di storia e cultura
Scritto da: curiosona
suggestioni d'oriente
Partenza il: 30/01/2010
Ritorno il: 06/02/2010
Viaggiatori: 8
Spesa: 1000 €
La scelta di un viaggio in Giordania, motivata dalla curiosità storica che questo paese rappresenta, si è rivelata molto azzeccata. Qui si trova tutto quello che può interessare il viaggiatore curioso: antiche città romane, luoghi sacri islamici e cristiani, castelli dei crociati, sorgenti termali e Mar Morto, il deserto e le riserve naturali nonché la famosissima Petra.

Il nostro volo è diretto ad Aqaba, l’unico sbocco della Giordania sul Mar Rosso. Il nostro gruppo è composto da otto persone più la guida, Kaldun, e l’autista, Abdul, che ci accompagneranno con un piccolo bus. Il nostro albergo ad Aqaba è a forma di nave, non troppo grande ma accogliente. Si trova in centro nella zona del porto e la passeggiata lungomare è frequentata dalla popolazione locale. Durante il nostro giro incontriamo molta polizia turistica in divisa blu che ci saluta e ci augura buon soggiorno. Sulla spiaggia ci sono locali alla buona e i turisti sofisticati qui non vengono. In mare molte piccole barche da diporto organizzano gite. In lontananza si notano navi merci che percorrono questo tratto di mare. Incontriamo molti giovani e tanti bambini perché questo è un paese con una percentuale alta di popolazione giovane. Le donne col capo coperto o velate scivolano silenziose lungo le strade vestite per lo più di nero.

Aqaba, 120.000 abitanti, è zona franca e ideale per lo shopping. Era un porto della Palestina sulla strada dei pellegrini egiziani diretti alla Mecca. I due giorni successivi ci fermiamo a Petra, la magica città nabatea del III secolo a.C., nascosta tra le antiche valli nel cuore del massiccio montuoso del Shara. In passato era un importante centro sulla via commerciale tra Mesopotamia, Africa, Cina e India. E’ rimasta sconosciuta sino al 1812, quando l’esploratore svizzero Johann Burckhardt ci capitò per caso, e si pensa che fosse semplicemente una necropoli. Nei primi anni del II secolo d.C. Venne occupata dall’imperatore romano Traiano. I commercianti nabatei, popolo di cui non si conosce molto, scavarono nella roccia tombe con facciate riccamente decorate secondo l’importanza del defunto. La cosa che stupisce è la dimensione di questi “palazzi” scavati nella roccia, alcuni veramente giganteschi. Inoltre la roccia ha diverse sfumature che vanno dal rosa chiaro al rosso, bordeaux, marrone/nero e cambiano secondo la luce del sole. Ci si incammina per circa 2 km lungo la valle prima di entrare nella città attraverso una stretta gola lunga 1,2 km formata da pareti a strapiombo alte 100 m (Siq) che rappresenta l’accesso principale a Petra. Alla fine del Siq appare improvvisamente Al-Khazna (il Tesoro) reso famoso nel film di Indiana Jones. Nessuna descrizione riesce a rendere l’idea, bisogna proprio vederlo di persona.

Si credeva che l’urna in cima al monumento contenesse oro e pietre preziose ed è proprio questa leggenda che ha dato il nome di “Tesoro”. E’ davvero imponente (largo 30 m per 43 m di altezza), lo stile greco classico e l’interno è un enorme antro vuoto, utilizzato in seguito come tempio. Fu scavato nel primo secolo a.C. Come tomba per un Re Nabateo. La facciata è decorata con sculture che rappresentano divinità nabatee e figure mitologiche. E’ anche possibile arrivare a cavallo o sull’asino, sul cammello o in carrozzella, ma il percorso a piedi permette di ammirare meglio i vari monumenti (circa 800) e la spiegazione della guida è accurata: ci fa notare la varietà dell’architettura delle tombe, i disegni e le incisioni, l’altare dove avvenivano i matrimoni, le cisterne e i canali d’acqua in coccio costruite dai nabatei per la raccolta dell’acqua che in inverno cadeva copiosa e che era essenziale per la loro sopravvivenza. Il tutto condito con leggende e racconti più o meno veritieri su un popolo che non ha lasciato documenti scritti, ma la cui eredità fa molto riflettere. 900 scalini ci portano all’Alto Luogo del Sacrificio a 1000 m circa, da dove si ha una vista spettacolare su Petra. Due obelischi alti 7 metri, probabilmente dedicati a due divinità nabatee, svettano sulla cima. Raggiungiamo il Monastero (Dayr) dopo una scalinata di 800 gradini scavati nella roccia, ma ne vale davvero la pena. Questo tempio o tomba era un luogo di pellegrinaggio molto importante: preti e credenti si radunavano in processione sulla piazza antistante. Durante l’epoca bizantina fu invece utilizzato come monastero e alcune croci furono dipinte sul muro. La temperatura è intorno ai 25° ma per fortuna un gradevole venticello ci accompagna. Questi sono i due punti più alti del bacino di Petra e offrono una vista incredibile. Scorgiamo il Teatro romano con 8000 posti incuneato nelle viscere di una collina, le Tombe Reali con la facciata riccamente decorata, la Tomba del condottiero romano che ha voluto essere sepolto qui e la Tomba del Palazzo a tre piani, in stile romano. In due giorni abbiamo camminato in totale per 25 km. Ed è veramente un luogo indimenticabile. Nei dintorni abbiamo visitato anche il sito di Jahal al – Bayda con tracce di insediamenti del Neolitico superiore.

Nel pomeriggio abbiamo tempo per visitare Piccola Petra a circa 16 km in una zona arida e montuosa, dove i nabatei abitavano al ritorno dai loro viaggi commerciali. Ora la gente del posto sta preparando una festa con cena per questa sera, ospiti i soliti turisti. Organizza feste e matrimoni per turisti e giordani con musica e danze, tappeti stesi sulla sabbia, candele ovunque per la notte stellata e cibo prelibato. E’ un piccolo canyon di roccia più chiara di quella di Petra, ai lati i “buchi” nella roccia mostrano abitazioni su più livelli con scalette di accesso, terrazze e piccole colonne. Probabilmente qualche frana ha rovinato l’estetica, ma in molte è ancora possibile entrare tranquillamente.

La mattina seguente partiamo per Madaba, l’antica città dei mosaici che possiede la mappa più antica del mondo risalente al VI sec. D.C. Visitiamo la chiesa ortodossa di San Giorgio con molti lampadari decorativi in vetro e il pavimento è ricoperto dal grande mosaico con la mappa di Gerusalemme e della Terra Santa ben conservato. Una bella collezione di mosaici bizantini sono stati spostati nel Museo Archeologico per migliore protezione; disegni floreali, volti e figure si possono ammirare in tutto il loro splendore. La Giordania fa parte della Terra Santa e ha dato vita a tre delle più grandi religioni monoteistiche del mondo. Qui si trovano rilevanti luoghi sacri importanti per i credenti ebrei, cristiani e musulmani. A ovest si trova il Monte Nebo (800 m) dove Mosè vide la Terra Promessa e dove si ritirò e forse fu sepolto. Ammiriamo la vista sulla diga più grande della Giordania, ricca di acqua in questo periodo. Nel 2000 Papa Giovanni Paolo II visitò questi luoghi sacri e fu accolto da 40.000 cristiani. Una stele di pietra ricorda il suo pellegrinaggio. Anche noi oggi possiamo godere dello stesso scenario che Mosè vide più di 3000 anni fa: le pianure di Moab, la Valle del Giordano e le colline di Gerusalemme.

Scorgiamo in lontananza il Mar Morto e il fiume Giordano che ormai ha poca acqua. Incredibilmente si avverte la sacralità del luogo. Papa Benedetto XVI verrà qui il mese prossimo. Pranziamo in un locale tipico con cucina giordana a influenza libanese composta da ciotoline di verdure miste cotte e crude, salsine appetitose a base di legumi, sesamo pollo e spezie varie. Tutto è molto appetitoso. Nel pomeriggio visitiamo il Castello di Kerak, fortezza a est del Mar Rosso sulla “Strada del Re” costruito dai crociati a difesa del fianco orientale del Regno latino e sulle vie commerciali verso il Mar Rosso. Cadde in mano a Saladino nel 1188. Sette piani di altezza, imponente, in parte franato, ora stanno intervenendo come possono. Su un lato c’è il ponte levatoio, e il fossato intorno si riempie di acqua quando piove, dall’altro arroccato sulla roccia rivolto verso la vallata. I possenti ruderi di questa potente roccaforte accolgono i visitatori curiosi: non mancano le cucine, la chiesa, locali con soffitti a volta per i cavalli, stanze per i soldati, cunicoli, feritoie e cortili interni. All’ingresso, su una muro, notiamo un mezzo busto senza testa di un nabateo, unica traccia arrivata ai giorni nostri .

Arriviamo verso sera ad Amman, la capitale, con tre milioni di abitanti e cioè la metà della popolazione di tutta la Giordania. La città è circondata da fertili colline e vallate, il Re possiede qui 5 diverse residenze, le case a più piani sono tutte bianche e stanno costruendo grattacieli a seguito di investimenti di ricchi libanesi. Il traffico di auto private è maggiore anche se scorrevole. Il mattino seguente partiamo per il castello di Ajlun che sovrasta la valle del Giordano a nord di Amman. Fu costruito dagli arabi Ayyubid per difendersi dagli invasori provenienti da occidente. Maestose mura di pietra esterne, tre piani di altezza, oscuri camminamenti interni a testimonianza delle battaglie per il potere che questa terra ha vissuto. Proseguiamo per Jarash, antica città greco-romana, Gerasa per i romani, sito di impareggiabile bellezza con strade lastricate e ornate di colonne, grandi piazze, archi, templi, teatri e bagni romani abbastanza ben conservati che danno il senso della magnificenza del mondo romano al suo apice. Era comunque un luogo per incontri religiosi, spettacoli sportivi e teatrali, terme e bagni pubblici, mentre le case abitate erano probabilmente altrove. Prima di arrivare al Mar Morto per una sosta-relax con relativo bagno “galleggiante” facciamo una visita al fiume Giordano per vedere il luogo dove fu battezzato Gesù. Betania è il nome esatto ed è situata al di là del Giordano di fronte a Gerico. Si procede per un sentiero che si srotola attraverso una vegetazione scarsa, fa molto caldo e non c’è un alito di vento. Ci sono diverse terrazze di legno e ponticelli per accedere al fiume che è color fango e molto stretto. Notiamo molte chiese di ogni credo religioso: bizantine, cristiane e musulmane perché il Re giordano ha donato quest’area alla comunità internazionale che può costruire ogni possibile monumento religioso a testimonianza della pace universale. Incontriamo suore che accompagnano scolari in gita, arabi diretti alla moschea, perché oggi è venerdì giorno di festa per loro, e molti turisti di ogni religione. Nel luogo dove Giovanni Battista battezzò Gesù l’acqua del fiume è scarsa e una grande lastra indica il punto preciso. Il fiume sta morendo e non immette più molta acqua nel Mar Morto che si prosciuga di un metro all’anno. Il luogo è comunque molto suggestivo e sacro per molti pellegrini. Scendendo alcuni gradini arriviamo su una terrazza sul fiume dove di fronte si affaccia Israele. Presidiano su entrambe le sponde soldati giordani da una parte e israeliani dall’altra.

Sempre attraversando una zona desertica e scendendo in una conca sotto il livello del mare arriviamo finalmente al Mar Morto. Un cartello ne indica il livello. Dall’albergo in cui pernotteremo scendiamo al mare dopo esserci infilati il costume velocemente perché siamo molto curiosi di vedere se veramente si galleggia come si racconta. L’acqua è molto viscida quasi densa, la sabbia è rossiccia e sassi sono sul fondo del mare. L’aspetto è di un grande lago. Ci lasciamo andare in acqua ed effettivamente… galleggiamo. Non è possibile nuotare, bisogna stare sul dorso per evitare che l’acqua salatissima entri negli occhi ed è una situazione curiosa. Mi sento una tartaruga con la pancia all’aria! Usciamo dall’acqua e in una latta sulla riva prendiamo del fango nero che sembra petrolio, denso e molto morbido. Dobbiamo cospargere tutto il corpo, lasciarlo 10 minuti, risciacquare in mare e poi in acqua dolce. Alla fine la pelle risulta morbida come quella di una bambino e dicono che curi le malattie della pelle.

Ultimo giorno del tour, direzione deserto Wadi Rum, famoso per le gesta di Lawrence d’Arabia. Occorrono 4 ore circa per arrivare: attraversiamo montagne, vallate, pianori brulli, zone coltivate a pomodori e altri ortaggi. Lungo il percorso ci fermiamo a vedere la statua della moglie di Lot pietrificata dal sale perché si voltò a guardare Sodoma in fiamme. Sotto di noi le sponde del Mar Morto hanno formazioni di sale cristallino bianco che brillano al sole e donano all’acqua un colore verde/azzurro intenso. Alcuni massi di sale ornano la riva. Il deserto di Wadi Rum è contraddistinto da altopiani imponenti, meravigliose valli sabbiose e pendii scoscesi. Le montagne di arenaria porosa, che raggiungono un’altitudine di 1700 m e hanno sfumature che variano dal beige al rosso/arancio, creano un paesaggio lunare. Ci fermiamo ad ammirare da vicino dei graffiti antichi di duemila anni raffiguranti animali e nomadi che un tempo popolavano numerosi questa zona. I Nabatei, che inizialmente si erano fermati a Petra, gradualmente presero il controllo della via commerciale che passava di qua. Al villaggio l’acqua non mancava e ancora oggi scavando se ne trova perché la pioggia è sufficiente a rifornire le sorgenti nascoste. I beduini sono gli abitanti di questa regione e il loro stile di vita si adatta perfettamente all’ambiente. Oggi, però, sono sedentari e beneficiano delle visite dei turisti ai quali offrono ospitalità nei campi tendati e cibo sotto la loro tenda. Organizzano spettacoli di musica e danze che raccontano la loro cultura millenaria. Anche noi abbiano a disposizione due pick-up 4×4, un po’ vecchi per la verità, per un giro di due ore alla scoperta delle meraviglie naturali che anche Lawrence d’Arabia ebbe la fortuna di vedere nel lontano 1916. “I sette pilastri della saggezza” è la montagna che i moderni turisti hanno così battezzato dal titolo del suo libro di memorie. Esiste anche il viso di Lawrence scolpito sulla roccia, ma credo che sia soltanto un’attrazione per i turisti.

La sera ci fermiamo a cena sotto una grande tenda ricca di tappeti rigati a colori vivaci e dove predomina il rosso fuoco. I beduini cucinano per noi pollo cotto nella brace sotto la sabbia, patate e verdure varie, pane e dolcetti col miele. Dopo la cena si esibiscono in una danza locale con le sciabole e un finto rito di matrimonio. La musica è molto araba e il ritmo veloce e ripetitivo. Anche gli ospiti vengono trascinati dalle note allegre, ma sono senza dubbio più legati nei movimenti dei beduini che si muovono sciolti. Mentre noi ritorniamo in albergo per la notte alcuni turisti si fermano qui a dormire sotto le tende allestite allo scopo. Il cielo è nero ma molte stelle brillano e sono ben visibili il Piccolo e il Grande Carro. E’ incredibile la luce della luna che illumina il deserto.

Rientriamo ad Aqaba da dove ripartiremo per l’Italia domattina. In una settimana abbiamo visto i luoghi più importanti della Giordania che è un paese piccolo con tanta storia, cultura e buona cucina.



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