Di nuovo verso l’est Europa… ad agosto 2011

in camper, passando per Slovenia, Croazia, Serbia, Ungheria e visitando in Romania laTransilvania
Scritto da: 2perplesso
di nuovo verso l'est europa… ad agosto 2011
Partenza il: 02/08/2011
Ritorno il: 24/08/2011
Viaggiatori: 6
Spesa: 1000 €
Siamo sempre attratti da quei paesi dove il turismo non è ancora ‘palpitante’, perché hanno il sapore delle cose di una volta, quasi una nostalgia.

Oggi è

Martedì 2.8.2011

Ieri sera abbiamo cenato con gli amici per le ultime decisioni sui percorsi. Invece nulla è definitivo per noi perché non dobbiamo prenotare nulla: siamo in camper!

Io (Paola) e Silvano li anticipiamo nel viaggio di qualche giorno perché, da pensionati ‘definitivi’, non abbiamo problemi di date e scadenze.

Siamo pertanto partiti stamane alle 9 da Pordenone con il camper Laika 8.1, oltre alla moto. Abbiamo raggiunto, dopo 330 km. Zagabria, Quando, nel 1991 la Croazia si staccò dallo stato di Jugoslavia, Zagabria ne divenne la capitale. E’ tutta autostrada.

Entrando in Slovenia si deve pagare la vignette (€ 15 per una settimana, € 30 per un mese). Poiché all’ora di pranzo eravamo ancora in Slovenia, ma quasi al confine di Brezice, abbiamo deviato su stradine di campagna. Seguendo il fiume Krka abbiamo goduto di alcuni paesini (Kostanjevica na Krki e Kska Vas) sui quali passavano gli elicotteri di pattuglia al confine.

Il centro della città di Zagabria è facile da raggiungere, è ben segnalato e troviamo facilmente parcheggio. E’ martedì ma c’è poca gente in giro, sembra domenica. Per trovare un po’ di movimento bisogna arrivare nel cuore della città tra lo sferragliare dei tram in Trg Bana Jelacica con la statua equestre. Zagabria è la capitale politica, economica e culturale della Croazia e vi vive 1/4 della popolazione totale del paese. La città, caratterizzata dalla presenza di edifici dall’architettura classica mitteleuropea, è divisa in due parti: la Città Alta e la Città Bassa. Nella città bassa il posto più animato è Piazza Preradovica dove si tiene il mercato dei fiori. Da vedere sicuramente la Cattedrale dell’Assunzione e la fortezza medievale di Medvedgrad. La parte alta e quella bassa della città sono collegate tra loro dalla funicolare e la maggior parte delle strade sono chiuse al traffico. E’ bello camminare tra le viuzze della città alta in questa piccola metropoli dalla tipica atmosfera bohemien. Nel percorso abbiamo mangiato anche le frittelle, per cui per cena sono riuscita a mangiare solo una insalata.

Mercoledì 3.8.2011

Partiti di buonora da Zagabria, dopo un notte serena, abbiamo raggiunto tra verdi colline Bjelovar. Spesa di frutta e verdura al mercato, compreso ½ kg di porcini a 3 euro (!!). Poco dopo siamo entrati in Ungheria, attraversando la Drava: nessuno! Abbiamo una meta: Taszar (a 10 km a est di Kaposvar) un piccolo borgo per vedere un museo ‘fai da te’: il Katonai Repulo Museum per gli appassionati di aerei. Bisogna chiedere due volte prima di arrivarci, perché non segnalato. Pare sia la prima scuola di addestramento piloti, poi campo di aviazione e base del 50° reggimento Figther ungherese, poi Base Nato durante la guerra dei Balcani 1991/2004.

Una gentile signora chiama il sig. Josef e arriva anche Sàndor, sono due ex ufficiali addetti alle telecomunicazioni della base e ci fanno vedere prima i Mig statici all’esterno e poi all’interno dell’ex chiesa degli americani tutto il materiale raccolto (uniformi, materiale bellico, fotografico, radio trasmittenti, un sedile eiettabile, tubi di pitot, apparecchi radar russi, kit di sopravvivenza, ecc.). Silvano godeva perché il volo è la sua passione e ad ogni pezzo interessante, e ce n’erano tanti …’mi servirebbe un orizzonte artificiale giroscopico, un altimetro, un variometro…’ Avevo scoperto questo posto in un diario in internet, e Silvano ne è stato entusiasta. Abbiamo lasciato una offerta per questa associazione (il tour è gratuito) perché non hanno alcuna sovvenzione e neppure la luce, per cui ci hanno accompagnato con delle grandi pile a batteria per farci luce all’interno del museo. In più ci hanno dato un CD ed altro materiale pubblicitario. Sono stati gentilissimi.

Ripresa la strada verso Pecs tra saliscendi e belle vallate, abbiamo proseguito verso sud e a 25 km (quasi al confine con la Croazia) abbiamo raggiunto Harkany. Sistemati in un bel campeggio a due passi dalle terme, il Termal Kemping (www.campingharkany.hu) abbiamo cenato con tagliatelle e porcini.

Giovedì 4.8.2011

Piove! Ma dovevamo andare alle terme! Poi invece, intorno alle 9 il tempo migliora, prendiamo la moto e andiamo a Siklos, cittadina famosa per il castello. Alle 10 aprono e visitiamo questa fortezza medioevale, che già appare in un documento del 1190. E’ l’unica fortezza che, pur essendo stata ricostruita diverse volte nel corso dei secoli, è sempre stata abitata: qualche bel mobile e tappeto, ma i rimaneggiamenti spesso sono atroci, non hanno rispettato la struttura iniziale. Bello il portone fortificato, il ponte levatoio e le carceri. Rientrati in campeggio abbiamo pranzato presto perché ‘devo andare alle terme’. Alle 14 lavo i piatti e in quel momento arriva il diluvio universale. Anche con l’ombrello arriviamo fradici in pochi passi al camper. Neppure oggi si va alle terme! Chiudono alle 18. Pomeriggio da pensionati: musica, libro, carte. Cena in ristorante senza lodi.

Venerdì 5.8.2011

Ci fidiamo di andare a Pècs in moto: spiragli di sole! Bella città con un pizzico di turco rimasto con la centrale Moschea Hassan Jakovali. Sulla piazza principale e sulle 12 vie laterali si affacciano bei palazzi medioevali e barocchi. L’aspetto attuale della città è però quello del XVIII secolo, dopo la fine della dominazione turca e delle guerre di riconquista portate avanti soprattutto dagli Asburgo. Molti negozi di antiquariato con bei mobili e porcellane Zsolnay, famose in tutto il mondo. Molto particolari alcuni oggetti decorativi con vernice d’eosina. Non ne avevo mai sentito parlare, ma il colore è verde-giallo fluorescente. Avete presente quelle grandi mosche da m…? Noi cercavamo una piazza con il mercato dell’antiquariato del 1° venerdì del mese, perché lo avevo letto in un diario nel web, ma non c’era, perché l’abbiamo chiesto anche all’ufficio informazioni turistiche. Abbiamo girato a lungo a piedi visitando la grandiosa cattedrale romanica, caratterizzata da 4 massicce torri campanarie su pianta rettangolare. La basilica poggia su fondamenta dell’XI sec. e ricopre una cripta della stessa epoca. Utilizzata come moschea dai Turchi, assunse l’aspetto attuale nel XIX sec.

All’interno è ricca e si visita il ‘tesoro’ e la cripta.

Visitiamo successivamente la più importante moschea di Ungheria Gazi Kaszim Pasa Dzsamija del 16° secolo, ma attualmente è chiesa cattolica. Riprendiamo la moto e giriamo la città da nord a sud e vicino alla stazione delle corriere c’è un gioioso mercato: fiori, frutta, verdure, porcini, ovuli, pesce ancora palpitante! Uno spettacolo!

Riprendiamo la strada di Harkany e dopo un panino, nel primo pomeriggio finalmente, con il sole pieno, entriamo alle terme. Non si capisce cosa poter fare e alla fine per 2000 fiorini a testa decidiamo per la spa. Una parte del grande parco con accesso riservato ci dà la possibilità di fare i bagni in piscine interne ed esterne con l’acqua radioattiva da 32 a 38°. La pelle è morbida e sa da zolfo per giorni, anche dopo la doccia. E’ l’unica acqua al mondo che contiene ione sulfureo sciolto in forma di gas. Con il braccialetto blu non so a cosa avessimo ancora diritto, perché in un depliants, massaggi e saune avevano un costo suppletivo, ma non riusciamo a capirci. Stanchi, ma rilassati torniamo al campeggio. Frittatona con le patate….

Sabato 6.8.2011

Ripartiamo e dopo il confine sulla Drava rientriamo in Croazia e raggiungiamo Osiek. Un giro in città e poi riprendiamo sino a Vukovar.

E’ la più grande città di porto croata sul Danubio. Ci eravamo stati tre anni fa ma quasi nulla è cambiato: case e palazzi sono scheletri a memoria della guerra. Qui la guerra del 1991 ha fatto danni immani. Dopo la dichiarazione di Indipendenza di Croazia e Slovenia, e dopo la guerra dei 10 giorni, il conflitto infiammò la Slavonia. A fine agosto 1991, le truppe dell’armata popolare jugoslava si concentrarono su Vukovar. Dal 25 agosto la città rimase sotto assedio 87 giorni durante i quali vennero esplosi più di un milione di colpi di artiglieria, circa 15.000 case vennero rase al suolo e migliaia di persone furono costrette alla fuga. Caduta la città, gruppi paramilitari, coadiuvati dall’esercito regolare, compirono uno dei crimini più gravi delle guerre jugoslave: il massacro di Vukovar. Le milizie serbe, penetrando in città, commisero operazioni di pulizia etnica e crimini di guerra nei confronti della popolazione civile. E purtroppo a distanza di 20 anni una emorragia di abitanti, scappati dalla guerra e mai più ritornati, ha lasciato Vukovar con una ferita ancora aperta che stringe il cuore. A pranzo sull’isolotto al ristorante Vrske. Riprendiamo lungo il Danubio e ci fermiamo a vedere il sacrario dove sono sepolti migliaia di giovani, morti a fine 1991 e nei mesi successivi e le lapidi ne disegnano il viso. Fino a Ilok e poi, passando il Danubio, si entra in Serbia. Poco prima della città ci fermiamo a fotografare gli sposi fuori della chiesa ortodossa con il corteo degli amici e parenti molto eleganti ed una banda di fiati con musica folk balcanica di una allegria unica. Raggiungiamo quindi Novi Sad, attraversata dal Danubio e capitale della Vojvodina. Anche se già visitata, è una città viva, allegra, piena di giovani, con bar e ristoranti. Parcheggiamo in centro e cerchiamo di pagare il ticket, ma non riusciamo, finchè un signore si rende disponibile a fare lui la telefonata per l’addebito automatico (quando mai qualcuno l’avrebbe fatto da noi!). Poi scopriamo che non riuscivamo a pagare perchè era sabato ed era gratuito. Fa caldo e ci prendiamo una bibita in un bar sotto gli ombrelloni e godiamo del passeggio sulla strada principale di tanti giovani. Sono tutti alti e belli, potrebbero fare i modelli! Stavano, inoltre, predisponendo la location per girare un film degli anni 20 di parte del centro storico. Hanno buttato la terra sulla pavimentazione per fare lo sterrato e renderlo credibile. A cena in un ristorante carino all’interno di un cortile e a nanna.

Domenica 7.8.2011

Alle 7.30 eravamo già in giro per Novi Sad incuriositi dal film che stavano girando ed in effetti tutto era stato predisposto nella notte: figuranti, osterie, banchi di vendita di frutta, verdura, dolciumi, sementi con una ambientazione veramente credibile. Avevano coperto le vetrine dei negozi ed i condizionatori con delle stuoie e avevano tolto i cestini dai lampioni, che invece potevano essere d’epoca. Non abbiamo assistito al ciak d’inizio, ma già quello che avevamo visto era interessante. Ripartiamo e raggiungiamo facilmente, dopo una breve sosta in un mercato (5 pomodori, 4 carote, 1 peperone, il corrispondente di 30 centesimi di euro: costa niente!) Zemun l’Auto Kamp Dunav (www.amkjedinstvo.rs), a 10 km. da Belgrado, bel posto, alto con vista Danubio anche se modesto nei servizi, ma pulito. Ci sistemiamo e dopo appena un’ora arrivano gli amici e il gruppo, come gli anni passati, si riunisce per il lungo viaggio estivo: Graziella e Bruno con Licia e Francesco. Nel pomeriggio, con un solo camper, raggiungiamo a 7 km Zamun. Sorge alla confluenza del fiume Sava nel Danubio. E’ uno dei comuni più grandi di Belgrado. Oggi le due aree urbane appaiono inglobate tanto che Zemun è spesso considerato un quartiere di Belgrado. Molto bello il lungo fiume sotto i platani secolari, assaporandone l’atmosfera particolare, passeggiando tra le sue stradine e piazze. La fortezza è il monumento più antico di Zemun; esistente già nel IX secolo fu distrutta e ricostruita più volte e i resti che è possibile visitare oggi risalgono al XV secolo. Sorge sulla collina di Gardoš, il più alto colle di Zemun, e la sua bella torre è il simbolo della città: da lassù si gode uno splendido panorama sulla città vecchia e s’intravvede il centro di Belgrado. Tra le decine di ristoranti in riva optiamo per una cena elegante a base di pesce, e costo di conseguenza, con la musica sussurrata di un piano bar.

Lunedì 8 agosto 2011

Mi sono svegliata alle 8 perché ero andata a letto tardi. In campeggio c’era wireless ed ho approfittato per parlare a lungo in skype, sin dopo mezzanotte, con Fabrizio, così mi ha dato notizie della mamma. Abbiamo lasciato i camper in campeggio e a piedi abbiamo raggiunto (1 km) la strada principale e con l’autobus 706 (ogni 15 minuti) al costo di Din 100 (1 euro) abbiamo raggiunto il centro di Belgrado. Belgrado è una bella capitale, ma reduce da un passato difficile le cui cicatrici sono ancora visibili. La bella città Serba pare essersi rialzata con grande dignità dalla guerra che l’ha sconvolta e sta cambiando e crescendo a ritmi velocissimi caricandosi di un’energia che l’ha portata a lanciarsi nel mercato del turismo internazionale con gran successo, tanto da essere stata rinominata “la città del futuro dell’Europa del sud”. Passeggiamo tra le vie pedonali con i suoi bar, ristoranti, negozi, gli artisti di strada, i palazzi storici, raggiungendo l’area ed il parco della fortezza Kalemegdan dal quale si ha una vista panoramica e si respira un po’ di aria fresca, perché oggi fa veramente caldo. Esplorando le varie zone della città, non riusciamo a vedere il Museo Nazionale perché chiuso (forse perché è lunedì?), ma merita una visita il quartiere Skandarska, la Montmartre belgradese con i suoi bar e ristoranti.

Non è ora di cena, per cui ci accontentiamo di bere una bibita, sapendo che questo è il posto dell’ottima cucina serba e della musica folk balcanica.

Ho comperato 3 CD favolosi!

Godetevi Goran Bregovic

Http://www.youtube.com/watch?v=KtX-V4OE50Y&feature=related

Http://www.youtube.com/watch?v=iwvdzVEAZAU&feature=related

Http://www.youtube.com/watch?v=rlYOzs8qwRo&feature=related

o Trubaci

Http://www.youtube.com/watch?v=QV6HrABMXak&feature=related.

Sarebbe stato bello stare fino a sera per godere della vita di questa città, ma il caldo ci ha spossato e siamo rientrati al camping alle 18, per farci una doccia lunga un’eternità e tagliatelle con i porcini.

Martedì 9 agosto 2011

Avevo visto giusto in internet. Il cielo oggi è grigio e la temperatura si è abbassata a 20 gradi: che sbalzo! Riprendiamo la strada verso nord con un percorso stradale tutto su cemento a sbalzi tra le verdi colline del Parco Nazionale di Fruska Gora, tra vigne e frutteti. Tra il XIII e il XV secolo vi furono costruiti ben 35 monasteri ortodossi per proteggere la cultura e la religione serba dai turchi. Oggi ne sopravvivono 15. Noi rivisitiamo il più bello, quello di Krusedol. Costruito nel XVI secolo, fu danneggiato dai turchi e ricostruito. Molto ben conservate le 4 colonne centrali (originali) e alcuni vividi affreschi. Non possiamo goderlo appieno perché in quel momento è in corso la cerimonia per un battesimo, ma anche quello è folklore da vedere! Continuiamo lungo le colline fra alberi di dolci susine (che scorpacciata!) e pesche gialle sugose e profumate. Ci siamo fermati in un borgo e ne abbiamo acquistate 3 sacchetti. Bella strada panoramica. Riprendiamo e a 9 km da Novi Sad, dovendo comperare il pane, arriviamo ad una cittadina che merita di essere vista: Sremski Karlovci con chiese ed edifici suggestivi tutti concentrati nella piazza principale. In una enoteca comperiamo alcune bottiglie di vino locale. Poi abbiamo scoperto che il vino rosso di 4 anni aveva 18°!

Proseguiamo ed arriviamo a Subotica, in una regione – quella del Banato – popolata prevalentemente da ungheresi, al limite meridionale della sconfinata Putza e a 10 km. dal confine ungherese. Pensavamo di fermarci per la notte, ma la visita della cittadina in un’ora era già fatta. Subotica presenta la gran parte dei propri edifici nello stile dell’art nouveau. Le due strade principali hanno edifici molto particolari alla Gaudi. Lasciamo allora la città e, andando verso il confine, decidiamo di fermarci al Lago Palic, località di villeggiatura. E’ un lago di acqua salata alcalina con proprietà curative, ma i due campeggi sono chiusi (!?) e ci siamo fermati per la notte lungo la sponda del lago in bella vista.

Mercoledì 10 agosto 2011 in Ungheria

Qualche spesa prima del confine, gasolio per finire i dinari e perdiamo un’ora nel passare il confine dell’Ungheria. Bisogna stare attenti perché per andare verso Szeged bisogna girare subito a destra, prima del distributore, altrimenti si continua in autostrada e bisogna avere la vignette. Arrivati alla città, dall’altra parte del fiume vediamo un campeggio con alti alberi. Decidiamo di fermarci al Partfurdo (www.szegedcamping.hu) con, meraviglia delle meraviglie, due grandi piscine di acqua calda a 32°!! Che godimento! Tutti in acqua e dopo un’ora una bella pasta per pranzo e riposino.

A metà pomeriggio attraversiamo il ponte e siamo nel cuore della città alla confluenza di due fiumi (Maros e Tibisco). Szeged o Seghedino è una città moderna e grande centro di industrie alimentari (salame Pick, pepe, paprika). La città era stata praticamente distrutta da una gravissima inondazione del Tisza nel 1879. Il 95% degli edifici andò distrutto. Grazie ad aiuti finanziari internazionali, Szeged fu riprogettata e praticamente ricostruita, con ampie piazze e bellissimi edifici liberty e in stile eclettico-secessionistici (così viene dichiarato).

Il Duomo della città, eretto nel 1930 in stile neo-romanico, è in grado di ospitare 5000 persone. E’ imponente con i suoi due campanili di m.93 ed un organo di 10.000 canne. Chiusa purtroppo la sinagoga che avrebbe meritato sicuramente una visita. Cena in un ristorante tipico e di nuovo in campeggio dove alle 22.30 con 16° esterni abbiamo nuovamente fatto il bagno in piscina a 32°. Questo è quello che mi piace!

Giovedì 11 agosto 2011 in Romania per la terza volta

Bella giornata, anche se stamattina era molto fresco, bagnetto nella piscina calda a Szeged H e ripartenza, dopo la sostituzione di un faro del camper di Bruno alla Fiat locale. Quindi verso il confine romeno (fuso orario + un’ora). Pagamento della vignetta, Il contrassegno è obbligatorio su tutte le strade nazionali: non è che una dichiarazione con il numero di targa del mezzo. Una fila interminabile di camion nella circonvallazione di Arad. Centinaia e centinaia di TIR in fila, abbiamo perso almeno due ore. Se la prossima volta mi capita di vedere un tale trambusto, passo per il centro. Meno male che ci eravamo dati un percorso minimo, perché a pochi chilometri, lasciando la statale, raggiungiamo a Lipova terme un campeggio che avevamo sperato con acque termali, invece sono minerali. Cena nel vicino ristorante: chorba, carne ai ferri e impanate e a letto.

Approfitto di un diario da ‘Giramondo’ per avere un’idea di massima sulla regione che visiteremo.

La regione storica della Transilvania è stata da sempre la più famosa ed affascinante zona della Romania. Cento anni fa la gente considerava questa terra, straordinariamente bella, come un misterioso e romantico paese delle leggende e delle favole, un luogo per nobili imprese, di castelli e di cittadelle medioevali. Intanto, “Dracula”, romanzo inglese di Bram Stoker che si inspirava alla storia del XV secolo, creava un personaggio cosi diabolico da far drizzare i capelli, che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. In realtà, pochi conoscono la vera storia della Romania, questo antico paese che si trova nell’est dell’Europa.

L’attuale territorio della Romania era abitato già dal Paleolitico. A partire dal VII secolo ac i greci fondarono colonie commerciali lungo le coste del Mar Nero, ma il primo vero regno da cui fare risalire l’identità della nazione romena fu quello dei daci, popolo proveniente dalla antica Tracia. La civiltà dacica raggiunse il massimo sviluppo nel I sec. DC, sotto il re Decebalo, che però fu sconfitto dalle legioni romane dell’imperatore Traiano nel 106 DC. A seguito della colonizzazione romana e dei matrimoni misti, nacque l’attuale popolo romeno. L’ascendenza romana è tuttora evidente sotto molti aspetti, come il carattere cordiale ed estroverso della gente ed i loro stupendi occhi e capelli scuri. Un’altra eredità permanente rimase anche la lingua latina, che sopravvisse a tutte le invasioni successive da parte di popolazioni nomadi. La Romania divenne così “un’isola latina in un mare slavo”… Cristiani di rito ortodosso con una minoranza cattolica, i romeni hanno vissuto dal Medio Evo fino in epoca moderna in tre principati vicini: Transilvania, Valacchia e Moldavia. La loro storia è stata molto tormentata, con secoli di lotte contro i turchi. Nel 1859 ci fu la fusione tra Moldavia e Valacchia e nel 1918 lo stato romeno si completò con l’unione della Transilvania. Fu l’inizio di un’ Età dell’Oro, che venne brutalmente interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale e poi dalla dittatura comunista. Con la rivoluzione popolare del dicembre 1989 è iniziata la rinascita di una nazione veramente libera, con una democrazia basata su un sistema multi-partitico e con una economia di mercato in continuo sviluppo. Finalmente possiamo dire che la Romania è ritornata in seno all’Europa e dal gennaio 2007 è anche membro dell’ Unione Europea. Questo paese, da sempre pacifico e ospitale, accoglie ognuno che lo vuole conoscere meglio, offrendo un ricco e vario patrimonio culturale di origine latina con tocchi di influenza bizantina, dove le tradizioni sono vive e rispettate. La mitica Transilvania rimane un vero simbolo, una bellissima regione con tanti luoghi da leggenda.

Venerdì 12 agosto 2011

Partiti alle 9 direzione Deve, abbiamo ad un certo punto girato verso sud e per visitare il ‘vero castello di Dracula’(?) a Hunedoara,. Dopo la seconda guerra mondiale con il regime comunista a Hunedoara ha funzionato il più grande complesso siderurgico della Romania

La caduta del regime nel 1989 tolse ai prodotti siderurgici di Hunedoara i mercati più importanti, quelli del blocco sovietico, e la crisi portò alla chiusura di molte imprese ed al ridimensionamento del grande complesso siderurgico. Oggi è una città con gli scheletri delle acciaierie e colline di prodotti di scarto.

Abbiamo quindi visitato il Castello Hunyad o castello Corvino del XIV secolo, un grande complesso monumentale progressivamente sviluppatosi in stile prima gotico, poi rinascimentale, quindi barocco. Presenta un grande ponte levatoio, 3 imponenti torri in pietra e cortili e due grandi saloni, il Salone dei Cavalieri ed il Salone della Dieta, così chiamato perché per qualche tempo ospitò le riunioni della Dieta di Transilvania. Il castello è oggi proprietà della municipalità, non essendovi eredi conosciuti della famiglia Corvino; ospita un museo con armi del XIV secolo e viene spesso usato come location per riprese cinematografiche. Anche noi abbiamo fotografato due sposi che stavano facendo le foto e le riprese prima del matrimonio.

Lungo la strada ci siamo imbattuti in un villaggio stranissimo: ma dove siamo, in Cina? In internet ho trovato la risposta:

I kastellos si trovano nei sobborghi di molte città rumene, ma anche nei piccoli paesini sparpagliati lungo la piana del Danubio o verso i monti della Transilvania. Sono realizzati in maniera artigianale in cemento, senza un progetto e senza l’intervento di ingegneri o architetti. Una mescolanza di stili diversi e spesso opposti fra loro, con torrette orientaleggianti e pagode, balconcini toscani, colonne bizantine, inserti gotici, elementi di Secessione Viennese e, talvolta, anche alcuni segni dell’architettura tradizionale locale. Ville hollywoodiane, molto kitsch, che rispecchiano la cultura e lo stile di vita del nomadismo divenuto sedentario, i kastellos racchiudono in sé le impronte e il bagaglio del costume nomade attraverso il mondo. Sono le sorprendenti ville dei căldărari, rudari, lingurari, dinandieri, le “caste libere” Rom, da sempre nomadi ma che da alcuni decenni vivono in maniera oramai sedentaria, lavorando ancora con ferro, rame o oro. E’ la trasformazione di una società, quella dei Rom, tradizionalmente connotata per il nomadismo, ma oggi sempre più sedentaria ed i Kastellos sono forse il segno più imponente di questo cambiamento, rappresentando l’esibizione simbolica di una raggiunta agiatezza individuale e, allo stesso tempo, definendo ruoli, funzioni e gerarchie di un gruppo etnico.

Proseguiamo a visitiamo quindi nel pomeriggio Ulpia Traiana Sarmizegetusa (da non confondere con Sarmisgetusa Regia), costruita dai romani nel 106 d.c. Il sito archeologico è ricco di vestigia romane tra cui: un acquedotto, due fori , un anfiteatro, due granai, numerosi templi, un teatro, ma solo il 2% della città è stata portato alla luce. La città, nel suo massimo splendore, contò sino a 30.000 abitanti su una superficie di 60 ettari. Oggi si possono vedere alcune parti di mura e nel foro colonne di marmo poste a terra a pezzi alte 10 m.. Il sito è modesto, rispetto a quello a cui siamo abituati in Italia, ma il luogo è molto riposante e sereno con in fondo la cornice dei Carpazi meridionali.

Giriamo a lungo per trovare due campeggi segnalati, ma non sono per camper. Decidiamo infine di tornare al parcheggio di Ulpia dove, indisturbati, passiamo la notte dopo aver mangiato in un piccolo ristorante della piazzetta, senza lodi.

Sabato 13 agosto 2011

La nostra meta oggi è la grandiosa capitale dello stato dei daci, costruita alla metà del primo secolo a.c.. Leggendo la guida, pertanto, raggiungiamo l’ultimo paese a sud di Orastie. Ci dicono, in un bar, che per oggi non riescono a trovare guida e fuoristrada per arrivare a Gradistea de Munte e quindi a Sarmizegetusa. Anche gli avventori del bar si danno da fare telefonando, ma per la giornata non se ne fa nulla. Dopo una camminata tra le colline, raggiungiamo in camper l’ultimo gruppo di case prima dello sterrato e troviamo una bella posizione in riva al fiume. Intanto pranziamo poi, nel pomeriggio, in un altro bar chiediamo se c’è qualcuno disponibile e trovandolo conveniamo di fare l’indomani mattina l’escursione di 18 km con due fuoristrada a € 10 euro a persona. Bello: restiamo al fiume e per passare il tempo raggiungiamo a piedi il colle Cetatuia con la fortezza in cima alla collina di m.561: è il Costesti fortilizio. Con una passeggiata di 30’ siamo arrivati, con un impervio percorso finale, sino al pianoro.

Ne valeva la pena. Il sistema di difesa della fortezza aveva tre tipi di fortificazione con mura di pietra di m.3, affiancati da tre bastioni ed una palizzata doppia. Attorno posti di culto e cisterna d’acqua. Non è rimasto molto, ma è un sito che ha una grande ‘magnetismo’. Nei Monti Orastie, siamo nel sud ovest della Transilvania, ci fu il nucleo del regno dei daci. Innumerevoli fortilizi, edifici strategici e torri di difesa, coprivano una superficie di 200 km2 su queste montagne. Le fortezze daciche, costruite tra i secoli I a.c. e I d.c., conquistate dai romani nei primi anni del secolo II d.c., sono le principali vestigia che testimoniano dei leggendari Daci, avi dei romeni, che si ritenevano ‘immortali’. Le fortezze, circondate da tipiche mura di calcare levigato e perfettamente abbinate (murus dacicus), rappresentano una sistema di difesa unico nell’architettura europea.

Ridiscesi, doccia, cena e poi con la legna trovata lungo il fiume un bel falò. Il fuoco lo si guarda fissi, come andare al cinema, quasi estasiati, 6 patate dentro la stagnola cucinate fra le braci e una luna piena a farci compagnia, silenzio… Cosa vogliamo di più?

Domenica 14 agosto 2011

Alle 9 siamo partiti puntuali dal bar con i due fuoristrada (un conducente parla qualche parola di inglese) per Sarmizegetusa Regia, patrimonio mondiale Unesco. La strada sale per 18 Km di sterrato dopo l’abitato di Gradistea de Munte (strada 705A), larga, fangosa, sempre a ridosso del fiume, ma non ‘terribile’. Non andateci però con la vostra auto. Arrivati a m. 1.200 di altezza si possono ammirare i resti delle imponenti mura, ora in mezzo a un bosco di faggi, e la strada lastricata che portava all’ampia spianata dove si trovavano i templi, una terrazza erbosa da cui si dominano le valli circostanti. È un luogo indubbiamente di grande suggestione. Sarmizegetusa era la capitale dei daci, costruita nel 100 a.c. e distrutta nel 106 d.c. da Traiano. La cittadella aveva mura di m.240×152 e conteneva case di legno, una zona sacra con santuari e templi. La nobiltà dacica aveva acqua corrente, portata attraverso tubi di ceramica nelle loro residenze.

Le scoperte archeologiche nel sito mostrano che la società dacica godeva di un alto tenore di vita, per l’epoca. Giriamo nel pianoro e godiamo di questo sito veramente particolare, sembra quasi un tempio Maya, e dà una forte impronta sulla vita e la storia di questo popolo. Nelle colline vicine l’autista ci segnala e ci fa vedere che ci sono resti di vasellame. Questa è stata una escursione veramente affascinante e trovo strano che le guide turistiche non evidenzino questo luogo così straordinario. Questa viaggio in Romania meritava di essere fatto solo per la visita odierna: 1000 punti a Fabrizio che ce lo ha segnalato!

Dopo pranzato riprendiamo la strada verso nord per raggiungere Sighisoara. Il percorso non è dei più azzeccati perché la strada è bella sino ad Alba Julia, Teiu e Blaj, poi cemento rattoppato e si corre male sino a Copsa Mica. E’ un percorso tra ferrovia e fiume e la strada del vino. Troviamo anche un paese di rom che vendono per strada distillatori, vasi, caffettiere per caffè turco e oggettistica di rame. Sono tutti uomini vestiti di nero con cappelli neri a falda larga e baffoni. Dopo 4 ore per 170 km, arriviamo finalmente a Sighisoara, troviamo il campeggio segnalato centrale (dall’altra parte del fiume), ma è full! Domani è ferragosto e noi ci sistemiamo in una piazza centrale ai piedi della cittadella. E’ una delle più belle città della Romania con la sua struttura urbanistica e gli edifici caratteristici di una cittadella medioevale. La fortezza venne eretta nel 1191 dai coloni sassoni, in cima ad un colle, sulla riva sinistra del fiume Tarnava Mare. Entrati in questo spazio, sotto le arcate della vecchia torre dell’orologio (secolo XIV), che da secoli segna lo scorrere del tempo, arriviamo nella piazza centrale della città all’ora del tramonto dove in passato si svolgevano i processi e le esecuzioni e dove c’era la colonna dell’infamia, sulla quale venivano legati i malfattori, con una pietra di 6 chili a collo. La chiesa – ex monastero domenicano – è chiusa, ma percorriamo la strada principale con le vecchie case dalle facciate colorate e saracinesche di legno, la casa di Vlad Dracul e la Casa del cervo, poi saliamo i 175 gradini coperti della Scala degli allievi ed arriviamo al punto più alto, con vista. Andiamo a cena nel ristorante ubicato nella casa dove è nato Vlad, ristorante segnalato, ma da non segnalare. Continuo a fotografare perché tutte le torri sono illuminate e le case abitate.

Lunedì 15 agosto 2011

Quando mi sono svegliata Graziella era già risalita alla cittadella e anch’io ho approfittato del poltrire degli amici per girare lungo le mura, fotografando case storiche di 300 anni e torri e sposi e visitando un negozio di antiquariato.

Ho trovato Graziella e abbiamo fatto colazione assieme. Sighişoara mantiene un centro storico che avrebbe bisogno di un po’ più di attenzione nel restauro. E’ stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco e ogni anno si tiene un Festival medioevale nell’ultima settimana di luglio.

Il 15 agosto è una giornata scaramantica per noi. Avevamo deciso di restare fermi questo giorno perché negli anni passati avevamo sempre avuto delle disavventure. Ma non abbiamo trovato campeggi e allora abbiamo deciso il percorso definitivo ed il da farsi.

Torniamo verso Sibiu, ma a 27 km a sud ovest di Sighisoara facciamo una deviazione per Biertan.

Tutto il complesso sassone fortificato, del 1500, è composto da una doppia cerchia di mura, consolidata da torri e baluardi di difesa, dalle quali si può godere del panorama delle colline terrazzate ricoperte di vigne. Bella la quattrocentesca chiesa che conserva il più grande altare polittico della Transilvania e inserita nel patrimonio Unesco. Una volta al mese si celebrano ancora le funzioni religiose. La sacrestia, che una volta conteneva il tesoro, ha ancora una porta con una serratura a 19 meccanismi. All’interno del complesso in cui sorge la chiesa, ci sono numerosi edifici e bastioni. Uno, in particolare, famoso in quanto pare che in passato vi venissero rinchiuse per due settimane le coppie in procinto di dividersi, nell’estremo tentativo di appianare le loro divergenze. Il complesso venne danneggiato da un terremoto nel 1977 ed è stato oggetto di importanti restauri, in particolare alle arcate portanti.

E’ quasi l’ora di pranzo e riprendiamo la strada verso Medias, ma deviamo verso Atel per trovare un prato per il pranzo. Bello, trovato tra le colline. Ci fermiamo, ma per una migliore sistemazione Graziella vuole spostarsi di qualche metro. Beh? Il camper non parte più: batteria? Proviamo e riproviamo anche con i cavetti, nulla da fare. Ed è il 15 agosto: la fatidica giornata che a memoria, negli anni, ha sempre portato sfiga: la spaccata in Polonia, impantanati nella sabbia in Francia e un’altra volta nel fango, una gomma a terra…. E’ destino: il 15 agosto dobbiamo stare fermi! Pensiamo a cosa fare, dato che è festa. Poi, appena pranzato, da una stradina di fronte, si avvicina un’auto. Graziella e Silvano la fermano per chiedere informazioni sul da farsi. Erano una coppia di cinquantenni, ma lui, Tibi, è stato il nostro salvatore: un uomo grosso, ma senza gambe che, appoggiato con i moncherini sulla sedia a rotelle, ha tentato l’accensione con i cavi prima tra camper, poi con la sua auto, poi è andato alla vicina casa di campagna per un generatore: nulla da fare.

Per riuscire a capirci meglio ha chiamato al telefono un cugino che parlava italiano e alla fine, dopo due ore e dopo un ulteriore giro per misurare la batteria, è stato convenuto che l’indomani sarebbe tornato alle 8.30 con il suo meccanico. Il nostro salvatore era un camionista che ha avuto un gravissimo incidente in Austria ed è rimasto menomato. Ma questo gli ha dato una forza enorme e a noi ha dato una lezione di vita. Alla moglie di Tibi abbiamo a fatica messo nella borsa una bottiglia di vino, biscotti e caffè. Non sapevamo come ringraziare e sdebitarci per tanta gentilezza e generosità.

Nel pomeriggio abbiamo poi visitato la sua proprietà (stupenda!) con tanto di villetta, laghetto, orto, animali, seguito dal guardiano. Tibi avrebbe voluto che venissimo a dormire qui, ma come si faceva con un camper in panne! Con il nostro camper, successivamente, abbiamo percorso uno sterrato perché veniva segnalata una biserica (chiesa) fortificata e siamo arrivati a Dupus-Tobsdorf: 4 case, tanti bambini, mucche che stavano tornando sole alle stalle, ma la chiesa è chiusa. Abbiamo chiesto in giro ed una ragazza ha chiamato un vicino che parlava molto bene l’italiano, avendo studiato nel cantone italiano in Svizzera.

Si sono dati tutti da fare e in corteo è stata aperta la chiesa protestante del 1577 che ha un bisogno estremo di restauri (l’umidità la sta divorando) ed ha un bell’organo del 1731 che Bruno ha tentato di far funzionare, ma anche questa volta non è riuscito a suonare La casa del sole. Abbiamo fatto una piccola offerta per la chiesa e regalato una bottiglia del nostro vino.

Cena e a letto stanchi per la tensione della giornata, ma soddisfatti con una luce splendente di luna ed un richiamo fatto da un pastore che per tutta la giornata ha portato avanti e indietro per la vallata le pecore sino a notte inoltrata. Il fischio, molto particolare e modulato, faceva andare le pecore a destra e a sinistra accompagnate da 2 piccoli cani neri veloci.

Graziella e Bruno hanno visto, prima di andare a letto, passare il gregge lungo la strada e, al chiaro di luna piena, sembrava un bianco movimento fosforescente: da restare senza respiro. Che giornata!

Martedì 16 agosto 2011

Alle 8,30 Tibi ha accompagnato il ‘suo’ meccanico per togliere la batteria e prendere la misura: un professionista con la 24 ore. Dopo aver girato 8 magazzini di ricambi ha acquistato la batteria Bosh a 85 ampere e quindi l’ha montata. Costo totale 200 euro. Ok il motore si accende, salutiamo e ringraziamo Tibi, uomo da non dimenticare.

Prima di ripartire diamo da mangiare ad un cagnone randagio, come ce ne sono tanti in giro per le strade di tutta la Romania: pane, pane e marmellata, pane e burro, pane e parmigiano (auff, che fame!). Aia, aia, aia, appena ripartiti al camper di Bruno si accende una spia che propone una attenzione generica al motore, si può continuare, ma non pienamente sereni….

Si ripercorre la statale passando per il più brutto paese della Romania Copsa Mica, dove gli scheletri delle acciaierie danno una vista spettrale tipo film ‘2050 dopo la catastrofe’. Si racconta che dopo la chiusura di questi stabilimenti gli abitanti abbiano scoperto che la neve è…bianca. Che inquinamento!

Nel primo pomeriggio arriviamo a Sibiu e parcheggiamo facilmente vicino al centro. Teniamo presente che siamo in tre camper e non sempre è facile trovare parcheggio senza difficoltà. E’ una delle più belle città della Romania, con impronta asburgica. E’ stata teatro di alcuni avvenimenti significativi per lo sviluppo dell’intera Romania: in particolare vi vennero aperti l’ospedale più antico, la prima scuola romena documentata, la prima farmacia, la prima cartiera, il primo teatro, e vi venne stampato il primo libro in romeno. Sibiu viene divisa in due parti, la Città bassa e la Città alta. La Città alta è il vero e proprio centro storico di Sibiu ed è organizzata attorno a tre piazze, con una serie di vie che seguono l’andamento della collina. Tutti i principali punti di interesse della città si trovano in quest’area. Raggiungiamo la Plata Huet e visitiamo la maestosa chiesa evangelica gotica del 1300. Purtroppo è ancora in fase di ristrutturazione, ma riusciamo a vedere i monumenti funerari barocchi della navata superiore, il crocifisso ligneo e l’organo del 1772 con 6000 canne. Visitiamo successivamente la Plata Mica, la mia preferita, con i portici e una bella vista d’insieme sui palazzi e sui bastioni, che sono assai imponenti. Furono costruiti in un arco di tempo che va dal XIII al XVI secolo. Due ‘peccato’: peccato che oggi il museo farmaceutico sia chiuso perché lo avevamo visto in precedenza e meriterebbe una visita, peccato che questa piazza sia utilizzata come parcheggio auto. Dalla Torre del Consiglio si entra poi nella grande Plata Mare, cioè grande, contornata da palazzi con finestre sul tetto simili a palpebre. E’ una simpatica caratteristica di Sibiu e merita di essere fotografata. Scendendo da Plata Mica a Sibiu bassa, ci sono molte case antiche caratteristiche da vedere.

Lasciamo la città, dopo aver visitato un colorato mercato di frutta e verdura, perché vogliamo visitare una paese a 16 km. che Tibi ci ha raccomandato: bello, bellissimo, lago salato, galleggia, andate! Ocna Sibiului, segnatelo, perché NON è una meta che io suggerirei. Ocna Sibiului è in effetti una nota località termale, grazie alla presenza di giacimenti di sale che arricchiscono le acque delle sorgenti e che, a loro volta, formano diversi laghi di acqua salata (lo dice Wikipedia), con salinità crescente dalla superficie al fondo e molto elevata, in particolare nel caso del Lago (!?)Brancoveanu, in cui raggiunge anche i 320 g/l. Ma il lago è una pozzanghera color fango recintata dove la gente entra a pagamento e fa il bagno, ma essendo molto salata sta a galla facilmente, come nel Mar Morto. Tutto attorno alla cittadina parcheggi enormi a pagamento con vigilantes con manganello. I romeni non hanno il mare e per loro questo è uno sfogo, ma non per noi: abbiamo altri parametri di bellezza. Ho ripreso dal web la foto dei ‘bagni’: sembra una cava dismessa riempita di acqua stagnante! Ad ogni buon conto non siamo riusciti ad andare in campeggio, perché pieno e impervio, e quindi abbiamo dormito nel parcheggio custodito.

Mercoledì 17 agosto 2011

Verso Brasov: la strada E68 è bella, panoramica e soprattutto con un buon fondo stradale. Se avessimo più tempo potremmo visitare decine e decine di chiese fortificate segnalate lungo la strada. Ci accontentiamo, al momento, di godere della vista delle colline tra boschi e mucche e cavalli al pascolo. Ma ci sono anche le capre, le pecore e lungo tutti i percorsi carretti trainati da cavalli. Andando verso sud, prima di Bran abbiamo deciso di vedere la fortezza di Rasnov, segnalata come uno dei castelli più belli della zona. Bel parcheggio ai piedi della collina da dove svettano possenti mura in restauro. Le rovine della fortezza sono del XIII secolo. Fu costruita dai cavalieri teutonici per proteggere la città dalle invasioni tartare prima e turche poi. La salita si può fare anche con un comodo trenino. Ma all’interno non c’è pressoché nulla, tranne mura diroccate. Bello il panorama sulle montagne. La cittadella è famosa sia per il fatto che essa venne espugnata una sola volta nella sua storia , sia per la presenza all’interno di essa di un pozzo profondo 143 metri al quale è legata una leggenda. Si racconta infatti che la mancanza d’acqua durante un lungo assedio fece sì che due prigionieri turchi venissero posti a scavare un pozzo, con la promessa della libertà a conclusione dell’opera; nonostante l’opera venisse completata dopo 32 anni di lavoro, la promessa non venne mantenuta ed i prigionieri furono uccisi.

Raggiungiamo quindi Bran, sempre a sud di Brasov. La cittadina è piena di turisti. Visiteremo la fortezza che è un monumento nazionale e sorge sull’antico confine tra la Transilvania e la Valacchia. Il Castello di Bran ha il fascino del personaggio a cui è appartenuto e ha ispirato la descrizione del castello di Dracula, ma non è il vero maniero storicamente appartenuto al principe Vlad III di Valacchia, ma sicuramente merita una visita. Il Castello Dracula è l’ormai distrutto Castello di Poenari. Il principe Vlad Tepes ha condotto la Valacchia per tre volte (1448, 1456-1462, 1476), essendo un principe crudele e autoritario perche usava tecniche dure di punizione: I prigionieri venivano pelati, bolliti, decapitati, impiccati, bruciati vivi, accecati, impalati, e proprio per queste crudeltà che prese il nome di Tepes. E allora? Basta! In virtù dei suoi metodi drastici ristabilì però l’ordine nel paese: bravo… Per fortuna morì a 47 anni. Parcheggiamo in zona mercato a 1 km. Una pizza e/o una frittata (alle 14) prima della salita al castello. Il castello di Bran fu eretto nel 1377 da Carlo Roberto di Angiò come punto doganale tra l’occidente e oriente e per difendere la città di Brasov. Il castello, di grande impatto, costruito sullo spuntone di una roccia, con le sue torri, è costruito intorno ad un cortile interno dove si affacciano le stanze arredate e molto eleganti; alcune di esse sono collegate con il cortile attraverso passaggi segreti che raddoppiano l’aria di mistero. Nel 1920 il castello fu regalato dalla città di Brasov alla regina Maria di Romania. Pur dovendo condividere gli spazi interni con i molti turisti, abbiamo girato ed apprezzato le varie sale con i mobili antichi, gli angoli con le stufe di maiolica, la biblioteca e la sala giochi e tutti gli stretti corridoi del castello.

Riprendiamo a ritroso il percorso e tagliamo la montagna, parco nazionale, arrivando a Sinaia, la perla dei Carpazi, passando per la Valle del Prahova, il paradiso degli sciatori a 1160m. e per Busteni. A Sinaia cercavamo un campeggio, ma ci siamo accontentati di un parcheggio centrale a pagamento: benissimo. Cena in una steak house a € 16 a testa, ma solitamente si spende molto, molto meno.

Giovedì 18 agosto 2011

Visita al castello (palazzo) di Peles a Sinaia, fantasiosa costruzione voluta da Re Carlo I° nel 1883 ai piedi della montagna come residenza estiva in una superficie di 3.500 mq. in stile rinascimentale tedesco. La visita è guidata per noi in inglese/italiano e comprende 10 sale del piano terreno : sale con soffitto intagliato, boiserie, vetrate policrome, mobili, tappeti, quadri, sculture, collezione d’armi, biblioteca, sala musica e una ‘bomboniera’ di teatro-cinema con opere pittoriche di Klimt. Tutto veramente fastoso, elegante e di carattere.

Quello che meraviglia è che fu il primo castello europeo ad avere un impianto di riscaldamento centralizzato, l’elettricità ed un sistema centralizzato per aspirare la polvere. Durante il regime di Ceausescu le 160 sale vennero utilizzate per accogliere capi di stato e dirigenti comunisti da tutto il mondo. Bello veramente, anche se abbastanza recente.

Siamo arrivati alla svolta, il punto più lontano da casa, abbiamo fatto 2.200 km.

Ora ritorniamo verso Brasov. Alle porte della città finalmente un bel campeggio il Darste (www.campingdirste.ro), molto organizzato e nel verde, anche se con servizi modesti ma puliti. Nel pomeriggio prendiamo un taxi (anzi due) che ci porta in centro: 10 km. a €3,5, stesso costo per il ritorno alle 22.30! Circondata dalle montagne è una bella città, viva, con palazzi barocchi, bar, ristoranti, pasticcerie. Così come Hollywood ha la famosa scritta del nome della città sulle verdi colline, anche Brasov non è da meno: c’è la scritta del nome „ Brasov” che sovrasta la città dalla cima di una verde montagna.. Il simbolo della città è la Chiesa Nera in stile gotico, luterana (sec. XIV-XV), di lingua tedesca. All’interno si può ammirare la più grande collezione d’Europa di 120 tappeti anatolici appesi, dei secoli XVI–XVIII, frammenti di pittura murale dal secolo XV, un fonte battesimale dal 1472 e i vecchi banchi dipinti. Siamo fortunati perché alle 18 è in programma un concerto d’organo, dotato di 4000 canne, e la cosa ci interessa. Siamo esterefatti: il costo è di € 1,5! Non è stato proprio straordinario, ma ci ha fatto piacere ascoltare questo concerto classico.

A cena finalmente in un ristorante che mi ha soddisfatto, poi a zonzo per le strade del paseo con bei locali e rientro in taxi. Bella giornata.

Venerdì 19 agosto 2011

Ripartiti da Brasov, intendiamo fare un’escursione a nord (15 km. direzione Buzau) della pittoresca Prejmer; una cittadella circolare fortificata, che mi ha entusiasmato. Le mura esterne, che proteggono la chiesa del 1241 (bell’altare con polittico del 400) sono spesse 4,5 m e alte 14. Le 272 cellette distribuite su 4 piani all’interno della cittadella servivano a dare rifugio alla popolazione durante l’assedio dei turchi. Ogni famiglia aveva uno spazio a disposizione dove poter immagazzinare i propri averi in caso di attacco. Tutto attorno alle mura passaggi e finestrelle, oltre a veri servizi igienici: buchi dai quali ‘scaricavano’ all’aperto dall’alto delle mura. Mi è piaciuto molto.

Riprendiamo verso Tirgu Mures e per strada ci fermiamo a comperare funghi (solo in parte porcini). Non troviamo campeggi e data un’occhiata al centro, continuiamo tra periferie deteriorate da scheletri di aziende dismesse.

Finchè troviamo un laghetto, prima di Iernat, di pesca sportiva. Sono gentilissimi e ci sistemiamo, con tanto di gazebo; ci portano persino una bottiglietta di palinca, la famosa grappa romena.

Un trio di cagnetti ci fanno compagnia: uno in particolare si attaccava ai nostri vestiti, tirandoli, sembrava la vecchia pubblicità Coppertone. Ceniamo naturalmente con l’agognata pasta con i funghi.

Sabato 20 agosto 2011

Verso Oradea, lungo un percorso panoramico. Facciamo una sosta a Clui Napoca, un giro sulla bella piazza, nella cattedrale, e dopo una intervista fatta da una tv locale (in italiano) a Licia e Graziella sui motivi che ci hanno portato in Romania e il pro e contro della visita, riprendiamo la strada. Facciamo la spesa, troviamo due kg di porcini (a € 6 al kg): che cena….. La strada fino ad Oradea è trafficata, tra le colline, ma molto piacevole tra paesini da fotografare lungo la strada. Sconvolgente: tante case in costruzione stile cinese!?? Ma per chi vengono costruite: per i rom? Non sono riuscita a capire al momento…Lungo questi paesi, inoltre, ci sono piccoli negozi che vendono di tutto: dai nanetti, ai palloncini, a prodotti dell’artigianato locale, ma non fa per noi.

Normalmente le case, in Romania, sono costruite tutte lungo la strada principale, non ci sono piazze o slarghi, e sono separate dalla strada da un fossato, che si supera in prossimità degli ingressi camminando su un terrapieno con gli alberi da frutta. I tubi del gas, spesso esterni, creano archi di colore giallo che sovrastano l’ingresso, quasi a dare il benvenuto, prima di “inchinarsi” di nuovo verso terra e proseguire la propria corsa a livello della strada. Alcune abitazioni sono fatiscenti, altre in via di restauro, molte presentano facciate dai colori un po’ consunti, ma tra tutte spiccano sempre quelle colorate: verde smeraldo, turchese, giallo. Una tavolozza che cattura l’attenzione anche con la cura dedicata all’abbellimento dell’intonaco con stucchi e disegni che rendono ricche anche le case più semplici.

Alle 18, però, siamo finalmente arrivati, dico finalmente perché i nostri guidatori erano molto stanchi e stressati, a Baile Felix, a 6 km. da Oradea, dove avevamo deciso di fermarci al camping Apollo (www.campingapollo.ro), anche se i servizi lasciano un po’ a desiderare…e si entra con il badge. Comodo perché dall’altra parte della strada ci sono le terme di ‘Apollo’. E’ una delle più grandi stazioni termali della Romania e rimane aperta tutto l’anno. Ci sistemiamo e dopo mezz’ora, con entrata di 25 lei, siamo tutti dentro le piscine di acqua calda, tanto chiudono alle 20. Ci rilassiamo cambiando di piscina in piscina con acqua geo-termale da 24 a 49°. Al rientro Silvano misura la febbre, perché non si sentiva bene da alcune ore: 38,7! Ma non gli manca l’appetito per le tagliatelle con i porcini. Non mi funziona più il frigo. Mangiamo il gelato liquido che avevo in surgelatore. Pazienza!

Domani lasceremo la Romania. E’ stato bello viaggiare attraverso la Transilvania. E’ stato come un salto a ritroso nel tempo.. davvero piacevole osservare la vita rurale, lenta e inesorabile come il susseguirsi delle stagioni, dove il cavallo e il bue aiutano l’uomo nella coltivazione dei campi.

Domenica 21 agosto 2011 Ungheria

Come siamo stati fortunati con il tempo: anche oggi splendido! Il frigo funziona di nuovo !? Ma Silvano ha ancora 38,2° di febbre. Lo lasciamo dormire e noi 5 andiamo al bagno Felix, che poi è lo stesso Apollo con altra entrata. Rimango due ore, passando da una piscina all’altra, ma la mia preferita è quella da 36-38°. Volendo fare una vera cura e non un semplice relax, potrebbe essere fatto il trattamento completo per i reumatismi, ma è suggerito anche per le malattie neurologiche e ginecologiche. Per i romeni questo è il loro mare ed i ragazzi si divertono sugli scivoli. Alle 10 avevano già mangiato cetrioli, peperoni e panini. A mezzogiorno Silvano, dopo una bella dormita e l’antibiotico, si sente molto meglio. Nel pomeriggio riprendiamo e rientriamo un Ungheria. Acquistiamo la vignette, che poi è una ricevuta con l’indicazione della targa del mezzo, costo € 9. Fortunatamente, conoscendo questa strada trafficatissima, viaggiamo veloci senza camion – essendo domenica – sino a Szolnok, importante cittadina termale. Noi ci fermiamo in centro, ma non c’è nessuno, e passeggiamo lungo il parco che costeggia il fiume Tibisco. Non volevo dirlo, ma lo sai Silvano che qui c’era il museo dell’aeronautica ungherese? Bisognerebbe sempre, man mano che si viaggia, leggere in internet cosa ci offre il posto che si visita. L’ho scoperto troppo tardi, mi spiace.

Lunedì 22 agosto 2011

Oggi è lunedì, il traffico di camion è molto intenso e la strada a due corsie è insufficiente .

Abbiamo rischiato un incidente con un camion rimorchio vuoto che ci ha sorpassato e avendo di fronte un auto in arrivo, con il rimorchio ci ha stretto e abbiamo dovuto scendere pericolosamente dall’asfalto sullo sterrato: è andata bene! Poi una fila interminabile di TIR e rimaniamo fermi a motore spento per un bel po’ di tempo, poi inspiegabilmente la corsia di sorpasso si libera e noi andiamo avanti sino all’autostrada. Alle 10.30 abbiamo deciso di uscire dall’autostrada, che inizia prima di Budapest e poi corre parallela al Balaton, e percorrere il lungo lago. Alla fine è stato deciso di trovare campeggio, speravamo sull’acqua, ma a Balatonszarszo un piccolo camping sotto i salici è stata la nostra meta: rilassante.

La stanchezza per i guidatori comincia a farsi sentire. Cena con impanate grandi come il piatto e camembert impanato. Nanna.

Martedì 23 agosto 2011 Croazia/Slovenia

Verso casa. Riprendiamo l’autostrada, passiamo il confine a Letenye e siamo in Croazia: non c’è nessuno, ma fa già molto caldo. Ci fermiamo a Varazdin, la capitale del barocco. Cittadina veramente gioiosa, anche perché è in corso una festa e ci sono damigelle in costume 700, saltimbanchi, bancarelle con prodotti artigianali. Giriamo per le strade di questo elegante centro storico, con numerose chiese e conventi in stile barocco. E’ sicuramente un centro storico ricco di fascino. Il quartiere, che si estende tra l’antico castello feudale e il parco, è attraversato da numerose vie pedonali fiancheggiate da belle dimore. Andiamo a visitare il Castello Erdody del sec. XVI, metà fortezza e metà palazzo nobiliare, che erge la sua massiccia mole bianca al centro di un parco delimitato da antichi bastioni. L’edificio ospita oggi il pregevole museo della Città. Il grazioso cortile ha conservato un bel pozzo. All’interno bei mobili e arredi rinascimentali, barocchi, roccocò e impero, collezioni di armi, vetro per farmacia. Parte erano già in dotazione del maniero, ma molti sono donazioni dei signorotti del posto. Dopo pranzato in ristorante, ai bordi di un parco, riprendiamo l’autostrada trafficata.

Entriamo in Slovenia e paghiamo sempre la vignette a € 15. Fa un caldo torrido.

Silvano fa una bella pensata. Perché non andiamo a cena e a dormire dal ‘Baffo’ sopra Lubiana? E’ una gostilna che avevamo scoperto ancora 20 anni fa, ma già da molti anni non ci andiamo più. Sarà ancora vivo il Baffo? Si, lo abbiamo trovato il posto, anche se con difficoltà, a Vodice vicino all’aeroporto di Kranj, e il ristorante si chiama Skarucna ed è rappresentato ancora dalla figura del Baffo sull’insegna. E’ un ambiente molto rustico, all’esterno, sotto una pergola, ma non è un ristorante normale, offre prelibatezze di una ricercata e genuina gastronomia. Si è cominciato con 7 antipasti, con il pane nero ancora caldo, seguono 4 minestre squisite e ci siamo fermati appena in tempo dopo i due secondi di carne. Non ce la facevamo più, dopo tre ore. Tutto speciale, compresi gli ottimi vini. Prezzo di conseguenza.

Mercoledì 24 agosto 2011 Italia

Al mattino abbiamo fatto un giro di Lubiana, capitale della Slovenia. Adagiata sul piccolo fiume Ljubljanica presenta un interessante centro storico in stile barocco e art nuveau. L’architettura della città, ricca di case col tetto a punta, risente molto dell’influenza della vicina Austria. Un caffè,un giro al mercato, comperando degli splendidi porcini a 10 euro al chilo.

Ragazzi, si torna a casa…

Tutti sotto.

Alla prossima…so già dove!

Statistiche

Km totale col camper 3.725

Km. con moto (pochi) 100

Litri gasolio 438,67 (in Romania costa come in Italia)

Consumo: media 1 Lt x Km 8,49

Costo totale del nostro viaggio : non lo so con precisione, ma presumo un importo inferiore a 1.500 euro per 23 giorni di vacanza.

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I daci a Sarmizegetusa Regia



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