Un bolognese a Buenos Aires

Una metropoli romanticamente coloniale
un bolognese a buenos aires
Partenza il: 24/01/2011
Ritorno il: 23/02/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
La decadenza ne fa da padrone, ma il fascino di questa metropoli moderna e romanticamente coloniale ha il potere di affascinare e sorprendere un grigio bolognese come me, specialmente quando si fanno dei paragoni sul come si veve e come ci si comporta in Italia – che fino a prova contraria è un paese occidentalmente civile, con una moneta forte e con un reddito procapite elevato rispetto a quello argentino – e come si vive a Buenos Aires, da poco uscita da un fallimento con pochi precedenti nella storia e dove esistono quartieri “favelas” dove non può entrare nemmeno l’ambulanza. Nonostante tutto in quanto a educazione tanto di cappello. La gente saluta sempre chiunque “buenas dias” “gracias” ecc. Giovani e vecchi e se ti vedono in difficoltà si fanno in quattro per aiutarti, almeno ci provano.Essendo io un ex autista di autobus le prime differenze le ho notate proprio su questo servizio. La prima volta che ho preso un autobus da buon italiano mi sono avviato alla salita del bus come si usa fare in italia e sono stato subito fermato da una donna che mi ha intimato di fare la fila. Sono rimasto sconvolto quando mi sono voltato e ho visto tutti i passeggeri in fila indiana che attendevano il loro turno per salire. Mi sono vergognato come un ladro. E pensare che a Bologna non solo non esiste la fila per salre sul bus, ma adirittura si sale dalle porte di discesa come se nulla fosse e se l’autista ti impedisce di salire o scendere dove non si dovrebbe, si becca un rapporto dalla sua stessa azienda o un articolo sul Resto del Carlino. Il biglietto si fa sulla vettura ed è obbligatorio premunirsi della moneta, pena l’espulsione dal bus, perchè il distributore di biglietti è gestito direttamete dall’autista e anche l’annullo degli abbonamenti elettronici tipo bancomat che vengono passati attraverso un lettore ottico sul cruscotto del bus.Il passeggero è obbligato a fare segno con la mano all’autobus per salire altrimenti non si ferma e se la fermata è occupata da un’altro mezzo in sosta tira dritto, in compenso se il bus è fermo al semafero e uno vuole salire l’autista gentilmente te lo concede. Gli autisti non hanno divisa e guidano come pazzi, ma il fatt strano è che non succede nulla, cosa che se un bus a Bologna procede in quel modo non fa cento metri senza schiaccire un pedone (perchè anche i pedoni rispettano i semafori) o sbattere contro al primo automobilista che esce dalla sua corsia; perchè qui se sei su un lato della strada ci devi restare, non puoi occuparne un’altro tranquillamente come da noi; e questo lo sanno anche i taxisti che se ne guardano bene di zigzagare nel traffico per paura di venire travolti dal bus. Fortunatamente di bus ce ne sono tantissimi e se ne perdi uno ne arriva subito un’altro.Il traffico in certe zone è caotico, ma sempre fluido i cittadini usano molto i mezzi pubblici e di taxi ce ne è un’infinità, lo puoi fermare dove vuoi basta che guardi la strada e ce ne sono dieci a disposizione che con un gesto te lo accaparri, costano pochissimo, mezzora di viaggio circa 20 pesos che corrispondono a meno di 4 euro. Il biglietto del bus 1, 20 pesos circa 0,20 euro. Le auto private non sono quasi mai parcheggiate lungo le starde, soltanto sosta per scaricare o caricare gente o materiali, ma sempre con il proprietario in zona che controlla. Le auto sono tutte nei garages che ce ne sono tantissiomi in ogni strada.Per noi vivere a Buenos Aires Capital Federal è una pacchia, ci stiamo godendo questo mese sabatico nel quartire secondo noi più interessante: San Telmo. Un quartire antico, probabilmete il più antico, tipicamente coloniale con testimonianze francesi. Se piace l’antiquariato c’è da perdere la testa, un’infinità di botteghe, c’è un grandissimo mercato di vintage e il quartiere è disseminato di cafè “notable” che non sono altro che vecchi locali di ristoro mantenuti, e sottolineo mantenuti – parola ormai scomparsa dalle nostre parti – come erano alla fine del IXX e l’inizio del XX secolo, dove si respira un’atmofera boeminne fantastica; manca solo l’assenzio. Le strade sono di acciottolato un po disfatte, ma dopo un po non ci si fa più caso, sembra di vivere in una grande “Montmartre”. Molti stranieri vengono a vivere a Buenos Aires per lunghi periodi, solitamente artisti, scrittori e aspiranti ballerini che vengono a prendere lezioni di tango e solitamente preferiscono come residenza il “barrio” di San Telmo prorpio per l’atmosfera creativa che ti avvolge.Per uno come me che in Italia non fa altro che mangiare pasta e rinnega tutte le parti di carne della mucca a parte la fiorentina, venire in un paese come questo dove la pasta quasi non la conoscono, o per lo meno non la consumano abitualmente, può essere un trauma, ma non lo è stato, perchè tutto quello che si mangia in Argentina può sostituire egregiamente la tanto amata pasta, dalle “empanadas” alla “tortillas”, ma il pezzo forte è decisamente la carne fantastica in tutte le forme. Non ho mai consumato tanta carne in vita mia. Mi verrà la gotta.


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