Atene e dintorni

In giro per le vie della capitale greca e poi un tuffo nella storia
Scritto da: OSVITOL
atene e dintorni
Partenza il: 10/03/2011
Ritorno il: 14/03/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Mi appresto alla visita di Atene con tanto entusiasmo ma anche qualche timore; molti racconti narrano di una città sporca, caotica, in grave crisi e degrado economico e morale.

Il mio approccio (il lento atterraggio dell’aereo) è decisamente rincuorante; paesaggi mozzafiato mi rivelano montagne alte ed innevate (ha nevicato di fresco qualche giorno prima) che si stagliano su coste frastagliate e dal mare azzurro cielo.

Già, il cielo.

Avevo letto che Atene in media conta su almeno 320 giorni di sole pieno all’anno; io ne ho trovati 4 di cielo turchese, un cielo da cartolina.

La storia di Atene; Atene è solo storia, e di chi ha saputo valorizzarla.

La zona dell’Acropoli è incantevole; da alcuni anni un immenso viale pedonale (lungo più di tre chilometri) ha disegnato un percorso ai piedi dell’Acropoli, lungo i pressi dell’Antica Agorà, costeggiando la collina dedicata al Console romano Filopappo, costeggiando il tempio di Zeus Olimpio ed il teatro di Erode Attico ed arrivando nel quartiere di Thissio.

Si passeggia qui, in zone a tratti silenziose respirando la storia, a tratti improvvisamente animate di caffè all’aperto, musicisti di strada, ambulanti che vendono ogni genere di chincaglierie; il moderno e l’antico si coniugano perfettamente creando un’atmosfera fantastica.

Devi venire più volte a percorrere questo viale in tutte le fasi del giorno; nelle ore assolate cogli solo un gran silenzio rotto solamente dalle frotte di turisti in gioioso viaggio verso l’ascesa all’Acropoli, nelle ore pomeridiane verso il tramonto guardi in su verso l’Acropoli e vedi la collina colorarsi di meravigliosi riflessi rosa mentre alla sera è un connubio di luci incantevoli ed atmosfera festosa.

L’ascesa all’Acropoli per me misero tapino è una fatica immensa.

E’ dura districarsi tra gradoni di marmo, sentieri sdrucciolevoli e antiche pietre ma il mio cuore è talmente felice che quasi non avverto la fatica.

Ogni pietra racconta una storia millenaria, da ogni angolo scorgi antiche colonne, templi, anfiteatri mentre ti avvicini sempre di più alla spianata dell’Acropoli con il Partenone.

Eccolo, finalmente sono arrivato: il cuore mi batte all’impazzata; sono nel cuore della civiltà, qui nell’età di Pericle (460 a.c ) i più grandi scultori, architetti, decoratori del mondo hanno creato una serie di monumenti stupendi.

E’ una delle emozioni più forti della mia vita; non mi stancherei mai di correre (se potessi) da una angolo all’altro di questa meravigliosa spianata; da qui si ammira tutta Atene e comincio a pensare a questa immenso caleidoscopio umano.

Tre milioni di greci (sui dieci della popolazione totale della Grecia) vivono qui; una sterminata macchia di case tutte bianche che si stagliano dai monti sino al mare, dalle colline verdi e le sue zone borghesi sino ai quartieri degradati di Omonia e Metaxourghio con le loro difficili storie di emigrazioni e criminalità.

Non vorrei mai scendere da questa collina che mi racconta la storia della nostra civiltà ma sono affascinato da ciò che devo ancora vedere; l’Agorà antica, l’Agorà Romana,etc

Scendiamo lentamente e ci avviciniamo ai quartieri sotto l’Acropoli; decisamente i quartieri più pittoreschi e turistici: la Plaka e Monastiraki.

La piazza di Monastiraki ci ricorda l’anima orientale di questa città (sotto la dominazione turca per 400 anni); dalle chiese bizantine ai mercati delle pulci, dal brulicare di ambulanti al viavai e rumore festoso dei turisti, l’odore ed i sapori dei ristoranti, le taverne aperte a tutte le ore del giorno ed allietate dai concerti improvvisati di centinaia di musicanti di strada.

Proprio qui in questa zona ai ridossi dell’Acropoli, si ritagliano ogni tanto silenziose zone fuori dal tempo: l’antica Agorà, la città vecchia ove la democrazia nacque e morì disegnata dal genio e dalla follia umana, i viali dove passeggiavano Platone, Aristotele e i loro discepoli, la prigione dove Socrate bevette amaramente la sua cicuta sotterrando la sua vita e sottolineando la fine di un periodo inimitabile e straordinario che non tornerà mai più.

I Romani rispettarono Atene durante la loro dominazione quasi intimiditi e soggiogati da questa città straordinaria; possiamo scorgere i resti della sontuosa biblioteca di Adriano e passeggiare per l’Agorà romana senza preoccuparsi del tempo, quasi disturbati di tanto in tanto dai suoni e dai frastuoni della zona turistica che scorre come un fiume placido lì intorno.

Vorrei andare a visitare lo splendido Museo nuovo dell’Acropoli o il fantastico Museo Archeologico ricchi di reperti straordinari ma il tempo è troppo bello, troppo bello passeggiare sotto questo sole dopo i lunghi mesi invernali e allora decidiamo di tuffarci nell’Atene Moderna.

Primo stupore; la Metropolitana.

Le due linee costruite più recentemente sono fantastiche, pulitissime; ogni stazione sembra un’opera d’arte e racchiude zone dove vengono conservati i reperti ritrovati durante i lavori, quasi dei musei sotterranei.

Cito a memoria le stazioni da noi visitate: Sintagma, Acropoli, Monastiraki, Thissio, Evangelismious, Panenistimio (una più bella dell’altra).

Procediamo verso la piazza che è il cuore ed il respiro dell’Atene Moderna: Piazza Sintagma.

Confesso che francamente un po’ rimango deluso; piazza abbastanza elegante, ricca di caffè all’aperto, crocevia di vie dello shopping, e sedi alberghi stile decò come il Grand Bretagne’ ma niente di speciale.

Saliamo la scalinata che conduce al palazzo del Parlamento un tempo sede del Re e diamo un’occhiata al pittoresco cambio della guardia dove gli Evzones (con tipico costume) più che un atteggiamento militaresco pare sfoggino passi di danza durante la cerimonia.

Da Piazza Sintagma si snodano gli immensi Giardini Nazionali, polmone verde della città; li percorriamo dando un’occhiata allo Zappio (splendida dimora residenziale che fu sede del Villaggio Olimpico) e percorriamo il viale elegante che ci conduce al vecchio Stadio Olimpico, teatro dei primi giochi Olimpici dell’era moderna (1896) e punto di arrivo della Maratona di Atene.

E’ emozionante osservare le scalinate di marmo di questo antico stadio; un’atmosfera da Antica Grecia e da antichi giochi olimpici ti pervade il cuore; nulla che vedere con il fantasmagorico show sportivo permeato dal business che sono i giochi attuali.

L’ultimo giorno decidiamo di approdare ad un’altra scalata: quella verso il Colle Licabetto.

Sapevo che una funicolare conduce in cima al colle ma non sapevo che è molto faticoso arrivare alla funicolare; se non mi bastavano gli altri giorni adesso capisco perché a qualcuno Atene ricorda San Francisco con le sue strade ripide ed in salita.

Attraversiamo comunque il quartiere più elegante di Atene (Kolonaki) ricco di abitazioni signorili, con attici e piscine agli ultimi piani, giardini ben curati e locali alla moda.

In cima al Licabetto il solito panorama già visto dall’Acropoli e una riflessione; pare che Atene abbia fatto un salto dall’antichità ai giorni nostri ignorando completamente tutte le età di mezzo (dal medioevo al 1800 dove era ridotta ad un villaggio di poco più di 6.000 abitanti), una crescita smisurata ed abnorme dal 1850 sino a 20 anni fa e una piccola rinascita finalmente prima dell’ultima crisi.

Nel pomeriggio compiamo una scelta decisamente illuminante: andiamo in escursione a Capo Sounio, promontorio circa a 70 Km a Est di Atene e famoso per il tempio di Poseidone e per la leggenda di Egeo e Teseo.

Pare che da qui il vecchio padre Egeo, avvistando la nave del figlio Teseo di ritorno dall’impresa contro il Minotauro, e scorgendo la bandiera nera sulla nave, si getta per la disperazione da questo scoglio.

Il figlio Teseo ed il suo equipaggio in realtà tornavano vincitori dall’impresa ma si erano dimenticati, nell’euforia della vittoria, di sostituite appunto la bandiera nera con quella bianca della vittoria come promesso al vecchio padre.

Da qui pare che si scorga uno dei migliori panorami del Mediterraneo al tramonto e devo dire che l’attesa non viene assolutamente delusa; ci godiamo una delle migliori viste che io ricordi con gli sguardi che scorrono su strapiombi a picco sul mare, isolotti, tutto il golfo dell’Attica, l’isola di Egina, fino a Salamina e i soliti colori stupendi.

Il ritorno in bus è un po’ triste ma reso divertente dallo scoprire che per gli ateniesi è ormai Estate piena; tutti si sono riversati sulle spiagge in particolar modo nella zona di Glyfada con i suoi locali alla moda e le sue passeggiate lungomare, tutta la costa disseminata di case bianche e allegria.

Che invidia se penso ai nostri malinconici e a volte uggiosi fine settimana.

Il giorno dopo si parte e dimenticavo le tante cartoline di questo viaggio.

Il rumore, il traffico, un caos infernale, gli automobilisti impazziti con il clacson sempre a tutto volume, nessun rispetto per i pedoni, i semafori con il verde che dura 5 secondi ed il rosso 5 minuti.

I cani randagi in ogni parte della città, placidi e addormentati come vecchi gattoni, non si curano minimamente del passante, sono arredi della città come i lampioni ad ogni angolo.

Il linguaggio musicale, un po’ latino e un po’ arabo, sempre a voce alta come se litigassero, sempre con il sorriso sulle labbra anche se ti mandano a stendere o cercano di fregarti in ogni maniera.

Il buon cibo (la moussaka, il kouvlaki, lo yogurth greco, le insalate con la feta ed i cetrioli) ed il buon bere (assaggiate l’ouzo ma con discrezione datemi retta).

Kalimera (Buon giorno) anzi Kalispera (Buona Sera) Atene; spero di averti dedicato una cartolina anch’io con il mio racconto.

Osvaldo Toldo

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PARLAMENTO

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VISTA DA ACROPOLI

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ACROPOLI

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CAPO SOUNIO

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METRO' DI ATENE

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CAPO SOUNIO



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