Per oltre 20 anni ci ha abitato un solo uomo, ma oggi il borgo abbandonato del Cilento ha un’altra storia da raccontare
L’hanno chiamata la Pompei contemporanea. Ma il suo è un destino che non coinvolge la natura, almeno non del tutto. Roscigno Vecchia è una realtà che ha visto uno spopolamento lento e progressivo, quello di un Meridione dimenticato eppure magnifico, riflessivo, resiliente. Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, un borgo che oggi vive una seconda vita grazie alla passione e alla resilienza di Giuseppe Spagnuolo, il suo unico abitante, un emigrato che ha ripercorso la strada della partenza e per oltre vent’anni è tornato a vivere e far vivere questa cittadina dall’aspetto popolare quanto elegante.
Dopo essere divenuto inagibile nel 1902 a causa di frane e alluvioni ricorrenti che causarono lo smottamento del terreno, il borgo si svuotò lentamente fino a diventare completamente deserto. Una ghost town come ce ne sono tante in Italia, basti pensare a Craco in Basilicata o Canale Monterano alle porte di Roma.
Il destino di Roscigno Vecchia, quello di scomparire dalle mappe geografiche e dalla memoria, fu interrotto da un uomo solo, perché nel 1996 Giuseppe Spagnuolo decise di (ri)trasferirsi a Roscigno Vecchia, dando vita a una nuova anima in questo luogo.
Nonostante la solitudine di una vita che ha alternato chiacchiere e momenti di completo isolamento, Giuseppe, che è scomparso a inizio 2024, non ha sofferto per questa sua scelta, anzi, poiché il suo ultimo tempo l’ha trascorso in compagnia dei turisti e dei giornalisti che arrivano qui per conoscere la storia del borgo abbandonato. Roscigno Vecchia è diventato un’attrazione turistica popolare, soprattutto per coloro che desiderano conoscere la vita ferma nel tempo del borgo e la storia di questo luogo, definito da alcuni come una Pompei del XX secolo.
E di storia davvero ricca e antica si può parlare con una certa facilità. Roscigno non è infatti una novità: la fondazione di questo borgo risale addirittura all’XI secolo, quando era un villaggio agricolo dedicato alla coltivazione di ulivi e vigneti, presenze di straordinaria importanza per la produzione agroalimentare del territorio della provincia di Salerno.
Passeggiare tra le sue strade ci fa sentire come se fossimo catapultati in un’altra epoca: tutto sembra cristallizzato e la vita qui sembra essersi fermata. Al netto di alcune strutture ormai del tutto scomparse, o ridotte ai soli muri perimetrali, complessivamente è possibile visitare il cuore del borgo e soprattutto la bella piazza dedicata a Giovanni Nicotera. Qui è possibile immaginare la vita passata del paese, con il lattaio, il garzone, i bambini che giocano a biglie e gli agricoltori che si incontravano al Bar Roma.
La Chiesa di San Nicola di Bari, anche se abbandonata e ormai sconsacrata, è ancora affascinante testimone di una storia mai sopita nella sua capacità di raccontarsi e trasmettere emozioni. La chiesa fu colpita da un incendio più di duecento anni fa, ma ancora oggi si erge come un testimone silenzioso del passato del borgo. Anche se l’interno non è visitabile, la chiesa era una parte vitale della vita del borgo di Roscigno.
La resilienza di Roscigno e quella di Giuseppe, che dal 2001 in poi ne è stato il custode solitario per un quinto di secolo, sono gli elementi fondanti di un turismo attento, lento, rispettoso e consapevole, che ci invita a vivere il mondo dei viaggi oltre l’apparenza e il fulgore.