Cristallizzati nel tempo e ricchi di scorci d’autore, questi borghi abbandonati del Lazio tornano a vivere grazie al turismo di prossimità

Vivere in atmosfere ormai perdute è possibile! Ecco alcuni borghi del Lazio abbandonati da non perdere
Claudia Giammatteo, 19 Feb 2025
cristallizzati nel tempo e ricchi di scorci d'autore, questi borghi abbandonati del lazio tornano a vivere grazie al turismo di prossimità
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Costituiscono un patrimonio storico, culturale e artistico di grande importanza: le città perdute, i paesi fantasma o i borghi abbandonati del Lazio, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, sono luoghi che per motivi di sicurezza o ragioni storiche sono del tutto disabitati, o quasi. Non per questo, però, sono privi di fascino, anzi! Andiamo alla scoperta di questi borghi in grado di portare indietro nel tempo e incantare grazie alla loro struggente bellezza, che torna a vivere grazie a quel turismo di prossimità che è anche un modo ideale per sfuggire al caos delle grandi città e vivere, in attesa della primavera, scenari che emozionano.

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Calcata, il paese degli artisti

calcata vecchia

Ricca di storia e tradizioni, la Tuscia è un territorio a nord di Roma che custodisce tantissimi borghi meravigliosi. Anche se lo consideriamo nel novero dei borghi abbandonati del Lazio, Calcata è riuscita a rinascere dopo un passato nel quale l’abitato è stato ritenuto pericolante e a rischio idrogeologico. Infatti, è adagiato su una rupe tufacea e, negli anni ’30 gli abitanti hanno dovuto lasciarlo; negli ’60 però, dopo 30 anni in cui rimase risalente, è stato ripopolato da una serie di artisti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato qui ispirazione e hanno contribuito a renderlo un posto fiabesco, intriso di spiritualità. Calcata vecchia oggi (quella nuova è nata a valle) conta quindi un centinaio di abitanti tra musicisti, scultori, pittori e artisti di strada che vivono a contatto con la natura in un ambiente sostenibile. Tra questi, fino a poco tempo prima della scomparsa, c’era anche il celebre architetto Paolo Portoghesi, maestro dell’architettura contemporanea e al quale si deve, fra i tanti, il progetto della Moschea di Roma, una delle più grandi d’Europa.
Soprannominato anche il “paese delle streghe”, permette di fare un vero e proprio salto nel medioevo e immergersi in atmosfere ormai perdute. Sulla piazza principale si affacciano il Castello degli Anguillara con la torre ghibellina, la Chiesa del SS. Nome di Gesù del ‘600 e da qui si snodano vie strette che attraversano arcate e conducono al precipizio che cinque quasi per intero il borgo.  Infatti, Calcata è un vero e proprio borgo fortificato, ma “naturalmente”, grazie alla morfologia stessa dell’ambiente. Da non perdere il Museo Opera Bosco, in itinerario che percorre quasi due ettari di bosco nel quale, oltre alla vegetazione è possibile ammirare opere eseguite con materiali naturali.

Celleno, la città delle ciliegie

celleno

Siamo ancora nel territorio della Tuscia, per scoprire uno dei meno noti tra i borghi abbandonati del Lazio. Tra il lago di Bolsena e il lago do Alviano, sospeso sulle colline tufacee sorge Celleno, conosciuto anche come la Città delle Ciliegie. Ma perché si chiama Celleno? In memoria di Cilenia, figlia di Italo discendente di Enotro, uno dei fondatori etruschi della cittadina. Secondo alcuni studiosi, invece, il nome deriva da cella, intesa come grotta o cavità, del quale il sottosuolo è ricco. All’interno dell’antico borgo la prima cosa da vedere è Castello Orsini, posto proprio all’ingresso, circondato da un fossato e impreziosito da un fortilizio e dalla torre di guardia. Si accede tramite un ponte e facendo il giro è possibile vedere le piccole celle di una volta, l’antico forno, le stalle e le cantine. Bellissima Piazza del Comune con la Chiesa di San Carlo. Camminando nel borgo, poi, è facile restare ammaliati da quel che resta degli antichi edifici.

Canale Monterano, un borgo da film

canale monterano

Ci spostiamo in provincia di Roma, tra i Monti della Tolfa e il Lago di Bracciano per scoprire un altro tra i borghi abbandonati del Lazio. Canale Monterano è  un insieme di rovine, nascoste sulla sommità di uno sperone tufaceo che raccontano il suo splendore di un tempo. Acquistato nel ‘500 dagli Orsini, fu però grazie agli Altieri che vennero eretti diversi edifici, alcuni di questi commissionati a Gian Lorenzo Bernini, come il Convento di San Bonaventura, il Palazzo Baronale e la Fontana Ottagonale. L’idillio durò purtroppo poco: quando Papa Clemente X morì, il potere pontificio venne meno e arrivò anche la malaria. La fine del borgo venne sancita però dalle truppe francesi, che lo distrussero definitivamente e che diedero tutto alle fiamme solo perché i residenti si rifiutarono di macinare il grano per i Tolfanesi, a loro sottomessi. Oggi, infatti, il valore di Monterano è inestimabile, è un luogo suggestivo e poetico. I ruderi rievocano la vita di un tempo. Tra questi i resti dell’acquedotto (che secondo la leggenda fu costruito dal diavolo), della chiesa, del convento di San Bonaventura con la fontana, del Palazzo Baronale, della Chiesa di San Rocco e di alcune case. Uno scenario da film? Proprio così, perché qui sono state girate scene di capolavori come Ben-Hur, Brancaleone alle crociate e Il Marchese del Grillo.



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