Calcata, Celleno, Monterano: i borghi abbandonati del Lazio che rinascono grazie al turismo
Costituiscono un patrimonio storico, culturale e artistico di grande importanza: le città perdute, i paesi fantasma o i borghi abbandonati del Lazio, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, sono luoghi che per motivi di sicurezza o ragioni storiche sono del tutto disabitati, o quasi. Non per questo, però, sono privi di fascino, anzi! Andiamo alla scoperta di questi borghi in grado di portare indietro nel tempo e incantare grazie alla loro struggente bellezza.
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Calcata, il paese degli artisti
Ricca di storia e tradizioni, la Tuscia è un territorio a nord di Roma che custodisce tantissimi borghi meravigliosi. Purtroppo, Calcata è uno di quelli abbandonati perché ritenuto pericolante e a rischio idrogeologico. Infatti, è adagiato su una rupe tufacea e, negli anni ’30 gli abitanti hanno dovuto lasciarlo; negli ’60 però, dopo 30 anni in cui rimase risalente, è stato ripopolato da una serie di artisti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato qui ispirazione e hanno contribuito a renderlo un posto fiabesco, intriso di spiritualità. Calcata vecchia oggi (quella nuova è nata a valle) conta quindi un centinaio di abitanti tra musicisti, scultori, pittori e artisti di strada che vivono a contatto con la natura in un ambiente sostenibile.
Soprannominato anche il “paese delle streghe”, permette di fare un vero e proprio salto nel medioevo e immergersi in atmosfere ormai perdute. Sulla piazza principale si affacciano il Castello degli Anguillara con la torre ghibellina, la Chiesa del SS. Nome di Gesù del ‘600 e da qui si snodano vie strette che attraversano arcate e conducono al precipizio che cinque quasi per intero il borgo. Infatti, Calcata è un vero e proprio borgo fortificato, ma “naturalmente”, grazie alla morfologia stessa dell’ambiente. Da non perdere il Museo Opera Bosco, in itinerario che percorre quasi due ettari di bosco nel quale, oltre alla vegetazione è possibile ammirare opere eseguite con materiali naturali.
Celleno, la città delle ciliegie
Siamo ancora nel territorio della Tuscia. Tra il lago di Bolsena e il lago do Alviano, sospeso sulle colline tufacee sorge Celleno, uno dei più famosi borghi fantasma d’Italia, conosciuto anche come la Città delle Ciliegie. Ma perché si chiama Celleno? In memoria di Cilenia, figlia di Italo discendente di Enotro, uno dei fondatori etruschi della cittadina. Secondo alcuni studiosi, invece, il nome deriva da cella, intesa come grotta o cavità, del quale il sottosuolo è ricco.
All’interno dell’antico borgo la prima cosa da vedere è Castello Orsini, posto proprio all’ingresso, circondato da un fossato e impreziosito da un fortilizio e dalla torre di guardia. Si accede tramite un ponte e facendo il giro è possibile vedere le piccole celle di una volta, l’antico forno, le stalle e le cantine. Bellissima Piazza del Comune con la Chiesa di San Carlo. Camminando nel borgo, poi, è facile restare ammaliati da quel che resta degli antichi edifici.
Monterano, un borgo da film
Ci spostiamo in provincia di Roma, tra i Monti della Tolfa e il Lago di Bracciano per scoprire un altro tra i borghi abbandonati del Lazio. Monterano è purtroppo un insieme di rovine, nascoste sulla sommità di uno sperone tufaceo che raccontano il suo splendore di un tempo. Acquistato nel ‘500 dagli Orsini, fu però grazie agli Altieri che vennero eretti diversi edifici, alcuni di questi commissionati a Gian Lorenzo Bernini, come il Convento di San Bonaventura, il Palazzo Baronale e la Fontana Ottagonale. L’idillio durò purtroppo poco: quando Papa Clemente X morì, il potere pontificio venne meno e arrivò anche la malaria. La fine del borgo benne sancita però dalle truppe francesi che lo distrussero definitivamente e che diedero tutto alle fiamme solo perché i residenti si rifiutarono di macinare il grano per i Tolfanesi, a loro sottomessi.
Oggi, infatti, il valore di Monterano è inestimabile, è un luogo suggestivo e poetico. I ruderi rievocano la vita di un tempo. Tra questi i resti dell’acquedotto (che secondo la leggenda fu costruito dal diavolo), della chiesa, del convento di San Bonaventura con la fontana, del Palazzo Baronale, della Chiesa di San Rocco e di alcune case. Uno scenario da film? Proprio così, perché qui sono state girate scene di capolavori come “Ben-Hur”, “Brancaleone alle crociate” e “Il Marchese del Grillo”.