Indietro nel tempo di e nello spazio
Indietreggio nel tempo prima ritornando alle emozioni ed ai vissuti del mio viaggio a piedi da Bergamo all’Iran. Poi altalenando tra presente e passato, immaginandomi i passi di Leonardo, seguendone le tracce che incrociano il medioevo onnipresente sulla Francigena. Per le prime tappe, infatti, è certamente lei a farla da padrona. Ma già alla prima tappa intuisco come il nostro sarà un rapporto d’amore ed odio. La Francigena, infatti, mi attira e mi rifiuta. Spesso nasconde le sue tracce oscurando le indicazioni che già si rivelano ostiche per chi si dirige verso Roma; figuriamoci per chi la vuol profanare in senso opposto.
La Francigena attira e rifiuta anche il mio destriero, BisRocinante, che è ben lieto quando la può percorrere scorazzando in mezzo alla natura, ma si sfianca troppo alla fatica del fango di sterrati e tratturi nei giorni di pioggia.
Ci troviamo perciò, io e BisRoci, a dover conoscere da subito un’altra famosa via, in tutte le sue sfaccettature: moderna provinciale prima; strada antichissima e rivisitata; strada vecchia. Parlo della Cassia. Ci si sente un po’ milite romano a percorrerla con trenta chili di equipaggiamento (BisRoci), lancia e spada alla mano (bastoncini Gabel). Se ci si aggiungono anche le scarpe Crispi che richiamano quelle calzate in alcuni eserciti moderni, un altro salto nel tempo è immediato. Soprattutto quando ripercorro quasi cento metri di basolato originale nel tratto di via Francigena nei pressi di Montefiascone. Quasi duemiladuecento anni di strada ancora lì imperterrita e su cui ancora passano persone e auto.
La Francigena e la Cassia spesso si intersecano, spesso si sovrappongono. Come il tratto di Cassia Vecchia in salita che mi reca a Radicofani, piacevolissima scoperta. Anche Leonardo qualcosa scopre, relativamente al suo itinerario. A Roma il Belvedere in Vaticano dove ha vissuto e la chiesa di San Paolo Fuori le Mura, di cui prendeva le misure nel settembre 1516, prima di partire (ma la chiesa venne distrutta e ricostruita nel secolo XIX). A Formello (altro luogo su cui molto avrò da raccontare in futuro), il Palazzo Chigi dove ha sede Biblioteca, Museo, Ostello è stato utilizzato per girare diverse scene del film anni settanta sulla vita di Leonardo, con Philippe Leroy. E nei pressi (zona Madonna del Sorbo), è stato pure girata la scena di Leonardo che inventa il treno nel film “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni. Sarà un caso?
A Firenze e a Vinci l’accoglienza impazza ed il viaggio entra nel vivo. Mille le emozioni vissute e diverse le care persone conosciute e con cui condivido passi anche solo metaforici su ponti che collegano Italia e Francia, Europa e Mondo.
Ma tutta l’esperienza di questi primi giorni non si può raccontare in queste poche righe. Accontentatevi allora e continuate a seguire con me le orme del grande Maestro o venite ad incontrarmi (-ci) nel corso del passaggio di “Leonardo 1516”.
Avanti, or dunque, verso nuove emozioni.