Atelier napoletano, un tour nell’eleganza tra botteghe storiche e artigiani eccellenti
Dici Napoli e subito lo sguardo spazia sull’eleganza senza tempo del suo centro storico, tra piazze che si aprono a perdita d’occhio, salotti bene dove gustarsi la quotidianità e botteghe che portano avanti una tradizione secolare costruita, e rafforzata, alle corti reali succedutesi nell’imponente prospetto di Palazzo Reale.
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Vi basti pensare che l’inaugurazione del Teatro San Carlo, risalente addirittura al 1737, colloca il palcoscenico del capoluogo campano al primo posto nella classifica dei teatri più antichi d’Europa, oltre a essere quello che, al mondo, rimane operativo da più tempo di tutti. Fra soli 16 anni, infatti, festeggerà il trecentesimo anno di attività, una maratona della storia intorno alla quale si è definita tutta una produzione artigianale di sartoria volta a fornire a cantanti, interpreti e maestranze abiti di scena e non solo.
Ma non di solo teatro vive la scena napoletana, bensì anche di quel cinema che, particolarmente negli anni del Dopoguerra, proietta sul grande schermo nomi come Totò, Sophia Loren, i De Filippo e consegna nel gotha della settima arte le scenografie di una città alla ricerca di trasformazione e riconoscimento del suo innato valore.
Le sartorie storiche di Chiaia, da oltre due secoli l’eleganza abita qui
Basta discostarsi di poco dal San Carlo, lasciarsi alle spalle Piazza del Plebiscito e, sfiorando la celeberrima Via Toledo, immergersi su Via Chiaia. La passeggiata bene di Napoli, dove oggi come un tempo maestri dell’ago e del filo realizzano piccoli capolavori per una clientela alla costante ricerca dell’eccellenza. È qui che nascono nomi noti ai più, come Rubinacci, Tramontano, Ombrelli Talarico, ma vi trova spazio anche Borsalino, originario di Alessandria e cappello il cui nome è divenuto sinonimo di uomo che tiene al suo stile senza tempo.
Passione e amore sono gli ingredienti del lavoro di Maison Cilento 1780, la cui tradizione bicentenaria, come ci racconta Ugo Cilento, “abbraccia pienamente l’epoca del Regno delle Due Sicilie, la Restaurazione, l’Unità d’Italia”. Otto generazioni della famiglia Cilento che ha realizzato l’abbigliamento del Real Esercito delle Due Sicilie e della Real Casa, “rimanendo saldi in una tradizione che è quella della sartorialità e dell’eleganza”. Il lavoro della Maison è oggi particolarmente apprezzabile nella cravatteria, con linee fortemente creative e originali dedicate all’arte, ai musei, alla scamanzia e alle nazioni del mondo, quest’ultima nata durante il lockdown.
L’obiettivo di Maison Cilento è quello di non cedere a compromessi sulla qualità. Una targa realizzata dalla Maison richiama la segnalazione del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania, per i quali l’archivio della Maison M. Cilento & F.llo dal 1780 è di interesse storico particolarmente importante.
Vi lavorano solo sette persone, che producono cravatte indossate da capitani d’industria, personaggi celebri e politici, come il presidente francese Emmanuel Macron e l’ex premier Giuseppe Conte. Eleganza che diventa anche museale, grazie al lavoro realizzato con la Soprintendenza Archivistica per la Campania. Oggi la Maison Cilento fa parte degli itinerari turistici di Napoli, e accoglie i visitatori alla ricerca di quell’eleganza che solo la città sa regalare.
Il Museo della Moda di Napoli
Proseguendo il viaggio alla scoperta della Napoli che “detta legge” in termini di moda e costume, è impossibile rinunciare a una visita al Museo della Moda – Fondazione Mondragone, che si trova nell’omonima Piazzetta giusto dietro il Parco di Villa Cellamare.
Dedicato a Elena Aldobrandini, nobildonna vissuta a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento e moglie del Duca di Mondragone, il museo ospita numerosi vestiti, paramenti sacri, guanti e ogni genere di manufatto dell’arte sartoriale in un vasto arco temporale che va dal Settecento a tutto il Novecento.
Tra gli highlight della suggestiva collezione c’è anche il rifacimento, a cura di Carla Colarusso e Flavia De Santis, di un prezioso abito che Eleonora di Toledo, duchessa di Firenze e figlia del Vicerè di Napoli durante il regno di Carlo V, indossò in un evento dell’alta corte napoletana.
Il Borgo Orefici
Eleganza, quella partenopea, che si esprime anche in arti diverse da quella sartoriale, come ad esempio nell’oreficeria. Proprio alla lavorazione di metalli e pietre preziose si rivolge il lavoro del Consorzio Antico Borgo Orefici, che prende il nome da uno dei rioni storici di Napoli. Una storia che risale addirittura al Trecento, quando i lavoratori del settore chiesero e ottennero dalla Regina Giovanna d’Angiò (1343-1381) la riunificazione in una Corporazione, come d’uso in quell’epoca.
Il centro nevralgico delle attività del consorzio è oggi Palazzo La Bulla, non lontano dal Duomo. Qui il comune di Napoli, che ha ceduto gli spazi, ha permesso la realizzazione del Museo dell’Arte Orafa e di due istituti di formazione per futuri orafi, attraverso i quali chi si avvicina a questa arte può farlo essendo seguito da professionisti del settore, integrando così alla passione personale una conoscenza che si tramanda da otto secoli. Il Museo, in via Duca di San Donato 73, offre un viaggio nel brillante mondo della produzione di oreficeria napoletana.
La nobile arte (partenopea) della scrittura
Ci spostiamo infine sulla bella Via Calabritto, che ospita Calabritto 28, rivenditore Marlen. Il brand della scrittura made in Naples è una realtà recente ma già ampiamente consolidata: viene fondato nel 1982 da Mario e Antonio Esposito, che vogliono creare dei preziosi strumenti ispirati a storia, arte e cultura internazionale con l’immancabile estro alle porte del Vesuvio.
Marlen non è un brand come gli altri, e le sfide creative che ha affrontato nel corso dei suoi quasi quarant’anni di storia sono tutte da scoprire. Come quando, nel 1990, hanno realizzato una penna dedicata ad Abraham Lincoln con al suo interno una riproduzione del DNA dello storico presidente USA.
Una progettualità, ma anche un lavoro che avviene rigorosamente a chilometro zero, perché le penne vengono disegnate, prodotte e confezionate proprio a Napoli, grazie alla manualità di pochi ma fidati dipendenti che giorno dopo giorno rispondono a ordini e commissioni provienienti dai quattro angoli del globo.
Le penne Marlen hanno accompagnato il G8 Genova 2001, sono state donate a Rita Levi Montalcini e Dario Fo e hanno funto da doni straordinari per i grandi nomi del jet-set nazionale e internazionale, con un pizzico di napoletanità in ciascuna di queste eleganti penne, stilografiche o roller che esse siano.