Weekend a Trieste 2

Due giorni in città (e dintorni) tra cultura, storia e rock
Scritto da: Simoriz
weekend a trieste 2
Partenza il: 12/05/2012
Ritorno il: 14/05/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €

Sabato 12 maggio 2012

In occasione dell’unica data italiana del tour dei Metallica per il ventennale del Black Album, decidiamo di concederci un weekend all’insegna di cultura, storia e rock!

Partiamo in una calda mattinata di maggio, con destinazione Trieste. Per questi due giorni abbiamo deciso di pernottare a Duino all’Hotel Garnì Aurora, prenotato al costo di € 60,00 a camera senza colazione. Le camere sono piccole, piene di cuscini, colorate (a noi tocca la camera “viola”) e pulite.

Abbiamo scelto Duino in quanto è in una posizione strategica per permetterci di visitare la zona circostante Trieste, ma non troppo lontana da Udine dove si terrà il concerto.

Partiamo sabato mattina alle 9.00 in macchina da Gattinara (VC), io, Alessandro, Silvia e Giorgio, e in circa 5 ore siamo alla meta.

Scaricati i bagagli ci dirigiamo verso Trieste che dista solo 20 km dal nostro albergo ma facciamo subito sosta lungo la panoramica costiera che collega Duino a Trieste per fotografare le scogliere (falesie) di Duino che danno il nome alla riserva naturalistica che ne protegge l’ecosistema che contiamo di visitare domenica mattina prima di recarci ad Udine.

La successiva sosta è al Castello di Miramare, residenza estiva degli Asburgo in occasione delle loro visite nella zona di Trieste. Il castello di un luminoso marmo bianco, con pulite linee neoclassiche è posto su uno spuntone di roccia incastonato nella scoscesa costa triestina all’interno dell’omonima riserva marina del Wwf. La visita dell’interno del castello è a pagamento ma noi, complice anche il poco tempo disponibile, ci limitiamo a visitare e fotografare l’esterno della struttura senza addentrarci nel parco che la circonda. Di fronte a noi si estende il golfo di Trieste che possiamo interamente abbracciare con lo sguardo sino alla punta che lo separa dalla laguna di Grado e che segna il punto in cui la costa da scoscesa si fa pianeggiante e in molti punti anche sabbiosa come abbiamo verificato di persona l’anno scorso… ma questa è un’altra storia e un altro concerto!

Prima di visitare il centro della città ci dedichiamo ancora un po’ai suoi dintorni oltrepassandola non senza fatica e giri a vuoto per recarci a Basovizza. Il piccolo paesino è posto praticamente sul confine con la Slovenia a est di Trieste ed è stato teatro come tutta la zona dei massacri perpetrati ai danni dei profughi italiani provenienti dalla vicina Istria alla fine della II guerra mondiale quando tutta l’area era stata occupata dai soldati di Tito. I cadaveri degli uccisi sono stati occultati in fessure carsiche del terreno: le foibe. A Basovizza si trova il monumento nazionale che commemora i tragici eventi e noi andiamo a visitarlo nella speranza di vedere una foiba e renderci conto di persona, al di la delle descrizioni dei libri, di che cosa si tratta. Purtroppo rimaniamo delusi: a parte il monumento, tra l’altro neanche molto bello, non si vede niente altro. La foiba è stata coperta con la pesante lastra di ferro che fa da basamento al monumento e quindi non si vede nulla. Chiediamo e ci dicono che nei dintorni ce ne sono molte altre ma sono nascoste nel folto dei boschi di querce e pini che caratterizzano la zona che pur vicinissima a Trieste è tipicamente montana. Cercarne una è molto difficile per chi non conosce la zona mancando del tutto le indicazioni per espressa volontà dei proprietari di madrelingua slovena che evidentemente preferiscono non si parli troppo di quei tragici fatti.

A questo punto torniamo in città e iniziamo la visita al suo centro storico che fortunatamente è concentrato e si sviluppa nei dintorni della piazza principale: piazza unità d’Italia.

La piazza è un grande rettangolo affacciato direttamente sul golfo contornato da eleganti palazzi neoclassici che le danno un aspetto molto molto viennese. Ci concediamo un breve riposo con un aperitivo in uno dei bar della piazza e scopriamo con piacere che l’affascinante atmosfera non comporta un salasso al momenti del conto.

Continuiamo la nostra visita della città con Piazza della Borsa, il Teatro romano (molto ben conservato, e che all’epoca era direttamente prospiciente al mare, come ci ha raccontato una signora di passaggio triestina doc), ed infine l’arco di Riccardo. Il programma prevedeva la visita della risiera di s. sabba,che però resta nella periferia della città, in zona stadio, ma purtroppo il poco tempo disponibile non ce lo permette.

Per la cena decidiamo di varcare il confine per recarci nella vicina città di mare slovena di Capodistria (koper) che ci colpisce per avere un centro storico di sorprendente bellezza. Evidenti sono le origini veneziane delle costruzioni della piccola piazza centrale perché il simbolo del leone di San Marco spunta ad ogni angolo.

Mangiamo in uno dei ristoranti del porto un’ottima cena a base di pesce fresco pagando quanto avremmo speso in Italia in una qualsiasi pizzeria. Io (Simona) provo i “fuzi” pasta istriana che ricorda le nostre penne ma è più morbida ed il vino della casa sloveno non è affatto male.

Al ritorno facciamo il pieno approfittando del prezzo vantaggioso: circa 40 centesimi di euro in meno che in Italia.

Domenica 13 maggio 2012

Ci svegliamo con la bora che continua a soffiare tesa e fredda dopo aver letteralmente imperversato per tutta la notte. La temperatura è scesa bruscamente di circa dieci gradi e un giubbotto antivento è indispensabile per sopportare il vento freddo che soffia da nord est.

La nostra destinazione è la riserva delle falesie di Duino e in particolare il sentiero Rilke che collega Duino al vicino paese di Sistiana passando proprio nel cuore del parco a ridosso delle falesie.

Percorriamo un tratto di circa mezz’ora partendo da Sistiana con direzione Duino ed arriviamo alle postazioni di osservazione militari poste proprio in cima alle scogliere per controllare l’intero golfo di Trieste. Il paesaggio è bello, la flora tipicamente mediterranea ma di medio fusto e i baratri da brivido anche se non ci siamo avvinati troppo agli strapiombi dato il forte vento che soffia dalla terra al mare.

Fatte le doverose foto torniamo alla macchina con l’intenzione di recarci presto a Udine per riuscire a visitare il centro della città prima di recarci allo stadio Friuli per il concerto.

La distanza da percorre è di soli 45 km e in teoria in poco più di mezz’ora dovremmo essere sul posto. Il problema è che subentra l’immancabile imprevisto: la macchina ci pianta a piedi in mezzo alla strada e ci costringe ad un brusco cambio di programmi. Recuperata la macchina con il carro attrezzi e parcheggiata in deposito in attesa che lunedì aprano le officine, con un taxi, per la “modica” cifra di 25 euro, in dieci minuti siamo all’aeroporto di Ronche di legionari (Trieste) dove sempre alla “modica” cifra di 60 euro affittiamo presso la compagnia di noleggio Avis una fiat panda.

A questo punto partiamo finalmente per Udine ma dato che l’ora di apertura dei cancelli si avvicina rinunciamo alla visita della città (che comunque abbiamo già visitato l’anno scorso) e andiamo direttamente allo stadio dove assistiamo ad un bellissimo concerto.

Lunedì 14 maggio 2012

Appena svegli dopo una breve passeggiata che ci permette di vedere l’esterno dell’antico castello di Duino (XI sec) posto poco più in basso di quello moderno, dobbiamo occuparci della macchina.

Sentito il responso del meccanico che ci tranquillizza (potremo rientrare come previsto per sera), decidiamo di visitare il sacrario militare di Folignano Redipuglia, dedicato a commemorare i militari morti durante la I guerra mondiale nelle ripetute battaglie combattute in prossimità del corso dell’Isonzo. La scalinata di marmo bianco che costituisce il sito è enorme e maestosa, ma non si può dimenticare che custodisce i resti dei 100 mila soldati morti e seppelliti nel sacrario, di cui però solo 40 mila hanno un nome.

Pranziamo in una trattoria “da camionisti”, recuperiamo la nostra macchina, consegniamo quella a noleggio appena in tempo (l’impiegata ci tiene a farci notare che ci ha tolto ben 3 minuti sulla reale ora di riconsegna evitandoci così di dover pagare un giorno aggiuntivo!) e partiamo per casa.

Il rientro va via liscio nonostante qualche apprensione sulle condizioni della macchina e per le 20.00 siamo a Gattinara stanchi per gli imprevisti e le emozioni, ma anche felici per aver visto un atteso concerto e nel contempo scoperto un nuovo angolo d’Italia.



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