Tra sogno e realtà in Friuli Venezia Giulia

Ovvero come mi sono trasformata in farfalla. Tre giorni alla scoperta della natura e dei suoi misteri
Scritto da: Jambalaya
tra sogno e realtà in friuli venezia giulia
Partenza il: 05/10/2012
Ritorno il: 07/10/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Tutto è iniziato in un’osmiza. Sì, perché quando si vuole stringere amicizia con qualcuno lo si invita a pranzo e così ho fatto con il Friuli Venezia Giulia. E di fronte a un vassoio di salumi e formaggi, accompagnati da un bel bicchiere di Terrano ho iniziato a fare conoscenza con questa Regione. Devo dire che già i suoi sapori sono capaci di conquistare, ma io ero lì per scoprire la natura e così, subito dopo il buon pranzetto, ci siamo diretti sul sentiero Rilke che costeggia il Parco delle Falesie, nel comune di Duino-Aurisina. Ad attenderci all’imbocco del sentiero la nostra preparatissima guida turistica che, abituato alle telecamere, si è mostrato un perfetto showman capace di rispondere alle mie domande sempre con un bel sorriso sulle labbra.

La giornata era splendida e ben presto alla nostra vista sono apparsi i colori: il blu del mare, il bianco della roccia carsica e il verde della vegetazione. Lungo il sentiero passeggiava il poeta Rainer Maria Rilke che proprio qui trovò ispirazione per comporre le “Elegie Duinesi”. A pochi chilometri poi la bella Trieste con i suoi caffè dove i giovani intellettuali si riunivano, come fanno tuttora per discorrere di letteratura o politica giocando a scacchi. I pensieri e le riflessioni che sono passate di qui si leggono tra le foglie degli alberi o dei cespugli profumati. Un continuo avvicendarsi di inebrianti profumi: la salsedine del mare che si infrange contro gli scogli, il pungente odore del pino nero e le dolci note dei fiori. Come se nell’aria venissero spruzzate essenze. E invece è tutto offerto dalla natura ad usufrutto del fortunato passante. Il percorso è molto facile, e adatto a ogni età. Si percorre in circa un’ora. Perfetto per fermarsi a leggere, scrivere o semplicemente per catturare raggi di sole che, in questa stagione, sanno essere amabili.

La nostra guida ci ha raccontato del falco pellegrino che ha la sua casa nel Parco delle Falesie di Duino e che, per pranzo, si dirige nella dirimpettaia Isola della Cona dove può sbizzarrirsi nella caccia. Questo per lui è un posto molto comodo in cui vivere.

Camminando lungo il sentiero rifletto sul fatto che la natura pensa a tutto, e non solo a nutrire il nostro stomaco, ma anche i nostri sensi ed ha una fantasia sconfinata. Mai uguale e mai banale. E così vediamo le falesie a picco sul mare, la vegetazione di tipo illirico-balcanica, la macchia mediterranea e la vista si apre sul castello di Duino da una parte e sulla baia di Sistiana dall’altra. Sapiente intreccio tra natura e uomo. In questo paradiso poi, a memoria del passato, si frappongono resti di postazioni belliche ora trasformati in punti di osservazione.

Terminato il nostro percorso, la guida ci propone una visita alle Risorgive del Timavo non molto lontane. È difficile spiegare questo luogo. All’ombra di immensi platani, cipressi e pioppi c’è una chiesa, San Giovanni in Tuba, bell’esempio di gotico e nei pressi tre Risorgive di questo fiume misterioso, il Timavo appunto, di cui nessuno è ancora riuscito a capire il corso sotterraneo. Si sa, però, che qui riaffiora creando vasche di luce e acqua color smeraldo dove simpatiche folaghe si divertono a nuotare. L’atmosfera poi è onirica, quasi sospesi in un sogno si cammina in questo luogo.

Proprio qui si dice sorgesse il tempio dedicato alla Speranza Augusta. Fascino e mistero, tra storia e leggenda, l’avvolgono da sempre e persino Virgilio era rimasto così impressionato da citarlo più volte nell’Eneide. La ricerca del Timavo ha inoltre portato a importanti scoperte, una tra tutte la Grotta Gigante, e a importanti avanzamenti nel campo della speleologia che si dice, appunto, sia nata a Trieste. Dopo oltre 150 anni di ricerche il mistero è ancora irrisolto, il Timavo continua abilmente a nascondersi tenendo celato a tutti il suo passaggio.

La sera ci dirigiamo al nostro agriturismo “Le Torri di Slivia” dove ci attende Corrado, il proprietario, e ci propone una visita alle grotte omonime. Subito accogliamo l’invito e indossato l’elmetto, proprio come perfetti speleologi, ci addentriamo nelle viscere della Terra. Questa grotta è stata riaperta recentemente e i proprietari dell’agriturismo organizzano visite guidate e si sono attrezzati per trasportare i turisti, sino all’entrata della grotta, a bordo di un mezzo molto originale chiamato “agribus”, ovvero un trattore con un vagone annesso. All’interno della grotta vive una colonia di 400 pipistrelli che sono stati abituati progressivamente, per oltre un anno, alla vista delle persone: “prima entrando una volta a settimana – dice Corrado – poi ogni tre giorni, poi ogni giorno”. Ora i pipistrelli sono abituati e qui trovano anche una specifica tutela. Le rocce sono antropomorfe: ora mi sembra di vedere un monaco a braccia incrociate, ora la testa di un leone, ora una figura con i denti digrignati il tutto in un gioco di suggestive luci e ombre. Ogni tanto, come dei bravi e discreti padroni di casa, si vedono danzare dei pipistrelli. Non so voi, ma a me sono simpatici e oltretutto sono degli esperti “antizanzare”. Che non me ne vogliano le zanzare, ma se la smettessero di essere così fastidiose potrei andarci un po’ più d’accordo. Fino ad allora continuerò a preferire i pipistrelli. Sto persino pensando di procurarmi una bat-box, ovvero una piccola casetta di legno creata apposta per loro, e sistemarla nel mio giardino. Un pipistrello per amico, perché no? In fin dei conti sembra un criceto con il muso schiacciato e le ali. Non è poi così male…

(continua…)



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