Viaggio in Slovacchia: Bratislava e oltre

Cinque giorni per esplorare la capitale e le cittadine della parte occidentale, con tappa in Ungheria
Scritto da: Fearless
viaggio in slovacchia: bratislava e oltre
Partenza il: 09/08/2017
Ritorno il: 13/08/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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L’idea di un viaggio in Slovacchia mi era venuta tempo fa guardando la mappa dei miei Paesi visitati e notando che questa nazione dell’Europa centro-orientale dalla forma allungata era ancora intatta. Tra voli a prezzi convenienti, ottime offerte per i pernottamenti e facilità negli spostamenti con mezzi pubblici, mi sono finalmente deciso a prenotare due biglietti per Bratislava!

Avevo visto voli Ryanair da Bergamo a Bratislava per circa €22 a tratta, ma dato che ho prenotato a luglio per agosto i prezzi erano leggermente lievitati, così da finire per spendere il doppio. Per quanto riguarda gli appartamenti in cui avremmo alloggiato, come sempre Booking ha guidato le mie scelte.

La Slovacchia ha moltissimo da offrire: città d’arte, monumenti, natura e famosi impianti termali. Essendo noi interessati ad una vacanza culturale e volendo tenere l’asticella per il nostro budget sotto gli €500, abbiamo optato per un tour organizzato in autonomia di 5 giorni e 4 notti tra la Slovacchia occidentale e l’Ungheria appena oltre il confine.

MERCOLEDÌ 9 AGOSTO

Il nostro volo Ryanair da Bergamo a Bratislava è partito alle 14 ed è atterrato in tempo alle 15:20. Sul volo ci siamo messi a chiacchierare con una signora slovacca che ci ha avvisati del fatto che è facile venire rapinati nella capitale. Molto bene come inizio direi!

Bratislava ci ha accolto con il sole e con lo stesso caldo afoso che abbiamo lasciato in Lombardia. L’aeroporto è piuttosto piccolo e consiste sostanzialmente in una lunga, luminosa sala. Al nostro arrivo, non avendo fretta, abbiamo deciso di raggiungere il centro con l’autobus 61, che parte dall’aeroporto e termina la corsa nella stazione centrale dei treni. Il biglietto che bisogna prendere all’apposita macchinetta è quello da 90 centesimi ed valido per 30 minuti dal momento in cui viene timbrato. Visto che non esistono bus che vanno direttamente in centro a Bratislava e che il sistema dei tram è a dir poco complicato, abbiamo camminato fino in centro, raggiungendo il nostro appartamento in una ventina di minuti.

La nostra sistemazione, fantasiosamente chiamata Apartment Residence (€68 in due per una notte), si trova in una lunga via pedonale appena fuori dalla città vecchia. Non ci sentiamo di consigliare questo alloggio: zona bruttina, wi-fi intermittente, appartamento con molti difetti, quali luci e doccia malfunzionanti, e proprietaria elusiva.

Abbiamo fatto il nostro primo giro esplorativo per Bratislava quello stesso pomeriggio. Senza una meta precisa, siamo andati a zonzo per la città vecchia, più piccola di quanto pensassimo, tanto che dopo un’ora avevamo già percorso tutte le sue vie. Abbiamo notato come alcune parti fossero tenute fin troppo bene, tanto da sembrare finte, mentre altre sembravano completamente abbandonate. Seguendo la fitta folla abbiamo raggiunto Čumil, la statua di un uomo sorridente che esce da un tombino, installata una ventina d’anni fa e per cui i turisti sembrano andare pazzi.

Per la cena abbiamo scelto un posto appena fuori dal centro, U Kubistu, dall’atmosfera giovanile e rilassata e con piatti con ingredienti di ottima qualità. Nonostante i prezzi un po’ alti per gli standard slovacchi (€22 a testa), possiamo dire che il nostro primo impatto con la cucina slovacca è stato molto positivo.

La nostra lunga passeggiata digestiva ci ha visto attraversare il Nový Most, il principale ponte della città, per vedere l’imponente castello al tramonto. Il piano era quello di salire sull’UFO, una peculiare struttura a forma di navicella spaziale situata dall’altra parte del ponte e dotata di una terrazza panoramica che offre viste su Bratislava. In parte per via del fatto che il sole era già scomparso all’orizzonte e in parte perché non ci andava di spendere €7 a testa per un panorama che dalle foto sembrava mediocre, siamo tornati indietro verso la città vecchia per un secondo giretto fra i monumenti principali.

GIOVEDÌ 10 AGOSTO

Oggi la giornata comincia con un giro al supermercato Tesco per acquistare alcuni oggetti che ci sarebbero serviti. È curioso vedere come i prezzi non siano poi così bassi rispetto a quelli italiani, probabilmente per via del fatto che anche in Slovacchia hanno l’euro. Tuttavia, con un salario medio pari a un terzo del nostro, gli slovacchi risentono di un potere d’acquisto decisamente minore.

Con poco tempo a disposizione, abbiamo raggiunto la cattedrale di San Martino, che insieme al castello costituisce una delle due porte d’accesso alla parte vecchia di Bratislava, tagliata in due da una superstrada. Il duomo quattrocentesco di Bratislava si distingue per lo stile architettonico gotico, in contrasto con il barocco, che prevale in quasi tutte le altre chiese cittadine.

Siamo tornati al nostro appartamento per il check-out e ci siamo diretti verso la stazione, con una sosta in un locale per un pranzo veloce (pessimo, meglio dimenticare) e in negozio di dischi per trovare qualcosa per accrescere la mia collezione di musica pop/rock nazionale delle nazioni che visito (conoscevo e apprezzavo già alcuni artisti slovacchi e ho trovato quasi tutto quello che volevo).

La sistemazione sui treni slovacchi è a dir poco disfunzionale. Si può comprare il biglietto in stazione, con o senza posto assegnato. Se si sceglie l’opzione senza posto numerato, ci si può sedere su qualunque posto nella seconda classe, purché questo non sia già stato prenotato da qualcuno: insomma, se ti siedi su un posto che qualcuno ha prenotato ti tocca sloggiare. Tra l’altro, la prima classe occupa i due terzi dei treni. In tutti e quattro i nostri viaggi in treno non abbiamo comunque avuto problemi, visto che in realtà quasi nessuno prenota i posti numerati in seconda classe. Il biglietto non è da convalidare: solitamente passerà un addetto a controllare la validità dei titoli di viaggio.

Dopo un’ora e mezzo di viaggio abbiamo raggiunto Trenčín, dove siamo arrivati alle 14:30 (il biglietto è costato circa €7 a testa per tratta). Questa cittadina di poco più di 55.000 abitanti è famosa per l’imponente castello, che domina su tutta l’area dall’altura su cui è stato costruito. Il nostro appartamento, nella Penzion Panorama (€41 in due per una notte), si trova nel piccolo centro di Trenčín, a 10 minuti a piedi sia dalla stazione che dal castello. La camera, essenziale ma dotata di ogni comfort e con wi-fi veloce, e la posizione vantaggiosa hanno reso questa sistemazione ottimale.

Dopo un buon pranzo tardivo a base di carne e formaggi innaffiati da birra al Trenčiansky pivovar Lanius (€12 a testa) abbiamo intrapreso la scalata verso il castello di Trenčín, che si raggiunge a piedi attraverso una strada in salita, breve ma resa intensa dal sole e dai 41°C percepiti di quel pomeriggio. All’entrata si deve fare il biglietto: si può scegliere tra visita guidata a €6 (da quell’ora erano disponibili solo in slovacco) e visita in autonomia a €5, che noi abbiamo pagato €3 grazie allo sconto studenti. Il castello già esisteva ai tempi dei Romani, come testimoniato da un’iscrizione del II secolo, ed è stato rinnovato più volte durante il Medioevo. Sono incluse mostre sulle torture inflitte ai prigionieri e sull’arredamento antico, ma il punto forte della struttura è la torre di Matteo (Matúšova veža), situata nel cortile centrale, da cui si gode di un bellissimo panorama di Trenčín e del territorio circostante. Il piano era quello di vedere il tramonto da qui, ma sfortunatamente il cielo si è annuvolato e siamo tornati nel cortile per rilassarci e passeggiare un po’. Tra tutti i chioschi di souvenir qui presenti non ce n’era uno che vendesse dell’acqua, l’unica cosa che desideravamo in quel torrido pomeriggio. Qui abbiamo conosciuto un ragazzo finlandese, che stava girando da solo fra Slovacchia e Repubblica Ceca con zaino in spalla e con cui abbiamo passato qualche ora passeggiando per le vie del centro di Trenčín.

Per la cena, non avendo trovato nulla d’interessante su TripAdvisor, abbiamo tradito la cucina slovacca con quella giapponese e ci siamo cibati di sushi all’ottimo Oyshi, gestito da ragazzi del luogo appassionati di cultura orientale che hanno deciso di aprire uno dei primi ristoranti fusion della città. Ci siamo saziati con €23 a testa, sostanzialmente quello che si spenderebbe in un all you can eat in Italia.

VENERDÌ 11 AGOSTO

Ho deciso di svegliarmi presto per un giretto esplorativo della città prima di tornare a Bratislava. Approfittando della bellissima mattinata soleggiata, sono salito al castello, che a quell’ora era chiuso, per ammirare nuovamente la città dall’alto. Ho quindi visto la chiesa della Natività della Vergine Maria, un grande e sobrio edificio giallo situato in un punto panoramico, per poi scendere nuovamente nella parte pianeggiante della città. Gran parte del centro di Trenčín al momento della nostra visita era un cantiere a cielo aperto: stavano infatti rifacendo la pavimentazione delle strade. Qui ho visto la sinagoga, la cinquecentesca porta cittadina e la chiesa di San Francesco Saverio, in cui sono entrato per apprezzare gli interni barocchi e riccamente decorati. Se ci fossimo fermati ancora un po’ a Trenčín avremmo sicuramente fatto i percorsi naturalistici che consentono di visitare l’area boscosa intorno al castello, quasi intatta da mano umana.

Alle 10 abbiamo fatto check-out per recarci in stazione, dove saremmo tornati a Bratislava con un treno che era in ritardo di 25 minuti. I 130 km che separano Trenčín da Bratislava sono caratterizzati da campagne sterminate interrotte qua e là da villaggi e cittadine. Una di queste, Piešťany, è un famoso centro termale in cui ci saremmo rilassati volentieri per un giorno se avessimo avuto più tempo a disposizione.

Tornati a Bratislava abbiamo fatto check-in ai VIP Apartments, che ci avrebbero ospitato per le ultime due notti. Si sono rivelati la sistemazione perfetta: posizione centralissima attaccata alla porta di San Michele (uno dei monumenti più iconici della città), wi-fi celerrimo, personale molto disponibile e professionale, e camera e bagno spaziosi e luminosi. Il tutto per €71 a notte per due persone, praticamente la stessa cifra del primo appartamento, che non ha nulla a che vedere con questo. Dopo esserci sistemati abbiamo pranzato al Koliba Kamzík, un ristorante imboscato in un vicoletto nel centro di Bratislava dove, per €34 in totale, abbiamo assaporato la vera cucina slovacca in tre abbondanti portate ciascuno. La specialità di questo ristorante è la bryndza biologica, il formaggio di latte di capra tipico slovacco, che abbiamo trovato nella demikát (zuppa a base di questo ingrediente) e nella salsa sugli gnocchetti di patate fatti in casa.

La passeggiata digestiva l’abbiamo fatta verso la stazione, visto che la nostra prossima meta era Trnava, città di 65.000 abitanti raggiungibile in 25 minuti di treno dalla capitale per €2,50 a tratta. Il nostro primo impatto con Trnava è stato di leggero scomforto: la zona attorno alla stazione aveva l’aspetto della generica brutta periferia esteuropea, con palazzoni di cemento e viali larghi. Per fortuna, con 5 minuti di cammino l’atmosfera cambia del tutto, e ci si ritrova nel centro pedonale della città, dominato dall’altissima torre cittadina. Qui siamo saliti per €2 e abbiamo goduto del panorama su Trnava. Abbiamo subito notato come in Slovacchia, contrariamente all’Italia, non si siano fatti problemi a costruire ecomostri direttamente al fianco di edifici antichi nelle città. Questa caratteristica è stata riscontrata anche a Bratislava e Trenčín, e se non rende il panorama particolarmente attraente, se non altro dà quel tocco di decadente fascino esteuropeo.

La nostra passeggiata per il piccolo e tranquillo centro di Trnava è proseguita verso la chiesa di San Giovanni Battista, progettata nel Seicento da architetti italiani, che purtroppo in quel momento era chiusa. L’imponente edificio è testimone dell’importanza storica di Trnava, che è stata una dei primi centri in Slovacchia a ricevere lo status di città nel Medioevo. Altra testimonianza dell’antico splendore di questo luogo è conferita dalle mura, in parte conservate e visibili in vari punti, che risalgono ai tempi dei re ungheresi medievali. Il nostro percorso ci ha portati alla basilica di San Nicola, un edificio imponente e fotogenico dove al momento della nostra visita delle devote donne erano intente a recitare un rosario.

Essendo arrivata l’ora di cena, abbiamo deciso di rimanere a Trnava, approfittando del fatto che l’ultimo treno per Bratislava fosse alle 22:34. Al tranquillo ristorante della Penzion Patriot abbiamo mangiato zuppa di pomodoro, pasta con funghi e pollo, e dell’ottima carne di maiale con contorni per €34. Siamo infine riusciti a prendere il treno delle 21:34, dopo aver fatto un piacevole incontro con un riccio nel parco davanti alla stazione.

SABATO 12 AGOSTO

Per questo giorno avevamo due scelte: visitare Brno, in Repubblica Ceca, raggiungibile in un’ora e mezza di treno, o andare a Győr, in Ungheria, distante un’ora di bus. Abbiamo infine optato per la seconda, ritenendo che avesse qualcosa in più da offrire. Abbiamo prenotato dall’Italia i nostri biglietti Flixbus per Győr, spendendo €23 a testa fra andata e ritorno. La mattinata è piuttosto algida e ventosa: finalmente possiamo dire addio all’afa dei giorni precedenti e dare il benvenuto ai nostri maglioncini. Il nostro bus è partito puntuale dall’autostazione di Nový Most alle 10 ed è arrivato a destinazione un’ora dopo. Siamo stati gli unici passeggeri a scendere a Győr: tutti gli altri erano diretti a Budapest.

Con i suoi 130.000 abitanti, Győr è una delle principali città ungheresi. Qui si respira l’aria provinciale dell’Ungheria, ben diversa dalla frenetica metropoli rappresentata dalla capitale Budapest, con il suo centro storico sterminato e il suo traffico tentacolare. A Győr il centro è contenuto ma grazioso, vivace e tenuto bene. L’ampia zona pedonale include varie chiese, tra cui spiccano la chiesa benedettina di Sant’Ignazio, che domina sulla piazza principale con le sue due torri campanarie bianche, e la basilica dell’Assunzione della Vergine, costruita nel Seicento dall’artista barocco italiano Giovanni Battista Rava.

Appena arrivati a Győr abbiamo prelevato 15.000 fiorini (circa €54) e abbiamo cercato un posto dove pranzare. Il ristorante che avevamo inizialmente selezionato era già al completo alle 11:50, quindi abbiamo trovato come alternativa il ristorante Szalai, dove per 1.850 fiorini (€6) a testa abbiamo pranzato con zuppa di pollo, pasta e verdure, e petto d’anitra con puré e crauti rossi. Dopo un giretto digestivo per visitare il centro, in cui ogni vicolo ha dei bei dettagli da scoprire, siamo tornati alla stazione dei bus, dove dalla piattaforma 11 abbiamo preso il pulmino per Pannonhalma delle 14:10. Questo paesino di campagna è famoso per l’abbazia benedettina fondata nell’anno 996 che è patrimonio UNESCO.

Dopo circa 35 minuti, passando per la periferia di Győr e poi per vari villaggi, siamo arrivati a destinazione. Il primo impatto è stato maestoso: l’abbazia si vede da grande distanza e domina dall’alto di una collina boscosa su tutto il territorio circostante. L’abbiamo raggiunta in una quindicina di minuti a piedi attraverso un percorso fra la vegetazione dotato di pannelli informativi trilingue (ungherese, tedesco e inglese) che spiegano la storia dell’abbazia e del villaggio di Pannonhalma. Arrivati in cima, ci siamo recati nella biglietteria, dove per €4 a testa abbiamo acquistato due biglietti scontati per studenti e ridotti anche per via del fatto che la chiesa non fosse visitabile a causa di una cerimonia privata in corso. Pazienza: ci era stato detto che la chiesa era una delusione e che la sola biblioteca dell’abbazia valeva il prezzo del biglietto. In effetti, il primo impatto con questo edificio non è stato dei migliori: disastrosi restauri nel corso dei secoli l’hanno portato allo stato attuale, austero e con massiccia presenza di cemento che toglie tutta l’atmosfera che dovrebbe avere un luogo religioso antico di un millennio. Del resto, essendo ospitando trecento studenti non seminaristi, un tocco di modernità per garantire la funzionalità dell’edificio era necessario. La biblioteca si di fatto rivelata l’unica parte interessante: consiste in una grande stanza, perfettamente simmetrica e del tutto visivamente appagante per i visitatori. Gli affreschi, le ampie finestre e i libri ordinati perfettamente sugli scaffali la rendono un luogo davvero magico. Qui sono conservati sia manoscritti vecchi di un millennio che alcuni fra i più antichi libri stampati. Scesi nuovamente in paese, in attesa del bus per il ritorno, abbiamo fatto una pausa tè al Pletycafé che si è trasformata in una vera e propria degustazione di dolci locali. Sono finito per prendere quattro abbondanti fette di torta dai nomi impronunciabili a poco più di €1 ciascuna, e sarei andato avanti se il tempo l’avesse consentito. Del resto, si sa che gli ungheresi sono ottimi pasticceri.

Siamo tornati a Győr con il bus delle 17:14. In Ungheria i pulmini sono solitamente puntuali, e se tardano non si fanno aspettare per più di 10 minuti. Il biglietto ci è costato 415 fiorini (€1,30) a tratta. In attesa del bus per il rientro a Bratislava abbiamo fatto un giro nella zona intorno alla stazione, dove si trova il palazzo comunale di Győr, un imponente edificio neoclassico con un’alta torre centrale che è impossibile non notare. Il nostro Flixbus di ritorno per Bratislava è partito alle 18:30 ed è arrivato a destinazione puntuale alle 19:40.

Visto il bellissimo tramonto, abbiamo deciso di salire al castello di Bratislava, dove da una terrazza panoramica abbiamo ammirato questo enorme edificio bianco tinteggiarsi di giallo, poi rosso, e infine viola. I cancelli per il cortile del castello sono aperti fino a mezzanotte, per chi volesse passarci anche la serata. Il castello, distrutto nell’Ottocento, è stato ricostruito nel secondo dopoguerra, per poi essere rimesso completamente a nuovo nel 2008. Come succede spesso nell’Europa orientale, il restauro è stato eccessivo, tanto da far sembrare l’edificio un castello di Gardaland. Oggi ospita il Parlamento slovacco.

Per la nostra ultima cena slovacca ci siamo mantenuti nella meno turistica zona del castello e abbiamo trovato il Kozia Brana, un locale prevalentemente frequentato da persone del luogo, tanto che il proprietario si è stupito nel vedere entrare due stranieri. La cena, a base di zuppe di pomodoro e carne, risotto ai funghi e spezzatino di cervo in salsa di frutti di bosco, è stata eccellente ed economica: €28 per tutto ciò. Un ottimo modo per concludere il nostro viaggio in terra slovacca.

DOMENICA 13 AGOSTO

Visto che il volo di rientro era in mattinata, non c’è stato modo di sfruttare l’ultima giornata. Ci siamo svegliati con calma, abbiamo preso un taxi per l’aeroporto e abbiamo aspettato il nostro volo, che è partito puntuale alle 12:10. Abbiamo salutato Bratislava con il sole, che ci ha accompagnato per quasi tutta la vacanza, talvolta coperto da nuvole, che per fortuna non hanno mai portato piogge. L’atterraggio a Bergamo è avvenuto in leggero anticipo, alle 13:20.

CONCLUSIONI GENERALI

  • Rispetto alle nostre aspettative, Bratislava si è rivelata una delusione. Fra la folla eccessiva, i troppi locali notturni e la presenza di negozi di souvenir in ogni angolo, ci è sembrato che la città mancasse di atmosfera e personalità, almeno nella parte storica. È molto più interessante il quartiere intorno al castello, poco battuto dai turisti e pieno di spunti fotografici. In ogni caso, la città si visita benissimo in una giornata.
  • Bratislava, purtroppo, è meta per molti italiani di turismo sessuale. Ovviamente, le ragazze del luogo conoscono i loro polli da spennare e molti finiscono truffati o derubati in un modo o nell’altro. Persino il tassista che ci ha accompagnato in aeroporto, pensando che fossimo venuti lì per quello, ci ha chiesto come avessimo trovato le ragazze slovacche, quando noi non eravamo assolutamente interessati. Dedicarsi a un tipo di turismo più edificante sarebbe un’idea decisamente migliore.
  • A Bratislava di sera effettivamente gira gente poco raccomandabile, dagli alcolizzati a certi elementi che ti vogliono invitare a feste losche. Se evitate questi individui come la peste bubbonica e osservate le solite linee guida per la sicurezza, state pure tranquilli che non vi succederà niente.
  • Trenčín e Trnava, dove abbiamo passato anche la sera, sono quasi deserte e poco illuminate dopo una certa ora, ma nonostante ciò ci si sente sempre sicuri. Se avete prenotato per alcuni giorni, consiglio vivamente di visitare queste due cittadine anche in giornata per vedere una Slovacchia diversa da quella della capitale.
  • Il cibo slovacco è delizioso, ma non molto vario. Gira e rigira, gli ingredienti sono sempre gli stessi: patate, carne, formaggio. Come per sconguirare i rapporti amorosi, gli slovacchi mettono cipolla e cipollotto dappertutto, sia cotti che a crudo.
  • Pur non vantando di un’eccelsa padronanza della lingua inglese, nelle zone turistiche e nei centri principali della Slovacchia troverete sempre gente che parla inglese a un livello accettabile. Lo stesso discorso non può essere fatto per l’Ungheria, dove la conoscenza della lingua inglese lascia molto più a desiderare.
  • Gli slovacchi sono un popolo molto rilassato. A noi italiani sembreranno freddi e distaccati, ma in realtà preferiscono semplicemente stare sulla loro e vivere e lasciare vivere.
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La porta di San Michele a Bratislava

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Panorama di Trenčín dal castello

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Il castello di Bratislava al tramonto

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La basilica di San Nicola a Trnava

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Dettaglio del centro storico di Győr, Ungheria



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