Viaggio in danimarca

APPUNTI DI VIAGGIO Come ogni Diario che si rispetti mi sembra opportuno cominciare questo racconto con una breve descrizione dei personaggi protagonisti del viaggio. In rigoroso ordine alfabetico: CHIARA (1^ figlia di Michela e Stefano) Sempre gentile e disponibile con tutti, grande lettrice di “Topolino” detiene il record mondiale di...
Scritto da: Stefano Somaschini
viaggio in danimarca
Partenza il: 15/07/2004
Ritorno il: 01/08/2004
Viaggiatori: fino a 6
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APPUNTI DI VIAGGIO Come ogni Diario che si rispetti mi sembra opportuno cominciare questo racconto con una breve descrizione dei personaggi protagonisti del viaggio.

In rigoroso ordine alfabetico: CHIARA (1^ figlia di Michela e Stefano) Sempre gentile e disponibile con tutti, grande lettrice di “Topolino” detiene il record mondiale di smarrimento di ciabatte in una stanza: 3 paia ! CLAUDIO anni 47 peso 120 kg altezza 1,88 mt (fratello di Stefano, fidanzato di Susanna) Soprannominato “Pastone” vive pressochè in simbiosi con la sua automobile detta anche “vecchio cassone”. Essendo il viaggiatore con la maggiore età è considerato (solo per questo) la guida spirituale del gruppo.

MICHELA (moglie di Stefano) Per la croce (del marito) portata quotidianamente con spirito stoico e di abnegazione ha già subito il processo di beatificazione. Di fondamentale importanza l’ottima padronanza delle lingue (inglese e tedesco). Grande navigatrice a lei dobbiamo il fantastico tour dei Grigioni in Svizzera (a tal proposito rimandiamo per i dettagli alla lettura del diario) REBECCA (2^ figlia di Michela e Stefano) Per avere solo due anni e qualche mese è già nervosa e prepotente (degna figlia di suo padre) STEFANO anni 38 peso 105 kg altezza 1,90 mt (marito di Michela, fratello di Claudio) Soprannominato “Pastino”. Costantemente nervoso, insofferente e intollerante il tutto condito da una punta di prepotenza (così dice Pastone): un cocktail negativamente esplosivo.

SUSANNA (fidanzata di Claudio) Se Michela sta diventando beata, Susanna per la costante sopportazione del Pastone è già stata santificata.

Favolosa organizzatrice di pic-nic volanti in qualsiasi condizione climatica.

E’ altresì chiamata “Regina delle Melanzane” per l’utilizzo magistrale del pregiato alimento (insuperabile la sua pasta!) 15 LUGLIO 2004 Dopo una serie di malanni fisici che hanno colpito negli ultimi giorni praticamente tutti i componenti della spedizione, alle ore 22.30 davanti casa di Michela e Stefano ha finalmente sede il ritrovo dei partecipanti la vacanza. Il morale, malgrado i postumi delle varie malattie, è alto e i viaggiatori si dividono in due equipaggi: il primo è composto da Pastone (guidatore), Susanna (navigatrice) e Chiara (addetta al sonno – ha praticamente dormito tutto il viaggio); il secondo è formato da Pastino (guida), Michela (navigatrice) e Rebecca (addetta alla rottura di scatole – chiaramente è un eufemismo).Le due autovetture sono stipate all’inverosimile. In particolare il “vecchio cassone” si è fatto carico del trasporto degli scatoloni contenenti le derrate alimentari che le ragazze hanno saggiamente costituito: è impressionante notare il gioco di incastri, degno di una Laurea Honoris Causa in ingegneria, studiato da Pastone per contenere il tutto. Alle ore 23.00, minuto più minuto meno, finalmente si parte destinazione Danimarca ! 16 LUGLIO 2004 Dopo circa 200 Km comincia lo stillicidio di soste causa lo stato di sonnolenza pre-comatoso del Pastone. La prima fermata degna di nota si svolge alle ore 01.30 nella piazzola di uno squallido Grill Svizzero. In una temperatura certamente rigida per le nostre abitudini di uomini di pianura e alla fioca luce giallastra di pochi e sgangherati lampioni, la Susanna, per ravvivare un ambiente pesantemente minato dal sonno, sciorina il primo degli innumerevoli e provvidenziali pic-nic volanti. Il cofano posteriore del “vecchio cassone” viene in pochi minuti imbandito di ogni ben di Dio. Pastone, come al solito vestito in maniera eccessivamente leggera, si difende dal freddo indossando una coperta che lo fa somigliare ad un peruviano proveniente direttamente da Machu-Pichu. Dopo tazze di the e caffè accompagnate da qualche biscotto, la comitiva riprende tonificata il viaggio. Dopo altri 70/80 Km il Pastone ha però un altro drammatico crollo e quindi siamo costretti, nello sconforto generale, a fermarci nuovamente. Ovviamente Pastino, con lo spirito di comprensione che lo contraddistingue, non riesce ad esimersi dal sollevare qualche velata critica nei confronti del Pastone: ciò ha comunque un effetto salutare poiché il Pastone, punto nel vivo, reagisce inseguendo di corsa il fratello all’interno della piazzola di sosta. Evidentemente l’improvviso sforzo fisico ha prodotto maggior ossigeno nel sangue e ciò ha permesso al Pastone nelle ore successive una guida più continua e sciolta. A proposito della guida va annotata, per completezza d’informazione, la velocità di crociera tenuta dal Pastone nel viaggio di andata, velocità media che si è aggirata attorno agli 80/90 km orari: in alcuni tratti siamo stati anche superati da sidecar, ciclisti e mamme con la carrozzina. Verso mezzogiorno la Susy ha organizzato da par suo un delizioso pranzo sfruttando l’organizzatissima area di sosta di un grill in Germania. Seduti su una tavolata di marmo abbiamo dato fondo alle provviste mangiando panini al prosciutto e frutta fresca: come al solito gran finale con caffè caldo. Durante la sosta siamo rimasti meravigliati dall’organizzazione tedesca: mentre ci sostentavamo ha infatti parcheggiato un pullman dal quale sono scesi una cinquantina di pimpanti vecchietti tutti rigorosamente con spolverino color panna, sandali e pedalini bianchi. Nell’arco di pochissimi minuti è stata predisposta una cucina volante che ha prontamente distribuito panini con wurstel e cetrioli di dimensioni gigantesche oltre a bicchieri di birra versate da barili di cartone trasportabili: ovviamente il tutto in rigorosi ordine e disciplina. Tanto di cappello ! Alle ore 17.00 circa, presso Kassel, ci fermiamo per un ulteriore sosta ad un grill.

Dal parcheggio si intravede, davanti al bar-ristorante, uno striscione recante la scritta “Wilkommen Rasthaus”: Pastone, ormai in stato di ebbrezza per le numerose ore di guida, legge invece “Wilkommen Pasthaus” (Benvenuto Pastone). Esaltato, sfoderando un inglese degno del più forbito gentleman inglese, ordina al banco due the freddi. Per tutta risposta vengono serviti ai fratelli Pasta due caffè caldi ma il Pastone è così galvanizzato che, oltre a non accorgesene, prende commiato sciorinando, invece dell’abituale “dankeshoen” (arrivederci in tedesco) un calcistico “Helmut Shoen” (ex grande commissario tecnico della nazionale tedesca di calcio).

Ripresa la marcia dobbiamo purtroppo sopportare una lunghissima coda, causa cantieri, direzione Lubecca che ci getta nello sconforto. La stanchezza unita al nervosismo accumulato agevolano una nostra dura reprimenda nei confronti dello stato delle autostrade tedesche. Se è pur vero che non si paga il pedaggio (dato per la verità di non poco conto) non possiamo non evidenziare gli infiniti cantieri aperti dove non si è visto lo straccio di un tecnico al lavoro ! Sorvoliamo poi sulla disposizione della segnaletica in prossimità dei cantieri degna del miglior Ingegner Cane (personaggio della nota trasmissione “Mai dire Goal”). Stremati alle 21.00 arriviamo a Lubecca e ovviamente ci perdiamo.

La Susanna adirata (è chiaramente un eufemismo) pronuncia la seguente frase già passata alla storia: “in 23 ore eravamo alle Fiji…Il prossimo anno tutti all’Idroscalo!”. Michela chiede indicazioni all’unico tassista ubriaco di tutta la Germania e ovviamente non troviamo l’Albergo dove abbiamo prenotato le stanze. Dopo aver consultato almeno la metà degli abitanti di Lubecca finalmente giungiamo a destinazione. L’Albergo è certamente caratteristico ma ancor più caratteristico è il gestore che con una calma olimpica ci mostra camere e parcheggio. Purtroppo il parcheggio, all’aperto, non è custodito e questo getta nello sconforto l’intera carovana preoccupata per le autovetture ed anche per le valigie all’interno delle macchine (considerato il carico voluminoso le ragazze con sagacia avevano predisposto un’apposita valigetta solo per la sosta programmata di Lubecca). Il gestore (che poteva vagamente ricordare un ex figlio dei fiori) ci ha comunque consegnato il classico elettrocomando a forma di scatoletta per alzare la sbarra che regola l’entrata nell’area adibita a parcheggio.

Mentre si recavano alle autovetture per ricoverarle negli appositi spazi Pastino ha notato Pastone armeggiare nervosamente con l’elettrocomando proferendo ripetutamente la seguente frase: “..Ma come cavolo si apre questa scatola !” Ebbene sì, per sua stessa ammissione il Pastone pensava di trovarvi all’interno la chiave del cancello del parcheggio ! Ovviamente abbiamo preferito dare la responsabilità del fatto alla stanchezza per il lungo viaggio piuttosto che provvedere ad un immediato ricovero. Attorno alle 22.30 si tiene presso la camera di Susy e Pastone un piccolo spuntino volante e alle 23.00 andiamo tutti a letto stanchissimi.

17 LUGLIO Alle ore 06.00 suona la sveglia. Fuori c’è una pioggia leggera ma fastidiosa e questo abbassa un po’ il morale della truppa. Per fortuna alle 06.45, in un ambientino accogliente, ci viene servita un’ottima prima colazione che contribuisce a migliorare l’umore della truppa. In particolare non possiamo non ricordare l’addetto alle colazioni che ricordava moltissimo Plastic Bertrand (un cantante francese che ebbe un effimero siccesso negli anni 80 in Italia).

Attorno alle 07.50 si parte direzione Puttgarden per imbarcarsi sul traghetto alla volta della Danimarca.

Nell’abbandonare Lubecca non possiamo non esprimere il rammarico per non aver avuto il tempo (anche solo poche ore) per poter visitare almeno il centro: l’impressione che ne abbiamo ricavato, in quei giri mentre cercavamo l’albergo la sera precedente, è infatti quella di una città bellissima e affascinante: peccato. Alle 09.30 giungiamo all’imbarcadero dove, dopo ca. 30 minuti di coda, saliamo sul traghetto. Anche in quest’occasione Pastone ha voluto dare prova della sua perizia chiedendo il perché sul tetto delle autovetture non venisse posto il classico cilindro colorato e numerato per regolare le file d’auto, non accorgendosi che sopra le nostre teste troneggiava invece una modernissima serie di semafori: praticamente aveva scambiato la zona di imbarco per un qualsiasi autolavaggio ! Finalmente siamo sul traghetto e Chiara appare visibilmente emozionata mentre la Reby rimane assolutamente impassibile. Siamo fortunati: è uscito un bellissimo sole che rende questa breve attraversata (ca. 1 ora) ancora più bella. Mentre le ragazze si siedono in comodi divanetti a poppa, i due fratelli Pasta decidono di prendersi un paio di caffè che si riveleranno i più cari della storia: euro 4,50. Come previsto dopo 60 minuti di traversata arriviamo in Danimarca: le operazioni di discesa dal traghetto sono rapide ed efficienti. Scesi sul suolo Danese, Michela, con la consueta disponibilità, si fa carico di condurci verso la direzione corretta. Purtroppo, complice la stanchezza (passatemi questa misera difesa), Pastino, irritato per alcune titubanze di Michela durante le indicazioni nel corso dell’ultimo tratto di viaggio, avvia con la consorte un’accesa discussione al culmine della quale si impossessa dell’unica cartina dettagliata della Danimarca stracciandola in mille pezzi. Inutile commentare questi comportamenti non riscontrabili neanche nel mondo animale. Alle ore 15.00 giungiamo a Ramlose, un paesino sul lago di fiordo di Arreso, per ritirare le chiavi dalla Sig.Ra Andersen (nome di fantasia) incaricata dell’Agenzia . La Signora Andersen è un po’ in ritardo ma dopo ca. 30 minuti di febbrile attesa arriva, incassa l’anticipo sulle spese e ci consegna chiavi e indicazioni per raggiungere la casa che si trova a ca. 30 km. Percorriamo l’ultimo tratto stanchi e impazienti di vedere la nostra abitazione sotto un bel sole e accarezzati dal solito vento che costantemente fa sentire la sua presenza da queste parti. Alle ore 16.00 finalmente (è proprio il caso di dirlo) arriviamo alla meta. Una sola parola può forse rendere l’idea per descrivere la casa e il suo contesto: fiabeschi! La casa è stata costruita nel tipico stile nordico in legno colorato e si colloca in una vastissima zona residenziale di altre case edificate con il medesimo criterio, tutte immerse in una vegetazione lussureggiante che ci sorprende e ci colpisce: ci troviamo a 500 mt dal mare ma sembra di essere in mezzo ad un bosco di alta montagna con l’aria tersa ed i tipici silenzi interrotti solo dal cinguettio degli uccelli! Dopo aver scaricato le autovetture e dopo una doverosa rinfrescata, mentre le ragazze si occupano di liberare le valigie e di disporre le vivande, i fratelli Pasta decidono di recarsi in avanscoperta a Gilleleje (pronuncia in danese: ghillelai) il paese di pescatori, a 8 km di distanza, più caratteristico di quel tratto di costa. Prima però saggiamente decidono di fermarsi ad un piccolo supermercato sulla strada per qualche provvista. Evidentemente è destino perché dopo il tassista ubriaco di Michela a Lubecca, Pastino fa subito la conoscenza con un vecchio ubriacone danese del posto che simpaticamente invita Pastino a bersi un bel caffè con la grappa (il vecchio ubriacone lo pronuncia addirittura in lingua italiana). Pastino, anestetizzato dal pesante alito del suo interlocutore e inebetito per la stanchezza del viaggio, sta quasi per cedere all’invito quando il saggio Pastone irrompe nella situazione dividendo i due nuovi amiconi ed allontanando il vecchio ubriacone.

Ultimata la spesa visitiamo Gilleleje che ci sorprende positivamente e ci rechiamo immediatamente in pellegrinaggio in un luogo di culto agognato per tutto l’anno: il mitico “Adamsen’s Fisk”, il venditore di pesce fresco più famoso del porto di Gilleleje citato in tutte le guide turistiche. Ovviamente non resistiamo alla tentazione e ci spariamo subito un bel piatto di pesce crudo che mangiamo di gusto su un tavolino di fronte al porto. Per onor di cronaca debbo riferire che Pastone era indeciso sull’iniziativa per rispetto verso le ragazze: Pastino però, con la prepotenza che lo contraddistingue ha pronunciato nell’occasione la gravissima frase: “ma chi se ne impippa della ragazze!”. Alla fine dunque lo spuntino i due fratelli Pasta se lo sono sbaffati utilizzando, fatto ancor più grave, la cassa comune. Attorno alle ore 18.30 con un’aria finta colpevole e soprattutto con le mani assolutamente pregne di odore di pesce, i due fratelli sono rientrati a casa. Ovviamente Pastone, che non è in grado di mantenere un segreto neanche a Cappuccetto Rosso, ha subito vuotato il sacco. Le ragazze, magnanime, hanno sorvolato e così prima di mangiare ci siamo tuffati in piscina per un bagno rilassante. Durante la cena da sottolineare come Michela, dalle vetrate che danno sul giardino, scambi un semplice piccione per una lepre scatenando l’ilarità generale. Attorno alle 23.00, dopo un revival sui sandali abbandonati volutamente da Pasta in Provenza l’anno scorso (pare che i sandali siano stati avvistati sulla Milano-Ventimiglia mentre cercavano disperatamente il loro padrone che li aveva abbandonati), andiamo tutti a letto distrutti ma felici.

18 LUGLIO Alle ore 09.00 sveglia con prima colazione danese e prima randellata (sculacciata) presa dalla Reby (autore papy). Dopo esserci rifocillati ci rechiamo per una prima visita alla spiaggia che si trova a 500 mt dalla casa. La spiaggia è lunghissima, il mare calmo, il profumo di iodio intenso: alle spalle una fitta vegetazione composta da varie tonalità di verde. Chiara e Susanna trovano sulla battigia due stelle marine ed una medusa vive più numerose conchiglie. Il tempo è purtroppo nuvoloso e la spiaggia è deserta. Malgrado questa situazione malinconica il rilassamento e la distensione sono totali.

Purtroppo a interrompere questa atmosfera ci pensa la Rebecca con una sceneggiata degna del miglior neorealismo italiano. Alle 12.30 ritorniamo a casa per il pranzo. Prima di pasteggiare Pastone infila però la seguente tripletta: sauna, piscina e idromassaggio. Alla fine verrà issato dall’idromassaggio con una carrucola e depositato delicatamente sul letto. Dopo aver mangiato scena bucolica di Pastone che steso sul divano, impippandosene altamente delle più elementari regole del bon-ton, si grattava amabilmente e con malcelata soddisfazione la chiappa sinistra emettendo peraltro un fastidioso rumore di cartavetrata. Nel pomeriggio partenza per Gilleleje con tutto il gruppo. Dopo una spesona al ”Netto” , supermercatino di Gilleleje, facciamo un giro per il paese con ennesima puntata da “Adamen’s fisk” per la cena. Rimaniamo però delusi per il fritto e anche per il sushi (i gamberetti sono pieni di uova).

Attorno alle 20 ci dirigiamo verso il porto: l’atmosfera che troviamo è bellissima. Incontriamo tante famiglie con piccoli barbecue portatili intenti a cuocere il pesce mentre i bambini si divertono a pescare i granchi sugli scogli muniti di fili e mollette: i granchi catturati finiscono dentro i secchielli.

Il mare è una tavola, l’acqua pulita: sullo sfondo fanno gioco una serie di case colorate in tinta pastello con i tetti in erba tipici del nord. A est sullo sfondo si staglia la costa svedese. Ci fermiamo a mangiare un gelato e Michela e Susy ne approfittano per lanciarsi in commento lusinghieri su alcuni ragazzi danesi incontrati. Ciò è da miccia per una discussione sulle donne che si protrarrà a casa sino alle ore 01.00.

19 LUGLIO Sveglia alle ore 08.00 circa con due sorprese negative: la pioggia battente e la casa senza corrente.

Dopo un’attenta analisi della casa appuriamo che la sauna, utilizzata da Pastone il giorno prima, non è mai stata spenta. Facciamo tutti i possibili scongiuri affinchè non si sia guastata. Alle 10.00 circa partiamo per la visita al Castello di Frederiksborg, fra i più importanti della Danimarca. Il maniero si trova a Hillerod (50 km da Gilleleje): purtroppo durante il viaggio la pioggia si mantiene forte e persistente. Durante la parte di tragitto percorsa a piedi la preoccupazione è per la Reby seduta sul passeggino privo di cappottina dimenticata a casa. Il castello, stupendo, è situato in mezzo ad un lago. Giriamo tutti i piani dell’edificio incantati dagli arredi, dalle stanze e dai numerosissimi quadri. Prima di ripartire, attorno alle 13.30, nel parcheggio coperto nel centro di Hillerod ci beviamo un fantastico caffettino della Susy, conservato nel termos e servito addirittura nelle tazzine. Arrivati a casa viene preparata una gustosissima “wusterata”: le ragazze prima di cucinarli se li avvolgono attorno al collo stile sciarpa all’ultima moda. Da sottolineare l’utilizzo di una senape, ribattezzata “senape-rinaziana”, così potente da essere in grado di stapparti subito il naso meglio del famoso prodotto farmaceutico.

Alle 16.30 mentre Michela, Susy e Reby sono a letto esce un caldo sole: Pastone, Pastino e Chiara ne approfittano per una partita a carte in giardino. Per cena Pastino prepara sul barbecue due ottimi pollacchi che verranno poi accompagnati da una montagna di patate al forno preparate dalle ragazze.

Alle 23.30 tutti a letto.

20 LUGLIO Ore 08.30: sveglia con sole. Dopo un paio d’ore partenza per Hundested, paese situato alla confluenza fra due fiordi: il posto però non ci ispira e così ci dirigiamo verso Frederiksvaerk. Anche Frederiksvaerk non ci entusiasma e così, percorrendo una bellissima strada, decidiamo di puntare le prue dei nostri “cassoni” versoTisvildeleje, località famosa per la sua spiaggia che infatti si conferma lunghissima e molto sabbiosa. Fa impressione mentre scendiamo dalle macchine nell’unico parcheggio prospiciente la battigia, la differenza di abbigliamento fra noi gente del Sud (!) ed i locali: Michela addirittura con giubbino anti vento con bavero alzato sino al mento. Decidiamo di mangiare qualche pizzetta acquistata in un panificio nel centro del paese. Proprio davanti alla panetteria si trova un tavolo rotondo dove ci siamo accomodati. Qui è cominciato un autentico show alimentato dalla consueta vis polemica dei due fratelli Pasta. Argomento in gioco: le donne danesi.

Pastone afferma di sentirsi deluso dalla bellezza delle donne danesi preferendo quelle di Tonga, quelle eritree ed anche (udite, udite) quelle masai che assicura di aver visto personalmente in qualche sconosciuta spedizione in Africa stile Livingston. Pastino è ovviamente di idee opposte e per avvalorare la tesi a difesa della bellezza scandinava si mette ad indicare con scarsa eleganza tutte le ragazze carine che transitano davanti al negozio (tante). Per dar ancora maggior forza alle proprie posizioni Pastino si lancia poi in un ardito paragone fra il numero di belle ragazze viste in sei anni di lavoro a Lomazzo, due anni di Cologno Monzese, un anno di Paderno Dugnano (bassissimo) e il numero di belle ragazze che ha visto in due ore di Tisvildeleje (altissimo). Ripartiamo in direzione Hillerod perché Michela vuole acquistare un po’ di fragole direttamente dai produttori. Ne troviamo uno seguendo le indicazioni sulla strada: percorriamo un sentiero sterrato e ci troviamo in un piccolo piazzale di ghiaia davanti ad una fattoria. Prima di noi c’è una signora che sta aspettando che il coltivatore ritorni dai campi; su una tavolata sotto il portico fanno bella mostra di sé sacchetti di patate e cestini di fragole con relativi prezzi. Dopo qualche minuto di attesa la signora che sta aspettando il contadino scambia qualche parola con Michela la quale prende una scatola di latta, la apre, introduce dei soldi, prende un sacchetto di patate , un cestello di fragole e mi raggiunge con espressione attonita al parcheggio. Io osservo tutto da lontano. Michela, incredula, mi riferisce che ha appreso dalla signora in attesa che chiunque, anche in assenza del contadino, può servirsi da solo inserendo i soldi nell’apposita scatola e prendendosi, se è il caso, anche il resto. Piccole magie di un posto per certi versi incantato: è valso percorrere 1.500 km solo per assistere a questa scena. Dobbiamo però tornare un attimo indietro nel tempo. Tornati da Tisvildeleje abbiamo atteso la visita di Mrs Andersen per la pulizia della piscina. Da sottolineare la ruffianeria delle due Paste che hanno preparato a Mrs Andersen un fragrante caffè italiano forte e tonico. Con gran stupore la compassata e rigida Mrs Andersen ne ha bevuto due tazze da the conversando con noi amabilmente: da notizie in nostro possesso pare non abbia dormito per tre notti. Classico dopo cena con partita a Uno: Pastino, sconfitto duramente, ha dovuto, la mattina dopo, servire per punizione una luculliana colazione a tutto il gruppo.

21 LUGLIO Sveglia attorno alle ore 10.000. Oggi è stata programmata una gita al “Louisiana”: il più importante museo di arte moderna della Scandinavia. Nel tardo pomeriggio, dopo un corroborante riposino, siamo partiti alla volta di Humlaebek, paese che ospita il museo. Non vi sono parole per descrivere la bellezza e la magia del posto. Non so nulla di arte contemporanea e a dir la verità, salvo poche opere, è un genere che mi trasmette poche emozioni. In questo caso è però la struttura stessa del museo (perimetro coperto con passaggi caratterizzati da ampie vetrate sul verde) e la sua posizione sul mare (sullo stretto dell’Oresund davanti alla Svezia) a costituire la vera grandiosa opera d’arte. La peculiarità de museo è inoltre quello di permettere al visitatore di passare dalle sale interne allo spettacolare parco esterno (ove sono esposte numerose altre opere) o alla spiaggia con grande libertà: non a caso viene definito l’unico museo al mondo che si può girare a piedi nudi. Questo non deve però trarre in inganno: come per magia (ancora questo aggettivo che ritorna !) questo originale approccio al museo e la concentrazione e la serietà che si respirano davanti alle opere si fondono con naturalezza in un connubio impensabile e comunque dai risultati strepitosi. Per la cronaca e per gli amanti dell’arte contemporanea sottolineo alcuni fra gli artisti più noti con opere esposte: Warhol, Pollock, Mirò, Giacometti, Deacon e tanti altri ancora. Alle 22.30 ritorno a casa con ormai classica wusterata.

22 LUGLIO Giornata di assoluto riposo con sveglia alle ore 10.000 colazione, relax, pranzo, riposino pomeridiano, spesa dei fratelli Pasta e grigliata serale con wuster di diversa tipologia (che novità !), costine e bistecche. Visione dopo cena dei filmini sin qui girati e premiazione con la “lumaca di bronzo” (premio secondo in ordine d’importanza solo all’”orso di berlino”) alla Michela per aver effettuato la miglior ripresa della vacanza: 5 minuti di primo piano sulle scarpe di Pastone durante una sosta ad un autogrill (per la cronaca il nostro giardino verso sera viene invaso da grosse lumacone: da qui il nome del prestigioso riconoscimento). Alle ore 24.00 circa tutti a letto.

23 LUGLIO Sveglia ore 08.00, colazione e partenza attorno alle ore 09.45 destinazione Helsingor per la visita al Castello di Kronborg meglio conosciuto con il nome di “Castello di Amleto”. Arriviamo attorno alle ore 10.30. Il Castello è sul mare, precisamente sullo stretto di Oresund che divide per pochi chilometri la Danimarca dalla Svezia. La struttura è imponente e si trova in una posizione straordinaria. L’interno è poco arredato e per questo delude un po’; suggestiva ed inquietante la visita alle segrete del maniero (la Chiara sopraffatta dalla paura ha percorso l’intero tragitto avvinghiata a Michela come un mollusco al proprio carapace). Al termine della visita ci siamo diretti verso il centro di Helsingor dove ci siamo fermati per un breve spuntino. Nell’occasione Pastone, pensando di essere a Langhirano, ha ordinato il classico sandwich prosciutto e formaggio: in realtà gli è stata consegnata una pizzetta tagliata a metà farcita con prosciutto (o presunto tale) a listarelle, due fette di formaggio insapore, insalata, curry, cipolla e aglio. Ovviamente freddo. Per pudore e rispetto dei lettori evito di riportare gli improperi del suddetto Pastone nei confronti del mondo intero: d’altro canto la pericolosità del Pastone affamato è pari solo quella di un leone a digiuno da un mese ! Dopo il delizioso pranzetto ci siamo recati al porto dove ci siamo imbarcati sul traghetto per la Svezia. Con il controvalore di circa 5 euro (andata e ritorno) è infatti possibile raggiungere Helsinborg (in Svezia appunto) con un viaggio di circa 15 minuti (le due coste distano pochi chilometri l’una dall’altra). Il tragitto, pur breve, è emozionante. Pastino si è piazzato strategicamente sul ponte a prua della nave: il sole tiepido, l’aria del mare con il suo inconfondibile profumo, il mare stesso con quell’aspetto “piatto” tipico di queste latitudini, il grido dei gabbiani, la costa che rapidamente si avvicina e il porto che prende sempre più la propria fisionomia, contribuiscono a rendere questi momenti indimenticabili. Per la cronaca le ragazze si sono perse tutto il viaggio d’andata poiché hanno dovuto espletare quella caratteristica pratica tipica delle donne nei momenti più impensabili: la pipì ! (so di essermi attirato l’odio di tutte le donne ma il dovere di ogni buon cronista è quello di riportare fedelmente la realtà dei fatti). Scesi a Helsinborg (Svezia) siamo stati immediatamente colpiti dal traffico e dalla confusione ai quali ormai da una settimana non eravamo più abituati. Dopo aver mangiato il primo gelato della nostra vita in Svezia (tranne Pastone che da queste parti è già passato nella sua giovinezza) facciamo ritorno in Danimarca imbarcandoci nuovamente sul traghetto e rivivendo le emozioni sopra riportate.

Ore 16.45 ritorno a casa, super bagno in piscina, cena e a letto presto. Domai mattina fissata sveglia all’alba per gita a Copenaghen. 24 LUGLIO Sveglia alle ore 07.00 e partenza per Copenaghen verso le 08.45. Arrivati attorno alle ore 10.000 troviamo al primo colpo un bel parcheggio in pieno centro a due passi dal corso principale della città, il più lungo del mondo: lo Stroeget. Il tempo è come sempre variabile: alternanza di cielo coperto, pioggia e per fortuna, dal primo pomeriggio in poi, un bel sole. Al solito (ormai abbiamo imparato) ci siamo vestiti a strati: maglietta a maniche corte (sole), felpa (coperto con vento), giubbino anti acqua (pioggia!). Appoggio fondamentale per tutto l’armamentario è il passeggino della Rebecca al quale appendiamo puntualmente ombrelli, borse, videocamere e sacchetti vari. Torniamo però a Copenaghen. La città ci accoglie con i suoi viali ordinati (tre, quattro corsie più quella per l’autobus e l’immancabile pista ciclabile) e con il suo traffico contenuto e ordinato. Ci imbattiamo nei primi caratteristici canali (taluni popolati da cigni !) che conferiscono alla città un fascino particolare e prospettive assolutamente originali. Parcheggiate le macchine percorriamo nella sua interezza lo Stroeget sostando brevemente per la colazione e per uno spuntino di mezzogiorno. Al termine del corso troviamo il canale più famoso di Copenaghen: il Nyavhn. Per prima cosa va detta che la fama è assolutamente meritata. Può sembrare un luogo comune ma è difficile descrivere a parole l’atmosfera che si respira in questo luogo: il susseguirsi armonico delle diverse case costruite nel rispetto dei più classici canoni architettonici del Nord Europa, i colori a tinta pastello delle case che si fondono con il vivace azzurro del cielo, l’aria tersa e frizzante, i tavoli dei locali affollati da gente festosa, contribuiscono a rendere anche questo posto indimenticabile. Alle 14.00, dando seguito ad un’idea di Susanna che si rileverà eccezionale, ci imbarchiamo su un battello (stile chiatta con numerosi posti a sedere) in partenza dal Nyavhn per un giro di 60 minuti di Copenaghen. L’esperienza è straordinaria e ci permette di osservare la città da un punto di vista assolutamente unico: quello dei canali e del mare. In particolare durante il transito in alcuni canali è stato facile scorgere intere famiglie su piccole imbarcazioni a vela attive nei preparativi di una gita o anche semplicemente intente ad oziare godendosi quel poco di sole che il tempo ci ha regalato in questi giorni. Al rientro dal giro sul battello abbiamo sostato ancora per circa un’ora sul canale e successivamente ci siamo incamminati verso il parcheggio. Alle 19.00 siamo arrivati a casa distrutti dalla stanchezza ma sinceramente contenti per la stupenda giornata. La serata finisce giustamente in allegria: dopo una deliziosa pasta con pancetta affumicata della Susy, ci siamo scambiati dei piccoli pensieri acquistati durante il pomeriggio a Copenaghen. In particolare a Pastone viene regalata una bellissima maglietta recante il nome della capitale danese mentre a Pastino viene donato un fantastico cappellino con visiera che lo fa assomigliare moltissimo al “bimbo Gigi” impersonificato da Giacomo del noto trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Tutti a letto stravolti verso le 24.00.

25 LUGLIO Giornata interamente dedicata al riposo. Susy e Pastone escono attorno alle 10.30 per fare la spesa: rientreranno per mezzogiorno. Michela dorme sino alle 11.45. Pastino fa un po’ di ordine e cura le bimbe. Ottimo il pranzo con pasta della Susy: pipe, gamberetti, zucchine e zafferano. Il tempo è inclemente: pioggia continua per tutto il giorno. Tutti i ragazzi tranne Pastino e Chiara ne approfittano per concedersi una lunga dormita pomeridiana. Cena con due pollacchi preparati da Pastino. Dopo cena con partita a Uno. Nella prima sfida (tutti contro tutti) Susanna e Pastone giugnono ultimi e saranno costretti l’indomani mattina a preparare una colazione speciale per tutti. Nella sfida successiva, con la Chiara a letto, si compongono le classiche coppie di mille battaglie (peraltro sempre vinte dagli uomini): i fratelli Pasta contro Susy e Michela. In palio un dolcetto per la sera successiva. Dopo un inizio promettente durante il quale le donne si portano in netto vantaggio, irridendo peraltro con scarsa sportività gli avversari, comincia la riscossa: i fratelli Pasta, punti sull’orgoglio, sciorinano una lunga serie di eccezionali giocate tratte a piene mani dal loro vastissimo repertorio ! Malgrado alcuni subdoli tentaivi delle donne (bisbiglii e segnali vari) i fratelli Pasta trionfano giustamente ottenendo una doppia vittoria: sportiva e soprattutto morale ! Attorno alle 24.00 in un clima chiaramente arroventato dalla recente sfida andiamo tutti a letto: i ragazzi soddisfatti, le ragazze molto meno ! 26 LUGLIO Sveglia alle 08.00 con colazione preparata da Susy e Pastone in ottemperanza alla scommessa della sera prima. Dopo i preparativi partenza in direzione Fredesborg, paese sul lago di Esrum, per la visita al Castello dei Reali di Danimarca. Giungiamo dopo circa 30 minuti alla meta: rimaniamo impressionati dall’ordine che regna sovrano sul luogo (è proprio il caso di dirlo) e dalle innumerevoli casette con giardino che si dipanano sulla strada seguendo armoniche geometrie. Dobbiamo poi citare la vista del complesso residenziale “The Fredensborg Houses” progettato da Jorn Utzon, uno fra gli architetti più famosi e innovativi del mondo (al Museo Louisiana da noi visitato nei giorni scorsi un’ala del complesso è stata interamente dedicata alle opere realizzate negli anni da questo straordinario artista). Il Castello Reale appare bello nella semplicità delle sue linee e altrettanto va detto del parco curato nei minimi particolari. La visita all’interno del Castello è obbligatoria con guida al seguito. Decidiamo quindi di fermarci per uno spuntino veloce e di ripartire, dopo due passi nel centro del paese, verso l’abbazia cistercense di Esrum (anno 1100). L’abbazia fa parte di un minuscolo agglomerato urbano immerso nella campagna danese raggiungibile dai visitatori solo a piedi. Appena giunti assistiamo agli ultimi momenti delle prove di una rappresentazione teatrale in costumi dell’epoca in atto sul prato dell’abbazia: per un attimo ci sembra di tornare indietro nel tempo e di assaporare atmosfere medievali. Attorno alle 16.30 ripartiamo con meta Gilleleje. Due gli obbiettivi: farmacia (collirio per la Reby) e negozio di pesca (Pastone vorrebbe acquistare un nuovo giubbino per sostituire quello attuale utilizzato anche dal Capitano Achab durante la caccia a Moby Dick!). Malgrado le indicazioni richieste da Michela fatichiamo a trovare il negozio e Pastone, stremato dalla giornata, rinuncia alla ricerca proferendo la seguente fatidica frase: “in fondo il mio giubbino è ancora come nuovo !” Proprio in quel momento un tipico elegante gabbiano di Gilleleje o più probabilmente un grigio piccione di Milano anch’esso in vacanza, ha colpito da grande distanza scaricando sul prezioso indumento dell’incauto Pastone un super bisogno di gigantesche dimensioni. Superfluo riportare le grasse risate di Pastino e di tutto il gruppo nonché lo sconforto del Pastone il quale, una volta tornato a casa, tentando di ripulire la parte colpita ha peggiorato la situazione provocando un cratere al posto della macchia. Cena con ottima pasta al ragù di Michela. A seguire partita a Uno. Chiara, dopo aver bevuto un goccio di Malibù (liquore al coco) ha cominciato a cantare a squarciagola l’ultimo successo di Anastacia (nota cantante pop oggi di moda).

27 LUGLIO Sveglia attorno alle 09.30. Nel pomeriggio il programma prevedeva visita a Copenaghen e sosta serale al Tivoli. La bella giornata di sole ha fatto sì che all’unanimità venisse deciso di rimanere a casa per godersi giardino e piscina. Pastino attorno alle 11.00 si reca solitario a fare una passeggiata sulla spiaggia di Raggeleje. Il sole è caldo ma sulla battigia spira un forte vento fresco tale da consigliare di indossare il giubbino più pesante. Il profumo nell’aria è carico di iodio e sulla sabbia si contano decine e decine di meduse trasportate sulla riva dalla mareggiata della sera prima. La spiaggia, vasta e lunghissima, è popolata solo da Pastino ed in lontananza da un signore con due cani che giocano nell’acqua. A proposito di acqua, nel frattempo Pastone, pur sprovvisto di pompa, utilizzando due catini provvedeva a lavare il “vecchio cassone”. Totalmente concentrato nella propria missione, sottraeva in cucina l’unico straccio per i piatti utilizzandolo per lucidare le pregiate lamiere del “vecchio cassone” senza avvisare nessuno. Per discolparsi e sottrarsi con anticipo alle probabili reprimende delle ragazze, inscenava poi una squallida pantomima riferendo di essere stato per tutto il tempo del lavaggio sovrapensiero e di non essersi accorto di ciò che stava utilizzando. L’interpretazione, degna del miglior Bob De Niro, può aver ingannato le ragazze ma non certo Pastino che ben conosce lo spirito di Pastone, pronto a tutto pur di veder luccicare ogni singola valvola dell’amatissimo “vecchio cassone”. Dopo il pranzo, sole in giardino e piscina. Attorno alle 17.30 Pastino e Michela partono per un giro che prevede due mete: romantica passeggiata sulla spiaggia e ancor più romantica spesa al “SuperBrugsen” il più importante supermercato di Gilleleje dove siamo soliti rifornirci. Al ritorno grigliatone con wuster (tanto per cambiare) e costine. Dopo cena con partita a Uno. Grande trionfo di Michela che batte in finale una Susy comunque anch’essa meritevole della vittoria. In particolare Susy durante le partite finali ha dovuto sopportare i consigli, non richiesti, di Pastone super esperto del gioco tanto essere stato eliminato per primo. 28 LUGLIO Sveglia alle 07.30 e partenza alle 08.45 per Copenaghen. La giornata è meteorologicamente perfetta: sole con poco vento, cielo azzurro intenso, nuvole sparse che sembrano a portata di mano. La strada per giungere alla capitale è bellissima: primo tratto sulla costa con susseguirsi di abitazioni ciascuna con il proprio impeccabile giardino, secondo tratto all’interno con vista sulla campagna sconfinata e visione di mucche e cavalli al pascolo. Terzo tratto con transito del Parco dei Cervi sfiorando il lago di Esrum; ultima parte (circa 20 chilometri) di autostrada. Cercherò ora di essere più chiaro possibile: amo moltissimo la mia città, Milano, dalla quale molto probabilmente non mi separerò mai e non sono ammalato di esterofilia. Certo è che il tempo eccezionale di questa giornata amplifica la bellezza di Copenaghen: si rimane colpiti dai numerosi parchi anche nel centro della città, dalla gente comune adagiata con ordine a riposarsi sull’erba appena tagliata con il suo caratteristico profumo; si respira un’aria fresca e poco inquinata; nessuno (tranne il sottoscritto un paio di volte) utilizza il clacson; per uscire dalla città occorrono dieci minuti scarsi percorsi peraltro in un complesso urbanistico straordinario ed in viali (come già riportato nella precedente visita) di almeno tre / quattro corsie; la gente appare serena e tranquilla e sembra non si viva quella cupa e snervante atmosfera carica di stress e di tensione che il nostro sistema sociale ci costringe a sopportare e che anzi, in qualche caso, taluni soloni ci impongono e ci indicano come modello di vita ! Potrei dilungarmi ancora per molto a tessere le lodi della capitale danese producendo altri impietosi (per noi) paragoni con la nostra Milano che ha dovuto sopportare negli ultimi decenni amministrazioni che non sono state capaci di modernizzare una città che viene peraltro definita la più europea di quelle italiane. Penso sia sufficiente fare riferimento alla situazione insostenibile della viabilità, allo stato (da terzo mondo) dei mezzi di trasporto, al degrado delle periferie, al mancato regolamento dell’immigrazione clandestina, alle numerose scritte che deturpano in modo incivile i palazzi di quasi tutta la città, la mancata valorizzazione di luoghi (mi viene in mente la zona della Darsena con i suoi Navigli) che nulla hanno da invidiare per storia e bellezza a luoghi di altre città. Mi rendo conto che molti di questi problemi non possono essere risolti dalle amministrazioni locali e talvolta neanche dal singolo Governo di turno, certo è che poi il confronto con altre realtà appare stridente. Tornando alla nostra seconda visita decidiamo di parcheggiare ai bordi del parco che circonda “le kastellet” oggi un complesso militare un tempo cittadina fortificata. All’estremo del parco, su una piccola spiaggetta di sassi sul porto di Copenaghen, si trova adagiata su uno scoglio “la Sirenetta” una statua di piccole dimensioni e dalle linee morbide ed aggraziate simbolo di Copenaghen assediata costantemente da miriadi di turisti. Ci dirigiamo poi verso Amalienborg, la piazza dove sorge il palazzo in cui vive la Regina. Dopo un breve tragitto ritorniamo al Nyavhn, il canale che tanto ci aveva favorevolmente colpiti durante la prima visita. Sosta per rapido pranzo e ritorno alle macchine. Al parcheggio troviamo una sgradita sorpresa: due bei multoni da 510 corone l’uno (circa 70 euro) per aver sostato negli unici due spazi di tutta Copenaghen riservati ad un fantomatico Consolato di non so quale nazione (non si vedono bandiere o targhe nei palazzi limitrofi). Ironia della sorte va aggiunto che diligentemente e nel rispetto delle regole avevamo provveduto a pagare la sosta utilizzando le apposite macchinette automatiche presenti ed esponendo con teutonica precisione sul cruscotto delle vetture il relativo biglietto. Michela, giustamente infuriata per la mancanza di tatto dimostrata dal tutore della legge di turno, ferma per strada con foga un uomo in divisa scambiandolo per un vigile: purtroppo si trattava di un semplice marinaio appena sbarcato da qualche “cargo battente bandiera Liberiana” come diceva Verdone in un suo famoso film. C’è da dire che, pur nell’atroce beffa di questa immeritata multa, lo stile danese, anche in questo caso, eccelle rispetto al nostro. Quando si prende una contravvenzione in Italia siamo abituati a trovare sul parabrezza un foglietto di carta pressochè impalpabile, illeggibile e, se poi malauguratamente dovesse piovere, quasi sciolto sul vetro. A Copenaghen la multa a noi propinata faceva bella mostra di sé all’interno di un’elegante confezione plastificata anti pioggia; la scrittura era pulita e assolutamente leggibile (soprattutto la cifra !). Per agevolare inoltre il turista non pratico della lingua locale all’interno dell’elegante “confezione regalo” si trovava anche un succinto breviario tradotto in più idiomi per agevolare il pagamento dell’ammenda. Per onor di cronaca va detto che al momento del parcheggio il Pastino proferì la seguente frase: “che fortuna gli unici due posti liberi!”. Saliti in macchina attorno alle 14.15 ci dirigiamo come da programma al Tivoli. Purtroppo il parcheggio vicino al Parco è pieno e l’accesso al Tivoli è caratterizzato da lunghissime code. A malincuore decidiamo di tornare a casa congedandoci con un velo di tristezza da questa bellissima città. Arrivati a casa dopo circa 60 minuti di viaggio Pastino si concede un paio d’ore di sonno (i primi pomeridiani della vacanza) mentre il resto della compagnia si divide fra giardino, piscina e idromassaggio. Cena con fantastica pasta alle melanzane della Susy. Partita a Uno con trionfo di Pastone (fuori comincia a nevicare). Attorno alle 23,30 a letto stanchi per la lunga giornata.

29 LUGLIO Sveglia attorno alle 08.30. Pastino, Pastone e Susy a metà mattinata fanno un salto alla spiaggia di Raggeleje per godersi l’ultima aria di mare danese. Dopo la spiaggia acquisto del pane e ritorno a casa per le 12.00. Michela sta preparando l’ultima wusterata della vacanza. Attorno alle 14.00 partiamo per Gilleleje: meta visita al faro più importante della zona. Saliamo tutti tranne Reby (troppo piccola) e Pastone (troppo grosso). Il guardiano del faro è un personaggio a dir poco folcloristico ed estremamente simpatico. Pastone, durante uno dei suoi attacchi di tuttologia, asserisce che dal punto in cui ci troviamo si vedono benissimo, una di fronte all’altra, le città di Helsinborg (Svezia) e quella di Helsingor (Danimarca): addirittura assicura di vedere benissimo anche il Castello di Kronborg. Pastino, che tenta di replicare spiegando che quella che si vede all’orizzonte è solo la costa svedese si sente apostrofare con un perentorio: “con te non parlo perché sei ubriaco !”. Pastino, ovviamente, programma subito la vendetta e al termine della visita convoca quel simpaticone del guardiano del faro per avere lumi sulla questione. Il guardiano conferma quanto affermato da Pastino e davanti alle ridicole insistenze di Pastone ci invita ad entrare in una stanza all’interno del faro ove è esposta una dettagliata mappa della zona forse risalente ai Sumeri ! Finalmente davanti all’evidenza dei fatti Pastone fra le risate generali (anche quelle dello stesso guardiano) riconosce di aver detto una “stupidatina” (usiamo questo eufemismo) e batte in umile ritirata. Dopo aver fatto la spesa torniamo a casa. Le ragazze si superano per la cena preparando una serie di manicaretti degni di un grande ristorante. La serata, l’ultima effettiva prima della partenza, vede vestite le ragazze in abiti eleganti ed i ragazzi (purtroppo) in pareo. Mentre Pastino si è presentato in un sobrio pareo bianco con immagini floreali accostato ad una maglietta nera troppo attillata, Pastone ha voluto dare una personale interpretazione di questo tipico modo di vestirsi polinesiano agghindandosi con cavigliere, braccialetti, scialle con frange, rossetto e brillantini. Per descrivere l’impressione suscitata dal Pastone così conciato penso sia sufficiente riferire come la Reby, traumatizzata dall’orrida visione, si sia rifiutata per tutta la serata di parlare con suo zio semplicemente perché non lo riconosceva più! Attorno alle 24.00 finalmente tutti a letto e fine di questa terribile farsa.

30 LUGLIO Sveglia alle ore 09.00 ed inizio preparativi per la partenza programmata per l’indomani mattina alle 05.00. La giornata è ovviamente caratterizzata dalle classiche attività tipiche dell’ultimo giorno di vacanza: pulizia della casa, preparazione delle valigie, verifica stato delle macchine, riposo in previsione delle fatiche del viaggio. Un plauso va certamente alle ragazze che hanno pulito a fondo la casa lasciandola certamente in uno stato migliore rispetto a come l’abbiamo trovata.

Attorno alle 23.00 inizio dell’ultima dormita in terra danese.

31 LUGLIO Levataccia alle 03.00. Ultimi preparativi, colazione e partenza alle ore 05.00. Il tratto danese sino all’imbarco (circa 200 chilometri) scorre in modo veloce grazie anche alla bellissima giornata di sole (a queste latitudini c’è già chiaro alle 04.00 del mattino). Siamo anche fortunati con il traghetto: l’attesa per salire dura solo dieci minuti. Comincia a questo punto l’interminabile attraversamento della Germania. Va detto che, pur in presenza di momenti di stanchezza, il viaggio è pressochè perfetto: tempo clemente, assenza di traffico, ottima navigatrice (Michela) che ci indica sempre con grande sicurezza la retta via ed in particolare (udite udite) un Pastone in grandissima forma che spinge il “vecchio cassone” a velocità siderali. Purtroppo questo idillio doveva per forza deragliare in un’atroce “drammone” ! Arrivati attorno alle 21.00 (tempo record senza soste per dormire) in prossimità della frontiera svizzera, Michela porge a Pastino i documenti d’identità da consegnare eventualmente ai poliziotti rossocrociati i quali però ci fanno transitare senza fermarci. Conseguentemente Pastino, senza aver aperto neanche un finestrino, riporge i documenti a Michela che li ritira. A questo punto Michela, evidentemente inebriata dall’aria svizzera, imbraccia nuovamente la cartina e riprende a dare strane indicazioni sulla strada da percorrere obbligando la carovana a passare praticamente da tutte le città elvetiche (Zurigo, Berna, Basilea, Losanna, Ginevra, Lucerna) e facendo una puntatina, di già che c’eravamo, anche al Cantone dei Grigioni! La sostanza è che ci siamo sparati (dopo averne percorsi circa 1.300) 60 chilometri in più. Nulla sarebbe se da lì a poco non si fosse materializzato il fattaccio che ha reso questo viaggio di ritorno indimenticabile! Durante questo allegro peregrinare (tanto eravamo freschi e riposati) Pastino ha la pessima idea di chiedere a Michela di sistemare nei portafogli i documenti di identità precedentemente a lei consegnati. A questo punto si scatena il panico: Michela comincia a cercare in tutta la macchina e nelle innumerevoli borse, borsette e borsine tipiche delle donne durante i viaggi. Nulla. Decidiamo quindi di fermarci in uno squallido grill in prossimità di non so quale città svizzera (tanto le abbiamo passate tutte). A questo punto anche Pastone e Susy ci raggiungono e ci aiutano a cercare. Nulla. Veniamo poi, durante la ricerca, affiancati da un gruppo di giovinastri ubriachi che cominciano a spaccare delle bottiglie per terra. Pastino, già leggermente adirato dalla situazione documenti, prende il blocca sterzo e lo posiziona sul sedile pronto alla rissa poi, rinsavito, decide di abbandonare la piazzola del grill e di dirigersi verso la prossima area di sosta. Durante il tragitto da un grill all’altro (circa 30 chilometri) vengono formulate da Pastino, ovviamente ironicamente, tutte le possibili cause della sparizione: i fantasmi, gli Ufo ecc. Ecc. Ci fermiamo dunque al grill successivo: ricomincia la ricerca (anche il seggiolino della Reby viene smontato e anche la Reby viene denudata: non si sa mai!). Nulla. Rassegnati e stremati ci dirigiamo verso la frontiera svizzero-italiana sperando di non essere fermati. Per fortuna passiamo tranquillamente. A questo punto Michela ha un’illuminazione: “non è che per sbaglio al buio ho inserito i documenti nell’intercapedine fra il vano porta oggetti e l’autoradio?”. Altra sosta e verifica con accendino: effettivamente la membrana di gomma appare sollevata ed in fondo si scorgono dei colori rossi e blu (colori dei portadocumenti).

1 AGOSTO Arrivo a Milano attorno all’01.00 con due/tre ore di ritardo sul programma causa giro dei cantoni svizzeri e smarrimento dei documenti.

EPILOGO 4 AGOSTO Ore 18.00. Pastino ritorna dalla consueta giornata lavorativa e si reca dal carrozziere dove ha lasciato la macchina. Il meccanico porge con sorriso sarcastico e divertito (dopo aver smontato mezza vettura) i documenti oggetto del drammone: “ …Eh … queste donne!”.

Ovviamente la Michela ha dato la colpa alla Volvo criticando la nota casa svedese per produrre autovetture “con troppi pertugi”.

DANIMARCA (epilogo) Se ho ritenuto opportuno cominciare questo diario con la descrizione dei partecipanti il viaggio, mi sembra doveroso, per spirito di riconoscenza, chiuderlo con qualche personale impressione sul Paese che ci ha ospitati per due settimane: ovviamente sono sensazioni assolutamente soggettive e per questo legittimamente opinabili. Dunque, dicevo, la Danimarca… Certo il tempo è mutevole: cambia spesso e repentinamente; in taluni momenti certe giornate estive assumono addirittura le tipiche sfumature autunnali. L’ampiezza della campagna e delle spiagge, quasi sempre deserte, lascia a volte sconcertati instillando un certo senso di solitudine; la temperatura dell’acqua del mare sembra poi sconsigliare anche un veloce bagno. Ma allora quali sono i motivi che ti portano ad amare questi posti e questo modo di vivere così diversi dai nostri ? Forse la risposta sta proprio nella diversità. Perennemente abituati a ritmi frenetici, costantemente circondati da confusione, ormai insensibili al continuo mancato rispetto delle più elementari regole della buona convivenza, si rimane colpiti dall’atmosfera fiabesca e incantata che questo paese molte volte ti offre. Certo, come ho scritto all’inizio di questo capitolo, sono impressioni che ti colgono all’improvviso: è evidente che sarebbe necessario vivere in qualsiasi posto a lungo per esprimere qualcosa di più di una semplice sensazione. E’ però indubbio che scene quali le fragole del contadino, i bambini che pescano i granchi con filo e mollette sui moli di Gilleleje, i ragazzini che vendono cestini di fragole su banchetti improvvisati sul ciglio delle strade, il papà che trascina un carretto stile anni ’20 con dentro i suoi due figlioletti sono fra i tanti affreschi che accompagnano quotidianamente la vita dei danesi. Purtroppo altrettanto non possiamo dire di ciò che accade da noi. Mi scuso se ho sconfinato in facili atteggiamenti retorici che non vogliono però essere il soggetto di queste riflessioni. Queste poche righe vogliono piuttosto solo essere un tributo alla Danimarca, alla sua gente, al suo stile di vita che, pur venato da una latente punta di malinconia, ti conquista per la sua tranquillità e semplicità. Mi auguro che questi appunti possano in futuro conservare e trasmettere al lettore di turno un pizzico della caratteristica atmosfera che abbiamo respirato in Danimarca.



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