Viaggio di nozze in Giappone 2
Questo è il resoconto del viaggio di Nozze di Filippo e Luisa, con zaino in spalla, guide Lonely Planet Giappone e Mondadori Tokyo, tutti i Ryokan (B&B in stile giapponese) già prenotati via internet personalmente, senza alcuna intermediazione, il tutto molto semplicemente. Japan Rail Pass ordinato e ritirato presso la filiale H.I.S. di FIrenze. (500€ ca. a testa per tre settimane) Volo andata Alitalia FIrenze – Roma / Roma – Tokyo, volo ritorno JAL, la parte Alitalia decisamente migliore in tutto, confort, cibo e assistenza (750€ a testa).
Arrivo Narita, pochi minuti per check out, ritiro bagagli e attivazione Japan Rail Pass. Arrivati facilmente al Khaosan Samurai Hostel, camera piccolissima con letto a castello (!), personale comunque gentilissimo e ambiente pulito, bagni e docce perfette (wc tecnologici). Nel pomeriggio ci siamo diretti verso il quartiere di Asakusa, vicino al nostro ostello, dove, attorno al tempio Shinjo-ku c’è un grande mercato fatto di piccole botteghe di artigianato, con molti oggetti di buona fattura a prezzi modici, non le solite cianfrusaglie turistiche. Per mangiare abbiamo scovato, vicino al Blue Bridge, un kaiten sushi decisamente buono dai prezzi favolosi, in pratica abbiamo mangiato in due con meno di dieci euro! Abbiamo scoperto che in tutti i ristoranti, o almeno nella stragrande maggioranza, l’acqua viene offerta, addirittura in alcuni viene offerto il the! Dopo un giro al mercato, abbiamo visitato il tempio shinjo-ku, uno dei più importanti di Tokyo. La sera abbiamo trovato, sempre nella stessa zona un ristorante specializzato in tempura e simili, tutto buonissimo e soprattutto economicissimo!
Il mattino dopo abbiamo tentato l’assalto al mercato del pesce di Tsujiki, non siamo riusciti a trovare la sala delle contrattazioni, a dire il vero non ci sono molte indicazione e era un continuo trovare altri turisti come noi decisamente confusi! Girovagando tra una bancarella e l’altra, rischiando continuamente la vita per via dei carrelli motorizzati che sfrecciano a tutta birra tra i corridoi, abbiamo trovato un sushi bar con la fila all’esterno! Abbiamo atteso un’ora, ma siamo stati ricompensati da un menú, scelto mentre eravamo in fila, dal prezzo non proprio economico, ma dalla qualità eccezionale. Il posto è piccolissimo, al massimo entrano 10 persone, tre maestri sushi dietro al banco preparano una loro personale scelta di sushi, basata sul prodotto fresco a loro disposizione, un pezzo dopo l’altro, in pratica ogni singolo pezzo di sushi era fatto al momento! Dopo un meritato riposo, ci siamo diretti a Shibuya, dove siamo stati travolti dall’inferno di musica, suoni e colori della moltitudine di negozi e centri commerciali, letteralmente stipati uno sopra l’altro…. Incredibile lo Shibuya 109, otto piani di negozi, uno diverso dall’altro, di abbigliamento femminile, un paradiso dello shopping, tokyu hands, dove si trova “tutto”, Loft e Muji, anche qui poi, fatta l’ora di pranzo, ci siamo fermati in un posticino specializzato in Ramen…. Inutile ripetere il fatto che fosse tutto buono e molto economico… Abbiamo comunque sperimentato il famoso risucchio…. I tanto silenziosi e timidi giapponesi, di fronte ai rame n, perdono ogni indugio e si esibiscono in risucchi rumorosissimi!
Il giorno dopo abbiamo rimandato la gita a Nikko per il brutto tempo e ci siamo diretti verso Harakuju e Omotesando, altri due paradisi dello shopping… Il primo trendy e “quasi” abbordabile, il secondo più classico, sembra una qualsiasi strada europea, comunque molto elegante e piacevole… Peccato per la pioggia! A causa proprio di quest’ultima, non siamo riusciti a visitare un paio di templi scintoisti in zona e il parco Yoyogi. A pranzo ci siamo rifatti gli occhi nel reparto alimentare di un centro commerciale di shibuya, trovando un posticino specializzato in zuppe. Il pomeriggio è stato il mio turno, visto che siamo arrivati a Ginza, altro cuore commerciale di Tokyo, specializzato in lusso e tecnologia quindi, Canon Gallery, dove ti fanno provare tutto, sia le macchine che gli obbiettivi, Apple store e il famoso Sony Building… Dimenticavo, la mattina siamo stati a Ikebukuro, fuori Tokyo, per vedere il Toyota Annex, purtroppo ancora chiuso (apre alle 11), l’altra cosa da vedere è una mostra permanente di artigianato giapponese, dove è possibile ammirare degli artigiani all’opera, ma soprattutto ammirare dei veri capolavori tra tessuti, coltelli e ceramiche.
La mattina del (numero) ci siamo diretti a Nikko, sfruttando il nostro Japan Rail pass, Nikko è una tranquilla cittadina ai margini di un parco nazionale, dove è possibile ammirare uno dei complessi sacri più famosi del Giappone…. Posticino amabile, fa da contrasto con il caos di Tokyo, con una buona guida si riesce anche ad apprezzare la parte sacra, il posto è comunque affollato oltre che da turisti, anche da molti giapponesi e da scolaresche, nonostante la folla, tutto risulta molto tranquillo e ordinato. Per mangiare abbiamo trovato casualmente un minuscolo ristorantino, per altro consigliato dalla Lonely Planet, dove delle signore gentilissime ci hanno servito un yakitori di pollo per me e un paio vegetariano per Luisa. Come dessert ci siamo fatti coccolare da un signore che, in un altro posticino, attraverso i soliti gesti e sorrisi, ci ha servito un the macha accompagnato da tre minuscoli quanto deliziosi dolcetti…. La sera, dopo esserci riposati e preparati per il prossimo trasferimento, ci siamo gettati nel quartiere di asakusa per finire a mangiare una delle specialità di Tokyo, il o la Monjia! Una specie di okonomiyaki, la famosa frittata fatta alla piastra, che però rimane morbida e un pò collosa, ma decisamente squisita!
Partenza per Takayama, viaggio lungo, di quasi 4 ore, con almeno tre cambi… Un’avventura trovare il treno giusto, ma una volta seduti sullo shinkansen è decisamente un piacere viaggiare.
Unico neo di Tokyo? La difficoltà a trovare posti dove si possa pagare con la carta di credito.
Takayama. Tranquillo paesone nel mezzo delle montagne… All’arrivo alla stazione non si presenta bene, ma custodisce al suo interno un centro storico di tutto rispetto, fatto di casette di legno che ospitano decine e decine di negozi di dolci, sakè e artigianato locale. Per pranzo abbiamo finalmente provato i famosi bento presi alla stazione, l’unico problema è che sono freddi, ma comunque gustosi, pratici e economici. Per dormire abbiamo scelto una destinazione particolare: lo Zenkoji Temple Inn, un tempio Buddista con camere e camerate, simile ad un ostello, ottimo per posizione, un tuffo in un’atmosfera molto intima e mistica, il tempio è accessibile dalla zona ostello, chi vuole può meditare, pregare o compiere un percorso mistico all’interno del tempio. Takayama è un posto denso di cose da vedere e fare, molto bella è la casa del mercante, dove dietro ad un biglietto d’ingresso di 500¥ si può visitare un esempio di architettura lignea giapponese magnifico, tanto da essere ancora preso come esempio da riviste del settore. Inoltre la gentilissima custode offre un the piuttosto strano: Shitake, fatto con funghi. Per la sera ci siamo affidati alla guida, trovando un ristorante che pur non essendo molto tipico, aveva il vantaggio dell’orario, visto che la maggior parte dei ristoranti tradizionali chiude alle 19.30, in ogni caso, cibo buono dal prezzo onesto, molto interessante la bistecca di tofu. Il mattino seguente, in attesa del treno per Kanazawa, ci siamo concessi un giro al mercato mattutino, che si tiene ogni giorno. Molto divertente e pieno di cose da vedere e assaggiare, tra cui degli spiedini del famoso manzo che viene allevato in queste zone, buonissimi.
Kanazawa: arrivati in questa vivace città dell’ovest del Giappone, abbiamo raggiunto con un pò di fatica il nostro ryokan, Murataya, lontano si dalla stazione, ma vicinissimo alla zona commerciale e storica. I gestori del ryokan sono gentilissimi, si fanno capire in inglese, la camera è molto carica, giapponese tradizionale con tv, wifi e the. Finalmente dopo due ostelli abbiamo provato il bagno giapponese, acqua non termale ma molto calda e molto ritemprante. Vicino al nostro ryokan una delle attrazione di Kanazawa, il 21 century contemporary museum, una costruzione interessantissima, accessibile, con all’interno svariate mostre e spazi multimediali. Vista l’ora tarda (17.30) per Kanazawa, abbiamo attraversato il quartiere dei samurai, decisamente bello e pieno di atmosfera di altri tempi. All’ora di cena (19.00), inizia la tragedia, a poco a poco ci rendiamo conto che al di fuori dei ristoranti non ci sono i classici menù illustrati, ne alcuna scritta in inglese, neanche in romanji per indicare il nome del posto, tant’è che per un ristorante indicato sulla Lonely Planet abbiamo dovuto chiedere ad una persona che ci ha gentilmente accompagnato! Oltre a questa mancanza di menù e scritte, la scena è diventata grottesca quando in un qualsiasi posto dove entravamo, ci veniva risposto in giapponese, ci chiedevano se conoscevamo il giapponese e se anche capivano sommariamente le nostre parole in inglese, ci rispondevano regolarmente in giapponese fluente. Alla fine ci siamo dovuti accontentare di uno strano ristorante dallo stile indefinito dove per fortuna c’era un menù illustrato, rendendoci conto che nessuna delle persone da noi incontrate conosce l’inglese nemmeno in forma elementare. Il mattino seguente, in attesa del treno per Kyoto, abbiamo visitato la principale attrazione di Kanazawa, il giardino Kenkuro-en, bellissimo e il parco del castello, poi visti i gadget che regalavano, ci siamo concessi una botta di globalità mangiando al Mc Donald, dove, nessuno parlava inglese! Veramente strano per una città comunque grande, meta di molto turismo, sia interno che straniero.
Kyoto: il soggiorno a Kyoto è stato intramezzato dalla “gita” a Hiroshima, l’impatto con la famosa città, nonostante tutte le guide e i vari forum si preoccupino di avvertire il turista, è stato a dir poco deludente, infatti la città che, come cita la Lonely Planet, è il “Giappone dei vostri sogni” si presenta come un agglomerato urbano privo sia della modernità di Tokyo che della vivacità di Hiroshima, senza parlare della Kyoto Tower, piuttosto imbarazzante…. L’edificio postmoderno più interessante è proprio la stazione ferroviaria, vero gioiello architettonico. La prima parte del soggiorno è stata piuttosto difficile: NESSUNO che parlasse inglese, ufficio del turismo che sbaglia la posizione del nostro Ryokan, 6 persone, tra cui un poliziotto che non riescono a capire dove sia il ryokan, nonostante fossimo a 50 metri (lo abbiamo scoperto dopo) e con l’indirizzo scritto in giapponese! Insomma il mood negativo che era iniziato a Kanazawa, proseguiva… Per fortuna, la sera ci siamo riconciliati grazie ad un kaiten-sushi veramente economico: 105¥ a piattino (90 nei giorni feriali) la cui qualità era paragonabile a quella di un sushi nostrano. Tornando all’impatto di Kyoto, in pratica il discorso sta così: di santuari ce ne sono 6000, alcuni di questi sono semplici tabernacoli, altri sono incassati tra i negozi del mercato o delle vie commerciali, i gioielli sono pochi, almeno se non si è esperti del genere, e questi gioielli non stanno in centro, raggruppati, alla maniera europea per intenderci, ma sono sparsi ai quattro angoli della città, molto distanti l’uno dall’altro! Quindi la vera impresa non è solo decidere cosa vedere, ma come organizzare il tragitto per evitare di perdere più tempo possibile, risultato è che al massimo si riescono a vedere 4/5 santuari al giorno, girando in bicicletta, il mezzo sicuramente migliore, visto il costo degli autobus (220¥ a tratta) e la non regolare distribuzione della metropolitana, i consigli quindi sono, o abbonamento autobus o bici, meglio se noleggiata da chi vi ospita, visto che fuori i prezzi sono decisamente più cari. Altro problema, l’inglese… Ho già detto che il livello a Kyoto è imbarazzante, specialmente per una città piena di turisti, ma la tragedia si compie nei monumenti da visitare, dove la presenza di cartelli in inglese è sporadica, spesso si limita alla storia del santuario e alle sue vicissitudini, le varie descrizioni dei particolari, delle opere che vi si trovano sono sempre e comunque in giapponese, anche nei siti Unesco. Altro particolare, fastidioso ma comprensibile è che tutti i templi e santuari sono a pagamento e in alcuni di essi non è possibile fare foto, neanche senza il flash! C’è da dire che i monumenti che abbiamo visitato sono di notevole valore, anche ad un occhio poco esperto come il nostro, la cosa brutta è che sono tesori nascosti, tra il fatto che le indicazioni sono poche, da fuori sono praticamente invisibili e che spesso sono immersi in boschi (ricordo che sono tutti ai margini della città). Altro discorso per i quartieri storici, anche essi nascosti e pieni di ristoranti, deludente Gion, carino Ponto-cho (comunque solo ristoranti), molto bello il lungo fiume, caratteristico il quartiere a nord, quello tessile, dove c’era il Ryokan che ci ha ospitato per la seconda parte del nostro soggiorno, quartiere non storico, ma comunque popolare, uno scorcio di Giappone “slow” con piccole casine, ristoranti non turistici, bagni pubblici (440¥ con idromassaggio e sauna), il Giappone si dei nostri sogni, ma di quelli di chi è che cresciuto con i cartoni animati tipo Hello Spank, Ranma 1/2, Orange Road o Maison Ikkoku, non certo con i film su gheisha e samurai! Una menzione va fatta al Ryokan Kingoya, che pur lontano dalla zona commerciale, comunque vicino alla Pagoda d’oro, uno dei siti più belli di Kyoto, è gestito da una coppia gentilissima, giovane e con una colazione tipica giapponese da 10 e lode! Un consiglio, chiedete doppio futon! Da Kyoto si possono fare delle gite, Himeji e Nara, purtroppo è pressoché impossibile abbinarle e quindi siamo stati costretti ad una scelta, abbiamo optato per Nara: anche qui solito impatto con paesino anonimo, ma una volta attraversato ci si ritrova in un parco denso di santuari, cervi e turisti!! I santuari, tra cui il più famoso ………. Dove si trova la più grande statua in bronzo del buddhA sono bellissimi, l’unico problema é che se si vuole vederli tutti bisogna procurarsi 2000/3000 yen in contanti a testa, visto che sono tutti a pagamento. Noi volevamo vedere il Buddha (500¥ a testa), per fortuna è stato possibile fotografarlo, e ne è valsa decisamente la pena! In conclusione, Kyoto ha avuto un sapore agrodolce, la cucina è ottima, anche se è molto difficile trovare menù in inglese, almeno al di fuori, magari chiedendo si possono trovare. L’ospitalità, specialmente al ryokan kingoya, di ottimo livello, ma la città, in se per se, estremamente deludente, forse eravamo carichi di troppe aspettative, chissà.
Hiroshima: Con un tempo finalmente settembrino, sole caldo, ma aria fresca e poca afa, siamo arrivati a hiroshima, dove precedentemente avevamo cambiato hotel, visto che per un colpo di fortuna siamo andati a rivedere il sito Internet del ryokan dove avevamo prenotato e abbiamo notato che nei commenti, specialmente quelli recenti si parlava di grossi scarafaggi in camera, grazie a expedia e alla connessione wireless del ryokan di Kyoto, abbiamo disdetto la prenotazione e trovato una camera di un classico albergone business di Hiroshima. Arrivati all’Oriental Hotel, situato sulla Peace Avenue, ci siamo diretti subito verso la zona del monumento e museo della pace, prima di questo però ci siamo resi conto della vivacità e serenità di Hiroshima, piccola ma vitale, con una bella zona commerciale, un impatto decisamente più positivo rispetto a Kyoto. Il parco, il memoriale, il museo e la famosa cupola, danno un forte senso di angoscia e di consapevolezza, si vede come lo sforzo di chi ha voluto tutto questo sia, prima di tutto il ricordo delle vittime, ma soprattutto una ricerca e uno slancio per la pace. E’ il classico posto che va visto almeno una volta nella vita, non a caso in alcune cartoline viene definita “la Mecca della pace mondiale”. La sera ci siamo concessi, dopo uno shopping frenetico, la specialità di Hiroshima, l’Okonomi-yaki alla maniera di Hiroshima, ma non in un posto qualsiasi, bensì all’Okonomi-yaki paradise! Una serie di ristorantini, tutti stretti in un palazzo a più piani, dove viene preparata solo questa specialità! Il giorno seguente è stata la volta di Mihajima, l’isola sacra. La gita, treno e traghetto, è compresa nel Japan Rail Pass, l’isola è molto carina, anche se fortemente turisticizzata, mantiene una sua personalità. Il tempio, famoso per essere, assieme al Torii, in mezzo all’acqua, purtroppo a causa della bassa marea, è in mezzo al limo e alle alghe, comunque mantiene intatto il suo fascino. Altra particolarità dell’isola sono i cervi, liberi e molto simpatici (attenti ai vestiti, però!), la paletta per il riso più grande del mondo e le buonissime ostriche grigliate, una vera delizia! Inoltre, l’isola è disseminata di templi, parchi e chi volesse fare una bella camminata, dei sentieri di oltre due ore per arrivare fino in cima alla punta più alta dell’isola. La sera ci siamo concessi un ristorante classico di sushi, come sempre qualità eccellente e prezzi ragionevoli. Putroppo, i tanto decantati ristorantini in riva al fiume, oltre a essere tre e non di più, sono più bistot alla francese che altro, probabilmente, essendo attraversata da moltissimi corsi d’acqua, di ristoranti sul fiume ce ne saranno altri, chissà.
Tokyo seconda parte: ritornati a Tokyo, è stato facile ritrovare il ritmo, i suoni e le dimensioni che avevamo lasciato solo pochi giorni prima. Il nostro Ryokan si trova nella zona del parco Ueno, una zona decisamente comoda, anche se è leggermente fuori dalla confusione della Ueno Station, in pratica basta costeggiare il parco e lo zoo per una decina di minuti e lo si trova facilmente. In ogni caso la zona di Ueno è decisamente comoda, in primo luogo per via della stazione e in secondo luogo per la quantità di locali e ristoranti che stanno intorno, perfetto per mangiare quando rientravamo la sera, ottimi localini di sushi soprattutto. La cosa buona è stata anche quella di non essere più costretti a fare l’abbonamento alla metro, in pratica ci siamo ingegnati ad usare quasi esclusivamente la Yamanote Line, che essendo JR, rientrava nel Japan Rail Pass. La Yamanote Line passa per Akihabakara, Shibuya, Omotesando e la stazione di Tokyo, è stato facile quindi organizzarsi di conseguenza. Una nota di merito però va alla gita “fuori porta” fatta a Shizuoka per vedere il Gundam in scala 1:1 !! Semplicemente impressionante, un sacco di gente a vedere (è abbinato ad una fiera di modellismo) nonostante fossimo di lunedì mattina. 360 Km. tra andata e ritorno, ma il gioco è valso la candela! Alla fine a Tokyo abbiamo girato per i quartieri più famosi, dedicandoci molto allo shopping, per quanto ci riguarda abbiamo trovato molto convenienti i prezzi dei modellini da costruire di robot Gundam in primo luogo nella zona di Akihabakara, vestiti e borse in zona Harakuyu e di coltelli o simili in zona Kappabashi, vicino alla zona di Asakusa. Comunque in generale, con un occhio ben allenato si riescono a fare ottimi acquisti. Altra nota particolare, nella giornata dedicata all’architettura, siamo passati al Tokyo International Forum, nei pressi della Tokyo station, opera di rilievo internazionale, che oltre al valore artistico e architettonico ci ha riservato una grossa sorpresa: al banco informazioni abbiamo per caso trovato una mappa e una guida, divisa per zone, di Tokyo, in ITALIANO!! Questa guida l’abbiamo trovata molto più utile delle due che ci eravamo portati, mondadori e lonely planet, particolarmente utile per trovare appunto il già citato mercato di Kappabashi e per arrivare, con la modernissima metro automatica, a Odaiba. Odaiba è una zona decisamente commerciale di Tokyo, al solito siamo arrivati presto, tipo 9.30 e di conseguenza abbiamo dovuto aspettare le 11 (la tipica ora di apertura dei negozi a Tokyo) per vedere qualcosa, ne abbiamo approfittato per fare un giro sulla spiaggia e fotografare le varie opere architettoniche che vi si trovano: Tokyo Heights, il palazzo della Fuji TV, il Raimbow Bridge e non ultima una copia in piccolo della statua della libertà! Come già detto Odaiba è una zona commerciale, in poco spazio abbiamo trovato tre centri commerciali, uno più grande dell’altro, addirittura un Outlet e un secondo Toyota Annex, non credo bello come quello di Ikebukuro, ma comunque interessante! Alla fine, il secondo soggiorno a Tokyo si è diviso tra l’acquisto di regali e il cercare di vedere più siti possibile, tralasciando, come era inevitabile, molte cose e molti posti. Sempre grazie alla vicinanza con la stazione di Ueno, è stato semplice poi ritornare a Narita Airport per tornare (purtroppo) a casa. E’ stata, almeno per me, un viaggio fantastico, dove ho provato sensazioni diverse, non tutte belle, altre bellissime, dove ho potuto confutare molti stereotipi, confermarne altri, trovarne di nuovi… è un paese decisamente diverso dal nostro, con abitudini, comportamenti e usanze non riscontrabili in nessun altro paese, ma alla fine, girare in bicicletta o a piedi per le strade di Tokyo è stato normale, facile, alla fine siamo comunque tutti esseri umani, no? Spero che questo resoconto possa essere gradito e utile come lo sono stati gli altri che abbiamo letto sul sito.