Viaggio di Nozze III parte: Parigi
Dopo la Butte de Montmartre, nei cinque giorni trascorsi nella Ville Lumiere, abbiamo visitato i Jardin des Tuileries che portano a place de la Concorde, gli Champs Elysees con i negozi di Cartier, Louis Vuitton e simili, l’immenso Arco di Trionfo intorno al quale le auto percorrono la più grande rotatoria del mondo (le strade francesi sono famose per le rotonde). Poi il museo d’Orsay dove si possono ammirare le famose tele degli impressionisti (non cercate i Girasoli di Van Gogh, li troverete alla National Gallery di Londra) e il museo del Louvre, per la cui visita esaustiva, si dice, ci vorrebbero nove mesi. Noi ci siamo concentrati sulla sezione dedicata ai pittori italiani, oltre poi ad un’occhiata più veloce al codice di Hammurabi, agli immensi Tori Alati e all’immancabile Venere di Milo. Per entrambi i musei, per le cui entrate si spendono rispettivamente 8 euro e 9 euro, non abbiamo trovato alcuna fila d’attesa, nonostante le previsioni catastrofiche di ore e ore di coda. Siamo stati all’Ile de la Citè per una visita alla cattedrale di Notre-Dame ed una foto sul punto da cui hanno ufficialmente origine tutte le strade parigine. La Conciergerie e la Sainte-Chappelle le abbiamo viste solo da fuori. Non è potuta mancare la visita alla torre Eiffel, prima fatta con la luce del giorno e poi ripetuta di sera. Consiglio di prendere la metro fino alla fermata Trocadero: da lì si gode di una visuale inimitabile della torre, soprattutto se la si vede per la prima volta illuminata come uno spettacolo pirotecnico. Siamo poi stati al Pantheon, ai lussureggianti Jardin du Luxembourg (che ospitano la sede del Senato) e purtroppo non siamo potuti entrare nella moschea parigina perché di venerdì (proprio il giorno in cui noi eravamo là), l’ingresso è vietato ai visitatori.
Per chi ama l’arte la capitale francese è un paradiso terrestre: Parigi non ha musei, Parigi è un museo. Cinque giorni, seppur utilizzati fino in fondo, ovviamente non bastano per visitarla, ma forse le cose che non abbiamo visto saranno la scusa per tornare.
Visitare Parigi, comunque, non significa soltanto entrare in uno delle centinaia di musei, ma si assapora l’aria parigina più facilmente passeggiando per le vie, entrando in un negozio, cercando di esprimersi nella loro lingua, chiedendo un’informazione (con noi chiunque è stato gentile e disponibile), scendendo dal bus ad una fermata qualsiasi e “perdendosi” per le vie pittoresche della città. Consigliabile è una lunga camminata nella zona dei grands boulevards (Bd Haussman, Bd des Italiens, Bd Montmartre, ecc.) dove è tutto un susseguirsi di grandi magazzini, piccoli negozi, bar, ristoranti di ogni parte del mondo: ce n’è per tutti i gusti. Inevitabile, poi, è una visita ai magazzini LaFayette: consiglio vivamente di non perdere un giro alla sezione dedicata al cibo. Una moltitudine di bontà internazionali esposte a regola d’arte: andateci prima di pranzo, trarrete la maggiore soddisfazione per la vista e per il gusto. A parte i magazzini La Fayette, mangiare a Parigi non è la cosa più semplice da fare. Esisteranno probabilmente molti ristoranti rinomati e costosi, dai quali però noi siamo stati alla larga. Ci sono anche i tipici bistrot, ma il cibo che ti propongono è sempre lo stesso (panini imburrati con l’onnipresente prosciutto cotto e patatine fritte) e non è affatto soddisfacente. I prezzi sono abbordabili anche se certamente più cari che in Italia. È però molto facile trovare anche fast-food e ristoranti internazionali (molto comuni quelli orientali): se non li conoscete, a Parigi è il momento di provare il sashimi e il tempura o i won ton e il riso alla cantonese. Così è stato per noi, che già conoscevamo la cucina orientale, ma che è stata di gran lunga più appagante del resto rintracciabile in giro. Per risparmiare qualcosa e per integrare la nostra alimentazione sconclusionata con un po’ di frutta, abbiamo spesso fatto visita al Monop, un negozio di generi alimentari e altro in rue LaFayette, non lontano dal nostro albergo.
Il 10 agosto abbiamo lasciato Parigi, già con una punta di nostalgia. Pensare però che dall’aeroporto di Fiumicino dista soltanto un’ora e mezza di volo… ci dà la speranza che un giorno torneremo. Il viaggio prosegue con cinque giorni a Londra.