Un weekend di primavera a Catania

Due amiche a Catania, rapite dalla cucina siciliana
Scritto da: sunshine75
un weekend di primavera a catania
Partenza il: 30/03/2012
Ritorno il: 01/04/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Arrivo a Catania il 30 marzo, giorno del mio compleanno. Tutto parte dalla decisione di non passare il mio x-esimo compleanno al lavoro, nel tentativo di non farmi prendere da uno sconforto dei più neri: la cifra “XX” mi sembra già sufficientemente nefasta per decidere di accompagnarla anche da situazioni di stress routinario. Diamo un tocco di colore! Ecco che ci viene in soccorso la sempre solare Sicilia. L’idea è di ripetere il meraviglioso week end di maggio 2011 a Venezia con la mia amica B. Ecco qui allora un’ottima occasione WindJet (www.volarewindjet.it) che fa al caso nostro. Con 174,00€ acquistiamo a/r Roma Fco-Catania Fontanarossa per due persone. Ci sembra perfetto! Peccato che la settimana prima della partenza WindJet ci abbia informate che il volo di andata da Roma alle 8.30 veniva cancellato. In poco tempo ci rendiamo conto che la cosa può risultare funzionale per noi: infatti B. viene incastrata in un meeting di lavoro in Usa che la costringe a rientrare a Roma non prima del 30! Ecco allora che sostituendo il nostro volo di andata con un volo alle 12.55, B. riesce, con un rapido cambio di look in aeroporto, a scendere dal volo da New York per imbarcarsi sul volo per Catania con me! Arriviamo all’aeroporto di Fontanarossa puntualissime, praticamente in anticipo. Ci attende un meraviglioso clima. Sfuggendo alla tentazione della vetrina de “I dolci di nonna Vincenza”, con cannoli e cassatine a dir poco invitanti, facciamo il biglietto per l’autobus (il 457) che in 20/30 minuti ci porta a Catania centro. E’ appena cominciata la mia mini vacanza e ho già perso il senso del tempo! Da subito capiremo che la sede storica de “I dolci di nonna Vincenza” è proprio in piazza San Placido, dove si trova anche il nostro bed & breakfast. Questo è solo il primo segnale di quanto questa città sarà per noi una tentazione culinaria continua. E pensare che prima di partire stavo portando avanti, con un certo successo, una dieta dimagrante! Alle 15.00 l’autista del nostro autobus ci indica dove scendere e in due minuti siamo al b&b. Dopo un attimo di confusione, generato da un gruppo in partenza (di cui però solo alcuni membri avevano alloggiato al nostro b&b), Lea e Francesco, i nostri padroni di casa, ci deliziano con tutta la loro cortesia, le loro premure e la loro ospitalità, in un ambiente solare e luminoso che risponde pienamente alle nostre aspettative. Aspettative non tradite dopo aver visto il sito del b&b Bianca (www.biancabb.com). La nostra stanza ha ben due balconi che si affacciano sui tetti del centro storico, che scopriremo essere molto animato. Ammiriamo inoltre da qui la cupola del Duomo e scorgiamo il mare! La finestra della cucina dà invece sulla bellissima facciata barocca della Chiesa di San Placido. Gli ambienti riflettono il gusto dei nostri ospiti, amanti dell’arte ma anche della praticità. Parquet, colori, ampi spazi, pulizia ed il calore di una casa vera. Cosa volere di più da un b&b? Vogliamo aggiungere due padroni di casa disponibili all’accoglienza e a condividere con i propri ospiti le proprie esperienze di vita? C’erano anche quelli! E dalle esperienze di vita di Lea e Francesco abbiamo trovato ottimi spunti per la nostra corsetta mattutina e per i ristoranti da visitare.

In giro per la città

Ci mettiamo subito in “marcia”: alle 16.00 siamo già di nuovo fuori casa. Ci dirigiamo in centro con l’intenzione di farci subito un’idea della città. Il b&b è ad un passo da Piazza Duomo ma sbagliamo leggermente strada e, di vicolo in vicolo, ci ritroviamo in Piazza dell’Università. In pieno sole, con i catanesi e i turisti impegnati nel loro lento passeggiare e con un gruppetto di musicisti swing, l’aria di primavera dà alla piazza un ampio respiro. Passeggiata lungo la vivace via Etnea, arriviamo all’altezza di Villa Bellini. Prima di entrare nei meravigliosi giardini dell’’800, che il giorno dopo, tra alberi centenari e vialetti labirintici, ci avrebbero viste impegnate nella nostra corsetta mattutina, ci facciamo tentare da Spinella, storica rosticceria e pasticceria catanese: arancino al ragù, arancino al forno con spinaci, cartocciata e, per finire, un cannolo a testa. Gnam! La perlustrazione continua fino a ritornare, attraverso i bellissimi palazzi di piazza dell’Università, in Piazza Duomo. Ci accoglie O’Liotru, l’elefante in lava di epoca romana che sorregge un obelisco egizio e che è il simbolo della città. Il Duomo, a fianco a porta Uzeda, impera sulla piazza con la sua meravigliosa struttura barocca. A colpirci, alla luce dell’imbrunire, sono i colori di questa città, così singolari, a richiamare i toni della lava dell’Etna. Ma è con la sera che ci abbandoniamo con tutti i sensi alla città. Seguiamo il consiglio dei nostri padroni di casa e andiamo a mangiare all’Osteria De Fiore in Via Pietro Antonio Coppola, 24, nella zona di Piazza Bellini, dove si trova il bellissimo e ricchissimo Teatro Massimo. In un locale rustico e che richiama in qualche modo l’idea di tempi antichi in cui le compagnie teatrali si ritrovavano lì al termine dei loro spettacoli, ci facciamo tentare dal menù ricco e tradizionale. Su questo, a più riprese, e soprattutto nella versione in inglese per turisti, troviamo chiarito che per alcuni piatti ci vuole tempo. Per fare le cose buone, tagliare le verdure, portare ad ebollizione, aggiustare la cottura, ci vuole tempo: abbiate pazienza! Per la verità la nostra ordinazione arriva piuttosto velocemente o, per lo meno, secondo tempistiche che ben riflettono i nostri desideri e il nostro stato d’animo. Caponatina per antipasto (decidiamo di non eccedere e ne dividiamo una in due), caserecce alla norma (il piatto forte della signora Rosanna. Fantastica pasta al pomodoro ricoperta da una deliziosa cupola di melanzane fritte che diventano bianche per una generosa spolverata di ricotta salata), caserecce al nero di seppia e un incredibile piatto di masculini alla brace! Mamma mia che bontà! Mai mangiate alici (qui dette masculini, appunto) così buone! Chiude il pasto una golosa mela fritta con uvetta e pinoli. Il tutto, insieme ad acqua e vino, per 34,00€…17,00€ a testa!

Con i sensi di gusto e olfatto ben soddisfatti, girovaghiamo per soddisfare la vista. E di chiesa barocca in chiesa barocca, arriviamo al Castello Ursino in piazza Federico di Svevia. Scopriamo che un tempo il castello sorgeva su un isolotto la cui forma e natura è stata completamente trasformata dall’eruzione e dal terremoto del 1963. Difficile credere che fosse una struttura di difesa marina! Decisamente un luogo molto suggestivo, nel bel mezzo della movida catanese alla quale decidiamo di prender parte, spostandoci di bar in bar, fino a tornare in piazza Bellini e, quindi, al nostro b&b. Si sono fatte le due… La sveglia del sabato mattina è inclemente e d’altronde B. è più che decisa di andare a correre. Alla fine sarò felice di averla seguita. Per due motivi. Primo, perché scopro di potercela fare! Almeno 6, 7 km che mai avrei sospettato di poter sostenere. Secondo, perché la corsa dal b&b, in via Etnea e con 7 giri di Villa Bellini, ci danno una buona idea della vitalità mattutina dei catanesi.

Sono già le dieci quando ci sediamo, dopo una bella doccia, nella “nostra” colorata cucina e ci abbandoniamo in “chiacchere da donne” con la nostra simpatica padrona di casa. Rinunciamo alla luculliana colazione che ci avrebbero offerto volentieri (cornetti e dolci tipici del forno di piazza San placido, crostata e cappuccino) e optiamo per yoghurt e the quasi a presagio della necessità di tenersi leggere in vista dei pasti successivi… Ancora chiacchere con Lea e Francesco per i commenti sulla serata passata e i piani della giornata incipiente. Qualche prezioso consiglio e decidiamo di dirigerci verso Aci Trezza e Aci Castello. Prendiamo l’autobus 534 dal vicinissimo Piazzale Borsellino ma nell’attesa della partenza dello stesso, ne approfittiamo per curiosare al mercato del pesce (la Pescheria), a ridosso del Duomo (e altrettanto vicino al piazzale della partenza del nostro autobus!). Pesce di tutti i tipi, freschissimo, praticamente vivo, a un prezzo imbarazzante per quanto basso! Ma non solo pesce! Tant’è che decidiamo di fare lo spuntino di mezza mattina con una bella ricottina fresca! Vabbè, è ora di mettersi sull’autobus. L’occasione è buona per spostarsi dal centro storico (via Etnea e viale XX Settembre) alla zona residenziale più chic (corso Italia) fino alla periferia più degradata per poi scendere lungo la costa più romantica con il villaggio di pescatori di Ognina. I circa 40 minuti di viaggio sono allietati dall’umanità varia che riempie tutti gli autobus del mondo. Non starò qui a raccontarvi le vicende delle tre dodicenni che sono salite sull’autobus complottando alla ricerca della scusa migliore da presentare alla mamma di una delle tre, fino a quando la suddetta mamma ha telefonato sul telefonino della figlia Francesca (userò un nome di fantasia visto che è la fantasia la regina di questa storia); risponde però l’amichetta che, candidamente terrorizzata, dice: “Signora, Francesca è qui a casa mia per pranzo, ma ora è in bagno. La faccio richiamare non appena esce dal bagno”. In sottofondo i rumori assordanti dell’autobus, dei suoi motori, dei suoi freni e dei suoi occupanti! Povere mamme d’Italia! Arriviamo dunque ad Aci Trezza. Vi posso dire che, rapite dalle bellezze naturali, abbiamo dimenticato di visitare la Casa del Nespolo?! Nel paese in cui Verga ha fatto vivere i suoi Malavoglia e in cui Luchino Visconti ha ambientato il suo capolavoro verista “La terra trema”, con la partecipazione delgli abitanti del luogo come attori, la cosa che più colpisce sono i famosi faraglioni che il povero Ulisse rischiò di trovarsi scaraventati addosso! Conformazioni di origine vulcanica che caratterizzano la costa e il porticciolo di pescatori, colorato di barchette variopinte. Abbiamo dimenticato di vedere i luoghi dei Malavoglia (che d’altro canto sono solo ricostruzioni) ma non certo di degustare le delizie del posto. Preoccupate di cadere in qualche trappola per turisti, siamo in realtà capitate in un ristorantino con vista mare a dir poco ottimo. Il nome non lo ricordo con esattezza purtroppo (forse Il Nespolo) ma ricordo con precisione la cortesia del proprietario e la bontà e la ricchezza dei nostri piatti. Per antipasto un freschissimo polpo in insalata e alici marinate (si capisce che adoro le alici?!). Poi un misto di pesci alla brace (che bontà il calamaro!) e pesce spada alla brace, 2 bottiglie d’acqua, 2 caffè. Il tutto a 51,00€. Un po’ caro per i canoni catanesi ma assolutamente rispettabile per una romana e per una come me che viene da un posto turistico del basso Lazio dove a volte 51,00€ non bastano nemmeno per pagare il contro per una sola persona nei ristoranti di pesce! Stiamo mangiando in abbondanza, non c’è che dire! Ci sentiamo un po’ in colpa. Quindi decidiamo di raggiungere Aci Castello a piedi. Quando arriviamo, dopo una piacevole passeggiata lungo la costa, ci innamoriamo! Il Castello normanno, in lava nera, adorna una bellissima piazzetta che affaccia sul mare. La chiesetta e la facciata del municipio, entrambe molto belle, richiamano elementi della vita comune che giustificano i crocicchi di adolescenti del sabato pomeriggio, le coppiette sulle panchine, i papà che insegnano ai figlioletti come andare in bicicletta… E’ ora di tornare a Catania. Gli ottimi autobus Amt, con i loro orari sicuri, ci offrono un passaggio alla modica cifra di 1€ per un biglietto da 90 minuti. A Catania ci ritroviamo in Piazza Duomo… ammiriamo gli interni del duomo e non perdiamo tempo: decidiamo di prenotare un tavolo per cena all’Ambasciata del Mare che è proprio all’angolo opposto al Duomo, a ridosso della Pescheria. Tavolo prenotato. Ma la serata ci porterà altrove. Quando saremo in via Santa Filomena non potremo fare a meno di disdire la prenotazione all’ambasciata a favore di uno dei locali di quella via. Ci troviamo là perché sono curiosa di vedere “Ibridi” (www.ibridi.it), lo shop corner di un giovane designer catanese, già oggetto di attenzione in diversi articoli di riviste di moda o in rubriche televisive. Il proprietario ha decisamente una personalità spiccante. Il negozio è molto stuzzicante. Peccato trovare solo pochi pezzi rimasti dall’ultimo appuntamento vintage. Giro quindi la mia attenzione su un paio di orecchini disegnati dal nostro amico e prometto di mantenere i contatti tramite Facebook (e come, se no?!?)… Chissà che non ci sia poi qualcuno nella mia città disposto a prendere contatti per vendere gli oggetti di Ibridi. Ma è ormai ora di cena e ci fermiamo alla Polpetteria (www.polpetteria.it), sulla stessa strada, qualche numero civico più in là. Non saprei dire se siamo state meglio per l’ottimo cibo, la buona birra artigianale, il locale di atmosfera o il personale simpatico (e anche carino!), fatto sta che ci tornerei anche ora! Segnalo però qualcosa di quello che abbiamo preso perché si tratta di piatti originali e gustosi. Anzi, non voglio tralasciare proprio nulla! Quindi, frittatina con amareddi (verdure amare), polpette di pollo con salsa al curry e riso basmati, polpette di calamari alla Eoliana e, dulcis in fundo, cheese cake e fedora… Volete sapere cosa sia la torta fedora? E’ semplicemente il peccato di gola più peccaminoso a cui possiate pensare: strati di pan di spagna, ricotta con scaglie di cioccolata, panna e mandorle tostate a sfoglie. Devo aggiungere altro? La serata continua nel turbinio della mondanità frivola e un po’ freak-ketona della magica Katanè. Nonostante tutto anche questa sera riusciamo a fare tardi! Fortunatamente abbiamo deciso di non andare a correre la domenica mattina.

Sarà una domenica all’insegna del relax. Ci trascineremo fin da Spinella per concederci gelati e cassate, ma la nostra verve si limiterà a questo. Certo non prima di aver goduto del sole di Piazza Bellini, al cospetto dell’elegante Teatro Massimo. A metà pomeriggio siamo sufficientemente riposate per avviarci con l’autobus 457 all’aeroporto. Solo qui, quando realizziamo che il nostro volo ha due ore di ritardo, veniamo a sapere che quella mattina l’Etna ha eruttato. Evidentemente da una bocca sul versante opposto a quello che domina Catania perché noi non ci siamo accorte di nulla! E certo non avremmo potuto capirlo da altri segnali visto che questo vulcano non si è lasciato scoprire più di tanto. Lo ammetto, è colpa nostra: non abbiamo organizzato nemmeno una gitarella sull’Etna! E abbiamo perso l’occasione di vederci il più grande vulcano attivo d’Europa? No, tranquilli: nessun occasione persa, solo rimandata. Perché in questa città vale la pena di tornare!

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