Turkish delight
– 10 agosto: partenza da Milano, volo Alitalia, per Istanbul. Preciso, visto che vedevo informazioni discordanti, che è sufficiente la carta di identità valida per l’espatrio per entrare in Turchia. Al check-in mi hanno chiesto di mostrare la prenotazione dell’albergo di Istanbul, in assenza della quale credo serva il passaporto. Non si paga più il visto, ma si deve fare una procedura similare (coda di 30 minuti abbondante annessa), con la quale viene apposto un timbro su un foglio a parte per l’entrata e per l’uscita dal Paese. Vi consiglio di cambiare gli euro in lire turche negli uffici postali, che si trovano facilmente in centro o all’occorrenza anche in aereoporto. Ricordatevi comunque che gli euro sono sempre ben accetti.
Abbiamo approfittato della promozione dell’albergo prenotato via internet che per soggiorni maggiori di tre notti offriva il trasferimento dall’aeroporto all’albergo. L’albergo è l’Adora Hotel, nel quartiere Sultanahmet, nel quale conviene prenotare per essere vicini ai monumenti principali.
– 11 e 12 agosto: visita di Istanbul (palazzo di Topkapi, Musei archeologici, Ayia Sophia, Moschea Blu, Gran Bazaar, Moschea di Solimano, acquedotto di Valente, bazar egiziano, torre di Galata e piazza Taksim). Mi ha molto impressionato innanzitutto la forte presenza della polizia, con controlli tipo- aereoporto degli zaini all’entrata di musei o la presenza di poliziotti in tutte le entrate del Gran Bazar con metal detector portatili. La forte presenza della polizia, unita alla gentilezza e alla disponibilità della popolazione locale mi ha molto rasserenato. Quindi camminate tranquille per le vie della città alla scoperta della grande vitalità di questa città. Riguardo ai ristoranti mi sento di sconsigliarvi l’Hamdi, tanto pubblicizzato dalla Lonely Planet. Per il resto la città è piena di ristorantini, ma anche di chioschi per uno spuntino, dal kebap al baklava, dalle pide alle pannocchie grigliate, dai lokum (nelle cui scatole compare l’immancabile “turkish delight” che ha ispirato il titolo del mio racconto) alle gustose tofte, tutto da digerire con ll’ottimo çay. Quindi siate curiosi, fatevi guidare dalle papille gustative. Ho provato veramente di tutto e non ha mai avuto problemi intestinali.
Un fatto spiacevole è il fatto che nel giro di un anno hanno praticamente raddoppiato i prezzi delle entrate in tutti le principali attrazioni turistiche, e non solo a Istanbul, uniformandoli in 10 euro a testa per entrata. Notavo che fino all’anno scorso le entrate mediamente si aggiravano sui 5 euro. -13 agosto: abbiamo proseguito il viaggio proseguendo per Izmir con un volo di linea Turkish Airlines. Una nota negativa: per problemi del loro sistema che non accettava la mia carta di credito mi sono dovuto appoggiare alla carta di credito di mio padre. Se non che ho scoperto, ovviamente dopo l’acquisto, che senza la presenza del possessore della carta di credito utilizzata per il pagamento gli altri passeggeri non possono viaggiare. Dopo numerose telefonate al call center (ovviamente in Turchia, dopo aver provato invano agli uffici in Italia) abbiamo appurato che la norma si può aggirare con una fotocopia di carta di credito e carta di identità di chi ha pagato. Se non avessimo letto questa postilla scritta in carattere 6 in fondo alla pagina, il mio viaggio forse sarebbe terminato qui. O più realisticamente avrei dovuto ricomprare un altro biglietto, disponibilità di posti permettendo. Onestamente mi sfugge la ratio della norma (da tempo era stato pagato e se è per motivi anti- terrorismo un buon prestanome incensurato mi sembra possa aggirare la norma).
A Izmir abbiamo noleggiato una macchina per visitare la parte occidentale della Turchia, ad iniziare da Pergamon (solo l’Acropoli e non l’Asklepion). Pergamon sinceramente mi ha un pò deluso, forse perchè magnificata dalla guida verde del Touring, considerata al pari di Efeso, anche se credo che al di là dell’importanza storico- culturale, dal punto di vista dell’interezza dei singoli monumenti Efeso non ha eguali. Terminata la visita di Pergamon visitate la cittadina di Bergama, nella quale si trovano le rovine. In particolare addentratevi nelle stradine per ritornare indietro nel tempo di una cinquantina di anni. In generale nel Paese il comune denominatore sono i minareti (preghiere dei muezzin inclusi, che tra l’altro interrompevano la fase REM alle 5 di mattina), le bandiere nazionali e i ritratti di Ataturk, come dire la compresenza tra i due mondi, quello islamico e quello laico, che si sono scontrati e i cui rapporti tutt’ora sono tesi. Per gli spostamenti tenete presente che la benzina è carissima, forse la Turchia è il Paese più caro al mondo: per la benzina verde si pagano 3,3 YTL al litro, più di 1,80 euro! A differenza dell’Italia la carta di credito è sempre e ovunque accettata nelle stazioni di rifornimento, a differenza degli alberghi fuori da Istanbul. Sempre a proposito di guida siate prudenti: i turchi sono veramente spericolati (a Milano pensavo di aver toccato il culmine). In particolare attenti alle partenze nei semafori, dove sembra di essere in un gran premio di F1.
La notte l’abbiamo trascorsa a Selçuk in modo da essere vicini l’indomani ad Efeso. Abbiamo dormito al Jimmy’s Place, altro hotel consigliato dalla Lonely Planet, ma che mi sento di non consigliare. Oltre ad avermi dato una camera non conforme a quanto richiesto, non ho trovato gli asciugamani, un letto aveva le doghe rotte, lenzuoli non proprio ortodossi e colazione scadente. In più una generale arroganza, forse per il fatto di comparire in una guida turistica.
– 14 agosto: abbiamo proseguito con la visita di Efeso, davvero magnifica e qui abbiamo trovato per la prima volta gli Italiani, che ad Istanbul ho visto sorprendentemente in numero ridotto. Nei dintorni da Selçuk prendete una strada di 8 km che vi porta a Sirince, bellissimo paese in collina in stile ottomano. Vi consiglio di abbandonare la parte bassa del paesino (più commerciale) per esplorare la parte più alta, dove scoprirete la vera essenza popolare, oltre che localini fantastici che a prezzi stracciati vi servono la tipica gozleme, l’ayran e il caffè turco. Terminata la visita di Sirince abbiamo proseguito per Pamukkale, facendo una deviazione per Afrodisia e in seguito Denizli. La notte l’abbiamo trascorsa al Melrose Algau Hotel, veramente bellissimo, pulito, camere ben arredate e colazione abbondante. La cosa incredibile è che abbiamo pagato come la notte precedente, dove il livello era veramente più basso.
– 15 agosto: visita di Pamukkale, che consiglio vivamente. Vero è, come dicono le guide, che non c’è più abbondanza di acqua come 20 anni fa, ma è un’esperienza incredibile bagnarsi nelle vasche di travertino. Al termine della salita vi accolgono le rovine di Hierapolis, dal quale avrete un’ottima vista del complesso delle vasche e del panorama circostante. Inserisco la solita nota dolente delle entrate: 10 euro anche qui, ma l’entrata nella piscina tra le rovine di Hierapolis è a parte (altri 10 euro)…
Nel primo pomeriggio partiamo verso l’ultima meta, il mare. Abbiamo scelto Cirali, a 80 km a sud di Antalya, perchè da internet sembrava un luogo esentato dal cemento, immerso nella natura e in un panorama fantastico. Non sono rimasto affatto deluso. Prima di parlare però di Cirali, vorrei consigliarvi una deviazione. Non andate a Cirali via Antalya, ma a Kizilcadag prendete la strada per Elmali, quindi per Finike e a 30 km raggiungerere Cirali. Questa deviazione è’ una grande occasione per “prendere la macchina del tempo” e tornare indietro di 50 anni. Famiglie che girano sui carri rimorchiati da trattori, bancarelle di frutta e verdure, case segnate dal tempo, nonchè nel primo tratto un panorama montuoso bellissimo.
Dalla strada che congiunge Finike con Anltalya, per Cirali dovrete prendere una stradina che in 7 km vi porterà da oltre 1000 metri di altitudine al livello del mare. Dopo aver attraversato strade sterrate e in mezzo ad alberi di fico e a pollai arriviamo nel nostro albergo, Aida Hotel, che consiglio.
-16 agosto: giorno dedicato al mare, davvero stupendo, ma ancor più sorprendente è il contesto naturale nella quale Cirali è inserita. Con l’occasione di una passeggiata nel lungo mare visitate le vicinissime rovine di Olympos (finalmente l’ingresso scende a 1,5 euro). Essendo Olympos un pò più cara della media, per la cena vi consiglio il ristorante Atlantis, che si trova sulla strada che porta a Finike.Chiedete le specialità locali, in particolare per dessert consiglio il miele e la pappa reale fatti in casa.
– 17 agosto: vista la forzata sveglia verso le 6.30 (il sole sorge molto presto e le tende negli alberghi sono quasi sempre sottilissime) abbiamo colto l’occasione per visitare Chimaera, un sito poco distante dove si trovano delle fiamme perenni che fuoriescono dalle fenditure delle pareti rocciose. Onestamente sono fiammelle, e pensare che al tempo dell’antica Roma queste erano visibili dal mare! Ad ogni modo sono davvero suggestive, anche se sarebbe meglio approfittare delle gite organizzate di sera. Nel tardo pomeriggio, dopo qualche ora in spiaggia, abbiamo deciso di visitare Antalya, attratti dal quartiere vecchio, il Kaleici, dove si trovano le case in stile ottomano. La visita è deludente: molte case sono state ristrutturate, altre rase al suolo. Antalya ormai è una cittadina moderna che ha quasi cancellato il suo passato. Ma Antalya era il nostro obiettivo anche perchè avevo letto in internet di un hamam “old style”, il Sefa.
A Istanbul avevo letto di due hamam famosi per i turisti, molti dei quali delusi dalla celerità del trattamento. Per questo cercavo qualcosa di più genuino ed autentico. E’ stata un’esperienza unica: due ore di trattamento completo (bagno turco, peeling, insaponamento, pausa çay e frutta, massaggio con olio). Sono stati i miei 18 euro meglio spesi del viaggio: sono piaceri che non hanno prezzo.
Per la cena, tornando a Cirali ci siamo fermati in un ristorante sulla strada a Ulupinar. Per 10 euro a testa abbiamo passato in rassegna quasi tutto quello che la cucina turca può offrire.
– 18 agosto: a nostro malincuore è ora di tornare. Abbiamo riconsegnato l’auto a noleggio all’aeroporto di Antalya dopo 1200 km di viaggio. Da qui il volo Turkish Airlines per Istanbul e quindi quello Alitalia per Milano. In conclusione il viaggio in Turchia è stato bellissimo: a parte le entrate in musei ed affini, per ristoranti e alberghi si paga decisamente meno che in Italia. Mi ha molto colpito la disponibilità e la cortesia dei turchi, sempre con il sorriso e pronti a fornire un’indicazione, nonostante l’ostacolo linguistico specie nei paesini più lontani dalla massa turistica. Mi piacerebbe ritornarci, magari per scoprire la Cappadocia e la parte orientale, ma questa è un’altra storia.