Turisti per caso Reims denstination Noel

Una corale toscana a Reims, città d'arte, d'incoronazioni, di champagne.
Scritto da: annasus
turisti per caso reims denstination noel
Partenza il: 19/11/2010
Ritorno il: 22/11/2010
Viaggiatori: 40
Spesa: 500 €
Turisti per cantare a “Reims destination Noёl”

Nel mese che precede il Natale, “Reims destination Noёl” riunisce gli eventi culturali di avvicinamento alle festività. Quest’anno, il Comune di Reims ha invitato i cori musicali delle città gemellate: Aquisgrana, Canterbury e, in rappresentanza di Firenze, la Corale di Santa Lucia al Borghetto di Tavarnelle Val di Pesa. Per un fine settimana, i “turisti per cantare” invadono Reims. In questa città la presenza italiana è fortemente radicata. Nei periodi successivi alle due Guerre Mondiali, molti furono i nostri connazionali che arrivarono per lavorare nell’edilizia: muratori, carpentieri, imbianchini. Provenivano in particolare dalla Calabria e dal Friuli, ancora lontano da diventare il “ricco nord-est” attuale. Mazzolini, Calio, Marzin, Marcovecchio, Marinelli sono alcuni tra i tanti cognomi che troviamo a Reims. Figli e nipoti di chi arrivò in cerca di lavoro. Oggi perfettamente integrati.

I turisti italiani visitano in gran numero Parigi ed Euro Disney, costruita proprio sulla direttrice che porta nella regione dello Champagne. L’onda lunga del nostro turismo arriva però appena a lambire questa città. A differenza di belgi, tedeschi e inglesi che – favoriti dalla vicinanza geografica – arrivano in gran numero con auto e pullman. Per ripartire carichi di bottiglie di champagne! Eppure, la visita della cattedrale di Notre-Dame, da sola, merita il viaggio. Ci fa da guida André Lecoz. Il suo racconto, in un italiano fluido, è disseminato di aneddoti che hanno accompagnato la storia della basilica fino dal 6 maggio 1211, quando fu posta la prima pietra. Grandi festeggiamenti sono previsti per la ormai prossima ricorrenza degli ottocento anni. Nei secoli, la cattedrale ha subìto incendi e distruzioni, fino ai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale. Utilizzata come ospedale militare, le granate tedesche incendiarono il tetto e trovarono facile esca nei giacigli di paglia dei feriti. Ma ci fu anche la volta che la chiesa fu devastata da un incendio, e il vescovo pensò bene, per la ricostruzione, di usare le pietre delle mura poste a difesa della città. Con i conseguenti rischi corsi dalla popolazione, in tempi di guerre e scorrerie. Nel 1779, in piena età dei Lumi, il canonico Jacquemart fece rimuovere le pietre che formavano un labirinto, nella terza e nella quarta campata della navata centrale, per impedire ai bambini di usarle per i loro giochi. Un labirinto a pianta ottagonale, il cui schema Umberto Eco ha posto sulla copertina dell’edizione Bompiani de “Il nome della rosa”. A proposito ancora di rimozioni, André ci racconta di quando alcune antiche, preziose vetrate, che si caratterizzavano per i blu intensi, furono sostituite con altre dai colori più chiari, per dare una maggiore luce all’interno.

Nel braccio sud del transetto, osserviamo le vetrate dello champagne, che raccontano le varie fasi di lavorazione del vino e la storia di Dom Pérignon, commissionate nel 1954 alla bottega dei maestri vetrai Simon. Nella cappella assiale dell’abside ammiriamo le splendide vetrate di Marc Chagall, inaugurate nel 1974. A Reims, nel 496, il re Clodoveo ricevette il battesimo dal vescovo Remigio, dando così inizio al regno dei Franchi su basi cristiane. La leggenda narra che una gran folla di soldati, dignitari e popolani occupava ogni spazio impedendo a chi portava l’olio per il sacramento, di arrivare all’altare. Apparve allora una colomba che recava nel becco l’ampolla con l’olio santo. Per ricordare i millecinquecento anni dall’evento, Giovanni Paolo II venne a Reims nel 1996. Nella cattedrale sono stati consacrati venticinque re di Francia, fino a Carlo X nel 1825. Consacrazione, quest’ultima, che Gioachino Rossini – compositore politicamente conservatore in tempi di grandi fervori nazionalisti e patriottici – ha fermato nel tempo, nell’opera lirica “Il viaggio a Reims”.

Nei pressi di place Boulingrin, dove ogni sabato mattina c’è il mercato cittadino, sorge la Porta di Marte. Il più largo arco di trionfo mai costruito dai romani, del III secolo, è l’unico sopravvissuto dei quattro originari archi monumentali. Il Musée des Beaux Arts, 8 rue Chanzy, all’interno della settecentesca Abbazia di Saint-Remi, è uno dei più importanti della Francia. Con pitture e sculture che spaziano dal XVI° al XX° secolo: Cranach, Corot, Monet, Matisse, Gauguin. A novembre ha ospitato le istallazioni di Christian Lapie, un artista che, usando giganteschi tronchi di legno, crea silhouette monumentali, alte fino a sei metri. Un gruppo di queste sculture è stato posto in place Stalingrad, lungo il percorso della tramvia. Una contaminazione tra arte e rotaie che l’autore ha spiegato come l’apertura del vecchio verso la nuova città. Aggiungendo un parallelismo tra queste sue opere e la stessa Porta di Marte che dava accesso alla città, chiamata allora Durocortorum, come abbiamo imparato a conoscere nei fumetti di Asterix.

Con gli amici della Corale impegnati nelle prove, m’incontro con Dominique, amico locale di origini calabresi. E’ l’ora di pranzo. Attraversiamo villaggi ben curati. Ai lati della strada le Maison di piccoli produttori di champagne si susseguono senza soluzione di continuità. Con le caratteristiche, vecchie insegne di ferro battuto che dondolano ai cancelli. Raccontano scene di vignaioli intenti a estrarre il prezioso nettare dai grappoli d’uva, di calici affusolati e di bottiglie da gustare. Incrociamo un gruppo di oche che – senza fretta alcuna – attraversa la carreggiata per raggiungere un piccolo stagno.

Stephane e Caroline gestiscono “ Le Sarmate”, una brasserie di Sermiers. Atmosfera familiare, vecchia maniera, dove ci si può fermare a bere un novello beaujolais – come nel nostro caso – conversando amabilmente con gli altri avventori. Stephane – la battuta pronta, un maglione grigio scuro come i capelli – ci consiglia un Travers de porc au lentilles davvero eccellente. E’ comandante dei locali vigili del fuoco, e questo pomeriggio deve prendere servizio. Tanto che, di lì a poco, il rosso automezzo dei pompieri si ferma a prelevarlo.

La chiesa e il municipio di Sermiers sono al centro di un pugno di case circondate dalle vigne macchiate dai colori pastello dell’autunno inoltrato. Ci fermiamo alla Maison dello Champagne René Fresne, 20 rue de Franc Mousset. Il proprietario – alto, ben piantato, i capelli color canapa, il sorriso accattivante, le mani e il viso di chi ha trascorso una vita a lavorare nelle vigne, jeans e maglione girocollo – è anche sindaco della piccola comunità: cinquecento abitanti o poco più. Gustiamo le etichette della Maison, tra le quali un Carte d’or e un Cuvée du Monastère che da soli meritano una visita. Al momento di uscire, il cielo è color anice. Arriviamo a piedi fino ai limiti del villaggio. I campi sono arati dal vento tagliente. Il giallo e il marrone delle foglie, nelle loro infinite sfumature, sono i colori dominanti delle vigne, che degradano in direzione di Reims. In lontananza, le luci della città si accendono a disegnare le linee gotiche della Cattedrale.

Alla sera il Conservatorio è pieno in ogni ordine di posti. Sul palcoscenico sale la nostra Corale. Gli uomini in tight e papillon rosso, le donne in elegante lamé dorato. Sotto la guida del giovane Maestro Marco Francioli, la soprano Francesca Becucci, i tenori Andrea Massetani e Anzio Giannetti, gli organisti Duccio Consortini e Chiara Corti, e tutti gli elementi del coro strappano applausi vivissimi. Sicuramente giocano un loro ruolo, oltre alla bravura, la simpatia e la modestia che caratterizzano questi cantori toscani, che già qualche anno fa, a Reims, ebbero un grande successo.

Il pomeriggio della domenica, il concerto è in programma alla chiesa Sainte Macre a Fismes, un villaggio di cinquemila abitanti che ha dato i natali a uno dei due padri di Asterix, Albert Uderzo. Da Fismes transitavano i re diretti a Reims per l’incoronazione, e qui, a casa “Heurtevin”, passavano l’ultima notte come principi. La chiesa dell’XI° secolo, restaurata dopo i bombardamenti della Seconda Guerra, è ingentilita da una bella serie di volte a botte e dalle finestre in stile flamboyant (tardo gotico). Gli abitanti di Fismes arrivano alla spicciolata, infreddoliti e intabarrati. Ma all’interno della chiesa, l’atmosfera si scalda presto, con la corale che strappa ripetutamente applausi a scena aperta. Si comincia con il “Il trescone” toscano. Si passa dal Giuseppe Verdi di “Libiamo ne’ lieti calici” dalla Traviata, al Puccini di “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly. Per concludere – dopo due ore – con i tradizionali ”Bianco Natale”, “Jingle bells” e il “Cantico di Natale”. Al termine, un’ovazione prolungata, strette di mano e tanti spettatori con gli occhi lucidi. Il sindaco Jean-Pierre Pinon ha parole commosse per i cantori di Santa Lucia al Borghetto. Poi i brindisi di champagne con i bicchieri di carta e l’assaggio delle ciambelle e dei dolci locali, tagliati a fette e disposti su lunghi tavoli, in un salone addobbato da festoni colorati.

Per l’ultima sera in città, ho appuntamento con gli amici di Reims alla brasserie Flo, 96 place Drouet d’Erlon, quasi di fronte alla stazione ferroviaria TGV. Un’istituzione, in città. Stile Art Déco. Affreschi stilizzati, arredamento elegante e sobrio, con mobili di legno scuro, specchi e lampade, divanetti di velluto. Gli amici ci sono tutti. Gerard, per avo un mercante senese arrivato fin qui passando dalla Catalogna e Françoise, i lineamenti delle donne di Modigliani. Josy, solare come la natia Provenza e il silenzioso Alain. Isabella, che delle genti del Friuli conserva la generosità e il solido Jean Pol. Remo, arrivato dall’Abruzzo, che qui si è fermato quando ha conosciuto Janine. Fabrice il chimico, con la passione per i pittori italiani del Quattrocento. Si parla dei prossimi, comuni progetti. L’appuntamento è a Firenze, in primavera.

Concludo con alcuni indirizzi gastronomici che meritano di essere provati.

Le Colibri, 12 rue Chanzy, è un locale moderno, a pochi passi dalla piazza della Cattedrale. Chiedete, al primo piano, il tavolo d’angolo dal quale si ha una vista unica sulla basilica. Piacevole.

Restaurant Chez Lui, 32 avenue d’Epernay, si trova appena fuori dal centro storico, vicino all’ippodromo. Idir ed Emilie sono gestori giovani, dinamici, pieni d’idee. Il giovedì sera è dedicato al couscous, specialità della casa.

Per una coppa di champagne, si va al Le Lion, place d’Erlon. Dai tavolini dietro le grandi vetrate, si osserva il flusso ininterrotto delle persone nella via dello shopping cittadino.

Si fanno dieci passi e siamo a Les 3 Brasseurs, 73 place d’Erlon, una delle brasserie più alla moda di Reims. Frequentata da una clientela giovane, si sceglie tra una vasta scelta di birre, comprese molte artigianali. Da non perdere “Le mètre de bière”: dieci diverse birre da 25 cl. Oppure “La palette de dégustation”, quattro bicchieri di 12 cl.

Faccio un’eccezione segnalando anche un ristorante, forse il migliore di Reims, Le Millénaire, 4 rue Bertin, dove non si può dire certamente che si spende poco, ma che merita una visita, magari provando un menu degustazione. Il Millénaire di Laurent Laplaige, a pochi passi dalla centrale place Royale, premiato con una stella Michelin, è un locale di grande classe. Cucina francese che privilegia il pesce, qui si raggiungono vertici gastronomici davvero notevoli.

Nei prossimi mesi aprirà anche un ristorante di cucina italiana, del quale si dice già un gran bene. Attualmente se ne conosce soltanto il nome: Padre Pio. Avremo occasione di provarlo la prossima volta!

Il lunedì mattina si parte all’alba. Ci attende una lunga giornata in pullman. I coristi di Santa Lucia al Borghetto hanno tutto il tempo per commentare i giorni a Reims. Di come si è fraternizzato con le altre corali, i rapporti rinsaldati con gli amici francesi. La musica, come sempre, occasione d’incontro tra persone e culture diverse!

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