Sulle tracce d Kurt Wallander
Vi racconto perché.
La mia vita di lettrice è strettamente intrecciata alla mia vita reale. Alle stagioni. Alla luce ed agli avvenimenti. Mi sono trasferita ad Alessandria a fine agosto del 2003: l’autunno, qui in Piemonte, inizia – in linea di massima – a settembre. Ci sono tutti i requisiti classici dell’autunno: le fogli ingiallite che cadono, una specie di leggera nebbiolina, il calore del sole più tenue. Nel 2003 c’era la prospettiva di una vita nuova in tutti i sensi: casa nuova, città nuova, e per la prima volta la convivenza con qualcun altro. Avevo decisamente bisogno di una lettura coinvolgente, tanto quanto lo era il periodo.
Rovistando tra le centinaia di libri già presenti in casa ho trovato tutta la serie di Wallander. E ho scoperto un altro tratto che accomuna me ed Alberto: siamo entrambi compulsavi nell’acquisto di libri. Se ci piace un autore tendiamo, in linea di massima, a comprare tutti i libri che scrive. Dipende dall’argomento, è chiaro.
Henning Mankell è uno scrittore svedese, di Stoccolma. Ha scritto 9 libri “dedicati” al commissario Wallander ed altri per bambini.
Non abbiamo figli. Naturalmente, quindi, abbiamo solo quelli su Wallander.
Mi piacerebbe raccontarvi della bulimia nervosa che mi attanaglia quando un libro mi “prende”, delle nottate in cui finisco per leggere con un occhio aperto e l’altro chiuso per il sonno, di quando il resto del mondo non conta nulla finchè non so cosa succede. Ma questo credo che accomuni un po’tutti i lettori voraci.
Vi racconto, invece, qualcosa di più su Wallander, che si chiama Kurt, ha più o meno 50 anni (tra il primo e l’ultimo libro) ed abita ad Ystad.
Immagino che pochi di voi sapranno dov’è questo posto.
Allora: Ystad (che in svedese si pronuncia con la Y come se fosse una specie di U..I piemontesi doc ci riusciranno, io che sono stata pugliese fino ai miei 27 anni proprio non so riprodurre questo suono..) è un paesino nel sud della Svezia, nella regione meridionale chiamata Scania (in italiano, in svedese Skane).
Tutte le vicende che coinvolgno Wallander sono ambientate ad Ystad e dintoni: Loderup, Malmo, Skarby, Svarte, Biaresjo, Simrishamn, Tomelilla.
Il problema di questa opinione è che io non riesco a scindere Wallander dal mio viaggio fino a Ystad. E non riesco a scrivere qualcosa in più su di lui se non vi racconto anche qualcosa di questo posto. Quindi, tecnicamente, sono due opinioni in una. Ma non posso proprio fare diversamente. Preparatevi, quindi, ad un racconto sulla Ystad “wallanderiana”: un ibrido, ma tant’è.
Dunque: sono arrivata ad Ystad da Copenhagen, attraverso quel capolavoro di tecnica e di paesaggi meravigliosi che è l’Oresund Bridge, che collega la Danimarca e la Svezia. Era agosto del 2004, e a Copenhagehn c’era il sole e faceva solo freschetto.
A Ystad, invece, c’era un cielo che in Italia si vede in pieno inverno alle 4 di pomeriggio e faceva freddo. A Ystad, nei libri di Wallander, succede di tutto: traffici internazionali, terrorismo algerino, psicotici serial killer. Un gran giro, insomma. Anche se è un paese e non una metropoli. Anche se, l’unica volta in cui è stato accoltellato nel corso di un’indagine all’inizio della sua carriera di poliziotto, Wallander prestava servizio alla centrale di polizia della più internazionale Malmo.
Ma insomma: siamo scesi dal treno (un magnifico trenino lilla, puntualissimo, pulitissimo) in una stazioncina. Da una parte il mare. Dall’altra un piazza, piccola, con un emporio e il tourist point. Piovigginava e c’era un gran vento. Vabbè, siamo in Svezia. Abbiamo attraversato la piazzetta. Sulla destra il primo indizio: Fridolf! Che, per i non addetti ai lavori, è la caffetteria dove Wallander prende il caffè e i dolcetti che aumentano inesorabilmente il suo peso e peggiorano il suo diabete. Sì, perché Wallander è un divorziato, triste e malato di lavoro. E trascura tutto quello che al di fuori del lavoro lo riporta alle sue inquietudini, ai suoi “fallimenti” (come li chiama lui) personali, alla sua pseudo-voglia di cambiare lavoro (giammai, Wallander, non puoi farmi fare tutti questi chilometri e sapere che anche tu, come me, non sai più se credere che un cambiamento nella pubblica amministrazione sia effettivamente possibile!!!!).
Noi, però, un caffè ed un dolcetto possiamo permetterceli. Ma prima abbiamo da vedere questo centro della criminalità svedese ed internazionale.
Così ci incamminiamo alla ricerca di Mariagatan, dove abita Wallander, e della centrale di polizia.
Tralasciate gli ovvii commenti sulla sanità mentale della scrivente, per favore. E’ evidente che si tratta di un chiaro caso di confusione tra la realtà e la fantasia. Cercate di comprenderla, piuttosto.
Sempre più vento. Però tutto è più suggestivo. Le vie sono quasi deserte. Ci sono tante piccole graziosissime casette, ai lai. Sono tutte basse, con le finestre colorate. Mi piacciono soprattutto quelle blu, di un blu non troppo scuro ma brillante. Ci sono pochissime macchine. E turisti come noi..Non troppi, per fortuna. Non per la confusione, ma perché a noi piace avere l’esclusiva, nelle nostre passioni. Meglio non inflazionare il soggetto.
In neppure dieci minuti siamo nei pressi dello Stortorget, la piazza centrale, e della via principale, pedonale e commerciale. Ci sono parecchi negozi, effettivamente. Lungo una via di circa 200 metri (calcolati per eccesso). Molto carina, ma insomma nulla di particolarmente svedese se non le scritte sulle vetrine ed il cibo dentro i bar/ristoranti/caffetterie. Viva la globalizzazione, sul serio.
Sulla sinistra di Stortorget ci si dirige verso la periferia: bene, ci saremo quasi, a casa di Wallander. Tre o quattro isolati dopo: Mariagatan, da non crederci, esiste davvero! Tipica caduta di stile da neofiti: foto (ad Alberto ne ho fatte due uguali, ma solo perché tagli sempre le teste, nelle foto, e lui voleva essere sicuro che avessi ripreso la scritta) sotto il cartello con l’indicazione della via. E’ una via di case di mattoncini, ma già tipo condomini, anche se svedesi. E’ vero, mi ricordo che Wallander, quando si ricorda di fare il bucato, deve prenotare la lavatrice condominiale. In quella casa, in un episodio, c’è stata un’esplosione: era un attentato contro Wallander, ed aveva fatto parecchi danni..Chissà se i vicini se lo ricordano. Una signora passa con un bambino per mano..Evitiamo di chiedere, per favore, anche se la macchina fotografica e lo sguardo estatico denunciano chiaramente chi siamo e cosa facciamo lì. Non siamo gli unici, evidentemente, perché la signora non ci guarda allibita.
Dopo una “vasca” lungo Mariagatan non possiamo arrenderci, anche se piove. Dobbiamo cercare la centrale di polizia, non può essere lontana. Gli svedesi sono precisi, anche nelle indicazioni: ti accompagnano per mano dovunque, ti assistono.
E Ystad è davvero piccola.
C’è un cavalcavia: non mi è mai successo di percorrere a piedi una tangenziale, ma non mi importa. Adesso non vado via se non vedo la centrale.
Dato che la costanza, alla fine, premia, arriviamo: un orribile parallelepipedo marrone, basso, anonimo che di più non si può. Ma c’è stato Wallander, lì. Ci avviciniamo, contenti che gli svedesi siano amichevoli e gentili con tutti. Possiamo sempre dire che siamo turisti: faremo la figura degli stupidi, ma chi se ne importa, non ci viviamo mica, qui! Anche se io un pensiero ce lo sto facendo, a dire il vero..Alberto mi fulmina con lo sguardo, quindi continuiamo ad esplorare i dintorni della centrale e a scattare foto a questo edificio obbrobrioso. Escono due poliziotti, che ci guardano e ci sorridono. Bene, la figura l’abbiamo fatta: possiamo ritenerci soddisfatti.
Rientriamo e ci fondiamo da Fridolf: un magnifico caffè lunghissimo – un toccasana, per la mia gastrite, che non tollera i caffè ristretti – ed un dolce svedese di quelli che poi non riesci più ad alzarti dalla sedia per almeno mezz’ora, non me li toglie nessuno.
Ed un veloce passaggio all’ufficio turistico per prendere un magnetico per il frigorifero: noi li collezioniamo, ne prendiamo uno per ogni viaggio..Lo sportello anteriore del frigorifero quasi non si vede più! E lì abbiamo la sorpresa più amara: c’è un manifesto – è enorme, maledizione – con il tour “in the footsteps of inspector Wallander”! Girano tutti i luoghi descritti nei romanzi. Entrano nella centrale (noi quello non abbiamo proprio avuto il coraggio, di farlo..). Pranzano all’Hotel contintental, dove anche Wallander, a volte, pranza. Passano da Lilla Norregatan dove è stato ucciso Svedberg, un collega di Wallander. Poi vanno all’Hotel Sekelgarden. Transitano davanti all’Ospedale. E – caspita- vanno anche in Nybrostrand e verso Stjarnsund. E i dintorni, pure.
E per noi è ora di rientrare a Copenhagen.
Vabbè, noi siamo individualisti, ci piace fare le cose da soli..O è rimpianto? Almeno prendiamoci i libri di Wallander, o i DVD della serie che ovviamente è stata girata ma in Italia non è mai arrivata. Con Barnaby e l’inglese non abbiamo grossi problemi. Con lo svedese, onestamente, sì. Conosciamo solo poche parole di svedese. E non abbiamo amici scandinavi.
Bene, andiamo via: fa freddo e piove.
MA TORNIAMO, SAPPIATELO! Morale: Ystad è un magnifico piccolo paese. Silenzioso. Sul mare. Bello. A Natale deve essere come stare in una fiaba.
Wallander, invece, ha finito di indagare: con “Piramide” Mankell ha deciso di non scrivere più su di lui. Così ci tocca rileggere i libri già letti.
I DVD non sono ancora arrivati, in Italia. E non li ho trovati neppure in Gran Bretagna.
Però a Ystad ci siamo tornati, l’anno successivo. Era sempre bella: era primavera e c’era un sole trepidino. Abbiamo girato un po’di più, e non siamo tornati né in Mariagatan né alla centrale di polizia: avevamo già Barnaby nel cuore, e Ystad e la Svezia si stavano rendendo un po’ più autonomi dal commissario Kurt Wallander.
Se volete ripetere l’itinerario, eccovi il sito del comune di Ystad: http://www.Ystad.Se (c’è anche la versione inglese).Troverete (ve lo dico, anche se ancora mi fa rabbia) un link chiamato “Kurt Wallander is in Ystad” (http://www.Ystad.Se/Ystadweb.Nsf/AllDocuments/C27377E1759D956CC1256ED9002D0ACB) E, sulla sinistra della pagina precedente, c’è il famoso “In the footsteps of inspector Wallander”.
Se – come io vi consiglio di fare – volete leggere qualcuno dei libri della serie di Wallander, eccovi il link al sito della casa editrice e dell’autore: http://www.Marsilioeditori.It/risultati.Htm?tipo=1&stringa=Mankell%20H (fate solo attenzione: non tutti sono su Wallander!).