Spagna on the road 2

Viaggio itinerante fra Granada, Siviglia, Cordova e Valencia. Poi, tappa a Tarragona, sosta balneare a Canet d'En Berenguer e finale a Barcellona
Scritto da: LiberoalMondo
spagna on the road 2
Partenza il: 29/07/2015
Ritorno il: 19/08/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
L’avventura inizia dal porto di Civitavecchia il ventinove di luglio quando alle 22.15 la nostra nave lascia il porto. Amo viaggiare con lentezza, amo vivere ogni attimo e contemplare ogni luogo che visito, quindi anche navigare per me fa parte del viaggio ed osservare la terra che si allontana per poi sparire e lasciar spazio ad un’infinità di acqua, mi emoziona. Alle 18.30 del trenta Luglio arriviamo a Barcellona e già i ricordi dell’anno precedente cominciano a rifiorire come se fosse stato ieri, lasciamo il porto, direzione sud e raggiungiamo Tarragona, situata sulla costa a 100 km da Barcellona. Questa come dicevo è una tappa “tecnica” in quanto dovendoci recare a Valencia è d’obbligo fermarsi a Tarragona per la notte e riprendere il viaggio all’indomani.

Il giorno seguente, trentuno luglio, decidiamo di visitare l’Anfiteatro Romano e la Cattedrale. Naturalmente questa città offre molto di più, ma il tempo a disposizione non è molto. Lasciamo l’auto nel parcheggio sotto il mercato principale di Tarraco (così si chiamava Tarragona nell’epoca romana) e ci incamminiamo sulla Rambla Nova, dove è posizionato un castellers interamente in ghisa che raffigura i castelli umani di Tarragona, gruppi di alcune decine di persone che formano un castello, una torre verso il cielo, posizionando sotto gli uomini più possenti ed in alto i bambini. Dal 24 giugno al 24 settembre si svolgono vere è proprie gare tra famiglie di quartieri diversi, (un po’ come il Palio di Siena). In fondo alla Rambla Nova c’è il Balcone del Mediterraneo, così chiamato in quanto la strada finisce contro una ringhiera, dove affacciandosi si può ammirare il mare Mediterraneo. Svoltando a sinistra si trova l’Anfiteatro Romano, anch’esso affacciato sul mare. L’edificio a forma ovale fu costruito nel secondo secolo d.c. Parte delle scalinate sono state ricavate direttamente nella roccia. L’anfiteatro misura 109 per 86 metri ed ha una capacità di 14.000 persone, qui nel 200 d.c. si tenevano le lotte tra gladiatori, inoltre venivano eseguite anche alcune esecuzioni pubbliche come quella che vide al rogo l’arcivescovo Fruttuoso ed i suoi diaconi nel 256 d.c. (brutta storia).

Lasciamo l’anfiteatro e raggiungiamo la Cattedrale di Santa Maria i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1184 sui resti di un’antica basilica cristiana che, a sua volta, fu eretta su una moschea araba del X secolo. La chiesa è stata costruita in uno stile di transizione dal romanico al gotico, presenta una pianta a croce latina a tre navate, all’incrocio con il transetto si eleva una cupola ottagonale. Le tre navate terminano in altrettanti absidi circolari. Nella facciata principale si fa notare un bellissimo rosone intarsiato ed i due portali romanici del XII secolo. Il portone presenta sulla colonnina della bifora la statua della Madonna con il Bambino. All’interno da segnalare la quattrocentesca pala d’altare maggiore, opera di Pere Johan, e le sculture in alabastro policromato della Madonna, di Santa Tecla e di San Paolo. Tra le più belle espressioni del gotico custodite in questa cattedrale vi è il Sepolcro dell’Arcivescovo situato vicino all’altare maggiore, e la trecentesca Cappella di Santa María. Oltre alla Cattedrale visitiamo anche il museo diocesano dove è possibile ammirare la collezione di arazzi, tessuti a Bruxelles, e la pala d’altare opera di Jaime Huguet.

Lasciamo la Cattedrale e con essa anche Tarragona e continuiamo il nostro viaggio verso Valencia a 260 Km verso Sud, arriviamo al nostro hotel verso le 18.00 e subito dopo il chek-in, andiamo a rinfrescarci in piscina (ricordo che viaggiamo con due bambine di 4 e 9 anni, bisogna accontentarli).

Il mattino seguente, primo Agosto, iniziamo il nostro giro a Valencia. Questa città è stata già nostra meta l’anno passato, abbiamo comunque deciso di tornarci e visitare alcune cose tralasciate nel 2014, oltre a rivisitare il Bioparco e la Citta dell’ arte e delle scienze, (il Bioparco, il mega acquario dell’oceanografico e lo spettacolo dei Delfini affascina i bambini, molto meno il sottoscritto). Ci rechiamo alla Citta dell’arte e delle scienze. Il complesso sorge nel vecchio letto del fiume Turia e si suddivide in tre aree tematiche: Arte, Scienza e Natura, copre una superfice totale di 350.000 m2 . la costruzione ebbe inizio nel 1996 grazie al progetto degli architetti Candela e Calatrava, quest’ultimo ha disegnato e progettato anche il vicino Ponte, denominato appunto Ponte di Calatrava anche se il suo vero nome è Pont de l’assunt de l’or. Raggiungiamo L’hemisferic, la struttura di 13.000 m2 ricorda l’occhio umano. Prenotiamo il nostro spettacolo “I misteri dell’universo” e dopo uno spuntino veloce entriamo per godercelo. La proiezione avviene sul maxi schermo di 900 m2, praticamente l’intero soffitto di forma sferica. Terminata la pellicola ci spostiamo nel padiglione delle scienze un complesso di tre piani per un totale di 24.000 m2 dove vi sono delle mostre permanenti ed altre temporanee un vero museo interattivo con molti esperimenti di elettricità, domotica, forza cinetica, forza di gravità ecc.. in questo complesso ci siamo veramente divertiti oltre che aver appreso alcune nozioni di fisica, infine ci spostiamo nella zona che ospita l’oceanografico uno dei più grandi acquari d’Europa, un parco all’aria aperta di 110.000 m2. Al suo interno sono rappresentati tutti i differenti habitat marini di mari e oceani attraverso più di 40.000 specie diverse, inoltre è presente un delfinario dove ci fermiamo a vedere lo spettacolo dei Delfini, sempre per la gioia dei nostri bambini (io sono contrario). Usciamo da questo enorme complesso al tramonto e non ci resta che raggiungere l’hotel.

Il giorno seguente, due Agosto, ci rechiamo al Bioparco questo Giardino zoologico è situato alla periferia Nord-ovest della città. Il Bioparco è progettato rifacendosi ai moderni principi della zoo-immersione, in modo da ridurre al minimo l’impatto visivo delle barriere che dividono i visitatori dagli animali, dando spesso la sensazione di trovarsi direttamente al cospetto di quest’ultimi, quasi che il visitatore entri lui stesso nell’habitat dell’animale. In vari casi, ci si trova anche al di sotto del pelo dell’acqua e si possono osservare gli animali acquatici attraverso le ampie vetrate che delimitano le enormi vasche. Il Bioparco è stato inaugurato il 27 Febbraio del 2008 sullo stesso terreno dove sorgeva il vecchio zoo, chiuso il 31 luglio del 2007. Attualmente ospita più di 4.000 animali di 250 specie differenti del continente africano, si estende su una superficie di 100.000 m2, dove sono riprodotti vari habitat dell’Africa: savana secca, savana umida, foresta equatoriale e Madagascar, in grandi spazi che riproducono l’ambiente in cui ogni specie normalmente vive. Ed è proprio in questo parco che il 14 gennaio del 2013 è nato il primo oritteropo della Spagna (un mammifero appartenente alla categoria Tassonomica). Trascorriamo l’intera mattinata al Bioparco, nel pomeriggio raggiungiamo Plaza de la Reina nel centro antico della citta, nel cuore pulsante di Valencia, e dopo una “sosta gelato” visitiamo la Cattedrale dedicata all’Assunzione di Maria nonché sede dell’arcidiocesi di Valencia e dal 1886 anche basilica minore, venne consacrata nel 1238 dal primo vescovo di Valencia dopo la “Reconquista” e venne costruita sull’antica moschea di Balansiya, che a sua volta era stata costruita sul sito in cui sorgeva l’antica cattedrale visigota. Usciamo dalla Cattedrale e ci spostiamo in Placa della vergine dove ammiriamo e fotografiamo la Fontana del Rio Turia. Come ultima tappa di giornata visitiamo i Giardini Reali, splendida cornice di numerose manifestazioni questo giardino ospita numerose varietà di fiori e piante, in evidenza la Roselada, un’enorme spazio circolare con centinaia di rose di vari colori, un laghetto con cascata e alberi rigogliosi, naturalmente oltre a Begogne, Cactus, Azalee, Cipressi Palme ecc.. i giardini sono abbelliti da varie statue, fontane e servizi come parchi giochi, con i suoi 187.000 m2 è il parco più grande della città. Terminata la visita ai Giardini Reali ci fermiamo in un locale poco dopo la Torres de Serrano, un’antica porta sorretta da due bastioni laterali che insieme alle mura delimitava la città, terminata la cena rientriamo in hotel.

La mattina del tre Agosto lasciamo Valencia per raggiungere, a 500 km di distanza la mitica città di Granada, la distanza è notevole ma le strade in Spagna sono fantastiche quindi il viaggio non ci pesa più di tanto. Granada è circondata dal complesso montuoso della Sierra Nevada che nel 1996 è stato dichiarato dall’Unesco riserva della biosfera per raggiungere la città percorriamo la strada statale A-91 e A-92N che sale fino a quota 1.407 m.s.l. ma i picchi più alti del complesso del Sierra Nevada vanno ben oltre questa altitudine, infatti il monte Mulhacén con i suoi 3.482 metri è la montagna più alta di tutta la penisola Iberica e seconda d’Europa dopo le Alpi.

Arriviamo a Granada verso le 17.30 e raggiungiamo l’hotel Inglaterra in pieno centro storico, di fronte all’hotel si trova la Cattedrale ed alle sue spalle il famoso quartiere Arabo Albaicin, dopo una doccia rigenerante usciamo per cena e ci inoltriamo tra le viuzze del quartiere arabo, la cucina di Granada come in tutta l’Andalusia è molto varia, i piatti sono ricchi di verdure, insalata, pomodori, porri, cetrioli, mais, cipolla, carote, ecc… con queste verdure per esempio si prepara la pipirrana dove le verdure sono tagliate a dadini ed insaporite con olio, aceto e sale, un altro piatto tipico a base vegetale è il gazpacho, in questo piatto però le verdure sono frullate ve lo consiglio perché fresco e saporito. In particolare a Granada oltre le verdure potete assaporare, la tortilla del Sacromonte, un tipo di frittata fatta con pane dolce e carne, il nome deriva dal monte che sovrasta il quartiere dell’Albaicin; oppure la tipica paella alle verdure, alla carne o la morisco a base di pesce; i fagioli con prosciutto; la “cazuela de habas” (fave con prosciutto); las patatas pobre (un piatto di patate); e il capretto all’aglio. Noi prendiamo una Paella di carne da dividere ed una insalatona con huevo…. Oltre a due cervezas freschissime.

Il quattro Agosto, dopo colazione raggiungiamo la Cattedrale dell’incarnazione, la sua cupola è decorata con vetrate di grande bellezza, all’interno ammiriamo sculture e dipinti di Alonso Cano, di particolare bellezza il dipinto dell’Immacolata, belli anche i bassorilievi raffiguranti la Fede e la Giustizia. La facciata principale è barocca. Gli stalli del coro sono in stile plateresco. Usciamo dalla Cattedrale è utilizziamo un trenino turistico per ammirare la città, il trenino percorre parte del cento dell’ Albaicin, gira intorno all’Alhambra e taglia per il bosco sottostante. Finito il giro turistico, zaino in spalla alle 13.00 da Calle Cuesta de Gomerez entriamo nel grande complesso dell’Alhambra. L’intera aria misura ben 100.000 m2, prima di giungere nella parte alta ci fermiamo nella vegetazione per uno spuntino, ma più che cibarsi abbiamo continuamente bisogno di dissetarci, gli oltre 40 gradi si fanno sentire anche se il clima è molto secco. Recuperate un pò di energie raggiungiamo la sommità dell’Alhambra e cominciamo le nostre visite dal Palacio de Carlo V. Questo palazzo venne appunto costruito da Carlo V dopo le nozze con Elisabetta di Portogallo nel 1526. La struttura imponente presenta una pianta quadrata con all’interno un cortile a forma circolare, lasciamo il palazzo e continuiamo la nostra visita. L’Alhambra essendo una vera e propria città antica (Medina) autonoma da Granada ha, al suo interno, tutto ciò che serviva per la vita quotidiana: scuole, moschee, botteghe ecc.. naturalmente molto è stato riadattato al turismo, infatti al suo interno ci sono negozi per lo shopping e due alberghi. Passo dopo passo arriviamo al palazzo ed ai relativi giardini Generalife, costruiti durante il regno di Maometto III (1302-1309) e ridecorati da Abu I-Walid Isma‘ tra il 1313 ed il 1324. Il complesso è composto dal Patio de la Acequia (Corte del Giardino Acquatico), che conteneva una lunga piscina contornata da aiuole, fontane, colonnati e padiglioni, e dal Jardín de la Sultana (Giardino della Sultana o Corte dei Cipressi). All’inizio il palazzo era collegato ad Alhambra attraverso un camminamento coperto che oltrepassava il burrone che li divideva. Il giardino di Generalife è uno dei più antichi giardini Mori sopravvissuti. I giardini odierni vennero iniziati nel 1931 e completati da Francisco Prieto Moreno nel 1951. I sentieri sono pavimentati in tipico stile di Granada con un mosaico di ciottoli: quelli bianchi provengono dal fiume Darro mentre quelli neri dal fiume Genil. Torniamo sui nostri passi e ci avviciniamo al Palacios Nazaries (Palazzi Nazionali). Il complesso è formato da due palazzi, il Palacio de Comares ed il Palacio de los. L’entrata a questi palazzi è regolamentata a fascia oraria, il nostro ingresso è per le 18.00, quindi ci mettiamo in fila e dopo qualche minuto entriamo. Subito dopo la scalinata d’accesso si trova la sala Mexuar una delle più antiche, e veniva usata per le udienze importanti. A seguire si trovano: Patio del Mexuar o del Cuarto Dorado, Patio de la Alberca o de los Arrayanes, Sala de la Barca, Salón de Comares o de los Embajadores, Sala de los mocárabes, Patio de los Leones, tutti molto belli, ma descrivere ogni singolo Patio o stanza sarebbe troppo lungo. Molto bella è anche la Fuente de los Leones. Gli ultimi studi fatti dicono che i leoni di questa fontana provengono dalla casa del visir ebreo Samuel Ben Nagrela, che la regalò al Sultano. I leoni sono dell’XI secolo e rappresentano le Dodici tribù di Israele. Due dei leoni hanno inciso un triangolo sulla fronte, indicano le tribù elette: quella di Giuda e quella di Levi. Sul perimetro della vasca sono iscritti i versi del ministro e poeta Ibn Zamrāk. Infine visitiamo la Sala de los Abencerrajes e la Sala de los Reyes, questa sala occupa tutto il lato orientale del cortile. E’ chiamata così per le pitture che decorano la volta dell’appartamento centrale, è la sala più grande dell’Harem, divisa in 3 stanze uguali e due più piccole che, si presume, potevano servire da armadi, per via della loro posizione e della carenza di illuminazione. Nella volta centrale, i dipinti rappresentano i primi 10 sovrani di Granada, dalla fondazione del sultanato, quello con la barba rossa si presuppone che sia Muhammad ibn Nasr, conosciuto come al-Ḥamar (il Rosso), fondatore della dinastia dei Nasridi. Sulle volte laterali delle decorazioni raffigurano cavalieri e dame, realizzate alla fine del XIV secolo: durante il suo regno, Pietro I di Castiglia chiese aiuto al Sultano di Granada per restaurare il suo castello (l’Alcázar di Siviglia), questo portò ad un vero e proprio interscambio artistico tra i due regni. Le decorazioni pittoriche sono realizzate con una tecnica molto complessa, l’armatura della volta era una ellisse fatta di legno ben spazzolato per rendere la superficie porosa. Sopra la superficie concava si stendeva del cuoio bagnato con colla ed acqua e successivamente inchiodato con piccoli chiodi di stagno, per evitare l’ossidazione. Infine sopra al cuoio veniva stesa una mano di gesso, delle canne ed infine 2 cm di colla tostata e dipinta di rosso. Sopra questa superficie preparata si disegnava con un punteruolo. Dopo la Sala de los Reyes lasciamo il Palacios Nazaries e l’Alhambra, raggiungiamo l’hotel e dopo una doccia rinfrescante riscendiamo per cena.

La mattina seguente, cinque Agosto, dopo colazione salutiamo la città di Granada e raggiungiamo la splendida Sevilla, posizionata a 250 Km verso Ovest, ed a soli 140 Km dal confine tra Spagna e Portogallo. Dopo due giorni di visite forzate e continue decidiamo per la gioia delle nostre bimbe di restare in piscina per tutto il pomeriggio e verso le 20.00 di raggiungere il centro città per la cena. (Giornata relax)

Il Sei Agosto carichi come tori raggiungiamo Plaza de Toros per visitare L’arena della Maestranza meglio conosciuta come La Maestranza. Questa arena è la più antica di tutta la spagna e può contenere 12.000 persone. La costruzione cominciò nel 1760 quando sulla collina di Baratillo, in sostituzione della Plaza de toros rettangolare, si ottenne una pista circolare. La facciata interna della plaza (chiamata Palco del Príncipe) fu completata nel 1765, ed essa consisteva in due parti: la porta d’accesso attraverso la quale uscivano i toreros vincitori, e il Palco stesso, che era riservato alla Famiglia Reale spagnola. Per completare l’intera arena ci vollero molti anni, infatti solo nel 1861 la Maestranza fu ultimata. Visitiamo l’intero edificio che oltre alla pista ed al palco del Principe è formato dall’infermeria dove venivano portati i Toreros feriti, dalle tribune, dalle stalle, dai corridoi e anche da una cappella. Naturalmente ora l’arena non viene più utilizzata per le corride e dal 2008 al suo interno è possibile ammirare il museo Taurino dove sono conservati tutti i fasti di ciò che fu, tra cui tutti i trofei vinti da Francisco de Goya, il più famoso toreros dell’Andalucia. Dopo la Maestranza raggiungiamo la splendida ed immensa Cattedrale di Sevilla. Questa Cattedrale Gotica è la più grande al mondo, ed il terzo edificio religioso per dimensione dopo la basilica di San Pietro in Vaticano e la Cattedrale di Saint Paul a Londra. Nel 1433 iniziò la demolizione della Moschea, e subito dopo si cominciò ad edificare l’attuale Cattedrale di Santa Maria della Sede di Sevilla, conclusa 75 anni dopo. La costruzione di questa cattedrale però ha visto coinvolti diversi stili architettonici, oltre al periodo Gotico, nel 1528, periodo Rinascimentale, iniziarono la costruzione di alcune dipendenze come ad esempio le sacrestie e si ingrandirono le torri, dal 1618 al 1758, periodo Barocco, fu costruita la Canonica del Santuario ed infine nel periodo Neogotico furono riparate alcune opere dell’epoca Gotica. Oltre allo splendore della Cattedrale ammiriamo la Giralda, che nonostante la sua autonomia, esercita la funzione di torre e campanile della cattedrale. Dal 1987 è patrimonio dell’umanità. Ogni lato misura 13,61 metri, ed è alta 104,06 metri. Non ci resta che salire. Arrivati in cima dopo 34 rampe il panorama su Sevilla è spettacolare. Nella costruzione sono state utilizzate le rampe anziché i gradini per dare la possibilità ai Muezzin (persona addetta alla Moschea) di arrivare in cima in sella ai loro cavalli. La Giralda venne costruita basandosi sull’aspetto del minareto della moschea Kutubia di Marrakech in Marocco, anche se la chiusura superiore e la torre campanaria sono in linea con il Rinascimento europeo. Ci fermiamo un attimo per uno spuntino, recuperiamo un po’ di energie e subito dopo ci dirigiamo verso L’Alcazar de Sivilla. Alcazar in Arabo significa Palazzo, infatti questo era uno dei Palazzi reali di Sevilla. Molti dei moderni alcázar sono stati eretti sulle rovine di quelli dei musulmani di al-Andalus per mano di Pietro I di Castiglia (noto anche come Pietro il Crudele) a partire dal 1364. Pietro utilizzò i lavoratori musulmani per costruire il proprio palazzo in stile arabo. Entriamo in questo spettacolare edificio, molto bello il Patio de las Doncellas. Al centro si trova una grande vasca rettangolare circondata da giardini. Il nome fa riferimento alla leggenda secondo la quale i musulmani di al-Andalus pretendevano dai regni cristiani spagnoli, come tributo, 100 vergini ogni anno. Un altro luogo molto caratteristico dell’Alcaza sono I “Bagni di Donna María de Padilla” sono camere di raccolta di acqua piovana situate sotto il Patio del Crucero, queste vasche presero il nome da María de Padilla, moglie di Pietro I il Crudele. Si pensa che Pietro I si innamorò di María e che ne uccise il marito, María però resistette alle sue avances e si gettò in faccia dell’olio bollente per sfigurarsi e bloccare i propositi di Pietro. In seguito divenne suora e si trasferì in un convento, nella cultura di Sevilla viene vista come simbolo di purezza. Dopo L’alcazar raggiungiamo l’hotel per rinfrescarci e subito dopo torniamo in centro per la cena.

La mattina seguente, sette Agosto, il nostro obbiettivo principale è Plaza de Espana. Prima però, avendo l’auto a seguito visitiamo alcune attrazioni nella periferia della città. Cominciamo dal Padiglione della Navigaciones, situato sulle rive del Fiume Guadalquivir. Questo padiglione fa parte dell’exposizione universale del 92. Al suo interno sono esposte diversi modellini di imbarcazioni, dalla più antica alla più moderna, inoltre vi sono dei bellissimi giochi interrativi, come per esempio un simulatore per governare una nave. Oltre al museo saliamo sulla Torre del Belvedere alta 65 metri e ci godiamo la visita su Sevilla. Lasciamo la zona Expo 92 e raggiungiamo il Museo di Arte moderna (che ci ha deluso). Al termine della visita ci spostiamo sul lato est della città e visitiamo l’Acquario di Sevilla che al contrario di ciò che ci aspettavamo è davvero carino (anche sé io i pesci li lascerei liberi). Raggiungiamo il Parque de Maria Luisa dove ci fermiamo per il ristoro. Questi giardini sono il luogo ideale per trovare riparo dal sole dell’andalucia, tra l’altro sono praticamente la continuazione di Plaza de Espana, nostra prossima meta. Questa zona verde infatti era parte dei giardini privati del Palacio de San Telmo. Nel 1893 la duchessa Maria Luisa di Montpensier, gli donò alla città. Nel 1929 in occasione dell’esposizione liberoamericana subirono notevoli modifiche e, per questo evento furono costruite da Anibal Gonzalez gli edifici espositivi, Plaza de España e Plaza de América, che costituirono una delle principali attrattive dell’esposizione. Usciamo dalla vegetazione ed ecco di fronte a noi la maestosità della Plaza de Espana, uno degli spazi architettonici più spettacolari della città e dell’Architettura Neo-Moresca. La superficie totale è di 50.000 m2 di cui 19.000 m2 edificati. La piazza a forma semicircolare, ha un diametro di 170 metri, e vuole rappresentare l’abbraccio della Spagna e delle sue antiche colonie; guarda verso il fiume Guadalquivir e simboleggia la strada da seguire per l’America. La piazza è decorata in mattoni a vista, marmo e ceramica, che danno un tocco rinascimentale e barocco alle sue torri. Fu naturalmente l’opera più costosa dell’esposizione e l’unico elemento estraneo al progetto originale è la fontana centrale, fontana al centro di critiche perché a detta di molti rompeva la sensazione di vuoto della piazza. Il canale lungo più di mezzo chilometro che attraversa la piazza è attraversato da quattro ponti che rappresentano i quattro antichi regni di Spagna. Appoggiati alle pareti si trovano una serie di panche e di ornamenti in ceramica che formano degli spazi che alludono alle quarantotto province spagnole e sono collocate in ordine alfabetico; su di esse sono rappresentate delle mappe, dei mosaici raffiguranti eventi storici e gli stemmi di ogni capoluogo di provincia. Alla fine dell’esposizione la piazza era destinata a far parte dell’Università di Siviglia, ma dopo poco passò sotto la proprietà del governo militare diventando sede della Capitaneria Generale di Siviglia. Anni dopo ospitò la delegazione del Governo Centrale in Andalusia, e allo stesso tempo il Museo Militare di Siviglia. Dopo una intensa giornata di visite possiamo dire di essere soddisfatti e di aver appagato la nostra sete di cultura. Ora non ci resta che deliziare il nostro palato, e la cucina sivigliana così raffinata, leggera e ricca di prodotti freschi della terra e del mare fa per noi. Le ricette sono semplici e genuine, molto spesso impreziosite da un uso sapiente delle spezie, abitudine lasciata dai musulmani durante i loro otto secoli di dominazione dell’Andalusia, cumino, coriandolo, aglio, prezzemolo, finocchietto sono presenti in molti piatti della tradizione, ma oramai noi siamo abituati in quanto anche a Granada le spezie la fanno da padrone. Dopo cena rientriamo in hotel.

Siamo quasi a metà della nostra avventura in Andalucia, l’indomani (otto Agosto) lasciamo Sevilla e tornando verso Est raggiungiamo a 140 chilometri di distanza la spettacolare città di Cordoba. Soggiorniamo in un hotel a qualche chilometro dal centro in una deliziosa zona residenziale circondata dal verde. Anche il nostro hotel è immerso nel verde con una favolosa piscina, prato inglese e palme ad alto fusto, quindi non ci resta che rilassarci. Nel tardo pomeriggio con la nostra auto raggiungiamo il Quartiere Ebraico di Cordoba per un giro perlustrativo. L’intento era di tornare in hotel per la cena ma una volta immersi nel centro storico di Cordoba cambiamo immediatamente idea, quei ristorantini ricavati nei patio di antiche case arabe, dipinte di bianco, ocra, turchese e porpora non ci lasciano più andar via, quindi restiamo per la cena.

Il nove Agosto torniamo nel Quartiere Ebraico di Cordoba, oltrepassiamo le mura tramite la Puerta de Almodovar e percorriamo Calle de los Judos, siamo diretti verso la Cattedrale di Cordoba, la famosa Mezquita ma prima visitiamo la Sinagoga che si trova proprio su questa calle (via). Costruita nel 1315 è una delle tre Sinagoghe ancora esistenti in Spagna, (le altre due sono a Toledo). Fino al 1492, data del decreto di espulsione degli ebrei, la Spagna era il centro della vita ebraica in Europa. La sinagoga di Cordova fu costruita in stile moresco da Isaq Moheb per servire alle esigenze della locale comunità ebraica. All’interno notiamo un’iscrizione dove sono riportate le date di inizio costruzione 20 settembre 1314 e di fine lavori il 1º settembre 1315, praticamente meno di un’anno. L’edificio oltre alla sala di preghiera è composta da altre sale che probabilmente ospitavano i bagni rituali e una scuola Talmudica. Dopo la Sinagoga visitiamo il Museo Taurino dove dal 1952 sono custodite tutte le glorie della corrida locale. Continuiamo il nostro piacevole camminar tra le stradine di questo meraviglioso quartiere e senza accorgersene ci troviamo su Calle Cardenal Herrero. Dinanzi a noi la maestosità della Torre del Alminar ossia il Minaretto che ora funge da campanile della Cattedrale. La grande Moschea di Cordova, oggi Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, è una delle principali espressioni dell’arte arabo-islamica e dell’architettura gotica e rinascimentale dell’Andalusia. Assieme all’Alhambra di Granada, la Aljafería di Saragozza e la Giralda di Siviglia sono la più prestigiosa testimonianza della presenza islamica in Spagna dall’ottavo al tredicesimo secolo. Purtroppo per noi la visita è rimandata infatti oggi domenica nove Agosto la Cattedrale osserva una pausa tra le 11.30 e le 15.00, comunque nulla di ché, Proseguiamo la nostra passeggiata verso il fiume Guadalquivir ed arriviamo a Plaza de Triunfo dove è situato l’arco de Triunfo, conosciuto anche come la Puerta del Puente. Nelle immediate vicinanze si trova anche il monumento dedicato a San Rafael, una delle tante testimonianze di questo santo nella città di Cordoba, la leggenda narra che nel 1600 quando la peste devastò la città l’arcangelo Raffaele andò in sogno a Padre Andres de Roelas essendo gravemente malato, e in una delle tante apparizioni gli rilevò che avrebbe salvato la città dalla peste. Sono le 13.30, ci fermiamo nelle vicinanze per mangiare qualcosa ed alle 15.00 ci rechiamo alla Mezquita acquistiamo i nostri due biglietti adulti a 16.00 euro, (i bambini sotto i 10 anni non pagano) ed entriamo. La costruzione sorge sul sito in cui si ergeva l’antica chiesa visigotica di San Vincenzo, non lontana dal fiume Guadalquivir. Quando i musulmani occuparono Cordova nel 756 la chiesa fu inizialmente suddivisa e utilizzata contemporaneamente da musulmani e cristiani. Successivamente l’emiro ʿAbd al-Raḥmān I fece demolire la chiesa cristiana e intraprese la costruzione della grande moschea, nel corso dei secoli fu ingrandita tre volte dai suoi successori: 833 – 848ʿAbd al-Raḥmān II; 926 – 966 al-Ḥakam II; 929 – 958 ʿAbd al-Raḥmān III, finendo per coprire 23.000 m² e diventare la più grande moschea del mondo musulmano di quel tempo, seconda solo dopo l’edificazione di quella di Samara’ in Iraq. Si presenta al giorno d’oggi con la forma di un grande quadrilatero di circa 180 m di lunghezza per 130 m di larghezza, con 19 navate e 856 colonne sormontate da capitelli in stili diversi, sulle colonne si appoggiano delle arcate doppie in mattoni e pietra bianca sovrapposte l’una sull’altra con uno spazio intermedio che permettono di avere un soffitto molto alto e donano all’edificio un’impressione di leggerezza. Il miḥrā, struttura a forma semicircolare e luogo di preghiera che in una Moschea indica sempre l’esatta direzione della Ka’ba della Mecca dovrebbe essere, in questo caso, rivolto a Sud-Est, invece punta a sud, per salvarlo dall’accusa di un così corposo errore la leggenda vuole che ʿAbd al-Raḥmān, nostalgico della città di Damasco da cui era stato cacciato dagli Abbasidi, avesse voluto appositamente orientare il mihrab della moschea di Cordoba nella stessa direzione di quello della moschea di Damasco. L’edificio iniziale, cominciato nel 785, comprendeva un cortile il Patio de los Naranjos, circondato da un muro di cinta sul quale si apriva in tutto il suo splendore la sala di preghiera, di forma rettangolare, composta da 11 navate, ciascuna avente 12 arcate, disposte di fronte al cortile, le navate erano separate da eleganti colonne di marmo. Accanto al muro di cinta, sul lato opposto della sala di preghiera, si trova il minareto, Hishām I fece realizzare parecchie ristrutturazioni interne: le gallerie destinate alle donne che venivano a pregare e una vasca per le abluzioni. La lunghezza delle arcate fu successivamente raddoppiata da ʿAbd al-Raḥmān II nell’848 e allungata un’ultima volta da al-Ḥakam II nel 961. In entrambi i casi l’allungamento delle navate avvenne sul lato opposto all’entrata principale e per questo motivo il miḥrāb, anch’esso collocato sul quel lato, dovette essere ogni volta ricostruito. Quello attuale, montato con l’aiuto di artisti bizantini, è un’enorme cupola monolitica in marmo bianco superbamente decorato. Nel 987 Almanzor volle aumentare ancora la superficie della sala, ma la vicinanza al fiume Guadalquivir impedì il proseguimento dell’allungamento delle 11 campate nella stessa direzione, vennero pertanto aggiunte 8 arcate supplementari sul lato est dell’edificio, quasi raddoppiandone l’estensione e il mihrāb fu collocato in una posizione centrale. In quel momento la moschea contava addirittura 1293 colonne. Nel 1236 Cordova fu riconquistata dai cristiani di Ferdinando III di Castiglia, e la moschea fu convertita in cattedrale. L’apertura tra il cortile e la sala di preghiera fu murata, conservando una sola porta d’entrata, la Puerta de las Palmas. Inoltre vennero abbattute alcune file di colonne per lasciar libero lo spazio per la Cappella Reale. Nel XVI secolo il clero di Cordova decise di dotare la città di un edificio molto più sontuoso e alla moda del tempo. Il progetto consisteva nella demolizione di una parte importante del centro dell’edificio, rompendo la prospettiva della foresta di colonne, e l’inserimento al suo posto di una cattedrale cristiana. Il progetto fu inizialmente contrastato e oggetto di forti polemiche e soltanto dopo l’intercessione dell’imperatore Carlo V ne fu avviata la costruzione. Il risultato è una meraviglia architettonica che fonde gli stili gotico, rinascimentale e barocco con magnifiche decorazioni, anche se la costruzione ha fatto perdere la continuità delle colonne in marmo abbassandone anche il numero dalle 1293 alle attuali 856. Sembra che successivamente anche Carlo V disse: «avete costruito qualcosa che si può vedere ovunque, distruggendo qualcosa che invece era unico al mondo». Nel 2010 la zecca spagnola ha dedicato una moneta commemorativa da 2 euro alla grande moschea di Cordova. Dopo questa meraviglia restiamo in centro per la cena, poi rientriamo in Hotel.

L’indomani dieci Agosto torniamo nel quartiere Arabo percorriamo il Ponte Romano posto al di là della Puerte del puente e raggiungiamo la Torre de la Calahorra, una fortezza di origine islamica concepita come ingresso e protezione del ponte stesso. La torre, che sorge sulla riva sinistra del fiume Guadalquivir, venne modificata su ordine di Enrico II di Trastámara per difendersi da suo fratello Pedro I di Castiglia aggiungendo una terza torre alle due torri esistenti. Nel 1931 la torre venne dichiarata Conjunto histórico-artístico e successivamente venne ceduta all’Istituto per il dialogo tra culture che dal 1987 vi ha installato un museo audiovisivo che presenta una rassegna culturale sul periodo di massimo splendore di Cordova, quando era la capitale di al-Andalus e centro di incontro delle culture, cristiana, ebraica e musulmana.

Acquistiamo i nostri biglietti e cominciamo la visita, all’ingresso ci vengono consegnate anche delle cuffie che servono ad ascoltare la spiegazione di ciò che si vede in ognuna delle 8 sale del museo suddivise su due piani, infine saliamo sul terrazzo per godere della vista sulla città. Lasciamo la Torre de la Calahorra e costeggiamo il Rio Guadalquivir attraversandolo dal puente deMiraflores (ponte moderno e carrabile) e saliamo su per Calle San Fernando sino a raggiungere Plaza de Don Gome ed il Palacio de Viana, soffermandoci prima ad ammirare il Tempio Romano, (almeno ciò che resta) che si trova su questa calle. Il palazzo del 1400 è stato mantenuto tale dall’ultima marchesa de Viana che lo ha abitato, la Marchesa Sophie Lancaster l’edificio si sviluppa intorno a 12 magnifici cortili ed un giardino. Il palazzo, ora adibito a museo conserva al suo interno numerose collezioni di ogni genere, come dipinti, piatti, piastrelle, tappeti e armi da fuoco. Lasciamo Palacio de Viana e torniamo sui nostri passi, l’ideale sarebbe trascorrere quest’ultima serata nel cuore di Cordoba ma le nostre piccole principesse ci chiedono di essere clementi ed esprimono il desiderio di trascorrere qualche ora in piscina, non ci resta che accontentarle, quindi recuperiamo l’auto e torniamo in hotel dove ci rilassiamo. Ceniamo in hotel (che comunque non è male) e successivamente raggiungiamo la nostra camera.

L’undici di Agosto salutiamo anche questa splendida città è ci mettiamo in viaggio per raggiungere Canet D’en Berenguer a 550 chilometri di distanza, direzione Nord-Ovest. Canet si trova a soli 30 chilometri da Valencia. Raggiungiamo l’AGH Hotel dove resteremo per sette giorni, auspicandoci mare, sole e relax. Sinceramente non conoscevo questa località che si è rilevata davvero eccezionale.

Canet D’en Berenguer non ha assolutamente nulla di storico. La città antica si trova a meno di un chilometro dalla costa ed ha una superficie di soli 4 km2 e appena 6.300 abitanti. Ma spostandosi sulla costa ci sono tantissime abitazioni moderne, ville, e strutture ricettive che nel periodo estivo accolgono migliaia di turisti. La spiaggia ha una lunghezza di 1,2 Km, è completamente libera ma tenuta benissimo, ci sono fontanine, docce, chioschi bar, ecc. inoltre un pezzo di Playa è attrezzatissima per i diversamente abili. Non ci resta che divertirci, sicure che tra la Playa, la piscina, i giardini, il ristorante dell’hotel ed i spettacoli serali che vengono organizzati sia dall’hotel ma anche dal comune nella piazza centrale del paese i giorni trascorrono velocemente.

Nel pomeriggio del quarto giorno (14 Agosto) decidiamo di visitare la vicinissima città di Sagunto ed in particolare il Teatro Romano ed i Castillo “Il Castello”. La città è divisa in due: la parte vecchia mantiene la configurazione di un borgo dall’assetto medievale, circondato da mura e caratterizzato da stradine sinuose e anguste; e la zona nuova, in cui il percorso principale ai tempi della “Riconquista” è diventato l’arteria principale attorno a cui si è sviluppata l’urbanizzazione recente che ha viavia inglobato i sobborghi di un tempo.

Ci immergiamo nelle viuzze della Juderìa, l’antico quartiere Ebraico, attraverso un arco in Calle del Castillo. È facile perdersi tra le strette e tortuose strade mentre si resta incantati a guardare le case imbiancate a calce. Lasciamo il quartiere Ebraico e raggiungiamo il Teatro Romano, la cui edificazione risale al primo secolo. È di forma semicircolare ed è stato ricavato in parte nella montagna. Molti dei gradoni sono stati ottenuti scavando nel terreno. Il teatro è stato riconosciuto monumento nazionale già nel 1896, dopo secoli di abbandono. Gli architetti Giorgio Grassi e Manuel Portaceli, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura di Valencia, hanno eseguito un progetto di restauro e consolidamento del monumento, così da renderlo adatto a manifestazioni culturali pubbliche. Subito dopo il Teatro, proprio alle sue spalle, immenso e possente si trova i Castillo. La fortezza era dotata di un ponte levatoio all’ingresso principale che permetteva di superare un fossato profondo. Le mura sono testimone della presenza greca e dell’assedio cartaginese e si snodano per circa un chilometro. Hanno visto l’avvicendarsi di Romani, Barbari, Arabi e Cristiani. Il luogo storico si divide in sette aree. La Plaza de Almenara, che gli arabi chiamarono Saluquia, contiene resti di edifici di epoca romana: il foro, cisterne, templi, colonne. La Plaza de la Conejera era un tempo la fortezza araba. La Plaza de la Ciudadela era un tempo chiamata Plaza de Hercules per una torre dal medesimo nome; e, ancora, la Plaza del Dos de Mayo, la Plaza de San Fernando e la Plaza de los Estudiantes. I Castillo è stato proclamato monumento nazionale nel 1931. Terminata la visita rientriamo al nostro Hotel.

La mattina seguente quindici Agosto, il tempo non è dei migliori per restare in spiaggia quindi decidiamo di raggiungere Valencia e più esattamente il Parco Naturale dell’Albufera.Il nome “Albufera” ha origini arabe e significa “il piccolo mare”. Attualmente possiede un’estensione poco superiore ai 21.000 ettari ed è separato dal mare da una piccola striscia litorale sabbiosa e da una pineta. Fu nominata come “parco naturale” nel 1986. L’Albufera di Valencia è una laguna poco profonda (media di circa un metro) situata nella costa mediterranea a sud della città. Possiede un grande interesse eco-ambientale ed è luogo di svernamento per molte specie di volatili. Da sempre le sue acque sono servite per il sostentamento dei pescatori e delle popolazioni limitrofe, oltre che essere fondamentale per irrigare i campi di riso che si trovano nelle vicinanze. L’Albufera è definita anche come la culla della paella, infatti si racconta che l’origine del famoso piatto valenciano sia proprio originario di queste zone, oltre alla Paella si possono assaporare i piatti tipici della cucina Valenciana come, “l’arroz a banda”, “all i pebre” salsa che accompagna il piatto di anguille pescate nello stesso lago, e molto altro ancora. La pesca nel lago fu riconosciuta legalmente solo nel 1250, quando un gruppo di abitanti di Valencia (dalla zona che attualmente viene chiamata “Barrio de Ruzafa“) s’installò nell’area, che al giorno d’oggi corrisponde al paese “El Palmar“, per poter pescare comodamente. Si tramanda che la concessione della pesca in questa zona da parte dell’impero possedeva una condizione, che era quella di pagare una quinta parte del pescato. Nel 1865 il lago e il litorale passarono ad essere proprietà dello Stato, dopo circa sei secoli di proprietà della famiglia Reale; tra il 1911 e il 1927 la proprietà di questo spazio naturale di grande valore ecologico, ambientale e paesaggistico, passò alla città di Valencia. Per pranzo restiamo nel centro abitato di El Palmar, dove si concentra un gran numero di ristoranti e come tradizione vuole ordiniamo una mega Paella Valenciana. (squisuìita). Rientriamo a Canet, e considerando che il tempo è decisamente migliorato trascorriamo il pomeriggio in piscina, dopo cena l’hotel, vista la ricorrenza del ferragosto ha organizzato uno spettacolo serale diverso dal solito con ospiti esterni alla struttura, ballerini, maghi ecc… (ottima serata).

I giorni a seguire, sedici, diciassette e diciotto Agosto, li trascorriamo in totale relax tra la Playa e la Piscina. L’ultimo giorno la malinconia incalza, il diciannove Agosto cominciamo a mettere da parte la nostra roba. Potremmo restare in hotel fino al pomeriggio e partire dopo pranzo, ma considerando la distanza da percorrere per raggiungere il porto di Barcellona (circa 330 Km.) decidiamo di lasciare l’hotel subito dopo colazione. Anche se sappiamo benissimo che sono sufficienti poco più di tre ore per coprire tale distanza, partiamo ugualmente. Poco prima delle 14.00 arriviamo a Barcellona, e ci accorgiamo che il vero motivo di una partenza così anticipata era quello di ritornare in alcuni luoghi che tanto ci sono piaciuti nel viaggio dell’anno precedente. Raggiungiamo Placa Catalunya, lasciamo la nostra auto nel parcheggio sottostante la piazza e ci incamminiamo sulla famosa Rambla dove gustiamo delle Tapas e sorseggiamo due ottime cervezas. Dopo lo spuntino visitiamo la Cattedrale ed infine torniamo verso il porto e raggiungiamo Montjuic un promontorio di 177 s.l.m. a sud della città, proprio sopra il porto. Il nome deriva dal catalano medievale Mont dels Jueus che significa “monte degli ebrei”, dovuto probabilmente alla presenza di un cimitero ebraico sul fianco della collina. Sul promontorio si può ammirare lo stadio olimpico costruito nel 1927, il Castell de Montjuïc, costruito nella parte più alta del monte alla fine del XVII secolo, il Palau Sant Jordi, costruito in occasione delle Olimpiadi del 1992 e utilizzato per eventi sportivi e concerti. Il Montjuïc è raggiungibile anche tramite una teleferica ed una funicolare, noi la raggiungiamo con la nostra auto, ma nonostante ciò ci resta solo il tempo per una foto panoramica sulla città è tornare al terminal della Grimaldi per approntare i biglietti d’imbarco e partire. Che dire, dal giorno della partenza quando la nostra nave aveva la prua rivolta verso la Spagna sono passati ben 22 giorni, volati via come se fossero minuti. Partiamo con delle valige piene di roba da lavare ma con un animo pieno di cose favolose da portare con se. Tutti i luoghi che abbiamo visitato hanno lasciato in noi un ricordo indelebile, dalla modernità della Città delle scienze di Valencia all’antica Cattedrale di Sevilla, dall’imponente Castello di Sagunto alla piccola Sinagoga di Cordoba, ma soprattutto il ricordo di tutte le persone che abbiamo incontrato in questa favolosa avventura: viaggiatori come noi o addetti alle strutture ricettive, bar, ristoranti, hotel ecc. Grazie anche a tutti coloro che leggeranno questo diario di viaggio e soprattutto grazie al buon Dio per averci accompagnato in tutti gli oltre 3000 Km percorsi.

GRAZIE



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche