Senegal e Mali
Ringraziamo Alberto e tutti i ragazzi dell’agenzia di viaggi Kel12 per il prezioso lavoro che stanno facendo nell’organizzazione di questo viaggio (come sempre in sinergia con Orso, il nostro immancabile stratega turistico) e per il materiale che ci hanno messo a disposizione. L’itinerario Iniziamo con qualche informazione utile: in Senegal le temperature medie sono di 25°C la massima e 16°C la minima, piogge intorno allo zero.
Syusy parte da Roma e arriva direttamente a Dakar, la capitale del paese. A prenderla e a coordinare tutto il viaggio ci sono due corrispondenti dell’agenzia di viaggio nostra complice: la Kel12.
Il primo pernottamento è previsto all’Hotel La Madrague (3*), Localité Ngor, presso l’aeroporto (15 km dal centro città) Primo giorno Da Dakar, Syusy parte per Bargny (20/30 km da Dakar) dove incontra il musicista Jesus Issa Sek e assiste alla cerimonia totemica del Tuuru. Jesus Issa Sek farà fare la cerimonia Tuuru proprio su se stesso, come occasione per onorare i suoi antenati e presentare la sua etnia, una delle più antiche del Senegal: i Lebou. I Lebou sono pescatori, parlano l’antico egiziano e hanno la straordinaria peculiarità di essersi organizzati in repubblica da tempo immemore. Con loro Syusy può così approfondire un discorso che le sta molto a cuore: la religione tradizionale e la sua diffusione.
Di nuovo il pernottamento sarà all’Hotel La Madrague Secondo giorno Visita di Dakar, capitale senegalese che conta più di un milione di abitanti.
Syusy incontra in città dei giovani artisti e musicisti, sulle tracce di Youssou N’Dour ^ Terzo giorno Da Dakar si vola fino a Bamako, capitale del Mali, il viaggio dura circa 1 ora e mezza. Le temperature medie qui sono di 36°C la massima e 19°C la minima.
Qualche notizia sulla città: nel 1806, quando arrivò il famoso esploratore Mungo Park, Bamako era solo una comunità di 6000 bozo che si dedicavano alla pesca e al commercio. Nel 1883 i francesi invasero la città e nel 1908 trasferirono qui la sede regionale della loro amministrazione. Quando il Mali divenne indipendente – nel 1960 – Bamako ne divenne la capitale.
Mete significative da visitare sono il mercato dei fabbri (casta molto legata al concetto di religione tradizionale, da cuila leggenda di Faro, demiurgo “civilizzatore”); il mercato delle bancarelle di feticci (ossa, pelli, camaleonti essiccati, teste di scimmia marcescenti, e via dicendo…); il museo Muso Kunda (un omaggio alle donne del Mali, dove sono esposti tessuti tradizionali e oggetti per la casa di uso quotidiano).
Per arrivarci è possibile prendere un ‘dourouni’ uno scassato minibus verde assolutamente da provare! Pernottamento all’hotel Plaza.
Quarto giorno Trasferimento in auto da Bamako a Segou, dove si svolge il Festival sul Niger.
La città di Segou era importante in epoca coloniale, in quanto sede del vasto progetto di irrigazione denominato Office Du Niger. I suoi ampi viali e i diversi edifici in stile coloniale danno una idea di quale aspetto avesse la città in quell’epoca.
E’ possibile affittare una imbarcazione e farsi portare a Kalabougou centro di produzione delle terrecotte e a Farako dove si produce la stoffa bogolan.
Pernottamento all’hotel Auberge Quinto giorno Trasferimento in auto da Segou a Djenne.
Djenne, situata su di un’isola al centro del fiume Bani, è la più bella ed intatta delle città carovaniere a sud del Sahara. La sua architettura in stile sudanese risale al XIV secolo.
L’armonia plastica dell’architettura sudanese ha colpito gli europei fin dalle prime esplorazioni, il che l’ha resa sicuramente la più nota tra le forme architettoniche africane.
I palazzi a più piani delle importanti famiglie che controllavano i commerci sahariani, le scuole coraniche, la moschea (il più grande edificio d’argilla nel mondo), formano un insieme abitato unico, che ha meritato il titolo di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Camminando tra i vicoli della cittadina, oltre ai dettagli architettonici, si possono ammirare dettagli “umani” (che dettagli non sono, tra parentesi!) rappresentati dal lavoro dei “barrey”: i muratori di Djenne. Veri e propri artisti, che edificano case avendo come unico strumento le loro mani ed il fango. Conoscenze tecniche e metafisiche si sommano facendo di un barrey un artigiano ma anche un grande iniziato. Le case che costruisce beneficiano delle sue capacità edilizie e della conoscenza di formule magiche, le sole che davvero preserveranno la casa da disgrazie ed incidenti.
La visita della moschea di Djenne è proibita, si dice perché un fotografo italiano anni fa vi portò delle donne vestite discintamente per fare un servizio fotografico di moda… Ma probabilmente è una leggenda metropolitana. Sta di fatto che entrare nella moschea è impossibile, non c’è riuscito neppure il National Geographic a cui era stata richiesta una cifra esorbitante, ma con la limitazione che la troupe rimanesse all’esterno e la cinepresa fosse utilizzata da un musulmano a cui loro avrebbero dovuto dare istruzioni per l’uso.
In serata Syusy incontra un muscista locale (griot) specializzato nel genere cantastorie, accompagnato da chitarra monocorda. Il genere potrebbe essere definito un rap ante litteram, a metà strada tra l’armonia musicale e il parlato. Una voce profonda in grado di squartare il cielo! Pernottamento all’hotel Campement.
^ Sesto giorno Puntiamo la sveglia alle 5 e mezza per vedere l’alba di Djenne: pare sia uno spettacolo particolarmente suggestivo, soprattutto l’effetto della luce nascente sulla facciata della moschea: una luce riposante, che abbraccia la grande struttura in argilla, valorizzando forme ed equilibri.
Lunedì a Djenne è giorno di mercato: già all’alba i vari studenti delle scuole coraniche si rimboccano le maniche per preparare i banchi di vendita e le tettoie contro il sole, ogni individuo vestirà i più bei costumi della sua etnia. Una folla colorata invade la cittadella arrivando a cavallo, in carretto, in piroga, a cammello, a bordo di rumorosi taxi brouse… Il concetto di mercato ci permette di avere uno spaccato di tutte le popolazioni locali (peul, bozo, marca, barbara, …).
Trasferimento in auto da Djenne a Mopti.
Mopti è caratterizzata soprattutto dal variopinto porto, che ospita bei personaggi dell’acqua e del deserto. “Creazione” coloniale – in contrapposizione a Djenne – Mopti ha conquistato negli ultimi decenni l’egemonia come porto fluviale nella regione del delta interno, sicuramente il più ricco in pesci. E’ dunque terminal di barche stracariche di gente, che qui arriva per lo più con carichi di pesce e riparte con i beni prodotti dal lavoro agricolo dei Dogon (essenzialmente miglio e cipolle).
Mopti è anche un terminal importante del commercio del sale che comincia a Taudenni (750 km a nord di Timbuctù) e qui termina, prima di spargersi nel dedalo di strade e piste dell’Africa Occidentale. Mopti è anche il luogo in cui le barche nascono: legno, chiodi, stracci, corde sono assemblati da mani esperte, per poi essere consegnati a pittori specializzati in disegni scaramantici. Poi, una volta benedette dal marabut, queste imbarcazioni, le famose “pinasse”, sono pronte per salpare su acque poco profonde, ma a volte agitate dai venti del Sahara.
Cerchiamo di essere lì per il tramonto (attorno alle 18), quando i lavori terminano.
La sera, dopo cena, Syusy assiste a una Cerimonia Ghimbala (o BUkodji): un culto locale consacrato ai geni che abitano il fiume Niger, praticato in sedute di traditerapia, durante il quale gli stati di trance sono davvero impressionanti. Pernottamento all’hotel Kanaga ^ Settimo e ottavo giorno Navigazione da Kona a Nianfounke: due giorni di navigazione lungo il fiume Niger a bordo di una grande piroga coperta, percorrendo la parte più interessante del delta interno del Niger. In questa regione, all’incerto confine fra savana e deserto, il gigantesco corso d’acqua si divide in centinaia di rami, di laghi e laghetti creando il delta interno, un’enorme “ragnatela d’acqua” che si estende per centinaia di chilometri. Questo delta, nel cuore del continente africano, é abitato da una moltitudine di villaggi uniti fra loro dalla grande rete di corsi d’acqua. Seguire il Niger (qui chiamato Joliba) significa percorrere la millenaria arteria di scambi che con le sue piene ha reso fertile questa regione. Qui l’uomo attraverso secoli e millenni di insediamenti ha espresso numerose civiltà, che hanno lasciato a testimonianza raffinati oggetti di bronzo e terracotta che sono fra i capolavori dell’arte africana. Andiamo alla scoperta di villaggi abitati da Peul e Bozo, raggiungibili solo in piroga. Ammiriamo le loro belle architetture in argilla, le moschee dagli stili delle etnie di appartenenza, le case distribuite lungo i corsi d’acqua, i minuscoli accampamenti di pescatori sugli isolotti.
Più volte il grande cantante Ali Farka Toure ripete ai suoi ospiti che il fiume Niger rappresenta per la sua musica ciò che il Mississippi rappresenta per il blues americano. Un viaggio alle origini di una musica, ma soprattutto alle origini di mondi culturali che si sono sviluppati nel corso di millenni lungo questa portentosa arteria d’acqua. Viaggio anche alle origini di culti fatti in onore di divinità che hanno le loro dimore nelle acque del fiume.
Nianfunke – questo è il villaggio di Ali Farka Toure – è situato alle vicinanze del lago Debo, molto importante nel racconto mitico della creazione.
Durante questo percorso è interessante fermarsi nei villaggi che hanno animali totemici (tartarughe, coccodrilli, antilopi…), che rappresentano il collegamento con i concetti di totemismo, clan, famiglia, gruppo linguistico (per non dire etnie..).
Lungo il percorso, a Youvarou, c’è un progetto di Terra Nuova e dell’acquario di Genova che è proprio nella parte che va da Mopti a Kona nella parte del Delta interno del Niger (Konà si trova proprio nel Delta) in cui è stato filmato un rarissimo lamantino africano marino, la particolarità è che si trova a 4000 km dal mare. Nel Delta, inoltre, si trova il primo villaggio ecoturistico del fiume Niger, ai limiti di Youvarou: è stato costruito grazie ad una donazione della Regione Marche e nell’ambito del progetto Terra Nuova.
Nono e decimo giorno Trasferimento in auto da Nianfounke verso il Sahara. Continuiamo a restare nelle vicinanze del fiume, Syusy visita gli accampamenti Tuareg. Questa popolazione predilige luoghi relativamente ricchi di erba ed acqua, in modo da poter allevare greggi di capre e montoni. Le loro tende, che richiamano stili architettonici moderni, si fanno notare da lontano: macchie bianche in un quadro verde-grigio. Le donne Tuareg, avvolte in stoffe scure, si aggirano da una tenda all’altra per le varie attività quotidiane; mentre gi uomini vagano nella savana con uno sguardo attento rivolto alle loro greggi.
Raggiungiamo il percorso dell’Azalai, ossia delle carovane del commercio di sale. Si tratta di un lungo cammino, percorso da uomini e cammelli, per salire a Taudenni (750 km a Nord di Timbuctù) e ritornare con carichi di 120 kg ca. Di sale per cammello.
L’Azalai di Taudenni è la più importante delle carovane del Sahara, la più difficile e perigliosa a causa della lunghezza del percorso e della rarità dei punti d’acqua. Per questa ragione è anche la meno conosciuta. Pochi sono gli stranieri che si sono avventurati in queste regioni. L’esploratore francese René Caillé ne lascia una vivida descrizione nel suo libro «Viaggio a Timbuctù » scritto nel 1828, e ben poco è cambiato da quella descrizione. Il percorso dell’Azalai è composto da due viaggi: l’andata per raggiungere le miniere ed il ritorno per portare il carico di sale a Timbuctù. Seguiamo tratti di questa via carovaniera ed incontriamo carovane, composte da un numero di cammelli variante fra i 30 ed i 200 capi.
Il pernottamento questa volta è al campo, sotto la tenda.
Non perdete il prossimo aggiornamento, dove descriveremo i restanti dieci giorni del viaggio di Syusy attraverso Senegal, Mali e Togo.
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