Ca va toubab? di Mali e Senegal autogestito

Prefazione/ Il viaggio/ Informazioni pratiche PREFAZIONE Periodo del viaggio : dal 12 al 28/3/2005 Costo del viaggio: 1600 Euro a testa – tutto compreso – Protagonisti : io ( licia) e mio marito ( jacek) già protagonisti di un’altra avventura in Venezuela,con qualche anno (e viaggio) in piu e sempre con lo zaino sulle spalle...
Scritto da: liciajacek
ca va toubab? di mali e senegal autogestito
Partenza il: 12/03/2005
Ritorno il: 28/03/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Prefazione/ Il viaggio/ Informazioni pratiche PREFAZIONE Periodo del viaggio : dal 12 al 28/3/2005 Costo del viaggio: 1600 Euro a testa – tutto compreso – Protagonisti : io ( licia) e mio marito ( jacek) già protagonisti di un’altra avventura in Venezuela,con qualche anno (e viaggio) in piu e sempre con lo zaino sulle spalle Itinerario:Bologna, Dakar, Isola di Gore, San Luis, Dakar, Bamako, Mopti, Paesi Dogon, Djenne, Bamako, Dakar, Joal Fadiouth , Mar Lodj ( Sine Salum), Tubab Dialaw, Dakar.

IL VIAGGIO Bologna-Dakar – Isola di Gore Partiti da Bologna, avevamo un lungo pit stop a Casablanca ( 8 ore), Abbiamo deciso di fare un salto in centro ( in realtà ci siamo già stati oltre un anno fa. )Prendiamo il comodo treno. Ci facciamo un giretto, godendoci l’aria un po’ già mite e ci beviamo un te .

Siamo arrivati a Dakar ( anzi a pochi Km dall’aeroporto sul mare) siamo andati a dormire alle 5 del mattino (anziché alle 3,30 come previsto) per ritardi al controllo passaporti.

Domenica : Sveglia da soli alle 10. Visita all’isola di Gore (patrimonio mondiale dell’umanità , uno dei punti di partenza delle navi negriere). Bella Coloniale francese. Ben restaurata. Piacevole. Molto mediterranea, con le rocce rosse che si gettano in un atlantico di un blu profondo e sempre agitato ( e piuttosto freddino, una mare come da noi all’inizio di giugno). Niente palme.Un posto anche un po’ modaiolo e snob anche per i Dakariani ( ci sono ville fantastiche, molte ora di artisti ed intellettuali), con una vocazione artistica generale ( dagli artisti “di strada” un po’ reagge, a quelli piu di elite, oltre ai soliti bric e brac da turisti). Il boom pare sia tale che a tutt’oggi sia difficile trovare un terreno o una casa da comperare o da ristrutturare,Case rosse ( colore bolognese ) e gialle. Visitina alla casa negreria restaurata ( in realtà quasi tutte le case sulla costa si occupavano di commerci negrieri e l’isola di Gorè e la casa sono stati scelti piu che altri come simboli) , un piccolo fortino esterno, rosso, a picco sul mare, circondata da fichi d’india, con una scala a tenaglia nel cortile interno, stupenda. Triste e un po’ imbarazzante per noi occidentali (al piano inferiore tutti gli schiavi divisi per sesso ed età, in sorte di cantine umide, da cui uscivano solo per le aste – per l’appunto in mezzo alle scale – e, successivamente , una volta acquistati, sul retro per un corridoio ( chiamato senza ritorno) che dava direttamente sul mare e da cui venivano imbarcati- ed il piano superiore bello fresco areato, leggero,con una vista stupenda, dove, per l’appunto abitavano i proprietari e dove attualmente è sistemato un piccolo museo).

Il giorno dopo all’ambasciata del Mali a farci dare il visto ( 2 giorni di tempo) e comperare il biglietto aereo per Bamako (capitale del Mali). Ed informarci per comperare il biglietto aereo per la Casamance – la zona piu tropicale e bella a Sud del Senegal, oltre il Gambia, cattolica e tribale : tutto pieno e pochi aerei- sta cominciando la bassa stagione. Ci mettono in lista d’attesa Si vedrà al ritorno.

Dramma (da parte mia ) sulla possibilità di girare per il Senegal senza passaporto, solo con la ricevuta dell’ambasciata, per giunta del Mali..Naturalmente i miei sono scenari catastrofici (buttati in una prigione, bloccati in mezzo alla strada, senza possibilità di parlare con l’Ambasciata Italiana – che non abbiamo neanche il cellulare – dichiarati terroristi internazionali, obbligati a pagare una mancia pari ad un biglietto aereo) per Jacek, invece, iperottimistici ( “qua non gliele frega niente a nessuno . Siamo o no dei bianchi colonialisti, e poi dicono tutti che i Senegalesi sono friedly e simpatici ed allegri . E poi al limite una mancerella sistema tutto” – “Si, sai come si divertiranno a vedere le nostre espressioni quando ci fermano. Si faranno delle matte risate . E poi colonialisti cosa? I polacchi e gli italiani al massimo sono stati colonizzati . E se mai ci troviamo un bravo senegalese onesto che ci accusa pure di corruzione” ). L’impiegata dell’ambascaita del Mali – ricontattata si stringe nelle spalle e dice meglio restare a Dakar, l’impiegata dell’agenzia aerea ci rimanda alla polizia ( e già immaginiamo file chilometriche e rinvii da un ufficio ad un altro). Decisione finale (grazie all’intervento del padrone francese del nostro albergo di medio lusso – ex marinaio della regia marina inglese – per Jacek per questo affidabilissimo, per me un po’ per definizione corsario) : andare senza problemi.( ma comunque mi sono sentita una sans papier per 2 giorni, terrorizzata alla vista di qualsiasi divisa)- Dakar San Luis Immediatamente (ore 13) partenza per San Luis (270 Km a Nord di Dakar) . Dalla stazione delle corriere ( ma alla francese gare routiere suona molto meglio ) Pompieri.

San Luis ( 3 /4 ore di viaggio in una sept palce : pegueot 504 trasformata.: nel bagagliaio sono stati aggiunti i sedili . Appunto 7 posti 3 e 3 dietro e uno davanti. Si parte solo quando è piena. Ma siamo fortunati. ( Non tanto Jacek che gli tocca stare al posto dietro. Praticamente rannicchiato.Ma era lui che voleva partire…) Altra citta patrimonio mondiale dell’umanità. Ex capitale del Senegal al tempo del colonialismo francese, primo avamposto del colonialismo francese in Africa occidentale ( prima metà del 1600 ), . Abbiamo dormito nell’isola (città storica collegata alla terraferma da un ponte costruito da Eiffel – quello della torre- che inizialmente doveva essere collocato sul Danubio). Citta dai palazzi di un bel colonialismo francese . Ma ancora praticamente quasi tutta da restaurare. Piacevole.Ai confini della Mauritania ( meno di una decina di Km. La si vede dalla punta estrema dell’isola e, se vi piace il deserto ed avete tempo conviene farci un giro). Il giorno dopo visita nella riserva naturale degli uccelli di Djoudj in barca ( pellicani garzette, fenicotteri e quant’altro che svernano qua fin quasi ad Aprile, perché questa prima riserva d’acqua dolce dopo la traversata del deserto). Io mi lamento che tutto considerato non ha molto senso fare tutti quei Km per andare a vedere gli stessi uccelli che in estate si vedono tranquillamente alle piallasse di Marina Romea. O, ancora piu comodamente alle saline di Cervia Che forse quasi quasi gli piace di piu visto che un discreto numero di fenicotteri si rifiuta di partire ed è diventato stanziale alle saline di Cervia . Ma Jacek non sembra essere molto d’accordo. Anche questa è patrimonio mondiale dell’umanità e ci si va ! (.Del resto è vero che in effetti a Ravenna molti pellicani – fatta eccezione per qualche insegna- non se ne vedono. E i coccodrilli ancora non vengono a svernare. Nonostante l’effetto serra).Comunque la riserva è interessante ( nella misura in cui un giretto di 2 ore lo può essere). Affascinante vedere i pellicani e quant’altro.

Al ritorno leggiamo sulla giuda che è interessante il villaggio di pescatori sulla “Lingua di Barberia” ( cosi evocativo questo nome ! Una striscia di sabbia sull’acqua), poco turistico, vero . Naturalmente io non ci voglio andare ( il poco turistico della Lonely ho il sospetto che sia sporco, incasinato e forse anche un po’ pericoloso. Insomma per me è come se ti dicessero che – senza offesa per nessuno- certe periferie di Napoli di recente anche troppo famose sono poche turistiche e per questo pittoresche e interessanti. Perché piuttosto non un bel giretto per negozi? ) jacek naturalmente si ( ha sempre un po’ l’idea di essere tra l’esploratore e il giornalista d’assalto. Poi, a sentire lui, c’è anche un mercato dove sicuramente troverò qualcosa di carino, e poi c’è anche il porto dei polacchi…) . Naturalmente ci andiamo. E’ sporco, puzza di pesce, ( seccano tutto il pesce raccolto e gli avanzi sono in bella vista sulla spiaggia. Decisamente non era questo il tipo di mercato a cui pensavo e maledico la mia incapacità totale a leggere le cartine) Ci si accoda un Marcantonio di 1,90 che gentilmente ci fa da guida. Ci spiega tutto. Come si pulisce il pesce , come si mette in salamoia, ci allontana i bambini, ci allontana gli adulti, ci dice cosa possiamo fotografare, e cosa no. . Io sono terrorizzata ( in attesa di chissa dove ci porti ed ho – tanto per cambiare. Perso l’orientamento -) , Jacek è rilassatissimo con la sua videocamera che da sola pagherebbe almeno 2 casette di qua. Ce la caviamo con 5 Euro per la guida, gentile e tranquilla. E non potrò piu dire nulla .E so già che d’ora in avanti mi toccheranno tutte le periferie suburbane e i posti veri… SAN LUIS- DAKAR- BAMAKO La mattina dopo ( alle 5) sveglia per recuperare un sept place e rientrare a Dakar.. Recuperato il visto per il Mali, visita al museo della cultura africana ( ma la piu parte e le piu belle sculture in realtà si trovano a Parigi al museo antropologico) e in aeroporto dove alle 15 abbiamo l’aereo ( avevamo visto in realtà in pieno centro un bellissimo negozio di parrucchiere, dove io volevo farmi fare qualche bellissima acconciatura – che le dakariane sono molto sofisticate. Ma non c’era il tempo. Dakar, in realtà è la città forse piu occidentale di tutta l’Africa, piena di posti modaioli, dal locale di Yossondur a caffe piacevoli e discoteche, a negozi di vestiti di tendenza anche africani, ma con mio marito poco schopping di questo tipo ).. .

Bamako (capitale del Mali) arrivo alle 5 del pomeriggio. 39 gradi. ( a Dakar si stava bene con la giacchetta anche perchè c’è sempre la brezza marina).

L’aeroporto mi appare terribile. Noi unici bianchi turisti sull’aereo. Altri 2 bianchi evidentemente commerciali francesi di chi sa che ditta. Oltre a Safir Keita (famoso musicista maliano) ma che è albino e non bianco ritornato in Mali da un concerto a Dakar contro la malaria che (con gran disdoro di Jacek ci eravamo persi e che si era tenuto Domenica pomeriggio allo stadio di Dakar. Io ho respirato pensando ad una massa di senegalesi urlanti e noi 2 piccole mosche bianche la in mezzo…). Cerco di andare in bagno ( di solito si sa in un paese i bagni migliori sono quelli dell’aeroporto ) e scopro che il bagno delle donne è in fase di ristrutturazione ( praticamente la porta è ostruita da calcinacci). Quello degli uomini ( unico praticabile) è completamente allagato , goccia l’acqua ed è sporchissimo. Ma tant’è . Ben arrivato toubab !( è il termine wolof con cui vengono chiamati i bianchi quaggiù).

BAMAKO MOPTI Decidiamo di cercare subito un bus notturno che ci porti a Mopti (dalle 10 alle 12 ore di strada) Usciamo , contrattiamo il prezzo con uno degli unici 2 tassisti in aeroporto, che in una spianata assolata, dove non c’è assolutamente nulla, parlano tranquillamente di tariffe approvate (ma da chi? nell’ingenuità da mancanza di turisti sono anche simpatici. Tentano di chiederci il prezzo pari ad una settimana di lavoro per una corsa di 3 Km. Si finisce per pagare 1/10- che è sempre un po’ più del prezzo che ci aveva indicato un residente prima di uscire dall’aereoporto). Saliamo su una Renault che non ha neanche piu la vernice della carrozzeria e che si accende unendo i fili.. Il driver è un vecchietto di 67 anni e gli trema la mano.. La stazione delle corriere di Bamako è un mercato africano, piena di etnie diverse e venditori e nulla facenti ( o tuttofacenti), Ci assalgano già sul taxi e ci portano verso un bus notturno ( ma il nostro driver è eccezionale. Ci porta dove ha deciso che parta il bus e non ci lascia scendere su indicazione del primo venuto ) . Comperiamo i biglietti ( tariffe esposte ) . Sono le 6 e chiediamo a che ora parte. Le 6,30. Ma ci siamo solo noi e 4 ragazzotti che stringono bulloni al vano portabagagli che non si chiude. Dubitiamo della possibile partenza. E ci sentiamo un po’ soli e leggermente perplessi. L’unica faccia bianca è la nostra. E i capelli di jacek saltano agli occhi . Ma sono tutti tranquilli. Tranne chiederci se vogliamo comperare mutande, magliette, calzini , ventagli , …Neanche viene in mente che forse un povero toubab l’unica cosa che vuole è dell’acqua; naturale fresca e ben sterilizzata . Anzi la nostra richiesta li sorprende un po’. Evidentemente qua il turista zaino in spalla non è di casa. Ma gentilissimi mi accompagnano in giro finchè non trovo una baracchina che vende un’acqua meno tiepida delle altre. Il sole sta tramontando , pulmini zeppi partono e i nostri ragazzoti, scherzano con una venditrice di noccioline, sdormicchiano e fanno gesti vaghi di assenso alle nostre domande sulla destinazione e sulla partenza del bus, che anzichè tranquillizzarci ci rendono sempre piu preoccupati, soprattutto quando capiamo che nessuno dei 4 parla o capisce una sola parola di francese. Incredibilmente invece alle 18.30 si precipitano sull’autobus una ventina di persone, caricano sul portabagagli centinaia di ceste ( che ci sarà ?) sale il driver ( che invece 2 frasi di francese le conosce ), strombazza a lungo, sgasa, e in mezz’ora si parte. Noi ( arrivati per primi) ci scegliamo i posti migliori ( pare sia la regola. Non un rispetto per il toubab) . Vicino all’unico finestrino. Perchè (e questo lo avevamo letto) il problema degli autobus in Mali è questo: sono vecchissimi bus Mercedes, recuperati chissà da dove con sedili fissi, anche se per fortuna larghi e imbottiti e rivestiti ( questo con poca fortuna) col pelusce ( come una gita sulle Dolomiti) costruiti per l’aria condizionata ( e quindi con i finestrini bloccati e fissi). Ma L’aria condizionata non esiste piu: troppo cara probabilmente.. Di giorno la temperatura può sfiorare i 50 gradi.. Viaggio incredibile, con le auto e i camion piuttosto rari che però ci sfiorano a 2 mmll dalla fiancata. Cosi ti svegli di soprassalto dal tuo dormiveglia rannicchiato sul sedile per 2 fari sparati addosso ed il clacson strombazzato. Non fai in tempo ad avere paura che il camion è passato. Ma pare siamo gli unici a preoccuparci della cosa. Nel frattempo ad ogni fermata si aggiungono passeggeri. Quando non c’è piu posto sui sedili appaiono taniche di benzina ( non abbiamo ancora capito se piene o no) su cui gli ultimi arrivati si siedono in mezzo al corridoio. Andare al bagno alla prima fermata utile è un’avventura. Il bagno è una stanzina di terra battuta in cui in fondo c’è uno scolatoio che porta tutto in una canaletta. ;la si fa. Sempre in questi paesi vivo tra l’invidia del pene ( vuoi mettere la comodità di aprirti solo la patta, con minimi problemi) e l’ammirazione per la resistenza della vescica dei locali .. Non è l’Asia . E neanche i bei bus del Sudamerica . E mangiare ?: non sembra che il nostro pulman abbia previsto la nostra presenza. Si può scegliere tra pesce fritto ( l’onnipresente capitain – praticamente pesce persico) tagliato su un cartone in mezzo alla strada e banane. Cosa avremo preso? Ogni tanto scoppia qualche discussione tra l’aiutante del driver e qualche passeggero, rigorosamente in barbara o in wolof ., il cui oggetto non è sempre chiaro . Riusciamo ad individuarne almeno 2: un passeggero si è fregato una tanica di benzina per potersi sedere e aveva pagato per stare in piedi, ed un altro si stava fumando una sigaretta .: negli autobus non si può fumare – sarà per la benzina? Certo è che arriviamo alla conclusione che è opportuno andarci d’accordo. Intanto alle prime luci dell’ba si svela il paesaggio saheliano : baobab e cespugli sparsi nella brousse dove si incrociano mandrie di buoi, capre e pecore, villaggi dello stesso colore della terra .Nel nulla che sembra essere il paesaggio, qualsiasi nuovo elemento diventa punto di attrazione, ma immediatamente dopo sembra sparire senza lasciare traccia . Anche le persone sembrano, in qualche modo non toccare un paesaggio che potrebbe essere di 100 o 1000 anni fa., In Mali ( che è paese del Saehel molto piu arretrato e povero del Senegal, ma in realtà piu simpatico e vero) le case al 90% sono ancora fatte in mattone crudo e ricoperte di fango. E cosi anche l’impatto col territorio è minimo . Alle 7 del mattino arriviamo a Mopti ( dopo che comunque avevano tentato di raccontarci che l’autobus si fermava prima per poterci “vendere ” ad una guida turistica ed ad un albergatore . Indifferente Jacek non ha risposto. Non abbiamo scaricato gli zaini, e il nostro driver ha finalmente concluso che tanto fessi toubab non eravamo)).

Mopti: città sul Bani, affluente del Niger, partenza del giro per i paesi Dogon, punto di arrivo e partenza per Timbuctu attraverso il fiume ( la mitica, ma in realtà un miraggio al limite del deserto solo per i turisti . Tant’è che abbiamo deciso di non andarci). Albergo, doccia e poi è giorno di mercato. Davvero un mercato Africano. Niente robine per i turisti ( haime!) . Lastre di sale, pecore, agnelli,cibo, vario, stoffe, vestiti, perline colorate, pile, biciclette, pezzi meccanici , ricambi, medicine europee ( forse anche scadute) vendute apezzi ( e a prezzi piu bassi che nelle farmacie) secondo indicazioni approssimative, una cacofonia , confusione polvere, sabbia e odori e gente che ti vuole fare da giuda… Ci ficchiamo nel ristorante sul fiume ( secondo la Lonely e la Routard punto obbligato per i turisti e capisco perchè) . Da lontano il mercato è meglio. Almeno dopo una notte insonne. E sono csi lenti a servire che si riesce anche a schiacciare un pisolino.

La sera incontriamo 2 italiani appena tornati dai paesi Dogon ( sono gli unici italiani che incontreremo). Sono andati con una guida che dicono eccezionale che lavora con italiani e che è anche in possesso di apposita macchina. Dopo una notte di consultazione, la mattina decidiamo di contattarli e contattare la giuda.. Furbetta , ma non piu di tanto. Arrangiamo per un’escursione di soli 2 giorni, anche perchè ( grazie alla sua 4X4) risparmiamo 2 giorni di viaggio.. Nel frattempo capiamo che è imparentato col piu ricco dei Maliani li abitanti, proprietario praticamente di tutto e a sua volta imparentato ( o immanicato) col presidente della Repubblica. Non ci è piu tanto simpatico. Alla fine ci passa al suo scagnozzo ( anche perchè capisce che piu di tanto non vogliamo spendere). Partiamo .

PAESI DOGON – MOPTI La guida è un po’ triste. Ci racconta che la fidanzata l’ha lasciato per uno piu ricco e il suo cuore è triste: la vita è bella ma la gente cattiva.

Che dire? Mi sembra di essere a Bologna a consolare qualche sorapa…

Alle 13, 30 sotto un sole cocente, credo a oltre 40 gradi, affrontiamo le prime salite, e vediamo i primi villaggi. Al dislivello di 300 metri ( praticamente una scala per la durata di 30 minuti) Jacek ha un coccolone:: colpo di calore? Qua non si è piu dei ragazzini. Ci superano gli indigeni dogon, con le loro ciabattine infradito, vecchi, bambini e donne carichi di pacchi e di secchi d’acqua per oltre 20 Kg, impassibili. E noi ( armati di scarpette da treking ultimo modello , pantaloni in materiale ultima generazione zainetti ultra leggerI,) siamo qua che boccheggiamo. Haime la superiorità del toubab è andata sotto le scarpe. La nostra guida è impassibile. Io penso che fare se Jacek ci lascia le penne qua. E gli chiedo se preferisce lo riporti in Italia o gli piacerebbe di piu restare quassu ( che mi costerebbe molto meno visto che non ho fatto l’assicurazione) su questa falesia fantastica, che si erge in una savana ( o meglio una brousse )sconfinata ai margini del Bourkina, sotto un baobab, se mai sepolto secondo un bel rito africano.La guida ( a cui spiego in francese le mie perplessità) prende la parola solo per dirci che non potremmo essere sepolti cosi. E’ molto serio e composto e ci spiega che questo è successo solo per quei toubaba che sono stati in qualche modo considerati e adottati come propri dal dogon Non so se sia stato questo o una doccia di un litro e mezzo sulla testa che ha fatto tornare le forze a Jacek. .Morale 2 ore e mezzo, 3 litri d’acqua per una salita che normalmente loro fanno in 20 minuti..Arriviamo nel villaggio (finalmente) dove passeremo la notte.. Fantastico. In cima alla falesia, vicino ad una valle verdissima, intagliata nella falesia che contrasta follemente col rosso delle rocce e il deserto della pianura in fondo. I Dogon stanno ancora ridendo di come abbiamo fatto gli ultimi metri prima di arrivare e credo che la cosa diventerà presto una leggenda africana.

Perchè i Dogon:? E’ un’etnia che ha avuto la conoscenza al mondo sul finire degli anni 50 a seguito di uno studio durato oltre 30 anni di un’ antropologo francese (Griaule )e che ( dal punto di vista artistico) ha influenzato sia Giacometti che Rosati, Campigli che lo stesso cubismo.Vivono circa in 200.000 attorno e sopra ad una falesia ai confini del Burkina che si erge tra i 200 e i 400 mt. Dove si sono installati circa 1000 anni fa cacciando i precedenti abitanti ( e di cui hanno usato le abitazioni come tombe). Non si sa molte delle loro origini ( popoli mediterranei a contatto con gli egizi?) . Ha poi una propria cosmogonia estremamente complessa e simbolica . Non ultimo affascinanti soprattutto perchè pare che conoscano l’esistenza delle 2 supernane di Sirio ben prima che venissero scoperte dagli astronomi. E sapessero che la terra è rotonda. E che Giove ha 4 satelliti.

I loro villaggi sono costruiti in forma simbolica, conoscevano la circolazione del sangue, nella loro mitologia è sempre presente il doppio, la musica e il ballo pare abbia anche una funzione terapeutica, etc…Altro che new age. In realtà è oggi un mondo che sta scomparendo . Di fatto velocissimamente. Sia le case ( che essendo per lo piu nella valle di sola argilla e sulla faselia di materiali lapidei ma in fondo, perchè ammalgamati con fango , anch’essi deperibili e per giunta in luoghi oramai divenuti scomodi per le stesse ragioni che prima li rendevano sicuri ) sia perchè credo che a nessuno piaccia vivere come nelle riserve senza acqua ne luce a beneficio dei turisti, o degli antropologi, sia perchè la struttura tribale si va sfaldando sotto l’onda d’urto dell’islamismo ( che sta sostituendo l’ animismo) e soprattutto del capitalismo ( i soldi hanno ormai piu forza della saggezza o della bellezza o dell’eta), sia perché per acquisire le grandi conoscenze occorre tempo. E nel nostro ( che sta diventando in qualche modo il loro) mondo il tempo è denaro.. Cosi una struttura di fatto gerentocratica si sta trasformando e i ragazzi vanno in città ad offrirsi come guide e a guadagnare di piu. E cosi i Dogon che hanno resistito agli assalti degli invasori armati ( anche francesi) arroccandosi sulla falesia cedono poco a poco all’invasione dolce lenta e sottile del mercato.

In compenso sull’onda dei libri delle mostre, dei cultori di cose extraterrestri ( perchè anche su questo c’entrano i Dogon. Pare infatti che secondo alcuni abbiano avuto contatti con gli alieni – il Monno, forse un’astronave- che gli hanno spiegato tutto lo spiegabile) arrivano i turisti (i piu entusiasti , leggendo i vari racconti, quelli di Avventure del mondo, per cui i dogon preparano appositi ballettini) che continuano a vedere in questo mondo che si sta sfaldando (in ogni senso) l’eco e il riflesso delle loro proiezioni. E vorrebbero, spesso, improvvisarsi piccoli Griaule in massimo 7 giorni di soggiorno. Salvo chiedere ( in luoghi senza luce ed acqua corrente) come mai la birra sia cosi calda ( lo abbiamo sentito con le nostre orecchie!). E cosi non vedono che, ad esempio i Dogon oramai sono diventati i migliori coltivatori di scalogno, che riescono a coltivare grazie a piccole dighe ed irrigazioni, che però, pur portando un minimo di benessere tendono anch’esse a sfaldare il loro sistema. .E le donne con le mestruazioni non sono piu segregate nelle case: Non si può lasciare una donna (maggiore coltivatrice di orti) a risposare 5 giorni pancia all’aria; i campi non sono piu ridistribuiti dal capo del villaggio e in qualche modi gestiti dalla famiglia. Ma ognuno se lo compera e se lo coltiva ( quello piu redditizio, l’orto appunto) .E spesso nelle famiglie che non hanno avuto possibilità di avere orti gli uomini sposati se ne vanno in città, o peggio emigrano, e a volte chi li rivede piu ( forse preso anche da qualche francese) e le donne restano li a tirare su secchi d’acqua e figli. E le finestre e le porte Dogon intagliate sono state in gran parte vendute ai turisti ( a volte scambiati con oggetti che normalmente resterebbero nel fondo degli armadi delle nostre case e che spesso stridono e rendono il senso della perdita se indossati e usati dai locali ) ,, e quasi se ne fanno di piu per souvenir che per loro stessi, ed alle occupazioni serali piano piano si sta sostituendo il suono delle radioline a pila che portano musica diversa, racconti di altri luoghi …

E cosi a noi è venuto spontaneo chiedere poche cose ( e del resto la letteratura in materia è piuttosto ampia e in gran parte risponde a tutte le possibili domande) . Limitandoci a sentire quello che ci veniva raccontato . Del resto sono piacevoli, gentili e ospitali, e questo atteggiamento ci è venuto spontaneo.

Comunque è stato bello dormire sotto le stelle su un tetto terrazza ( anche se per salirci e soprattutto scendere abbiamo dovuto arrampicarci come dei gatti sulla simbolica scala dogon. Ed ero un po’ preoccupata all’idea mi potesse scappare la pipi in piena notte. Che si fa in questi casi? Se la faccio sul tetto in terra battuta non passerà di sotto? Soprattutto mi sentivo molto rassicurata dall’idea che insetti, serpenti o asinelli non potessero venire fin lassu ). E piacevole bersi la birra di miglio al fresco della sera ( anche se per la tristezza dell’abbondo della sua fidanzata la nostra giuda si è un po’ sbronzata, ma tanto per i Dogon una sbronza ogni tanto fa bene, perché – sempre per la teoria del doppio- occorre il disordine per riequilibrare l’ordine) .. Ed ‘ stato bello farsi un totale di 30 Km in 2 giorni vedendo paesaggi da favole. Il caldo in compenso era allucinante . Ogni tanto ci fermavamo vicino ad un pozzo e ci facevamo una doccia direttamente sui vestiti ( con gran spasso delle donne cui è demandata la raccolta delle acque – e posso assicurare che i secchi- ora ricavarti da camere d’aria dei camion – son ben pesanti- ). Tanto dopo mezz’ora eravamo asciutti.

Il giorno dopo (tornati alle 22 a Mopti e finalmente in un albergo di un francese fatto ad albergo, appena aperto, pulito ed etnico con classe, allo stesso prezzo degli altri) sveglia alle 7,30 ( giusto per riposarci) e giretto relax per Mopti…

Prima , nelle strade della città vecchia, dove pare che, secondo la lonely, i turisti toubab poco si avventurino ( e visto la precedente esperienza noi potevamo mancare?), con le case di fango e le fogne a cielo aperto, ma tutto considerato senza neanche un topo (in compenso ne ho visto correre uno lungo come un gatto sul muretto del giardino del ristorante dove avremmo dovuto cenare e dove abbiamo lasciato volentieri il passo ad un tour di turisti francese mod. Alpitour francese). Tutti ci fermavano e ci salutavano “ca va toubab”, ma spesso era l’unica parola in francese che conoscevano ( l’analfabetizzazione è quasi del 40% di cui il 70% sono donne. E solo nelle scuole di fatto si impara il francese, lingua ufficiale). Ma tutti ci volevano stringere la mano ( siamo cosi davvero strani?) . Dei bambini ci hanno invitato a giocare a calcetto ( Italia contro Mali abbiamo vinto noi, ma in compenso gli abbiamo regalato di che farsi 10 partite col calciobalilla anni 50 ma con i giocatori rifatti a mano in legno, colorati approssimativamente a mano), siamo stati per una buona mezz’oretta, l’attrazione di un negozio di alimentari, dove ci eravamo fermati per bere una coca cola, ( da dove venivamo, in che città vivevamo, come era, disegno della carta geografica, stupore che l’Italia non confinasse con la Spagna, informazione sui costi della vita e delle macchine, confronto con i loro, informazioni sui giocatori di calcio italiani, se avevamo figli, come si devono comportare le donne, come si comportano le toubab, come si fa felice un uomo nel matrimonio, saggi proverbi africani e italiani, ed infine un ragazzino di 16 anni che ci ha chiesto se poteva sposarsi una nostra ipotetica figlia, commenti vari degli anziani sul fatto che al ragazzino piacevano troppo le toubab e poco le locali), siamo stati circondati da una squadra giovanile di calcio che aveva vinto una coppa locale e girava per i vari negozi chiedendo a ciascuno qualcosa per festeggiare (con un pacchetto di caramelle comperato in loco ci siamo guadagnati riconoscenza e gloria eterna), abbiamo comperato un coltello tuareg ( indovinate chi?) io una scultura in legno da un venditore di medicina tradizionale ( sicuramente medicina ecologia: teste di gatto mummificate, mani di scimia, corna di gazzelle e di montoni…Ma con cui si curava dal mal di denti all’aids come prometteva il cartellone ), 2 maschere terribili e terrificanti (indovinate chi?) e una piu normale per Federico ( mio nipote).

Dopo sul Niger ( dove al tramonto, finalmente, un piroghiere ci ha convinto ad un romantico giretto a metà tra le valli di comacchio e venezia african stile): i villaggi delle varie etnie, gente che si bagna e che si lava ( le ragazze nubili tutte a seno nudo per la gioa di bavosi turisti anzianotti), uccelli, silenzio . MOPTI DJENNE Il giorno dopo alla stazione delle corriere (che detta cosi ti viene in mente la nostra, ma a guardarla… Un campo sterrato pieno di gente e macchine e pulmini e camioncini mezzi scassati, che sicuramente ha un’ ordine – c’è anche l’ufficio che vende biglietti – ma l’ordine tu – povero toubab fai fatica a capirlo – ) si parte per Djenne ( anch’essa protetta dall’Unesco: c’è il mercato piu grande dell’Africa Occidentale e la piu grande moschea di fango del mondo (una sorta di castello di sabbia dove comunque non si puo entrare). A parere di tutti c’erano macchine e pulmini che andavano ogni momento. Quando arriviamo scopriamo che i 7 places del Senegal qui sono diventati 9 ( ma nello stesso spazio. E i maliani non sono piu piccoli dei senegalesi) e nella macchina che sta per partire vorrebbero metterci in 10. Lasciamo perdere e aspettiamo la prossima. Peccato che hanno deciso che il prossimo è uno scassatissimo bus che deve arrivare a contenere ben 20 persone prima di partire. E per giunta il cassone dove dovremmo entrare ha un solo finestrino. Per ora siamo in 5 ( noi e tre donne africane con 3 pupini (che però non contano). Lo volevamo il viaggio ? Ora è davvero servito. Deve essere bella davvero Djenne per meritare tutto questo. Morale partiamo alle 11,30. In compenso : so tutta la storia familiare del venditore di biglietti, veniamo presentati al suo capo, che ci presenta il suo figliolo che ci recita una poesia (pare sia il migliore della classe), discutiamo dell’importanza dell’istruzione, mi compero una collana, gioco con i bimbi delle mie compagne di viaggio, siamo sfidati ad una partita a dama dal campione locale ( vince lui e gli regaliamo una bic), raccontiamo i nostri viaggi in Africa, facciamo vedere le foto delle guide che abbiamo, consigliamo cosa vendere ai toubab scemi come noi . Gli altri toubab che si stanno radunando ( in realtà solo 4) o perchè parlano meno, o perchè ( diciamo noi ) sono meno simpatici ed ex colonialisti (olandesi e francesi ) sono meno considerati ( nel bene e nel male) .Morale. Ci propongono i 2 posti migliori a fianco dell’autista ( anziché nel cassone infuocato ) pagando un extra complessivo di un euro e mezzo ( anche se forse ci toccavano perchè arrivati per primi, ma meglio non stare a sottilizzare).. Gli altri toubab ci chiedono come abbiamo fatto . Ed io: all’italiana (non siamo poi cosi terribili. Avevamo inizialmente proposto di prendere in 6 un taxi e pagare tra tutti noi la differenza, ma i turisti minimalisti non hanno accettato. Volevano il fascino del viaggio collettivo. Cosi ognuno ha trovato quello che cercava).

Dopo 2 ore siamo a Djenne. Niente schopping per la toubab. Questo è un mercato africano ancora piu vero di quello di Mopti. Con le varie etnie (Barbara, Tuareg, Fulaff, Peul,,Bozo …) che vengono da Km di distanza col carretto: Una sommatoria di colori e di odori e sullo sfondo una montagna (che è la moschea ) che sembra quasi un castello delle fate , come si faceva da bambini a Cesenatico. E anche le case non sono da meno..Ci viene dietro un pupino 12enne (detto Ja) . Che si fa? Io sarei per cacciarlo via.. Jacek ( il vero amico dei cani e dei bambini ) non ce la fa. Il pupino continua a parlare e spiegare anche quando io gli dico che non ci interessa. Brontolo con Jacek che non si puo essere sempre un Euro che cammina. Jacek entra in un negozietto a bere una coca . E la offre al bambino. Io commento se vuole per forza fare l’emulo del Papa. Che non gli si addice tanto. Il bimbo impassibile ringrazia. All’entrata del negozio, su una cassetta vuota rovesciata, tra 2 tuareg multicolori,veniamo circondati da 6 pupini. Parlano con il nostro . E lui a metà bottiglia la passa ad uno di loro. Un sorso alla volta se la dividono. E noi? Be se lo fa un pupimo che la coca cola non la deve bere proprio tutti i giorni, lo facciamo anche noi. E lo si prende come guida e si giracchia..

Alle 5 si ritorna ( o meglio si arriva da dove partono i bus, infatti si arriva alle 21,30 in albergo) . Tutti ( cuoca,uomo delle pulizie, donna delle pulizie, moglie del proprietario, guardiano) ci chiedono come fosse Djenne ( siamo anche gli unici clienti, ma ci fanno sentire un po’ come familiari tornati a casa dopo un’incredibile avventura). Fantastica naturalmente. Meglio dell’Italia? Diversa ma altrettanto bella.. Oggi abbiamo acquisito dei punti. E la cuoca ( ottima cuoca davvero . Il miglior pesce persico mai mangiato) ci dice che si, forse Djenne è bella (lei non c’è mai stata), ma è molto piu bello il Burkina Faso. La sua terra. Da dove è dovuta andare via per trovare lavoro, dopo che si è separata dal marito, a cui ha dovuto lasciare il figlio maschio (mentre la piccola pupina che gira in cortile l’ha potuta portare con se. Ed è fortunata, perchè il francese l’ha presa a servizio). Esiste anche questo tipo di emigrazione: da un paese piu povero ad uno meno povero, La situazione delle donne, qua è tristanzuola alquanto. Sono bellissime, con gran portamento, sempre in qualche modo ben vestite ( e mi fanno sempre sentire inadatta, aenza grazia e fuori luogo con i miei pantaloni cachi e la maglietta a mezze maniche sempre un po’ impolverata), con i capelli sempre perfetti, delle principesse nere che improvvisamente sbucano sul ciglio delle strade come se camminassero su una passerella anziche tra buoi polvere e il nulla . Ma con una vita faticosa, con nessun rispetto spesso da parte degli uomini, spesso deturpate da rapporti sessuali precoci e infibulazioni. Costrette a lavorare in piccoli commerci inventati ( spesso le vedi che cucinano all’angolo delle strade o piccoli commerci di bottiglie di plastica usate), fin da piccole a caricarsi i fratellini sulle spalle, o bidoni d’acqua . Soprattutto dove la tribalità è oramai finita , è anche peggio. Soffrono le pecche dell’islamismo. Retrivo, del capitalismo o meglio del libero mercato e dei residui di tribalità ).

BAMAKO DAKAR Si mangia e il giorno dopo partenza alle 5 (del mattino. Biglietti già comperati . Primi arrivati per avere i posti migliori) per rientrare a Bamako. Questa volta di giorno ( visto che il notturno pare che arrivi alle 3 o alle 5 del mattino . A seconda con chi si parlava e in relazione a quello che credevano volessimo) , ma ci siamo scelti un autobus in cui un finestrino si apre: il nostro. Siamo a Bamako alle 6 del pomeriggio. Giro per acquisto di cd (Indovinate chi? Dice Jacek che il Mali ha forse i migliori musicisti dell’Africa occidentale. Una musica molto piu varia di quella del Senegal, che richiama piu il blues, voci spettacolari e perciò … ) Nel negozio in compenso ( gestito da tre donne che sembrano piu occupate nella loro conversazione che preoccupate della vendita di dischi) trovo una signora che mi legge il futuro con le conchiglie ( proprio come nei Caraibi… Davvero gli africani hanno portato le loro tradizioni laggiu ) tutto bene : sono una donna di gran cuore. Il tutto finisce con n grande abbraccio e baci e cattiverie sugli uomini e come sono brave le donne e come soffrono ( un po’ una riunione di sorape). Niente soldi . Partenza con l’aereo dopo essere passati velocemente per le strade di Bamako praticamente un unico grande mercato inquinatissimo e caldissimo e estremamente caotico), Arrivo a Dakar alle 23,30..

Solita litigata coi tassisti (e successiva litigata con Jacek che dice che dovrei evitare di urlare visto l’ora e che soprattutto il piu piccolo è il doppio di lui ) e ci facciamo portare in un alberghetto in centro. Gentili,carini, cattolici ( anche se l’albergo – scopriamo- funziona in parte come bordello o camere ad ore. C’est l’Afrique). Grandi strette di mano perchè siamo cattolici e Jacek in piu polacco come il Papa, conclusione finale ( nello spirito del concilio) che però bisogna guardare il cuore, e che i figli di puttana sono tra tutte le religioni. Aneddoto del portiere, e relativa punta di orgoglio nazionale nel dire che comunque in Senegal si convive pacificamente tra le varie etnie e le varie religioni ( in effetti è vero. Ancor piu in Mali, dove vivono cosi spesso a poche centinaia di metri gli uni dagli altri, o nello stesso villaggio, pur non sposandosi quasi mai tra loro, e spiegando la loro convivenza con racconti affascinanti. Si, mi domando, ma fino a quando? E tralascio il problema dei tareg in Mali e degli abitanti della casamance in Senegal).

Il giorno dopo sveglia alle 8 ( naturalmente avevamo chiesto la sveglia per le 7, ma per chissà quale disgrazia di famiglia il portiere proprio non aveva potuto svegliarci. Ma la sera se ne è tanto scusato) e ricerca di un aereo che ci porti in Casamance ( le ricerche prima della partenza per il Mali erano già state infruttuose). Nulla. Scartiamo l’idea di farci 3 giorni di viaggio per 2 giorni in Casamance, subiamo un tentativo di aggressione ( niente soldi, ma un paio di pantaloni di jacek strappati) per cui decidiamo di andare a rilassarci all’isola di N’gor ( pochi Km, da Dakar, che di fatto è circondata da isole). Graziosa come un villaggio mediterraneo, case di roccia basaltica, strade di sabbia, buon cibo, tranquilli, acqua gelida.

La sera nel ristorante Capoverdiano di Dakar ( ottimo e abbondante ) Dakar Joal Fadiouth Il mattino dopo partenza per Joal Fadiouth, città natale del primo presidente del Senegal – Leopold Sedar Senghor -, ma patria anche dei nostri albergatori che ce ne raccontano le delizie e ci danno un assaggio delle meravigliose messe cantate coi tam tam ( meglio djembe) misti ai canti gregoriani cui si può assistere la domenica. Termine della pettitie cote, a Sud di Dakar ( meta turistica a di tutti i tour operator) – famosa per una caratteristica isoletta di pescatori tutta composta da conchiglie ( strade,muri, persino il cimitero dove tra i baobab, in fosse ricoperte da conchiglie riposano in modo equanime cattolici – il 90% dai nomi degni di un cimitero francese della bretagna , sotto candide croci – e mussulmani- sotto candide targhette ). Sempre in 7 place. Scopriamo che bagni non se ne fanno li. Questo è davvero un villaggio di pescatori. E ci scontriamo con almeno 4 gruppi di tur operator. Francesi. Che non sono molto meglio degli italiani in gruppo. Ma ci rilassiamo abbastanza. Soprattutto quando tutti gli abitanti dell’isola capiscono che non vogliamo fare nessun giro in piroga, non vogliamo essere accompagnati a visitare l’isola, non vogliamo nessuna guida, non vogliamo comperareniente, abbiamo già un albergo, abbiamo già un ristorante, non abbiamo caramelle per i bambini e l’unica penna rimasta serve a noi E ci laviamo i vestiti. Il posto ha una sua atmosfera soprattutto al tramonto, quando le orde di turisti piu o meno organizzati spariscono. E la gente riprende la vita..

Mar Lodj Mattina dopo partenza alle 8 e decidiamo di andare a vedere il delta del Sine Saloum ( chiamato anche la petite Casamnce. Visto che nella vera non riusciamo ad andare…) e precisamente a Mar Lodj, 137 Km.A Sus di Dakar ( la mia idea di rilassarci nell’estrema turistica Sali non è stata nemmeno presa in considerazione. Si forse è vero che, alla fin fine sarà come Riccione. Ma anche Riccione ha le sue comodità).

. E qui ( colpo di vita) per andarci decidiamo di farci portare direttamente col taxi. E di andare dall’unico europeo presente su questa mitica isoletta persa nel Delta di un fiume, Decisamente ogni tanto apprezzi esistano gli europei. Silenzio, comodità, grandi spazi, nessuno che ti chieda di organizzare qualcosa, solo europei residenti ( oltre al grazioso villaggio di pescatori da visitare), ottimo cibo ( tra l’altro un cosciotto di agnello in 2, con una carne che non ricordo da secoli. Gli agnelli qui pascolano ancora ), bagno. Una tranquilla serata multilingue (spagnolo, francese, un po’ di italiano con austriaci della Carinzia) davanti ad un ottimo vino sudafricano ( offerto da Kurt il proprietario) e piacevole musica, che ci permette anche la visione del paese da parte di chi ci abita. Mar Lodj – Toubab Dialaw La mattina sveglia alle 7, partenza alle 9 : piroga,poi bus pieno di mosche- 1 ora di attesa perchè si riempia – arrivo ad un crocevia, arrangiato un taxi clandestino ( ci ha pensato il poliziotto del paesino al crocevia e finalmente arrivo a Toubab Dialaw ( uno dei primi villagi della costa ad 1 ora di macchina da Dakar).

Questo è il compromesso raggiunto. Ma, naturalmente, si è dovuto cercare il meno turistico dei paesini o agglomerati costieri. . Bellissimo paesaggio ( l’unico con le falesie a picco sul mare), quasi incantato, alberghi molto new age ( incensi, corsi di svariato tipo, tutti rilassatissimi) , ma l ‘acqua piu fredda che abbia mai incontrato. Ed onde pericolose ( a volte – commento inutilmente con la mia dolce metà- i luoghi meno turistici lo sono per qualcosa) .Persino jacek ha rinunciato al bagno ( impossibile anche per uno abituato al Baltico) . Relax.

Dakar ( di nuovo) e reintro Ultimo giorno: alle 13,30 ci facciamo portare a Dakar ( naturalmente il taxi- ancora una volta rigidamente clando, ma si sa questo non è posto per tutti- doveva arrivare alle 12,30 ), A Dakar lasciamo i bagagli nell’albergo dove avevamo dormito, rischiamo 2 aggressioni, fino a che decidiamo di lasciare perdere il mercato “vero”, e di fare un salto a quello artigianale per turisiti ( almeno li le aggressioni, con tutti i turisti esistenti sono limitate), ultima cena ed alle 23 siamo in aeroporto L’aereo naturalmente è in ritardo. Arriviamo a Casablanca alle 7,45. Il nostro aereo per Bologna è già partito. Litigate folli. Morale. A me e Jacek ( insieme ad un senegalese per cui abbiamo trattato noi) ci mandano a Madrid in Businnes class. Vantaggioso soprattutto perhcè abbiamo potuto dormire comodamente nella sala d’attesa VIP fino alla partenza del nostro aereo per Bologna ( 21). Arriviamo a mezzanotte,anzichè a mezzogiorno.

Forse questa volta abbiamo superato noi stessi. Per fortuna mi dovevo riposare! INFORMAZIONI PRATICHE Guide Lonely Placet ( ma sono piuttosto datate ) Routard (in francese ) piu recenti.

Ma guardate soprattutto i siti Internet ( preferibilmente in francese) Leggere, vedere ascoltare prima di partire: Solo alcuni titoli, reperibili in Italia ( tralascio quelli in francese) e facilmente in Biblioteca ( almeno a Bologna ) ma a nostro parere importanti per entrare un po’nello spirito libri MALI – Dio d’acqua : incontri con Ogotemmeli / di Marcel Griaule. (saggio, la base per i paesi dogon, sa cui tutto è partito.) – Le *radici nella sabbia : viaggio in Mali e Burkina Faso / di Marco Aime.( 1999) saggio racconti di viaggio.

– Diario dogon / di Marco Aime ( 2000) saggio, racconto di viaggio – Mali : viaggio tra i Dogon, il popolo delle stelle / di Vittorio Franchini (1999) saggio e diario di viaggio – Sete d’Africa : Mali e Burkina Faso in bicicletta / di Claudia Perugini.(2004) – Follia del sapere e saperi della follia : percorsi etnopsichiatrici tra i bamanan del Mali / di Maria Luisa Ciminelli ( 1998) – saggio – Guaritori di follia : storie dell’altopiano Dogon /di Piero Coppo (1994) saggio – Bozo : proposta di lettura per immagini di una comunita africana / di Sandro Spini – 1979 ( fotografie) – Cinema del Mali / di Mariachiara Ballerini – 1997 (saggio) – Amkoullel, il bambino fulbe / di Amadou Hampâté Bâ ( narrativa) – Il *saggio di Bandiagara / Amadu Hampâté Bâ (2000) narrativa – Dovere di violenza / di Yambo Ouologuem (1970) – L’*interprete briccone, ovvero Lo strano destino di Wangrin / di Amadu Hampate Ba ( 2002) – Il *liuto e il tamburo : il Mali e la sua musica tradizionale / Alberto Arecchi, Mamadou Diallo. ( 2000). Contiene anche un cd SENEGAL – L’*ambigua avventura : romanzo /di Cheikh Hamidou Kane. –(1979)- narrativa – Dall’altra parte del cielo / di Ken Bugul ( 1979) narrativa – Il *fumo della savana / di Sembene Ousmane (1990) –narrativa – Il *vaglia : romanzo breve / di Sembéne Ousmane (1997) – narrativa – I *racconti di Amadou Koumba / Birago Diop – (1979) narrativa – La *sposa del leone : fiabe della tradizione senegalese / a cura Francesca Lazzarato ;( 2004) – Diario africano : ricerche e memorie delle donne diola del Senegal / Mariannita Lo spinoso ( 1994) – saggio – Islam, solidarietà e lavoro : i muridi senegalesi in Italia / Ottavia Schmidt di Friedberg (1994) saggio Un po’ di musica: Della musica senegalese si sa anche troppo. Allora qualche nome della musica del Mali: . Ali Farka Toure, Seckou Keita, Kandia Kouyate , Afel Bokoum , Ballake Sissoko.

qualche video MALI – Dal Mali al Mississippi / un film documentario di Martin Scorsese. – [Italia] : Dolmen Home Video, [2003].

– Mali : Il *bastone di Elmehdi / un film di Anne Bramard-Blagny. –(1990) Senegal : – La *mia scuola a Casamance / un film di: Herve Cartelet. –(1990) videicassatta – è un film per bimbi , ma carino anche per noi adulti..

Costi ed indirizzi utili Volo Bologna Dakar Royal Air Maroque 540 Euro da Bologna ( ma , se avete già il visto conviene arrivare a Bamako e rientrare a Dakar per rilassarsi qualche giorno al mare). E’ tra i voli meno costosi. Unica scomodità è l’orario di arrivo (3,30 del mattino salvo contrattempi) Volo Dakar Bamako Air Senegal International 240 Euro ( si può cambiare la data di rientro o di partenza una volta senza alcuna penalità) Visto Mali Ambasciata del Mali : 15.000 CFA e 2 fotografie ( gentili ed efficienti ). E’ pronto in 48 ore.

Giro paesi Dogon 200 Euro ( per tutti e 2 con partenza da Mopti, tutto compreso).

Trasporti interni Spesso i prezzi sono indicati su tabelloni nelle gare routiere ( soprattutto dei bus). Per i bus non viene richiesto alcun sovrapprezzo per i bagagli.

Per i sept place viene richiesto un sovrapprezzo per i bagagli che di norma dovrebbe essere tra i 200 e i 500 CFA. In realtà ve ne chiederanno di piu. Valutate voi .

Senegal I prezzi per i sept place sono indicati (e sono rispondenti ) nel sito http://www.Ausenegal.Com/transport/bus.Htm .

Taxi clando da Toubab D. A Dakar ( ma fino all’albergo) : 10.000 ( andate al Garage oltre l’albergo mimosa .

Mali Solo alcuni prezzi indicativi: Bamako – Mopti 7.500 Cfa con qualsiasi copmpagnia Mopti Djenne : 2000 CFA col 9 places , 1800 con il bus Tra le varie compagnie ci è sembrata meglio la Binke.

Ricordatevi sempre di portarvi dietro abbastanza acqua. Non sempre si trova alle fermate. Utile un coprizaino, considerata la polvere. Taxi da aeroporto a gare routiere da 2000 a 2500 . Conviene, a volte, fare un contratto complessivo e tenerlo anche mezza giornata .

Acqua L’unica cosa di cui non si può fare a meno . Senegal Da 300 a 600 CFA ( in negozi e per la strada) anche 1200 al ristorante Mali Da 400 a 600 ( in negozi e per la strada) anche 1250 al ristorante e 1000 nei paesi Dogon..

Consigli per gli acquisti Prima di partire fatevi un giretto tra le bancarelle e i negozi che vendono cose africane ( in Italia) e chiedete i prezzi. E’ essenziale. Considerate anche che quasi tutte le sculture e maschere che vi vendono come vecchie, sono state invecchiate seppellendole nella sabbia, o con altri metodi.

Avvertimenti Cambio all’aereoporto.

A Dakar ci sono 2 agenzie di cambio. Se trovate chiusa quella a piano terra ( al fianco della quale c’è lo sportello automatico) non credete a quello che vi diranno. E cioè che l’unico modo di cambiare è al nero. Andate al piano superiore a destra verso il ristorante. C’è un altro ufficio di cambio aperto fino a mezzanotte. Se perà volete proprio cambiare al nero, piuttosto che dai ragazzoni che girovagano nell’androne dell’aereoporto rivolgetevi al piano superiore ( a sinistra entrando) presso alcuni negozi. In effetti il cambio è un po’ piu conveniente, PERICOLI Il Mali ( almeno fuori da Bamako) è un paese estremamente sicuro. Cosi appare anche il Senegal, fatta eccezione per Dakar, e soprattutto per la zona di Avenue Pomipidou. Seguite i consigli della Lonely se, come noi, amate girare da soli. Comunque abbiamo avuto l’impressione che l’incidenza dei tentativi di furto siano stati inversamente proporzionali al numero di turisti in circolazione ( o meglio di turisti i solitaria).

Scocciature: Per le donne veleggianti intorno ai 40 ( come me): spesso e volentieri mi sono capitate (in Senegal e in zone frequentate da turisti ) proposte non equivoche. Anche con mio marito al seguito. E con evidente richiesta di regalo. Credo dipenda dal turismo . Basta essere fermi, o far finta di non capire il francese. Nessun problema.

Peggior scocciatura, a mio parere, è il continuo avvicendarsi di qualcuno ( soprattutto in Senegal) che vuole accompagnarti. Decidete Voi. ALBERGHI Senegal Dakar Hôtel Cap Ouest. (Yoff Virage, Bp 11600 Tél. : 820 24 69 Fax : 820 44 37Email : capouest@arc.Sn – http://www.Ausenegal.Com/pages/cap_ouest.Php ) Comodo se arrivate di notte perché a 500 mt. Dall’aeroporto. Gentili, organizzati. Un po’ caro. Ma belle stanze soprattutto quelle al piano superiore sulla terrazza che da sul mare. Prezzi intorno ai 30 Euro per una doppia, pulita con acqua calda (esclusa la prima colazione , del resto un po’ troppo cara). Scomodo se dovete andare piu volte in centro a Dakar.Buon ristorante, prezzi in media . Zona tranquilla e sicura.

HÔTEL CONTINENTAL (10, Rue Galandou Diouf – Dakar, 221 822 10 83) comodissimo per il centro città. ( a pochi metri da Place de l’Indipendece). Camera doppia (con doccia e acqua calda in camera , bagno in corridio) a circa 14.000 CFA. Personale gentilissimo e affidabile. Un vecchio indirizzo di tutte le giude, ma sempre comunque tra i piu validi. San Luis AUBERGE DE LA VALLÉE – Rue Potin x Blaise Diagne – St Louis 221 961 47 22 . 12.000 CFA la doppia senza prima colazione. Comodo perché vicinissimo a tutto. Stanze pulite e spaziose, Prendete quelle non al piano terra, Ma forse vale la pena guardare anche qualche altro albergo . Toubab Dialaw La Source de Ndiambalane (:http://www.Geocities.Com/martboul/ndiambalane/ martine.Boulanger@sentoo.Sn ) Camera doppia 12.000 CFA, tripla 20.000 . ( per pensione completa 7000 a persona in piu, mezza pensione, 4000).: Siamo andati qui perché il fine settimana tutti gli altri alberghi erano pieni ( e non avevamo prenotato ). Le camere non sono quelle delle foto sul sito. Non abbiamo mangiato bene ( e per questo sconsigliamo la mezza pensione) . Ma forse siamo solo stati sfortunati. ( comunque non prendete il cous cous senegalese che ci hanno rifilato pesce vecchio). E le porzioni sono molto scarse, La posizione è però senz’altro molto bella.

Molto meglio Espace Sobo badé ( proprio di fronte): tel : 221 – 836 8356 ; . Un po’ modaiolo ( il massimo del New age). Un po’ piu caro. Gestito da una francese sposata ad un senegalese. Architettura vagamente ammiccante a Gaudi. Fantastica vista, comunque. LA MIMOSA ( a pochi metri) Tél. : 826 73 26 Se volete spendere meno ( ma mi dicono altrettanto buono , anche se senza vista diretta sul mare) JOAL FADIOUTH Hôtel Finio tel: 221 – 957-6112 . Ha il vantaggio di essere praticamente pochi metri dal ponte che porta all’isola. Si mangia bene. La doppia dai 12 ai 14.000 . Stanze pulite, ma piccole, soprattutto il bagno,. Acqua fredda. Ma un bel giardino ( ci sono zanzare). Nota spiacevole : è la meta di quasi tutti i tour operator ( sia italiani sia francesi ). E cosi il padrone ( che parla benissimo l’italiano) ha assunto quel modo di fare tipico deigli operatori turistici che, a noi, non piace particolarmente ( ma è questione di gusti). Ancor piu spiacevole: tiene a beneficio dei turisti ( non nostro) un pellicano legato per la zampa nell’ingresso.

Mar Lodj Marsetal Mar Lodj, BP 527 Thiès GSM : (221) 637 25 31 – Fax : (221) 951 43 78via Si arriva a Ndangane + piroga. Meglio prima prenotare ( soprattutto nei fine settimana). Vi indicherà il piroghiere e il prezzo ( intorno ai 2.500 CFA indipendentemente da quanti siete. Il padrone (Kurt) è gentilissimo, disponibile, e non ama i viaggi organizzati. Se avete voglia di organizzare qualcosa, lo fa. Ma se non volete proprio fare nulla, non vi stresserà . L’ambiente è rilassato e piacevole. Le stanze eccezionali ( grandi, tenute con cura ed arredate in maniera semplice e con estremo gusto). Il cibo eccellente e abbondante. I prezzi : per la mezza pensione 14000 a testa.( valutate se vi conviene addirittura prendere la pensione intera).

MALI Mopti La missione cattolica è stata chiusa.

Hotel Le Fleuve : 12.000 CFA la doppia . Senza infamia e senza lode. Ma abbastanza pulito e tranquillo.

Hôtel ” Ya pas de problème ( circa 500 cfa in taxi dal punto dove vi lascia il bus , trovate l’insegna con l’indicazione vicino all’Ospedlale, sul lungo fiume ) Eccezionale, poco piu avanti,:aperto di recente da un simpatico francese (http://www.Pbase.Com/tontonpg/ya_pas_de_problme per alcune foto, tel: 00223 – 6118565 – Port. 002232431041 – e-mail : yapasdeproblemehotel@yahoo.Fr ) . Si puo anche trattare, ma comunque ci sono sistemazioni per tutte le tasche Noi abbiamo pagato 13.000 per una bellissima stanza , con arazzi alle pareti, zanzariere, pulitissima, doccia in camera,( il prezzo forse era intorno ai 14.000 o 16000).Organizzano escursioni (affidabili) e si mangia straordinariamente bene,



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