San Vito Lo Capo e dintorni

Alla scoperta di Scopello, Erice, Macari, Levanzo, Favignana, Custonaci
Scritto da: Donatjllah
san vito lo capo e dintorni
Partenza il: 17/08/2009
Ritorno il: 27/08/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
San Vito Lo Capo è sempre stato per me più che una semplice località turistica: lo considero una metafora, una poesia, un canto della Natura,…e così narrare questo viaggio è difficile come scrivere una lettera d’amore… Ho conosciuto Santu Vitu da piccolissima, in uno dei molti viaggi con la mia famiglia: furono giorni splendidi, quel paesino sul mare trapanese ci aveva incantati tutti e riusciva a farci respirare l’estate nonostante fosse già arrivato Ottobre; non c’erano foglie secche lungo la strada e alberi colorati di giallo, c’era il mare azzurro, cristallino, un mare che toglieva il fiato e la sabbia era dorata, calda, illuminata da quello scintillante bagliore che riluce nei mesi più caldi. Immagini così non possono che lasciarti una tremenda nostalgia, che quando diventa insopportabile non ti lascia scelta: devi tornare. Il canto delle sirene. Il mio ultimo viaggio a San Vito risale alla scorsa estate: alla voglia di tornare a godere di quel caldo africano e di quell’acqua trasparente si univa il desiderio di far conoscere, a colui che da anni lo sentiva descrivere nei miei racconti, quel posto meraviglioso. Partiamo a bordo di un’utilitaria per una destinazione lontana più di mille chilometri; l’impazienza ci fa anticipare la partenza, prevista per il mattino successivo, alla mezzanotte. Dopo quasi dieci ore sbarchiamo a Messina e inizia un bellissimo e progressivo avvicinarsi alla nostra meta, lungo un’autostrada assolata e quasi deserta, con l’entusiasmo di due bambini che non vedono l’ora di arrivare e, impazienti, contano i minuti che restano. Breve sosta a Cefalù, passeggiata per il lungomare, e poi…finalmente scorgiamo il Monte Monaco: siamo davvero a San Vito. Da qui inizia il nostro viaggio: ci aspettano dieci indimenticabili giorni. Il Ferragosto è vicino e il centro è pieno di turisti di ogni provenienza che passeggiano cercando l’ombra sotto le palme, le uniche piante in grado di sopportare queste temperature; la spiaggia del paese è gremita e allora decidiamo di goderci i lidi poco noti ai villeggianti, come la “Tonnara del Secco”, un tratto di costa rocciosa dal quale in passato partivano i tonnarotti per praticare la mattanza, oggi contraddistinto da resti di antichi impianti per la lavorazione del tonno. Nei giorni successivi visitiamo Scopello con i suoi faraglioni: parcheggiamo l’auto e raggiungiamo la spiaggia a piedi, poi decidiamo di visitare la tonnara, ma i turisti sono troppi e non c’è posto nemmeno per stendere i teli da mare! Il giorno dopo ci aspetta il mare della vicinissima Màcari (come avrete capito, per un viaggio in queste zone è indispensabile avere un’auto o uno scooter a disposizione! Qualora decidiate di prendere l’aereo per Trapani, potrete affittare un mezzo sul posto!). Una delle giornate più emozionanti è quella trascorsa allo Zingaro, una meravigliosa riserva naturale che decidiamo di raggiungere a piedi seguendo il sentiero che conduce alla prima caletta; la fatica è ricompensata da uno spettacolo indescrivibile: azzurro, blu, celeste sono i colori del mare, bianco quello dei ciottoli, verde quello della vegetazione, rosso quello dei frammenti di corallo. Sembra di essere davanti ad un arazzo colorato e sgargiante. La nostra energia di viaggiatori non si è ancora esaurita, anche se messa a dura prova dalle temperature africane di questo lembo di terra, e decidiamo di visitare Favignana: prendiamo il traghetto da Trapani al mattino e dopo circa una ventina di minuti arriviamo nella più famosa delle isole Egadi (ricordatevi di andare almeno mezz’ora prima dell’orario di partenza del traghetto, poiché se si arriva all’ultimo minuto c’è la possibilità che i biglietti siano già esauriti; ancora meglio sarebbe prenotarli il giorno prima!). Noleggiamo due biciclette e, con la cartina in mano, ci dirigiamo subito verso Cala Rossa: uno spettacolo che lascia senza fiato! L’acqua è trasparente, la sabbia bianchissima: sembra di essere ai Caraibi! Sempre con la bici raggiungiamo le altre calette, percorrendo lunghi sentieri in mezzo ad un terreno arido e brullo e a qualche cactus qua e là. Prima della fine del nostro viaggio-vacanza visiteremo anche Levanzo, meno turistica e più selvaggia rispetto a Favignana; le scarpe da trekking sono necessarie per camminare fra le rocce e arrivare nei rari punti in cui sia possibile stendersi a prendere il sole…Se ne rimane affascinati perché è un’isola molto piccola, silenziosa e quasi tagliata fuori dal mondo. Altro vero gioiello del trapanese è Erice, un borgo antichissimo arroccato su un’altura, pieno di storia e tradizioni…anche culinarie! Non potrete non assaggiare la “genovese”, un dolce tipico con una deliziosa crema al limone: per trovarne basterà chiedere a qualsiasi residente o semplicemente seguirne l’aroma che dalle pasticcerie artigianali arriva in tutti i vicoli! Avendo la fortuna di avere degli amici di San Vito (e di essere loro ospiti!) mangiamo ogni giorno specialità autoctone, in primis il famoso pesto trapanese…che sconsigliamo se non amate l’aglio!, e la pasta con i pistacchi, una vera delizia! Da “veri” sanvitesi partecipiamo anche alla processione in mare dedicata alla Madonna di Custonaci, un rito antichissimo che si svolge all’ora del tramonto e che raccoglie i fedeli di tutto l’agro ericino…Ogni sera passeggiamo nel paese per respirare quell’atmosfera tutta particolare, che solo chi conosce può capire fino in fondo: l’odore dei ristoranti che cucinano il pesce fresco e l’aria salata che proviene dal lungomare pervadono tutto il paese, le case bianche fanno il girotondo sulle piazzette illuminate…C’è chi assaggia le brioches col gelato, chi preferisce gli arancini (per i cannoli, invece, i nostri amici ci consigliano quelli di Napola), noi non riusciamo a resistere al cous cous, ritratto di questo paese fatto di tanti ingredienti diversi ed eco di quel mondo arabo che la storia ha impresso profondamente nel profilo di questo territorio…Per le strade i vestiti corti e colorati fanno risaltare i corpi abbronzati, il dialetto siciliano si mescola all’inglese, al napoletano, al milanese, e il faro in lontananza sembra un guardiano mitico e senza tempo di questa meravigliosa terra a metà fra cielo e mare…


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche