Salento ma non solo

Voglia di evadere dalla routine, voglia di sole, di mare, di panorami suggestivi, di cultura. Ma anche voglia di buon cibo e della proverbiale ospitalità dei Pugliesi. Allora è Salento: da godere a settembre perché meno affollato.
Scritto da: girovaga54
salento ma non solo
Partenza il: 13/09/2020
Ritorno il: 22/09/2020
Viaggiatori: 6
Spesa: 500 €
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Dopo la piacevole vacanza autunnale dello scorso anno sul Gargano, ci eravamo ripromessi di approfondire la conoscenza della Puglia visitando quanto prima anche il Salento. L’occasione ci si presenta subito quest’anno, poiché, a causa delle limitazioni imposte dal Covid, non è assolutamente pensabile di andare all’estero dovendo viaggiare in aereo. Tanti, anzi troppi, hanno avuto la stessa nostra idea e la Puglia è stata letteralmente presa d’assalto. Scopriamo che alcuni nostri amici sono interessati alla nostra stessa meta e, in men che non si dica, confezioniamo un itinerario per una vacanza a metà settembre, quando le folle di turisti diminuiscono sensibilmente. E ci godiamo il Salento, come sempre unendo le visite culturali e naturalistiche a imperdibili esperienze enogastronomiche.

Lunedì 14 settembre

L’equipaggio si compone di me, Enrica, Fabio, mio marito, i nostri amici Lucia e Gianni con i quali abbiamo diviso tante esperienze di viaggio e a cui si aggiungono altri due amici di sempre, Maria Rita e Pio, che si confermano due persone squisite e che mi auguro vogliano diventare parte della nostra ciurma. Partiamo con due auto in cui viaggeranno tre persone ciascuna per ottemperare alle disposizioni anticontagio.

Intorno alle 07:00 ci ritroviamo, e sistemati i bagagli si parte con l’entusiasmo di sempre.

Il viaggio è lungo e, per spezzarlo, abbiamo previsto di fare una sosta a Castel del Monte: abbiamo prenotato già da casa l’ingresso con visita guidata per le 14:00 (il costo del biglietto è di € 13,00 a persona). Arriviamo intorno alle 12:40, sistemiamo l’auto al parcheggio (€ 5,00) dove una navetta ci porterà in breve ai piedi del castello. Prima però, approfittiamo della caffetteria per mangiare qualcosa.

Avevo già visitato anni fa il castello di Federico II, ma la sua mole, la sua pietra calda che contrasta con un cielo azzurro e limpido, la sua posizione isolata a guardia della pianura sottostante mi stupisce ancora. Puntuale alle 14:00 inizia il nostro tour tra le sale spoglie ma piene di simbolismi e misteri: a tutt’oggi rimane ancora oscura la funzione del castello che nei secoli ha visto cambiare la sua destinazione d’uso e poi infine la riqualificazione che l’ha riportato al suo splendore. Sempre per via delle regole sul distanziamento sociale siamo solo in otto e la guida, molto preparata, in quarantacinque minuti riesce a fornirci tutte le informazioni necessarie.

Riprendiamo quindi il nostro viaggio in direzione di Matera. Qui si impone una precisazione: in realtà avevamo deciso di passare la prima notte in terra pugliese a Polignano che tutti definiscono una cittadina incantevole. Purtroppo a pochi giorni dalla partenza, ci allarma la notizia che proprio a Polignano si è sviluppato un focolaio importante, tanto che il sindaco ha adottato vari provvedimenti restrittivi. Non vogliamo rischiare di finire proprio nell’occhio del ciclone e ci troviamo così d’accordo di fermarci per una notte a Matera, distante da Castel del Monte solo 75 chilometri. La scelta si è rivelata alla fine azzeccatissima sia per i nostri amici che non ci erano mai stati, sia per noi che, pur avendola visitata nel 2017, siamo stati felicissimi di rivederla e rivivere la sua magia. Arriviamo in città intorno alle 17:00 e, lasciate le auto in un comodo parcheggio coperto a pagamento in Piazza Cesare Firrao, raggiungiamo in pochi minuti La Dimora Pietrapenta, in Via Piave 23: dei nuovissimi miniappartamenti accoglienti pur nel loro design minimalista, camera da letto, cucina-soggiorno con divano e bagno molto ampio con doppio lavabo. Unico neo: una scala molto ripida non ideale per trasportare i bagagli. Attendiamo qualche minuto che venga ad accoglierci Elena, in quanto la struttura ha altre camere in Via Lucana e il personale fa la spola da una parte all’altra. In breve siamo sistemati e impazienti di fare i turisti.

Raggiungiamo Piazza Vittorio Emanuele, fulcro della vita cittadina, già stupiti da quanto incontrato strada facendo. In una postazione di informazioni turistiche sulla piazza, prenotiamo direttamente un tour per domattina alle 10:30, al costo di € 15,00 a persona. Poi raggiungiamo Piazzetta Pascoli dal cui belvedere si ha una panoramica della città che comincia ad illuminarsi al crepuscolo e arriviamo nel Sasso Caveoso ai piedi della rupe su cui sorge la chiesa di Santa Maria di Idris che ci avevano detto essere aperta fino alle 20:00. Notizia falsa, ma poco importa, è stata comunque una bella passeggiata. Quello che importa invece, è che, essendo lunedì, troviamo chiusi tutti i locali che ci avevano segnalato, giriamo e rigiriamo inutilmente tanto che ad un certo punto, ho pensato di comprare un trancio di pizza e mangiare in appartamento. Quando il nervosismo cominciava già a contagiare tutto il gruppo, ecco comparire l’insegna de Il Cantuccio, in via delle Beccherie 35, un ristorante piccolo e defilato ma dove alla fine abbiamo mangiato bene spendendo € 20,00 a persona. Ci concediamo ancora un po’ di Matera by nigth, veramente simile ad un presepio tanto che sembra di vivere dentro una favola e poi decidiamo di andare a riposarci, dopo la giornata piena che abbiamo sulle spalle.

Martedì 15 settembre

Usciamo piuttosto presto dai nostri appartamentini, andiamo a sistemare i bagagli nelle auto, lasciandole ancora nel parcheggio: per la colazione ci sono stati forniti dei vaucher da utilizzare in un bel bar gastronomia all’interno del Sasso Barisano. Ottima colazione che comprende sia il dolce che il salato, nonché la cortesia del personale.

Gironzoliamo ancora un po’ prima di arrivare a Piazza del Sedile dove incontriamo la nostra guida, Beppe, un ragazzo preparatissimo che ci illustra Matera sotto tutti i punti di vista, spaziando dalla storia all’urbanistica, dagli aneddoti alla attualità di questa fantastica città. Passano così due ore intense che ci portano a visitare, tra le altre cose, la Chiesa di San Francesco d’Assisi risalente al 1200 e realizzata su un nucleo ipogeo dedicato ai Santi Pietro e Paolo, che ancora oggi può essere visitato passando attraverso una botola collocata all’interno dell’attuale chiesa (sotto la Piazza San Francesco si trova un’ampia zona archeologica), l’esterno della Cattedrale di Maria Santissima della Bruna (l’interno è visitabile ormai solo individualmente a causa del Covid), alcuni luoghi dei set cinematografici ospitati da Matera negli ultimi anni, una casa grotta all’interno di un sasso che ricrea gli ambienti in cui vivevano, in maniera estremamente degradata, gli abitanti della città fino agli anni sessanta del Novecento, quando i Sassi vennero evacuati assegnando agli occupanti gli alloggi popolari ed iniziando così l’ottima riqualificazione che ha portato Matera ad essere Capitale della Cultura nel 2019.

Salutiamo la nostra eccellente guida e rapidamente raggiungiamo Piazza Vittorio Emanuele per pranzare nella caffetteria Terrazza dell’Annunziata, ospitata nell’omonimo palazzo: un posto veramente piacevole, una terrazza affacciata sulla piazza e da cui si gode di un bellissimo panorama sulla Cattedrale e oltre. Gustiamo la cialledda, praticamente l’equivalente della nostra panzanella a Roma, molto fresca e appetitosa, ideale in questa giornata molto calda.

Purtroppo dobbiamo lasciare Matera, ma abbiamo tanta strada da fare (220 chilometri) per raggiungere la nostra prossima tappa: Uggiano La Chiesa, un borgo senza alcuna attrattiva a pochi chilometri da Otranto dove ci attende Le Murge del Salento in Via Basilicata 16, un bellissimo B&B gestito da Yuri e Tiziana che ne rappresentano il valore aggiunto, come avremo modo di appurare anche nei giorni successivi. La struttura è nuovissima e deliziosa, gemella di un’altra situata nella parallela Via Puglia dove c’è anche il parcheggio per gli ospiti, inserita purtroppo in un contesto di brutta edilizia disordinata e incompiuta. Ma a noi questo interessa poco. Interessa che le nostre camere sono molto accoglienti, affacciate direttamente sulla piscina: le camere sono sei, ma noi in questo momento siamo gli unici ospiti e ci godiamo appieno l’angolo relax nel giardino, tutto per noi.

Sistemiamo i bagagli e già siamo di nuovo in marcia. Vogliamo visitare la Cava di bauxite poco fuori l’abitato di Otranto prima che sia troppo buio: facciamo appena in tempo, è sicuramente un posto da vedere, molto singolare per via del contrasto dei colori, il rosso della bauxite, il verde della vegetazione, il cielo ancora limpido, il bacino dell’acqua che sembra quasi uno specchio metallico in cui si riflette l’ambiente circostante. A me è piaciuta molto.

Riprendiamo l’auto e parcheggiamo nei pressi del porto di Otranto: un rapido giro ci fa capire subito che è una bella cittadina e che meriterà una visita più accurata nei prossimi giorni. Arriviamo fino al Castello, veramente suggestivo nella sapiente illuminazione notturna e poi è già ora di cena.

Yuri ci ha gentilmente prenotato un tavolo al ristorante RetroGusto, in Via Tenente Eula 7, nei pressi del porto. Il locale è affollatissimo, come del resto un pò tutta la città, e non rispetta appieno le regole del distanziamento sociale: ogni modo mangiamo bene, spendendo € 63,00 a coppia.

E’ ora di rientrare, ma una volta nel B&B, ci sistemiamo sui comodi divanetti davanti alla piscina a chiacchierare fino a tardi.

Mercoledì 16 settembre

E’ la nostra prima colazione alle Murge del Salento e che colazione! E’ quasi un rito: Yuri ci misura la temperatura, si scherza un po’ e poi si gustano le buonissime torte e crostate preparate dalla mamma, nonché una varietà di focacce e pizzette, pasticciotti e mostaccioli, oltre a frutta fresca, compresi i fichi d’India già sbucciati.

E’ una splendida giornata di sole e il nostro itinerario ci porterà oggi a sud di Otranto fino a Santa Maria di Leuca, adagiata sul promontorio più meridionale del Salento, da cui si assiste all’incontro del Mar Adriatico e del Mar Ionio. Parcheggiamo le auto comodamente e dopo una breve salita siamo già sull’ampio piazzale del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, appunto per la sua posizione nell’estremo lembo d’Italia. Il sito dove ora sorge la basilica era occupato da un tempio pagano dedicato a Minerva, come testimonia il ritrovamento di un’ara, conservata all’interno della chiesa. La tradizione narra poi dello sbarco in zona dell’apostolo Pietro, in ricordo del quale è ancora presente sul piazzale antistante la croce pietrina, e della conversione al cristianesimo della popolazione locale, che portò al cambiamento di culto del tempio. Ai margini del piazzale si erge poi il famoso Faro, che con i suoi quarantotto metri di altezza è il secondo faro più alto in Europa, dopo quello di Genova. Si può accedere alla sua lanterna mediante 254 scalini e una volta in cima, nei giorni di cielo terso, si possono vedere l’isola di Corfù e le montagne che segnano il confine tra Grecia ed Albania.

Di questo posto mi colpisce particolarmente la luce, molto intensa, quasi accecante. Poco più avanti, dagli spalti di un giardino, altrettanto suggestivo è l’affaccio sul sottostante porto e sulla cittadina. Scendiamo al livello del porto e ammiriamo la colonna che segna il termine dell’acquedotto pugliese.

Riprendiamo il nostro itinerario per fare tappa, dopo quindici chilometri, a Marina Serra, una frazione del borgo di Tricase: è una località balneare molto piccola ma incredibilmente affascinante con il mare limpido e cristallino, la costa alta e rocciosa che termina a strapiombo, i piccoli fiordi. A Marina Serra si trova la cosiddetta “piscina naturale” un angolo fantastico ma poco accessibile e comunque abbastanza frequentato, dall’incredibile colore verde trasparente. Ci procuriamo delle focacce per pranzo e poi ci sistemiamo in una caletta rocciosa dove i nostri amici approfittano per fare il bagno, anche se il fondo pietroso è piuttosto scivoloso.

Nel primo pomeriggio decidiamo di andare a Castro Marina, poco più avanti di Tricase in direzione Otranto per visitare la famosa Grotta Zinzulusa. Prenotiamo intanto una gita in barca telefonando a “Capitan Morgan”, di cui mi ero procurata il recapito e ci accordiamo per le 14:30 al prezzo di € 15,00 a persona. Appuntamento al chiosco della compagnia al porto di Castro Marina.

Fa molto caldo, l’ideale per una gita in barca. Sul Morgan II siamo i soli passeggeri affidati alle cure di Matteo, un ragazzo di ventuno anni, molto abile e simpatico, che ci guida nella Grotta Romanelli e nella Grotta Azzurra, ci racconta un sacco di aneddoti su quello che stiamo costeggiando, ci porta di fronte alla Zinzulusa in cui non si può entrare in barca (ci si accede solo a piedi attraverso una passerella, ma bisognerebbe ritornare al porto e poi di nuovo alla grotta, per cui desistiamo) e allunga il giro fino a Porto Miggiano, una spettacolare baia con tanto di faraglione. Rientriamo in porto veramente soddisfatti per il tempo speso bene e percorrendo la bella litoranea che attraversa la cittadina di Santa Cesarea Terme, ritorniamo nel nostro B&B per approfittare della piscina a nostra disposizione.

Anche stasera Yuri si è offerto di prenotare un tavolo per la cena, questa volta da I Rocci, in Via Martiri d’Otranto a Cocumula, poco distante da Uggiano. Ottima cena al prezzo di € 60,00 a coppia.

Giovedì 17 settembre

Anche stamattina misurazione della temperatura e colazione super in un’atmosfera veramente conviviale. Le previsioni per oggi non sono delle migliori, mettono addirittura pioggia e quindi decidiamo di dedicarci alla visita di alcune località della cosiddetta Grecìa Salentina, una enclave di lingua e tradizioni greche dove gli anziani parlano ancora il dialetto griko e le insegne di alcuni negozi sono scritte in greco.

La prima tappa di questo itinerario ci porta a Galatina, un piccolo gioiello che vide crescere la sua importanza durante la colonizzazione bizantina del IX e X secolo e raggiungere il massimo splendore sotto il principe Raimondo Orsini Del Balzo che la arricchì architettonicamente e fece costruire nel 1321 la magnifica chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, quale ex voto per essere tornato vittorioso dalla Terrasanta. La Basilica è un vero scrigno d’arte, interamente affrescata sul modello della Basilica di San Francesco in Assisi. Vi si fondono più stili architettonici, dal romanico pugliese al gotico, dal normanno al bizantino. Magnifico è il portale e il rosone ricamato nella pietra. Non manca il chiostro con affreschi settecenteschi e una sagrestia ora dedicata a museo, dallo splendido soffitto.

Ma oltre alla Basilica, Galatina offre anche altro: facciate di chiese romaniche e una serie di archi di ingresso a cortili interni, scolpiti e decorati.

A soli otto chilometri da Galatina, raggiungiamo il paese di Soleto in cui si trova un altro gioiello: la piccola chiesa bizantina di Santo Stefano risalente alla metà del Trecento, dalla facciata in pietra leccese in cui risaltano il portale romanico e il rosone. Stupendo il ciclo di affreschi all’interno, disposti in fasce orizzontali sovrapposte, dagli splendidi colori: la chiesa fu probabilmente un centro religioso e culturale italo-greco di una certa importanza.

Il piccolo paese, gradevole, ospita un’altra curiosità architettonica: la cosiddetta “Guglia di Raimondello”, una torre quadrata piuttosto slanciata fatta erigere appunto da Raimondo Orsini quale affermazione del potere della famiglia, visto che all’epoca, con i suoi quaranta metri di altezza, era visibile sia dal lato dell’Adriatico che dello Ionio.

Intanto constatiamo che le previsioni del tempo non ci hanno proprio preso, è uscito un bel sole caldo che ci fa rimpiangere la giornata di mare che era prevista per oggi.

Va bè, ormai siamo nella Grecìa e in breve arriviamo a Corigliano d’Otranto, altra bella cittadina il cui centro storico è dominato dall’imponente Castello de’ Monti. Abbiamo intenzione di visitare il castello, ma si è fatta l’ora di pranzo: nei pressi dell’ingresso notiamo un bel locale con l’insegna in griko e un buon assortimento di focacce e prodotti pugliesi molto appetitosi. Ci sistemiamo sotto gli ombrelloni all’aperto rilassandoci e qui gusto per la prima volta l’ottimo caffè leccese che non conoscevo.

Siamo ora pronti per affrontare la visita del Castello (biglietto di ingresso € 5,00 a persona) in cui convivono fortificazioni militari e decorazioni barocche, testimonianza del passaggio da fortezza medievale a residenza ducale. La visita risulta senz’altro interessante.

Decidiamo di ritornare ad Otranto per visitare la Cattedrale di Santa Maria Annunziata: armonia di stili sia nella facciata che all’interno. La Cattedrale è famosa per il mosaico che ricopre interamente il pavimento della navata centrale e rappresenta “l’albero della vita”, veramente notevole. In una cappella sono inoltre conservati i resti degli “800 Martiri di Otranto”, decapitati dai turchi per aver rifiutato la conversione all’Islam dopo la caduta della città. Da visitare sicuramente anche la sottostate cripta che, con la sua selva di colonne dai capitelli di vario stile, vuole essere una miniatura della Moschea di Cordova.

Non ancora paghi della giornata, risaliamo in auto per andare al Faro di Punta Palascìa o Capo d’Otranto, il punto più ad est d’Italia, distante solo sei chilometri. Si parcheggia davanti alla stazione meteorologica dell’Aeronautica e si percorre un sentiero comodo che in breve scende al Faro. Bellissimo!! La natura, il mare, le scogliere, il vento, il silenzio: per un momento ho pensato di essere in Irlanda o in Scozia, assolutamente da vedere. Arrivando prima delle 18:00 si può visitare il Faro salendo fin sulla lanterna, ma noi non ce l’abbiamo fatta. Ci dicono che questo posto, così solitario in cui si sente solo il rumore del mare, è particolarmente affollato nella notte di San Silvestro, quando una gran quantità di persone viene ad assistere alla prima alba del nuovo anno.

Intanto il cielo si è fatto minaccioso, inizia a piovigginare. Ritorniamo al B&B per riposarci un po’ e poi andiamo a cena a Uggiano, sempre su interessamento di Yuri, da “Matisse”, in Via Garibaldi, 113: bella location e soprattutto un trionfo di sapori, a mio giudizio il migliore ristorante di questa vacanza. Spendiamo € 60,00 a coppia.

Venerdì 18 settembre

Oggi il tempo non promette niente di buono: peccato, perché abbiamo previsto di esplorare la costa a nord di Otranto e di fermarci in spiaggia per qualche ora. Comunque niente può fermarci, nuvole e vento, ma va bene lo stesso.

Prima tappa alle scogliere di Roca Vecchia, splendide formazioni rocciose che si estendono per parecchi chilometri: ci siamo fermati dapprima nella località di Roca Bagno Cavallo La Zolfara, così chiamata perché sul tavolato è presente un taglio nella roccia in cui venivano fatti scendere i cavalli per curarli con lo zolfo. Poi, ripresa l’auto, dopo poco ci fermiamo al parcheggio antistante l’Area Archeologica di Roca Vecchia. Si paga un biglietto di accesso di € 5,00 a persona e ci si ritrova su un promontorio a picco sul mare dove si trova un insediamento del II millennio a.C., ricco di testimonianze archeologiche, il tutto in un contesto naturalistico di grande suggestione. All’interno dell’area si trova una delle più belle piscine naturali chiamata la “Grotta della Poesia”: oggi il luogo è preso d’assalto dai turisti per la sua particolarità e il colore delle acque (molti si tuffano in modo spettacolare ma anche spericolato dal bordo della cavità), ma in epoca protostorica consisteva in tre grandi cavità carsiche collegate tra loro da cunicoli e gallerie, accessibili dalla costa. I cunicoli confluivano in un’altra cavità scelta dall’uomo a luogo di culto. Nel corso del tempo il mare ha invaso le grotte provocando il crollo delle volte e dando origine alle attuali piscine. Uno spettacolo!!

Vorremmo visitare poi le spiagge dei Laghi Alìmini ma non riusciamo a trovare un varco che permetta di raggiungerle (gli stabilimenti balneari monopolizzano anche la discesa a mare, ci era già successo sul Gargano) e proseguiamo perciò verso un altro posto incantevole, la Baia dei Turchi. Per scendere sulla bella spiaggia sabbiosa, protetta tutt’intorno dalle dune, lasciamo l’auto ad un parcheggio a pagamento nel cui costo è compreso il servizio navetta per un tratto di strada e poi proseguiamo per una decina di minuti a piedi attraverso una pineta. E’ un posto bellissimo, sicuramente merita una visita, come un po’ tutta la costa a nord di Otranto (con rammarico non riusciamo ad andare a Torre dell’Orso e a San Foca). Unico neo : non c’è traccia di un pur piccolo posto di ristoro, per cui, se decidete di passare un po’ di tempo su questa spiaggia, munitevi di viveri e bevande.

Facciamo uno spuntino in un bar gastronomia alla periferia di Otranto che sono già quasi le 15:00 e poi decidiamo di andare a vedere la famosa Marina di Pescoluse, chiamata “le Maldive del Salento”, sobbarcandoci un’ora di viaggio a sud di Otranto. Il posto mi delude parecchio, sarà che il tempo non ha aiutato a mettere in risalto la trasparenza dell’acqua, ma a me, comunque poco amante del mare, attirano più gli ambienti che presentano scogliere, insenature e calette piuttosto che lunghe spiagge sabbiose.

Torniamo nel B&B per riposarci un po’, senza poter usufruire della piscina, visto il maltempo di oggi e ci prepariamo per la cena nel ristorante Terra degli Ulivi all’interno della Masseria Muntibianchi sulla S.P.277 a Giurdignano: Yuri, nel crescendo dei buoni locali in cui ci aveva indirizzato nelle sere scorse, ci aveva detto che avremmo finito “col botto”. Effettivamente, una location fantastica, preparazioni eccellenti sia nella qualità e nell’audacia degli accostamenti che nell’impiattamento, servizio impeccabile. Una bella esperienza, anche se, come prevedibile, un po’ cara: € 90,00 a coppia.

Mi si impone qui una considerazione: Uggiano non è certo un bel paese, non sembra neanche un paese, eppure dispone di strutture eccellenti, come il B&B dove abbiamo alloggiato ed altri della stessa categoria che avevamo contattato durante la fase della prenotazione, di ristoranti di qualità e di masserie stupende. Lo spiego forse con il fatto che Otranto è vicina ma molto più costosa ed allora, nelle località limitrofe, conviene offrire buoni servizi ad un prezzo inferiore e a distanza ragionevole.

Sabato 19 settembre

A malincuore dobbiamo lasciare Le Murge del Salento e la simpatia dei proprietari, ma altre avventure ci attendono. Il tempo è migliorato e facciamo la prima tappa a Porto Badisco, in realtà a soli cinque chilometri dal nostro B&B, ma dove ieri non abbiamo fatto in tempo a fermarci. Porto Badisco è una delle baie naturali tra le più suggestive in Italia, sembra quasi una cartolina: lo scenario è quello di un piccolo fiordo e la leggenda narra che vi sia approdato Enea. Conserva in realtà testimonianze di graffiti preistorici nella Grotta dei Cervi che però non è visitabile.

Dopo questo spettacolo della natura, proseguiamo per raggiungere Gallipoli, sul versante ionico del Salento. Altra bella cittadina: quando arriviamo, il cielo è completamente sereno e il mare di un azzurro che sembra finto. Lasciamo l’auto al porto e ci incamminiamo per i suoi vicoli e piazzette, lungo i bastioni che si affacciano sulla bella spiaggia cittadina detta della “purità”. Gallipoli mi è piaciuta più di Otranto e avrebbe meritato una visita più approfondita. Ci fermiamo per pranzo da “Gran Caffè dello Sport” all’interno della Galleria 2 Mari, da cui volendo visitarlo, si accede al Castello. Ottimo spuntino in ambiente curato e gradevole.

Riprendiamo il nostro viaggio e a metà pomeriggio arriviamo a Carovigno, un borgo poco distante da Ostuni, dove abbiamo prenotato le prossime due notti al B&B Demetra in Contrada Malavera 2.

La location è bella: si tratta dell’antica Masseria Malavera risalente al 1877, immersa negli uliveti e recentemente restaurata con accuratezza di particolari. Le camere, ognuna delle quali ha un nome di pianta o di fiore ed è arredata completamente a tema, si affacciano direttamente sull’aia, indipendenti l’una dall’altra, con un proprio spazio antistante per il relax. Ci accoglie il proprietario Antonio, mentre la moglie Annastella, che parecchie recensioni indicano come una persona cordialissima, non si fa mai vedere, né all’arrivo né alla partenza. Va bè, comunque il posto è bello, le camere molto pulite ed accoglienti, buona la colazione che si consuma sotto un pergolato.

Ci rinfreschiamo un po’ e poi subito a Carovigno, distante neanche un chilometro per andare a visitare il Castello Dentice del Frasso, di cui avevo letto una bella recensione. Si tratta di un complesso molto grande ed articolato, rimaneggiato varie volte anche nel secolo scorso con aggiunte e rifacimenti, proprietà di fondazione normanna, acquistata nel 1791 dalla Famiglia Dentice Del Frasso che, dopo la morte dei suoi ultimi proprietari, è stata persa al gioco da un nipote poco accorto ed ora di proprietà comunale. Bellissimo tutto l’edificio, in particolare una loggia ad arcate nonché dei preziosi pavimenti, ma altrettanto avvincenti le vicissitudini della casa raccontate dalla nostra guida, un ragazzo molto spigliato.

Si può entrare in autonomia con un biglietto di € 5,00 a persona oppure partecipare alla visita guidata al prezzo di € 8,00: consiglio certamente la seconda soluzione.

Quando usciamo dal castello è già buio e fa anche un po’ freddino per cui decidiamo di riprendere l’auto (si parcheggia comodamente davanti al castello) e di presentarci direttamente nella pizzeria consigliata da Antonio per la cena “Belvedere” in Via Aldo Moro 6, nella parte moderna del paese. Gustiamo una buona pizza spendendo € 35,00 a coppia.

Siamo di nuovo nel B&B: dopo due chiacchiere con Antonio che se ne sta seduto a giocare con i suoi gatti, è proprio ora di andare a dormire.

Domenica 20 settembre

Oggi è una splendida giornata di sole e finalmente ci possiamo godere un po’ di mare. Anche il litorale di questa parte di Puglia è noto per le sue spiagge e parchi naturali e non c’è che l’imbarazzo della scelta. Su consiglio di Antonio, decidiamo di andare in un tratto di spiaggia vicino a Torre Canne, nel Parco delle Dune Costiere e precisamente al lido Bosco Verde che ha la bella spiaggetta riparata proprio dalle dune. Trascorriamo una bellissima mattinata, pranziamo nel ristorante del lido e nel primo pomeriggio, anche perché la spiaggia si è affollata a dismisura, decidiamo di visitare Ostuni, distante pochi chilometri.

Ostuni, è detta la “città bianca” per le sue abitazioni rigorosamente dipinte in calce bianca: in passato la città è stata più volte colpita dalla peste e ricoprire i muri con la calce permetteva di igienizzare la zona e renderla asettica.

Il centro storico mi piace molto: pur se ovviamente turistico, lo trovo misurato e gradevole, con i vicoli stretti che sbucano in improvvise piazzette. Bella anche la Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo, costruita sulla sommità del colle, sul quale la città vecchia è abbarbicata, che presenta un grande rosone a ventiquattro raggi.

E’ ora di ritornare nel B&B. Ci rilassiamo e poi ritorniamo a Carovigno che comunque non abbiamo ancora visitato. E questo borgo si rivela una sorpresa: bello il Corso Vittorio Emanuele, da cui si dipartono stradine strette e silenziose che percorrono il centro storico, un piccolo gioiello di piazzette, casette con le caratteristiche scalette all’esterno, una minuscola chiesa che pare sia stata il primo nucleo del borgo, una chiesa in pietra locale che presenta un rosone molto bello in una parete laterale strettissima, tanto che si fa fatica a vederlo alzando la testa.

Dopo questa bella passeggiata (tra l’altro era già buio e a me è parso tutto molto più suggestivo), raggiungiamo la trattoria consigliata da Antonio per questa sera: “La Cantina” in Corso Vittorio Emanuele 95 che purtroppo si rivelerà la peggiore cena della vacanza. Niente di immangiabile, per carità, ma non all’altezza dei locali provati nelle sere precedenti. Spendiamo € 45,00 a coppia.

Dobbiamo preparare le valigie, domattina lasceremo anche questo angolo di Puglia.

Lunedì 21 settembre

Dopo una gradevole colazione con dolci e abbondante frutta di stagione, salutiamo Antonio e ci dirigiamo verso l’interno, facendo la prima tappa a Cisternino, inserito tra i Borghi più belli d’Italia. Siamo già nella Valle d’Itria che possiamo ammirare dal belvedere dopo aver parcheggiato l’auto: a perdita d’occhio, vigneti, uliveti, masserie antichissime e già i primi trulli. Visitiamo il centro storico: anche qui vicoli, piazzette, quella architettura spontanea che è tipica di questi borghi del sud, rigorosamente in calce bianca, fatta di case comunicanti a incastro tra loro, archetti, balconcini fioriti. Si cammina sulle chianche, la tipica pavimentazione in pietra lucidissima dove, se non si è abituati, è anche facile scivolare ma che crea un gioco di luci e riflessi unici.

Ci spostiamo ora ad Alberobello, dove eravamo già stati in un precedente viaggio ma che rivediamo con piacere. Pranziamo in un posticino gradevole in Largo Martellotta, gustando i prodotti tipici del luogo e poi raggiungiamo la Chiesa a Trullo, nella parte più alta del Rione Monti, unica al mondo per la sua caratteristica. Il Rione Monti è sempre affollatissimo, con i trulli ora riconvertiti a locali e negozietti di souvenir tutti uguali, senza soluzione di continuità.

E’ ora di avvicinarci all’ultima meta del nostro piacevole viaggio, Trani. Troviamo senza difficoltà il B&B “Novecento Dimore di Poesia” in Via Edoardo Fusco 7. Un palazzetto d’epoca di famiglia che due sorelle, una poetessa e l’altra architetto hanno restaurato in modo magnifico: noi alloggiamo nella suite “M”, un vero e proprio miniappartamento con un bagno grande quanto una camera, tutto di un gusto raffinato e bellissimi complementi di arredo al prezzo di € 80,00 a notte!! Veramente consigliato, oltretutto il centro storico è dietro l’angolo e su richiesta, i proprietari, si incaricano di portare l’auto presso un garage coperto al costo di € 10,00 a notte per riconsegnarla all’ora prefissata della vostra partenza. Più comodo di così!

Desideriamo per prima cosa visitare la Cattedrale di San Nicola Pellegrino, famosa oltre che per la sua architettura, quale esempio di romanico pugliese con il pregevole rosone, anche per la sua posizione: sembra sorgere direttamente dal mare. Peccato che si è rannuvolato, anzi minaccia pioggia e non potremo godere dell’accostamento del colore della pietra della sua splendida facciata con quello dell’azzurro intenso del mare. Pazienza, comunque Trani si rivela la vera sorpresa di questo itinerario, meritava di avere più tempo a disposizione e mi viene voglia di ritornare. Con una bella passeggiata lungo il porto (i pescatori appena rientrati danno vita al caratteristico mercato del pesce), raggiungiamo la Villa Comunale, un giardino bellissimo e molto curato affacciato sul mare e da dove si può ammirare splendidamente la cattedrale. E’ l’immagine più bella che mi sono portata a casa, oltretutto in lontananza si sta preparando un temporale e i fulmini la illuminano, mentre sta diventando buio.

Manca ancora un po’ all’ora di cena e vorremmo passeggiare ancora per la città, ma ci coglie l’annunciato acquazzone di cui sopra e fortunatamente troviamo riparo sotto un arco finché la pioggia non diminuisce e ci permette di raggiungere il ristorante sul porto consigliato dalla proprietaria del B&B: “La perla del Sud” in Via Banchina al Porto 10. Ottima scelta, mangiamo benissimo a base di pesce, ovviamente, spendendo € 60,00 a coppia.

Quando usciamo dal locale non piove più, anche se fa fresco, e ci concediamo una lunga passeggiata nel centro storico, scoprendo altre pregevoli chiese, palazzetti, piazze, sinagoghe: uno scrigno di meraviglie inaspettate.

Torniamo nel nostro bellissimo alloggio: oltretutto la casa è tutta per noi, non ci sono altri ospiti e i proprietari non vi dimorano. Peccato che domattina dovremo lasciarla.

Martedì 22 settembre

Ci svegliamo con la tristezza di una vacanza che sta per finire: usciamo dal B&B, e vaucher alla mano, andiamo a fare colazione nella Caffetteria “Guendalina” in Corso Vittorio Emanuele 216, proprio dietro l’angolo. Buon servizio, soddisfatti.

Carichiamo i bagagli e ci dirigiamo a Torremaggiore, il paese di origine della famiglia del nostro amico Pio, in provincia di Foggia, che ci porta a conoscere un suo cugino titolare dell’Azienda Agricola “Voglia di Puglia” in Via Casalvecchio km. 1,300. Meglio non potevamo concludere questo viaggio: olio, sottoli, pesti, marmellate ed altre sfizi golosi vanno a riempire lo spazio lasciato libero nel portabagagli e faranno la felicità di chi ci aspetta a casa.

Poi è proprio ora di rientrare: spuntino in autogrill e alle 18:00 sono già in funzione le lavatrici, ma………la mente è già proiettata alla prossima vacanza.

Tirando le somme, considerato anche il momento particolare legato alle limitazioni imposte dal Covid, posso dire che la vacanza è riuscita alla grande. Ma perché questo avvenga, sono indispensabili alcuni ingredienti: innanzitutto la piacevolezza dei compagni di viaggio con cui condividere le esperienze del momento e poi ovviamente la bellezza del territorio. E qui parliamo di una terra che di bellezze ne ha da vendere, sia naturalistiche che artistiche, ma anche della cordialità della sua gente, della pulizia delle sue cittadine e della buona cucina

Una cosa mi ha rattristato però: i chilometri e chilometri di alberi di ulivo ormai scheletriti a causa della xylella e questa visione di un territorio ferito forse irrimediabilmente non riesco a dimenticarla, pensando, oltre al danno ambientale, anche a quello economico per tanta gente che delle attività legate alla terra ha sempre vissuto.

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