Sacra di San Michele: tra voci del passato e suggestioni arcane

Gita tra voci del passato e suggestioni arcane
Scritto da: corfiati.marco
sacra di san michele: tra voci del passato e suggestioni arcane
Partenza il: 02/04/2011
Ritorno il: 02/04/2011
Viaggiatori: 7
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
“Come ci inerpicavamo per il sentiero scosceso che si snodava intorno al monte, vidi l’abbazia (…) mi stupì di essa la mole dell’Edificio (…) i cui lati meridionali si ergevano sul pianoro dell’abbazia, mentre quelli settentrionali sembravano crescere dalle falde stesse del monte, su cui s’innervavano a strapiombo. Dico che in certi punti, dal basso, sembrava che la roccia si prolungasse verso il cielo, senza soluzione di tinte e di materia, e diventasse a un certo punto mastio e torrione (opera di giganti che avessero gran familiarità e con la terra e col cielo”

La descrizione di un’abbazia avvolta in un mistero di sangue e testimone di eventi mirabili e terribili che sferzarono, come un vento di tempesta, le sue mura. Un’abbazia che vive nelle pagine del “Nome della rosa” di U. Eco, ma che si fa materia qui in Val di Susa.

Nel raccontarvi questa mia esperienza di viaggio non ho la pretesa di farvi conoscere un posto esotico o una meta agognata nella fantasia di molti vacanzieri; vi propongo invece un posto forse poco conosciuto a chi non è del Piemonte e che invece merita di essere visitato… se vi trovate in zona! La Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte, si erge sul monte Pirchiano, all’imbocco della Val di Susa, e costituisce sicuramente una delle mete più gettonate per chi viene a visitare Torino e il Piemonte, ma la sacra è molto di più. Essa costituisce il centro di una via di pellegrinaggio antica di secoli e lunga oltre duemila chilometri che unisce quasi tutta l’Europa occidentale, da Mont-Saint-Michel a Monte Sant’Angelo; dunque tre siti micaelici allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme.

Per arrivare dalla valle alla vetta del Pirchiano su cui è arroccata la Sacra si può scegliere tra l’antica via dei pellegrinaggi (consigliata per buoni camminatori), per i più temerari la via ferrata Carlo Giorda, oppure per gli amanti delle due ruote (o dell’auto…come noi!) la strada che da Avigliana si inerpica sul monte. Tra i comuni della valle da cui è possibile cominciare la scalata, merita sicuramente una citazione Avigliana, che incanta con i suoi laghi, forieri di pace nei torridi pomeriggi estivi. Arrivati in cima, la statua dell’arcangelo nell’atto dell’uccisione del drago campeggia all’ingresso del monastero micaelico e saluta il visitatore che si prepara ad accedere in questo luogo di pace e serenità, custode di una memoria millenaria.

Affascinati e soggiogati dall’imponenza architettonica del sito, rimaniamo ancor più sconvolti scoprendo che gran parte della costruzione poggia su un basamento eretto sul picco del monte Pirchiano e che proprio la punta di tale monte costituisce la base di una delle colonne portanti della chiesa: il “culmine vertiginosamente santo” (visibile all’interno della chiesa e assolutamente da fotografare!). Entrati nel complesso, si rimane sbigottiti e attoniti dal ripido scalone dei morti, sfruttato per la sepoltura di uomini illustri e abati del monastero, che ospitava fino al 1936 alcuni scheletri di monaci nella nicchia centrale. Scalone letteralmente mozzafiato che sfida molti degli attuali turisti, come un tempo sfidò la costanza dei pellegrini.

Alla sommità dello scalone si attraversa il Portale dello Zodiaco, opera dello scultore romanico Maestro Nicolao, con stipiti scolpiti con i segni zodiacali e le costellazioni australi e boreali. Superato il Portale si affronta l’ultima rampa di salita alla chiesa da cui si ammira una vista spettacolare della valle sottostante. Ci conduce all’ingresso della chiesa una solenne scala di pietra verde sovrastata da quattro imponenti contrafforti e archi rampanti, progettati nell’ottocento dal D’Andrade a seguito della decisione del re Carlo Alberto di far risorgere il complesso abbandonato dai benedettini nel 1600, rinascita a cui contribuì anche Antonio Rosmini che accettò la proposta del re di collocare nel complesso monacale una congregazione religiosa(ancora oggi presente).

Dopo aver superato uno stupendo portone intarsiato adornato di uno sgocciolatoio a forma di testa di monaco (assolutamente da fotografare!), il santuario romanico-gotico accoglie il visitatore, introducendolo in un’atmosfera di pace e serenità, in cui (aiutati dalle musiche gregoriane di sottofondo) non è difficile chiudere gli occhi e immaginarsi all’interno di un’atmosfera medioevale e misteriosa, compito reso ancor più facile nel periodo invernale, quando anche la natura contribuisce a ricreare la suggestione di un luogo che ispirò il grande scrittore alessandrino (per i più esoterici consiglio un giorno di nebbia in cui tutto il monastero assume un’aura arcana e spettrale!). Secondo la leggenda, eretta grazie all’aiuto di angeli e colombe che trasportarono i materiali fino in vetta, la chiesa è orientata verso il punto in cui sorge il sole il giorno di san Michele.

Attraversato un altro portale (anche questo ornato di uno sgocciolatoio a forma di… demonio) si accede ad un ampio terrazzo da cui è possibile ammirare i resti del Monastero Nuovo, complesso di rovine imponenti tra cui spicca la torre della Bell’Alda, oggetto della famosa leggenda della valle, secondo cui volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura la Bell’Alda, raccomandata l’anima a Dio, si buttò dalla torre, ma fu soccorsa in volo dagli angeli; illesa tentò per vanità di dimostrare ai suoi compaesani il miracolo ritentando il lancio, con esiti ben diversi!

Dalle vedute sulla Val di Susa, attraverso un percorso all’interno degli ambienti del monastero… molte scale (che continuano a mettere alla prova il fiato dei visitatori) e corridoi scavati nella viva roccia, si giunge alla Biblioteca, fiore all’occhiello del monastero benedettino tanto che il priore in occasione del Consiglio di Limonges del 1031se ne vantasse dicendo “…non esiste libro sulla terra che io nn l’abbia…”, ma oggi scomparsa e sostituita, con minori glorie, dai 10000 volumi della biblioteca ottocentesca dei rosminiani, che però lasciano alquanto delusi.

Se ci si aspetta di trovare la biblioteca che affascinò Guglielmo da Baskerville e che si trova al centro della complessa rete di omicidi su cui il francescano è chiamato a indagare, si rimane perplessi dalla povertà e dall’inconsistenza di quanto si vede. Assolutamente da consigliare…è un ottimo modo di passare un pomeriggio diverso … tra voci del passato, suggestioni arcane e vallate mozzafiato!

Visita libera effettuabile tutti i giorni della settimana (biglietto 5 euro, con la possibilità di una visita guidata nei pomeriggi domenicali e festivi); la visita guidata speciale che apre le porte di zone più private (quali la libreria e gli ambienti dove si svolge la vita quotidiana dei monaci, che però a mio modesto parere non aggiungono nulla di più al resto) è effettuabile ogni primo sabato del mese (biglietto 6 euro); info su http://www.sacradisanmichele.com/

Guarda la gallery
piemonte-938y8

la Sacra di S.Michele



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari