Pryvit Kiev

Un viaggio organizzato molto in fretta rispetto ai tempi che solitamente ci prendiamo quando decidiamo di partire. Del resto, pensavamo, un long weekend sarebbe stato più che sufficiente per visitare Kiev. In realtà la capitale è molto grande, 2milioni e mezzo di abitanti più un altro milione considerando l’intera regione. La stessa Ucraina...
Scritto da: Quas1m0d0
Partenza il: 02/06/2006
Ritorno il: 05/06/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
Un viaggio organizzato molto in fretta rispetto ai tempi che solitamente ci prendiamo quando decidiamo di partire.

Del resto, pensavamo, un long weekend sarebbe stato più che sufficiente per visitare Kiev.

In realtà la capitale è molto grande, 2milioni e mezzo di abitanti più un altro milione considerando l’intera regione. La stessa Ucraina è per estensione il secondo Paese europeo dopo la Russia, di poco più grande della Francia: l’avreste mai detto? Città da vedere ce ne sarebbero per un bel tour: L’viv (Leopoli), Odessa, Yalta, Chernigov, Simferopol (Sebastopoli) capoluogo della Crimea. Senza dimenticare Chernobyl che dista solo 100km da Kyiv stessa. Ci dicono comunque che tra una città e l’altra c’è ben poco, solo villaggi e strade malridotte, per cui consigliabile sarebbe avere sempre una tanica di riserva nel portabagagli; ma alle avventure siamo abituati no? 😉 Formazione della zingarata: 3 (numero perfetto) : oltre al sottoscritto, Racioppissimo e Fabiov (anche se per tutto il viaggio ho continuato a chiamarlo Fra…Colpa di qualche assente?).

I voli diretti che portano a Kiev sono: Blue Panorama (da Malpensa e Fiumicino), Alitalia (da Malpensa), Gan (charter da Verona), Aerosvit (charter da Capodichino), Ukraine Airlines (da Malpensa e Fiumicino).

Tutti si attestano dai 350 euro in su (tasse incluse); noi abbiamo approfittato delle offerte vendure via web da Swiss Airlines: 258 euro, tasse incluse e scali di 50 minuti a Zurigo: un vero affare, perfetto! Altra informazione importante: fino al 31/8 ai cittadini dell’UE, oltre che di USA, Canada, Lichtenstein, Svizzera e Giappone, non è richiesto il visto alla frontiera con l’Ucraina…Altri 50 euro risparmiati! Materiale informativo a disposizione: visto che l’unica guida in commercio è quella della Lonely Placet (solo in inglese), scarichiamo dal web le tante informazioni utili tratte da siti di viaggiatori e diari di viaggio, tutte utilissime ma con una pecca: sapevamo benissimo tutto quello che c’era da vedere…Ma non come fare per arrivarvi e dove fossero locate. Pecca, questa, non da poco, visto che l’Ucraina, obiettivamente, non è ancora pronta al turismo: non tanto per le strutture ricettive (alla fine noi avevamo prenotato un appartamento nella centralissima Krasnoarmeyskaya , un trilocale per 4 giorni per un totale di circa 25 euro a testa a notte) quanto per la mancanza di tourists information points e indicazioni di qualsiasi strada, piazza, viale in caratteri latini e non cirillici. Ma il fatto di non essere ancora preda del turismo di massa potrebbe essere un bene (vedi la fine delle inflazionatissime repubbliche baltiche), e poi dopo il primo giorno eravamo ormai padroni anche del cirillico, ucraino o russo che fosse! Lo stesso inglese è scarsamente diffuso, spesso parlato male, ma ciò non ci ha impedito di contrattare nei mercatini o i taxi, che , sebbene autorizzati, quasi mai avevano il tassametro: sempre meglio stabilire il prezzo prima di salire, e che sia sempre o quasi un terzo di quello che il buon tassista chieda per primo!

1° giorno (venerdì) I monumenti di Kiev testimoniano l’antico splendore di una città che, fondata tra il V e il VI sec., fu la prima capitale della Russia. Furono gli sciti che dominavano le steppe a nord del Mar Nero, a dare inizio a secoli di dominazione politica e culturale nelle terre in cui oggi si riconosce l’Ucraina. Dopo ondate di invasioni barbariche (tra cui ostrogoti, unni e i kazari turco-iraniani), i primi che riuscirono a unificare e a controllare la zona per un lungo periodo furono gli scandinavi, noti con il nome di rus. E, alla fine del X secolo, la città divenne il centro di uno stato unitario chiamato Rus’ di Kiev, che si estendeva dal Volga a ovest del Danubio e verso sud in direzione del Baltico. Fu il capo della Rus’ di Kiev, Volodymyr, ad accogliere poi il cristianesimo da Costantinopoli, dando così inizio a un lungo periodo d’influenza bizantina sulla politica e sulla cultura dell’Ucraina.

Oltre a essere la culla della civiltà russa, Kiev è tutt’oggi uno dei centri spirituali più importanti della Chiesa ortodossa. Con questa premessa, ci era chiaro che le principali cose da vedere a Kiev sarebbero state le Chiese ortodosse.

Arrivati a Borispol ci attendeva il taxi dell’agenzia grazie alla quale avevamo prenotato l’appartameno: comodo, e cercate di pagare in euro o in gryvnie, a secondo di quel che vi convenga di più. Durante il nostro viaggio il cambio ufficiale era 1euro = 6,14 grivnie, ma abbiamo cambiato quasi sempre a 6,4-6,5 grivnie nei tanti, affidabili, change office del centro.

Dall’aeroporto il centro dista 40km , circa 1 ora di viaggio, anche 2 se il traffico è particolarmente intenso. Pare che si possa concordare il viaggio Boryspol-centro per 70-80grivnie, ma con l’agenzia a noi ne è costato 125. Insomma, giocate sempre col cambio che vi è più favorevole.

Arrivati a Krasnoarmeyskaya, l’appartamento è ancora occupato da due donne che stanno completando le pulizie. E’ un trilocale, 6 posti letto , una cucina e un salotto con tv, satellite, lettore cd/dvd: 32 euro a testa a notte! A tutti viene da pensare che se a Kiev ci fosse anche il mare, beh allora si potrebbe pensare di affittare l’appartamento per il mese di agosto…Tanto con quello che si pagherebbe in Italia, riusciremmo tranquillamente a coprire spese di viaggio a/r, vitto e alloggio, senza lesinare nulla! Decidiamo quindi di lanciarci alla volta della città. Avevamo letto che molto tipico per gli ucraini è passeggiare per la strada principale, Kreshatik – uno stradone cittadino a 4 corsie e…Senza attraversamenti pedonali (vi sono solo sottopassaggi…Che grazie a R. Noi puntualmente trasgredivamo da bravi italiai), con bottiglie di birra in mano. Peccato però che acquistate le prime Obolon in bottiglia, ci accorgiamo di essere gli unici ad onorare questa presunta tradizione, vabbè…Però la birra non era malvagia, anche se avevano provato a vendercela calda, bah! Camminando per Kreshatik ciò che più ci sorprende è senza dubbio la vita nel sottosuolo, ossia che i sottopassaggi che usavamo per attraversare le strade in realtà nascondevano una città nella città. C’è chi dice fosse per gli affitti più bassi nel sottosuolo, chi perché d’inverno con -20, -30°C la vita si svolge senza dubbio in quei meandri. Che il più delle volte sono ben sorvegliati (anche di notte dalla polizia locale) e tenuti bene dai negozianti e dai centri commerciali ivi presenti, ma che spesso rivelano anfratti un po’ maleodoranti anche se vi si affacciano bar e locali pubblici, oltre che le immancabili bancarelle di venditori di pane e dolci tipici e di batterie e prese elettriche! Incuriositi dal non trovare nemmeno un’indicazione di strade che non sia in puro cirillico (e siamo in centro!) e dopo esserci imbattuti in una delle poche statue dedicate a Lenin, arriviamo quindi in piazza dell’Indipendenza, Maidan Nezalezhnosti o più semplicemente Maidan, “La” piazza. E’ un po’ il cuore pulsante della vita di Kiev, qui ci si ritrova spesso per far due chiacchiere, magari in uno dei tanti bar che vi si affacciano. A proposito, nessuna paura per i puristi dell’espresso: è possibile trovarlo abbastanza facilmente (anche l’Illy), e fatto davvero bene, tra l’altro in formato ristretto, normale o double (che in pratica sono due tazzine di caffè e non una e allungata). Buoni anche i dolci, meglio se alla crema e non al cioccolato: vi consiglio il Double Coffee in Kreshatik, che si affaccia su una piazzola interna molto carina.

Maidan è dominata dal monumento al principe Kyi fondatore della città, e dall’Hotel Ucraine , che in realtà prima dell’indipendenza era Hotel Moscow, e ora manteneva la tipica archietettura da “casermone” sovietico…Un po’ come gli altri, tanti edifici lungo Kreshatik, adibiti oramai a shopping centre ma fieri a esibire ancora in bella vista le loro stelle sormontanti le facciate.

Visitiamo quindi a pochi passi la bella chiesa di S.Sofia dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco.

Costruita nella prima metà dell’XI sec. Per commemorare la vittoria sulla tribu Pecheneg, vi si possono ammirare dipinti e affreschi, oltre che ex voti e mosaici (alcuni bellissimi sottratti dai nazisti nella seconda guerra mondiale e ora conservati in numerosi musei in Germania). La cattedrale conserva anche il sarcofago del principe Volodymyr ed è stata eretta a Patrimonio dell’ UNESCO. Che dire? Bella, opulenta come tutte le Chiese ortodosse…Ma sarà proprio necessario ostentare tutta quella ricchezza e quell’oro? Di fronte S.Sofia si erge l’enorme chiesa di St. Michael, un complesso molto bello color azzurro cielo dove troviamo numerose auto addobbate x matrimoni; infatti pare che porti fortuna sposarsi in questa chiesa…Non abbiamo ancora capito il perché 😉 ma immancabilmente anche qui il R. Prova a farsi immortalare negli album fotografici delle spose ucraine, così come nostra tradizione, dopo aver sperimentato lo stesso in Irlanda ed Estonia  Abbiamo già fatto conoscenza con alcune ragazze, che gentilissime si prestano a farci da guida e fornirci informazioni: due parlano anche italiano, per scelta, perché pare che qui piaccia molto come sonorità della lingua. Tutte professioniste, una insegna all’Università, un’altra interprete in banca, la terza responsabile di Logistica in un’ambasciata europea. Ovvio che parlino correttamente l’inglese, cosa che a Kiev non era per nulla scontata.

Abbiamo poi modo di chiacchierare un po’ anche della rivoluzione arancione. Si vede che nei siano stati tutti molto coinvolti in prima persona e abbiano respirato il sapore di una svolta che sa di libertà. Un po’ mi han ricordato l’entusiasmo degli amici libanesi per la rivoluzione delle Rose, anche se qui il movente era abbastanza diverso, però li accomuna il fatto che siano state entrambe fortemente guidate dai giovani. Che qui a Kiev ne parlano fieramente e con orgoglio, chiedendoci spesso cosa ne pensassimo e cosa fosse giunto a noi dalla stampa internazionale.

E’il movimento di protesta sorto all’indomani delle elezioni presidenziali del 2004. I primi risultati vedevano il filomoscovita e riformatore Yanukovych in vantaggio. Ma lo sfidante Yushchenko contestava i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiedeva ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni a dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Yushenko, malgrado l’”incidente” che lo vide avvelenato dalla diossina, ma per il quale non è stato ancora mai incolpato nessuno. Primo ministro: Julija Timoshenko, una vera leader tra i giovani.

Uno dei primi passi di apertura all’Occidente è stata la legge in base alla quale fino al 31 agosto 2005 non sarebbe stato necessario il visto per i cittadini dell’UE. Tuttavia se significativi sono stati i passi in fatto di diritti civili e democratizzazione, indipendenza dei media e lotta alla corruzione, è altrettanto vero che le annunciate riforme economiche essenziali per lo sviluppo del paese son finite in secondo piano, come le stesse privatizzazioni. Così oggi le principali agenzie di rating concordano sul netto miglioramento nell’attribuzione del livello di rischio a investimenti nel Paese a breve e lungo termine (PS per racioppissimo: vai tranquillo se vuoi acquistare un immobile…).

Così cosa accade per le elezioni per la Rada, il parlamento ucraino, tenutesi nel marzo 2006? La “coalizione arancione” presieduta da Yushchenko esce notevolmente ridimensionata a causa della vittoria di Yanukovich, un forte segno da parte del popolo di ritorno al passato a causa della pessima gestione della crisi del gas da parte del governo in carica, unita ad una scarsa crescita economica. Che coraggio questi ucraini, complimenti! Da un lato è chiara la spinta verso occidente, terra di sogni e libertà, ma dall’altro fa paura l’euro e il doversi confrontare con le economie dell’Ovest: non dimentichiamo che gli stipendi mensili medi sono di 2000-3000 grivne (300-400 euro)! NB: Il nome deriva dal colore arancione adottato da Yushchenko e dai suoi sostenitori, e divenuto il tratto distintivo della “rivoluzione” pacifica. I partecipanti alle proteste brandivano sciarpe e striscioni arancioni, e grazie alla gentilissima Susanna una di quelle magnifiche bandiere campeggia nella mia stanza, Tak Yushenko, Sì Yushenko, e il motto “Crediamo, vogliamo, possiamo”. Cena al Planeta Sport, locale che inneggia ai campioni locali dello sport, da Sheva a Rebrov, da Lobanovsky ad altri campioni di basket: danno Italia-Ukraina, amichevole premondiale, non lo sapevamo nemmeno, ma decidiamo di rimanere, tanto…Chi se ne accorge che tifiamo azzurri! Anche qui litrata di Chernigov, altra birra chiara ucraina, e piatto di carne, maiale per me, mentre F. Fino alla fine indeciso tra il pollo (l’Ucraina è ancora tra i Paesi in cui è alto l’allarme dell’influenza aviaria essendo uno dei primi in Europa in cui è stato trovato uno dei focolai) e il catfish, che per tutto il viaggio ci tormenterà nei menu ma che alla fine assaggeremo! La cucina ucraina si basa su piatti di origine contadina che utilizzano in particolare cereali e verdure di base quali patate, cavoli, barbabietole e funghi. La carne in genere viene bollita, fritta o stufata.

Normalmente i dolci sono ricoperti di miele e frutta, in particolare ciliegie e prugne. Il piatto tipico principale è il salo, il grasso di maiale, non sarà lardo di Colonnata ma è assolutamente rispettabile, anche se le ragazze si meravigliano lo apprezzassimo. Altro piatto tipico è il bortsch, una zuppa fatta con brodo di barbabietole, verdura mista e carno bollite che viene in genere servito con la panna che nella cucina ucraina viene molto usata, sicuramente per rendere più sapidi i sapori che altrimenti sarebbero piuttosto scialbi, sia per le zuppe che per i pesci di fiume.

Fine serata in Arena Ciry. Un complesso di locali e nighclub all’interno di un’arena vera e propria, dove di lì a pochi giorni si sarebbero esibiti i 50Cent: tutti ce ne dicono con estremo orgoglio…Siamo i soli forse a cui dei cinquanta centesimi proprio non fr**a nulla??!? All’interno dell’Arena Ciry i locali più gettonati sono: l’Arena , il Mandarin, L’Orangerea (l’assonanza tra questi locali/frutti causerà più avanti un simpatico siparietto tra JJ e F.) e il mitico Club112, sconsigliatissimo.

112 perché pare fossero 112 i cocktails che sapevano fare: mah, fatto sta che quando racioppissimo gli ha chiesto un Cuba Libre e di abbondare con l’Habana7, nessuno sapeva cosa fosse un habana7, mah! L’ingresso costa 50grivne (7,5eur) solo il sab, mentre gli altri giorni dai 30 ai 40 (meno di 5 eur) e i cocktail sui 30, mentre le mitiche bionde (birre) da mezzo litro sui 15 (meno di 3euro).

L’atmosfera è molto amichevole, spazi ristretti, anche se a due piani, maxischermo che proietta video Disney (bellissimo questo ossimoro rispetto alla bolgia che campeggia in pista).

La compagnia…No comment, non è un luogo comune quello che vuole gurppi di ragazze uscire tutte insieme, sole, per andare a ballare…Abitudine questa abbastanza disusa tra le nostre compagine (prendetelo come un appello). Senza contare i ragazzi locali: quei pochi che c’erano erano tutti appoggiati schiena al muro attaccati alla bottiglia di birra, quasi intimoriti, guadagnandosi così l’appellativo de “i fucilandi”  L’Italia invece si fa apprezzare  in mezza serata ci eravamo già fatti conoscere un po’ da tutti ma devo dire che in più di una volta ci ha salvato da situazioni sgradevoli. Una volta, distrattamente, F., che al club112, prenderà il nome de Lo sbronzo, ha fatto cadere, sedendosi, un intero bicchiere con ghiaccio addosso a un ragazzo che gli stava accanto. Alla richiesta di spiegazioni di quest’ultimo intervengo col mio diplomatico english per sanare la situazione con una serie di “we apologise, he didn’t notice that”; l’avevo appena convinto e rabbonito lui e l’amico, quando sparato come un treno interviene racioppissimo stile miami vice cops, chiedendo minacciosamente “uozz de probblemm???” Ci si riappacifica solo dopo che , chiedendoci di dove fossimo, al sentire Italy, Milan, i due gioiscono e ci abbracciano, inneggiando Emre e l’inter: erano tuchi! Al che qualcuno ha ricambiato con galatasaray e fenehrbace, dopodiche’ le nostre conoscenze calcistiche si son fermate li’ e siamo ritornati in pista, ma ogni volta che li incrociavamo non mancavano di salutarci.

Alle 4 dichiariamo chiusa la serata, si rientra a casa non prima di aver salvato la situazione visto che il portone era a combinazione, e se JJ non si fosse accorto di un “door code” sul portachiavi, racioppissimo e fabiov avrebbero dormito 4 notti all’addiaccio…

2° giorno (sabato) La visita della città parte da Podol, il quartiere dei mercanti. Merita una visita una delle chiese ortodosse più belle come St. Andrew (ingresso 4 grivne) progettata da un architetto italiano: Rastrelli, con un mercatino turistico dove acquistiamo i nostri souvenir turistici: matrioske (quelle ucraine si differenziano da quelle russe, dove vi sono sempre le stesse bambole in costumi tipici l’una nell’altra, dal fatto di avere personaggi differenti: in particolare io e il fabiov si acquista delle matrioske “famiglia” con il papa’ cosacco come pupazzo maggiore), lavori di maglieria a mano, un oggetto fatto con spighe che pare fosse beneaugurate ma che a me ricordava tanto uno di quei simboli che appendiamo a Natale sulla porta d’ingresso…Fuoritempo per i miei gusti, etc. Una raccomandazione: è fondamentale la contrattazione, ma anche qui mi viene incontro l’arte del bargaining appresa nei suq di dubai, e riesco a spuntare ovunque un 20% di sconto.

Il mercatino si snoda in una delle strade più antiche della città con edifici graziosi e antichi tra cui la casa di “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. Altri letterati ucraini degni di nota sono Taras Shevchenko (nulla a che fare con l’omonimo centravanti) e Gogol autore di quel Taras Bulba che diventò anche film (uno dei miei classici preferiti) con Yul Brinner, attore la cui calvizie rese facile adottare la pettinatura rasata e col ciuffo dei cosacchi, ora molto in voga tra i giovani ucraini desiderosi di riscoprire le loro radici (PS. Qui il cosacco tira parecchio come simbolo di virilità, lo usano anche per reclamizzare preservativi!).

Andiamo poi tramite taxi al Museo di Architettura Popolare (50 grivne contrattate preventivamente) che si trova 12 km a sud del centro, ma vale davvero la pena di visitarlo. Immersi in colline panoramiche si possono visitare cottages, chiese, fattorie e mulini a vento di legno dei secoli compresi dal XVII al XX. Molti presentano bellissimi giardini, utensili e mobilio ben conservati; ma per noi che veniamo da posti in cui la civiltà contadina (lucana) è ancora molto forte, non c’è troppo motivo di stupore…Se non i 30° all’ombra che mi fanno l’ultima ruota del carro, anche perché nel frattempo il mio sacco con i giubbotti e i souvenirs dei miei cari amiconi pesava oramai 50kg (fatemi esagerare dai!). Il museo, 160 ettari, è diviso in sette piccoli villaggi che rappresentano le tradizioni delle diverse regioni dell’Ucraina (ingresso 15 grivne).

Ci fermiamo in uno degli appetitosi ristorantini all’aperto, attratti dall’odore di invitanti grigliate.

Carne e insalate per i baldi uomini, pescigatto con pana acida per le donne…Ragazzi ma senza la panna acida come si fanno a mangiare sti pesci??? Inutile dire che anche qui paghiamo circa 15 euro a testa, incluso il siparietto con il trio locale con tanto di costumi, due soprani e un tenore con la fisarmonica che vengono a coinvolgerci a cantare le canzoni russe e ucraine di un tempo. Visto che non partecipavamo se non con le mani, il menestrello ci chiede di dove fossimo (in russo, ovvio), e, dopo aver saputo che eravamo italiani, ci chiede di canticchiare qualche canzone e lui ci avrebbe seguito con la fisarmonica a orecchio: mitico! Attacchiamo una improbabile O Sole Mio, e incredibilmente i locali apprezzano, applaudono e chiedono il bis, fortuna che l’acuto lo fa la cicciona vestita da santa claus. Il menestrello vorrebbe continuare, ma attacca con una canzone di Adriano Celentano che conosce solo lui, meno male! Fine serata, anche se abbastanza distrutti, di nuovo al club112, reperita iuvant! Altro screzio a causa del racioppissimo versione tony manero che voleva appropriarsi di ¾ della pista, ai danni di un ragazzo un po’minaccioso. Anche qui il solito simpatico siparietto: where are you from? Italy Italy??? Ciaooo amico, kaladze kaladze kaka kaladze… Erano georgiani…

3° giorno (domenica) L’ultimo giorno visitiamo Andriyivsky vziz, la strada più affascinante di Kiev, che si snoda verso nord dalla Città Vecchia fino all’inizio del quartiere di Podol, dove si trova anche il porto fluviale. Particolarmente consigliato un giro al parco di Kreshatik, con un meraviglioso panorama della città sul Dnipro. Si vedono anche le spiagge , raggiungibili solo attraverso un lungo ponte, d’estate particolarmente frequentate. Nel parco ci sono monumenti dell’amicizia (tra russi e ucraini), persone che vorranno farvi fotografie con scimmie e falchi (r. Non se l’è fatta mancare), e poin una romantica passeggiata con un piccolo ponte (degli innamorati) dove le coppie sono solite lasciare messaggi e nastrini.

Un posto imperdibile è il Monastero di Lovra (Kyiv Pechersk Lavra), un complesso di chiese in un bellissimo giardino con un piccolo museo di arte sacra. Si tratta del più antico e glorioso monastero ortodosso di Russia risalente all’XI sec., distrutto prima dall’invasione mongola, poi da un incendio e infine nella seconda guerra mondiale dall’occupazione Nazista nel 1941.

Fa anch’esso parte del patrimonio mondiale dell’Unesco.

A sud della Città Vecchia, lungo il fiume, nel quartiere di Pechersk, il Monastero delle Grotte è costituito da numerose chiese con cupole dorate, da labirinti sotterranei che custodiscono le spoglie mummificate dei monaci e da eleganti edifici monastici che oggi sono diventati musei (in uno di essi sono conservati molti ori degli sciti). JJ si arrischia in una visita guidata rigorosamente in russo, mentre F. E il R., sempre attratti da tutto ciò che lontanamente odori di “cultura”  si riposano sorseggiando succo di anguria e gelati alla crema (che il r. Non riesce a credere di aver pagato 1sola grivnia). In effetti non avranno tutti i torti, in quanto la visita si snoda attraverso cunicoli dove si passa uno per volta, mentre ai lati si aprono queste teche in vetro più che tombe , con le spoglie mummificate dei monaci, abbastanza noir devo dire. E poi ognuno di noi aveva una candela per illuminare il proprio tragitto, comprese le ragazze (sempre bardate di un velo che leghi i capelli, anche se il più delle volte sembravano bandane) e i bambini…Ma siamo proprio sicuri della sicurezza di questi posti?!? Le candele, il legno…Mah! La Cattedrale della Dormizione, che fa parte del complesso del monastero, è stata parzialmente distrutta dall’Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale ma è ancora oggi uno dei migliori edifici religiosi barocchi del paese. Nel museo acquistiamo delle icone (per favore qualcuno spieghi al r. Che l’icona del Cristo rappresenta il Cristo che è sempre lo stesso in tutte le religioni!!!!!) e c’è la possibilità di scrivere su un foglio un elenco di persone decedute ed un altro foglio per quelle ancora in vita, per le quali si chiede di pregare. L’idea è bella (di far celebrare messe non solo per i deceduti ma anche per i vivi), ma la tipa che raccoglie i fogli non accetta quelli dei cattolici cristiani: un gesto, questo, che non è affatto piaciuto né a noi né alle ragazze ortodosse che ci accompagnavano.

L’attenzione a pregare per i vivi si evince anche nelle Chiese dove c’è sempre una parte dove si prega per i vivi, una per i morti…E una, per le ragazze, per cercare marito (!!!).

Pranzo in un ottimo ristorante vicino al porto, non ricordo il nome, ma il menu scritto in perfetto italiano denotava una gestione tricolore: i tagliolini al salmone e caviale rosso e nero non me li dimenticherò facilmente! Serata dance prevede un tour delle disco dell’Arena City: club112, arena e orangerea; quest’ultima all’ottavo piano, bella per il panorama mozzafiato, con selezione all’ingresso (non ammesse scarpe da ginnastica),ma età media piuttosto bassa … Stanchi e con il pensiero già alla levataccia del giorno successivo che ci avrebbe portati in aeroporto già alle 8, rincasiamo, non prima di una sosta al mc donald’s di piazza tolstoi.

Mentre mangiavamo il nostro cheeseburger, si avvicinano un ragazzo e una ragazza, giovani, lei sui 25, lui sui 30, allegri ma non ubriachi, che, riconoscendoci come non-locali provano a comunicare con noi. Teniamo gli occhi aperti, non si sa mai.

Insistono a voler comunicare: lui si allontana, lei tira fuori da una busta di plastica una borsa. Quasi contemporaneamente, pensiamo lui fosse andato a chiamare “rinforzi” e lei ci volesse vendere delle borse “false” (me ne vergogno ancora!!!).

E invece lui ritorna con 4 bottiglie di birra (!!!) e lei dalla (sua) borsa tira fuori un elefantino rosa come portachiavi in ferro, e due cioccolatini per F. (!!!!). Lei non parla per nulla inglese, lui un po’ di più ma della serie good, bad, people, etc. Ci raccontano che sono insieme da 1 anno, che lei durante il giorno lavora come segretaria e come ballerina, lui invece è un autista…E hanno tempo solo la notte per vedersi…(!!!). Dopo un accenno alla rivoluzione arancione, a causa della difficoltà di comunicazione ci congediamo con abbracci affettosi: un gesto di ospitalità tra i più grandi che mi ricordo di aver mai ricevuto all’estero. Complimenti a questo immenso popolo, alla sua gentilezza, alla sua gioventù , al suo coraggio ed alla voglia di libertà che, gli auguriamo, li porti lontano… Do pobachenya Kyiv (arrivederci Kiev)



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