On the road Normandia e Bretagna: che favola!

Uno splendido on the road tra scogliere mozzafiato, fari meravigliosi, antiche cattedrali, l'emozione dei luoghi dello sbarco. Gli occhi pieni di meraviglia e il cuore colmo di gioia.
Scritto da: Picchiettino70
on the road normandia e bretagna: che favola!
Partenza il: 28/06/2019
Ritorno il: 15/07/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Era molto tempo che desideravo visitare la Normandia ed in particolare i luoghi dello sbarco. Quest’anno io e mio marito ci siamo ritrovati a fare una vacanza da soli come ai vecchi tempi e abbiamo deciso per questo viaggio on the road, allungandoci anche in Bretagna. Ho organizzato tutto prima di partire (itinerario, auto, pernottamenti) e devo dire che è stata una vacanza bellissima, con circa 3.000KM percorsi. Siamo stati indecisi se partire dall’Italia con la nostra macchina o prenderne una a noleggio lì; alla fine abbiamo optato per il noleggio per sfruttare al massimo i giorni sul posto.

Aereo: abbiamo volato con Ryan Air, con una spesa di circa 250 euro a persona (bagaglio da 20 kg in stiva, bagaglio da 10 in cabina + piccolo zaino, priorità all’imbarco). Anche se RyanAir ultimamente ha messo limitazioni sul bagaglio e fa pagare veramente tutto, alla fine è stata la soluzione che ho ritenuto più conveniente anche in termini di orari.

Andata – partenza da Ciampino (Roma) ore 6:30 – arrivo ore 08:50

Ritorno – partenza da Beauvais ore 20:50 – arrivo ore 22:30 (20 minuti di anticipo)

L’aereo atterra a Beauvais, cittadina a circa un’ora da Parigi. Avendo deciso di non visitare Parigi, dove siamo stati diverse volte, non è stato un problema. Inoltre Beauvais (come Ciampino) è un piccolo aeroporto dove ci si muove più facilmente.

Auto: di taglia media, noleggiata non molto tempo prima della partenza, con la Hertz. Costo circa 700 euro (350 + altri 350 per assicurazione completa e ulteriore guidatore fatta al momento del ritiro della macchina). Abbiamo dovuto aspettare circa un’ora perchè avevo dato come orario di ritiro le 10 del mattino (calcolando eventuali ritardi dell’aereo o del ritiro bagaglio), invece alle 9 eravamo già lì; ma visto che sul contratto era scritto ‘ritiro alle 10’ non abbiamo potuto prenderla prima (quindi meglio tenersi stretti con l’orario di arrivo). L’auto era una Kia con bagagliaio veramente ridotto: ci sono entrati giusti giusti i due bagagli grandi e uno dei due piccoli; l’altro l’abbiamo dovuto tenere nei sedili posteriori. Ci siamo spostati al 90% su strade statali, curatissime e spesso a doppia carreggiata. La benzina conviene farla nei distributori dei centri commerciali. Non sempre il navigatore della macchina ci è stato d’aiuto. Come sempre prima di partire abbiamo scaricato da Google le mappe delle zone che avremmo percorso, da usare offline, e che ci sono tornate veramente molto utili.

Itinerario

Mi sono fatta ampiamente guidare da un diario di viaggio letto qui su Turisti per caso, scritto a acerorosso, e dalle guide lette nei mesi precedenti: la Routard (Normandia e Bretagna) e la Lonely Planet (che mi hanno prestato, solo Bretagna). La Routard non mi piace per il fatto che le località sono elencate in ordine alfabetico, quindi devi conoscere prima il percorso e poi andarti a cercare i singoli posti; per contro approfondisce molto dove mangiare, dormire ecc e i dintorni da visitare. La Lonely alla fine rimane la mia preferita, ma chiaramente la scelta è soggettiva.

Utilissimi sul posto gli uffici turistici, per le piantine dettagliate, e i consigli dei proprietari delle chambre che a volte forniscono anche miniguide dei dintorni.

Pernottamenti: Prenotati tutti nei mesi precedenti, abbiamo scelto, quando ne abbiamo avuto la possibilità, le chambre d’hotes: soluzione che abbiamo apprezzato moltissimo, soprattutto perché si crea sempre un rapporto interpersonale con i proprietari delle case e le colazioni sono in genere offerte con prodotti freschi e fatti in casa. Le chambre sono state prenotate con Booking o Airbnb, con una spesa che ha oscillato tra i 60 e i 100 euro a notte. Attenzione se volete il bagno in camera: non sempre le descrizioni sommarie sono esplicative; sempre utilissime le recensioni degli altri viaggiatori, che meritano di essere lette con attenzione.

Pasti: Quando ho prenotato i pernottamenti, ho scelto sempre la soluzione con prima colazione inclusa. Nelle chambre colazioni sempre genuine, più o meno abbondanti, ma comunque sempre più che sufficienti per cominciare la giornata. A pranzo baguette con formaggio o affettati, in genere acquistati presso un supermercato; a volte, quando avevamo proprio voglia di sederci, le famose galette (le crepes salate fatte con il grano saraceno) o una bella omelette innaffiando il tutto con il sidro che ho scoperto essere una buona bevanda per accompagnare i pasti. La sera ci siamo sempre fatti guidare dai proprietari delle chambre o da tripadvisor; comunque non meno di 30 euro a persona per un piatto principale, birra/sidro e dessert. Spesso i ristoranti offrono il classico menù a prezzo fisso (22/24 euro), ma la scelta è chiaramente limitata; quindi abbiamo spesso scelto di spendere un po’ di più per assaggiare le specialità del luogo. Attenzione agli orari di pranzo e cena: specialmente nei luoghi meno affollati, le cucine chiudono alle 14 a pranzo e alle 21:30 a cena. Quindi consigliamo di pranzare e cenare presto.

Clima: Credo che siamo stati molto fortunati. Non un solo giorno di pioggia o nuvoloso; sole sempre sole, da tornare abbronzati come se fossimo stati al mare. Temperatura ottimale per andare in giro durante il giorno, fresca ma comunque sempre da maniche corte. La sera solo un maglioncino leggero soprattutto quando c’era vento.

Giorno 1 – 28 giugno

Roma – Beauvais – Giverny – Vernon – Sainte-Geneviève-lès-Gasny

Arrivo alle 04:45 al parcheggio che avevamo scelto per lasciare la macchina. Bestparking, a 5 minuti dall’aeroporto di Ciampino, molto ben organizzato, con efficiente servizio navetta sia all’andata che al ritorno. In aeroporto check in veloce, e partenza in perfetto orario. Arrivo a Beauvais ore 08:50. Recuperati i bagagli ci dirigiamo verso i parcheggi per ritirare la macchina. Allo sportello ci accoglie un simpatico ragazzo che parla un perfetto italiano; come detto dobbiamo aspettare un’ora prima di poter ritirare la macchina, quindi facciamo colazione con calma e torniamo alle 10 per firmare i documenti e sborsare ulteriori 300 euro per la polizza assicurativa completa (17 giorni di viaggio non sono pochi, e vogliamo stare tranquilli). Finalmente partiamo per il nostro on the road.

Prima tappa Giverny, per visitare i famosi giardini dove Monet ha dipinto le sue ninfee. Il navigatore ci propone bellissime strade di campagna, il giallo è il colore prevalente e con i corvi che svolazzano mi sembra di essere in un quadro di Van Gogh. Arriviamo a Giverny verso le 11:30 e parcheggiamo gratuitamente in un parcheggio pubblico; i biglietti acquistati on line nei giorni precedenti (http://fondation-monet.com/) prevedono l’ingresso ai giardini dalle 13:30, quindi decidiamo di fare un giro e di visitare la tomba di Monet nel piccolo cimitero del paese. Il paesino è veramente piccolo e senza attrazioni particolari, al di là della fondazione Monet e dell’antico hotel Baudy, noto ritrovo di artisti che a fine ‘800 giungevano in Normandia sulle orme di Monet. Ci fermiamo per pranzo “Au Coin du Paint’re” e degustiamo una buonissima quiche di verdure, quindi ci rechiamo alla fondazione Monet. Con i biglietti già acquistati entriamo senza fila e visitiamo questo luogo meraviglioso; malgrado i visitatori non siano pochi ci godiamo i bellissimi giardini, il laghetto con le ninfee ed il ponte giapponese. Anche la casa di Monet merita di essere visitata, soprattutto per la presenza della sua collezione di stampe giapponesi; deliziose la sala da pranzo tutta sui toni del giallo e la cucina sull’azzurro.

Lasciamo a malincuore la fondazione Monet e ci dirigiamo verso Vernon. Vernon è una piccola cittadina sulle rive della Senna, carina ma niente di più. Facciamo un giro per il centro, e troviamo le prime case a graticcio (ne vedremo un’infinità). Simpatico il vecchio mulino sul ponte distrutto. Il caldo (pare che siamo capitati in una delle giornate più calde di sempre per la Francia) e la stanchezza cominciano a farsi sentire, quindi decidiamo di raggiungere la chambre che si trova a 10 minuti da Vernon, nella piccola frazione di Sainte-Geneviève-lès-Gasny.

Chambre d’hôtes: La Roseraie, Sainte-Geneviève-lès-Gasny, costo 78 euro. La camera con bagno privato si trova in una bella villa con giardino e piscina a disposizione degli ospiti; ci diverte che la villa sia adiacente alla piccola chiesa con annesso cimitero e che la nostra stanza confini proprio con le mura del piccolo cimitero. La proprietaria è molto gentile e ci invita a rilassarci in piscina, consiglio che raccogliamo con piacere visto il caldo e la stanchezza. La camera è piccola, ma pulita e con bagno privato. WIFI ottimo.

Per la cena torniamo a Vernon e ci lasciamo attrarre da un buffo posto arredato in stile fast food americano anni 70 (Bus Stop Diner); birra molto buona, ma anche la carne non è male. Dopo cena facciamo una bella passeggiata sulle rive della Senna, e la cittadina ci sembra anche più carina con l’aria dolce della sera.

Giorno 2 – 29 giugno

Sainte-Geneviève-lès-Gasny – Lyons-la-Forêt – Rouen – Le Mesnil-sous-Jumièges

Dopo un’ottima colazione nella sala da pranzo conviviale, con croissant, baguette, marmellate e burro salato ci rimettiamo in viaggio. La prima mèta della giornata è Lyons-la-Forêt, un piccolo villaggio con graziosissime case a graticcio ed un bel mercato del XVIII secolo. Arriviamo presto, quindi parcheggiamo senza fatica e ci godiamo una bella passeggiata nel silenzio. Il giro è veramente breve, ma ne vale la pena secondo me.

Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo a Rouen dove passeremo gran parte della giornata. Lasciamo la macchina in un parcheggio a pagamento non lontano dal centro e cominciamo a girare per la città. Nella piazza dove Giovanna d’Arco fu messa al rogo c’è una bella chiesa, con il tetto che ricorda le fiamme con cui la pulzella fu arsa viva, e un mercato di pesce e altri prodotti freschi. Decidiamo di pranzare subito e così acquistiamo delle baguettes (in una boulangerie) e vari tipi di formaggio al mercato. La piazza è affollatissima, ma troviamo un angolino all’ombra (anche oggi il caldo si fa sentire). Dopo un buon caffè (il padrone del bar ci mostra con orgoglio la sua macchina da caffè espresso italiana), continuiamo il giro della città. Entriamo nella torre dell’orologio, che però non è un granchè neanche per la vista dall’alto. Ammiriamo la cattedrale di Rouen e immaginiamo Monet che la dipinge nelle varie ore del giorno; all’interno una mostra fotografica, molto interessante, racconta di come fu colpita da ben 7 bombe durante il bombardamento della città nel 1944 e tutte le fasi della ricostruzione. Ci riempiamo gli occhi con tutti i colori delle case a graticcio, che qui sono presenti in ogni dove. La città è molto bella e vale sicuramente la pena visitarla. Stremati dal caldo, decidiamo di raggiungere la nostra chambre che dista circa mezz’ora da Rouen.

Chambre d’hôtes: La Glycine – Le Mesnil-sous-Jumièges, costo 75 euro. La camera si trova in una bell’edificio del ‘700, sulle rive della Senna e con un giardino sul davanti; posto veramente incantevole specialmente al tramonto. La camera è bella, molto ampia e arredata con gusto. Bagno con una doccia spaziosissima. Pulizia perfetta. WIFI ottimo nella stanza.

Per la cena ci facciamo consigliare dalla gentilissima proprietaria, che ci indica qualche ristorante nei dintorni. L’idea iniziale era di tornare a Rouen dove la sera fanno uno spettacolo di suoni e luci alla cattedrale, ma il posto dove ci troviamo è veramente incantevole, c’è un silenzio surreale e decidiamo di rilassarci. Per la cena ci spostiamo quindi nella vicina Duclair, praticamente deserta, e mangiamo al Bistro du Siècle. Fatichiamo ad ordinare qualcosa, la ragazza non riusciamo proprio a capirla o forse lei non si sforza di farsi capire. Comunque non mangiamo male e ci scappa anche un buon dessert con caramello al burro salato, che diventerà il nostro dolce preferito in versione gelato. Dopo cena facciamo una bella passeggiata sulle rive della Senna, fermandoci ad osservare il traghetto che porta persone e automobili da una riva all’altra.

Giorno 3 – 30 giugno

Le Mesnil-sous-Jumièges – Abbaye de Jumièges – Abbaye de Saint Wandrille – Fécamp – Etretat

Facciamo un’ottima colazione con marmellate fatte in case, croissant, baguette e formaggio francese. Immancabile il caffè lungo, che alla fine è una buona bevanda. Facciamo due chiacchiere con un’altra ospite belga, e mentre prepariamo il trolley la proprietaria ci chiama per farci vedere una piccola nave da crociera che passa in quel momento: pensiamo che per lei deve essere un evento in questo posto così isolato. Facciamo ancora due chiacchiere con la proprietaria che ci sommerge di piccole guide per visitare i dintorni, quindi ci decidiamo a riprendere il nostro tour; le temperature si sono abbassate (di circa 10°), quindi finalmente si respira. La prima mèta della giornata è l’abbazia di Jumièges, non molto distante dalla chambre. Il sito è meraviglioso e le rovine lasciano ampiamente immaginare quanto potesse essere imponente l’abbazia prima di essere distrutta nel corso dei secoli. Assolutamente da vedere. Ci dirigiamo quindi verso l’abbazia di Saint Wandrille, che a differenza dell’altra è stata ricostruita ed è tutt’ora abitata dai monaci benedettini. La visita guidata è già partita e non ce ne saranno altre prima del pomeriggio, quindi facciamo solo un rapido giro nei giardini e nella chiesa. Sicuramente meno affascinante della precedente, ma magari avendo la possibilità di visitarla anche internamente si può dare un giudizio migliore.

Riprendiamo la macchina e puntiamo la prua verso la costa. Arriviamo a Fécamp che è quasi ora di pranzo, quindi prima di recarci al Palais Bénédictine ci fermiamo alla crêperie “Le Forban” e degustiamo la nostra prima galette. Veramente buona. Ci dedichiamo quindi alla visita del Palais Bénédictine: il palazzo è davvero singolare nella sua architettura in stile gotico, soprattutto all’esterno; ma la vera particolarità è la storia di come è nato il liquore che ancora oggi viene qui prodotto: distillato per la prima volta da un monaco italiano alla ricerca di un elisir di lunga vita, la ricetta perduta viene ritrovata da un venditore di vini nella sua biblioteca, decifrata e da allora tramandata fino ad oggi. Il liquore, che fanno degustare a fine visita, per me è troppo dolce e non mi ha detto un granchè; così come la visita del palazzo. Col senno di poi non so se rifarei questa sosta, comunque un’esperienza.

Sono le 16:00 quando arriviamo a Étretat; è domenica e c’è un traffico infernale. Il nostro mini appartamento si trova proprio sul mare, ma trovare un parcheggio nei dintorni è impossibile. Lasciamo la macchina lontano e ci rechiamo alla reception per prendere possesso del miniappartamento. Appartamenti Gîte de la Plage – Étretat, il prezzo che abbiamo pagato per questo appartamento non è quello reale; il costo per notte è di 255 euro (esagerato secondo me), noi ne abbiamo pagati solo 26,60 per un errore da parte della struttura che aveva messo l’annuncio su Booking. Un colpo di fortuna che non capita tutti i giorni. L’appartamento è con vista sulle bianche scogliere di Étretat, qualcosa di meraviglioso. Posiamo i bagagli e usciamo immediatamente per visitare le scogliere. Scegliamo prima la falesia d’Amont sulla destra; prima di salire, ci incamminiamo sulla spiaggia per ammirarla dal basso. Arrivati quasi alla fine della spiaggia, mi accorgo di una scaletta che non sembra portare da nessuna parte; ma la curiosità ci spinge a salire e così scopriamo un tunnel che porta dall’altra parte della scogliera, dove, grazie alla bassa marea, possiamo ammirare un altro tratto di spiaggia. Da qui parte un sentiero che ci porta in cima alla falesia, da dove possiamo fotografare la falesia d’Aval (anche questa riprodotta da Monet a varie ore del giorno). Scendiamo per un sentiero fatto di scalini e raggiungiamo la falesia d’Aval. Anche qui ci inerpichiamo verso la cima: spettacolo meraviglioso. Si è fatta l’ora di cena, ma il sole è ancora alto. Dopo una doccia e una birra sul terrazzino dell’appartamento, torniamo in spiaggia. Decidiamo di aspettare il tramonto sulla spiaggia; momenti unici in una cornice incantevole. Il sole tramonta che sono da poco passate le 22:00; ahimè si è fatto davvero tardi e fatichiamo non poco a trovare qualcosa da mangiare. Alla fine ci dicono di si nel ristorante La Salamandre, e riusciamo a mettere qualcosa sotto i denti; non esattamente un posto da ricordare. La temperatura si è abbassata molto e rientriamo parecchio infreddoliti; riusciamo per pochi minuti a vedere la falesia d’Aval illuminata da un riflettore, poi si spegne tutto e anche noi crolliamo dal sonno.

Giorno 4 – 1 luglio

Etretat – Le Havre – Trouville-sur-Mer – Deauville – Honfleur

Facciamo colazione presso l’albergo Hotel du Rayon Vert, che gestisce gli appartamenti. 14 euro a persona per la colazione peggiore della vacanza, ma visto quanto avevamo risparmiato sull’appartamento ci sta. Questa mattina siamo un po’ indecisi sull’itinerario. Non ci aspettavamo di riuscire a visitare entrambe le scogliere in poche ore, quindi improvvisiamo con un fuori programma e decidiamo di andare a visitare la città di Le Havre. La città è una piacevole sorpresa: distrutta all’80% dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruita da un gruppo di architetti che facevano capo a Auguste Perret. E’ una città di ampio respiro, strade larghe, bei palazzi. Purtroppo essendo lunedì non riusciamo a visitare il Museo d’arte moderna André Malraux (MuMa), che pare contenga la più ricca collezione di quadri impressionisti (dopo il museo d’Orsay a Parigi naturalmente). Però ci sbizzarriamo con moltissime foto nella particolarissima chiesa di Saint-Joseph, anche questa costruita sotto la direzione di Auguste Perret.

Per pranzo ci fermiamo alla brasserie Au Bureau; cerchiamo di ordinare una birra rossa e ci portano una bevanda colorata che ricorda vagamente una birra, chissà cos’è. Mangiamo discretamente, ma spendiamo veramente troppo. Lasciata Le Havre ci dirigiamo verso Trouville-sur-Mer; indico sul navigatore solo Trouville e per fortuna non troppo in là mi accorgo che stiamo andando in una direzione che non è quella giusta: c’è un Trouville anche nell’interno, quindi il ‘sur-Mer’ è fondamentale. Riprendiamo la strada giusta, attraversiamo il Pont de Normandie (pedaggio circa 5 euro, architettura molto bella) e arriviamo verso le 16:00 nella graziosa Trouville-sur-Mer. La passeggiata sulla spiaggia è molto piacevole, le ville dell’’800 che si affacciano sul mare sono una più bella dell’altra e in diversi stili architettoni. Deauville è talmente vicina che ci andiamo a piedi; anche questa è una bella stazione balneare, forse più ‘in’ della precedente. La grandissima spiaggia è caratterizzata da ombrelloni colorati e dalle cabine che hanno il nome di attori famosi. Il pomeriggio è ormai inoltrato e ci affrettiamo per non arrivare troppo tardi ad Honfleur, dove ho prenotato la chambre perchè volevo passare lì la serata.

Chambre d’hôtes: Reglisse et Pain d’Epices – Honfleur, costo 110 euro. Romantica chambre in una classica casa a graticcio, in pieno centro. Camera piccola, ma funzionale con bagno interno. Un po’ fredda perchè al piano terra e affacciata su un cortile dove non credo arrivi molto sole (è l’unica notte in cui abbiamo dormito sotto il piumone). Proprietario un po’ singolare, ma cortese e simpatico.

Sono già quasi le 20, quindi decidiamo di uscire subito alla scoperta di Honfleur. Il paese è piccolissimo, ma è veramente una cartolina. Per cena ci fermiamo in uno dei tanti ristoranti del porto: La Bisquine; le famose mules in questo ristorante non sono proprio niente di che, ma la cornice è splendida. Dopo cena passeggiamo ancora in attesa che il sole tramonti, per ammirare il porto e i vari vicoletti con le luci della sera. Le giornate sembrano veramente infinite in questa stagione; rientriamo stanchi, ma paghi di un’altra intensa giornata.

Giorno 5 – 2 luglio

Honfleur – Marais-Vernier – Caen – Bayeux

La colazione è buona e abbondante, peccato che la sala della colazione non eccella in pulizia (tovaglia sporca e formiche sulla tavola); il che ci farà lasciare un giudizio al di sotto della media di Booking. Ci mettiamo in viaggio e decidiamo di fare un giro in macchina per il Marais-Vernier, zona consigliata dalla proprietaria di una chambre nei giorni precedenti e anche dalla guide. La zona è tipica per la presenza di fattorie con i tetti in paglia, molte delle quali sono ormai case private ma comunque molto belle da vedere. In giro regna un silenzio e una pace assoluti; ci fermiamo qua e là per qualche foto, godendo di questa assoluta tranquillità; sul percorso attraversiamo il paesino di Pont-Audemer, denominato la Venezia della Normandia, e ci fermiamo per una breve passeggiata. Il paragone con Venezia è a dir poco esagerato; un piccolo fiume attraversa il centro, caratteristico con le case a graticcio e qualche ponticello che rende la cittadina graziosa ma nulla di più. Proseguiamo diretti a Caen, per la visita della città.

Caen è una città trafficata, con molti lavori in corso. Arriviamo che sono quasi le 14:00, quindi l’unico posto dove riusciamo a mangiare è un grande bar che prepara anche insalate e sandwich. Rifocillati ci mettiamo alla scoperta della città. Anche Caen è stata rasa al suolo all’80% dai bombardamenti degli alleati prima dello sbarco, quindi è completamente ricostruita: un vero peccato. Andiamo alla ricerca, tramite la guida, dei pochi palazzi d’epoca e pensiamo che doveva essere proprio una bella città. Visitiamo le due abbazie che si trovano ai due estremi opposti della città: l’Abbaye des Hommes, fatta costruire da Guglielmo il Conquistatore per farsi perdonare dal Papa il fatto di aver sposato la cugina Matilde, che a sua volta fece erigere l’Abbaye des Dames. La prima è molto imponente e all’interno troviamo una mostra fotografica per i 75 anni dello sbarco in Normandia; l’altra di dimensioni più modeste, visitabile solo la chiesa.

Comincia a farsi tardi; entro le 19:00 dobbiamo effettuare il check-in presso la chambre, dove ci fermeremo per 2 notti, a 10 minuti da Bayeux. Sulla strada incontriamo traffico per lavori in corso, e il proprietario ci chiama per sapere se riusciamo a essere lì per le 19:00 perchè lui deve andar via. Arriviamo alle 19:05 e ci scusiamo per il ritardo.

Chambre d’hôtes: Le Clos d’Esquay, Côté Seulles – Esquay-sur-Seulles, costo per 2 notti 138 euro. I proprietari sono una coppia simpatica; lui parla un po’ di italiano, lei solo francese e inglese. Ci rendiamo conto che lei sta imparando ad accogliere gli ospiti, perchè lui la invita a farci visitare la casa e a mostrarci la stanza. Parla in inglese; dopo un po’ le diciamo che può anche parlare in francese perchè la capiamo ugualmente, quindi si rilassa moltissimo e ci spiega tutto. La stanza è all’ultimo piano di un edificio in pietra molto bello; è accogliente, graziosissima e con bagno interno. I proprietari ci indicano i ristoranti a Bayeux dove mangiare bene e che loro stessi frequentano. Ci forniscono inoltre una guida molto utile in italiano per visitare i luoghi dello sbarco e la città di Bayeux.

Sono ormai quasi le 20:00, quindi ci cambiamo velocemente e andiamo subito a Bayeux per la cena. Il primo ristorante scelto è già pieno; riusciamo a trovare un tavolo a L’Alchimie, non proprio economico, dove però mangiamo veramente bene. Quando usciamo il sole è ancora abbastanza alto, quindi facciamo un primo giro per Bayeux. La città è famosa per l’arazzo più lungo del mondo, ma secondo me è a prescindere un piccolo gioiello: curatissima, con un lungo fiume alberato, bei giardini e un’imponente cattedrale. Devo dire che mi è rimasta nel cuore; è inoltre un ottimo punto di sosta per visitare i luoghi dello sbarco. Gustiamo un ottimo gelato (rigorosamente con caramello al burro salato) e ce ne andiamo che ormai tutti i negozi sono chiusi e le strade praticamente vuote, anche se il sole non è ancora tramontato.

Giorno 6 – 3 luglio

Beny s/m – Courseulles s/m – Arromanches – Longues s/m – Colleville s/m – Bayeux

Finalmente oggi visiteremo i luoghi dello sbarco, di cui ho letto e visto talmente tanto da averli chiari in mente. Dopo un’ottima prima colazione, anche qui con prodotti freschi e fatti in casa, cominciamo la nostra giornata. Prima tappa è il cimitero canadese a Bény-sur-Mer; vi riposano circa 2000 soldati canadesi, caduti durante lo sbarco. Il luogo è curatissimo e silenzioso; su tutte le lapidi è stampata la foglia d’acero simbolo del Canada, ed è veramente triste leggere la giovane età dei ragazzi morti per la nostra libertà. La visita è emozionante e sappiamo che il resto della giornata lo sarà altrettanto. Proseguiamo verso Juno beach a Courseulles-sur-Mer, dove sono sbarcati i canadesi e dove è stato costruito un centro visitatori, visitabile. Facciamo un giro per la spiaggia e nel centro visitatori, quindi ci dirigiamo verso Arromanches-les-Bains dove fu costruito il porto artificiale per facilitare le operazioni di sbarco di uomini e mezzi. Poco prima di arrivare in paese, la strada passa su una collina da dove è possibile vedere in mare alcuni resti del porto galleggiante; evitiamo un parcheggio a pagamento di 6 euro e lasciamo la macchina lungo la strada. Qui ci sono installazioni particolari che ricordano i soldati durante lo sbarco e una strada porta direttamente giù in paese; quindi andiamo a piedi evitando di riprendere la macchina. Giù in paese c’è il museo dello sbarco; molto interessante perchè viene spiegato in modo dettagliato come è stato costruito il porto galleggiante, e ci si rende conto della portata di quest’opera. Più avanti sulla costa, a Longues-sur-Mer, visitiamo poi le batterie tedesche parte del vallo atlantico; in alcune casematte sono ancora conservati i cannoni, impressionanti.

Per pranzo ci fermiamo in un delizioso paesino sul mare: Port-en-Bessin-Huppain; appena in tempo, prima che la brasserie “Les Pieds Dans L’eau” chiuda, gustiamo un’ottima omelette innaffiata da un buon sidro. Una breve passeggiata ci porta su una spiaggia che, con nostra immensa sorpresa, è completamente disseminata di conchiglie di capesante. Ce ne sono talmente tante che ci si cammina sopra per arrivare al mare; ne prendo due, per mio fratello e mio cognato, che si apprestano a percorrere una seconda parte del cammino di Santiago e se le porteranno simbolicamente appese allo zaino.

Il pomeriggio lo dedichiamo alla parte americana dello sbarco. La spiaggia di Omaha è immensa e ti lascia immaginare quanto fossero vulnerabili gli uomini che sono sbarcati per primi; la bassa marea ci consente una lunga passeggiata verso il mare. A seguire visitiamo il cimitero americano a Colleville-sur-Mer; il centro visitatori all’ingresso è ben organizzato, con pannelli esplicativi che dettano i tempi dello sbarco. L’emozione poi è forte davanti a tutte quelle croci bianche (più di 9.000).

Decidiamo di alleggerire un po’ i pensieri e torniamo a Bayeux, sperando di riuscire a vedere il famoso arazzo; ma per pochi minuti non riusciamo ad entrare. Andiamo quindi a visitare la bellissima cattedrale e quando usciamo è ormai ora di cena. Ci accontentiamo di un ristorante un po’ turistico, ma dove comunque mangiamo bene e facciamo il bis con l’ottimo gelato della sera precedente. Sono appena le 20:30 e con il sole ancora così alto decidiamo di starcene ancora un po’ in giro. Il cimitero britannico a Bayeux non è lontano dal centro, ma stanchi della giornata ci arriviamo in macchina. Di fronte visitiamo anche il memoriale dei reporter morti in guerra o comunque durante il loro lavoro; è un parco dove a quest’ora regna una tranquillità assoluta e dove sono presenti una serie di steli bianche su cui, divisi per anno della morte, sono riportati i nomi di reporter di tutto il mondo.

Siamo al capolinea, la giornata è stata ricca di emozioni e riflessioni; ce ne andiamo a dormire.

Giorno 7 – 4 luglio

Bayeux – La Cambe – Pointe du Hoc – Phare Gatteville – Le Mont Saint Michel – Pontorson

Facciamo colazione nella chambre con una simpatica famiglia toscana; lasciamo la chambre e prima di iniziare la giornata andiamo in un vicino supermercato e compriamo qualcosa per il pranzo. Ci rechiamo quindi a Bayeux a vedere il famoso arazzo. Lungo circa 70 metri, racconta la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo il conquistatore; l’audioguida ci accompagna alla scoperta di quello che sembra veramente un racconto a fumetti. Dedichiamo il resto della mattina a concludere la visita ai luoghi dello sbarco. Ci rechiamo prima a La Cambe, dove c’è il cimitero tedesco. Qui le croci sono tutte di pietra nera e vi riposano 21.222 soldati tedeschi, un’infinità. Nel centro visitatori alcuni pannelli raccontano storie particolari di soldati tedeschi durante l’occupazione. L’ultimo sito relativo allo sbarco che visitiamo è Pointe du Hoc; il promontorio è bellissimo per la vista sul mare e sulle falesie, ma porta ancora i segni dei pesanti bombardamenti alleati prima dello sbarco. Qui 225 ranger tentarono la scalata dei 30 metri di falesia, per neutralizzare le postazioni tedesche (ancora presenti e visitabili); del gruppo alla fine sopravvissero solo 90 uomini: al centro visitatori ci sono le lore emozionanti testimonianze.

Prima di ripartire pranziamo velocemente con formaggio e baguette acquistati la mattina, quindi lasciamo Pointe du Hoc alla volta del primo faro del nostro giro. Prima di arrivare al faro di Gatteville, ci fermiamo brevemente nel piccolo borgo di Gatteville-le-Phare a fotografare la graziosa chiesa del paese coperta di licheni (anche di queste ne incontreremo molte durante il nostro viaggio). Il faro di Gatteville si erge in tutta la sua altezza alla punta di Barfleur; con i suoi 75 metri è il secondo faro più alto d’Europa, funzionante e visitabile. Decidiamo di salire e la vista da lassù ripaga ampiamente i 365 scalini, meravigliosa.

Sono ormai passate le 16 e visto che in serata abbiamo intenzione di visitare Mont Saint-Michel ci rimettiamo in viaggio; ci aspettano almeno un paio d’ore di macchina per raggiungere Pontorson, dove alloggeremo per le prossime due notti. Senza traffico arriviamo alla chambre che non sono ancora le 18. Chambre d’hôtes: L’Orée du Mont – Pontorson, costo per 2 notti 138 euro. Ci accoglie il gentilissimo proprietario di una villa con giardino molto bella. Ci mette subito a nostro agio parlando un’ottimo italiano, visto che i suoi genitori erano italiani. La chambre è molto spaziosa e con un grande bagno interno. Il proprietario ci consiglia di prenotare subito un ristorante a Mont Saint-Michel e telefona per nostro conto ad un ristorante che si trova all’interno della zona ad accesso limitato. La soluzione è ottima, perchè il ristorante fornisce un codice per l’accesso e consente di lasciare la macchina nel loro parcheggio; inoltre la tariffa di accesso è leggermente scontata rispetto ai classici parcheggi.

Dopo una doccia veloce ci dirigiamo verso il Monte; in 10 minuti siamo al ristorante, dove degustiamo una buona cena. Lasciamo la macchina nel parcheggio del ristorante e ci avviamo verso la zona degli hotel; qui passano le navette per arrivare al Monte, ma preferiamo una bella passeggiata a piedi. L’ora è bellissima; il sole sta calando e man mano che ci avviciniamo scattiamo bellissime foto. Arriviamo ai piedi del Monte che il sole si sta tuffando nel mare: ci godiamo uno dei nostri tramonti più romantici. Visitiamo il borgo in tutta tranquillità; la gente è ormai andata tutta via e ci godiamo la passeggiata con il solo sottofondo dei gabbiani. In cima la cattedrale è chiusa (le aperture serali inizieranno solo fra due giorni) e quindi ci accontentiamo di vederla dall’esterno. Con calma scattiamo un po’ di foto serali nei vicoli del borgo semideserto, quindi torniamo verso la fermata della navetta e rientriamo alla chambre.

Giorno 8 – 5 luglio

Pontorson – Cancale – Pointe du Grouin – Saint-Malo – Pontorson

La colazione oggi è tra le migliori assaggiate finora. La proprietaria porta in tavola crepes appena fatte e succo d’arancia appena spremuto. Marmellate fatte in casa, baguette e vari tipi di formaggio completano la tavola. Gustiamo la colazione in compagnia di una coppia danese, con cui scambiamo due chiacchiere in inglese. Prima di uscire, il proprietario ci da’ una mappa della zona e qualche consiglio sulla strada da seguire per arrivare a Cancale.

Arriviamo a Cancale abbastanza presto; per la mattina ho programmato una camminata di 7 km su un breve tratto del lungo GR34, il famoso sentiero dei doganieri. Facciamo un breve giro per il piccolo porto di Cancale, senza riuscire a scorgere le coltivazioni di ostriche. Al porto c’è solo un piccolo mercato dove vendono ostriche da gustare al momento (alle 10 del mattino c’è già gente che le sta acquistando e che si siede per mangiarle). Decidiamo che ci torneremo per pranzo al ritorno dalla passeggiata; quindi ci rechiamo all’ufficio del turismo di Cancale, per sapere dove parte precisamente il percorso che conduce a Pointe du Grouin. Trovato il sentiero ci incamminiamo per la nostra passeggiata; fa caldo, ma per fortuna il percorso è molto ombreggiato quindi ci godiamo il panorama e la camminata. Lungo il percorso incontriamo varie calette e piccoli porticcioli; fino ad arrivare alla punta che è meravigliosa. Quello che ci colpisce sono le correnti che si scontrano fra la terraferma e l’isoletta di fronte; in lontananza si scorge anche un bel faro bianco. Torniamo indietro per una strada interna, dove sappiamo di incontrare la fermata della navetta che ci riporterà a Cancale. Puntuale come un orologio alle 15 passa la navetta e in circa 15 minuti siamo di nuovo al porto di Cancale. Con nostra grande sorpresa il mare si è ritirato e le barche che la mattina galleggiavano serenamente nell’acqua, ora sono accasciate su un fianco. Ci rechiamo al mercatino delle ostriche per pranzare e anche lì con sorpresa scopriamo le coltivazioni di ostriche che la mattina non eravamo riusciti a vedere a causa dell’alta marea. L’attività ferve: con la bassa marea infatti i coltivatori scendono con i loro macchinari a raccogliere i preziosi molluschi ed è un vero spettacolo. Compriamo una dozzina di ostriche e le accompagniamo con una bottiglia di sidro comprata in un chioschetto lì vicino; una dozzina però vola via in un battibaleno, quindi facciamo un bel bis.

Per il pomeriggio ci spostiamo nella città corsara di Saint-Malo. La marea è ancora bassa, quindi facciamo prima una bella passeggiata sulla spiaggia. Divertiti pensiamo che con la bassa marea prima di riuscire a raggiungere l’acqua per un bagno bisogna camminare a lungo; ma qui hanno pensato anche a questo: sulla spiaggia sono state create delle piscine naturali dove si è fatto in modo che con la bassa marea l’acqua non scorra via tutta, così grandi e bambini fanno il bagno senza dover necessariamente raggiungere il mare. Dalla spiaggia saliamo direttamente sulle mura che circondano la città; poi gironzolando per il centro ci imbattiamo nella bellissima cattedrale che entriamo a visitare. La città brulica di turisti e ci imbattiamo anche in una sfilata di gruppi danzanti di varie nazionalità.

Per la cena decidiamo di tornare a Pontorson, ma visto che è presto andiamo a vedere un mulino lì vicino, di cui Giorgio aveva visto le indicazioni il giorno precedente. “Le Moulin de Moidrey” si trova sulla strada che conduce a Mont Saint Michel; all’ora in cui arriviamo è chiuso, ma so che durante il giorno ci sono visite guidate. Scattiamo un po’ di foto: i colori con il sole che sta calando sono molto belli. Per la cena scegliamo la brasserie/pizzeria “Le brazza’ a Pontorson; non rischiamo con la pizza, quindi scegliamo carne accompagnata da una birra, ai tavoli all’aperto. Posto tranquillo, si mangia discretamente bene.

Giorno 9 – 6 luglio

Dinan – Fort La Latte – Cap Frehel – Paimpol

Dopo un’ottima colazione facciamo ancora due chiacchiere con i proprietari della chambre. Ci consigliano di tornare a Mont Saint Michel nei periodi delle maree più alte (settembre o marzo); ci facciamo un pensierino, chissà. La prima tappa della giornata è la cittadina medievale di Dinan, nell’interno. Lasciamo la macchina in un parcheggio coperto e gratuito poco fuori la cittadina e ci incamminiamo a piedi per la visita del centro. La cittadina è molto carina e neanche troppo affollata; belle le mura di cinta e alcune case a graticcio. Facciamo una bella passeggiata, visitando anche la cattedrale e un’altra chiesa sul percorso. Per pranzo ci abbuffiamo in una boulangerie con prodotti da forno (quiches e cose simili). Per la mattina avevo in programma anche la visita alla città di Dinard, sulla costa, ma ce la siamo presi un po’ troppo comoda; quindi preferiamo avviarci subito verso Fort La Latte e Cap Fréhel, anche perchè poi fino a Paimpol ci sono ancora un po’ di chilometri.

Fort La Latte è una bella fortezza a picco sul mare. Dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio, con una decina di minuti di camminata si arriva all’ingresso (6,30 euro). Per fortuna non c’è molta gente, quindi giriamo tranquillamente nel forte che merita una visita anche solo per la bellissima vista sul mare e sulle scogliere; inoltre si può fotografare in lontananza Cap Fréhel che è visibile sulla sinistra (avendo tempo ho letto anche di un percorso costiero che collega Fort La Latte a Cap Fréhel). Conclusa la visita della fortezza, ci dirigiamo verso Cap Fréhel. Il parcheggio qui è a pagamento (4 euro): la Routard ci dice essere soldi destinati al mantenimento dell’area. In effetti tutto il Capo è molto curato: il percorso per arrivare ai fari (quello vecchio e quello nuovo) è un bel sentiero circondato da piante e fiori. Il vecchio faro è solo una torretta, il nuovo è molto bello e visitabile, ma non saliamo preferendo una camminata lungo la scogliera. Ci incantiamo a guardare e ascoltare la miriade di gabbiani, cormorani e altre specie di uccelli che abitano le scogliere; hanno tanto da raccontarsi, fanno un baccano incredibile. Sarebbe bello trattenersi ancora, ma abbiamo un po’ di strada da fare per arrivare alla chambre, quindi ci rimettiamo in macchina e partiamo. Chambre d’hôtes: Chambres de Kerpuns, Kerpuns, Quemper-Guézennec, costo per 2 notti 118 euro.

Arriviamo alla chambre verso le 18:30. Il parcheggio è pieno di macchine, tanto che pensiamo che il posto ospiti tantissime persone. Presto scopriamo invece che c’è una festa in corso nel giardino; l’atmosfera è molto allegra e familiare. La proprietaria ci accoglie con cordialità e ci invita immediatamente per un aperitivo prima di cena. Ci accompagna quindi nella nostra stanza: purtroppo il soggiorno non è ai livelli dei precedenti, in effetti anche il prezzo è decisamente più basso. La stanza è piccola ma dignitosa, e sarebbe accettabile se non fosse che le pareti sono di compensato: completa mancanza di insonorizzazione e quindi di privacy per noi e i nostri vicini.

Per la cena ci rechiamo a Paimpol che dista circa 20 minuti. La cittadina è piccola, ma carina; il porto turistico è pieno di barche da regata. Facciamo un giro alla ricerca di un ristorante che ci ispiri; ci fermiamo in un piccolo ristorante dove gustiamo un ottimo camembert cotto al barbecue in un bel camino a vista nella sala. Facciamo ancora una breve passeggiata dopo cena, poi la stanchezza e un po’ di freddo hanno il sopravvento. Rientriamo alla chambre, dove la festa è ancora in corso; la proprietaria non ci lascia andare a dormire senza aver prima assaggiato un buonissimo cocktail preparato in un pentolone gigante. Facciamo due chiacchiere, di cui riusciamo a capire si e no il 50%, e poi finalmente a dormire; per fortuna la stanchezza sovrasta anche i rumori della festa nel giardino sottostante.

Giorno 10 – 7 luglio

Île-de-Bréhat – La Maison du Gouffre – Tréguier

La giornata di oggi sarà dedicata prevalentemente all’Île-de-Bréhat. La proprietaria la sera prima ci ha chiesto di non scendere a colazione prima delle 08:30, visto che la festa sarebbe durata fino a tardi e si sarebbe trovata in difficoltà a preparare la colazione prima di quell’ora. La prima colazione è buona, con prodotti freschi e fatti in casa; purtroppo una consistente presenza di mosche in ogni dove non ce l’ha fatta apprezzare appieno. Ok che siamo in una dimora di campagna, ma almeno per l’ambiente dove si mangia questi aspetti dovrebbero essere curati in modo particolare. Con la macchina arriviamo in circa mezz’ora al Pointe de l’Arcouest, parcheggiamo a pagamento (6 euro per l’intera giornata) e ci dirigiamo all’imbarco (i biglietti li avevo fatti on line il giorno prima) per l’Île-de-Bréhat. La traversata è molto breve, quindi in poco tempo sbarchiamo sull’isola. L’idea iniziale era di noleggiare una bici, ma viste le dimensioni dell’isola decidiamo di esplorarla a piedi. Ci rechiamo quindi all’Ufficio del turismo e ci dotiamo di una mappa dettagliata, con i vari percorsi da fare a piedi. L’isola è veramente molto bella e curatissima; leggiamo che le molte piante e le tante varietà di fiori possono crescere così belle e rigogliose grazie ad un microclima particolare. Purtroppo molti accessi alle scogliere sono limitati dalle proprietà private, ma riusciamo comunque a visitare diverse calette. Per fortuna lungo il cammino incontriamo un tizio che vende verdure e pane; non abbiamo infatti pensato al pranzo, quindi ci accontentiamo di una pagnottina di pane al cioccolato. Arriviamo al capo opposto dell’isola (in realtà la seconda delle due isole), dove è presente il grazioso Phare du Paon, che sono le 15:30 circa. Il mare si è ritirato molto e sulla via del ritorno fotografiamo molte barche accasciate su un fianco. Ci fermiamo a chiacchierare con una bella signora che sta curando i suoi bellissimi fiori, per capire fino a dove arriva il mare con l’alta marea; lei sembra felicissima di scambiare due chiacchiere con noi, anche troppo, perchè non ci lascia più andare e come al solito noi non riusciamo a capire proprio tutto quello che ci dice. Stanchi arriviamo al porto verso le 16:30, ma non avevamo proprio considerato il fatto che naturalmente anche qui il mare s’è ritirato; quindi seguiamo la scia di persone che si dirige verso l’attracco durante la bassa marea. Finalmente prendiamo posto sulla barca per il ritorno; la nostra app segna 18 piacevolissimi km percorsi.

Tornati alla macchina decidiamo di passare il resto del pomeriggio in giro. Quindi andiamo verso Plougrescant, dove su un promontorio c’è la maison du Gouffre, una simpatica casa le rocce. L’atmosfera è particolarissima: a parte il silenzio, sul laghetto antistante la casa si alza una strana nebbiolina che rende il paesaggio suggestivo. Per cena decidiamo di fermarci a Tréguier, una piccola cittadina sulla via del ritorno. In giro non c’è praticamente nessuno e la passeggiata è veramente piacevole. Fatichiamo a trovare un ristorante per la cena; alla fine, dopo essere entrati seduti e usciti da un ristorante dove c’era solo un menù a 35 euro, troviamo un posto molto più alla mano dove peraltro mangiamo molto bene quasi alla metà del prezzo.

Giorno 11 – 8 luglio

Saint-Guirec, Lampaul-Guimiliau, Saint Thégonnec, Saint-Pol-dé-Leon, Roscoff

Facciamo colazione e lasciamo la chambre senza troppa nostalgia. Prima tappa della giornata è la Côte de granite rose, con il bellissimo sentiero tra le rocce di granito rosa (anche questo sentiero fa parte del famoso sentiero dei doganieri). Arriviamo nella località di Saint-Guirec e parcheggiamo comodamente in un bel parcheggio gratuito. Ci dirigiamo verso il porto, dove abbiamo letto dalla guida che parte il sentiero. Il sentiero è molto bello e facilmente percorribile; tutta la zona è stata oggetto di un’opera di riqualificazione e rinverdimento, molto ben curata. Lungo il cammino incontriamo il faro di Ploumanac’h (anche chiamato faro di Men Ruz), di dimensioni ridotte ma secondo me molto bello, anch’esso in granito rosa come le rocce che lo circondano. Vicino al faro, nell’interno, c’è poi la maison du Littoral, diciamo la casa del parco, con spazi espositivi che raccontano la zona da un punto di vista storico e naturalistico. La passeggiata è molto bella e vale sicuramente la pena anche se molto frequentata. Essendo quasi ora di pranzo consultiamo la nostra posizione su google map e ci rendiamo conto che non siamo lontani in linea d’aria dal posto dove abbiamo parcheggiato. Lasciamo quindi il sentiero e in breve tempo ci ritroviamo nel parcheggio dove avevamo lasciato la macchina. Nei dintorni ci sono vari negozi di souvenir e posti dove mangiare. Ci sediamo a gustare un’ottima galette e una buona birra. Dopo un piccolo shopping ci rimettiamo in viaggio.

Per il pomeriggio abbiamo in programma il giro dei complessi parrocchiali a sud di Roscoff. Ne riusciamo a visitare due: Saint-Thégonnec e Lampaul-Guimiliau. I complessi parrocchiali sono zone recitante al cui interno si trovano una chiesa, il cimitero, un ossario e un calvario, cioè una scultura in granito che raffigura Cristo, i santi e varie figure o simboli della cristianità. Il primo che visitiamo è Saint-Thégonnec dove troviamo anche una ragazza che ci offre una guida gratuita del complesso; a seguire visitiamo quello di Lampaul-Guimiliau. I complessi sono molto particolari e vale secondo me sicuramente la pena visitarli. Prima di recarci a Roscoff, che è la nostra mèta serale, ci fermiamo nella cittadina di Saint-Pol-dé-Leon dove la guida del complesso di Saint-Thégonnec ci ha detto esserci una cattedrale molto bella con interessanti sculture di draghi. In effetti la cattedrale è imponente e ci colpisce in particolare il coro, dove sono presenti bellissimi stalli in legno, intagliato con figure grottesche. Non ce ne andremmo più, presi a fotografare tutte queste strane figure, ma sono quasi le 19 e il custode ci accompagna cortesemente verso l’uscita posteriore; non senza prima averci fatto notare la presenza di un ossario dove sono raccolti i teschi di alcuni defunti di fine ottocento. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo a Roscoff.

Hotel Les Arcade, Roscoff. Costo per una notte senza colazione 65 euro

La chambre prenotata su AIRBNB in realtà è un albergo; la stanza è al terzo piano senza ascensore, non un granchè a parte la vista sui tetti di Roscoff.

Per cena decidiamo di fermarci nell’albergo stesso che ha una bella terrazza vista mare; dopo una breve passeggiata gustiamo quindi una cena discreta con un bellissimo panorama. Dopo cena andiamo ad ammirare un magnifico tramonto; l’atmosfera è bellissima, anche se il vento fa sentire freddo. Roscoff mi è rimasta nel cuore.

Giorno 12 – 9 luglio

Phare Ile Vierge, Phare du Four, Phare de Trézien, Phare de Kermorvan, Pointe de Saint Mathieu, Le Phare du Petit Minou

Anche la colazione abbiamo deciso, fin dalla sera prima, di farla comodamente in albergo. Non è certo al livello delle altre, ma non è male. Oggi ci aspetta la strada dei fari, con arrivo nel pomeriggio nei dintorni di Le Conquet. La strada è molto bella, lungo la costa meravigliosa con numerosi punti panoramici. La prima sosta la facciamo a Kerlouan, nel villaggio di Meneham. Il villaggio è rimasto così com’era all’epoca in cui ci vivevano i doganieri e le famiglie di pescatori; pannelli illustrano la vita degli abitanti del villaggio, le cui casette con il tetto di paglia ospitano oggi mostre di pittori e artisti. Simpatica la garitta incastonata fra due rocce. La tappa successiva è il faro dell’Ile Vierge. Bisogna seguire le indicazioni per Lilia, dove c’è un servizio di barche che consente di raggiungere l’isola in brevissimo tempo (5 minuti di traversata). Compriamo i biglietti e nell’attesa facciamo uno spuntino con baguette e patè acquistati la mattina; poi mentre aspettiamo la barca sul molo, guardiamo con interesse le operazioni di una barca che scarica tantissime alghe: sulla guida leggo che vengono utilizzate per prodotti di bellezza. Raggiungiamo quindi la piccolissima isola: il faro è il più alto del mondo in pietra e l’interno è veramente bellissimo; tutte le pareti fino in cima sono rivestite di piastrelle celesti, e l’effetto guardando la scala a chiocciola dal basso verso l’alto è veramente fantastico. La vista da lassù è come sempre meravigliosa.

Continuiamo il percorso in macchina, facendo sempre attenzione a seguire la strada panoramica (route touristique). Facciamo delle brevi soste per fotografare da lontano il piccolo faro dell’Ile Wrac’h e più avanti la cappella di Saint Samson. Percorrendo ancora la costa arriviamo alla penisola di Saint Laurent da dove si può fotografare il massiccio Phare du Four. Il faro dista due chilometri dalla costa, quindi per fotografarlo come si deve ci vorrebbe un teleobiettivo: ci accontentiamo del mio modestissimo 105mm. Proseguendo ci fermiamo a vedere il Phare de Trézien (località Plouarzel); il faro è particolare, colorato metà bianco e metà grigio. Anche questo faro è visitabile, ma vista l’ora preferiamo continuare il viaggio.

Arriviamo a Le Conquet che sono circa le 5 del pomeriggio. Facciamo una bella passeggiata verso il Fort de Kermorvan e il relativo faro. Purtroppo non è possibile accedere al forte, quindi anche il faro possiamo vederlo solo da lontano.

Visto che l’indomani andremo a visitare l’Ile d’Ouessant, prima di recarci al prossimo faro facciamo un salto al porto di Le Conquet, per prendere i biglietti della nave prenotati on line. Ci dirigiamo quindi verso la Punta di Saint Mathieu. Qui si trova uno dei fari più belli, secondo me, della Bretagna: il faro è a picco sulla scogliera ed è accanto alle rovine di un’abbazia e ad una cappella in pietra. Lo scenario è veramente suggestivo, le foto si sprecano. Vorremmo salire sul faro per fotografare l’abbazia dall’alto, ma dobbiamo arrivare alla chambre per le 19, quindi decidiamo di rimandare al giorno successivo.

Chambre d’hôtes Maryse Et Serge: Locmaria-Plouzané. Costo per due notti con colazione 147,5 euro.

La chambre si trova in una bella villa. Ci accolgono i due proprietari gentilissimi; la stanza è molto carina, in un’ala distaccata della casa quindi con molta privacy. E’ dotata di un bagno spazioso e di un grazioso balconcino. Purtroppo nella stanza non c’è wifi, presente però nel resto della casa. I proprietari ci chiedono se vogliamo approfittare della piscina; così ci facciamo un breve bagno prima di muoverci per la cena.

Per cena la proprietaria ci ha consigliato l’Albatros, un piccolo ristorante sul mare; ci avventuriamo senza prenotare e per fortuna riusciamo sul posto a riservare un tavolo per le 21:00. Nell’attesa ci rilassiamo sulla spiaggia; il sole ancora splende e si sta veramente bene. Gustiamo una buona cena, una buona birra e un buonissimo gelato al caramello salato. Finiamo che il sole non è ancora tramontato, quindi decidiamo di vedere l’ultimo faro della giornata. Il Phare du Petit Minou è un piccolo gioiellino, graziosissimo; preceduto da un piccolo forte e raggiungibile da un piccolo ponte. Aspettiamo lì il tramonto, e mentre andiamo via abbiamo la fortuna di vedere il momento in cui il faro si accende.

Giorno 13 – 10 luglio

Ile d’Ouessant

Ci svegliamo presto visto che abbiamo la nave alle 09:45. Ci vuole una mezz’ora per arrivare al porto e dobbiamo avere il tempo di parcheggiare, quindi i proprietari molto gentilmente ci fanno trovare la colazione pronta alle 07:30. La colazione è buona, diciamo giusta (non abbondante come in altre chambre); durante la colazione facciamo due chiacchiere con i simpatici proprietari. Arriviamo comodamente al porto e parcheggiamo, a pagamento, dove ci hanno indicato quando abbiamo preso i biglietti; da lì c’è una navetta per il porto. Il viaggio dura 01:15; prima di arrivare in porto ammiriamo da lontano il faro di Keréon. L’isola è abbastanza grande, e abbiamo già deciso di affittare una bici: al porto sono presenti numerosi chioschi; ci fermiamo al primo che ci capita, e noleggiamo le biciclette per tutta la giornata. Facciamo subito tappa nel centro abitato di Lampaul, dove ci riforniamo per il pranzo; quindi iniziamo il nostro giro seguendo un po’ la guida e un po’ lasciandoci trasportare dall’istinto. L’isola è costellata di casette in pietra, con bei giardini sul davanti, che si fanno fotografare per quanto sono graziose. Ci dirigiamo verso il faro di Creac’h, all’estrema punta ovest dell’isola; lungo il percorso incontriamo dei piccoli mulini, segnalati anche dalla guida. Il faro di Creac’h è veramente bellino, a strisce bianche e blu in vero stile marinaro. Il faro è molto potente perchè deve segnalare la presenza dell’isola alle navi che entrano nella Manica; purtroppo non è visitabile, anche se alla base è presente un museo dei fari (che però tralasciamo di visitare). Raggiungiamo l’estremità ovest e lasciamo le bici; le scogliere sono meravigliose e da lontano si vedono altri due fari: il Phare de Nividic e il Phare de la Jument. Pranziamo con gli occhi che spaziano sul mare. Riprendiamo la bici e continuiamo la nostra esplorazione dell’isola, toccando vari punti panoramici. Nel pomeriggio arriviamo al Phare de Stiff, molto particolare: è il più antico della Bretagna ed è formato da due torri accoppiate una per il faro e gli alloggi dei guardiani e l’altra per la scala e il deposito del carbone. E’ visitabile, ma preferiamo fare ancora un giro in bici prima del ritorno al porto: raggiungiamo un’altra baia, un po’ isolata; la bellezza delle scogliere è quasi struggente.

Alle 16:30 riprendiamo il traghetto; dopo lo sbarco ci attende il Phare de Saint Mathieu. Come avevamo immaginato la vista da lassù è veramente suggestiva e si possono fotografare le rovine dell’abbazia dall’alto. Per cena decidiamo di tornare al ristorante della sera prima; anche questa sera senza prenotazione, ma la tizia del ristorante ci riconosce e gentilmente ci rimedia un posticino.

Giorno 14 – 11 luglio

Locronan, Point du Raz, Quimper

Dopo la colazione, e qualche piacevole chiacchiera con i proprietari, ci mettiamo in macchina per la prima destinazione della giornata. Locronan è un piccolo villaggio sorto nel XV secolo, dove tutte le abitazioni sono perfettamente conservate. Purtroppo la quantità di turisti non fa apprezzare appieno il fascino del posto; sicuramente è meglio visitare il villaggio al mattino presto, ma in ogni caso mi aspettavo di più rispetto a quanto descritto nelle guide. La passeggiata fra i vicoli è carina, ma se doveste dover fare una deviazione troppo lunga per visitare il villaggio non so se ve lo consiglierei (ho trovato più carino, per quanto ancora più piccolo, Lyons-la-Forêt). La cattedrale è comunque interessante e anche la piccola cappella Notre-Dame-de-Bonne-Nouvelle. Lasciamo il villaggio e ci dirigiamo verso il promontorio di Point du Raz.

Lungo la strada ci fermiamo in un supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Quindi facciamo una piacevole sosta più avanti, dove troviamo dei tavoli da pic-nic per pranzare sotto gli alberi. Arrivati al promontorio, parcheggiamo la macchina nell’ampio parcheggio a pagamento, adiacente ad una struttura che accoglie ristoranti e negozi di souvenir. Tutto troppo turistico. Una comoda strada porta al promontorio; il panorama è molto bello e da lontano si vede il grazioso Phare de la Vieille. Un percorso sulle rocce porta ad una punta più estrema dove probabilmente il faro si vede ancora meglio, ma purtroppo non abbiamo scarpe adatte, quindi preferiamo non avventurarci. C’è parecchia gente, quindi scattiamo qualche foto e andiamo via. Indubbiamente la costa qui è molto bella, magari ci si dovrebbe allontanare dai sentieri più battuti per godersela con maggiore tranquillità. Lasciato il promontorio decidiamo di andare subito alla chambre, che dista circa un’ora.

Chambre d’hôtes Le Domaine de Kerlys (anche chiamato L’Escapade): Gorrequer, Briec. Costo per due notti con colazione 116 euro. La chambre si trova in un antico casale immerso nella campagna bretone. Le camere sono indipendenti e affacciano tutte nel cortile del casale. Ci accoglie la gentilissima proprietaria che ci mostra subito la nostra camera. Piccola, ma pulitissima; perfettamente insonorizzata e ben arredata. Veramente molto graziosa. Assolutamente qui abbiamo fatto le migliori dormite della vacanza. Non è vicinissima a Quimper, ma poco importa. La location merita il tragitto un po’ più lungo in macchina per spostarsi.

Dopo un po’ di riposo e una doccia rigenerante, andiamo alla scoperta di Quimper. La cittadina non è grandissima, quindi si può visitare agevolmente in poche ore. Devo dire che non mi ha colpito in modo particolare, ma anche qui c’è una bellissima cattedrale gotica e varie interessanti case a graticcio. In giro c’è parecchia gente, quindi decidiamo per cena di sederci abbastanza presto. Il ristorante che troviamo si trova in un cortile molto carino, dove ceniamo all’aperto. L’atmosfera è molto simpatica e rilassante. Dopo cena facciamo ancora un giro per la città, che nel frattempo si è quasi completamente svuotata e quindi è sicuramente più godibile. Prima di rientrare, assistiamo divertiti alla raccolta dell’immondizia con un carro trainato da cavalli.

Giorno 15 – 12 luglio

Pont-Aven, Concarneau, Phare Eckmühl, Guilvinec, Ile-Tudy

La colazione è buona, anche se esclusivamente dolce. Crepes, baguettes e marmellate non mancano mai. Conversiamo con la proprietaria che però parla esclusivamente francese; ci da’ consigli sui posti da visitare nelle vicinanze e ci presta anche un libro per le escursioni a piedi; in particolare ci consiglia caldamente di andare ad assistere nel pomeriggio al rientro dalla pesca delle barche nella località di Guilvinec. La prima tappa della giornata la facciamo nel paesino di Pont-Aven. Il villaggio è molto piccolo e grazioso, sulle rive del fiume Aven. E’ ricco di gallerie d’arte, eredità del fatto che molti artisti in passato avevano adottato il villaggio come rifugio dalla città. Dopo una tranquilla passeggiata lungo il fiume, seguiamo le indicazioni per un sentiero molto carino, immerso nel verde, dove scopriamo alcuni luoghi dei dipinti di Gauguin.

Lasciamo il villaggio e ci spostiamo per visitare la città di Concarneau. Ci limitiamo a visitare la cittadella fortificata, che sorge sul porto con intatti bastioni e mura. Purtroppo è letteralmente presa d’assalto dai turisti; nella via principale si cammina a fatica. Preferiamo il giro dei bastioni, in modo da poterla vedere dall’alto senza dover sgomitare troppo. La cittadella è carina, ma anche qui sarebbe preferibile una visita la mattina presto o la sera tardi.

Per pranzo troviamo un giardino pubblico e ci accomodiamo su una panchina a gustare i panini acquistati la mattina. Dopo pranzo ci rechiamo nella località di Penmarc’h, per visitare il faro di Eckmühl. Il faro all’interno è molto bello, mi ricorda quello della Ile Vierge; è anche questo tra i fari più alti al mondo e si sale in cima da una scala a chiocciola. Anche qui le pareti sono interamente ricoperte di piastrelle celesti, però a mio avviso andrebbe un po’ ristrutturato. Giunti in cima il soffitto ha begli inserti in ottone; la vista all’esterno come sempre molto bella.

Dopo aver visitato il faro riprendiamo la macchina verso il porto di Guilvinec, come consigliato dalla proprietaria della chambre. Arriviamo che non sono ancora le 18, ma purtroppo la maggior parte delle barche sono già rientrate. Comunque facciamo un giro al porto per fotografare i pescherecci, che sono molto belli, alcuni pescatori che stanno ancora scaricando qualche cassa di pesce e i gabbiani in agguato. Camminando lungo il porto scopriamo poi la Città della pesca, un museo dedicato al mondo della pesca e dei pescatori, e una bella terrazza panoramica da cui, arrivando in tempo, si può ammirare il rientro delle barche (sarà per la prossima volta). Per la cena ci spostiamo nella vicina Ile-Tudy, piccolissimo centro balneare per lo più residenziale, dove a fatica troviamo una piazzetta in cui sono concentrati i locali per mangiare e bere. Gustiamo una buona gallette e poi ci godiamo il tramonto sul mare.

Giorno 16 – 13 luglio

Carnac, Vannes, Rennes

Lasciamo la chambre dopo un’altra buona colazione. Oggi la prima tappa della giornata è dedicata ad un complesso megalitico, nei pressi di Carnac. Nella zona sono presenti vari siti con lunghe file di Menhir, di varia grandezza. Appena arrivati ci rechiamo al centro visitatori, dove recuperiamo una mappa per visitare le varie concentrazioni di megaliti. I siti sono visitabili solo con una guida, ma le file di megaliti sono ampiamente visibili dal perimetro. Il luogo è affascinante, anche perchè non è mai stata scoperta la funzione di questi allineamenti. Il menhir più grande è il géant du Manio, 6 m. e mezzo di altezza, che si raggiunge dopo una breve passeggiata a piedi; è buffo vedere che c’è gente che sente o crede di sentire qualche tipo di energia provenire da quella pietra: li vediamo stare lì minuti interi con le mani appoggiate sulla pietra in profonda contemplazione; chissà, noi abbiamo sentito nulla. Ci spostiamo di poco con la macchina, e un’altra breve passeggiata a piedi ci porta al Tumulus de Kercado un dolmen molto antico (pare circa 4000 a.C.), visitabile all’interno attraverso uno stretto corridoio che porta ad una stanza chiusa.

Per il pranzo ci spostiamo nella città di Vannes. Mentre cerchiamo parcheggio ci rendiamo conto che sta per iniziare qualche tipo di festa in città: stanno infatti chiudendo alcune strade e in giro vediamo diverse persone vestite in abiti medievali. Prima di inoltrarci verso il centro decidiamo di trovare un posto tranquillo, dove mangiare i nostri panini. Così ci sediamo in un piccolo e tranquillo parco. Ci rechiamo quindi verso il centro della città e ci ritroviamo nel bel mezzo di un festival storico: le strade del centro sono piene di gente e di ogni genere di artisti di strada; ci sono gruppi che cantano canzoni accompagnati da strumenti medievali, balli popolari, angoli in cui vengono ricreate botteghe di fabbri o carpentieri. Il tutto in un contesto tipico: vicoli, case a graticcio, bastioni. L’atmosfera è allegra e passeggiamo divertiti anche se quasi non si cammina. Ci fermiamo in un caffè e incontriamo una ragazza di Lecce che si è trasferita da poco per lavoro; ci fermiamo un bel po’ con lei e il suo ragazzo francese e mentre gustiamo un gelato ci racconta con entusiasmo della sua esperienza lavorativa all’estero e della (purtroppo) poca voglia di tornare in Italia. Proseguiamo la nostra visita della città e ci imbattiamo in un’enorme sfilata in costume. Scopriamo che la sera ci saranno i fuochi d’artificio, ma non possiamo trattenerci. Al di là della manifestazione, consiglio la visita della città che è veramente graziosa. Ci rimettiamo in macchina e nel tardo pomeriggio arriviamo nell’ultima tappa del nostro viaggio: Rennes. Ci rechiamo subito in hotel. Hôtel Kyriad Rennes – Costo per due notti senza colazione 131 euro.

Per le ultime due notti ho scelto un albergo, non molto distante dal centro. Molto simpatico, con le camere e i corridoi decorati a tema cinematografico (la nostra era a tema spaziale); camere pulite, buona e molto varia la prima colazione. Per cena scegliamo un ristorante vicino l’albergo, poi cominciamo ad esplorare la città. Le strade del centro sono piene di vita, anche fino a tarda sera. Sarà perchè Rennes è città universitaria, ma c’è un fervore diverso rispetto agli altri posti che abbiamo visitato. In piazza c’è un complesso che suona musica celtica, tutti ballano mano nella mano anche senza conoscersi. Passiamo una serata divertente e ci godiamo anche uno spettacolo di suoni e luci proiettato sul municipio della città.

Giorno 17 – 14 luglio

Rennes, Dinard

Dopo una buona prima colazione, ci dedichiamo alla visita della città. Essendo 14 luglio festa nazionale tutti i negozi sono chiusi e la città è semideserta. In effetti il centro di Rennes si visita velocemente non essendo di grandi dimensioni: belle case a graticcio anche molto antiche e inaspettatamente una cattedrale in stile neoclassico. Molto grazioso anche il Parc du Thabor, con un bel roseto e un bel giardino botanico. Dopo aver pranzato comodamente sdraiati sull’erba e avendo già visto tutto in città (i musei sono chiusi per la festa nazionale), decidiamo di ritornare verso il mare nella località turistica di Dinard che avevamo tralasciato nella parte iniziale del viaggio per mancanza di tempo. La cittadina dista un’ora buona da Rennes, ma passiamo un bel pomeriggio. E’ una località balneare molto carina: nella piazzetta che affaccia sulla spiaggia principale (Plage de l’Écluse) troneggia una statua del maestro Alfred Hitchcock che ricorda il festival del cinema Britannico che si tiene a Dinard ogni anno in settembre. Con tutti i gabbiani che volteggiano la foto alla statua del maestro è d’obbligo.

La spiaggia è colorata da una serie di tende a strisce bianche e blu, molto caratteristiche. Dalla spiaggia parte poi una bella passeggiata dalla quale si vede anche la città di Saint Malò. Passiamo un pomeriggio molto piacevole e acquistiamo anche gli ultimi ricordini. La via del ritorno è un po’ lunga; tutti stanno rientrando e incontriamo per la prima volta in tutta la vacanza un traffico incredibile. L’ultima sera della vacanza è arrivata, ma non sono dispiaciuta. Il viaggio è stato meraviglioso e ci siamo goduti ogni istante al massimo. E comunque rimane ancora quasi una giornata; anche se ci aspettano 4 ore di viaggio per tornare all’aeroporto, l’aereo parte alle 9 di sera quindi qualcosina ancora si può visitare.

Giorno 18 – 15 luglio

Abbaye de Bonport, Abbaye Notre-Dame de Fontaine-Guérard

L’ultima giornata la passiamo per buona parte in viaggio, ma non ci facciamo mancare ancora un paio di posti da visitare. Avvicinandoci all’aeroporto di Beauvais, visitiamo prima l’Abbaye de Bonport, e poi quella di Notre-Dame de Fontaine-Guérard. L’Abbaye de Bonport è un’abbazia cistercense, caduta in rovina durante la rivoluzione francese e curata ora da un proprietario privato. Una bella struttura centrale, ristrutturata, è in buona parte visitabile con una guida. Nella parte posteriore sono poi visitabili alcuni ambienti originari, tra i quali colpisce il refettorio: una sala immensa con soffitto a volta. Purtroppo della chiesa invece non rimane quasi nulla e si può solo immaginarla.

Visitiamo infine l’Abbaye Notre-Dame de Fontaine-Guérard. Anche questa è un’abbazia cistercense curata da un privato e visitabile con una piccola cifra. E’ bella perchè è immersa nel verde; il colpo d’occhio è notevole. Ci sono diversi ambienti visitabili: la cantina della grotta, le rovine a cielo aperto della chiesa, l’edificio delle suore con la sala capitolare, la sala di lavoro, il dormitorio.

Si sta facendo veramente tardi, quindi ci rimettiamo in macchina e raggiungiamo l’aeroporto. L’autonoleggio è già chiuso, quindi parcheggiamo la macchina e lasciamo le chiavi nella cassetta alla reception.

Arriviamo al check-in con solo un’ora di anticipo rispetto all’orario di partenza, la coda è infinita; c’è un solo desk aperto e comincia a salire un po’ d’ansia. Fortunatamente tutti quelli che sono in fila devono prendere il nostro stesso aereo, quindi mi tranquillizzo un po’. Per fortuna aprono un altro desk: ci mettiamo seduti in aereo senza neanche aver avuto il tempo di mangiare una cosa al volo. Tempo un quarto d’ora e l’aereo decolla; siamo stati un po’ sprovveduti, ma ci siamo goduti la vacanza fino all’ultimo secondo.

Bellissimo, assolutamente un giro consigliatissimo.

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