Obrigadissimi in Portogallo

Tour del Portogallo in 10 giorni... Lisbona, valle del Togo, Alentejo e Algarve
Scritto da: GaFlo
obrigadissimi in portogallo
Partenza il: 08/08/2010
Ritorno il: 17/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Aprile 2010 “Ho deciso: quest’anno andiamo in Portogallo!”

“No Flo, almeno quest’anno avevamo detto Sicilia” ed infatti…

8 AGOSTO 2010

Eccoci a Malpensa, ore 17.30, volo EasyJet direzione Lisbona, pronti per una vacanza pensata per mesi sulle guide (GeoGuide, davvero utile per scoprire anche i luoghi meno pubblicizzati) e che ora inizia: capitale lusitana, cittadine della valle del Tago, paesi rurali dell’Alentejo e spiagge infinite dell’Algarve arriviamo! Giusto il tempo di spostare la lancetta dell’orologio indietro di un’ora e siamo arrivati. Il primo impatto non è dei migliori: l’Holiday Inn Express Aeroporto si trova infatti in una zona periferica e, ci sembra, non raccomandabile per passeggiate serali. Preferiamo pertanto pazientare: Pizza Hut con consegna in albergo, un po’ di televisione portoghese e a letto presto, domani inizia il tour.

9 AGOSTO 2010

Sveglia mattutina e si ritorna all’aeroporto per l’affitto della macchina, non prima di aver recitato un intero rosario a bordo di un taxi con autista dalla guida piuttosto aggressiva. La nostra Fiesta nera (colore che si rivelerà ideale per le temperature dei giorni a venire…) ci porta in poco più di un’ora e trenta a Tomar, città ricca di storia perché legata all’Ordine dei Templari che ne fecero in passato una sorta di quartier generale. Se la visita di Castello e Convento rappresentano una tappa immancabile del nostro itinerario, nulla possono i Cavalieri di Cristo davanti al fascino dell’edificio successivo: la pasticceria Estrelas de Tomar (proprio nella via principale) prepara dei dolcetti squisiti che qui chiamano beija-me depressa (ma che abbiamo poi ritrovato in altre città con nomi diversi) a base di tuorlo d’uovo zuccherato. Difficili da descrivere, decisamente meglio da gustare. Obidos è la meta successiva del nostro viaggio: una cittadina medievale (anche se di medievale rimane ben poco, mura di cinta a parte) molto carina con stradine tortuose e rivestite di ciottoli, casette basse con muri imbiancati e decorati da strisce colorate, di solito di ocra o azzurro. Obidos non si distingue per un monumento o un museo in particolare, ma è perfetta se si vuole trascorrere una serata tranquilla, cenando in uno dei tanti ristoranti all’aperto e vagando tra negozi d’artigianato e locande ad assaggiare liquori tipici come la ginjinha (a base di ciliegie, ancor più famosa a Lisbona) o la celta (a base di diversi, non meglio precisati, succhi di frutta) del Petrarum Domus Bar, anche in questo caso nella via principale.

10 AGOSTO 2010

Monsaraz, prima meta del giorno successivo, è una cittadella medievale, per certi aspetti simile ad Obidos, che nasce su un’altura rocciosa nella regione dell’Alentejo, nell’entroterra a Sud di Lisbona a non oltre 20 km dal confine spagnolo. Il panorama mozzafiato di cui si gode dall’alto di Monsaraz sull’estesa pianura sottostante vale da solo il sudore speso sotto gli oltre 40°C di questa caldissima giornata di Agosto. Le ore successive sono interamente dedicate alla ricerca di alcuni monumenti megalitici disseminati nella campagna circostante e non propriamente ben segnalati. Risultato della nostra ricerca è un pilastro in pietra alto quasi 6 metri posto a lato di una stradina di campagna come a fungere da rotatoria che ci riporta sulla strada principale, direzione Evora. Il Solar de Monfalim presso il quale dormiremo questa notte è un bell’albergo vicino al centro con splendida loggia a colonnato e una scala fiorita che sale fino alla reception. La nostra camera, la 104 se ricordiamo bene, dal soffitto altissimo merita qualche ore di relax prima di uscire per cena. Quella sera incontriamo per la prima volta una specie di star della gastronomia portoghese: il bacalhau cioè il merluzzo, cucinato dai portoghesi in una miriade di ricette (la nostra guida dice oltre 365!) e in quell’occasione sminuzzato insieme a uova strapazzate, patate, olive nere e prezzemolo per un piatto molto gustoso.

11 AGOSTO 2010

Evora è una città di origine romana, come testimonia il tempio di Diana, tra le più ricche di monumenti, principalmente religiosi, di tutto il Portogallo. La Chiesa di San Francisco, la Cattedrale del Sé, il Museo di Arte Sacra e l’Università vecchia a cui dedichiamo tutta la mattina si trovano in centro città e sono facilmente raggiungibili a piedi. In particolare la prima chiesa ci impressiona per la presenza di una cappella, le cui pareti sono completamente rivestite di ossa umana ed il cui ingresso riporta la macabra sentenza “Noi ossa che qui giaciamo, aspettiamo le vostre”. Mentre le ossa possono continuare ad aspettare noi risaliamo in macchina, questa volta in direzione di Tavira, nella regione turistica dell’Algarve a Sud del paese. A Tavira si possono vedere il castello, il ponte romano, tantissime chiese: in definitiva un luogo che sembra essere stato preservato dal turismo di massa tipico del Sud del Portogallo e che vive ancora il suo ritmo da città di pescatori. Resteremo qui per due notti all’Hotel Por do Sol gestito da Miguel, un informatico che ha vissuto per anni a New York (ed il suo inglese metà Alberto Sordi metà divo di Hollywood non mente) e che ora ha deciso di ritornare in patria al sole a gestire l’albergo insieme al simpatico papà che serve la colazione al mattino in terrazza. Cenetta al Patio, nel cuore del paese, dove vediamo e proviamo la cataplana: pentolone in rame in cui vengono messi a cuocere vari tipi di pesce, molluschi e crostacei.

12 E 13 AGOSTO 2010

A Tavira anche andare al mare rappresenta un evento simpatico da raccontare al ritorno! Infatti la città è divisa dalla spiaggia da un corso d’acqua (il cui volume varia sorprendentemente in relazione alle maree) che scorre parallelo all’Oceano e che va pertanto superato per raggiungere le immense spiagge di sabbia dorata. Ne proviamo due: Praia do Barril si raggiunge dal paese di Pedrais d’El Rei prendendo un trenino che viaggia su una passerella sopra un braccio di mare; Praia da Ilha de Tavira invece è collegata alla città omonima per mezzo di un traghetto che parte ogni mezz’ora dalla riva destra del Rio Gilao. Le spiagge sono dotate di bar e ristoranti, il mare è pulito e calmo, almeno nei giorni di nostra permanenza, e si capisce che si tratta di oceano solo per la temperatura gelida dell’acqua. Finalmente abbronzati (chi più, chi meno) nel pomeriggio del secondo giorno ripartiamo verso Nord nella speranza di trovare un po’ di frescura negli ultimi giorni di viaggio.

14 AGOSTO 2010

Sintra, con i suoi eclettici palazzi, le foreste e gli esuberanti giardini, offre un mondo incantato, quasi un assaggio di paradiso da regalarsi. Se i palazzi vanno assolutamente visitati, Palacio Nacional e Palacio Nacional de Pena su tutti, ciò che più sorprende è la vegetazione lussureggiante di questa città, quasi una giungla dove la fauna tropicale si è moltiplicata e diffusa a fianco di quella locale. Perdersi nel verde dei parchi di Sintra è forse il modo migliore per conoscere la città ma servirebbe più tempo: sono già le 15 e noi dobbiamo riportare la macchina all’autonoleggio entro sera. Resta giusto il tempo di visitare il Museo del Brinquedo, ovvero del giocattolo, il Convento dos Capuchos (una specie di eremo su un ripido pendio roccioso immerso, manco a dirlo, in una foresta) e gustare le famose queijadas di Sintra, dolcetti a base di formaggio fresco, zucchero, uova e cannella. Restano fuori dalla nostra escursione il Castello dei Mori, il parco di Monserrate ed il palazzo Quinta da Regaleira insieme a tante altre passeggiate che avremmo voluto fare con più calma nell’inconsueto verde cittadino, ma Lisbona ci aspetta insieme all’idea che inizia a diffondersi nella truppa che la vacanza è quasi al capolinea.

15, 16 E 17 AGOSTO

Racchiudere in qualche riga tre giornate di passeggiate e visite nella capitale portoghese non è facile e, probabilmente, non sarebbero sufficienti a trasmettere l’atmosfera che si respira in questa città. Lisbona è una città strana perché fatta di continui sali e scendi (nasce infatti su sette colli come la nostra capitale), di stili che si accavallano e si inseguono, probabilmente a causa dei terremoti e incendi che l’hanno più volta distrutta nel corso della storia, e di impressioni che cambiano passando da una piazza a quella successiva. Lisbona non si concede subito, servono invece pazienza e fatica nel percorrere a piedi le scale, le viuzze, le piazzette e le strade in salita che ne svelano alla fine la bellezza ed il fascino. Noi dormiamo nel Rossio, quartiere centrale molto animato che porta fino al fiume Tago in una zona commerciale, la Baixa, dalle strade larghe e le enormi piazze. Il primo giorno viene dedicato alla visita del Chiado, un’oasi per gli amanti e soprattutto le amanti dello shopping, e del Bairro Alto, ricco di locali, bar e ristoranti alla moda che si animano soprattutto di notte. Il giorno successivo ci spostiamo a Belem, un sobborgo occidentale di Lisbona che ospita numerosi musei, lo stupendo Mosteiro dos Jeronimos in stile manuelino (che purtroppo troviamo chiuso perché è Lunedì) e l’ennesima pasticceria del nostro itinerario, l’Antiga Confeiteria de Belem con i suoi famosi pasteis di pasta sfoglia ripieni di crema all’uovo. Il tempo restante lo trascorriamo infine nel labirinto di stradine della Lisbona più antica, più popolare e forse più autentica dei quartieri Alfama e Mouraria, a est della Baixa. A questo punto, invece di metterci a elencare i musei, le chiese e le piazze visitate preferiamo selezionare qualche luogo che ci ha dato l’impressione di essere più lisbonese rispetto ad altri e che pertanto ricordiamo con maggior piacere. La casa do Alentejo, nel Rossio in Rua das Portas de Sto Antao, è un ristorante ma soprattutto un circolo frequentato dagli alentejani trasferitisi a Lisbona. Se il menu non si caratterizza per niente di particolare, la sala ristorante e l’intero palazzo moresco costituisco un invito a fermarsi per pranzo o cena a cui difficilmente si riesce a rinunciare. Nel quartiere dell’Alfama non si può non visitare il Museo nazionale dell’Azulejo per imparare tutto sulla celebre ceramica decorativa e convincere anche i più scettici (e qui ogni riferimento è casuale) che non si tratta della semplice mattonella che arreda il bagno di casa di nonna. Per apprezzare poi la città nel suo insieme le possibilità sono due: la prima è quella di salire il più possibile fino a raggiungere uno dei tanti miradoures (belvedere), la seconda è utilizzare il mitico tram 28 giallo che trasporta abitanti e turisti attraverso i quartieri più popolari e pittoreschi della capitale. Infine un consiglio: se andate in Portogallo non portate con voi schiuma da barba e lametta ma l’ultimo giorno presentatevi belli barbuti da un barbeiro locale (noi siamo stati al Campos in Largo do Chiado) che in un’atmosfera desueta d’altri tempi vi farà sedere su una poltrona di cuoio e procederà con l’intervento! L’ultima nota riguarda loro, i portoghesi: a parte qualche sporadico Mourinho, gente davvero accogliente, molto disponibile sia che si tratti dell’albergatore che dell’anziano sul tram che ti indica quando scendere, dove andare, cosa mangiare e suggerisce qualcosa in una lingua purtroppo incomprensibile…

Ore 19.10, aeroporto di Lisbona: giusto il tempo di riportare la lancetta un’ora in avanti e l’aereo decolla per riportarci a Malpensa. Il tempo è volato e siamo stati bene, forse oltre le aspettative, tanto che qualcuno ipotizza già un 2011 tra Porto e Coimbra… “Si scusa Flo, ma non avevamo detto Sicilia il prossimo anno??”



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