Normandia e Bretagna 4

Agosto 2003 (4-18 Agosto) Quest'anno per sfuggire alla calura italiana e per rivisitare i luoghi che tante giovani vite hanno spezzato durante la seconda guerra mondiale, abbiamo pensato di andare a nord e precisamente in Francia. Se volevamo sfuggire al caldo non ci siamo riusciti molto bene, anche qui le cronache locali non facevano che parlare...
Scritto da: Valeria N. 1
normandia e bretagna 4
Partenza il: 04/08/2003
Ritorno il: 18/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Agosto 2003 (4-18 Agosto) Quest’anno per sfuggire alla calura italiana e per rivisitare i luoghi che tante giovani vite hanno spezzato durante la seconda guerra mondiale, abbiamo pensato di andare a nord e precisamente in Francia. Se volevamo sfuggire al caldo non ci siamo riusciti molto bene, anche qui le cronache locali non facevano che parlare della “canicule” e di quanti morti ha fatto. E, oltremodo se volevamo sfuggire all’Italia men che meno, visto che quest’anno in Normandia e Bretagna c’è stata un’invasione di turisti italiani (oltre che di altri paesi, naturalmente).

Tutto sommato, a parte i primi due giorni che abbiamo trovato un caldo da schiattare (e alle 2 di notte sembravamo dei gufi ipertiroidei) non ci possiamo lamentare. Qui si sta veramente bene! In Aprile, abbiamo prenotato gli alberghi via internet, in quelle catene a basso costo (Hotel Premiere Classe e Kyriad) e non abbiamo avuto problemi (solo a trovarne qualcuno che ci ha fatto un po’ impazzire). Comunque già in questo periodo qualche hotel era già tutto pieno e abbiamo dovuto ripiegare su quelli che costavano un po’ di più.

4 agosto. Il primo giorno ci siamo sparati 900 e passa km fino ad Auxerre, 200 km da Parigi. Un caldo soffocante, abbiamo raggiunto e superato i 40°C.

Di notte non ne parliamo, gli hotel sono a basso costo e senza aria condizionata… Credo che i forni crematori siano più freschi… A questo proposito apro una parentesi per quanto riguarda l’aria condizionata: in Francia sembra non esistere, nemmeno nella maggior parte dei negozi o dei ristoranti, tenetene conto…

Praticamente abbiamo passato tutto il giorno in auto. Le cose da ricordare: Il traforo del Monte Bianco (28,10 euro! Per 10 minuti di tragitto) e le autostrade francesi care arrabbiate, solo oggi abbiamo speso quasi 100 euro solo di autostrada.

5 agosto. Il secondo giorno la nostra meta è Rouen (ca. 300 km da Auxerre) In mattinata passiamo per Les Andelys un paesino caratteristico perchè meta in passato di pittori impressionisti. E’ carino, ma anche qui il caldo ci sfianca. Sulla collina intorno vediamo il castello Gaillard semidiroccato e ci viene la splendida idea di andare a visitarlo. Si raggiunge in auto, poi, però, dobbiamo scarpinare un po’ per arrivarci. Sotto di noi i tetti di Les Andelys con l’isoletta raggiungibile solo in barca. Il castello risale al 1200 ed è stato costruito da Riccardo Cuor di Leone è ridotto proprio male, lo stanno ristrutturando. Oggi è chiuso (pare che il martedì sia il loro giorno di chiusura).

Facciamo un giro intorno e ritorniamo all’auto.

Ci mettiamo in viaggio per Rouen.

Rouen è carina come cittadina. Il centro è pieno di case a graticcio. Peccato per i negozi moderni che stanno sotto alle case, avrebbero potuto salvaguardare un pochino l’estetica…

La via centrale è molto lunga e piena di gente. In fondo arriviamo alla chiesa (moderna) dedicata a Giovanna d’Arco … Mah… Decidete voi… :o) 6 agosto. Il terzo giorno arriviamo in uno dei posti più belli che abbiamo visto.

Si tratta di Etretat, un paesino turistico sulla costa. Il clima ci aiuta, la temperatura si è abbassata e si sta da Dio.

Arriviamo alla spiaggia fatta di sassi rotondi e levigati su cui camminare è una fatica bestiale (altro che lo step in palestra!) perchè si sprofonda. Alla nostra destra e alla nostra sinistra, le falesie.

Bellissime! Nella falesia alla nostra sinistra ( Porte d’Arval) scorgiamo una grotta (e come noi la scorgono anche una comitiva di turisti tedeschi che in fila per 3 col resto di due si avviano verso di essa). Li seguiamo. Passiamo sopra a delle rovine della guerra. Non abbiamo capito bene di cosa si trattava, forse magazzini… L’unica cosa certa è che con l’alta marea vengono sommersi.

Arriviamo alla grotta e qui c’è un simpatico cartello che ci dice di stare attenti all’orario delle maree se vogliamo fare la passeggiata in mezzo alle falesie, perchè altrimenti corriamo il rischio di rimanere intrappolati.

Abbiamo ancora del tempo e decidiamo di proseguire. Intanto ci “arrampichiamo” sulla prima falesia e osserviamo i resti delle conchiglie e delle bestioline da cui è formata. Ci sono dei molluschi che sembrano delle cipolline sotto aceto. Chissà come sopravvivono tante ore senza acqua…

Poi, prendiamo il tunnel che ci porta dall’altra parte della prima falesia… E ne scorgiamo un’altra la “Manneporte” … Là in fondo.

Qui solitario in mezzo al mare “l’Aiguille d’Etretat” alto più di 70 metri. E’ una cosa spettacolare.

Raggiungiamo anche la “Magna Porta” che ha un’apertura di oltre 90 metri. C’è una scaletta per scendere alla spiaggia successiva,ma è molto ripida e scivolosa e decidiamo di fermarci qui e di fare la passeggiata in alto. C’è da faticare, è molto ripido ma finalmente possiamo vedere lo spettacolo dall’alto… Bhè proprio vedere non è il termine adatto… È salito un nebbione peggio di quello modenese!!! Fotografiamo qualche gabbiano che ha il nido qui e scendiamo per raggiungere la “Falesia d’Amont” di fronte a noi dove si trova anche una chiesetta.

Chi ha detto che fare il turista è riposante? Altra scarpinata lungo la spiaggia e altra arrampicata verso la chiesetta. Raggiuntala ci accorgiamo: primo che è chiusa e secondo che proprio di fianco c’è un simpatico parcheggio per auto! La nebbia si è alzata e ora lo spettacolo toglie il fiato.

Decisamente questo è un posto da vedere E’ ora di procedere verso Caen, dove abbiamo prenotato per dormire. Ci avviamo quindi verso Le Havre e passiamo sul ponte di Normandia. Sembra di andare sulle montagne russe, nel senso che prima di arrivare sul ponte ci sono due curve paraboliche e il ponte ha la forma di un gatto quando fa la gobba. Sopra c’è un vento pazzesco. Ci sono dei turisti a piedi, ma noi non ci fermiamo (abbiamo già dato a San Francisco!). Pensavamo che questo ponte fosse più vecchio, invece è stato costruito nel 1995. Naturalmente è a pagamento (5 euro).

Passato il ponte ci fermiamo a Honefleur. E’ una cittadina molto turistica e molto carina. Alcuni nostri amici ci hanno detto che vale la pena fermarsi di sera per mangiare in uno dei ristorantini che affollano il centro, ma noi abbiamo ancora gli occhi pieni di Etretat e non lo apprezziamo fino in fondo.

Facciamo un rapido giro intorno al porto canale e partiamo alla volta di Caen.

7 agosto. Il quarto giorno ci dedichiamo ai luoghi dello sbarco.

Arriviamo ad Arromanches alla mattina presto e dobbiamo dire che il tempo è moooooolto inclemente. Ci saranno 18 gradi e un nebbione che a malapena vediamo i resti delle teste di ponte (nonostante questo c’è un “pazzo” che fa il bagno). Finalmente alle 9 apre il museo e ci tuffiamo dentro.

Qui c’è spiegato come hanno fatto a fare il porto artificiale e vediamo abbigliamenti e armi dell’epoca. Ogni 20 minuti c’è un filmato in italiano che spiega com’è avvenuto lo sbarco.

Nel museo ci hanno dato la brochure di un cinema circolare dove proiettano un filmato sempre riguardante il conflitto… Questo ci fa veramente accapponare la pelle e ci fa pensare che siamo fortunati a vivere in quest’epoca, e che anche grazie al sacrificio di quei giovani possiamo assaporare una vita di pace (potenti permettendo!!) A metà mattina andiamo a Port-en-Bessin dove si trova Omaha Beach la spiaggia dello sbarco. Qui parcheggiamo la macchina a 500 mt (secondo loro) dalla spiaggia e 1 km (secondo loro) dal cimitero americano. Prendiamo un sentierino per il pedoni. Dopo 1 ora di scarpinata in mezzo al nulla più totale senza segnali di alcun genere, arriviamo a vedere la spiaggia dall’alto. La costeggiamo per un’altra buona mezz’ora e presi dalla disperazione (intanto è spuntato il sole e il caldo si fa sentire) usciamo in mezzo a un villaggio vacanze fra gente che si pappa grigliate (alla vista il nostro stomaco rumoreggia).

Finalmente mettiamo i piedi sulla spiaggia, anche qui resti di teste di ponte in mezzo a bambini che fanno castelli di sabbia. Seguiamo la gente verso una collinetta su cui si trovano monumenti ai caduti e cerchiamo di capire dove cavolo abbiamo lasciato l’auto. Mentre camminiamo passiamo di fianco a un cancello e all’interno un parcheggio con le aiuole perfettamente rasate e perfettamente verdi e a Pier viene l’illuminazione “Sta’ a vedere che è il cimitero americano”. La prima cosa che pensiamo è “ok, allora siamo a solo un km dalla macchina” e la seconda è “visto che siamo qui, tanto vale andare a visitarlo.

Anche qui ci viene un po’ di pelle d’oca. Vedere tutte queste croci (quasi 10.000) a perdita d’occhio, ovunque ci si gira, fa pensare e molto. Rimaniamo un po’ lì a girare fra le croci bianche e scorgiamo comitive di americani. Sembra che gli americani che hanno avuto un congiunto caduto qui almeno una volta nella vita devono venire a trovarlo.

Lasciamo un messaggio nel guesbook e ripartiamo alla ricerca dell’auto. Ovviamente subito abbiamo sbagliato strada, ma dopo solo 40 minuti ritroviamo la macchinina e siamo molto felici di ciò, soprattutto le nostre zampette.

Morale: i francesi scarseggiano in segnaletica, cosa di cui ci siamo accorti più di una volta aimhè.

Nel pomeriggio ci spostiamo verso Utah Beach altra spiaggia significativa e pointe du Hoc dove oltre ai resti delle casematte, si trovano anche i crateri causati dai bombardamenti.

Verso sera passiamo per St. Mere Eglise diventato famoso per il paracadutista rimasto appeso alla chiesetta e proseguiamo verso Cherbourg dove ci aspetta l’hotel.

8 agosto. Il quinto giorno rimaniamo in questa punta della Normandia dove ci arrivano segnali dalla telefonia Inglese e andiamo a visitare Cap la Hague. Qui c’à un faro e noi saliamo per 349 scalini per fotografarlo nelle “palle degli occhi”. Proseguiamo poi per Barfleur un paesino di mare minuscolo dove l’acqua è cristallina. Raggiungiamo dalla spiaggia uno scoglio e ci fermiamo 10 minuti in meditazione. Quanto decidiamo di ritornare alla macchina ci accorgiamo che l’acqua ci arriva ai polpacci. Gulp! Per fortuna che ce ne siamo accorti in tempo!! 9 agosto. Il sesto giorno partiamo da Cherbourg verso Rennes. Ci fermiamo un attimo a Granville per visitare il mercato settimanale. Anche questa è una cittadina molto turistica che ha una parte vecchia circondata da mura su cui è possibile fare una passeggiata. Arriviamo a Rennes prima del previsto e non resistiamo al caldo torrido della cittadina. Nonostante sia molto carina, anche questa ha nel centro tutte le case a graticcio, dopo aver mangiato in una pizzeria italiana, torniamo indietro a St. Malo. Moooolto carina questa cittadina che ha la parte vecchia circondata da mura. Molto turistica, spiaggia affollata di turisti. Di fronte alla spiaggia c’è un’isoletta raggiungibile anche a piedi con il Fort National eretto nel 1689, però la marea è già salita e ci si bagnano i piedini. Anche i bagnanti si ritirano pian piano verso le mura incalzati dall’acqua. Facciamo un giro per le viuzze colme di negozi di ogni sorta, e di turisti di ogni risma e incontriamo una statua vivente. Più tardi facciamo un giro sui bastioni prima di tornare alla macchina e a Rennes.

10 agosto. Il settimo giorno siamo gasati come dei palloni aerostatici (soprattutto la Vally) perchè stiamo per affrontare la Foresta di Merlino carica di mistero e magia. Non immaginiamo che sarà il più grosso flop della vacanza. Ci imboschiamo (è proprio il caso di dirlo) fino a raggiungere Paimpont, un paesino in mezzo alla foresta, dove c’è un simpatico negozio di cose strane (personaggi delle leggende bretoni, fate, draghi ecc…) e con 4 gattoni rossi sul prato che dicono “coccolami”. Andiamo all’ufficio di turismo e prendiamo la piantina. Scopriamo così che ci sono un sacco di posti romantici da andare a vedere, dalla “Tomba del Gigante” all’ “Hotie di Viviana”, dalla “Fonte della Giovinezza” alla “Tomba di Merlino”, dalla “Valle senza Ritorno” al “Giardino dei Monaci”…

Bene… Armatevi di santa pazienza, perchè i segnali non esistono e vi dovrete arrangiare da soli. (Sennò che Foresta Incantata sarebbe?) Diciamo che la cosa più simpatica di tutto questo è la tomba di Merlino, piena di bigliettini su cui i bambini di tutto il mondo scrivono pensierini al Mago. Il resto… Bhè ci ha un po’ deluso, sarà stato il caldo torrido, e le lunghe scarpinate, o sarà stato il fatto che le insegne sono inesistenti e si gira come dei matti per cercare i luoghi. Insomma, pensavamo che fosse qualcosa di meglio…

11 agosto. L’ottavo giorno siamo sulla costa di Smeraldo, di nuovo. Andiamo a visitare Cap Frehel, dove si trova un faro e ci sono bellissime passeggiate che costeggiano il mare. Lì vicino c’è Fort La Latte, costruito intorno al 1300. Caratteristico, da vedere.

Nel pomeriggio andiamo a Ploumanac’h (una cosa singolare da quando siamo in Bretagna, sono i cartelli nella doppia lingua, il francese e il bretone) sulla costa di granito rosa e qui il paesaggio è davvero singolare, le rocce sembrano quelle dei Flingstones. Sembrano di cartapesta, finte, tutte così levigate e smussate.

12 agosto. Il nono giorno, un altro punto fermo del nostro viaggio: trovare la “Maison entre le roches”! E’ una casa costruita in mezzo a delle rocce e sembra finta. Abbiamo visto le foto in internet e la Vally ha voluto assolutamente vederla “di persona”. Trovarla è stato un po’ più ostico, meno male che abbiamo incontrato due ragazzi di Reggio Emilia che ci hanno dato una dritta, altrimenti eravamo ancora là che giravamo in tondo. Ritorniamo sulla costa di granito rosa e questa volta andiamo verso Plougascant. Poi teniamo per Le Gouffrè sempre per la strada costiera e andiamo verso Pointe du Chateau. Arrivati a Le Gouffrè parcheggiamo ed ecco che la casina fra le rocce appare come per incanto! Peccato che il proprietario ci abbia parcheggiato davanti la sua scassatissima automobile, altrimenti la foto sarebbe perfetta.

Al pomeriggio partiamo alla volta di Brest. Visitiamo Pointe St. Mathieu, molto carino. Vicino al faro c’è un’abbazia scoperchiata e sconsacrata.

A qualche km di distanza troviamo Plougonvelin dove c’è il Fort Bertheaume costruito su uno scoglio in mezzo al mare. Caratteristico, con la nebbia, carico di fascino.

Verso sera arriviamo a Brest in un quartieraccio stile Bronx che non ci fa dormire tranquilli… Speriamo bene…

13 agosto. Il decimo giorno affrontiamo la penisola del Crozon. Partiamo alla mattina presto verso Camaret e Pointe de Pen-Hir.

Arrivati alla punta, troviamo un monumento ai dispersi nelle tempeste. Facciamo, per un tratto, la passeggiata che costeggia il mare, poi torniamo alla macchina.

Nel ritorno troviamo un altro museo bellico, con delle casematte che danno sulla spiaggia. Ci fermiamo e visitiamo i resti.

Stavolta ci avviamo verso Pointe du Dinan. Lungo la strada troviamo dei menhir allineati e ci fermiamo a fotografarli. Verso sera nel ritorno verso Brest ci fermiamo a Locronan, piccola cittadina caratteristica, che ha mantenuto un’apparenza medievale. Carina, da vedere.

N.B. In tutti questi simpatici posticini il parcheggio è a pagamento.

14 agosto. L’undicesimo giorno visitiamo pointe du Raz, caratteristico perchè ha due fari uno di fronte all’altro. Peccato per la nebbia che ci ha nascosto il secondo. Fotografiamo la statua di Notre-Dame des naufrages posta qui nel 1904 per ricordare che questo tratto di costa è molto insidioso per i naviganti. Anche qui facciamo la passeggiata sulla costa, aspettando che aprano negozi e info turistiche (ci siamo accorti in questo viaggio di essere dei turisti anomali, arriviamo quando non c’è ancora nessuno e ce ne andiamo quando arriva la massa) Nel pomeriggio ci avviamo verso Moelan-sur-mer e passiamo per Concarneau. Non possiamo non fermarci a visitare la cittadella e, veniamo risucchiati da una folla di turisti che rischia di travolgerci. Sembra di essere a S. Marino il 15 agosto. OK, è il 14 e siamo un po’ più a nord, ma l’effetto è lo stesso.

Ci perdiamo fra i negozietti, e dopo aver speso un sacco di soldi ci avviamo verso l’hotel. Passiamo per Pont Aven, dove vorremmo fermarci ma… Vista la ressa di gente… Rinunciamo volentieri e continuiamo alla ricerca del nostro albergo. Stasera ci siamo trattati bene, abbiamo prenotato in uno di quegli alberghi “del silenzio” come li chiamano. Ci addentriamo per 20 minuti in mezzo al bosco fino ad arrivare ad un vecchio borghetto vicino a un mulino.

C’è anche un laghetto con delle papere e un silenzio che urla. E’ bellissimo, dopo essere sopravvissuti a Brest questo e’ un paradiso. (Caro, ma anche il silenzio ha un prezzo, no?) 15 agosto. Il dodicesimo giorno proseguiamo verso la penisola del Quiberon. L’unica cosa da ricordare è che per arrivare a questa cittadina turistica ci vuole un sacco di tempo, perchè è veramente lontana.

Anche qui troviamo un sacco di turisti, alberghi, ristornati e negozi.

E’ ferragosto, ma noi non ci riposiamo! Nel pomeriggio raggiungiamo Carnac e i suoi menhir e sorpresa! vediamo che li hanno recintati, 10 anni fa quando ci eravamo stati ci si poteva tranquillamente passeggiare in mezzo. Hanno fatto bene, però, così non si deteriorano.

16 agosto. Il tredicesimo giorno partiamo presto alla volta di Locmariaquer per visitare “Le Grand Menhir Brisè” e la “Table des merchands”.

Fortunatamente arriviamo troppo presto, il museo è ancora chiuso, apre alle 10 (cioè fra un’ora). Fotografiamo il menhir e il dolmen dal di fuori contenti di risparmiare 8 euro. Il grande menhir è lungo più di 20 metri, ma è sbriciolato già dall’epoca dei romani.

Proseguiamo il nostro viaggio verso il castello di Suscinio. E’ un castello di epoca medievale, parzialmente ricostruito dallo stato, in quanto utilizzato in epoca antica come cava di pietra. E’ carino, e all’interno, per gli appassionati, una mostra di quadri rinascimentali.

17 agosto. Il quattordicesimo giorno partiamo da Trignac e ci facciamo più di 700 km per arrivare a Carcassonne.

Carcassonne è un paese la cui particolarità sta nella cittadella medievale. Non vi neghiamo che ci sono troppi turisti per i nostri gusti, ma vale veramente la pena di essere vista.

La cittadella ci saluta già dalla strada principale e sembra un luogo di fiaba. All’ingresso ci sembra di fare un salto nel passato. In questo periodo ci sono degli spettacoli medievali con cavalieri e giocolieri. Se potete restateci qualche ora e godetevela con calma.

18 agosto. Il quindicesimo si torna a casa.

Vally&Pier



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