Melodie cremonesi e battaglie risorgimentali
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Iniziamo dalla verde Piazza Roma dove consumiamo un pranzo veloce ma sfizioso alla gettonatissima Tramezzeria XXV Aprile. Non si può apprezzare al meglio una città rimanendo a stomaco vuoto. La statua dedicata al maestro liutaio più celebre al mondo Antonio Stradivari ci accoglie nel salotto all’aperto dell’omonima piazza, annunciando l’inscindibile legame, nato oltre cinque secoli fa, tra la storia del capoluogo di provincia lombardo e la liuteria, ovvero l’arte di saper costruire strumenti musicali a corda.
Bisogna tuttavia spostarsi nella limitrofa Piazza del Comune per poter godere appieno del tripudio di bellezze architettoniche custodite nella città. Qui la costruzione più famosa è di certo il Torrazzo, non a caso divenuto il simbolo di Cremona. E’ d’obbligo scalare gli oltre cinquecento gradini, salendo fin sulla sua cima, per due motivi. Il primo, e scontato, per ammirare dall’alto il paesaggio urbano, il secondo, legato al vanto persone, per poter dire di essere saliti sulla torre campanaria più alta d’Europa di ben 112,27 metri. La costruzione acquista eleganza grazie alla parte terminale di forma ottagonale detta Ghirlanda. Edificata a cavallo del 1300 in stile gotico e resa slanciata dagli archi a tutto sesto, poggia su un alta base quadrata più grezza, scandita da aperture e abbellita da una loggia merlata. L’elemento principe del Torrazzo è l’orologio astronomico realizzato nel 1583 durante il periodo prospero della città. E’ reso ancora più visibile dalla cornice in rame sbalzato e nel quadrante spicca la successione delle costellazioni dello zodiaco, gialle su sfondo azzurro. Il Battistero di San Giovanni chiude il lato meridionale della piazza e si riconosce dal suo semplice ma possente stile romanico a pianta ottagonale, caratteristica molto comune in questo tipo di edificio sacro in quanto rievoca l’ottavo giorno, quello resurrezione. Delle tre porte originarie ne rimane soltanto una e sulla lanterna, sopra il tetto, si ammira la statua in bronzo dell’Arcangelo Gabriele.
Lì accanto il Palazzo Comunale non sfigura grazie al portico gotico di archi a sesto acuto e alla lineare forma rettangolare del broletto lombardo, cioè del tipico edificio medievale col colonnato al pian terreno e la sala delle assemblee al livello superiore. Nel 1200, infatti, con il nome di broletto veniva identificata la sede del comune nella quale si regolava la giustizia e si svolgevano le attività dell’amministrazione cittadina. Il colore rosso dei mattoni del Torrazzo, della gran parte del Battistero e del Palazzo Comunale, contrasta con il bianco e il rosa marmorei della Cattedrale di Cremona, dedicata a Santa Maria Assunta e sorta nei primi decenni del XII secolo. Gli elementi a mio parere d’indiscutibile bellezza sono il grande rosone, i due ordini di loggette capaci di donare leggiadria alla facciata e il portale incassato nel protiro. Quest’ultimo appare come un’architettura appoggiata alla parete, dove due leoni stilizzati sorreggono le colonne su cui si adagia la loggia nel cui centro spicca la statua della Madonna col bambino. Se l’esterno appare maestoso ed elegante l’interno, pur essendo imponente, non riesce a pareggiarne lo splendore.
Cremona e l’arte di creare viole, violini, violoncelli, contrabbassi appartengono l’una all’altra. Ce ne accorgiamo osservando i cartelli sistemati agli incroci, tra i quali compaiono le indicazioni per raggiungere le botteghe dei liutai, in inglese violin maker, mischiati a quelli di orafi e osterie. Il Museo del Violino (www.museodelviolino.org) esprime al meglio questo fortissimo legame, vecchio di cinque secoli. Qui è possibile scoprire le vicende storiche di un’eccellenza artigianale del nostro bel paese. Non a caso, poco distante, sorge la scuola internazionale di liuteria, dove i giovani liutai del futuro imparano a fondere tradizione e innovazione al fine di creare strumenti all’avanguardia, in grado di produrre suoni nuovi per il pubblico di domani. Nelle sale del museo s’illustra l’evoluzione di questo intrigante strumento musicale a corda nato nei primi anni del XVI secolo, suonato all’inizio in strada e in poco tempo tramutato in strumento nobile. Siamo rimasti affascinati nell’osservare capolavori d’inestimabile valore creati da Guarnieri, Amati, Ruggieri e dal più celebre di tutti Stradivari. I pezzi sono esposti nella sala detta ‘lo scrigno dei tesori’, dove l’illuminazione a doc, concentrata sugli esemplari, ne esalta al massimo forme e particolari. Se una volta ammirati vi viene voglia di acquistarli, sappiate che dovete disporre d’ingenti capitali anzi, diciamo pure esagerati. Una viola realizzata da Stradivari nel 1719, perfettamente conservata e di cui ne esistono solo altri dieci esemplari nel mondo, è andato all’asta per 45 milioni di dollari mentre un violino, sempre del celebre liutaio cremonese, qualche anno prima è stato venduto per 15,9 milioni di dollari. Nel museo si trovano pure gli attrezzi utilizzati dal maestro per creare i propri capolavori. Si possono inoltre ammirare violini, viole, violoncelli e contrabbassi vincitori dell’olimpiade della liuteria, ovvero del famosissimo Concorso Triennale Internazionale durante il quale, dal 1976, vengono premiate la qualità artigianale e la resa acustica degli strumenti. Le diverse installazioni multimediali, infine, consentono di avvicinarsi con curiosità e semplicità al mondo della liuteria, dove precisione e doti creative devono correre di pari passo per esaltarsi a vicenda e sfociare nella produzione di capolavori artistici. Prima di abbandonare le sale museali bisogna abbandonarsi all’ascolto di questi strumenti ad arco capaci, nelle mani di esperti musicisti, di interpretare i diversi stati d’animo dell’uomo, dall’allegria alla tristezza, dalla leggerezza alla severità (per tutte le informazioni consultate il sito internet del Museo del Violino.
Dove dormire
Grazie alle tariffe segrete dedicate agli iscritti sul sito Hotels.com, e a un ulteriore sconto applicabile sulle prenotazioni a pagamento anticipato, abbiamo potuto concederci un pernottamento al ‘Palace hotel’ di Desenzano del Garda (www.palacehoteldesenzano.it). Davvero un ottimo albergo, facile da raggiungere e in una posizione tranquilla fuori dal centro del paese, elegante, con ampie camere e tantissimi servizi, tra cui due piscine e una spa, indispensabili per scaricare lo stress quotidiano. Essendo con il nostro piccolo Leonardo, a malincuore, non siamo riusciti a usufruirne a causa della mancanza di tempo, in quanto avremmo dovuto accedervi uno alla volta. Vi consiglio quindi di andarci in coppia, per concedervi un week end rilassante senza prole al seguito.
Dove mangiare
A pochi passi dall’albergo è possibile cenare al ristorante steak house ‘La Zattera’ (ristorantelazattera.com), dall’ambiente romantico direttamente sulle rive del lago e dal buon rapporto qualità prezzo, ma non proprio adatto ai bimbi piccoli. Noi abbiamo apprezzato i gnocchi con fonduta di formaggio e tartufo, e i bigoli con pomodorini e pecorino: ottimi sia per il palato che per l’olfatto, grazie ai loro profumi decisi e stuzzicanti.
Desenzano del Garda (e dintorni)
Il lungolago di Desenzano del Garda si rivela un’ottima ‘pista di fondo’ per macinare chilometri col passeggino, scaldati dal tiepido sole della tarda mattinata, rallegrati dai colori e dai profumi delle bancherelle di prodotti alimentari artigianali e accompagnati dal piacevole chiasso delle persone a spasso con cani e bambini, felici di godersi una giornata di riposo all’aria aperta che profuma già di vacanza.
Mentre ci si avvicina al centro si ha una bella vista sul porticciolo con tanto di faro e di lunga banchina gettata sul lago a cui attraccare le barche. La foschia mattutina nasconde all’orizzonte la riva opposta di un Garda che, nella sua parte meridionale, si allarga placido e silenzioso, con le sue acque limpide limpide attraverso le quali si distinguono anche i più piccoli ciottoli colorati. Pare così di trovarsi al mare fuori stagione, quando è ancora troppo presto per sfoggiare corpi e costumi e, invece di stendersi nelle spiaggette, si preferiscono le tante panchine o i tavolini dei locali baciati dal sole. Oltre alla passeggiata sulle sponde del lago è d’obbligo lasciarsi inghiottire dagli edifici storici di Desenzano affacciati sull’ampia strada pianeggiante e pedonale parallela alla riva. Le case si caratterizzano per le loro tinte sfumate, i minuscoli balconcini abbelliti dai fiori e le strette e alte finestre protette da imposte. Da qui si dipanano vicoli dalle lievi pendenze che conducono nel vero cuore abitato del paese in cui vivono i desenzanesi e dove le case sembrano proteggersi le une con le altre contro la pioggia, il sole, il vento e dall’invasione di turisti nella stagione estiva e nei bei week end primaverili.
Su tutto domina il castello (www.comune.desenzano.brescia.it/italian/castello.php) ben visibile dal porto vecchio, la suggestiva darsena che si insinua tra i marciapiedi e i portici. Metafora di un lago abbracciato ai suoi abitanti, che pare vogliano ribadirne l’onnipresenza e insieme a essa l’indissolubile legame tra loro e il Garda. Dell’antico maniere risalente al medioevo rimangono il mastio centrale, delle torrette e le mura perimetrali su cui è stato ripristinato il camminamento di ronda. La vista non è niente male tuttavia l’interno, trasformato in una sorta di arena per spettacoli, non offre certo le suggestioni dell’epoca passata: peccato.
Abbandoniamo la mondanità sulle rive del lago per tuffarci, a circa dieci chilometri di distanza dal centro di Desenzano, in un altro posto immerso nella campagna lombarda, e soprattutto in un diverso periodo storico. A San Martino della Battaglia c’è una torre circolare alta ben 64 metri (www.solferinoesanmartino.it/index.php/it), eretta sul colle più alto del paese in memoria del sovrano Vittorio Emanuele II e di tutti i soldati che combatterono in nome della creazione dell’Unità d’Italia tra il 1848 e il 1870, durante il fervente periodo del Risorgimento italiano. Percorrere la rampa lunga 400 metri per raggiungerne la cima assume quindi un significato evocativo importante, grazie pure ai grandi affreschi raffiguranti le tappe fondamentali del Risorgimento. Una volta usciti alla luce del sole della terrazza sulla sommità si gode di un magnifico panorama sulle curate tenute circostanti, cornici della sponda meridionale del lago di Garda e chiuse all’orizzonte dal profilo delle Prealpi. Nel museo ai piedi della torre sono esposti armi, divise, cannoni, quadri, documenti, bandiere e vari cimeli relativi all’intero periodo risorgimentale, inoltre nella Cappella limitrofa all’area cintata trovano riposo i resti di migliaia di combattenti.
Da questi monumenti emerge prepotente il ricordo della lontana giornata del 24 giugno 1859, quando a San Martino l’esercito piemontese guidato da re Vittorio Emanuele II si scontrò con quello austriaco sotto il comando del generale Von Benedek. Nelle stesse ore, nella vicina Solferino, si scontravano e morivano altre giovani vite. Quelle dei francesi di Napoleone III e degli austriaci comandati dall’imperatore Francesco Giuseppe. In questi pochi chilometri l’Austria perse la guerra e con essa la Lombardia. Tuttavia, al di là dei vincitori e dei vinti, rimarranno per sempre sul campo di battaglia le ombre delle migliaia di morti, oltre 10000, quelle degli innumerevoli feriti, più di 20000, e dei troppi prigionieri o dispersi di cui non si saprà più nulla, ben 11400. Un orrore da ricordare. Un orrore da non ripetere. Un monumento assolutamente da visitare.
I nostri due giorni di stacco dalla routine quotidiana terminano con una bella passeggiata tra le stradine sterrate della florida campagna di questo estremo angolo orientale di Lombardia. Del pranzo non ne abbiamo bisogno vista l’esagerata colazione dolce e salata consumata all’hotel, uno dei momenti più piacevoli dell’essere in vacanza e capace di imprimere una piega felice all’intera giornata.
Mentre vediamo scorrere al nostro fianco gruppi di ciclisti rimpiangiamo per qualche istante la nostra vita a due, libera da impegni e da responsabilità, assetata di luoghi nuovi da scoprire. Poi guardiamo il piccolo Leonardo e capiamo che lui è un’ottima giustificazione al sacrificio della libertà. Infondo insegnargli a viaggiare, a conoscere, a incuriosirsi per tutto il bello presente nel mondo, sarà una delle cose più importanti che potremo fare.