La città di Stradivari, del torrone e di Chiara Ferragni: a 100 chilometri da Milano c’è la città dei VIP di ieri e di oggi

la città di stradivari, del torrone e di chiara ferragni: a 100 chilometri da milano c'è la città dei vip di ieri e di oggi

Anche questa volta siamo partite soltanto io e mia madre e abbiamo dovuto litigare non poco con i ciottoli lungo le strade; come al solito però niente ci ha fermate nell’esplorare le tre città che avevamo puntato, con una particolare predilezione per Cremona, la città delle 3T (Torrazzo, torrone e Tognazzi, ma di varianti ce ne sono davvero a bizzeffe), tutta da scoprire anche se non comodissima per chi si muove su sedia a rotelle. Ma continuate a leggere per scoprire di più sul nostro viaggio.

Diario di viaggio a Cremona

Primo giorno: Crema e il museo diocesano di Cremona

Prima tappa prevista è stata Crema, che non ho capito come mai venga segnalata da tutte le guide, molto più di Cremona, quando a dir la verità da visitare ci sono quasi soltanto delle chiese. La prima tappa però è stata il Museo Civico Cremasco, a causa degli orari di apertura veramente ridotti; abbiamo quindi scoperto la storia del territorio ed una piccola pinacoteca in cui non ci aspettavamo nulla di particolare… e invece ci siamo ritrovate davanti ad un Guercino! Girando poi per il convento che ospita il museo senza tra l’altro incontrare barriere architettoniche, abbiamo scoperto il vecchio refettorio dei monaci, la sala Pietro da Cemmo, che praticamente copia il Cenacolo di Leonardo. Sopra la porta infatti l’affresco dell’Ultima Cena ricalca la composizione di Leonardo, ma anche la scelta di rappresentare la Crocifissione sulla parete di fronte, imita la decorazione del Cenacolo.

Ci siamo poi dirette verso il centro vero e proprio alla ricerca del Duomo. Qui abbiamo scoperto che entrare è un tantino scomodo: se si passa dall’ingresso principale ci si trova un gradino dopo la porta, se si passa dalla porta accanto al vescovado c’è la discesina, ma bisogna superare due porte una dietro l’altra; a voi la scelta. Il Duomo di Crema comunque merita una visita perché ha mantenuto quasi intatto il suo impianto gotico senza che in epoca barocca gli fossero apportate troppe modifiche. Unica eccezione la cappella a sinistra dell’ingresso, che in effetti con la sua opulenza sembra davvero un pesce fuor d’acqua rispetto al resto della chiesa. Osservando bene le pareti si possono inoltre trovare resti di affreschi medioevali. Dopo di ché avevamo una lista di chiese che dovevano essere interessanti e per prima cosa ci siamo incamminate lungo la strada principale verso la chiesa della Santissima Trinità. L’ingresso sulla strada ha due scalini, ma quello laterale è risultato accessibile, dunque siamo entrate… e ci siamo trovate l’altare di fronte! Quella che dalla strada pareva la porta principale è risultata essere un ingresso a circa metà della navata. Questa chiesa ha anche un’altra sorpresa, dietro l’altare un incredibile dipinto crea l’illusione di un’abside semicircolare quando in realtà il muro è piatto, ma bisogna avvicinarsi molto per accorgersene. Come tappa successiva siamo andate a cercare un luogo importante per la devozione popolare di Crema, il Santuario di Santa Maria delle Grazie. La piccola chiesa si trova lungo il perimetro delle antiche mura e non a caso; venne costruita per proteggere un’icona sacra a cui erano state attribuite svariate guarigioni miracolose: la Madonna del Torrione, che come dice il nome stesso era dipinta su una delle torri della cinta muraria. Dopo una pausa per il pranzo abbiamo fatto due passi per la città, ma di chiese ne avevamo viste abbastanza; quindi abbiamo preferito dirigerci all’albergo a Cremona.

Una volta arrivate comunque di passare il pomeriggio lì non se ne parlava neanche, dunque ci siamo riposate un attimo e poi siamo andate a fare due passi per la città. Ci siamo poi dirette al museo diocesano ed al battistero della cattedrale, che sono visitabili con un unico biglietto. Il museo si è rivelato accessibile, anche se a parte la Tavola di Sant’Agata, un’icona molto venerata dai cremonesi, non ci sono cose molto particolari. Il battistero invece in quanto ad accessibilità è un po’ più problematico avendo due scalini davanti, fortunatamente l’addetto al controllo biglietti ci ha dato una mano. All’interno comunque è molto spoglio, anche qui non c’è più di tanto. La cattedrale l’abbiamo rimandata al giorno dopo perché ormai era l’ora del rosario. In compenso nel museo diocesano c’era un video sulle più belle chiese di Cremona e noi ne abbiamo adocchiate due: San Pietro al Po e Sant’Agostino. Evidentemente quella era destino che fosse la giornata dedicata alle chiese, visto che avendo ancora del tempo abbiamo deciso di andare a visitarle. La prima è stata una cosa molto breve: senza il babbo tre scalini non siamo riuscite ad affrontarli. Un vero peccato perché dentro la chiesa è ricoperta di stucchi ed affreschi magnifici (mia madre ovviamente una sbirciatina l’ha data). Con la chiesa di Sant’Agostino abbiamo avuto maggior fortuna: di gradini non me abbiamo trovati. All’interno abbiamo trovato un dipinto del Perugino ed una cappella veramente unica. La Cappella della Passione di Cristo non ha dipinti e nemmeno un altare, i suoi tre lati sono occupati da altrettanti gruppi scultorei in stucco che rappresentano quattro scene appunto della Passione. Vi assicuro che si rimane a bocca aperta lì davanti. A quel punto avevamo davvero fatto il pieno di chiese e siamo tornate in albergo per tirare fiato prima della cena.

Secondo giorno: Cremona

Il secondo giorno lo abbiamo dedicato ai musei di Cremona. Partendo dal Museo Archeologico San Lorenzo, che ironia della sorte si trova… in una chiesa sconsacrata! Per fortuna a parte la pianta e qualche resto di dipinti, non rimane praticamente nulla della chiesa. Al museo ci si può fare un’idea abbastanza precisa di come fossero decorate le case dei ricchi romani, tra mosaici, affreschi, ninfei e pochi ma eleganti mobili. La sorpresa però l’ho avuta dai reperti della necropoli sono riemersi numerosi resti carbonizzati di letti funebri in avorio; di solito i romani cremavano i propri defunti, ma l’immagine che abbiamo noi è che la salma venisse adagiata direttamente sulla pira, al massimo avvolta in un sudario. Invece qui abbiamo la dimostrazione che il corpo venisse sistemato su un letto addirittura con decorazioni d’avorio, considerando che tutto finiva bruciato, dovevano esserci famiglie veramente ricchissime in città. Visto che per arrivare alla meta successiva dovevamo per forza passare di lì, siamo entrate nella cattedrale dall’unico accesso senza gradini, quello del transetto destro, davanti al museo diocesano. Siamo rimaste senza fiato: la chiesa è immensa e non c’è un singolo centimetro libero da decorazioni. A me hanno colpito in particolare gli affreschi sulla controfacciata, ma le decorazioni più curiose le si vede sulle volte del transetto, dove sono sopravvissuti alcuni dipinti quattrocenteschi che illustrano scene del Vecchio testamento in cui i personaggi sono identificabili con delle scritte, scelta decisamente particolare in un’epoca dove la maggioranza della popolazione era analfabeta.

Terza ed immancabile tappa è stato il Museo del Violino, dopotutto siamo nella città di Stradivari. Mi dispiace però dover dire che la visita ci ha parecchio deluse: abbiamo scoperto come si sono evoluti gli strumenti della famiglia dei violini e come si realizzano, tuttavia c’erano degli strumenti di Stradivari, ma quasi nessun accenno alla storia del più famoso liutaio del mondo o al mistero che circonda i suoi strumenti e che vorrebbe che il liutaio usasse un procedimento particolare e che per questo nessuno sia in grado di replicare il suono di uno Stradivari. Un’altra cosa che ci ha piuttosto deluse è stato il fatto che accanto ad alcuni strumenti ci fosse un QR code per ascoltarne il suono; peccato che l’audio dei video fosse a dir poco inascoltabile da quanto era stridulo e per fortuna che si trattava di violini praticamente inestimabili! Il museo però ogni giorno propone delle audizioni in cui vengono suonati alcuni strumenti della collezione; io e mia madre temevamo che ci prendesse troppo tempo e non ci siamo andate e mi sa che abbiamo fatto un errore madornale!

Dopo ci siamo dirette con calma verso quella che doveva essere l’ultima tappa della giornata: il Museo Civico Ala Ponzone, praticamente la pinacoteca di Cremona. Lungo la strada siamo passate davanti alla casa di Stradivari, ma non l’abbiamo visitata perché all’ufficio turistico ci avevano detto che non era assolutamente accessibile è che si poteva entrare soltanto in determinati orari con visita guidata. La casa è abbastanza semplice da identificare mentre si passeggia, visto che davanti c’è una statua di Stradivari a grandezza naturale. Tornando al museo, la visita si è rivelata quasi completamente accessibile, non sono riuscita a visitare solo la sala delle ceramiche perché c’erano cinque scalini. Nel museo abbiamo trovato un San Francesco dipinto da Caravaggio, oltre alle opere provenienti dalla scomparsa chiesa di San Domenico, così abbiamo scoperto perché a Cremona non esista una tomba di Stradivari: il liutaio era stato sepolto in San Domenico e la tomba è andata perduta con la demolizione dell’edificio.

A quel punto tecnicamente il programma della giornata era finito e siamo tornate alla cattedrale perché proprio accanto, una pasticceria per quel giorno sfornava dei tipici dolci cremonesi che si mangiano a metà della Quaresima ed eravamo curiose di assaggiarli. Mentre eravamo lì ci siamo ricordate che ci avevano detto che le sale del comune erano visitabili, quindi abbiamo deciso di andare a dare un’occhiata. L’entrata si trova sul lato del palazzo e non davanti, ma abbiamo trovato l’ascensore. Ci abbiamo messo un attimo a capire che potevamo aggirarci liberamente per le sale del comune, ma era proprio così che funzionava e non eravamo le uniche a farlo. Le sale effettivamente custodiscono dei bei soffitti decorati e vari quadri. Quella dove arriva lo scalone però secondo me era in origine una loggia aperta, a giudicare dai due portoni monumentali che la collegano alle altre stanze. A quel punto avevamo veramente passeggiato abbastanza, era decisamente il momento di andarsi a riposare.

Terzo giorno: Pizzighettone

L’ultimo giorno abbiamo pensato di dirigerci verso il paese di Pizzighettone. Qui per prima cosa siamo andate al Museo Civico. Per farsi aprire bisognava andare a chiedere in biblioteca… non vi dico quanto era eccitata la bibliotecaria quando le abbiamo detto che eravamo lì per vedere il museo! I reperti presenti nel museo vanno dal Paleolitico ad oltre il Medioevo, ma quasi tutti hanno una cosa in comune: sono riemersi dal fiume Adda dopo le piene. Proprio accanto all’ascensore si trova una piroga in legno di quercia. I reperti più numerosi sono però frammenti di armi, gettate o perse nel fiume dai soldati della fortezza. Purtroppo è inutile cercarla in paese, malgrado le mura e le casematte siano rimaste quasi intatte la fortezza è praticamente scomparsa e al suo posto si trova oggi un parco. L’unica parte ancora in piedi è la Torre del Guado, detta anche Prigione di Francesco I. Proprio in questa torre infatti nel 1525 l’imperatore Carlo V d’Asburgo fece rinchiudere il re di Francia Francesco I, dopo averlo sconfitto e catturato nella battaglia di Pavia. Il paese ha anche alcune chiese molto caratteristiche, ma purtroppo il Museo Civico è l’unica cosa aperta anche durante la settimana; tutto il resto, dai musei che si trovano all’interno delle casematte alle chiese, è visitabile soltanto nei weekend o esclusivamente la domenica e con visite guidate. Anche se era presto non avevamo trovato nient’altro che fosse aperto nei dintorni, dunque siamo tornate verso casa.

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