[MARCHE] Frasassi-Fabriano-Pioraco-Recanati-Loreto
* Campodonico Frazione di Fabriano (AN) Il nome del piccolo agglomerato urbano (si tratta di poche casette) deriva dall’unione di due termini “Campus” e “Dominus”, ossia, proprietà dei soli abitanti. L’unica zona nel periodo medievale a non essere parte di un feudo.
* Campodonico Sentiero Pineta E’ possibile percorrere un sentiero tracciato tra piante e arbusti del bosco. Al termine una strada ciottolata conduce all’ingresso della struttura ricettiva dove abbiamo alloggiato. Io ho voluto arrivare quasi alla cima ma dopo 1 ora e mezza di cammino ho dovuto desistere per non affrontare ancora più la lunga discesa del ritorno. Poco più giù è possibile visitare (se aperta) un’ abbazia secolare lasciata però in stato di abbandono.
* Belvedere (Fabriano AN) Da qui si può ammirare un bel panorama dopo aver attraversato un ponticello. Le prima costruzioni che si vedono sono delle case mobili dei terremotati che oggi pian piano si stanno spostando nel piccolo agglomerato urbano ricostruito.
* Grotte di Frasassi Frazione San Vittore, Genga AN Belle le Grotte da visitare, suddivisi in 5 zone, quelle più grandi si visitano solo previo appuntamento in divisa speleologica fornita. Più avanti si trova il Tempio della Madonna Canova Beata Vergine da Frasassi (Vicino a Grotte) del Periodo di Leone XII° * Museo Speleocarsico San Vittore – Genga (AN) Nel prezzo del biglietto delle Grotte di Frasassi è compresa la visita al Museo Speleocarsico di S. Vittore.
Diviso in 3 piani, ciascuna mostra le 3 diverse discipline legate alla speleologia.
* Fabriano (AN) Ecco i maggiori punti di interesse da visitare della cittadina famosa anche nella storia per la produzione della Carta.
1. Museo della Carta e della Filigrana (Chiosco San Domenico) 2. Museo Mestieri in Bicicletta 3. Museo della Civiltà Contadina 4. Teatro Gentile 5. Piazza del Comune 6. Chiosco San Francesco: Fontana con Rinero.
Nel Museo della Carta e della Filigrana ho scoperto le sue origini, come veniva e ancora viene prodotta: nella Gualchiera Medievale (come veniva chiamata anticamente la cartiera) dalla triturazione di pezzi di stoffa e cotone con la Pila Idraulica a Magli Multipli per ricavare la cellulosa (più avanti si scoprirà un processo che grazie alla soda caustica riuscirà ad estrarla dal legno degli alberi) alla separazione delle parti solide da quelle liquide compiuta da abili operai tramite un setaccio (forme). L’abilità era quella di far uniformare con un movimento ondultario sincronizzato, in tutti i punti ben bene lo strato che si veniva a creare e che in quantità di 250/500 pezzi veniva poi pressato per dare la sembianza e la sagoma a quello che pian piano diveniva un foglio di carta. Data la porosità del semilavorato (qualsiasi tipo di inchiostro sarebbe scomparso perchè assorbito), i fogli venivano immersi nella colla e poi lasciati appesi ad asciugare. I tempi di asciugamento potevano partire da qualche ora in estate a settimane intere in inverno. Prima di allora esisteva il papiro inventato dagli antichi egiziani ma il costo per estrarlo era troppo esoso oltre che di difficile reperibilità per quelli che erano i consumi. Probabilmente furono i paesi arabi ad inventare i procedimenti di produzione che poi furono portati in Italia (e non si è ancora accertato io motivi delle origini a Fabriano). All’epoca la mobilità tra paesi anche lontani era notevole nonostante i mezzi di trasporto erano quelli che l’epoca consentiva. Dal papiro l’origine del nome, infatti in tutti gli stati europei, quello che in Italia veniva chiamata carta negli altri diveniva, paper (in inglese), papier (francese o tedesco). In Italia il nome “Carta” rimane perchè con il termine di origine latina si definiva l’uso per il quale era destinato ciò che doveva essere scritto, ossia “Documento”.
Grazie al centro principale di tipografia localizzato a Venezia dopo la scoperta della macchina da scrivere e all’indotto che ne scaturiva, l’industria prese piede in Italia diffondendosi oltre che a Fabriano anche nei principali porti marinari e città come Genova e Pisa ma tale successo si frenò quando lo Stato Pontificio bloccò la produzione di quei libri definiti “proibiti” come la traduzione del Corano o di quelle opere che venivano prodotte per divulgare il Protestantesimo di Lutero (ora che esisteva un mezzo per diffondere la cultura la Chiesa doveva fare attenzione a quello che veniva divulgato). Questo portò altri stati europei come Francia e Inghilterra a proseguire tale attività.
I processi rudimentali vennero trasformati con le nuove tecnologie in lavorazioni che consentirono con minor lavoro umano maggiore rendimento. Ad esempio la macchina che serviva per triturare la materia prima tramite una pressa venne sostituita, verso la metà del 600, grazie ad un’ invenzione olandese, con un cilindro costituito da lamelle trasversali che strofinandosi l’una con l’altra tagliavano e minuzzavano i pezzi di stoffa. Tale sistema era di gran lunga più veloce ed efficiente rispetto alla pressa tradizionale che richiedeva una forza scaturita dall’energia dell’acqua di torrente, potenziale che in Olanda essendo un territorio pianeggiante non era disponibile in grande risorsa. In Francia, venne sostituita più tardi da un sistema che in modo automatico, anche se originariamente più lento rispetto a quello prodotto dalla forza umana, era in grado di produrre un foglio continuo largo 4 metri ma lungo 30/60 metri. Anche qui la necessità aguzzò l’ingegno dato che gli operai in un clima rivoluzionario non volevano lavorare e l’azienda doveva comunque produrre dei documenti che servivano al finanziamento delle correnti rivoluzionarie dell’epoca per vendere in tempi rapidi tutto il tesoro del clero. Ad inventarlo fu un certo Sig. Rober che non aveva nessuno concetto di meccanica e che in origine era un semplice contabile. Quando l’uso della nuova macchina iniziò a diventare rilevante e proficuo anche per la produzione della carta da parati sempre più in voga in quei tempi, diverse cause giudiziarie tra il suo inventore e chi aveva finanziato il progetto per il riconoscimento dei diritti, portarono alla fine a vendere il suo brevetto agli inglesi che successivamente grazie alla scoperta del vapore in piena rivoluzione industriale poterono potenziare l’invenzione che si servì anche di un nastro trasportatore e di un asciugatore artificiale automatico. Senza saperlo il sig. Rober aveva creato il prototipo degli attuali sistemi che oggi consentono a velocità incredibile la produzione industriale di fogli larghi 60 metro e lunghi kilometri. Oggi le Cartiere di Fabriano hanno una macchina del genere ma ne esistono di più potenti nei 3 maggiori Paesi al mondo di produzione cartaria: Canada, Finlandia e Cina. E mentre le altre città italiane subivano la crisi, Fabriano percorse un successo controcorrente ritagliandosi una nicchia di mercato con la produzione della carta preziosa e di lusso (come le pergamene) oltre a creare un nuovo sistema che consentiva innovative misure antifalsificazione delle banconote che ormai iniziavano sempre di più a diffondersi. Venne quindi realizzata a Fabriano la filigrana (che inizialmente era solo un suo marchio per contraddistinguere la sua produzione dalla altre.. Era l’unica che sapeva farlo anche se occorreva solo saldare al setaccio (moduli filigranatori) un filo di ferro sagomato della forma della filigrana che si intendeva imprimere) e più tardi la filigrana al chiaro scuro con la quale in controluce era possibile individuare traccie indelebili e originali delle banconote legali. Il sistema si basa sulla maggiore o minore trasparenza del foglio nei punti in cui c’è meno o più materiale. L’effetto scaturisce quindi da un maggiore o un minore assorbimento della luce che filtrata crea più o meno luminosità. Per realizzarlo occorreva l’abilità di un incisore che lavora scavandolo il calco di cera facendo passare dosi maggiori o minori di grafite. Dal calco si produce una forma e controforma (speculari) che impresse sul settaccio producono la filigrana sullo strato del foglio di cellulosa prima dell’incollaggio. Fu un abitante di Fabriano, un certo Miliano che portò questa tecnica chiedendo in prestito allo Stato Pontificio con cui aveva i contatti, uno dei migliori incisori di quei tempi per insegnare l’arte a quelli che sarebbero poi divenuti i suoi operai. Mussolini bloccò la vendita negli anni 20/30 delle Cartiere intuendone la produzione strategica e fino al 2001 sono state aziende dello Stato, successivamente sono state vendute al Gruppo Fedrigoni.
Le Cartiere Fabriano hanno prodotto i calchi delle filigrane della moneta Euro che viene prodotto in 3 diverse nazioni, Italia, Francia e 2 in Germania. Il codice impresso forma una serie di cifre che sommate devono dare il numero 7 se ad essere stampate è l’Italia (contraddistino da “S”). L’euro è riconosciuta la moneta meno falsificabile al mondo (per la stampa di ogni banconota lo Stato Italiano spende circa 30 centesimi) anche per altri sistemi di sicurezza quali quella dei coloranti fosforescenti introvabili sul mercato che rendono alla luce forte in alcuni punti la banconota di colore diverso da quello originale.
Oggi con l’era tecnologica anche l’avvento di ebook o di strumenti quali l’iphone non ha ridotto la produzione di carta che anzi ogni anno aumenta sempre di più perchè destinata ad usi sempre diversificati come la carta utilizzata in ambito sanitario oppure la carta fotografica o tradizionale che ciascuno di noi usa per stampare con il proprio pc di casa e ufficio. Inoltre mentre al momento non si conosce la capacità di conservazione nel tempo dei nuovi mezzi tecnologici, mentre si conosce da secoli quello della carta.
Il Museo presenta la dimostrazione dei processi produttivi dai tempi che furono e tutte le apparecchiature e le macchine del tempo. I lavori realizzati delle filigrane con i maggiori personaggi della storia, i calchi, i diversi tipi di carta, alcuni filmati che illustrano tutti i procedimenti del passato e attuali.
* Pioraco (MC) La cittadina accoglie i suoi ospiti con una ponte sotto il quale corre un corso d’acqua, si tratta del ponte romano Marrone, vecchia derivazione della antica via Flaminia. Negli specchi di acqua alloggiano dei bei cigni. Il Centro storico è costituito da viuzze, piccoli passaggi da cui è possibile scorgere dei bellissimi panorami. Qui c’è anche una Cartieria, filiale di Fabriano dove si possono assistere a delle dimostrazioni che illustrano come si produce la carta.
*Pioraco – Sentiero Vulgacci (AN) A Pioraco e’ raggiungibile da 3 punti diversi: 1. Dalla Croce (percorso opposto al 3° più lungo per gli amanti dell’avventura) : si prende difronte al ponte dove si può ammirare una casa diroccata tra le roccie. Il percorso cinge tutta la collina, è ristretto e impervio, in alcuni tratti sembra sparire tra la ghiaia, in altri è così scosceso da essere pericoloso. Di qui si può ammirare il panorama della cittadina. 2. Dopo la galleria all’uscita della città e scendendo giù dove si trova la Cartieria, filiale di Fabriano 3. Il più facile: arrivati a Pioraco, prendere via Gramsci di fronte alla piazzetta. Dopo 50 mt, svoltare a sinistra (Ina assicurazione) e prendere una strettoia che porta direttamente e in brevissimo tempo alle cascate e al ponticello in legno.
* Recanati MC Bella cittadina, quasi ogni singolo edificio è dedicato al suo più importante concittadino, la Piazza (grande e maestosa rispetto alle dimensioni urbane), il Colle, le Scuole, la Torre.
E’ possibile raggiungere Recanati con 2 percorsi diversi da Campodonico: 1. Pioraco-San Severino-Macerata 77,5 km – circa 1 ora 20 min 2. Fabriano-Jesi/Roma direzione Ancona Nord 117 km – circa 1 ora 35 min Il secondo percorso è più lungo ma più agevole perchè in parte attraversato dalla super strada.
* Casa Leopardi Recanati MC Il Biglietto completo di Casa Leopardi consente la visita di una mostra alla vita e alle maggiori opere (originali) di Giacomo Leopardi ma soprattutto una visita guidata alla Biblioteca e quindi a quella che è stata la sua abitazione, luogo ancora di residenza della contessa Anna Maria dal Pero Bertini (a cui si può chiedere con un permesso formale di leggere i libri della sua collezione) moglie di Pierfrancesco Leopardi che morì nel 1979. Oggi l’ultimo Leopardi è il piccolo Ettore di 1 anno. Nella mostra ogni opera è accompagnata da un verso significativo dell’autore e dalla sua biografia oltre che una serie di riflessioni e anedotti difficilmente trovabili nei libri di Storia su tutto quello che fu il percorso culturale e scientifico (non era solo un letterato ma anche uno scienziato) del giovane e meno giovane Leopardi. La mostra è davvero interessante perchè riflette la vita e la cultura di quei tempi. Il padre, il Conte Monaldo, unico nobile di città, e dipendente dello Stato Pontificio, era Gonfaloniere, ossia quello che oggi viene definito il sindaco. All’inizio della mostra guidata è possibile leggere delle sue attività in alcuni documenti dell’epoca.
Il Conte Monaldo spinto dalla passione per i libri riuscì a costruire una biblioteca di 12.000 libri poi estesa a 20.000 grazie all’opera dei suoi 2 figli. La sua passione smisurata per la lettura lo portò ad una serie di debiti, ed è per questo motivo che poi a prendere le redini della famiglia fu la moglie Adelaide Antici (sposata contro la volontà dei loro genitori) lasciando al padre il compito dell’educazione dei figli che in tutto erano 7. Oltre al primogenito Giacomo vennero alla luce negli anni successivi, Carlo, Paolina (l’unica donna di famiglia che non si sposò mai perchè molto impegnata a seguire i familiari oltre che troppo intelligente per quei tempi) 2 Luigi (di cui uno morì a 24 anni) e l’ultimogenito Pierfrancesco a cui fu destinata la successione dei Leopardi. (in una delle sale è disponibile la visione dell’albero genealogico realizzata dagli studi del padre Monaldo). Lo sviluppo della Biblioteca fu favorito anche dal mercato nero di quei libri anche definiti proibiti (la Chiesa ne consentiva la conservazione solo se raccolti in unico scaffale chiuso e coperto da grata) che furono messi al bando dallo Stato Pontificio oltre che dalla raccolta di diverse opere in luoghi concentrati per i timori che venissero sottratti dagli invasori che ogni tanto si avvicendavano a seconda della battaglia del momento storico. Il giovanissimo Leopardi era già un piccolo genio quando apprese a soli 10 anni con i suoi precettori, il Latino. A 14 anni apprese da solo, con l’aiuto della Bibbia Poliglotta (con il metodo della comparazione di scritti equivalenti), il Greco e l’Ebraico. Sempre a 14 anni, l’insegnante dovette abbandonare la sua missione perchè non aveva altro da insegnarli, anzi, come riferì lui stesso, le parti si erano invertite. I 7 anni successivi di studio matto e disperato furono quelli che gli sono serviti per leggere le prime 12.000 opere del padre tanto da divenire quasi cieco e dover cercare aiuto nel fratello Carlo e successivamente in Paolina. Nel corso delle sue letture quotidiane, il suo studio era interrotto dal lavoro di Teresa del palazzo accanto che purtroppo mori’ a soli 18 anni di tubercolosi. Dieci anni più tardi, grazie ai suoi ricordi, ella divenne protagonista di una delle sue opere ma con il nome di Silvia. Silvia era più confacente allo stile delle sue opere, era un nome meno conosciuto ma soprattutto era la donna alla quale si riferì il suo autore preferito: Torquato Tasso (il momento più bello della sua vita fu quello in cui visitò la sua tomba a Roma). Inoltre Giacomo non aveva avuto alcuna relazione con lei.
La Biblioteca (che è a tutti gli effetti una casa privata) e l’intera struttura si presenta così com’era a quei tempi, persino il pavimento in cotto grezzo è stato riscoperto nel corso dell’ultimo restauro. Anche la suddivisione (religiosa di un’intera sala) e per genere (la sala successiva) e tema è rimasto invariata con le indicazioni e segnaposto originarie.
La Biblioteca era aperta gratuitamente a tutti, ovviamente il Conte Monaldo non si aspettava gli abitanti di Recanati, dediti all’agricoltura e impegnati tutta la giornata per sopravvivere ma tutti quei nobili che potevano essere interessati e che putroppo non vennero mai. Probabilmente il frutto del suo lavoro fu comunque esaudito dallo studio del figlio Giacomo che costituisce forse la pura espressione di tutta quella cultura del tempo che probabilmente nessuno aveva mai raccolto e concentrato così bene e in un unico luogo. Se non fosse esistita la Bibilioteca forse non sarebbe mai esistito il Giacomo Leopardi che oggi conosciamo e di cui si parla tanto nella nostra letteratura e antologia ? Nella penultima sala una serie di dipinti individuano, genitori, figli e nipoti Leopardi. Una credenza a vetri riporta il tipo di scrittura (4 fasi da quella ordinata e curata a quella veloce ed estemporanea) utilizzato da Giacomo Leopardi nel corso della sua vita.
L’educazione impartita dal padre era all’avanguardia rispetto a quella che erano i tempi dell’epoca, non costringeva ma faceva scaturire quella genuina curiosità di studio e lettura. Ad esempio, sottoponeva i figli ad una serie di gare linguistiche pubbliche, nell’ultima sala è possibile dare uno sguardo ai testi della competizione oltre che alla disposizione dei banchi dietro ai quali sedevano i figli per ricevere la quotidiana lezione, ciascuno da un suo precetto. Il Conte Monaldo riuscì persino ad avere dalla Chiesa il permesso di far leggere quei libri proibiti ai suoi figli e cosa eccezionale a Paolina, una donna che a quei tempi, come tutte le altre, era destinata solo agli affari di casa e ad un promesso matrimonio. Interessante il passaporto con il quale Giacomo intendeva far visita a Milano, città che a quei tempi faceva parte dell’Impero Austroungarico e quindi fuori dai confini dello Stato Pontificio. Putroppo questo documento arrivò nelle mani del padre Monaldo, e Giacomo non riuscì più a realizzare il suo progetto.
Proprio nel corso della mia visita apprendo che Fabio Corvatta, sindaco di Recanati è divenuto il Presidente del Centro Nazionale degli Studi Leopardiani, lo ha nominato il Ministro dei Beni Culturali. Succede a Francesco Foschi che ha ricoperto questo incarico per ben 20 anni.
Il Centro è nato nel 1937 con lo scopo di diffondere l’opera di Giacomo Leopardi in Italia e nel Mondo.
Ecco il video del TG regionale RAI delle Marche (edizione delle 14.00 del 21 Agosto 2008 in cui ero stato ripreso come turista.. Scena purtroppo tagliata alla fonte) * Colle l’Infinito Recanati MC Si tratta del colle della sua città che Giacomo Leopardi citò in una delle sue famose opere: appunto l’Infinito * Loreto AN Luogo di Storia e Religione dove si può visitare il famoso Santuario di Loreto .