Lombardia medievale, un viaggio tra borghi e monumenti d’altri tempi

Dai mulini e le fucine di Bienno in Val Camonica ai campanili e le chiese di Bergamo Città Alta.
Scritto da: alvinktm
lombardia medievale, un viaggio tra borghi e monumenti d'altri tempi
Partenza il: 01/02/2020
Ritorno il: 02/02/2020
Viaggiatori: 3
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Inauguriamo febbraio con la scoperta di due borghi medievali incantevoli poco distanti da casa nostra. Solo il passo dell’Aprica divide infatti la Valtellina, dove viviamo, dalla Val Camonica, due vallate vicine eppure ben distinte per tradizioni, tipicità gastronomiche e storia. Mentre la Valtellina sopportava la brutale dominazione dei Grigioni, la Val Camonica giurava fedeltà alla Repubblica di Venezia. Nella valle camuna si tramandano storie di streghe e di uno strano animale mitologico che si nasconde nei boschi, il Badalisc, si gustano il pane all’uva e la spongada, una sorta di focaccia dolce, e con i casoncelli si viene contaminati dai sapori bergamaschi.

Bienno, uno dei Borghi più belli d’Italia

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Scegliamo di visitare Bienno, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia e che si è guadagnato la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per via delle sue numerose bellezze da scoprire a passo lento lungo i viottoli lastricati.

Stretto tra due ali di case vecchie, all’ombra di volte, archetti in sasso e lampade pendenti in ferro, si segue il percorso dell’acqua attraverso le tante fontane i cui zampilli rallegrano e, d’estate, rinfrescano il paese, e si ascolta il racconto delle pietre. Sì, perché i sassi che compongono il paese ne conservano la storia e se potessero parlare ci narrerebbero le vicende delle persone e degli animali che tra di essi hanno trovato, e trovano tutt’oggi, rifugio.

Un percorso ad anello inizia dal municipio, proprio vicino ai parcheggi e al grande e attrezzatissimo parco giochi, e conduce alla scoperta degli edifici storici di maggiore pregio fino alla chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, dove la ricostruzione animata della Fucina Pi del Fra 1935 cattura l’attenzione. Poi si ammirano la torre Avanzini, dominante il borgo, e Casa Bettoni, dimora rinascimentale dei nobili del ‘400. Nonostante sui suoi muri i segni del tempo siano ben visibili, il palazzo trasuda ancora eleganza grazie al portico e al loggiato. Risalente allo stesso periodo e con caratteristiche simili, se pur in dimensione ridotta, c’è Casa Valiga, anche detta degli artisti.

Non a caso Bienno è soprannominato il borgo degli artisti e il comune, con un Bando aperto fino al 31 marzo, intende assegnare residenze e botteghe per l’anno 2020 a pittori, scultori, musicisti e artigiani che vogliono vivere e lavorare a Bienno per periodi prestabiliti. La massima espressività artistica esplode l’ultima settimana di agosto in un evento di livello nazionale e internazionale, la Mostra Mercato, che nel 2019 ha centrato la XXIX edizione.

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A scandire da oltre mille anni la vita degli abitanti è il costante fluire dell’acqua nel Vaso Re. Trattasi di un canale artificiale derivato dal torrente Grigna che, prima di gettarsi nel fiume Oglio, ha alimentato nel corso dei secoli fucine, mulini, segherie, opifici e non solo. Di notte, quando le attività erano chiuse, le sue acque venivano utilizzate per irrigare i campi e per soddisfare le attività umane come riempire i lavatoi e lavare le strade. Un metodo davvero ingegnoso e, come si direbbe oggi, multitasking.

Particolari condotte aeree convogliavano l’acqua sulle pale delle ruote dei mulini. L’energia generata faceva girare gli ingranaggi che a loro volta, tramite l’asse, azionavano le macine per la molitura dei cereali. Tale operazione la si può osservare al Mulino Museo, un complesso risalente al XV secolo, ricostruito a seguito dell’alluvione del 1634 e giunto intatto fino a noi: incredibile. Varcarne la soglia significa cambiare dimensione temporale e la scritta emblematica incisa nel legno ‘qui il tempo si è fermato’ lo testimonia.

Lo stesso principio era impiegato negli opifici dove il Vaso Re serviva al funzionamento dei magli e delle mole, e produceva l’aria necessaria all’insufflazione nel forno. Tutto questo è documentato nella Fucina, rimasta attiva fino agli anni ’80 dello scorso secolo, e ora trasformata nel Museo etnografico del ferro. Qui un ragazzo simpaticissimo e preparato mostra al pubblico come si lavorava questo materiale, impiegando i macchinari originali ancora oggi in funzione. Le dimostrazioni risultano molto interessanti e coinvolgenti sia per i grandi che per i piccoli. Basti pensare che il nostro Leonardo di tre anni le ha ascoltate, e soprattutto guardate, a bocca aperta. Impressionante e rumoroso il grosso maglio, il cui braccio è costituito da un robusto tronco in legno di noce. Vedendolo in azione si comprende sia l’ingegnosità delle persone che lo hanno costruito, sia la durezza del mestiere di fabbro di un tempo.

Se dopo la camminata per il borgo e la miriade di attrazioni visitate vi è venuta fame, potete apprezzare, come abbiamo fatto noi, l’ottima pizza del ristorante Victoria, a due passi dalla Fucina Museo. Il personale gentile, il servizio rapido e il menù per bambini rappresentano il valore aggiunto del locale.

Quindi è piacevole passeggiare per una ventina di minuti fino all’Eremo dei Santi Pietro e Paolo. Il convento francescano fondato nel 1230 si sviluppa intorno ai due chiostri, gli elementi architettonici più caratteristici dell’intero complesso. Uno, il più grande, si affaccia sulla vallata mentre l’altro, di minori dimensioni, intimo e più articolato, è protetto dalle mura in sasso del monastero.

Sulla via del ritorno verso il centro del paese deviamo su una stradina ripidissima che si inerpica sui fianchi di una collina boscosa. Sul culmine si erge la grande Statua del Cristo Re. La scultura impressiona per le sue dimensioni e il rivestimento in oro zecchino. Eretta per celebrare i patti lateranensi e quindi la pace fra il Vaticano e il Regno d’Italia, dal 1931 osserva la valle dal colle della Maddalena.

Poco più di un’ora di strada in auto ci divide dal luogo in cui trascorreremo la serata. Si tratta del centro commerciale Oriocenter, antistante all’aeroporto di Orio al Serio.

Durante il periodo invernale, o se ci troviamo a Orio per viaggiare in aereo, usufruiamo spesso dei servizi offerti dal megastore. Negozi a parte, infatti, a Oriocenter sono presenti un’area bimbi custodita a pagamento, una zona gioco libera nella nuova area food, ristoranti e fast food di ogni tipo e per qualsiasi palato, e l’Uci Cinemas con ben 14 sale. Gioco, cena informale e cinema è il trittico perfetto per soddisfare le esigenze di una famiglia come la nostra…e il divertimento è assicurato.

Per il pernottamento scegliamo l’hotel Borgo Brianteo di Ponte San Pietro, a soli venti minuti su strade a scorrimento veloce. Conosciamo già l’albergo quattro stelle ed essendoci trovati benissimo vi torniamo volentieri. La posizione tranquilla ma strategica, il parcheggio privato gratuito e il personale cortese, le camere ampie e pulite, la colazione eccellente, varia e abbondante, la zona bimbi accanto alla libreria fornita di meravigliosi libri di fotografia e l’ottimo rapporto qualità prezzo, costruiscono il luogo ideale per soggiornare.

Passeggiare per Bergamo alta

bergamo alta

Se il sabato lo abbiamo dedicato a Bienno, la domenica siamo pronti a tornare in un luogo ricco di fascino: Bergamo città alta.

Il modo migliore per raggiungerlo è lasciare l’auto in una della autorimesse a pagamento limitrofe a Piazzale della Repubblica. Da lì comincia la salita dolce che conduce a Viale delle Mura. Come lascia intendere il nome, la strada lambisce il nucleo storico cittadino e si snoda sull’antica cinta muraria eretta dalla Repubblica di Venezia nel XVI secolo. La dominazione veneziana è ricordata dal bassorilievo scolpito sulla maestosa Porta San Giacomo, il leone, emblema della Repubblica Veneta.

Proseguiamo girando letteralmente attorno a ‘Berghem de Sura’, così si chiama in dialetto, godendo dei bei panorami sulla ‘Berghem de Sota’ e sui colli che circondano e sopra cui si sviluppa la cittadella. La successiva Porta Sant’Alessandro segna l’inizio del selciato dalle pendenze importanti che guida sino al parco castello di San Vigilio. Le soste per riprendere fiato sono d’obbligo e consentono di ammirare il panorama verso il basso, sulle torri, le cupole e i campanili della Città Alta la cui visione più completa e fascinosa si apre in corrispondenza dell’arrivo della funicolare.

Sì, perché un altro modo, meno faticoso, di raggiungere il centro storico alto, e poi San Vigilio, sono i trenini mossi da fune. Tuttavia le code alle stazioni di partenza che si creano in particolare nei fine settimana e la bellezza della passeggiata mi spingono a sconsigliare l’utilizzo della funicolare. Un ultimo sforzo consente di superare i gradini che conducono alla terrazza panoramica adagiata sopra le rovine della rocca di San Vigilio, della quale rimangono soltanto alcuni segmenti murari e i sotterranei (non visitabili). Inutile dire che la vista è sublime, si posa sulle lussuose ville incastonate nei fianchi delle colline e abbraccia i profili montuosi delle Prealpi Orobie.

Sazi del panorama possiamo scendere e varcare di nuovo Porta Sant’Alessandro per tuffarci nel via vai di turisti di Bergamo Alta. Esistono altri tre accessi alla cittadella dislocati lungo il perimetro delle mura, Porta San Giacomo, Sant’Agostino, San Lorenzo e ognuno di essi deve il nome alle chiese limitrofe un tempo esistenti. Purtroppo, tranne quella di Sant’Agostino, gli edifici religiosi sono stati demoliti nel 1561 per costruire la fortificazione che vediamo oggi.

Museo Civico di Scienze Naturali

mammut di bergamo

Il mammut lanoso di Bergamo. Copyright foto: www.museoscienzebergamo.it

Prima tappa obbligatoria se viaggiate con i figli è il Museo Civico di Scienze Naturali E. Caffi. L’orario continuato nei weekend, dalle 10 alle 18, e il prezzo d’ingresso di 3 euro (gratuito per i minori di 18 anni) ne incentivano la visita. Si viene accolti dalla riproduzione di un grande mammut assieme al proprio piccolo, quindi i bambini possono divertirsi ascoltando il canto degli uccelli e toccando la pelliccia ben conservata di alcune specie animale. Si osserva lo scheletro di un cervo fossile estinto e risalente a 700 mila anni fa assieme alle collezioni mineralogiche, geologiche, zoologiche e ai numerosi fossili di pesci, crostacei, rettili provenienti dalle vicine valli bergamasche che anticamente erano dei fondali marini tropicali. Fra tutti i reperti ci ha impressionato il cristallo di fluorite, il più grande rinvenuto nelle miniere intorno a Bergamo, facente parte della collezione privata di Franco Maida e donata dai famigliari del defunto collezionista al museo nel 2016. Laboratori didattici, tavoli con fogli e pennarelli distribuiti nelle sale e una zona con macchinette di snack e caffè completano l’offerta per le famiglie, contribuendo a rendere la visita piacevole.

Museo di Scienze naturali a parte, le attrazioni di Bergamo Alta sono davvero molte. A partire dai viottoli su cui si affacciano pasticcerie, botteghe d’artigianato e ristoranti tipici dagli interni in legno e sasso a vista.

È impossibile non assaggiare, seduti ai tavolini di una trattoria, o a casa propria dopo averli acquistati nelle gastronomie, i ‘casonsei’ o casoncelli. Il curioso appellativo è dovuto alla loro forma che ricorda vagamente quella di un piccolo calzone e che custodisce un ripieno di carne, grana, spezie avvolto da una sfoglia di pasta gialla. Merita una citazione anche la ‘polenta e osei’. Nonostante il nome possa trarre in inganno non si tratta di un primo piatto, bensì di una deliziosa cupola di pan di spagna con crema al burro di cioccolato e nocciola, ricoperta di pasta di mandorle gialla e sormontata da un cioccolatino a forma di uccellino adagiato su un ‘nido’ di marmellata.

Piazza Vecchia

piazza vecchia bergamo

A stomaco pieno si è pronti a farsi ammaliare dalla scenografica Piazza Vecchia, per secoli centro rappresentativo del governo cittadino, e rimasta pressoché invariata dal XV. Intorno a essa sorge il Palazzo della Ragione (o Palazzo Vecchio) affiancato dal Palazzo del Podestà e opposto al Palazzo Nuovo, sede della Biblioteca civica Angelo Mai. La piazza è impreziosita dalla bella fontana centrale e dominata dalla Torre Civica (o Campanone). Quest’ultima, con i suoi 52,76 metri di altezza, è la più alta della città e fu costruita alla fine del secolo XII dalla famiglia nobile Suardi. Un tempo, i rintocchi della sua campana maggiore segnalavano il coprifuoco serale, le sedute del consiglio e gli eventi felici e dolorosi della città. E’ possibile accedere alla sommità e godere di un paesaggio unico che spazia a 360° sui tetti della cittadella e il territorio circostante.

Essendoci già saliti stavolta passiamo oltre ma ne consiglio la visita, così come quella all’adiacente Palazzo del Podestà, compresa nel costo del biglietto di 5 euro. L’edificio è il frutto del connubio di epoche diverse in quanto a causa degli incendi e delle devastazioni subite fu sottoposto a rifacimenti e trasformazioni. Al piano terra si scoprono gli scavi archeologici romani, mentre il primo piano accoglie il Museo multimediale del Cinquecento, adatto pure ai bambini.

Il vicino Palazzo della Ragione, edificato alla fine del XII secolo, sfoggia la sua eleganza con il loggiato signorile e le trifore gotiche. Dietro di esso si nascondono i gioielli artistici e religiosi di Bergamo Alta: la Cattedrale, la Basilica e il piccolo Battistero (tutti e tre a ingresso gratuito).

La Cattedrale di Sant’Alessandro rappresenta la chiesa del Vescovo e ha origine nel 1459 con l’abbattimento e la costruzione della nuova navata sui resti di un antico edificio. I lavori si interruppero per circa due secoli e ciò che oggi contempliamo risale al periodo Barocco di cui sono testimoni gli splendidi dipinti e le opere d’arte dell’interno, in contrasto con la semplice linearità della facciata bianca esterna.

Di tutt’altro impatto visivo è invece l’ingresso monumentale della Basilica di Santa Maria Maggiore formato da un portico sostenuto da leoni in marmo rosso e adornato con belle statue. L’interno poi lascia senza fiato per le infinite decorazioni e gli affreschi che lo impreziosiscono.

Non meno sfarzosa è l’adiacente facciata della Cappella Colleoni, voluta dal famoso condottiero Colleoni come proprio luogo di sepoltura. Lì vicino, il piccolo Battistero incuriosisce per la sua grazia sebbene possegga dimensioni ridotte.

Completata la visita dei monumenti proseguiamo su Via Gombito, controllata dall’omonima Torre alta 52 metri, compatta e ben conservata. Fu eretta durante l’età comunale nel XII secolo da una famiglia nobile come simbolo della propria potenza e in seguito divenne emblema di comando militare nelle lotte tra fazioni cittadine. In seguito donata al comune, è l’unica superstite tra le tante erette nella stessa epoca. Se si aggira la torre si trova la tranquilla Piazzetta Luigi Angelini al centro della quale è stato mantenuto l’antico lavatoio in marmo, indispensabile risorsa d’acqua fino agli anni 50 e importante punto di aggregazione di un tempo.

Pochi passi e poi svoltiamo a sinistra, su un viottolo in salita, per raggiungere il Parco della Rimembranza nel quale, tra le grosse conifere, sono conservati cannoni e carri armati.

Lo spazio verde circonda la Rocca, oggi sede del Museo dell’Ottocento, o museo storico di Bergamo. Negli spazi espositivi è documentata la storia di Bergamo a partire dalla Rivoluzione del 1797, passando per i moti del 1848-49 e la seconda guerra di indipendenza contro l’Austria. Si identifica poi Bergamo come la Città dei mille, per via del maggior numero di volontari arruolatisi al fianco di Garibaldi. Il museo risulta interessante ma, a mio parere non esaltante, e il punto di forza è l’ubicazione. Il biglietto d’ingresso di 5 euro comprende infatti la salita al percorso di ronda della Rocca e l’accesso alla sommità del torrione principale. Da qui la vista sulle cupole e le torri della cittadella è splendida, ampia e al contempo vicina. Il momento migliore per salirci è a fine giornata, quando i tetti si infiammano delle calde tonalità del tramonto e per pochi interminabili minuti il tempo sembra fermarsi, intrappolato da un paesaggio romantico che fa sognare.

Con quest’ultima visione si conclude il nostro fine settimana a spasso tra le bellezza di due borghi splendidi ricchi di storia, monumenti, specialità gastronomiche, che sono stati in grado di regalarci profonde emozioni.

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Bergamo Alta vista dalla Rocca

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Dentro il Mulino Museo di Bienno

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Bergamo Alta vista dalla salita verso parco San Vigilio

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Mammut al Museo di scienze naturali di Bergamo Alta

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Dentro la Fucina Museo di Bienno

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Vista su Bergamo e delle mure

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