Lisbona, l’Alentejo e il sud del Portogallo
E così in quattro e quattr’otto eccomi girare nella città che gli diede i natali e che lo vide scomparire lasciandole in eredità il suo alter ego, Bernardo Soares, una città Lisbona dall’odore salmastro cui cittadini non disdegnano un sorriso neanche a pagarli.
Il Portogallo è un Paese, climaticamente parlando, fresco. Essendo esposto totalmente all’Oceano Atlantico, i venti a seconda delle zone sono più o meno forti, ma indubbiamente freschi a tal punto che in alcune zone mi è capitato di stare il 13 di Agosto con la giacchetta in spiaggia a mezzogiorno. Il mare è mosso e la temperatura dell’acqua diciamo non proprio gradevole, tranne in poche zone della regione Algarve. Sconsiglio quindi il viaggio a chi predilige posti con temperature equatoriali, a chi piace mare calmo e a chi proprio non sopporta il vento in spiaggia.
Arrivo a Lisbona nel tardo pomeriggio.
Prendo possesso della mia Opel Astra noleggiata in aeroporto e mi inoltro con spavalderia nelle strade lusitane contornate da edifici di ogni colore alla ricerca dell’hotel, il Residencial Estoril sito al 2° piano di un vecchissimo palazzo. Lo sconsiglio a chi piacciono i letti matrimoniali (inesistenti), vuole l’aria condizionata, un bagno, una stanza ampia e a chi vuole dormire possibilmente non sulla strada a quattro corsie che percorre in toto Lisbona. Certo chiunque in vacanza vorrebbe coccolarsi con i servizi degli hotel, a me sinceramente non importa e quando mi capitano hotel di questo tipo mi diverto a raccontare le mie peripezie una volta tornata a casa. In fondo lo uso solo come base, è molto economico e a 5 passi dalla metro. Va più che bene.
A proposito della metro di Lisbona, è un vero e proprio museo d’arte gratuito. Essendo appunto tardo pomeriggio e non avendo ormai molto tempo a disposizione prima che si facesse sera occupo 1 ora e mezza a percorrere in lungo e in largo l’intera metro di Lisbona. Ogni fermata è in onore di un evento o personaggio storico di Lisbona e del Portogallo celebrato con delle stupende azulejos (maioliche in ceramica) che ritraggono a mosaico l’evento o l’artista.
La più bella è la Stazione Oriente, realizzata da pittori internazionali, a come tema l’Oceano. Vi invito a visitare la bellissima struttura architettonica esterna durante la notte, veramente impressionante. Si può poi spaziare alle grandi scoperte in rapporto con la tratta degli schiavi alla Stazione Parque, gli acquarelli alla Stazione Jardim Zoòlogico, le donne di Lisbona a Stazione Picoas, fino ad arrivare ad una nave portoghese che affonda a quella di Olivais, senza dimenticare Campo Grande, Restauradores, Campo Pequeno e altre a vostro piacimento.
L’indomani mattina, ancora prima di familiarizzare con la vita lusitana mi dirigo in un’altra regione del Portogallo, l’Alentejo per visitare una cittadina patrimonio dell’Umanità, Èvora che mediamente dista 2 ore di macchina da Lisbona e per raggiungerla hai l’opportunità di percorrere lo stupendo Ponte Vasco Da Gama.
L’Alentejo (che significa ‘aldilà del Tago’) è la pianura del Portogallo e per quanto essa è distesa e ampia, ospita solo il 10% della popolazione portoghese che conduce una vita all’insegna della lentezza e della calma. Qui i turisti non si fanno vedere anche perché dal punto di vista ricettivo è ancora molto immatura, a parte qualche pousadas non troverete hotel e quant’altro, di conseguenza assaporerete il vero Portogallo.
Èvora è una piccola cittadina sorta all’apice di una collina. A caratterizzarla è l’Igreja de São Francisco (Chiesa di San Francesco) e in particolare la Capela Dos Ossos che come dice la parola è “famosa” per le sue 5000 ossa, teschi umani e le due mummie (un uomo e un bambino) che un monaco del 15° secolo ha voluto esporre sotto ad una macabra scritta che recita: “Nos Ossos Que Aqui Estamos Pelos Vossos Esperamos” (noi ossa qui presenti aspettiamo le vostre). Ovvio la situazione si presenta funerea, ma affascinante, mentre appese al muro dell’ingresso ci sono delle ciocche di capelli tagliate alle spose come voto prima del loro matrimonio.
Uscire dalla Cappella può essere per alcuni di grande sollievo e per riprendersi ci si può sempre deliziare con una passeggiata lungo le strette vie ciottolate della cittadina scoprendo così anche il mastodontico Tempio Romano per poi fermarsi a pranzo assaggiando la “Carne Alentejana”, piatto tipico della regione composto da una mistura di filetto di maiale e vongole in sugo di tabasco, paprika e vino.
Tornata a Lisbona, dopo la giornata tipica portoghese, decido di ritornare turista e faccio la prima cosa che ad un visitatore gli verrebbe di fare in terra portoghese: salire sui Gialli.
I Gialli sono i classici tram portoghesi e per battezzare con emozione la mia esperienza decido di salire sopra al più famoso di tutti, il N°28 che da oltre 100 anni scala gloriosamente le colline di Lisbona sfiorando al millimetro le case delle vie più strette. Il 28 parte da Largo Martim Moniz e vi consente nel giro di 1 ora di attraversare la maggior parte dei quartieri di Lisbona, l’Alfama, Graça, Baixa, Chiado, fino ad arrivare al cimitero di Prazares in periferia. Lo consiglio a chiunque, specialmente ai bambini che si divertiranno a vedersi attraversare in spazi così angusti della città.
Io personalmente scendo al Castello De São Jorge nel più antico quartiere dell’Alfama, da cui nacque per la verità Lisbona, la cui popolazione poi arricchendosi creò un nuovo quartiere, Baixa, facendo dell’Alfama il quartiere dei poveri.
Troverete locali, bar e musicisti di strada prevalentemente afro, quartiere ottimo per un aperitivo da gustare dal Miradouro Santa Luzia o da quello di Nossa Senhora da Graça. La visuale sul Tago, alle vostre spalle il bianchissimo e imponente Convento di São Vicente de Fora (la più antica chiesa di Lisbona) il vento fresco e una cantilena portoghese che si dirama sui tetti rossi di una Lisbona al tramonto.
Nel terzo giorno nella capitale portoghese percorro in lungo e in largo gli ulteriori quartieri. Armatevi di buone scarpe perché Lisbona è una città collinare e vi farà scarpinare un bel po’.
Baixa è il quartiere piazza di Lisbona. A farle da padrona è Rossio, la piazza per eccellenza ed inviterei chiunque a scorgere la sua bellezza dall’alto. In una delle vie che costeggiano la Rua Augusta, la zona pedonale della città ricca di ristoranti e negozi, vi è l’Elevador Santa Justa, un simbolo della città. Trattasi di una torre in ferro battuto realizzata da un allievo di Eiffel che consente, grazie ad un ascensore, il collegamento fra il quartier Baixa e il quartier Chiado (sito nella zona collinare). Una volta che l’ascensore arriva in cima, una scala a chiocciola in stile pseudo barocco vi conduce su una terrazza panoramica che volge il suo sguardo direttamente sul Rossio e sulle vie commerciali che confluiscono ad essa. Totalmente sconsigliato a chi soffre di vertigini, anche perché la scala a chiocciola è sospesa in aria e l’altezza è inverosimile.
Salita quindi al quartier Chiado, il quartiere degli artisti, mi dirigo direttamente alla Rua Garrett per assaporare il caffè nella famosa Pasticceria ‘A Brasileira’, dove nelle caldi estati il mio amato Pessoa si sedeva a scrivere romanzi.
Dopo una breve passeggiata in questo tranquillo quartiere residenziale, prendo il tram e scendo nuovamente nel Baixa, per percorrere fino al Tago la Rua Augusta che ha termine presso l’Arco Do Triunfo e la Praça Do Comèrcio.
Per salire invece al Barrio Alto, quartiere “trendy” di Lisbona dove poter cenare con uno scorcio meraviglioso sul Castello e sulla città sottostante ammirandola dal Miradouro De Sao Pedro de Alcantara, vi invito ad usufruire dell’Elevador Da Glòria, una specie di funicolare di terra che scala nel vero senso della parola le salite improponibili della città.
L’ultimo giorno a Lisbona è dedito al patrimonio mondiale dell’Unesco: la Torre di Belém.
Per raggiungerla dovrete recarvi nel benestante quartiere dell’Alcântara situato al di sotto del “californiano” Ponte 25 De Abril.
Visitata al tramonto sia la torre che il quartiere sul Tago ha tutto un altro sapore. Io personalmente mi sono seduta sulle sponde del fiume Tago aspettando il calar della notte e lo scenario è veramente da apprezzare. Aldilà dell’odore salmastro, il Ponte 25 Aprile illuminato, lo scorcio di luna e la statua del Cristo Redentore a sorvegliare la cittadella offrono uno scorcio vero su una Lisbona calda di metà Agosto.
Tanto che ci siete approfittate anche per la visita al bellissimo Mosteiro Dos Jerònimos, rimarrete meravigliati per lo splendido chiostro a due piani che richiama vagamente qualche edificio orientale, oltre naturalmente a far omaggio al monumento funebre di Pessoa.
Se avete mezza giornata a disposizione potrete recarvi a Cabo Da Roca, mezz’ora di macchina da Lisbona, la punta più occidentale del continente europeo.
Il faro rosso e bianco fa da padrone a questo lembo di terra che recita “Aqui onde a terra se acaba e o mar comeca…” (Qui dove finisce la terra e inizia il mare). All’interno del faro vi è anche un ristorante dove potrete gustare una cena o uno spuntino direttamente a strapiombo sull’Oceano.
Oppure fate tappa a Sintra. Se siete fortunati avrete l’occasione di perdevi dentro alla nebbia delle nuvole nei lunghi e ripidi sentieri che in un ora vi condurranno al Castelo Dos Mouros. Ad alcuni la situazione non piacerà molto, ma vi posso assicurare che l’atmosfera all’interno di quelle nuvole ricche di goccioline d’acqua era fiabesca.
Dopo aver esplorato Lisbona e i dintorni per 5 giorni, finalmente mi godo un po’ di mare.
Raggiungo quindi il Montemar Hotel nella cittadina di Lagos, regione Algarve, base per gli ulteriori 5 giorni. L’hotel in questione è nettamente diverso rispetto al precedente, piccolo ma il classico hotel da villeggiatura marittima. Se capitate dalla parti di Lagos consiglio il ristorante Don Giovanni, forse il più economico della regione, cui piatti di pesce e atmosfera sono realmente divini.
In questa regione non c’è molto da fare ed esplorare, se non quello di godersi gli imponenti strapiombi sull’Oceano e la classica vita da surfista.
A tal proposito non potete non recarvi a Cabo De Sao Vincente, il punto più sud-occidentale d’Europa.
All’ora del tramonto troverete sull’unica strada per il faro una moltitudine di ragazzi, surfisti, famiglie e romantici che corrono verso i precipizi delle scogliere per ammirare il calar del sole. Non c’è nemmeno il bisogno di fotografare le penombre che andranno ad allungarsi lungo le nette scogliere battute dal vento oceanico perché vi assicuro che la bellezza di questo posto vi rimarrà impresso a vita.
Piccola avvertenza: è freddo!
Dato che è sera, ceno in uno dei due ristoranti del paese più vicino a Cabo De Sao Vicente, Vila Do Bispo, precisamente al “O Tiago” che mi offre una zuppa di gamberetti e riso che è la fine del mondo.
I festeggiamenti per il Ferragosto (se capitate da queste parti in tal periodo) li farei a Sagres, cittadina arroccata su una collina che in tal giorno ripercorre le battaglie fra i portoghesi e i Mori, una specie di nostra festa medioevale, con la differenza che in Portogallo (naturalmente) scorrono fiumi di Sangria e vino in ciotole di ceramica.
A far padrona a Sagres durante la sera di Ferragosto è la comunità musulmana che ti catapulta nelle atmosfere arabe, quindi via con i mangiatori di fuochi, gli speziali e i narghilè, le danzatrici del ventre e i giacigli di paglia come sedie.
Per questi 5 giorni quindi si prospetta la vita di mare. Sulla costa Occidentale dell’Algarve mi sono coccolata al sole alla Praia do Amado. Partendo dal presupposto che la costa occidentale la sconsiglio a famiglie e amanti del tepore marino, in questa lunga spiaggia di 2 km potrete però sognare sugli aitanti surfisti che cavalcano le onde gelate dell’Oceano.
Dopo aver piantato la mia mini Quechua che mi riparerà fortunatamente dal vento e dai granelli di sabbia, mi accingo a bagnare il dito mignolo nelle acque di questa spiaggia vagamente australiana. Gelo totale.
Sicché, raccolgo il mio spirito d’iniziativa andato in frantumi e mi dirigo lungo la passerella che percorre le rocce posteriori lungo l’intera Praia. Un vero spettacolo.
Nei pressi di Lagos invece l’Algarve si presenta roccioso ed è già più accessibile a tutti, potendo trovare graziose calette sabbiose incastonate fra le rocce a strapiombo sul mare. Passo quindi il mio penultimo giorno presso Ponta De Piedade, dove grazie ad una scalinata in roccia ci si può addentrare fra i più imponenti faraglioni di questa regione. Nel pomeriggio invece mi sposto a Praia Do Camilo.
L’ultimo giorno finalmente ecco che mi ritrovo accoccolata sotto al sole di una spiaggia tipicamente tranquilla, quella di Ilha de Tavira.
Tavira è un grazioso paesello della costa orientale dell’Algarve che si trova oltre le saline e le isole sabbiose di Faro.
A 2 km da Tavira salpa regolarmente un traghetto che vi condurrà a Ilha De Tavira, un lembo di spiaggia lunga 11 km che ospita un campeggio e qualche ristorante.
Seguendo la massa una volta sbarcata mi sono ritrovata ammassata l’uno sull’altro in questa spiaggia ventosa.
Considerando che il caos non è nel mio genere, torno sui miei passi e mi accorgo, dirigendomi nuovamente al traghetto, di graziosi lembi di sabbia in una laguna di mare poco profondo, caldo e senza un filo di vento.
Decisamente meglio. Ci sono io, due tedeschi poco più in là e una ragazza del posto con il suo cane immersi nel silenzio avvolti da una spiaggia rosea e da un mare cobalto.
E come scrisse Pessoa mi son seduta al sole, ho abdicato e sono divenuta re di me stessa.