Latinoamericana 2012: Perù, Bolivia e Cile
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Abbiamo deciso di scrivere questo diario per essere d’aiuto a chi, come noi, sta cercando di organizzare un viaggio in questi paesi senza dipendere da alcuna agenzia. In rete si fatica a trovare diari recenti e anche le informazioni tecniche aggiornate, come orari, prezzi e collegamenti con bus, in alcuni casi, sono difficili da reperire. Per questo abbiamo cercato di riportare tutto quello che potrebbe servire per la preparazione di un viaggio simile.
ITINERARIO
In 27 giorni, dal 31 luglio al 26 agosto 2012, abbiamo visitato gran parte del Perù, la zona Nord-Ovest della Bolivia, e l’estremo Nord del Cile. Partendo da Lima, con un volo interno verso Cuzco, abbiamo visitato la città, i siti preincaici vicini e i paesi della Valle Sagrado. Da Cuzco ci siamo diretti ad Aguas Calientes per visitare il sito di Machu Picchu. Ci siamo poi spostati verso Sud, sul Lago Titicaca, a Puno, per visitare le isole galleggianti degli Uros e l’isola di Taquile. Abbiamo attraversato la frontiera tra Perù e Bolivia a Copagabana ed abbiamo passato una notte sull’Isla del Sol. Ci siamo poi spostati verso l’interno della Bolivia: da La Paz a Sucre, poi a Potosì e Uyuni. Qui è iniziato il nostro tour dei salares e delle lagune boliviane terminato a San Pedro de Atacama, in Cile. Successivamente siamo risaliti verso il Perù facendo una deviazione da Arica a Putre per visitare il Parco Nazionale di Lauca, sempre in Cile. Passando la frontiera tra Cile e Perù a Tacna, ci siamo diretti verso Arequipa. Da qui siamo andati a Chivay per visitare il Canyon del Colca. Infine siamo risaliti a Lima, passando per Nasca e le famose linee.
VOLO
È la variabile che influisce maggiormente il costo finale del viaggio. Prenotato su edreams.it a inizio febbraio, spendendo 1.000,00 Euro a testa. Abbiamo volato con Iberia da Milano a Lima con scalo a Madrid. Purtroppo non siamo riusciti a fare il check-in online 24 ore prima della partenza, probabilmente perché il volo era gestito da Lan che non è riuscita a coordinarsi con Iberia. Fortunatamente a Malpensa siamo riusciti, grazie ad un disponibile ragazzo del check-in, a scegliere i posti. I bagagli sono volati direttamente a Lima. L’aereo Iberia era abbastanza spazioso, anche se il cibo a bordo era scarso. Non ci hanno dato nulla, nemmeno l’acqua, nella tratta Milano-Madrid. Gli aerei non avevano i monitor dietro ai sedili, né all’andata né al ritorno. Al ritorno abbiamo fatto un ulteriore scalo a Santiago del Cile, volando con Lan su un aereo nuovissimo e molto grande. Il fuso orario varia dalle 6 della Bolivia e del Cile, alle 7 ore del Perù.
MEZZI DI TRASPOrTO
Quasi ogni tratta è stata un viaggio della speranza… Mezzi fatiscenti, puzzolenti, scassati, al limite della sicurezza e per di più nessuno rispetta i limiti di velocità, neppure sui tornanti a 4000 metri. Vengono i brividi solo a pensarci. Non solo i bus locali, ma anche molti semi-cama non ci hanno permesso spostamenti tranquilli. Lasciamo perdere le imbarcazioni… Gli unici bus decenti sono costosi rispetto alla media, ma nemmeno loro rispettano i limiti… (che poi: esistono i limiti di velocità? Di cartelli ne ho visti ben pochi). Un esempio sono i bus della Cruz del Sur: puliti, comodi, ma abbastanza cari. Non si pone il problema della disponibilità dei posti. Un mezzo che ti porti dove devi andare lo si trova sempre, che sia un bus locale, un bus di qualche compagnia più o meno nota, un collectivos o un taxi… Qualcuno c’è sempre. È praticamente impossibile rimanere a piedi. La maggior parte delle volte sono lì ad aspettare e ad urlare le destinazioni desiderate per accaparrarsi i clienti. I prezzi sono bassi, a volte bassissimi, ma ogni volta la vita è a rischio! Per quanto riguarda le tratte notturne è meglio spendere un po’ di più (in media 20,00 – 30,00 Euro per 700 – 800 km) ma essere più sicuri e comodi. Queste tratte sono servite da diverse compagnie che viaggiano con bus cama (con sedile che si abbassa e diventa un letto) e semi-cama (che si abbassa un po’ meno) a due piani. Solitamente al primo piano ci sono una decina di posti cama e al secondo una trentina di semi-cama. Cruz del Sur è la più bella, ma anche Flores e altre minori sono decenti. Il bagaglio è assicurato quasi sempre da un cartellino numerato. E’ impossibile noleggiare un’auto nei paesi visitati. Non è né sicuro, né economico.
ALBERGHI
Abbiamo deciso di prenotare tutti gli alberghi da casa, prima della partenza, per evitare perdite di tempo. Molto utili si sono rilevate le recensioni di tripadvisor.it. Al momento della prenotazione nessuno ha voluto come garanzia la carta di credito. Per sicurezza, quanche giorno primo dell’arrivo abbiamo rimandato una mail di conferma. Tutti gli alberghi avevano il bagno in camera, sia nella singola che nella doppia, e la maggior parte delle volte la colazione era compresa nel prezzo. Nessuno aveva il riscaldamento, a parte un paio di eccezioni, ma sostanzialmente non è mai servito. Abbiamo deciso di prenotare sistemazioni non proprio scarse dato che in quel caso, le prime cose che si devono sacrificare sono la pulizia e l’acqua calda, quindi abbiamo scelto posti più carini (basandoci ovviamente sulle recensioni) che comunque si sono rivelati economici. Il costo, in media, è di 15,00 – 17,00 Euro a testa a notte. Ottimo.
ASSICURAZIONE MEDICA
Abbiamo stipulato l’assicurazione medica per tutto il periodo del viaggio tramite il sito ViaggiSucuri. La più economica possibile trovata. Il sito è molto chiaro e sembra onesto. Non so dirvi se è affidabile perchè non ci è servita. Meglio così. Non servono vaccinazioni a meno che non si passi dalla foresta amazzonica.
VISTI e PASSAPORTO
Non servono visti. Indispensabile il passaporto con validità residua di almeno 6 mesi. Attenzione a non perdere la ricevuta rilascata da ogni dogana all’entrata, da presentare per uscire dal paese.
CARTA DI CREDITO
È praticamente inutilizzabile, tranne che in pochi alberghi o ristoranti. Anche dove è indicato che la prendono non funziona quasi mai, oppure ti applicano una maggiorazione dal 3 al 5%.
DENARO
Il Bancomat è indispensabile per prelevare ed è il mezzo più economico per rifornirsi di denaro, nonostante ci sia una commissione di 2,58 Euro a prelievo (mi riferisco al Postamat Bancoposta). Abbiamo constatato che sia le banche (soprattutto) che le casse di cambio (meglio quelle “ambulanti” ma fate attenzione ai soldi falsi) applicano tassi molto sconvenienti. Abbiamo portato con noi 2.000,00 Euro e 2.400,00 dollari in contanti dei quali ne abbiamo cambiati 780,00 Euro alle casse di cambio prima che ci accorgessimo che prelevare era più conveniente. Abbiamo speso 1.000,00 dollari in contanti per pagare alcuni alberghi e altre cose. I restanti 1.400,00 dollari li abbiamo cambiati in Euro a Lima, a Miraflores, dato che abbiamo trovato una cassa di cambio “ambulante” che ci ha applicato un tasso, strano ma vero, favorevolissimo. Superiore al cambio ufficiale…. Ancora non abbiamo capito quale sia stato il suo guadagno. Abbiamo controllato benissimo i soldi che ci ha dato per paura che fossero falsi. Anche i bolivianos e i pesos cilenos li abbiamo cambiati lì in soles. L’importante è non aspettare di cambiare i soldi in aeroporto, o ai paesi di frontiera, dove i tassi sono improponibili. Il problema dei bancomat è che si possono prelevare solo piccole quantità di denaro, non come in Italia che il limite è di 600,00 Euro. Lì si può prelevare solo il corrispettivo di 200,00 Euro. Significa cioè prelevare parecchie volte. Alla fine abbiamo prelevato 8 volte spendendo poco più di 20,00 Euro di commissioni. La Postepay non l’abbiamo mai usata. Abbiamo tentato una volta di pagare, ma non funzionava, nonostante ci fosse la scritta Visa Electron. Prelevare con la Postepay implica più commissioni che il bancomat, quindi non conviene. L’abbiamo riportata a casa piena. Portare tutti quei contanti è scomodo, ma non abbiamo trovato un’alternativa. Indispensabile il “borsello” da tenere nei pantaloni. Qui sotto i cambi: (agosto 2012): Perù: 1 sol = 0,30 Euro Bolivia: 10 bolivianos = 1,10 Euro Cile: 1000 pesos = 1,63 Euro CIBO: l’acqua è potabile solo in Cile. In Perù e Bolivia è necessario acquistarla in bottiglia. Non ci siamo trovati male col cibo. Solitamente il pasto inizia con una zuppa, quasi sempre molto buona e sostanziosa, o di verdure o di pollo. La carne di alpaca è buona e, quasi sempre, non speziata. Il pollo, in ogni varietà, la fa da padrone. La pizza è immangiabile. Il ceviche, che ha mangiato solo Sabrina, era fresco, ma affogato in troppo aceto. Le empanadas di formaggio sono molto buone , ma difficili da trovare. Quelle di carne sono troppo speziate e piccanti. Il pane si trova spesso ed è buono, sempre fresco. Non abbiamo provato il cuy, porcellino d’india… Ed abbiamo bevuto solo un sorso di Inka Cola: imbevibile. Buonissimo il Pisco Sour ed eccezionale la Pina Colada. Buone le birre, soprattutto la Cusquena. I prezzi sono molto bassi. In Perù e Bolivia un pasto costa meno di 10,00 Euro a testa; il Cile è un po’ più costoso ma, tutto sommato, economico. I cocktail costano dai 3,00 ai 4,00 Euro. Le birre dai 2,00 ai 3,00 Euro. Una CocaCola: 1,00 euro.
CLIMA
In Sud America, durante il nostro agosto, periodo consigliato per il viaggio, è inverno, o meglio, la stagione secca. Questo significa l’assenza totale di piogge, un’umidità pari a zero e un cielo sempre limpidissimo. Il nosto viaggio, tuttavia, si è svolto per la maggior parte del tempo sopra i 3000 metri, ciò significa giornate piacevoli, ma nottate gelide. L’escursione termica tra il giorno e la notte, e tra l’ombra e il sole, è molto alta. Anche di giorno difficilmente si riesce a stare in t-shirt e spesso è necessaria la felpa, volentieri anche il pile. Di sera vi lascio immaginare. Nei salares boliviani di notte, dove la temperatura è scesa fino a –20, non bastavano tutti i vestiti e le coperte che avevamo per scaldarci… L’altitudine non ci ha infastidito più di tanto. Solamente la prima notte (passando da 0 ai 3400 mt di Cuzco) Sabrina e Davide hanno sofferto un po’ di mal di testa curato con una semplice aspirina. Non possiamo dire se siano stati i mate de coca a farci bene o se il nostro corpo non avrebbe comunque risentito del soroche. Il viaggio è stato comunque programmato in modo di effettuare gradualmente la salita fino ai quasi 5000 metri, cercando così di acclimatare il corpo. In valigia quindi è indispensabile mettere dalla sciarpa ai guanti, al costume, dalla canottiera al pile, al kway. Tutto può essere utile. Noi non abbiamo portato il giubbetto per problemi di spazio e abbiamo deciso, in caso di freddo, di vestirci a cipolla: scelta azzeccata. Nel momento di maggiore freddo abbiamo contato ben 17 capi addosso… Indispensabile la crema solare ad alta protezione. A 4000 mt, senza accorgersi, ci si ustiona!
MACHU PICCHU: gioie e dolori
Gioie per lo spettacolo, l’unicità e la magia del sito. Dolori per i costi spropositati per raggiungerlo. È indispensabile prenotare mesi prima il treno da Cuzco (o da Ollantaytambo, se volete risparmiare qualcosa) ad Aguas Calientes, da dove con un pulmino, in 15 minuti, si percorrono i tornanti che portano al sito. Da Aguas Calientes a Machu Picchu è possibile andare anche a piedi, preventivando una faticosa camminata in salita di almeno 3 ore. Noi abbiamo scelto di farla in discesa, al ritorno, impiegando un’ora e mezza circa. All’andata credo sia problematico, anche perchè è necessario essere all’entrata alle 6, orario di apertura per vedere l’alba ed evitare la ressa. Significa che in pullman si parte da Aguas Calientes alle 5, invece a piedi prima delle 3 di notte, arrivando stremati a godersi lo spettacolo… Non ci sembrava il caso. Il biglietto di entrata: dicono che si possa acquistarlo on line dal sito, ma credo sia concretamente impossibile dato che, al momento del pagamento, ci sono problemi con la carta di credito. Credo siano in pochissimi a riuscirci, lo si vede dal numero di posti disponibili visibili sul sito che sono sempre alti. Il modo migliore per comprare i biglietti, già costosi (128 soles, 40 Euro) senza ulteriori commissioni, è andare al Ministero della Cultura a Cuzco e prenderli direttamente lì un paio di giorni prima. Noi, ad agosto, non abbiamo avuto problemi di disponibilità, altrimenti erano guai… Volendo salite sul Wayna Picchu il costo è di 142 soles. Altra nota dolente, il treno: unico mezzo per raggiungere Machu Picchu. È possibile andare da Cuzco fino ad Ollantaytambo in taxi, bus o collectivos, risparmiando il costo del biglietto almeno per quella tratta. Noi all’andata abbiamo fatto in questo modo prendendo il treno Vistadome da Ollantaytambo ad Aguas Calientes ed approfittandone anche per visitare la maestosa fortezza di Ollanta. Il treno Expedition è più economico, ma al momento della mia prenotazione erano terminati i posti. Il costo comunque va dai 40 agli 80 dollari per una tratta: un salasso. Noi abbiamo speso 50 dollari a testa solo andata, da Ollanta a Aguas, per circa una quarantina di km. Certo il treno è bellissimo, ma vorrei vedere!! Al ritorno abbiamo trovato solo un treno Expedition da Aguas a Poroy (stazione alla periferia di Cuzco) per 60 dollari. Non c’erano più treni per Ollanta, altrimenti avremmo risparmiato qualcosa. Da Poroy a Cusco ci sono taxi o collectivos che aspettano l’arrivo dei treni e in una ventina di minuti portano in città. Indispensabile portarsi l’acqua necessaria da Aguas Calientes, se non si vuole pagare una bottiglietta da 50 cl 5 dollari all’interno del sito! Nonostante questi costi, e il conseguente giramento di balle, la visita a Machu Picchu vale assolutamente la pena. Vedere il sole che sorge dietro quei monti e illumina a poco a poco le rovine è uno spettacolo indescrivibile. Gironzolare nel villaggio godendosi la magia del posto è sicuramente un’emozione da provare.
TOUR SALAR DE UYUNI – Voto: 9
Ci siamo informati sui costi e sulle caratteristiche dei tours da casa in internet, ma abbiamo deciso di attendere l’arrivo a Uyuni per scegliere l’agenzia che ci avrebbe portato in jeep per 3 giorni e 2 notti da Uyuni a San Pedro de Atacama. Siamo arrivati in città con una preferenza: Red Planet Espedition, ma era al completo. Così è iniziato il giro delle agenzie per capire le differenze. In conclusione, ci sembravano tutte pressochè identiche, anche nel prezzo, minore di quello visto in rete. Forse ci siamo pentiti di non aver fatto il bonifico e prenotare da casa Red Planet, che ad Uyuni sembrava effettivamente migliore delle altre, ma alla fine è andata bene. Anche l’agenzia che abbiamo scelto, Andes Salt Expedition, nonostante la partenza un po’ in ritardo rispetto agli altri, che già sono partiti all’alba delle 11, ci ha soddisfatto. Il nostro autista, Gonzalo, è stato bravissimo, sia nella giuda, che nei tempi, che nelle spiegazioni. Il capo, Juan, è stato simpatico e affidabile. Sulla jeep eravamo in 6 come d’accordo. Il cibo e l’intrattenimento negli ostelli basici di sale è stato buono, a parte il freddo, ma quello non credo dipenda da loro. Credo dipenda dal budget che uno ha a disposizione, probabilmente se avessimo speso di più, forse, avremmo sofferto meno il meno freddo, ma non ne sono poi così sicura. È stata un’ottima esperienza soprattutto per i luoghi visitati: il salar e le lagune colorate ci hanno regalato paesaggi spettacolari, le terme di Polque sono state una favola, l’isola dei pescatori, dove siamo arrivati di proposito quando tutti i gringos se ne erano già andati, ci ha regalato una bellissima vista sul salar.
TOUR DINTORNI SAN PEDRO DE ATACAMA – Voto: 9
Purtroppo l‘unica possibilità per visitare i dintorni di San Pedro (lagune altipianiche, deserto di Atacama, valle della Luna e della Morte, osservatori astronomici) è affidarsi alle agenzie della città che offrono tutti gli stessi tour a prezzi molto differenti l’una dall’altra. È indispensabile girarle e farsi dire i prezzi, prima di prendere qualche fregatura. Dopo di che caricano i loro pullman di turisti e li portano, come pecore, nei vari siti. Noi li abbiamo soprannominati “tour dei pensionati”. I mezzi sono puliti e ben tenuti, c’è sempre una giuda che traduce in più lingue, colazione o pranzo sono sempre compresi, eppure a noi questi tour superorganizzati non ci entusiasmano granchè. Preferiamo organizzarci da soli con bus locali scegliendo itinerari e tempi che più ci aggradano. Qui non è stato possibile.
TOUR PARCO NACIONAL LAUCA – Voto: 7
Abbiamo deciso di inserire questo parco nel nostro itinerario seppure con una deviazione di 3 ore da Arica a Putre. Ennesimo viaggio della speranza col bus “La Paloma” che parte alle 7 del mattino e arriva alle 10. Unico mezzo per raggiungere il paese da dove iniziano le escursioni al Parco Lauca. Avevamo prenotato, sia la notte che il tour, al Parinacota Trek, peccato che non c’era nessuno ad aspettarci ed il tipo, completamente inaffidabile, era andato a portare dei turisti sull’altipiano. Bene, cerchiamo un altro albergo e un’agenzia. L’Hostal Calì, senza molte pretese, ma pulito, ci ha accolto per la notte ed abbiamo organizzato il tour per il giorno successivo all’agenzia di fronte: Tour Andino. Justino, l’autista del nostro pick-up privato (eravamo solo noi tre), ci ha guidato alle pendici del vulcano Parinacota e alle lagune con molta professionalità. Ci siamo trovati molto bene e abbiamo speso meno di quello preventivato con Parinacota Trek.
LINEE DI NAZCA – Voto: 9
Siamo partiti con l’intenzione di non fare questa escursione. Più per paura del volo sul cessna e della preoccupazione di star male che per i 100 dollari a testa. Alla fine “siamo qui, non possiamo andar via senza vederle” e le abbiamo viste. Il cessna era in ottimo stato, e la visuale buona. Nonostante l’aereo non scenda troppo di quota, le linee si vedono bene. I problemi per chi soffre di mal d’aria ci sono, ma complessivamente sono sopportabili: mal che vada sono disponibili sacchettini dove lasciare i vostri “ricordi”. Ci hanno detto che la situazione è migliorata negli ultimi anni, da quando hanno aperto il nuovo aeroporto e i controlli sugli aerei sono più fiscali. Prima il pericolo era reale. La media degli aerei caduti non era da sottovalutare.
TOUR ISLAS BALLESTAS E RISERVA NAZIONALE DI PARACAS – Voto: 8
Abbiamo trovato tempo nuvoloso durante la gita in barca alle isole e questo non può che condizionare negativamente la nostra opinione. Il fatto che non si possa scendere dalla barca è un altro elemento negativo. Tutto sommato l’escursione è piacevole. La gita alla riserva meglio farla con autista privato, si è più liberi di scegliere i posti che si preferiscono e tempi di visita.
Voto: 7 LE CITTA’ Riportiamo una valutazione complessiva, e soggettiva, della città in sé stessa: CUZCO: voto 8,5 – AGUAS CALIENTES: voto 4 – PUNO: voto 5 – COPAGABANA: voto 5 – LA PAZ: voto 6 – SUCRE: voto 7 – POTOSI’: voto 7,5 – UYUNI: voto 6 – SAN PEDRO DE ATACAMA: voto 7 – PUTRE: voto 6 – AREQUIPA: voto 7,5 – PARACAS: voto 5 – LIMA: voto 6
BUDGET
Tutti i nostri preventivi di spesa sono stati rispettati, senza alcun imprevisto che avrebbe fatto lievitare i costi. I prezzi sono molto bassi in Perù e Bolivia, più alti in Cile. Abbiamo speso all’incirca 2.700,00 Euro a testa, voli compresi. Contatti: per qualunque info contattateci pure a questa mail: simmy_78@hotmail.com;
Conclusioni: l’organizzazione di un viaggio “fai da te” in Sudamerica non è semplice come può esserlo quello in un paese come gli Stati Uniti o qualsiasi paese Europeo. Innanzi tutto perchè qui è molto improbabile il noleggio di un’auto, quindi ci si deve spostare con mezzi locali che, nonostante siano parecchi, limitano la libertà di muoversi, dato che si è sempre legati ai loro orari. Di conseguenza si ha sempre il bagaglio sulle spalle da caricare e scaricare su ogni mezzo e non si ha la comodità di metterlo semplicemente nel portabagagli dell’auto per raggiungere la tappa successiva. E di tappe, se si vuole vedere qualcosa, se ne devono fare parecchie. È indispensabile svegliarsi presto la mattina, e non perdere troppo tempo, per rispettare il programma di viaggio obbligatoriamente deciso da casa. Partire senza un itinerario è impossibile. È inoltre preferibile prenotare gli alberghi da casa via mail, per avere già un posto dove passare la notte e risparmiare tempo. Per questo si è molto legati all’itinerario stabilito e difficilmente si possono fare variazioni durante il viaggio, anche se non è impossibile. Le raccomandazioni di prestare sempre attenzione alla gente che circola e di non tenere in vista oggetti di valore sono continue, anche se a noi non è successo nulla e raramente ci siamo trovato in situazioni definibili pericolose. In realtà abbiamo avuto più problemi in centro Dublino che in centro La Paz, se proprio dobbiamo dirla tutta. Tuttavia è ovvio che in paesi più poveri è maggiore la possibilità di furti o fregature. I peruviani, e forse ancora di più i boliviani, sembrano molto chiusi e poco disponibili, anche se, in caso di bisogno, abbiamo incontrato persone molto gentili e pronti ad aiutarci. Ovvio che, date le loro condizioni già precarie, non possiamo pretendere che si mettano ad adorare il turista, seppure non lo trattino male, non lo vedono neppure come persona da fregare a tutti i costi. Per la maggior parte del nostro viaggio abbiamo trovato gente onesta che, pur potendo, non ha approfittato del nostro status di straniero. Non è quindi un viaggio semplice, anche se alla fine, dal nostro punto di vista, si è rivelato un viaggio entusiasmante e completo, soprattutto per la sua varietà, dato che, oltre a visitare luoghi e paesaggi stupendi, si fa conoscenza di una cultura e di un modo di vivere a noi estraneo, e si finisce per apprezzare piccole cose che noi normalmente sottovalutiamo. Un viaggio “fai da te” in questi paesi così poveri permette davvero di conoscere la reale e precaria situazione di vita di questi popoli, viaggiando a stretto contatto con loro, utilizzando i loro mezzi di trasporto, mangiando nei loro ristoranti, dormendo in sistemazioni locali, e non facendosi trasportare da pulmini privati o dormendo in catene di alberghi che ti estraneano completamente dalla realtà del luogo. Tutto questo costa fatica, ma ricompensa enormemente la voglia di conoscere e apprezzare situazioni differenti dalle nostre. Si torna davvero con “qualcosa in più”, anche se rimane sempre quell’amaro in bocca dato dal’impossibilità di capire come ci possano ancora essere, nel 2012, divari così ampi e apparentemente incolmabili tra le popolazioni del mondo. In definitiva: un gran bel viaggio. Completo. Emozionante. Anche se non semplice: è necessario un giusto spirito di adattamento. Ogni racconto o foto può solo sminuirlo. Difficile rendere l’idea, è necessario andarci!
Diario di viaggio
Martedì 31 luglio 2012 “Si parte!” Uscita anticipata di Simona dal’ufficio e alle 14 si parte per Milano Malpensa. A causa dell’incompatibilità informatica tra Iberia e Lan, che gestisce i due voli, Milano-Madrid e Madrid-Lima, non è stato possibili fare il check-in online, ma ce la caviamo ugualmente con posti decenti. Davide ha un bel posto che fa felici le sue gambe, invece Simo e Sabri sono sedute qualche sedile più dietro. Il primo volo parte alle 19.20 e atterra a Madrid alle 21.45. Dopo il cambio di terminal e circa 3 ore di attesa si parte per Lima.
Mercoledì 1 agosto 2012:“El ombligo del mundo”
Alle 5.45 di mattina (ora locale, siamo andati indietro nel tempo di ben 7 ore) atterriamo a Lima. Il cielo è coperto. Dicono che sia la “garua”: una nebbia fitta che viene dall’oceano. Comunque sia, noi nemmeno usciamo dall’aeroporto dato che abbiamo tra poche ore il volo per Cuzco con la Taca Airlines, trovato a buon prezzo, circa 130,00 Euro a testa, mesi fa in rete. Con un ritardo di mezz’ora, e dopo un’ora di sorvolo delle brulle ma affascinanti Ande, atterriamo a Cuzco, “el ombligo del mundo”, che si estende in una valle immensa: la vista dall’alto è spettacolare. Sull’aereo mangiamo la prima empanadita: il panzerotto tipico peruviano ripieno di carne e verdure. All’aeroporto troviamo, come d’accordo con l’albergo “Mama Simona” che ci ospiterà per i prossimi giorni, un taxista che per 15 soles ci porta lì. Approfittiamo della gentilezza del ragazzo alla reception per subissarlo di domande, per consigli per i nostri giri dei prossimi giorni. Beviamo il nostro primo mate de coca che poi sarà sempre disponibile nella sala comune dell’albergo. Siamo a 3400 metri e, considerando che arriviamo dal livello del mare, c’è il rischio di soffrire di “soroche”, il mal di montagna. Il mate dovrebbe attenuarlo. L’albergo è carino, le camere sono spaziose, pulite, moderne e c’è l’acqua calda. Le finestre sono solo interne e si affacciano su un luminoso patio. Nemmeno il tempo di riposarci e ci avventuriamo nel centro di Cuzco, non lontano dall’albergo, per cercare una banca, o chi per essa, che ci cambi i nostri euri in soles, moneta locale e per comprare i biglietti d’entrata di Machu Picchu, che ci aspetta tra due giorni. Le banche hanno un cambio molto sfavorevole rispetto agli uffici di cambio sparsi per tutta la città, che pure ci guadagnano, ma un po’ meno. Capiamo solo dopo qualche giorno che la cosa più conveniente è prelevare direttamente dai Bancomat, dove e quando è possibile. Per 130 soles a testa compriamo, all’ufficio del turismo, il “boleto turistico” che ci permetterà di visitare, per tutti i giorni che saremo a Cuzco e nei dintorni, numerosi siti. Purtroppo questo ufficio non è più autorizzato a vendere i biglietti d’entrata di Machu Picchu e ci consigliano di comprarli direttamente al Ministero della Cultura. E’ abbastanza distante, ma sopravvivendo all’allucinante smog del traffico cittadino, riusciamo nell’impresa. I biglietti, per 128 soles a testa (circa 40,00 Euro: il sito è diventato un business vero e proprio!) sono nostri: Machu Picchu ci aspetta! Espletati i compiti più urgenti ci rilassiamo gironzolando per il centro di Cuzco tra turisti (pochi), gente del posto, venditori ambulanti, cani randagi (troppi) e smog (alla faccia dell’aria pulita dei 3000 e oltre metri delle Ande!). Ceniamo con un hamburger (il primo di una lunga serie) e ci catapultiamo a letto: il jet lag si fa sentire (e anche il mal di testa e la gola secca sintomi dal soroche!) CUZCO: MAMA SIMONA (voto: 9)
Giovedì 2 agosto 2012 “Sacsayhuman & Co.”
Sveglia con colazione e un paio di aspirine per combattere il fatidico soroche, e via. Oggi tocca ai dintorni di Cuzco. Con 2,50 soles a testa prendiamo un autobus locale, scassatissimo e, appunto, pieno di locali, per raggiungere il sito incaico di Tambomachay. Da lì raggiungiamo a piedi il secondo sito: Puka Pukara utilizzato dagli Inca per i riti sacrificali. Nel bel mezzo di uno sciopero con relativo corteo e polizia antisommossa ci spostiamo al terzo sito percorrendo prima un sentiero consigliatoci, e poi tornando sulla strada asfaltata per non rischiare di allungarle la strada nell’intento di accorciarla. L’ultimo sito, la fortezza di Sacsayhuman è decisamente il miglior sito e anche il meglio conservato. Si tratta di una fortificazione costruita su tre livelli. Da qui si ha una vista spettacolare su Cuzco e su tutta la valle. Una strada a gradoni e ciottoli ci riporta, in una ventina di minuti, a Cuzco. Passiamo dalla famosa pietra dai 12 lati e gironzoliamo per la città. Ceniamo con circa 20 soles (7/8 Euro a testa) da Victor Victoria, consigliatoci dalla Lonely e non male. Poi uno, o più, mate de coca e a letto. Cuzco: Mama Simona
Venerdì 3 agosto 2012 “Salineras e andenas”
Oggi si va alla Valle Sagrado. Prendiamo un bus locale per Maras (4 soles a testa) e da lì condividiamo con due argentini, madre e figlio, un taxi (21 soles a testa) per le salineras e per i terrazzamenti incaici di moray, passando da Chinchero. Come al solito anche oggi abbiamo risparmiato sui mezzi di trasporto. Le saline, la cui entrata (7 soles) non è compresa nel boleto, sono davvero incantevoli. Migliaia di vasche bianche di oltre 400 proprietari diversi, abbarbicate su una collina dalla quale, dall’alto, si vede la valle del fiume Urubamba: il paesaggio è incredibile. Il taxista ci lascia 50 minuti di tempo (appena sufficienti per una visita ben fatta) e siamo liberi di gironzolare all’interno delle saline, costruite come dei terrazzamenti sul lato della collina, dove scorre acqua termale calda e si ricavano diverse varietà di sale. Il taxista mentre ci porta, con la sua guida spericolata, da un sito all’altro, ci spiega la storia dei luoghi, facendoci un po’ da giuda. L’argentina ne approfitta per subissarlo di domande. Anche la vista dei terrazzamenti, dall’alto, è davvero spettacolare. Si tratta di una costruzione pre-incaica: tanti cerchi concentrici su diversi livelli, in ogni livello c’era una diversa temperatura dove si sperimentavano differenti tipi di agricoltura. E’ possibile scendere fino in basso, tramite scalette di sassi che collegano i vari cerchi. Appena arrivati le coltivazioni erano chiuse ai turisti perchè piene di ragazzi del posto che stavano facendo le prove della festa della Pachamama del 5 agosto che da inizio ai lavori agricoli. Da Chinchero, paesino con costruzioni incaiche ed una caratteristica chiesetta bianca, prendiamo un bus locale che ci riporta a Cuzco. Da qui prendiamo un taxi (6 soles) per il terminal terrestre per acquistare i biglietti dell’autobus notturno per Puno e ci rifacciamo portare in centro. Visitiamo il museo Inca ricco di curiosità su queste popolazioni e ceniamo a “Los Toldo” con pollo e patatine. Cuzco: Mama Simona
Sabato 4 agosto 2012 “Verso Macchu”
Prendiamo un collectivos (10 soles) per raggiungere Ollantaytambo in un’ora e mezza, lasciando i bagagli in albergo e portando solo lo zainetto, dato che questa notte dormiremo ad Aguas Calientes. I collectivos non partono finchè non si riempiono fino all’ultimo sedile; nei dintorni della fermata ci sono uomini e donne che urlano il nome della destinazione per accaparrare clienti. Fortunatamente nel giro di un quarto d’ora il pulmino si riempie e si parte. Depositiamo gli zaini nel deposito bagagli della stazione ferroviaria di Ollanta da dove poi prenderemo il treno per Machu Picchu. Chi è in possesso dei biglietti del treno non paga il deposito. Noi li abbiamo acquistati tramite internet mesi fa. Abbiamo raggiunto di proposito Ollanta qualche ora prima della partenza del treno, per avere il tempo di visitare le imponenti rovine. Una fortezza incaica costruita con enormi (e se scrivo “enormi” significa davvero “enormi”!) pietre e circondata da terrazzamenti che originariamente occupava tutta la valle. Questi enormi massi erano traspostati da 6 km di distanza… Saliamo fino in cima e ammiriamo dall’alto della fortezza la valle del fiume Urubamba. Torniamo in paese e pranziamo con degli spiedini di carne di alpaca e patate cucinati sul ciglio della strada da una signora. Non sono affatto male, nonostante le condizioni igieniche non siano delle migliori… Va bè, sopravviviamo. Prendiamo il carissimo Vistadome per Aguas Calientes che ha i vetri anche sul tetto per ammirare il panorama circostante. Abbiamo la posizione migliore: i posti in capo al treno con la possibilità di vedere il paesaggio dalla grande vetrata della testa del treno. Probabilmente siamo stati i primi ad acquistare i biglietti… Il paesaggio che ci si presenta davanti è davvero piacevole, a parte il fiume Urubamba che è più inquinato del Lambro. La natura diventa sempre più rigogliosa e siamo sempre circondati dalle montagne e dal fiume. Ci offrono un mini-spuntino, anche se con quello che abbiamo pagato avrebbero dovuto portarci il cenone di Capodanno. In un ora e mezza siamo ad Aguas Calientes e c’è ad aspettarci, come promessoci, una ragazza mandata dall’albergo con un cartello col nostro nome. Ci accompagna a piedi, perchè qui le auto non circolano, alla Terraza del Inca, molto carino, nonostante il sito non promettesse tanto. Aguas Calientes invece è scandalosamente obrobrioso. Case costruite ovunque e senza regole, il fiume inquinatissimo, una miriade di alberghi e ristoranti di scarsa qualità, mini supermercati carissimi.. Pensare che a meno di 10 km da qui si trova Machu Picchu… Il bus che prenderemo appunto domattina per fare 6 km di tornanti costa la bellezza di 9 dollari a testa: più che un furto. Prendiamo solo l’andata, al ritorno, in un’ora e mezza, scenderemo a piedi. Altri 9 dollari a questi ladri non glieli regaleremo. Aguas Calientes: Terraza del Inca (voto: 8)
Domenica 5 agosto 2012 “La magia di Machu Picchu”
Facciamo colazione alle 4.30 in albergo per essere i primi a salire dato che il primo bus parte alle 5.30 ma è meglio presentarsi prima per evitare la coda, che già comunque c’è. Saliamo sul 5° bus ed arrivati alla biglietteria avremo davanti già più di 200 persone tra quelli arrivati prima di noi in bus e quelli che sono partiti alle 3 di notte a piedi. Appena aprono i cancelli, alle 6, la gente si disperde, talmente il sito è grande. Decidiamo di salire subito alla capanna del custode per attendere l’alba e ammirare Machu Picchu dall’alto. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è eccezionale. Le nuvole che solitamente circondano il sito di notte se ne sono già andate quasi tutte e, a poco a poco, il sole spunta ed illumina pian piano le costruzioni al di sotto di noi. Siamo a 2400 metri, circondati da picchi di montagne ricoperti di fitta vegetazione. Dietro al Machu si trova il monte Wayna Picchu; rispettivamente significano vecchio e giovane picco. Non siamo saliti sul Wayna Picchu, soffrendo di vertigini. Non ci sono parole per descrivere la magia e la bellezza di questo luogo: bisogna andarci. Verso le 15 ci aspetta il treno che da Aguas Calientes ci riporta a Poroy, non lontano da Cuzco. Con un collectivos raggiungiamo Mama Simona dove dormiamo per l’ultima notte. Cuzco: Mama Simona
Lunedì 6 agosto 2012 “Un giorno in più a Cuzco”
Variamo il nostro programma e invece di prendere il bus la mattina per Puno, prenderemo il notturno, guadagnando una giornata. Scelta più che azzeccata data la bellezza della città. Dopo colazione visitiamo l’immenso Mercado Central dove c’è di tutto e di più, dalle teste di porco ai musi di alpaca, dalle viscere alle lingue, dai cuori ai testicoli, mille varietà di pane, patate, spezie, frutta e verdure. Beviamo un succo di frutta preparato al momento da una delle tante bancarelle: 4 bicchieroni colmi di succo di banana e arancia, 7 soles. Mentre Davide visita il museo Inca, noi gozzovigliamo in Plaza de Armas tra mille venditori ambulanti che vendono di tutto a pochi soles. Un paio di Rayban (originali, eh) a 1 sol! Nel primo pomeriggio prendiamo l’autobus locale per Pisac (2,5 soles a testa, solo andata) dove si trova il famoso mercatino, abbastanza economico. Prendiamo anche una bottiglietta di Inca Cola: ne beviamo un sorso a testa e la regaliamo ad un bambino. E’ imbevibile! E’ la tipica bevanda peruviana gialla, gasatissima e dolcissima, dal sapore delle gomme da masticare. Non andiamo alle rovine, sapendo che non sono migliori di quelle di Ollantaytambo. Torniamo a Cuzco, rischiando, per l’ennesima volta, la vita sui bus locali che vanno a manetta su e giù per i tornanti. Ceniamo da Jack, non lontano da Plaza de Armas, con un buon hamburger e proviamo il famoso Pisco Sour, cocktail tipico fatto con pisco, lime, zucchero e albume. Torniamo da Mama Simona a ritirare i bagagli e, gentilissima, ci chiede se vogliamo fare una doccia prima di prendere il bus, nonostante avessimo già fatto il check out questa mattina. Alle dieci, per 10 soles, un taxi ci porta al Terminal Terrestre dove prenderemo il bus per PUNO della compagnia Huayruro Tours per 40 soles. E’ un semi-cama abbastanza bello ma fa freddissimo; non ci danno le coperte e non c’è il riscaldamento. Durante il viaggio i finestrini ghiacciano.
Martedì 7 agosto 2012 “Le isole galleggianti del lago Titicaca”
Arriviamo alle 5 a Puno, sul Lago Titicaca, con il freddo nelle ossa. Un taxi, per 5 soles, ci porta all’ostello Douque Inn. Una fredda e sporca topaia. Unica nota positiva: la gentilezza del proprietario, Ricardo, un archeologo. La pulizia lascia molto a desiderare e l’acqua calda ce la sognamo. Ecco perchè costava solo 20 soles a testa… Questa volta le recensioni non erano per niente reali e ci hanno fregato. Un taxi ci porta al porto dove partono le escursioni in barca per le isole Urus e l’isola di Taquile. Abbiamo preso i biglietti all’ostello da Ricardo, per 40 soles. Le popolazioni degli Uros hanno case e barche fatte di totora: una pianta che cresce nel Titicaca. Anche le isole dove abitano sono fatte con questo materiale. Da non credere. Sulle isole vivono diverse famiglie che si autogestiscono producendo prodotti artigianali che poi vendono ai turisti. Circola però voce che gli abitanti non vivano sulle isole, come vogliono far credere e come facevano una volta, ma ormai sono solo un’attrattiva per i turisti e la sera tornano sulla terraferma a Puno. Chissà… Il fatto che cantino “Vamos a la playa” per i turisti in effetti non è un buon segno. Tutto sommato la visita è interessante se si immagina che comunque una volta vivevano realmente su queste isole galleggianti. Con una delle loro barche, anch’essa fatta di totora e per niente stabile, ci portano su un’altra isoletta dove la nostra barca è ad attenderci per portarci a Taquile. Su ques’altra isola si cammina mezzoretta in salita per arrivare alla piazza principale dove proprio oggi si festeggia San Diego. Tutti gli abitanti dell’isola indossano cappelli con piume colorate, le donne gonne nere con volant di mille colori e gli uomini suonano strumenti musicali. Diversi cortei si ritrovano nella piazza continuando a suonare e ballare. Sullo sfondo c’è la Cordillera Real innevata ed il lago che sembra il mare tanto è blu e vasto. Con altre due ore e mezza di barca, o meglio, carretta del mare, torniamo a Puno. Niente doccia. Per la cena invece siamo fortunati e troviamo un ristorantino carino, il Mojsa, dove Sabrina prende una trota, trucha, favolosa. PUNO: DOUQUE INN (voto: 5)
Mercoledì 8 agosto 2012 “Una frontiera molto ‘easy’…”
Partiamo alle 7.30 per Copagabana, con un bus della compagnia Panamericana, per 15 soles a testa. Verso le 9.30 arriviamo al confine tra Perù e Bolivia. Ci fanno scendere dall’autobus e ci dicono di percorrere a piedi la frontiera passando dall’ufficio per il timbro, mentre loro ci aspetteranno in Bolivia. Qui non è che ci sia una frontiera vera e propria: praticamente può entrare e uscire chi vuole dato che non c’è nessuna stanga e nessun controllo, solo un mercato pieno di venditrici di cibo e qualche banchetto cambia soldi a tassi sfavorevolissimi. Comunque noi attraversiamo la frontiera anzi, il mercato e passiamo dai vari uffici per il timbro. Il ritratto del presidente, qui Evo Morales, è sempre presente. Risaliamo sul bus che in un quarto d’era ci porta a Copagabana, che non è a Rio in Brasile, ma in Bolivia. Qui non ci sono bancomat, solo banchetti con donne che cambiano denaro in bolivianos approfittandosi del turista senza altre possibilità che, rivolgersi a loro, fregano per bene sul cambio. 1 euro x 7,9 bolivianos, quando internet lo da a 8,5. Non siamo riusciti a cambiare meno di 280,00 Euro dato che la signora diceva di non avere il resto e noi avevamo solo un pezzo da 500,00 Euro e non pezzi piccoli. Il fatto che qui non ci siano Bancomat non da scelta, l’unica alternativa è cambiare il meno possibile. Compriamo subito il biglietto del bus, con la compagnia Tour Perù, che domani ci porterà a La Paz (40 bob a testa). Cerchiamo, dove possibile, di acquistare sempre con un giorno di anticipo i biglietti degli autobus, evitando il rischio di rimanere a piedi o spendere di più per prendere mezzi più cari. Lasciamo i bagagli, gratuitamente, nel deposito della Tour Perù. Qui ci si deve sempre fidare e sperare di ritrovarli intatti. Andiamo al porto e acquistiamo, per 20 bob a testa solo andata (non si può contrattare, tutti fanno lo stesso prezzo), i biglietti per il traghetto (traghetto?! altra carretta del mare…) che ci porterà sull’Isla del Sol. Un’ora e mezza di navigazione mista a pura paura. Sono le 15 e dopo mezz’ora circa di cammino sulla “scalinata del Inka”, arriviamo all’ostello prenotato: il Inka Pacha (25,00 Euro in tre). La vista dalle camere sul lago Titicaca è spettacolare, per il resto niente di che. L’acqua della doccia è scaldata da una resistenza, con fili a vista, da dove passa l’acqua prima di uscire. Facciamo una doccia tiepida e ci riteniamo fortunati ad uscire senza essere stati fulminati, perchè quello era il rischio. Un pannello solare probabilmente avrebbe scaldato maggiormente l’acqua, senza pericolo. Gli abitanti di quest’isola vivono di agricoltura, allevamento (ci sono molti lama, alpaca e asini) e turismo: per accederci bisogna pagare 5 bob a testa. Non vogliono essere fotografati e appaiono abbastanza scontrosi. L’acqua viene portata sull’isola con i muli. Saliamo in cima all’isola e, bevendo un mate, ammiriamo il panorama dalla costa opposta. Non visitiamo le rovine Inca dall’altra parte dell’isola dato che non era in programma e non ci va di rischiare ancora la vita su queste carrette del mare… Già siamo obbligati a riprenderla domani per il ritorno. Ceniamo in un ristorantino famigliare a fianco al nostro ostello con zuppa di mais e trota alla piastra con verdure e riso. Spendiamo pochissimo: nemmeno 6,00 Euro a testa (e Simona ha preso 2 trote!). Ci ritiriamo nelle nostre camere, dopo aver ammirato la Via Lattea e felici di dormire sull’Isla del Sol. Isla del Sol: Inka Pacha (voto 6)
Giovedì 9 agosto 2012 “Tour de force Copagabana-La Paz-Sucre”
Colazione all’aperto in un altro ristorantino nei pressi dell’ostello con vista mare, anzi… lago. Alle 10.30 abbiamo la barca per il ritorno a Copagabana. Fortunatamente questa è leggermente migliore di quella dell’andata. Alle 12 siamo a Copagabana e pranziamo con l’ennesima trota al Cofee Shop Copagabana consigliato dalla Lonely. Ne approfittiamo di mangiarla fresca qui sul lago. Prendiamo il menu del giorno: zuppa, trucha e melone con yougurt per “postre”, alla modica cifra di 25 bob a testa, più 15 bob circa per le bevande. Insomma, un vero affare! Alle 13 abbiamo il bus che da Copagabana ci porterà a La Paz in circa 3 ore e mezza. Andiamo all’agenzia e ci dicono che il bus non ci sarà…. Cosa? Siccome sono stati venduti pochi biglietti verrà sostituito da un pulmino di un albergo che deve già fare lo stesso tragitto. Ah, allora ci va di lusso! Ad un certo punto del tragitto ci dicono di scendere dato che bisogna attraversare il Titicaca e, dobbiamo prendere la solita carretta del mare (1 bob). Il pulmino invece sale su una chiatta in legno. In 5 minuti noi siamo sull’altra sponda, la chiatta è un po’ più lenta, ma ce la facciamo a ripartire. Arrivati a La Paz, la prima incombenza è acquistare i biglietti del bus notturno per Sucre. Partiremo alle 19 per arrivare alle 7 del giorno seguente. 130 bob per un cama della Transcopagabana Mem, consigliata dalle recensioni in rete ed invece… una delusione. Sedili rotti e sporchi, coperte lerce, personale scortesissimo che per poco non ci fa scendere a causa delle nostre lamentele. Assolutamente sconsigliata. Comunque, in attesa delle 19 facciamo un giro per La Paz facendoci portare in centro da un taxista per 10 bob. Gironzoliamo un po’ ma ci rendiamo conto che qui non è il massimo della sicurezza, quindi torniamo alla stazione dei bus ad attendere la partenza del pullman.
Venerdì 10 agosto 2012 “La (falsa) ciudad blanca”
All’alba siamo a Sucre. Sorvoliamo sulla vista del tappeto di foglie di coca sotto la postazione dell’autista del bus notturno appena preso… Con un taxi (10 bob) raggiungiamo l’albergo. Dopo due giorni senza acqua calda è indispensabile una doccia ristoratrice nel bel albergo prenotato tramite booking. La panaderia Micaela, non lontana dall’albergo, ci rifornisce di pane fresco e altre prelibatezze. Visitiamo il piacevole centro della città bianca, passando per il mercato dove acquistiamo buonissima frutta e un’empanada troppo speziata. Il parco Simon Bolivar non è nulla di che e l’orrenda riproduzione della Tour Eiffel avrebbero anche potuto evitarla. Rientriamo in albergo per un po’ di relax nel bellissimo patio. Lasciamo i vestiti al servizio di lavanderia che risulterà essere il più caro tra tutti quelli della vacanza. Sucre è carina, sebbene dia l’impressione di essere piuttosto “finta”. Appena fuori dal centro, ben tenuto, con le case tutte intonacate di bianco ed i giardinetti con gli impianti idrici, c’è una distesa di case malridotte, mezze distrutte, senza intonaco. La strada immersa nei rifiuti e piena di cani randagi, come sempre qui, non è nemmeno asfaltata. SUCRE: HOSTAL SUCRE (voto 7)
Sabato 11 agosto 2012 “Chao infierno, hasta nunca”
Alle 7.30 il bus della compagnia Trans Emperador ci porta, per 17 bob, in 3 ore, a Potosì. Un viaggio tranquillo tra venditori ambulanti e santoni che salgono e scendono dall’autobus. All’arrivo a Potosì cambiamo terminal, scoprendo che dobbiamo andare al ex-terminal per acquistare i biglietti del bus che domani alle 10 di mattina ci porterà ad Uyuni per 25 bob. Le altre compagnie li vendevano a 30 bob e noi, come al solito, siamo riusciti a tirare il prezzo. Per di più questa compagnia, Quijarro, parte alle 10, mentre le altre dalle 11 in poi. Il taxi che ci ha accompagnato al terminal ci accompagna poi all’Hotel Santa Teresa, in centro. Potosì (centro) è una cittadina carina. Dopo l’assalto ad una panetteria cerchiamo un’agenzia che ci accompagni alle famose miniere di Cerro Rico. Troviamo una cooperativa di 4 ex minatori che organizzano giri per i visitatori. Tiriamo i 100 bob a testa che ci chiedono a 90 e l’affare è fatto. Affare per chi non si sa. Le nostre guide sono Pedro e il picciriddo: due mangiatori accaniti di coca. Pedro ha lavorato per 5 anni nelle miniere ed ora fa la guida. Inizialmente ci portano al mercato, cioè in un negozio dove ci consigliano di acquistare, per pochi bob, delle foglie di coca e del succo di frutta per i minatori; poi c’è la vestizione con stivali di gomma, giacchetta, pantaloni e il caschetto con pila annessa. Con noi ci sono altri 3 turisti spagnoli. Il tour vero e proprio inizia alla fabbrica dove si smistano i materiali che arrivano dalla miniera. La 626 non esiste qui, sia chiaro. Ora è il momento di entrare nell’inferno… Percorriamo circa 4 km di passaggi sotterranei nel Cerro Rico, prima seguendo il corso dei binari poi intrufolandoci in una miriade di cunicoli che se viene un terremoto ora siamo fritti. In alcuni punti ci tocca abbassarci perchè i cunicoli diventano strettissimi. L’aria è rarefatta, stracolma di polvere e di chissà quali altre sostanze chimiche nocive. Non vediamo davvero l’ora di uscire, sebbene sappiamo che il tragitto durerà ben due ore. Due ore interminabili. Pensare che ci sono minatori che qui hanno passato una vita… Ci fermiamo dal Tio: una statua di fango secco che rappresenta una divinità sotterranea costruita e venerata dai minatori. Attraversiamo altri innumerevoli cunicoli pieni di stalattiti verdi smeraldo, stando ben attenti a non toccare le pareti, anch’esse ricoperte di sostanze nocive, ed ecco davanti a noi la prova infernale: per avviarsi verso l’uscita bisogna salire 3 scale appoggiate alla parete che salgono in verticale… E noi soffriamo di vertigini… C’è di buono che poco dopo, finalmente, vediamo la fine del tunnel. Che impresa! Pedro ci accompagna in una baracca dove ci sono dei minatori ubriachi fradici che ci offrono del jugo de uva alcolicissimo in bicchieri di plastica eccessivamente sporchi. Su Potosì il sole sta tramontando e gli spettri di una vita miserabile stanno dietro di noi… “Chao infierno, hasta nunca”. Direi che questo tour non lo rifarei: certo, meglio di così non si possono capire le condizioni in cui vivevano, ed ancora vivono tutt’oggi, i minatori, ma un minimo di sicurezza è indispensabile. Ceniamo al 4060, locale in centro il cui nome ricorda l’altitudine di Potosì. Potosì: Hotel Santa Teresa (voto 8)
Domenica 12 agosto 2012 “Alla ricerca di una jeep”
La nuovissima strada asfaltata che collega Potosì a Uyuni è una manna dal cielo per noi che non ne eravamo a conoscenza e ci aspettavamo una infinita strada sterrata e polverosa. In meno di 3 ore siamo a Uyuni, villaggio tristissimo, in mezzo al nulla, nato esclusivamente per accogliere i viaggiatori che partono per i tour dei salares e delle lagune boliviane. Anche noi siamo qui per questo. Fatichiamo a trovare il nostro ostello, il Piedra Blanca, che poi è proprio nella piazza principale. Dopo aver girato un mucchio di agenzie, capendo che praticamente offrono tutte la stessa cosa allo stesso prezzo, prenotiamo il tour di 2 notti e 3 giorni all’agenzia Andes Salt Expedition, incrociando le dita che vada tutto bene. Uyuni: Hostal Piedra Blanca (voto: 7)
Lunedì 13 agosto 2012 “Tre formichine in un mare di sale”
Partenza programmata alle 10.30 (che è già tardi), ma effettiva alle 11.00 (iniziamo bene!). Arrivano 3 jeep a caricarci. La prima è un rottame, la seconda è leggermente più decente, la terza è inguardabile. Ci fiondiamo sulla seconda ed insieme a noi salgono 3 ragazzi brasiliani, che rimarranno nel nostro gruppo per i prossimi due giorni, giorno e notte. Si parte per il cimitero dei treni ed il paesino di Colchani, che avremmo potuto anche saltare. Da qui inizia il tour vero e proprio. Ci dirigiamo verso il Salar De Uyuni passando dalle saline: una spianata bianca con montagnette di sale pronte per essere caricate dai camion che poi porteranno a raffinare. Successivamente si procede sempre più all’interno del salar e tutto intorno è bianco accecante. Chilometri e chilometri di sale intorno a noi… Che spettacolo! Qui abbiamo pranzato, seduti nel bel mezzo del salar, con quinoa, verdure e braciole. Nel pomeriggio, quando tutti i gringos ormai se ne sono andati, arriviamo all’isola dei pescatori strapiena di cactus altissimi. Scendiamo dalla jeep e abbiamo un’ora per girarla a piedi e scattare un milione di foto. Per il tramonto ci portano all’albergo di sale dove ci sistemiamo in una camerata da 6, insieme, appunto ai ragazzi brasiliani. C’è la possibilità di fare una doccia calda con 10 bob. La corrente elettrica, e quindi l’illuminazione, ci sono solo dalle 18 alle 21. quindi non possiamo far altro che cenare ed andare a letto. Fa molto freddo, ma le coperte, pesantissime, riescono a scaldarci (per oggi). Ovviamente sotto le coperte siamo vestiti di tutto punto. Salar de uyuni: Albergo di sale
Martedì 14 agosto 2012 “Laguna rossa e freddo polare”
Colazione alle 6.30 e partenza per le Lagune. La prima è la laguna del Hielo ed effettivamente è ancora parzialmente ghiacciata. Il paesaggio è molto bello: noi, la laguna e tutt’intorno le montagne ancora innevate. La seconda è la laguna Salada popolata dai fenicotteri, troppo lontani per essere fotografati decentemente. Pranziamo con pollo e patate arrosto su un tavolo di pietra lì vicino e ci chiediamo dov’è tutta la gente delle altre agenzie che è partita da Uyuni la stessa nostra mattina… Nel pomeriggio ci dirigiamo prima verso la laguna Pelada e poi verso l’Arbol de Piedra, una roccia nel deserto a forma di albero. Assolutamente la migliore è la Laguna Colorada che visitiamo prima del tramonto. È di una bellezza sconvolgente. I colori dell’acqua vanno dal arancio al bordeaux. Lì vicino si trova il secondo albergo di sale dove passeremo la notte. La doccia costa sempre 10 bob, ma qui non c’è il miscelatore dell’acqua ed è impossibili lavarsi a meno che non ci si voglia ustionare… Cena con spaghetti (immangiabili) e a letto al freddo e al gelo. Davide sta male per tutta la notte. Oggi nemmeno le coperte e i vestiti basteranno per proteggerci dal freddo. Siamo sopra i 4000 mt e le temperature notturne raggiungono i – 20 gradi. Salar de Uyuni: Albergo di sale.
Mercoledì 15 agosto 2012 “Il paradiso delle piscine termali naturali”
Sveglia alle 5.30 e colazione. E’ ancora buio e bisogna raggiungere i geyser prima dell’alba. Arriviamo a sfiorare i 5000 metri e fa molto freddo: siamo a – 15 gradi. Attendiamo con ansia il sole che scaldi un po’ l’aria. Visitiamo velocemente la zona dei geyser, dato che è impossibile stare più di 10 minuti all’aperto, fuori dalla jeep. Arriva l’alba e ci spostiamo verso la zona termale di Polques dove c’è una piscina con l’acqua a +38 gradi. Una favola. Ci cambiamo sulla jeep e ci rilassiamo mezzoretta in questo paradiso circondati dal vapore. Davvero uno spettacolo. Riprendiamo il nostro tour raggiungendo la Laguna Verde passando dallo spettacolare deserto di Dalì. La laguna verde purtroppo, a quest’ora del giorno, non è verde per niente; bisognerebbe visitarla nel pomeriggio. Il paesaggio, col vulcano Licambour alle spalle della laguna, è comunque stupendo. Verso mezzogiorno arriviamo alla frontiera col Cile e salutiamo i nostri compagni di viaggio che ritorneranno a Uyuni. “iQue te vaya bien!” Noi aspettiamo un pulmino che ci porti a sbrigare le formalità della frontiera a San pedro de Atacama. Il timbro di uscita dalla Bolivia era già stato messo a Uyuni, prima di partire per il tour, per evitare la coda alla frontiera boliviana dopo il deserto. Nel pomeriggio ci sistemiamo all’hotel Dunas di San Pedro. Molto accogliente e pulito. Dopo tre giorni in tour in condizioni pessime ci voleva proprio! Siamo passati da -15 gradi a + 20 in mezza giornata, una bella escursione termica direi. Qui a San Pedro le strade, nonostante siano in terra battuta, sono ben tenute: capiamo subito che questo è un paese molto turistico. E’ tutto più caro che in Bolivia. Compriamo subito il biglietti del bus notturno che ci porterà ad Arica: 34,00 Euro a testa per un semi-cama della Tur Bus che partirà alle 20.30 e arriverà alle 5.40 ad Arica. Ci informiamo per i tour da fare nei dintorni di San Pedro. In albergo troviamo dei depliant dell’agenzia Pachamama che offre buoni sconti: ne approfittiamo. Prenotiamo per domani il tour delle lagune altipianiche per 23000 pesos (più 5000 di ingresso) a testa. Per dopodomani invece ci iscriviamo al tour del Geyser del Tatyo per 18000 pesos (più 5000 di ingresso) e nel pomeriggio il tour della Valle della Luna per 7000 pesos (più 2500 di ingresso). Ceniamo con un mega paninazzo in un salon de the per circa 4000 pesos ciascuno. San pedro de Atacama: Hotel Dunas (voto:9)
Giovedì 16 agosto 2012 “Miscanti y Miniques”
Alle 9, dopo una buona colazione all’albergo, si parte per il tour delle lagune altipianiche. Il pulmino ci viene a prendere all’albergo e c’è una giuda che spiega: diciamo che sembra di essere in un tour di pensionati, visto come siamo abituati noi… Arriviamo alla Laguna Chaxa, con i fenicotteri che questa volta si lasciano fotografare un po’ più da vicino. Dopo di che saliamo alle lagune Miscanti e Miniques, sull’altopiano. Il paesaggio è simile a quello boliviano: lagune circondate da vulcani. Vento, polvere, vigogne e… freddo. Nonostante il tour da pensionati che ci obbliga a rimanere nei 10 minuti disponibili per vedere ogni luogo, il paesaggio è eccellente. Ci fermiamo nel villaggio di Socaire per il pranzo compreso nel tour. Zuppa di verdure, spezzatino con patate, carote, riso e pesche sciroppate per dolce. Proseguiamo per Toconao, un piccolo paesino dove, da veri turisti, ci portano a dar da mangiare ai lama. Immancabile il passaggio dai negozietti locali che, con noi, non fanno molti affari. Torniamo a San Pedro intorno alle 16 e prenotiamo il Tour Astronomico di stasera. È parecchio caro: 18000 pesos a testa. Siamo obbligati ad andare col tour delle 19 in inglese e non con quello spagnolo, da noi preferito, delle 21, dato che domani ci aspetta una levataccia. Ci hanno portato con un pullman ad una decina di km da San Pedro dove sono posizionati molti telescopi tramite i quali, dopo una lunga spiegazione, abbiamo potuto vedere le stelle e i pianeti. La guida non era madrelingua e l’inglese non era il massimo. Faticavamo a capire. Per di più l’unica nuvola in giro quella notte si è posizionata proprio sopra Saturno, impedendoci di vedere il pianeta ed i suoi satelliti. Nemmeno la cioccolata calda offertaci alla fine ci ha permesso di apprezzare completamente questo tour. San Pedro de Atacama: Hotel Dunas.
Venerdì 17 agosto 2012 “Yellowstone dei poveri”
Sveglia alle 3.30. Sì, 3.30. Colazione veloce preparataci gentilissimamente dalla signora del Dunas e attesa dell’autobus che ci porterà ai piedi del vulcano Tatyo. Il pullman accumula un gran ritardo dato che passa prima a prendere tutti gli altri 40 “pensionati” che verranno con noi. Iniziamo ad odiare questi tour obbligati. Purtroppo non c’è altra scelta per vedere i dintorni di San Pedro. Arrivati ai geyser del Tatyo, dove fa più freddo del solito, ci accorgiamo che il paesaggio non è poi così eccezionale. Forse perchè l’anno scorso abbiamo visitato Yellowstone, queste fumarole non ci fanno né caldo né freddo. Ops, freddo sì, data la temperatura polare. Facciamo un giro veloce ascoltando le spiegazioni della guida e poi ci dirigiamo insieme agli altri a far colazione preparataci su dei tavoli vicino al bus (acceso). Caffè, the, mate, latte, panini con prosciutto e formaggio, biscotti, cioccolatini e… una giusta dose di smog. Alla faccia dell’aria pulita dei quasi 5000 mt. Anche la piscina termale nei pressi dei geyser non era niente di che. Abbiamo preferito attendere sul bus. In mattinata ci hanno portato al villaggio di Caspana. Unica particolarità degna di nota: una volpe che passeggiava sul ciglio della strada. Torniamo a San Pedro per mezzogiorno. Si è alzato un vento terribile e andare sulle dune non è il massimo. Per questo decidiamo di rinunciare al tour alla Valle della Luna. Per fortuna ci rimborsano le nostre quote. Quiche (torta salata) e paninazzi al nostro salon de the preferito e poi attesa sui divani del Dunas delle 20 per prendere il bus per Arica. Gran bell’autobus questo della Tour Bus!
Sabato 18 agosto 2012 “Putre: una deviazione molto interessante”
Viaggiamo tutta la notte ed arriviamo ad Arica alle 6. Prendiamo un taxi per la fermata del bus “La Paloma” che alle 7 parte per Putre per 7000 pesos a testa. Dopo 3 ore, parecchi tornanti e tanta paura per la solita velocità esagerata di guida, arriviamo a Putre. Questa è l’unica volta che non abbiamo la mappa stampata per raggiungere l’albergo e… Non lo troviamo. Sembra che nessuno lo conosca. Giriamo in lungo e in largo il paese finchè troviamo una signora che ci indica la strada. Il Parinacota Trek si trovava a due passi dalla fermata dell’autobus. Peccato che non c’è nessuno ad aspettarci ed un tipo ci dice che il proprietario è andato a portare dei turisti a fare un tour di tutta la giornata. Peccato anche che noi avevamo prenotato un tour per oggi con lui… Non abbiamo altra scelta che cercare un altro albergo e un’altra agenzia. Scegliamo il Calì che è sulla stessa via del Parinacota Trek e, dopo vane ricerche, prenotiamo un tour per il Parco Nazionale Lauca di domani all’agenzia Tour Andino, di fronte all’albergo. 80000 pesos per un tour privato. Meno male, perchè un altro giro su un pullman pieno di pensionati non l’avremmo retto. Non troviamo nessuno che oggi ci porti alle Terme di Jurasi ad una decina di km da Putre, quindi riusciamo a comprenderlo nel tour di domani. L’hostal Calì costa meno del Parinacota Trek, che visto da fuori sembrava una catapecchia. E’ molto basico, ma pulito e con acqua calda disponibile. Pranzo con un economicissimo mega panino fatto con prosciutto comprato al negozio di alimentari del paese e cena nei paraggi, abbondante, ma servizio lentissimo. PUTRE: HOSTAL CALI’ (voto: 6)
Domenica 19 agosto 2012 “Spettacolo Parinacota!”
Lasciamo i bagagli al Tour Andino e alle 7 ci aspetta Justino col suo pick-up per accompagnarci ai piedi del Vulcano Parinacota. Ci troviamo molto bene con lui. La sua giuda è ottima e non spericolata e durante il tragitto ci spiega le caratteristiche del luogo. Prima di arrivare al vulcano facciamo alcune tappe in angoli incantevoli. Le vigogne non mancano mai. Arriviamo al lago Chunagarà, ai piedi del Parinacota innevato. Uno spettacolo. Scendiamo dal pick-up e Justino ci fa proseguire a piedi costeggiando il lago. Lui ci aspetterà più avanti. Siamo soli in questo bellissimo paesaggio. Molti ruscelli che raggiungono il lago sono ancora ghiacciati. Prima di raggiungere Justino incontriamo un gruppo di alpaca che si fanno avvicinare senza paura. Raggiungiamo in jeep il paesino di Parinacota: quattro casette, una chiesetta e alcune bancarelle molto originali e colorate. Justino poi ci accompagna a visitare delle grotte dove si rifugiavano i pastori fino a 25 anni fa. Le terme di Jurasi non sono un granchè (una piscina in cemento con acqua termale, non una pozza naturale come ci immaginavamo quindi preferiamo tornare prima a Putre e pranzare dato che poi ci aspetta il bus. Siamo molto soddisfatti di aver effettuato questa deviazione al Parco Nazionale Lauca solitamente non inserito negli itinerari classici che da Arica salgono direttamente ad Arequipa. Questo parco è molto particolare e merita davvero una visita. Alle 14 riprendiamo il bus “La Paloma”, unico collegamento tra Putre e Arica, che in 3 ore interminabili, data la solita spericolatezza del pilota sui tornanti, ci riporta al livello del mare. Ci lascia sulla strada principale dicendoci, in uno spagnolo incomprensibile, di raggiungere a piedi il terminal da dove partono gli autobus per il Perù. Chiedendo in giro, dopo almeno 3 km trascinandoci le valigie arriviamo a destinazione. Qui, come sempre ci sono gli acchiappa-turisti che ci offrono un taxi da Arica a Tacna, frontiera cileno-peruviana. Il prezzo, 10000 pesos totali, ci sembra onesto, nonostante l’autista esaltato e il suo macchinone americano. Ci accompagna, in un’ora, alle due frontiere facendoci compilare in anticipo i soliti moduli di uscita ed entrata e poi ci porta al terminal di Tacna dove cerchiamo un bus per Arequipa. La compagnia Flores parte alle 18.30 con un semi-cama per 38 soles a testa. Affare fatto! Impieghiamo circa 6 ore per arrivare, dopo di che prendiamo un taxi che per 10 soles ci porta al nostro albergo: Casona Solar. È ormai notte inoltrata. Arequipa: Casona Solar (voto: 9)
Lunedì 20 agosto 2012 “Arequipa, la bella”
Abbondante colazione e visita della bella Arequipa. Presso un’agenzia di Plaza de Armas acquistiamo i biglietti del bus per Chivay (13 soles + 10 soles di commissioni a testa) con trasferimento al terminal e deposito bagagli per un giorno e mezzo inclusi. L’agenzia voleva fregare noi e noi abbiamo fregato l’agenzia. Prenotiamo anche i biglietti per il semi-cama per Nazca con Cruz del Sur a 81 soles a testa. Visitiamo il Monasterio de Santa Caterina dove vivono ancora delle suore di clausura. Si tratta di una cittadella all’interno della città. Le viuzze all’interno sono intonacate di rosso e blu e tutto è tenuto alla perfezione, a differenza di una normale città peruviana… Alla fine del percorso, che può durare anche più di due ore, si sale su una cupola dalla quale si ammira il panorama di Arequipa e del vulcano Misti. Merenda all’eccellente panetteria “La Bagueteria” consigliataci dalla Lonely e cena al Chicken Palace, economico ma non il massimo. Arequipa: Casona Solar
Martedì 21 agosto 2012 “El condor non pasa”
Colazione super in albergo e visita la mercato locale San Camilo. Alle 11 la tipa dell’agenzia di ieri ci passa a prendere con un mini-taxi (maledetta lei) per portarci al terminal. In 5 con i bagagli su un mini-taxi. Inimmaginabile. L’autobus per Chivay, della compagnia Andalucia è il peggiore mai preso. Arriva con un gran ritardo e salgono solo locali. E’ scassatissimo e c’è una puzza allucinante. Per di più sale il solito santone e le solite venditrici ambulanti ad animare il viaggio. Arriviamo a Chivay con ben un’ora e mezza di ritardo, verso le 16.30. Ci dirigiamo a piedi all’albergo “La Pascana del Inka”, costo 55+70 soles a notte, singola più doppia, che in realtà sono due camere identiche con 3 letti ciascuna; pulito con acqua calda anche se spartano. La colazione inclusa è sostanziosa e buona. Purtroppo arrivati a Chivay abbiamo un’amara sorpresa: il boleto turistico, obbligatorio per visitare il Canyon del Colca (da cui si possono ammirare i condor da distanza ravvicinata) è raddoppiato da tre mesi a questa parte e costa ben 70 soles! Prima erano 35. Il costo ci sembra spropositato per i prezzi che ci sono qui e non ci sembra corretto dover pagare così tanto, quando non viene effettivamente offerto nessun servizio, solo per vedere degli uccelli che vivono in cattività. Il denaro che comunque viene immesso nell’indotto ci sembra già sufficiente, così decidiamo a malincuore di non andare. Le terme chiudono alle 17 ma aprono alle 4 del mattino, quindi decidiamo di andare presto alle terme il mattino seguente e prendere poi l’autobus che ci riporterà ad Arequipa delle 9.30. Facciamo un giro per il mercato artigianale e poi ceniamo in un ristorante di Plaza de Armas: il menù non è caro (13 soles) e comprende una sopa, un piatto di carne e pane all’aglio. Chivay: La Pascana del Inka (voto: 7)
Mercoledì 22 agosto 2012 “Cottura termale a 42°”
Prima dell’alba troviamo per fortuna un taxi che, per 5 soles, ci porta alle terme “La calera” che distano circa 4 Km dal centro. Ci sono molte piscine ma ce ne sono aperte solo 3, 2 interne e una esterna (le altre sono ancora troppo calde o fredde e saranno attivate dopo le 10), così ci fanno un sconto sull’ingresso, invece di 15 paghiamo 5 soles (a testa). L’acqua è davvero calda (38° circa), non si può stare dentro troppo tempo. Ci avviciniamo ad un piscina grande all’aperto e un tipo ci dice che l’acqua è molto calda, ma che se vogliamo possiamo provare; effettivamente è caldissima, misura la temperatura ed è a 42°, non si riesce a stare dentro, ma soltanto seduti sul bordo, fuori ci saranno 5° circa. Dopo circa un’ora e mezza ce ne torniamo all’albergo per la colazione e poi prendiamo l’autobus per Arequipa che in tre ore ci riporta lì (9-12), il bus costa 15 soles a testa ma è un bel cama della compagnia “Reyna”. Lasciamo i bagagli nel deposito di Cruz del Sur e torniamo alla buonissima panetteria di Arequipa di ieri, mangiando pane e dolci, slurp! Più tardi andiamo a visitare il museo di Juanita, la bambina dei ghiacci, corpo mummificato di una ragazzina inca trovato ghiacciato da un archeologo americano ai piedi del Misti e che rivela tombe di altre persone che venivano sacrificate agli Dei per essere protetti dalle catastrofi naturali. Il costo è di 20 soles per persona più la mancia ad offerta libera alla guida che parla in italiano e spiega come vivevano gli inca e ci fa vedere oggetti ritrovati nelle tombe. Alla fine ci mostrano anche un video esplicativo sul ritrovamento e la storia di Juanita. La visita è stata piuttosto interessante nonostante il viso non sia così ben conservato ed il corpo è coperto dagli abiti. Gironzoliamo per la città e ceniamo in un ristorantino sul lato interno della cattedrale: buono anche se non molto economico. Dopo di che andiamo a berci un pisco e una pina colada in un pub spacciato per irlandese lì vicino (10 soles a drink). Alle 20.30 prendiamo un taxi che per 6 soles ci porta al terrapuerto per prendere l’autobus per Nazca.
Giovedì 23 agosto 2012 “Paraca a Paracas!”
Dopo 10 ore di viaggio, alle 7.30 arriviamo a Nazca. L’autobus di Cruz del Sur è abbastanza nuovo, con cuscini e coperte, ci offrono qualcosina da mangiare e del tè o caffè. Viene pubblicizzata la connessione wi-fi ma non funziona. A Nazca prendiamo un taxi che per 5 soles ci porta all’aeroporto. L’autista, una tipa che fa tutta la simpatica, ci spiega un po’ come funzione il sobrevuelo, bla bla bla, poi si rivelerà essere una vera zecca che cercherà di farci prendere l’aereo che vuole lei, facendoci spendere di più, solo per prendersi la commissione! Non ci lascia in pace e liberi di decidere, per fortuna quando capisce che non c’è trippa per gatti se ne va (senza nemmeno salutare, c.v.d.) Dopo lunghe consultazioni acquistiamo il volo presso la compagnia Aeroparacas per 90 dollari l’uno, più 25 soles di tassa aeroportuale obbligatoria. Temiamo che ci faranno attendere parecchio, invece nel giro di un’ora ci fanno salire sul cessna. Siamo in 4: noi e un anziano signore inglese. Abbiamo una paura da matti e non abbiamo fatto colazione per evitare vomitate in volo. L’aereo non scende troppo di quota e veniamo aiutati dal pilota ad individuare le linee tenendo come riferimento la punta dell’ala del cessna. L’aereo vira più volte per dare la possibilità sia a chi è seduto a destra che a chi è seduto a sinistra di distinguerle chiaramente. Simona sta abbastanza male… Sabrina e Davide invece solo un po’ di mal di testa. Queste linee, scavate nel terreno, nemmeno tanto in profondità, si suppone dalle civilizzazioni Nazca, appunto, non hanno una teoria certa della loro origine, sono solo ipotesi quelle che sono state portate avanti. Rappresentano per lo più animali: la scimmia, il cane, il colibrì, ecc. poi c’è un albero e un astronauta (per la testa tonda e grande come il casco di un astronauta appunto). Sono figure molto grandi che raggiungono i 60 metri di lunghezza. Il mistero sulla loro origine le rende molto affascinanti. Come potevano quei popoli riconoscere le figure se non sono visibili da terra ma solo dall’alto? Come sono riusciti a disegnarle così perfettamente? Il mistero continua… Il nostro volo invece termina bene ed ora possiamo fare colazione. Prendiamo poi un taxi per la stazione degli autobus decisi a raggiungere Paracas, penultima tappa del nostro viaggio. Cruz del Sur costa troppo (35 soles a testa per sole 3 ore di viaggio). Ci dirigiamo verso altre compagnie e scopriamo che non ce n’è nessun’altra che ci arrivi direttamente. Ci dicono che dobbiamo andare a Ica e lì cambiare. Scegliamo la compagnia Flores, Sono circa le 11.30 e spendiamo 10 soles a testa per Ica. Dopo circa 3 ore arriviamo e scopriamo, in un paese incasinatissimo dove tutte le auto suonano per niente, che non qui non c’è nessun autobus per Paracas ma che dobbiamo prendere un autobus per Pisco e da lì un colectivo o taxi per Paracas: siamo sconvolti! Averlo saputo prima (se non ci avessero raccontato balle) avremmo preso l’autobus di Cruz de Sur e stop! Prendiamo l’autobus per 4 soles e ci fanno scendere ad un incrocio dove, per 20 soles complessivi, un taxi ci porta finalmente a Paracas: arrivamo all’alba delle 16! L’hotel Gran Palma è carino, ma un po’ asettico. Sembra pulito anche se Simona e Davide vengono punti da una pulce che poi troveranno nel letto. Qui a Paracas ci becchiamo la “paraca”: il vento del deserto che solleva la sabbia. Di fatti c’è in giro poca gente e tanta sabbia! CI informiamo sui tours per domani e scegliamo l’agenzia che ci sembra più economica dato che, anche qui, offrono più o meno gli stessi giri a prezzi differenti. Tourparacas, per 35 soles a testa, ci porterà alle Islas Ballestas (+5 per ingresso e 1 per tassa) e con 26 soles a testa, con un taxi privato, a Parque Nacional de Paracas (+ 5 per ingresso). Ceniamo in un ristorantino sul lungo mare consigliato dalla Lonely: il “San Juan”. Una delusione: calamari fritti dove non si sentiva nemmeno il pesce, porzioni non molto abbondanti e ceviche troppo acetoso. Paracas: Hotel Gran Palma (voto 7)
Venerdì 24 agosto 2012 “Le piccole Galapagos, così dicono…”
Dopo la colazione in albergo, buona anche se non abbondantissima (anche perchè stanno a curare quanti panini prendiamo: non più di 2 a testa) alle 7.30 ci troviamo all’ufficio dell’agenzia per iniziare il tour alle Islas Ballestas. La barca-motoscafo è messa bene; questa volta ci fanno indossare il giubbotto salvagente. La guida parla in inglese, spagnolo e francese. Appena partiti vediamo dei delfini che nuotano intorno alla barca. Prima di raggiungere le isole ci fermiamo ad osservare il “candelabro” scolpito nella roccia, è molto grande e anche per lui, così come per le linee di Nazca, l’origine è sconosciuta e sono state solo ipotizzate diverse teorie, potrebbe trattarsi di un calendario astronomico tracciato dalle stesse popolazioni Nazca, oppure potrebbe essere stato inciso nel XIX secolo come simbolo di liberazione del Perù. Il disegno è stato scavato in profondità e l’azione del vento potrebbe farlo scomparire col passare del tempo, dato che la superficie scavata si sta riducendo sempre di più. Il consiglio dunque è di andarlo a vedere il prima possibile. Sulle Islas Ballestas si possono ammirare tantissime varietà di uccelli, i più numerosi sono i guanos, i cui escrementi, che hanno il loro stesso nome, sono utilizzati per concimare il terreno non solo del Perù, ma anche di molti paesi esteri. Molte persone, dunque, si occupano di raccoglierlo. Inoltre vediamo qualche leone di mare (non molti per la verità, non è il periodo giusto), pochi pinguini sparsi qua e là, pellicani e altri uccelli. Il mare è purtroppo molto mosso è il cielo nuvoloso: questo non ci permette di goderci lo spettacolo nel migliore dei modi. Tornando verso Paracas gli sballottamenti del motoscafo fanno davvero paura. L’escursione dura due ore, dalle 8 alle 10. Poco prima delle 11 partiamo per la visita al Parque Nacional de Paracas, con autista privato. Inizialmente ci vengono mostrate delle conchiglie fossilizzate: siamo in pieno deserto e c’è un vento molto forte. Dopo di che visitiamo alcune spiagge, tra cui la spiaggia rossa, di questo colore perché il vento trascina sulla riva il materiale di cui sono composte le rocce circostanti. Inoltre ci viene mostrata una roccia particolare vicino alla costa chiamata “la catedral”, dato che prima del terremoto del 2007 aveva questa forma. Ora, purtroppo, è in gran parte distrutta. Dopo poco più di due ore siamo di ritorno a Paracas, mangiamo delle buonissime empanadas al formaggio e torta fatte in casa in una bottega sulla strada. Per cena segliamo un ristorantino sul lungomare che ci ispira, mangiamo arroz de marisco e pesce alla piastra. Non sono male ma nemmeno il massimo: siamo convinti che il pesce qui, nonostante siamo in riva all’oceano, sia congelato e non fresco. Spendiamo circa 70 soles totali. Paracas: Hotel Gran Palma
Sabato 25 agosto 2012 “Ultima tappa: Lima”
Dopo la colazione in albergo ci attende l’autobus per Lima della compagnia Oltursa. È abbastanza caro: costa come quello della Cruz del Sur (55 soles a testa, semi-cama), ma parte ad un orario che a noi fa più comodo. Partiamo alle 10 e arriviamo a Lima verso le 14. Lasciati i bagagli al deposito della compagnia di autobus, prendiamo un taxi che per 7 soles (i taxisti ufficiali della stazione degli autobus ci hanno assalito chiedendoci 15 soles, più del doppio, invece noi ci siamo accontentati di un taxi preso sul ciglio della strada) ci porta nel quartiere di Miraflores, dove vi sono molti locali in stile occidentale e un bel parco con wi-fi. Cambiamo i pochi soldi rimasti, sia boliviani che pesos cileni e, dato che il cambio è molto favorevole, pure i dollari. Li cambiamo da un abusivo che lavora in un angolo sul ciglio della strada: qui gira così. Il cambio proposto da lui e più conveniente di quello che ci viene offerto dall’ufficiale “casa de cambio”. Anzi, addirittura ci fa un cambio per i dollari più conveniente da quello ufficiale di Yahoo finanze consultato in Internet. Incredibile, ma vero. Ci da due pezzi da 500,00 Euro e noi li riguardiamo mille volte dato che non ci fidiamo. Non c’è dubbio, sono veri. Confrontandoli con altri due pezzi che, per fortuna, abbiamo con noi, sono identici. Mangiamo dei miseri ma buoni panini imbottiti in un locale acchiappa-turisti e ci dirigiamo, sempre in taxi (10 soles), in centro, a Plaza de Armas. E’ carina nonostante sia sconsigliata da tutti per pericolo di furti. Tutto sommato ci accorgiamo che non è né più né meno pericolosa di qualsiasi altra capitale dove l’attenzione è d’obbligo. Assistiamo al ridicolo cambio della guardia: c’è un piccola banda e soldati che fanno dei passi a ritmo di musica: sembra una lezione di aerobica! Poi i militari si spargono per la piazza e fanno foto con la gente, cedendo a coloro che si mettono in posa con i loro cappelli e armi! Andiamo al supermercato “Metro” per gli ultimi acquisti. Non troviamo purtroppo le bustine di mate de coca, sinonimo del fatto che Lima si sia già molto “occidentalizzata” e di come stia perdendo le proprie tradizioni (le bustine si trovano ormai solo nei mercati). Giunta l’ora di cena cerchiamo un locale consigliato dalla Lonely, ma non lo troviamo, probabilmente non c’è più. Ne scegliamo un altro vicino a Plaza de Armas: menù completo a 16 soles, anche se economico non ne rimaniamo granché soddisfatti. Cerchiamo poi un taxi che ci porti, prima a recuperare i bagagli, e successivamente, in aeroporto. Con nostro grande stupore ci accorgiamo che nessuno dei taxisti del centro è disposto ad accompagnarci all’aeroporto; scopriamo che serve un permesso speciale, dato che è fuori dalla loro zona di lavoro. Ci facciamo accompagnare alla stazione del bus di Oltursa per 12 soles dove abbiamo lasciato i bagagli. Una volta lì una guardia si offre di chiamarci un taxi. Il prezzo è di 40 soles. Mentre aspettiamo ne arriva un altro e Simona gli chiede il prezzo per l’aeroporto: è disposto a portarci per 30 soles (all’inizio ne chiede anche lui 40). Intanto arriva il taxista chiamato dala guardia, Simona gli dice che l’altro taxi ci porterebbe per meno e così accetta di accompagnarci per 30 soles (Simona è una contrattatrice perfetta!). Quando arriviamo però ci chiede 35 soles. Gliene diamo 31 e rotti. Siamo peggio dei genovesi. Eheheh. Al check-in ci capita una stordita che dice di non poterci fare scegliere i posti a sedere nel volo intercontinentale: Santiago del Cile – Madrid. Inoltre, emette un solo biglietto da Madrid a Milano, dicendo che il sistema non le fa stampare gli altri due: dovremo poi arrangiarci a sistemare la cosa una volta arrivati a Santiago, con Iberia (lei è della Lan). Ci assegna un volo all’una di notte, con un’ora di anticipo rispetto al nostro, su un aereo molto moderno e immenso che vorremmo avere per il volo intercontinentale inveche che per questa breve tratta di sole 3 ore e mezza, che a noi sembra inutile, dato che ci fanno spostare a Sud per poi tornare a Nord, verdo l’Europa.
Domenica 26 agosto 2012 “Voli e coincidenze verso casa”
Alle 5.30 (ora locale) siamo a Santiago del Cile. Dato che nell’area gates non ci sono sportelli Iberia, dopo varie richieste al personale della Lan (ci dicono che il personale Iberia arriva solo un’ora prima del volo, quando sarebbe troppo tardi per farsi cambiare i posti), decidiamo di uscire e fare tutta la trafila dei controlli doganali, per rifare il check-in presso un banco Iberia all’entrata dell’aeroporto. Finalmente ce la facciamo. Ora abbiamo i posti che desideriamo sul volo intercontinentale e tutte le carte di imbarco necessarie. Stremati di sonno ci concediamo un riposino in attesa della partenza. Il volo verso Madrid si rivela tranquillo, ci danno cena e colazione con un sandwich nel mezzo. Purtroppo qui ci sono schermi comuni e quindi se si vuole si può guardare il film proposto, oppure niente. Dopo 12 ore circa, alle 7, arriviamo a Madrid. Per fortuna non dobbiamo aspettare molto per l’ultimo volo: parte alle 9 e arriva a Malpensa alle 11.20. Il nostro stupendo viaggio si conclude qui. Speriamo che questo diario vi possa essere d’aiuto.
Qué les vaya bien, suerte!