La Romania che non ti aspetti
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Qualcuno che c’era stato, seppur in modo molto veloce, me ne aveva parlato bene, e così abbiamo deciso di spendere i nostri 15 giorni verso l’Est Europa.
Per spendere ancora meno abbiamo optato per la nostra macchina, quindi ci siamo andati direttamente dall’Italia, e precisamente da Ravenna.
Nel programma del viaggio abbiamo deciso, anche per spezzare un po’ il viaggio di fare, sia all’andata che al ritorno, una sosta in Serbia, e precisamente e Novi Sad all’andata e a Belgrado al ritorno.
Della Romania siamo stati entusiasti, della Serbia un po’ meno.
Proverò a darvi qualche flash sulla Romania come pennellate di scrittura…
La Romania è un mondo rurale come ce lo ricordiamo noi cinquantenni;
La Romania è progresso e tradizioni;
La Romania è una moltitudine di cicogne che ti osservano dall’alto dei loro nidi;
La Romania è strade tirate come tavoli da biliardo, accanto a strade minori con buche tali che se ci finisci dentro ci lasci la macchina;
La Romania è cortesia, al punto che la gente ci chiedeva se avevamo bisogno anche quando ci fermavamo per strada a fare plin plin;
La Romania è le mandrie che alla sera, nel Maramures e nella Bucovina, scendono al paese dai pascoli, in una processione “miracolosa” di mucche, pecore, cavalli e capre, senza pastore, e la gente che le attende davanti a casa, come si attende un parente;
La Romania è una cucina schietta e corposa di piatti generosi che non vi fanno mai alzare da tavola con la fame;
La Romania è la gente che ti saluta e ti sorride se tu li fotografi sopra ai carri trainati da cavalli;
La Romania è la pulizia delle strade, il decoro delle case e l’orgoglio di essere rumeni
La Romania è la spericolatezza nel guidare, al punto che non sai mai cosa ti può arrivare dalla prossima curva;
La Romania è i cani randagi ai margini della città, che non sono aggressivi e ti fanno pena, al punto che te le porteresti a casa;
La Romania è trovarsi all’interno di un documentario quando giri in barca tra i bracci del delta del Danubio, e vedi uccelli ovunque;
La Romania è cultura, orgoglio della propria storia, conservazione dei beni storici;
Ma passiamo al racconto del viaggio vero e proprio, facendo qualche premessa:
Abbiamo percorso circa 5.000 km. con una C4 diesel. In Slovenia occorre acquistare la vignette e la si può acquistare quando si è ancora in Italia. Noi l’abbiamo presa di un mese spendendo Eur 30. In Croazia le autostrade si pagano volta per volta, in Kune, ma anche in Euro o con la carta di credito. In Serbia non abbiamo pagato nulla. In Romania occorre acquistare la vignette (si trova solo in alcuni distributori, di sicuro alla Petronas), che è uno scontrino da tenere in macchina, del costo di Lei 31,45 (Eur 7,20 circa).
In Serbia, occorre avere in auto la cassettina del Pronto Soccorso.
In Slovenia vige l’Euro (dal 2007); in Croazia c’è la Kuna (HRK) (1 Euro/7,55 kune), anche se hanno già fatto richiesta per entrare nell’Euro, e comunque gli euro vengono accettati ovunque; in Serbia c’è il Dinaro Serbo (RSD o SRD) (1 Euro/120 Dinari Serbi), e l’Euro non viene quasi mai accettato, e in Romania c’è il Leu (RON) (1 Euro/4,43 Leu), che verrà sostituito dall’Euro il 1/1/2020.
Non abbiamo trovato macroscopiche differenze nei cambi, da un’agenzia all’altra. Nessuna pratica commissioni, e raramente chiedono un documento per cambiare contante. Meglio non avere tagli troppo grossi da cambiare.
Per l’assistenza sanitaria noi abbiamo fatto una polizza con la Europe Assistance, perchè, in Romania c’è l’accordo con l’Italia e viene rispettato, e le strutture sono discrete, ma in Serbia l’accordo spesso non viene rispettato e viene richiesto il pagamento al paziente, e le strutture non sono granchè. Noi abbiamo speso per la polizza sanitaria per due persone e soccorso auto Eur 110,10 per due settimane.
Alle frontiere non abbiamo avuto problemi tra Slovenia e Croazia, ma abbiamo fatto 4-5 ore di fila, sia all’andata che al ritorno, alla frontiere tra la Croazia e la Serbia. Vi erano file infinite di auto tedesche e svizzere (non turisti), che venivano controllate a fondo rallentando di parecchio lo scorrimento. Può valere la pena, forse, allungare il percorso di circa 100 km., ma passare dall’Ungheria, e comunque evitare la frontiera autostradale e delle strade immediatamente vicine. Nessun problema invece alla frontiera tra Serbia e Romania, fatto salvo che i romeni ci hanno fatto aprire le valigie, ma credo più che altro, perchè non c’era nessuno in fila, e dovevano pur fare qualcosa, in quanto il controllo è stato molto sommario, e gentilmente non ci hanno messo le valigie sotto sopra.
Costo del viaggio: circa 950 Euro a testa per due settimane. Nello specifico abbiamo speso Eur 15 al giorno a testa per mangiare (colazione, pranzo qualche volta al tavolo e qualche volta veloce, e cena), Eur 22 a testa per gli alberghi (di ottimo livello), Eur 18 a testa per la quota macchina (gasolio, autostrada, parcheggi e vignette), Eur 8,50 per gli ingressi ai monumenti, e il resto per altre piccole cose.
Veniamo ora al dettaglio del viaggio:
Sabato 25 Luglio (km. 892)
Siamo partiti da Ravenna alle ore 5 circa lungo la Romea e abbiamo proseguito lungo l’A4 con direzione Trieste. Sosta all’ultimo autogrill per acquistare la vignette per la Slovenia.
Abbiamo visto code di auto per l’Istria, ma noi le abbiamo evitiate. Pranzo in autogrill in Croazia. Costo come in Italia.
Abbiamo perso 4 ore, alla frontiera tra la Croazia e la Serbia, sotto un sole cocente.
Siamo arrivati a Novi Sad al tramonto, e siamo andati subito in albergo:
L’hotel scelto è il CitiHotel Veliki (Eur 82,80 per 2 notti), molto vicino al centro, ai margini della zona pedonale. Riusciamo a parcheggiare l’auto nei dintorni senza pagare.
Dopo tre piani di scale per arrivare alla nostra camera siamo distrutti, e decidiamo che abbiamo appena le forze per una doccia e per la cena.
Fortunatamente è sabato sera e Novi Sad è una città molto viva, perchè riusciamo a cenare anche arrivando al ristorante poco prima delle 22. Anzi, a dire il vero, siamo tra i primi a sederci a tavola.
Abbiamo cenato al “Lazina Basta”, un bel locale arredato come se fosse una fattoria di campagna. Ci accompagna al tavolo una bella “contadina” alta quanto me e bionda… il che non guasta. Scopriremo poi che le bionde alte 1,80 in Serbia sono lo standard.
Abbiamo cenato con maiale alla moda di Novi Sad, e io trota alla griglia con patate. inoltre abbiamo preso due dolci tipici, di cui non ricordo il nome. Uno, in particolare era tipo bomboloni ripieni di ciliegie cotte. Entrambi molto buoni. Costo della cena (compresa la birra) Eur 9 a testa.
Breve passeggiata in centro, dove notiamo una gran vita. Tanti ragazzi e ragazze, ma anche gente più matura. tutto molto tranquillo. Per noi però la vita è il letto, dato che al mattino ci siamo alzati alle 4, per cui, ritroviamo la strada dell’albergo e via a nanna.
Domenica 26 Luglio (km. 50 circa)
Giornata interamente dedicata al Fruŝka Gora National Park.
In un territorio lungo 50 km. e largo 10 km. sul monte di Srem Fruŝka Gora, si trovano 16 monasteri ortodossi serbi, degli originari 35. Sono sorti nel tardo medioevo, ed è un complesso storico-culturale unico nel suo genere. Questi monasteri sono patrimonio dell’Unesco.
Nonostante abbia cercato informazioni su Internet non sono riuscito a trovare una mappa del posto, e ho trovato alcuni commenti di chi ci è stato dove consigliano di prendere una guida, in quanto i monasteri sono difficili da trovare.
Decidiamo comunque di provare a fare i turisti “No Alpitour”, e ci muoviamo per andare alla ricerca dei monasteri. A dire il vero proviamo prima Novi Sad a cercare l’Ente turismo, ma è domenica, e quindi non se ne fa nulla. Ci rivolgiamo a qualche edicolante per sapere se hanno cartine di Fruska Gora, ma tutti ci rispondono di no, finchè uno, con il quale ci capiamo meglio ci fa capire che l’unica cartina che esiste è sul retro della cartina di Novi Sad. Non è dettagliatissima, ma è sempre meglio di nulla.
In realtà la cartina e il tom tom saranno più che sufficienti a trovare tutti i monasteri che cercavamo, e cioè i principali, dato che vederne 16 in un giorno è chiedere davvero troppo.
Ne vediamo la metà. e precisamente, nell’ordine:
1) Velika Remeta (affreschi azzurri più recenti di quelli che vedremo poi e ben conservati)
2) Krusedol (ha le mura esterne rosse)
3) Grgeteg (in stile barocco)
4) Ravanika (primo esempio dello stile della scuola di Morava)
5) Novo Hopovo (bella chiesa circondata da edifici gialli)
6) Staro Hopovo (piccolino, nel bosco, ma era chiuso)
7) Jazak (affreschi molto datati, ma ricchi)
8) Mala Remeta (sentiamo un idilliaco canto di suore)
Tornati a Novi Sad siamo andati a vedere la fortezza al tramonto. Nel cercare dei magneti ci siamo imbattuti in un artista molto gentile e ospitale, che voleva offrirci da bere nella sua cameretta-studio. Ci ha fatto tenerezza, e mi sono chiesto se alla fine viviamo meglio noi una vita di corsa con tutti i confort, o lui una vita libera con lo stretto necessario… mah…
A cenare siamo andati a Pivnica Gusan in Zmaj Jovina, 4 (birreria tipica con tavoli all’aperto, cucina locale, porzioni abbondanti, Eur 10 circa a testa). E’ sulla strada principale del passeggio, ma in un cortile interno, per cui dalla strada non si vede.
Lunedì 27 Luglio (km. 306)
Partiamo di buon mattino alla volta di Oradea. Scegliamo il percorso che si snoda in buona parte attraverso il territorio della Romania. Passiamo quindi da Zrenjanin (Serbia), Comiosu Mare (confini con la Romania), Arud, e poi E671 fino a Oradea, una tappa imperdibile per gli amanti dell’art nouveau e delle stile secessionista viennese di fine XIX secolo. Molti edifici sono ancora in fase di restauro, tuttavia in sufficiente stato di conservazione da fornire un’ampia idea dello stile architettonico.
Appena arrivati andiamo dritti al nostro albergo: Hotel Atlantic in Iosif Vulcan, 9. Camera grande e molto comoda. Abbiamo solo faticato un po’ ad arrivare, per via dei lavori di risistemazione della piazza.
Vicino all’albergo si trova “Biserica Ca Luna” (Moon Church), chiesa molto bella con interessanti dipinti e sculture in legno. E’ così chiamata per via del meccanismo installato nella torre della chiesa che indica le fasi lunari.
La giornata non è splendida, e quando decidiamo di uscire per cena si mette a piovere.
Andiamo a cenare da Cirano – Calea Republicci, 7. Costo delle portate da 14 a 30 lei. Frequentato ritrovo ideale per vedere il via vai dei passanti, se non fosse che per via della pioggia non passa nessuno. Prendiamo stufato di manzo e verdure servito in una ciotola fatta di pane (ciorba de vitet cu tarhon in chiflà), e uno stufato di carne di maiale, patate, cipolla, peperoni con un nonnulla di olio. Aggiungiamo un bel piatto di polenta (mamaliga), innaffiamo il tutto con 3 birre (in due), e ce ne andiamo a dormire. Costo della cena 13 Euro circa in tutto (6,50 euro a testa).
Martedì 28 Luglio (km. 270)
Di buon mattino ci alziamo e torniamo in centro per fare colazione e vedere Oradea con la luce del sole… devo dire che fa tutta un’altra figura. C’è ancora molto da sistemare, e già lo stanno facendo, ma si vede che è una cittadina con buone potenzialità storico artistiche.
Partiamo poi alla volta del Maramures, la regione più tradizionale della Romania. Addentrarsi in questa zona è una sorta di viaggio nel tempo. Vediamo pascoli, chiese in legno dagli alti campanili, case tipiche, donne vestite con gli abiti tradizionali. E’ questa forse la zona più tipica di tutta l’Europa, dichiarata patrimonio dell’Unesco. In particolare da non perdere soprattutto le valli del Mara e dell’Iza.
Primo obiettivo è Baia Mare, una cittadina di 145.000 abitanti, capoluogo del comprensorio. Arrivati a Baia Mare, e superata la delusione dei casermoni della periferia arriviamo a scoprire un centro storico sicuramente molto più interessante.
In centro visiteremo la Casa Iancu de Hunedoara (Piata Libertati, 18), residenza del principe transilvano omonimo, governatore dell’Ungheria dal 1446 al 1453. Questa residenza (ingresso gratuito), spesso ospita mostre temporanee. Nella stessa piazza troviamo anche la Torre di Stefano, una torre del XV secolo in stile gotico, sormontata da una campana.
Pranziamo in Piata Libertati, al Millennium, un bar-ristorante molto frequentato dai giovani. Serve anche insalate e pietanze veloci.
Nel pomeriggio riprendiamo il cammino per arrivare fino a Surdesti che vanta una maestosa chiesa (Monument) con un gigantesco campanile in rovere alto 72 m., dichiarata patrimonio dell’Unesco, e una delle più belle di tutta la regione. Troviamo una signora che ci ha acceso le luci, in modo da poterla vedere in tutto il suo splendore. Non abbiamo però potuto nè fotografare, nè filmare.
Proseguiamo verso S per 4 km. e in pochi minuti arriveremo fino a Plopis, dove troviamo un’altra bella chiesa con alto campanile. Per vederla occorre chiedere la chiave presso una casa situata nelle vicinanze. Peccato però che nessuno fosse in casa. Abbiamo chiesto anche ai vicini, ma la chiave ce l’ha solo quella della casa esattamente di fronte alla chiesa.
Altri 7 km. e in una decina di minuti arriviamo a Laschia, che vanta una chiesa del 1861 con caratteristico campanile dal tetto a forma di bulbo. Qui abbiamo telefonato al numero indicato sulla porta e ci è venuto ad aprire un signore molto gentile che ci ha spiegato anche qualcosa della chiesa. Qui abbiamo anche potuto filmare e fotografare (senza flash).
Torniamo sui nostri passi per andare in direzione NE verso Budesti. Questo lo davano come un autentico paradiso bucolico dove poter incontrare uomini con i caratteristici cappellini sulla testa che trasportano fasci di fieno e donne con il capo coperto di foulard a fiori. Forse non era l’ora giusta. ma non ne abbiamo incontrati Caratteristiche le case con elaborati cancelli in legno scolpito e cataste di legna accanto per il fuoco. E’ uno dei paesi meglio conservati di tutto il Maramures.
Per la notte siamo andati a dormire alla Pensiunea Anca – str. Principala DN18, 286 – Desesti. Costo Eur 35 compresa colazione (Eur 25 di camera + Eur 5 a testa per la colazione).
E’ stata una bellissima esperienza. Ci sembrava di vivere in una vecchia casa colonica romagnola degli anni ’60-’70, dove vi erano riunite diverse famiglie, al punto che non siamo riusciti a ricostruire l’albero genealogico di tutti coloro che ci vivono.
Abbiamo chiesto di cenare lì, ed è stata un’apoteosi di cibo. ci hanno servito nel cortile sotto a un bellissimo porticato in legno. Abbiamo mangiato le loro cose: antipasti di affettati e formaggi, da tagliare, una ciorba con polpettine davvero squisita, e poi una sorta di stufato con salsicce, fagioli e pancetta (leggerissimo). Quando stavamo per alzarci e tornare in camera ci hanno detto che c’era anche il dolce… potevamo dire di no? E’ arrivata una torta intera a base di panna fresca (squisita). Per non offenderli ne abbiamo mangiata la metà. Volendo c’erano anche dei frutti di bosco freschi da mangiare come stuzzichino, in un cesto, accanto al paiolo dello stufato con salsiccia e fagioli.
Ah, dimenticavo, giusto per gradire ci avevano dato anche una bottiglia di acquavite di prugne, il loro liquore tipico, e si sono meravigliati che ne avessimo bevuto solo due bicchierini anzichè l’intera bottiglia. Penso fosse alcool a 85°… roba da perforare i nostri poveri stomaci.
Alla notte comunque, nonostante la cena, abbiamo dormito divinamente.
Mercoledì 29 Luglio (km. 120)
Dopo la cena della sera precedente quasi quasi pensiamo di non fare colazione… e invece ecco arrivare sulla tavola un trionfo di affettati, formaggi, crepes, timballo di patate, verdure, dolce, mirtilli, caffè e via dicendo… possiamo dire di no?
Quasi quasi ci fermiamo un altro giorno…. il programma però incombe, e le cose da vedere sono tante, per cui dopo i saluti, e dopo aver visto anche la casa all’interno, ce ne andiamo.
Nel paese stesso visitiamo la chiesa ortodossa, colpita da un fulmine del 1925, ma risalente al 1770. Si conservano però tuttora gli affreschi interni del 1780 che rappresentano Sodoma e Gomorra.
Un paio di chilometri più a Sud ci soffermiamo a Mara, per vedere e fotografare i cancelli in legno scolpito.
Ritorniamo sui nostri passi per proseguire verso NW.
La mattinata trascorrerà piuttosto lentamente, come i ritmi dei luoghi che visitiamo, attraverso la valle del Mara, una delle due valli più tipiche del Maramures.
Superato Desesti, il primo paese che incontriamo è Harnicesti, con una interessante chiesa ortodossa costruita nel 1770. Alla biblioteca, quasi sulla curva, entriamo con l’auto e parcheggiamo. Poi occorre prendere un sentiero che indica “Spre Monument” per arrivare alla chiesa che si trova sulla collina.
Ci viene ad aprire un signore molto gentile che ci consente anche di filmare e fotografare senza problemi.
Dopo questa bella camminata ripartiamo alla volta di Sat Sugatag, che ha una chiesa risalente al 1642 famosa per l’elegante portale in legno scolpito. Nel paese vi sono alcune case pittoresche e nel cimitero alcune belle croci di legno massiccio.
Proseguiamo fino a giungere a Giulesti, probabilmente il più importante centro della valle, caratteristico per le casette in legno diroccate con un giardino antistante, dove gli abitanti appendono ad asciugare agli alberi le pentole e le stoviglie. In questa cittadina, come negli altri villaggi circostanti, si dovrebbe trovare un antico mulino ad acqua tuttora attivo. Tuttavia, nonostante le nostre ricerche, non riusciamo a trovarlo.
Qualche altro chilometro di strada sterrata ed ecco apparirci Berbesti, noto per un grande crocifisso in stile rinascimentale risalente a tre secoli fa che reca incisi simboli solari. Si trova sul ciglio della strada all’estremità settentrionale del villaggio, e quindi lo vediamo arrivando. Era un luogo di preghiera propiziatorio per chi stava per partire per un viaggio.
Una volta soffermatici anche noi per propiziarci la restante parte del viaggio, puntiamo diritti su Sapanta.
E’ un incantevole villaggio dal fascino bucolico, a poca distanza dal confine con l’Ucraina, circondato da distese di frumento costellate di covoni di fieno che si estendono a perdita d’occhio. Il motivo però per cui la maggior parte delle persone viene qui è per il Cimitero allegro (ingresso a pagamento e biglietto aggiuntivo se si vuole fotografare o filmare). E’ così detto per le pittoresche croci in legno dipinto che adornano le tombe. All’uscita ci sono diverse bancarelle di souvenir piuttosto costosi.
Gli abitanti del villaggio hanno mantenuto ritmi tradizionali e in giro si vedono tappeti colorati stesi cui fili del bucato e anche qualche sporadico carretto trainato da cavalli. Fuori dalla chiesa qualche vendita di prodotti artigianali tra cui tappeti.
A poca distanza dal villaggio (500 metri circa) sorge una nuova chiesa di legno che ha la caratteristica di essere l’edificio ligneo più alto d’Europa (75 metri).
Torniamo sui nostri passi e attraversiamo Sighetu Marmatiei, cittadina di frontiera, vicina all’Ucraina, tristemente nota per essre stata una delle più dure prigioni del regime comunista, dove vennero internati gli intellettuali ritenuti contrari al regime. Il carcere è diventato un museo. Noi non ci fermiamo perchè siamo un po’ in ritardo sul programma.
La prossima meta è Calinesti, dove troviamo la chiesa Josani (inferiore) o Caieni, costruita nel 1663, con un immenso porticato del XIX secolo e bei dipinti interni del 1754.
Proseguiamo per la 185 fino a giungere a Barsana, dove si trova, in cima a una collinetta, una piccola chiesa. Qui si trovano alcuni dipinti, risalenti al 1720, tra i più interessanti di tutta la regione.
Circa 6 km. più avanti troviamo Botiza, uno dei più bei villaggi di tutto il Maramures.
Qui abbiamo prenotato per la notte, e precisamente alla Pensiunea Cretuca, Botiza, 76. Costo Eur 43 compresa colazione (Eur 35 + Eur 4 a testa per la colazione).
Facciamo fatica a trovare la pensione perchè il Tom tom è impreciso e la pensione non ha l’insegna con il nome. Arrivati in fondo al villaggio chiediamo a due persone. Nemmeno loro sanno dove si trova, però gentilmente chiamano la pensione e ci fanno capire di ritornare indietro, e troveremo i padroni che ci aspetteranno lungo la strada. Il percorso è di un chilometro appena, ma ci mettiamo più di un quarto d’ora perchè nel frattempo hanno iniziato a scendere dai pascoli le mucche, che formano una colonna infinita, e che noi dobbiamo in qualche modo fendere con l’auto.
E’ uno spettacolo incredibile. E’ una colonna interminabile di mucche che, apparentemente senza nessuno che le conduca, attraversa il paese. I vari proprietari sono davanti a casa pronti ad accogliere la mucca in arrivo, proprio come se aspettassero i figli che tornano da scuola. E’ uno spettacolo imperdibile.
Nella pensione, forse perchè piena, ci fanno dormire nella camera padronale. Non c’è chiave per chiudere la camera, ma non ci preoccupiamo più di tanto. In Romania pare che nessuno si preoccupi dei ladri. Ceniamo nella pensione. La cena non è memorabile come quella della sera precedente, ma comunque ottima. Ceniamo nel cortile, appena in tempo, perchè quando finiamo inizia piovere.
Giovedì 30 Luglio (km. 250)
Alla mattina facciamo colazione sempre nel cortile, però all’asciutto perchè siamo sotto a una tettoia di legno, dato che pioviggina un po’. Altra ricca colazione, giusto per non rischiare di perdere qualche etto: fette di arrosto, polpettine, formaggio di capra, cotolette, uova sode, crepes e marmellate.
Una deviazione, ci permette di arrivare fino a Poienile Izei, la cui chiesa in legno contiene spaventosi dipinti dell’Inferno. La chiesa è ovviamente chiusa, per cui dobbiamo chiamari per farci aprire. La signora che ci viene ad aprire non è gentilissima, e facciamo fatica anche a vedere, dato che la chiesa è molto buia. I dipinti per fortuna sono subito dopo l’ingresso, sulla parete di sinistra, per cui riusciamo a vederli abbastanza.
Nella mattinata continuiamo con l’ultima parte del Maramures, e in particolare della valle dell’Iza, e lo facciamo con Ieud. I viottoli recintati si snodano tra le case, raggruppate intorno a cortili. In estate il profumo dominante è quello dell’alchemilla, un pianta che mischiata con sambuco e assenzio viene utilizzata per preparare un tonico per la pelle del viso, e in passato veniva usata per rinvigorire i bambini deboli. Gli abitanti hanno una fervida religione ortodossa. Qui il divorzio non è ammesso e vi sono diverse madri che hanno anche 15 figli ciascuna. La principale attrattiva locale è la chiesa in legno del XVII secolo, all’interno della quale è stato trovato quello che ora viene chiamato il “codice di Ieud”, ed è il più antico documento scritto in romeno, risalente al 1391.
Abbandoniamo la valle dell’Izei per addentrarci nella valle del Viseu circondata dai monti Rodna.
Queste montagne si congiungono poi con la Vucovina e le cime più alte della Chornohora in Ucraina.
Il primo centro che incontriamo è Viseu de Sus, assolutamente anonimo, se non fosse che è la base di partenza per gli escursionisti, e che qui si trova un bel trenino a vapore su una ferrovia a scartamento ridotto, che in passato veniva utilizzato per trasportare la legna giù dalle montagne.
Lungo il percorso, alla nostra sinistra, siamo sempre accompagnati dal Parco Naturale Muntii Maramuresului. Attraversiamo il villaggio di Moisei, adagiato ai piedi delle colline pedemontane del massiccio Rodna, le cui cime sono spesso innevate. Il villaggio è tristemente noto, nella seconda guerra mondiale, per un episodio che vide coinvolti le truppe ungheresi in ritirate, le quali mitragliarono uccidendo 29 civili del posto.
Questo percorso è, per le condizioni della strada, forse uno dei più brutti fatti in Romania. Il bosco sarebbe anche bello, ma non ci si può distrarre un attimo, in quanto ci sono voragini enorme, e se ci si finisce dentro, bisogna dire addio alla propria macchina. Il problema è che sono talmente numerose che scansarle non è facile, Alle volte bisogna fare i salti mortali per riuscire a scegliere la traiettoria giusta.
In questo tratto di circa una trentina di chilometri non si va più dei 15-20 km. orari. Lungo il percorso vediamo anche numerose comunità zingare che vivono in condizioni piuttosto precarie. E’ forse uno dei pochi casi visti in Romania di zone dove vi sono solo zingari, che vivono in condizioni di estrema povertà.
Proseguiamo ora decisamente, attraverso paesaggi montani o collinari per arrivare fino ai Monasteri della Bucovina. Il percorso da Ieud a Gura Humorului (base di partenza del giro dei monasteri) è di 180 km.
Iniziamo la visita dei monasteri della Bucovina con il Monastero di Humor (8-19), costruito nel 1530. Attorno al monastero si erge disordinatamente l’omonimo villaggio di casette in legno.
L’ingresso a tutti i monasteri costa 5 leu e 10 il permesso per fotografare, e comunque non all’interno.
Il monastero è protetto da una palizzata in legno. Qui si trova sepolto il suo fondatore, il boiaro Teodor Bubuiog e sua moglie Anastasia.
Gli affreschi esterni, dominati da tonalità rosse e marroni, sono suddivisi per argomento. Quelli più famosi sono “L’annunciazione” e la “Vita di San Nicola”. Il monastero si compone di cinque sale.
Seppur la salita, specie nella parte terminale, per ovvi motivi difensivi, sia ripida, si consiglia di andare ad ammirare il panorama dal livello più alto.
In questa zona il souvenir più caratteristico e tipicamente locale sono le uova decorate, specialmente nelle tonalità del rosso e del nero. Nella biglietteria di questo monastero abbiamo visto le più belle.
Poco lontano è il Monastero di Voronet (8-19) dai bellissimi affreschi blu. Costruito in soli tre mesi e tre settimane da Stefan cel Mare nel 1488 per onorare un impegno nei confronti dell’eremita Daniil, che gli aveva assicurato una vittoria militare contro i turchi. Il blu particolare di questi affreschi prende il nome di “blu di Voronet”. Il monastero è oggi abitato da una comunità di suore.
Data l’eccezionalità delle dimensioni e dei dettagli, l’affresco del “Giudizio Universale” è considerato il più bello della Bucovina, al punto da portare qualcuno a chiamarla la “Cappella Sistina Orientale”.
Proseguiamo nel giro in senso orario per arrivare fino al Passo Ciumarna, soprannominato “Palma” perchè vi si trova una gigantesca statua del palma di una mano. Sul passo vi è uno splendido panorama, oltre che numerosi venditori di oggetti artigianali e prodotti naturali.
Dopo il passo una strada tortuosa ci porta al Monastero di Sucevita (8-21), il più grande, e probabilmente più bel monastero di tutta la Bucovina. Siamo intorno ai 1.100 metri di quota e vi si godono panorami spettacolari. Di tutti i monasteri è il meno antico. Risale alla fine del XVI secolo. Ha un’aria imponente che gli viene data dalle bianche mura fortificate della chiesa e dai grigi tetti scoscesi. I suoi affreschi compensano i rossi e i blù brillanti con un sottosmalto verde brillante. Entrando nel monastero ci troviamo di fronte la “Scala della virtù”. Gli affreschi più famosi sono, oltre a quelli della scala della virtù, “La genealogia di Gesù”, e la “Storia della vita di Mosè”. Gli interni della chiesa di questo monastero lasciano letteralmente a bocca aperta
A questo punto ci fermiamo per la notte all’ Hotel Ieremia Movila, Calea Movilestilor, 459 – Sucevita. Costo Eur 30 (compresa colazione).
Dato l’orario ceniamo in albergo. Servizio ottimo e cucina più che dignitosa.
Venerdì 31 Luglio (532 km.)
Partiamo di buon mattino verso la seconda città della Romania: Iasi.
Parcheggiamo il più possibile vicino al centro, in un parcheggio coperto di un centro commerciale e partiamo dalla Piata Palatul Culturii, su cui prospetta il Palazzo della Cultura, che ospita quattro musei.
Prendiamo la B.dul Stefan Cel Mare in direzione Piata Unirii.
Incontriamo, alla nostra sinistra, la Chiesa dei tre gerarchi, costruita intorno al 1640. Purtroppo siamo nell’orario di chiusura e non riusciamo a vedere l’interno. Poco più avanti vediamo la Cattedrale Metropolita della Moldavia, una cattedrale costruita tra il 1833 e il 1839, dalle grandi dimensioni. Qui si trovano le reliquie di Santa Parascheva, patrona della Moldavia. Di fronte alla Cattedrale prospetta il Teatro Nazionale.
Tanta gente è in fila dentro la cattedrale per far benedire un rametto di basilico fiorito. Non riusciamo a capire se sia una ricorrenza particolare, immaginiamo sia così, e quale sia questa ricorrenza. La festa della Santa dovrebbe essere il 14 Ottobre, e quindi lo escludiamo.
Prima di ripartire mangiamo qualcosa, ma oggi lo facciamo abbastanza velocemente nell’area ristorazione del grande magazzino, dove si può scegliere tra una decina di fast food diversi. Io scelto asiatico e Patrizia, invece italiano.
Dopo aver consumato velocemente il pranzo, ripartiamo alla volta di Tulcea.
Sono 302 km. da percorrere su strada a due corsie. Non incontriamo troppo traffico, però arriviamo che è già buio, e troppo tardi per pensare di andare fuori a cena, e pertanto ceniamo in albergo con qualcosa che avevamo preso a un forno durante la giornata.
Il nostro albergo è l’Hotel Insula – Ing. Dumitru Ivanov str. – Costo Eur 38 (compresa la colazione di Eur 4 a testa).
Sabato 1 Agosto (350 km)
La mattinata e la prima parte del pomeriggio sono dedicati all’escursione in barca nel Delta del Danubio.
Abbiamo già prenotato da casa via email con la “Escape Travel” che fa un tour di 7 ore al prezzo di 40 euro (170 Ron) che paghiamo in contanti (il pranzo è compreso)
Si raccomandano un abbigliamento adeguato con camicia/maglia e pantaloni lunghi, cappellino e repellenti per le zanzare. Ad essere sincero di zanzare ne ho viste mediamente molto di più a Ravenna.
Il ritrovo è per le ore 8,45 presso il porticciolo che si trova di fronte all’Hotel Delta 4 stelle.
Preventivamente occorre procurarsi i pass per il Parco del Delta che si possono acquistare presso la macchinetta posta nella hall dell’Hotel Delta 3 stelle (5 RON a testa)
Parcheggiare nei dintorni non è un problema ed è gratuito.
L’escursione è qualcosa di favoloso: ci sembra di essere dentro a un documentario.
Vediamo una quantità inimmaginabile di uccelli di specie diverse, e anche dei bellissimi insetti blu che ci fanno compagnia sulla barca per un bel po’ di tempo.
L’escursione di 7 ore mi sembrava troppo lunga, e invece non ci si annoia mai.
Percorriamo tanti bracci del delta del Danubio, arrivando fino ai confini con l’Ucraina.
A pranzo ci portano su un isolotto in una casa di fango, e ci offrono il pesce pescato nel fiume. A me non è dispiaciuto, ma non a tutti piace. Patrizia non ha gradito tantissimo e il giorno dopo è stata anche piuttosto male. E’ anche questo un modo di ritornare indietro nel tempo. Loro non hanno acqua corrente, gliela portano con le cisterne, la luce la producono con dei generatori… non oso immaginare come possa essere lì alla sera.
In compenso hanno un orto grandissimo e ricco di tante varietà di verdure.
Simpatica la toilette, che è una capanna di legno, come usava una volta anche in campagna dalle nostre parti, però ingentilita con un copriwater di plastica. C’è anche qualche rivista per chi ha bisogno di meditare.
Terminata l’escursione nel Delta del Danubio partiamo immediatamente alla volta di Sinaia.
Stiamo entrando nei Carpazi, e questa cittadina, chiamata la “perla dei Carpazi” è una frequentata meta di escursionisti in estate e di sciatori in inverno. Il paese presenta diversi gruppi di case in legno dipinte di svariati colori, che contrastano con i fastosi palazzi ottocenteschi.
Andiamo immediatamente al nostro albergo: Hotel Marami – Str. Furnica, 52 – Sinaia. Costo Eur 39 (compresa la colazione). Ceniamo nel ristorante dell’albergo perchè oramai è tardi.
La cittadina è molto vivace alla sera, ma noi siamo stanchi e decidiamo di andarcene a dormire.
Domenica 2 Agosto (151 km)
Una delle principali attrattive di questa cittadina, e che è la nostra prima visita di oggi è il Castello di Peles (mar. – dom. 9-17), fantasia di passaggi segreti, torri da fiaba, ripide gallerie e statue; è una costruzione talmente estrosa e stravagante che non si può non esserne affascinati.
Situato all’interno di un ampio parco all’inglese, il castello è stato costruito tra il 1875 e il 1883 per Carol I Hohenzollern-Sigmaringen, dapprima principe e poi sovrano di Romania. Il castello è “opera”, nei suoi interni dell’eccentrica moglie Elisabetta (conosciuta come la “Saffo” romena). Il castello conta 106 stanze, sontuosamente decorate in avorio, ebano, madreperla, noce e cuoio. La visita al castello, sarebbe guidata, ma per gli italiani viene fornita un’audioguida e si può andare liberamente. I prezzi sono differenziati a seconda di cosa si vuole vedere, e occorre ricordarsi che se si vuole fotografare o filmare occorre fare un biglietto aggiuntivo. Dato che è il monumento più visitato di Romania vi sono sempre numerose file, per cui è bene organizzarsi e andare in fila già con un po’ di anticipo rispetto all’orario di apertura. I biglietti vengono venduti presso il chiosco nel cortile centrale. Le guide parlano inglese, francese, russo e tedesco.
Terminata la visita del castello, proseguiamo qualche centinaio di metri più a monte per vedere il Palazzo Pelisor, un edificio in stile medievale tedesco, con interni in stile art noveau. Fu fatto costruire da Carol I per il nipote (che diventerà poi re) Ferdinando e sua moglie Maria. Il mobilio proviene da Vienna. Questo palazzo fu preferito da Ceasescu, rispetto al sottostante castello, come dimora privata per le vacanze. Personalmente preferisco anch’io questo castello rispetto al precedente, è più estroso, ma più informale e intimo. Ogni stanza è una nuova avventura. Tornati al nostro albergo, e presa la macchina, partiamo alla volta di Bucarest. Lungo la strada vediamo diversi venditori ambulanti di frutti di bosco. Decidiamo di andare prima di tutto in centro e precisamente in Piata Revolutiei, il cuore della città, su cui prospetta l’ex Palazzo Reale. Nella piazza si trova anche un obelisco che celebra la Rinascita. Essendo una domenica pomeriggio d’estate e anche piuttosto calda, non c’è anima viva in giro.
Ci spostiamo per arrivare fino al Palazzo del Parlamento, già Palazzo di Ceasescu, situato in Piata Unirii. Questo palazzo è, dopo il Pentagono, il secondo edificio più grande del mondo (270 metri x 240 metri x 86 metri di altezza). Ne ammiriamo da fuori la maestosità, ma rinunciamo a visitarlo all’interno, anche perchè da qualche commento trovato su Internet non merita particolarmente.
Decidiamo che la visita di Bucarest può anche concludersi qui, fatto salva la visita del Village Museum, conosciuto in Romania come Muzeul National al Satului, situato in Sos Kiselett 28-30 (mar. – dom. 9-19) (10 lei).
Questo museo, sulle sponde del Lago Herastrau è una magnifica collezione all’aperto di diverse decine di case, chiese, mulini e mulini a vento trasferiti qui da ogni angolo della campagna romena. Costruito per regio decreto nel 1936 è uno dei più antichi musei all’aperto d’Europa.
Calcoliamo di dedicare a questa visita circa due-tre ore, ma in realtà ne richiederebbe molto di più. Ci viene poi detto che la domenica non è il giorno migliore per visitarlo, dato che durante la settimana vi sono anche gli studenti in abiti tradizionali che lo animano.
Ci dirigiamo quindi verso Snagov e andiamo direttamente all’ albergo che si trova sul lago:
Hotel Dolce Vita – Parc Ponton, 800 – Snagov. Costo Eur 45. (camera vista lago con balcone).
Vi è una piccola piscina molto frequentata. La sensazione che questo sia un posto in per i rumeni. Nel parcheggio la mia C4 era di gran lunga la macchina più povera.
Ceniamo con vista lago. La cena non è eccelsa, però la vista ricompensa di gran lunga.
Concludiamo la serata addormentandoci sul balcone a rimirar le stelle.
Lunedì 3 Agosto (175 km.)
Dopo aver fatto colazione, impresa on semplicissima, dato che oramai c’eravamo solo noi in albergo, partiamo alla volta della Transilvania.
Prima meta del nostro tour in Transilvania è Brasov, città di 275.000 abitanti, che possiamo considerare come la porta di ingresso, dal Sud, verso la Transilvania. Narra la leggenda che il pifferaio magico, dopo aver attirato con il suo suono i bambini di Hamlens, in Germania, dopo essere sparito, sia riapparso, insieme a loro, presso la Piazza del consiglio di questa città.
Al di là della leggenda, Brasov è una città pervasa da un’atmosfera incantata che si coglie passeggiando per le sue strade acciottolate del centro, e guardando le numerose torri che sembrano uscite da una fiaba.
Prima però di arrivare a Brasov, decidiamo di andare in 2 cittadelle sassoni divenute patrimonio dell’Unesco.
Prima tappa è Harman, un villaggio situato in una valle ampia e incantevole, con le case disposti in quadrati ordinati. Il fulcro è la Cittadella contadina del XVI secolo, al cui interno sorge una torre dell’orologio alta 52 metri e una chiesa del XVI secolo. Le pittoresche case che si affacciano sulla strada principale sono tipiche dell’epoca sassone. Individuabili dal fatto che hanno grandi porte arrotondate e poche finestre. Purtroppo essendo lunedì la cittadella è chiusa, per cui dobbiamo limitarci a vederla dall’esterno e a sbirciare un po’ dentro.
Pochi chilometri oltre si trova Prejmer, altra cittadina sassone costruita nel 1225, e circondata nel XV secolo da una cinta di mura alta 12 metri con cinque torri, a cui furono aggiunte successivamente quattro file di depositi. La cittadella si visita al prezzo di 8 lei. La cittadella era, a quei tempi, la più poderosa di tutta la Transilvania. Qui abbiamo più fortuna, in quanto, pur essendo lunedì è tutto aperto. Molto bella anche la chiesa.
A questo punto ce la prendiamo comoda, e decidiamo di trascorrere l’intero pomeriggio a Brasov.
Andiamo subito in albergo, nella piazza principale: Casa Wagner – Piata Sfatului, 5. Prezzo Eur 49,50 (+ eventuale colazione Eur 7 a testa). Per parcheggiare esiste un parcheggio a pagamento circa 200 metri dopo la piazza, non particolarmente costoso, dove si può lasciare anche la notte.
Dopo esserci rinfrescati un attimo ci tuffiamo nel dedalo delle vie di Brasov, tra caffè bohemien, e il miscuglio degli stili delle case, che va dall’austro-ungarico al barocco, al medievale, fino allo stile del regime sovietico.
Fulcro della città è la Piata Sfatului, magnifica e ampia piazza dove fermarsi a osservare il viavai della gente. Nel mezzo si trova la Casa del Consiglio, un palazzo del 1420 sormontato dalla Torre del trombettiere.
A mezzogiorno, dalla cima della torre si affacciano e suonano musicisti in costume tradizionale simili a personaggi di un orologio medievale, ma noi non siamo arrivati in tempo.
Questa piazza è anche tristemente nota per essere stata l’ultima piazza su cui sia stata arsa viva una strega.
La piazza ospita anche la Chiesa Nera, il simbolo della città, che però visiteremo domani mattina, in quanto oggi è chiusa.
In centro, e precisamente in Str. Muresenitor, 22 si trova “Gigi Covrigi”, una panetteria dove vengono serviti i migliori covrigi di tutta la Romania. Cosa sono i covrigi? Una sorta di braetzel ripieni.
Le mura della città sono veramente possenti, altre 12 metri e lunghe 3 km. Vennero costruite per difendere la città dagli attacchi dei turchi. I panorami più belli si possono ammirare dal settore occidentale, che si estende lungo un corso d’acqua. Il miglior punto di accesso a questo tratto di mura si trova 200 metri a Sud della Chiesa Nera. Le mura sono interrotte anche da alcuni bastioni fortificati.
Torniamo quindi verso la cittadina di Brasov, e andiamo in albergo a riposarci un po’.
Per la cena, stasera usciamo dagli schemi della cucina romena, in centro, anche se leggermente defilato, troviamo Pilvax, in Michael Weiss, 16, dove si mangia un’ottima cucina ungherese.
Martedì 4 Agosto (259 km.)
Ci alziamo di buon mattino… tanto per cambiare… perchè il programma della giornata è piuttosto intenso.
Prima tappa della giornata è Poiana Brasov, località montana posta a un’altitudine di 1.030 metri, ai piedi dello spettacolare Monte Postavaru. Perdiamo un po’ di tempo perchè il Tom Tom ci vuole fare passare attraverso uno stradello sterrato che in realtà ci porta nel cortile di qualcuno.
Alla fine, orientandoci un po’ con l’intuito, arriviamo a Pioana Brasov, la più famosa località montana della Romania, ed è famosa soprattutto per aver ospitato le riprese del film “Ritorno a Cold Mountain”. E’ frequentata soprattutto in inverno, per le sue numerose pista da sci, ma è comunque molto apprezzata anche in estate dagli escursionisti, anche per i magnifici panorami che offre.
Una funivia porta al Cristianul Mare ( 1802 metri), da cui partono diversi sentieri. Noi però ci limitiamo a darle un’occhiata, ma non abbiamo tempo per un’escursione a piedi.
Proseguiamo scendendo verso Rasnov), che ospita un interessante Castello, costruito nel XIII secolo dai cavalieri teutonici per proteggere la città dalle invasioni tartare e successivamente turche.
Il castello pare molto in voga anche presso i rumeni, dato il numero di macchine che si trova parcheggiata a un certo punto della strada. La nostra fortuna è che non capiamo subito che tutte quelle macchine sono parcheggiate lì per il castello, e arriviamo fino al paese. Qui, fresca di inaugurazione, c’è una funicolare che porta fino ai piedi del castello: una meraviglia. Costo irrisorio e gente 0. Quelli che avevano parcheggiato lungo la strada, scopriamo che al castello arrivano poi grazie a un carro trainato da trattore che li porta su.
All’interno della tenuta del castello si trovano anche una chiesa e una prigione e si può godere di una bella vista panoramica sulle montagne circostanti. Sembra un po’ di essere a San Marino, ma il castello merita senz’altro la visita. La tappa successiva è Bran, famosa per ospitare il cosiddetto “Castello di Dracula”.
Mi immagino un castello che appare e scompare nella nebbia, di cui si intuiscano solo le guglie, e invece arriviamo in una assolata giornata, dove di nebbia non c’è nemmeno l’ombra, troviamo invece un parcheggiatore che ci trova un angolino per la macchina, e soprattutto una fila lunghissima al castello per entrare. Rischiamo un colpo di sole, ma alla fine, dopo circa tre quarti d’ora di fila riusciamo ad arrivare alla biglietteria.
Ci si immagina di trovare un luogo tetro e misterioso, e invece l’interno è quasi solare, con il cortile circondato da gerani e le sale luminose dipinte di bianco. In conclusione il castello è bellissimo, oserei dire romantico. Si vede la mano della regina Maria di Romania che ne è stata l’ospite più famosa, a inizio 900.
Comunque a parte la delusione della mancanza di nebbia e dell’aspetto lugubre, il castello è un’autentica rivelazione e assolutamente imperdibile.
Proseguiamo lungo la 76F e raggiungiamo Moieciu de Sus, rinomata per il formaggio aromatizzato al pino. Questo villaggio è incorniciato da una lunga e affascinante valle scandita da basse colline picchi rocciosi, punteggiata da macchie di abeti e capanne di pastori, al punto che sembra uscito direttamente dal “Signore degli Anelli”. Qui c fermiamo anche per una passeggiata perchè il paesaggio è davvero bucolico.
Ritorniamo un po’ sui nostri passi, e proseguiamo lungo la 73 (E574) per arrivare fino a Podu Dambovitei, dove si trova una grotta (Pestera Damoboviciorai), una grotta profonda 870 metri, ma che non vale particolarmente la visita. Il motivo di questa tappa, non è tanto il punto di arrivo, ma il percorso stesso per arrivarci, semplicemente affascinante. Vedremo anche abitanti del posto vendere i loro formaggi, salsicce e carni affumicate.
Ripartiamo quindi per il primo lungo spostamento del giorno: Viscri, la quintessenza dell’antico borgo di campagna romeno: case azzurro polvere con le imposte in legno, bestiame che razzola per la strada. E’ uno dei villaggi sassoni meglio conservati di tutta la Romania, sebbene i sassoni che vi abitano siano oramai solo 16.
A monte dell’abitato si erge la chiesa fortificata, che i coloni sassoni strapparono ai secleri nel 1185, e dichiarata patrimonio dell’Unesco.
Qui arriviamo attraverso una strada semplicemente orribile, per le numerose buche, che ci tengono in tensione per oltre un’ora. Quando arriviamo il sole sta già tramontando. Facciamo un po’ di foto, poi troviamo una signora, molto gentile, che ci invita a vedere la sua casa, o meglio, la casa dei suoi genitori. E’ un autentico museo, in quanto è rimasta com’era alcune decine di anni or sono, e tenuta benissimo. Ci invita a fermarci a dormire lì, ma noi decliniamo, abbiamo già l’albergo prenotato.
Di lì a poco vediamo un altro bellissimo spettacolo, simile a quello già visto poche sere or sono, ma ancora più bello: dai pascoli alti iniziano a scendere decine e decine di mucche, capre, cavalli e pecore, che sono stati a pascolare tutto il giorno, e le persone davanti a ogni casa che li aspettano… è uno spettacolo unico, in Italia impossibile da vedere.
Concludiamo la giornata con l’ultima tappa che ci porta a Sighisoara. Data l’ora andiamo immediatamente all’albergo: Hotel villa Franca – Decembrie nr. 1 – Sighisoara. Eur 49 senza colazione. Abbiamo prenotato la stanza con il letto a baldacchino, bellissima e grande, solo la vista dalla finestra non è granchè… anzi.
Data l’ora, appena sistemati i bagagli, ci precipitiamo in centro per la cena, e ceniamo in un locale poco distante, dove ordiniamo una pizza enorme… un po’ di nostalgia di casa… niente male.
A mezzanotte dovremmo andare a vedere l’imponente Torre dell’orologio, dove una delle sette statue di legno emerge dal campanile, ma siamo troppo stanchi per farlo.
Mercoledì 5 Agosto (146 km.)
Iniziamo la mattinata andando a fare colazione al Cafè International & Famili Centre, in Piata Cetati, 8, in pieno centro. E’ un delizioso caffè a conduzione familiare, dove vengono sfornati squisiti dolci. Il personale indossa il costume tradizionale sassone.
Sighisoara è una delle città più affascinanti della Romania, tanto da poter sembrare uscita da una fiaba. Questo è il luogo natale di Vlad Tepes l’Impalatore, noto al mondo intero come Dracula.
La città vecchia domina i quartieri moderni dall’alto di una formazione rocciosa. La cinta muraria risale al XIV secolo. Sono rimaste nove torri che portano i nomi delle corporazioni responsabili della manutenzione, e due bastioni.
Andiamo a vedere la Torre dell’Orologio in piata Muzuelui, che un tempo costituiva l’ingresso principale alla città fortificata, quello che avremmo dovuto vedere la sera prima a mezzanotte.
Saliamo i 175 ripidi gradini del 1642 della Scalinata degli studenti, che portano fino alla Chiesa sulla collina (Bergkirche), con un interno affrescato e molto ampio. Accanto alla chiesa c’è il Cimitero sassone, un malinconico agglomerato di tombe sassoni che spuntano tra l’erba.
Ritorniamo sui nostri passi per andare alla Chiesa del monastero domenicano, del XV secolo e principale luogo di culto dei luterani sassoni. Dietro la chiesa vi è una statua di Vlad, con lo sguardo spiritato. Proseguendo in direzione Ovest, verso Piata Cetatii, si giunge alla casa natale di Vlad. La casa, completamente restaurata oggi ospita un ristorante.
Seconda tappa della giornata è Malancrav, villaggio isolato che conta la più alta percentuale di sassoni. La chiesa del villaggio vanta grandi affreschi considerati tra i più belli della Transilvania e una pala d’altare molto ben conservata.
Proseguiamo, ritornando sui nostri passi, prendiamo la DN14, e dopo pochi chilometri giriamo nuovamente alla nostra sinistra, per prendere la strada che porta a Valchid, la oltrepassiamo e arriviamo a Copsa Mare, un pittoresco borgo situato in una stretta valle, dove si conserva una chiesa risalente agli inizia del XIV secolo. Ci apre una signora che stava preparando il pranzo. La chiesa è meno conservata di altre, è mancante anche del pavimento, in buona parte.
Dopo aver dato una veloce occhiata, riprendiamo nuovamente il cammino per andare verso Biertan.
Qui decidiamo di fermarci a pranzare al Ristorante Medievale Unglerus, ricco di atmosfera fra sedie dagli alti schienali, ringhiere finemente intagliate e quadri ad olio di tema medievale. Si trova nella piazza dove parcheggiamo.
A Biertan troviamo una delle più belle e importanti chiese fortificate di questa parte della Romania. La sua vista è affascinante, con la sua imponente sagoma che domina la piazza sottostante circondata da case colorate e la cornice di vigneti e prati rigogliosi sullo sfondo. Viene da chiedersi in quale epoca ci si trovi veramente. La chiesa è patrimonio dell’Unesco, e conserva ancora la tripla cinta di mura alte ben 12 metri. Da notare la porta della sacrestia, che custodiva i tesori, formata da ben 19 serrature inserite in un unico meccanismo che vinse il 1° premio all’esposizione di Parigi del 1900.
Continuiamo il nostro percorso verso Ovest, e arriviamo a Valea Villor, un villaggio fondato nel 1263, che conserva una pittoresca chiesa fortificata, costruita verso la fine del XV secolo e circondata da spesse mura . Il complesso è patrimonio dell’Unesco.
Da Valea Villor ripartiamo per andare a Slimnic, ove troviamo un’altra grande chiesa fortificata.
E’ questa una delle zone più belle della Romania, non solo per gli aspetti artistico-architettonici, ma anche per il ritmo di vita delle campagne che riporta letteralmente indietro a un’epoca che è solo nelle nostre memorie, perlomeno di quelli un po’ più vecchiettini come noi, che hanno vissuto di striscio la campagna negli anni della fanciullezza.
Arriviamo finalmente a Sibiu, città di circa 150.000 abitanti, dove ci fermeremo anche per la notte. E’ il gioiello medievale della Transilvania, che incanta subito a prima vista, con il suo intricato labirinto di strade acciottolate e piazze barocche, che assecondano la naturale pendenza della collina.
Andiamo subito a sistemarci in albergo, e poi andremo a visitare la città.
In questo caso non vi scrivo il nome dell’albergo perchè non era nulla di speciale.
Per visitare la città partiamo dall’ampia Piata Mare, la principale piazza della città vecchia, e saliamo in cima alla Torre del Consiglio, da cui possiamo avere un’idea generale della città vecchia.
A inizio agosto in città dovrebbe esserci anche il Festival Nazionale delle Tradizioni Popolari, peccato però che iniziasse solo la sera successiva… abbiamo visto i lavori di montaggio del palco.
Ma pensiamo ora alla cena, e andiamo a “Crama Sibiu Vechi” in Strada P Ilarian, nascosto in una vecchia cantina è sicuramente il ristorante più suggestivo della città. Propongono piatti rumeni tipici, e il personale indossa il costume tradizionale. Non è molto frequentato dai turisti.
Il problema è che è piuttosto piccolo, e quindi dobbiamo aspettare un po’ prima di poterci sedere.
Giovedì 6 Agosto (447 km.)
Lasciamo al mattino la bella città di Sibiu per visitare un caratteristico villaggio rurale dei dintorni: Sibiel. E’ una comunità di pastori, che vanta una lunga tradizione di arti magiche e incantesimi. La magia è volta però soprattutto a preservare le greggi. Il villaggio è situato ai margini di una foresta dove spesso vengono avvistati lupi e orsi, e di qui anche l’esigenza di proteggere le greggi, con tutti i metodi, anche magici. Interessante vedere le persone e il ritmo di questo villaggio. Noi ci arriviamo in un giorno in cui stanno rifacendo il manto stradale, per cui non abbiamo visto nè orsi, nè lupi, e tanto meno maghi…
In compenso però, andando a visitare la chiesa, che risale alla fine del XVIII secolo e conserva uno straordinario soffitto affrescato con angeli dorati alcune belle icone, scopriamo che oggi deve essere un giorno speciale, in quanto è piena di gente a pregare (ecco perchè c’era poca gente per strada), e sono tutti elegantissimi. Noi, siamo da un lato intimiditi per il nostro look da viaggiatori avventurieri, ma d’altro lato incuriositi dal rito ortodosso. Rimaniamo poco oltre la soglia di ingresso della chiesa, che peraltro era piena, e veniamo rapiti da questo rito a noi ignoto, quasi magico, fatto di canti e di maggiore coinvolgimento rispetto al rito cattolico, anche se il prete svolge la maggior parte della Messa dietro all’altare, in modo da non essere visto. La cosa simpatica è che quando il prete con l’incenso si aggira per la chiesa a benedire i fedeli, arriva anche da noi, e pur capendo chiaramente che siamo visitatori occasionali, ci benedice come ha fatto con gli altri fedeli.
Alla fine scopriamo che per il calendario ortodosso oggi è un giorno di festa: la trasfigurazione di Gesù davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni.
La mattinata di oggi è dedicata a questo spaccato di vita rurale romena che sembra quasi irreale. Proseguiamo verso N per raggiungere Saliste, un villaggio rinomato soprattutto per il coro contadino. Vi si trova anche una chiesa ortodossa, e un Museo etnografico, visitabile solo se prenotato con un giorno di anticipo. Noi non abbiamo prenotato perchè non sapevamo chi chiamare e come spiegarci.
Proseguiamo verso W e incontriamo Gales, e proseguendo ancora arriveremo a Tilisca, dove potremo incontrare gente che indossa i costumi tradizionali, gli stessi esposti al museo di Gales. Questo è uno dei villaggi più antichi e rimasto maggiormente ancorato alle tradizioni. Le sue origini risalgono a un insediamento dacio sulla vicina collina di Catanas, ove sorgono le rovine di un forte.
Ultima tappa di questo nostro peregrinare rurale è Poiana. Questa località è rinomata per le uova decorate con motivi geometrici dai colori vivaci. Di fronte alla chiesa vi è un capanno che vende oggetti tradizionali.
In questo nostro peregrinare fatto di piccoli spostamenti si è fatto quasi mezzogiorno, ed è arrivato il momento di lasciare, forse con un po’ di nostalgia, la calma di questa zona rurale, per puntare dritti verso Belgrado.
Lasciamo la Romania con molta nostalgia, ripromettendoci di tornarci quanto prima, Andiamo direttamente al nostro Hotel, l’Hotel Srbija Garni in Brankova, 13-15. Il garage è a pagamento a fianco dell’hotel. Non c’è modo di parcheggiare altrove, perlomeno non vicino. L’albergo però è abbastanza comodo per la parte più suggestiva di Belgrado: Skadarska.
Per la cena le optiamo per il Sesir Moj – Skadarska, 21 – Skadarlija. Cucina tradizionale serba in un locale fatto di piccole stanzette, tipico. Vi sono gitani che suonano la musica.Prendiamo le specialità a base di carne di maiale. Prezzi onesti.
Venerdì 7 Agosto
Sveglia comoda e giornata interamente dedicata alla visita di Belgrado.
Belgrado non è una città ricca di reperti storici. Troveremo soprattutto l’atmosfera ad accoglierci, con una ricca serie di parchi, caffè e musei ad accoglierci.
La carenza di reperti storici, è data dal fatto che nel corso dei suoi 2.300 anni d storia è stata distrutta e ricostruita innumerevoli volte. La sua posizione, alla confluenza della Sava e del Danubio, l’hanno fatta sin dall’antichità, meta privilegiata di molte popolazioni.
L’ultima ferita Belgrado l’ha ricevuta nel 1999, quando le forze della Nato la bombardarono per 78 giorni consecutivi per vincere la resistenza di Slobodan Milosevic. Oramai tutto è stato ricostruito.
La nostra visita della città inizia dalla Cattedrale ortodossa. Qui mi fanno indossare una sorta di gonna per coprire le gambe, è l’unico caso in cui mi sia capitato in queste due settimane. La Cattedrale è molto ampia e pomposa. Proseguiamo poi per la Cittadella di Kalemagdan. La si può raggiungere a piedi dall’albergo con una camminata di 2 km. Qui sono state combattute ben 115 battaglie. Bello il panorama sul punto di congiunzione del Danubio con la Sava, due fiumi entrambi ricchi di storia.
Ridiscendiamo dalla cittadella, dopo averne costeggiato l’ultima parte del giro in senso orario, giunti circa a 3/4 del giro, ridiscendiamo da Gospodar Jovanova, per dirigerci verso la Stari Grad (Città vecchia), uno zibaldone di stili architettonici diversi, con edifici costruiti nell’arco di alcuni secoli. Qui troviamo anche il tratto pedonale di Knez Mihailova, brulicante di caffè all’aperto. Uno dei più interessanti è il Plato. Troviamo anche l’elegante Scuola di Belle Arti, un edificio di colore rosa e bianco.
Facciamo una piccola deviazione verso il fiume Danubio, per entrare nel quartiere Dorcòl, a NE di Stari Grad. E’ oggi un quartiere di tendenza disseminato di kafana (caffè) e cocktail bar. Vi si trova anche la Chiesa di San Aleksandar Nevski, la più antica chiesa cristiana della zona.
Non molto lontano è Trg Republik, punto di ritrovo cittadino.
Proseguiamo verso la Sava e troviamo il Palazzo della principessa Ljubica, un bel palazzo in stile balcanico costruito nel 1831 per la moglie del principe Milos.
A questo punto torniamo in albergo, ci facciamo una bella doccia fresca e ci riposiamo un po’: oggi è stata una giornata molto calda e domani ci aspetta un lungo viaggio di rientro.
Per la cena non calcoliamo che è venerdì e così quando arriviamo in zona tutti i ristoranti sono pieni zeppi. Riusciamo solo a trovare posto nello stesso ristorante della sera prima.
Sabato 8 Agosto (1.000 km. circa)
Partiamo di buon mattino, verso le 8, con l’obiettivo di passare a vedere la tomba di Tito, prima di iniziare il viaggio di ritorno, ma apre solo alle 10, e quindi rinunciamo e ci avviamo verso la frontiera.
Quando siamo in autostrada alla frontiera con la Croazia ci rendiamo conto che ci sono 8 km. di fila da fare alla frontiera… un tempo lunghissimo. Proviamo a seguire qualche macchina che fa una deviazione attraverso uno stradello laterale e riusciamo ad uscire dall’autostrada. Troviamo un’altra frontiera più piccolina, dove la fila è di poco meno di 2 km…. nonostante ciò staremo in fila quasi 5 ore!
Finito l’incubo della frontiera con la Croazia ci aspetta quella tra Croazia e Slovenia, dove confluiscono anche tutti i vacanzieri provenienti dalla costa dalmata. Decidiamo di fare una deviazione fuori autostrada di una cinquantina di chilometri per andare a cercare un valico di frontiera in una strada secondaria di montagna: è l’idea vincente, quando arriviamo alla frontiera non c’è nessuno. vedono che siamo italiani, ci guardano appena e ci augurano il buon rientro.
Arriviamo a casa comunque alle 3 di notte, felici per aver vissuto due bellissime settimane… ma un po’ stanchi.