La Basilicata? Made in Italy… Matera e il viaggio di Zarathustra

Viaggio umanista e fotografico, all'interno di una regione meravigliosa e terremoto di idee
Scritto da: StreetLife Camera
la basilicata? made in italy... matera e il viaggio di zarathustra
Partenza il: 02/08/2012
Ritorno il: 14/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
La Basilicata? Made in Italy! Matera e il viaggio di Zarathustra

Pensieri e consigli raccolti in 10 punti

Cari lettori, mi sono sempre incuriosito e domandato sul come mai nessuno ne parli o il perché, qualora uno dica la parola Matera, pensi sia in Molise o creda sia una marca di auto. Mi sono anche questionato, negli anni, come la gente possa pensare di questa regione, così poche cose, senza nemmeno averla mai visitata. Ho sentito dire che non ha mare, che non c’è nulla, che fu abbandonata e che forse forse, non ne vale più di tanto la pena. La domanda che ci venne rivolta più di ricorrente, quando decidemmo il viaggio, fu: ”ma cosa andate a fare in Basilicata? Non c’è nulla”. Bene, vi assicuro, pubblico miscredente, che la nostra Lucania (nostra, in quanto è in Italia, lo crediate o no), merita tutto l’interesse dei media e del turismo. Fotograficamente parlando, chi cerca paesaggi, qui, può realmente divertirsi e perdersi di pensieri. Il fatto che sia la regione a più bassa densità di popolazione, la rende misteriosa e affascinante e diciamoci la verità, dà anche un brivido di avventura in più che porta a visitarla. E’ una regione, che va affrontata comunque, con maturità. Il fatto che sia totalmente abbandonata in molti tratti, e come tratti, intendo km e km, vi fa ragionare sul fatto di avere alcune precauzioni prima di deciderla come meta. I consigli fondamentali che vi lascio, sono forse molto semplicistici, ma un appunto, fossi in voi, magari in piccolo, me lo farei.

Punto primo

Ricordatevi il fattore densità di popolazione, finché si legge sui libri di scuola, non ci si pensa, quando ci siete in mezzo, queste due paroline, vi faranno uno strano effetto, sia in positivo che in negativo.

Punto secondo

Correlato al primo: fate un buon tagliando all’auto prima di partire, il controllo più importante fatelo alle gomme e agli ammortizzatori, perché spesso incapperete in strade con la scritta statale o provinciale, che vi appariranno simili a strade bianche, a tratti asfaltate, che spesso si riducono anche a mezza corsia, tra dossi, ghiaia e qualche buca. Sono in ogni caso accettabili e percorribili, non è d’obbligo la jeep, ma fate comunque attenzione, vi ricordo che sarete soli , spesso, durante la giornata. Un altro appunto … in agosto, le temperature con cui abbiamo affrontato il viaggio, partivano dai 30 gradi fino ad arrivare ai 45 gradi. E’ un caldo secco, sopportabile, ma ricordate che lungo i percorsi, non ci saranno fontanelle né più di tanti benzinai od officine. D’obbligo tanta acqua con voi quindi. Volete un esempio che vi faccia sorridere? Il sole picchia talmente tanto che mi sono riuscito ad abbronzare il ginocchio sinistro e a far divenire scuro il braccio lato guida ,quasi fossi un bracciante di quelle zone, dopo nemmeno 2 giorni che giravamo. Ebbene si, la Basilicata ha il potere di abbronzarvi anche solo stando in auto. Tanto per esservi noiosi, pensate ora di bucare una gomma per il vostro andamento più da rally che da turisti che vogliono osservare veramente. 40 gradi, nessuno per miglia, dura trovare, anche solo un cono d’ombra.

Punto terzo

Dotatevi di una piccola digitale, anche se non siete fotografi, la userete come bussola, per orientarvi. Vi servirà per controllare anche i tempi di percorrenza. Ovvio che non siete nel Sahara ma il problema a cui andrete incontro più spesso, sarà la mancanza di informazioni. Molti cartelli stradali, tanto per farvi un esempio, mancano ancora, altri sono sbiaditi completamente dal sole, e altri… proprio non ci sono. La natura qui è selvaggia, si porta via anche le scritte! Sui tratti principali che userete, per inoltrarvi poi verso l’interno, avrete indicazioni precise o parziali ma poi… il fai da te è d’obbligo. Il problema è che il vostro tom tom non vi sarà poi di così grande aiuto e nemmeno il pastore con le pecorelle che cercherete per miglia, rimarrà spesso un miraggio. Avete anche presente le solite ferie in cui si leggono le targhe degli altri per capire da dove vengono? Bene, scordatevele, in alcuni tratti, non incrocerete auto né persone né animali. Beh, di questi ultimi, quelli più probabili e che vedrete spesso e volentieri, a farvi compagnia sopra la testa, saranno gli aquilotti ( come li chiamano alcuni) ed i falchi grillai. Di quelli, c’è pieno, ma non vi saranno di grande aiuto se non per farvi rallentare, per scrutarli con invidia, nelle loro planate e nei loro voli acrobatici.

punto quarto

orario di partenza per spostarvi, la mattina, può andar bene anche verso le 9, non avrete mai problemi di traffico se non quando vorrete recarvi al mare il sabato o la domenica, ma quello credo sia un problema di qualunque località. Dimenticavo, qui non esiste l’autostrada quindi la coda è… coda. Semplice no? Per l’orario di partenza per rientro, vi consiglio vivamente, per ovvi motivi suddetti, prendere come target le ore 18. Le distanze sono lunghe, e quando fa buio, non c’è nulla intorno a voi come riferimento, anche per tratti di oltre 50 km. Mi spiego meglio, se avrete girato tutto il giorno in mezzo alla luce, la sera scordatevi le luci dei paesini circostanti, sapete quelle che vi fanno orientare e spezzano il buio presente sulla strada? Nada. Nulla. Nemmeno un lampione, in alcuni/ tanti tratti. Ricordate sempre il punto primo e ricordate che siete venuti qui per staccare dalle città affollate. Se durante il giorno vedrete un po’ di traffico, dalle 18 in poi, in molte strade, incontrerete dalle 2 alle 3 auto. Il suo bello è soprattutto questo, o volevate la solita vacanza noiosa, seduti su un lettino al mare, fissi come lampioni e con tutto a portata di mano? Naaa…la Basilicata, se siete in questo “caso turistico”, evitatela. Essa ha troppo da offrire, ma non lo fa sapere se non a chi è veramente interessato ed impegnato nel conoscerla. E’ una regione preziosa, impegnativa e va rispettata.

Punto quinto

Vi consiglio di non girare in riserva per incontrare il benzinaio stracciaprezzo. Di questi tempi, di prezzi convenienti, ne ho visti ben pochi. Volete viaggiare veramente? Partite con il pieno. E’ un consiglio, non andate sprovveduti, capiterà anche di sbagliare strade e non potrete rischiare di rimanere a secco, né tantomeno di farvi venire ansie rovina vacanze, la sera, al buio, in un posto isolato. Esempio? All’ingresso di alcuni paesi, come le località “in” di montagna, Pietrapertosa e Castelmezzano, situate nel bel mezzo delle Dolomiti Lucane, vi è un cartello che espone le distanze dal prossimo benzinaio o dai paesi più vicini. E’ un cartello utilissimo, che vi farà risvegliare sul punto primo. Fotografatelo. Vi sembrerà stupido, ma non lo sarà. Il vostro pieno, vi verrà restituito in bassi consumi, durante la vostra vacanza. Perché? Le strade principali sono per la maggior parte a veloce percorribilità e inserendo una quinta o sesta marcia, arriverete anche a fare intorno ai 17 km con un litro. Non risparmiate sulla benzina, vi sembrerà una frase assurda, ma ve la ricorderete.

Punto sesto: velocità e limiti

Girando e rigirando, non abbiamo visto, o perlomeno me ne accorgerò più avanti… velox fissi. Scaricando la mappa dei velox da alcuni siti, non li ho poi riscontrati in luogo. Postazioni di polizia, a riscontrare la velocità, quello si. Il limite va dai 70 ai 90 per le strade principali, in alcuni tratti mi pare di ricordare anche fino ai 110. Viaggiare, in ogni caso, ad elevata velocità, non ha senso. A parte il fondamentale discorso rischi, il paesaggio offre talmente tanti spunti, che vederlo di sfuggita, sarebbe un peccato, in più non c’è un’anima in giro, non farete di certo tardi ad arrivare nelle mete prescelte. Per tutte le altre strade interne, che arrivino a paesi o meno, vi consiglio velocità basse, proprio per l’impervio stare di alcune o anche per non incorrere d’improvviso in qualche solitario gregge o cavalli liberi.

Punto settimo: la civiltà

Nei paesini più sperduti, vi consiglio di arrivarci, prendetevi il tempo e la pazienza, ma andateci. La gente è fantastica, non che non lo sia quella di città, ma andate a respirare la gentilezza e gli occhi di questo popolo, fino alle radici. Osservate come vi guardano stupiti e sorridenti. In alcuni paesini, si va dai 70 ai 200 abitanti e l’età è anche bella che avanzata! In più si va incontro, come a San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, a veri pezzi di storia intrecciati (ed il termine non è casuale ma ve lo spiegherò più avanti) tra Italia, Albania e popolo lucano. Se volete capire ciò che vedete in questa meravigliosa regione, dovete imparare a vederlo con gli occhi di chi ci vive. Quando fate tappa nei bar, ad esempio, non trattateli da sconosciuti, saranno i primi a rivolgervi con educazione, domande e un caloroso saluto. Più di una volta, c’è stato offerto un fresco calice di vino da gente del posto e vi assicuro che oltre ad avere del buon gusto, hanno anche dei prezzi molto convenienti. Vi farà anche sorridere il fatto per cui, a volte, vi capiterà anche qualcuno che entrerà durante la vostra pausa pranzo, e vi farà solo una domanda secca su chi siete e cosa fate, poi se ne andrà. Non fateci caso, è normale, lo fareste anche voi, a casa vostra no?

Punto ottavo: la tavola, cosa cercate, cosa troverete

I punti forti della Basilicata sono senz’altro i primi piatti, pasta fatta a mano… e ho già detto tutto. Come secondo, vi consigliamo l’agnello, ma devo ammetterlo… in molti ristoranti, si va alla grande con grigliate di carne! Olio, formaggi, vino? D’obbligo, assaggiarli tutti! La tipicità che manca, sono i salumi, ma sono certo che con il tempo, si rifaranno alla grande. A dolci, ho notato degli incroci tra pasticceria pugliese, siciliana, calabrese. Più tipico, forse il pane. Il pesce, ottimo, ma meglio se mangiato al mare! Per i viandanti dalla fame di casa, le pizze ed i kebab sono di buona qualità, ma se volete fare un pranzo alternativo, dato il caldo e la stagione, vi consiglio di buttarvi sulla frutta.

Punto nono: orari bar, attività e ristoranti

Ho notato che gli orari dei negozi sono… come dire… variabili… ma la cosa da ricordare, a cui nessuno forse fa caso subito, è che molti artigiani, ad esempio quelli di lavorazione del tufo, principale e storica attrattiva di Matera, si spostano spesso dal negozio in cui lavorano d’inverno ad un piazza o nei dintorni delle chiese o dei monumenti d’estate. Quindi non guardate storti le saracinesche abbassate, solitamente c’è un fogliettino che vi indica il loro spostamento a beneficio “turistico”. Quanto ai ristoranti, se visiterete tutta la regione, tornerete ad orari intorno alle 21, quindi, per educazione ma anche per avere una sedia libera, vi consiglio di prenotare, perché la sera, Matera ad esempio, si popola di tutta la gente che non avete visto durante il giorno. E’ dura persino parcheggiare.

Punto decimo

Per ultimo, ma non per importanza, la visita ai musei e alle chiese. Dunque… quanto alle chiesette e chiesone… ci sono molti gioielli d’architettura in giro, per non girare troppo a vuoto, focalizzate i punti sicuri da visitare, sennò vi troverete a rigirare all’infinito, spesso trovandole chiuse o con orari molto ristretti ed improbabili. Questo vi farà perdere tempo, quindi consiglio di prepararvi sempre alternative nei paesi vicini per non annoiarvi. L’orario più fermo, solitamente riscontrato, è dalle 12.30 alle 16.30 quindi trovate sempre come coprire questo buco di 4 ore circa e vedrete che tornerete a casa ricchi di novità da raccontare su questa surrealtà lucana. I musei, hanno già orari molto più pratici. I costi dei biglietti non sono elevati, quindi spendete pure in arte e cultura, perché ne varrà sempre la pena. Vi faccio un esempio appartenente ad un’altra vicina regione. I bronzi di Riace. Li vidi nel 2006 a Reggio Calabria, sono pezzi unici al mondo, pagai una sciocchezza ad entrare nel museo ed ora, si legge sui giornali, che non sanno dove metterli. Incredibile. Non mangiatevi le mani al rientro pensando a cosa vi siete persi della nostra cultura.

Matera, patrimonio mondiale dell’Unesco. Tratto di storia

Dopo avervi addormentato con il decalogo del buon viaggiatore sahariano, partirei con il definire la parola “gravine”. In modo nemmeno troppo complicato, si potrebbe definirle, parte di un gran canyon, alla cui base scorre ancora il torrente. L’Altopiano Murgico, altra parolina di cui sentirete parlar spesso, è caratteristico già da se e perché tuttora, riporta traccia dei numerosi insediamenti umani all’interno di queste grotte da cui è formato. In questa terra arsa dal sole, Bizantini, Longobardi, Saraceni, ma anche molti altri, “giocarono” a farvi la guerra per parecchio tempo. Matera rimane invece, per paradosso, anche a distanza di anni, un luogo in cui trovare serenità e tranquillità. Un luogo di pausa e riflessione, lontano da tutto, in cui credo, tanta gente, abbia potuto ricominciare, un proprio percorso spirituale e di vita nuova. Non a caso fu scelto da monaci anacoreti e basiliani. Nacquero, di conseguenza, proprio tra questi anfratti, nuove cripte.

Lucani. Lucani, sarà il primo termine che vi verrà in mente riportandovi ai tempi dei primi insegnamenti storico scolastici. Ad esempio, personalmente, avevo rimosso il fatto per cui “lucani”, deriva dalla parola “lucus” che significa bosco. Il termine Matera, invece, ricercandolo all’interno di qualche libro, abbiamo solo potuto scoprire che “probabilmente” deriva dal termine “Matheola” cioè zona scavata. Non voglio ora , addentrarmi in cose che vanno affidate solo a veri antropologi e storici quindi, altro motivo per cui recarvi in questa città? Chiedere da dove deriva il suo nome. Vi ricordo inoltre, alcuni tra i film che l’hanno resa ancor più nota al pubblico, “La lupa” di Lattuada, “The passion” di Mel Gibson e incontriamo persino il ciak firmato nientemeno da Pierpaolo Pasolini “Il vangelo secondo Matteo”. Di questa città sentirete parlare spesso di due momenti importanti nell’ultimo secolo. Ora spero di aver preso i giusti appunti…1952 a cui fa capo la legge De Gasperi-Colombo, che fece costruire nuovi rioni e sfollare di conseguenza la gente dalle proprie abitazioni. L’umidità in queste case-grotta era al limite e le scarse situazioni igienico sanitarie erano spesso rappresentate dalla mancanza di servizi igienici per l’appunto e dalla convivenza di chi vi abitava con il popolo. L’evacuazione di questa parte di città/gruviera, non fu poi così semplice e ci vollero anni. Per un decennio e forse più, quindi, Matera fu abbandonata, dalla maggior parte dei suoi cittadini. In alcuni libri trovai scritto che i materani “dimenticarono” casa. Beh, io credo proprio di no, è impossibile da dimenticare. La seconda data che mi ha rammentato la gente del posto, che casualmente, ricordano molto di più tutti infatti, è quella del “ rientro a casa” che si associa alla legge 771 del 1986 basata sul “Recupero e restauro conservativo”. Come ogni cosa segue il corso del tempo, per dare ragione della scelta, pian piano, le “talpe” come le voglio simpaticamente chiamare io, (non me ne vogliate!) ripartirono a ricostruire ciò che era venuto a mancare, artigianato, ristorazione, lavoro e quindi turismo. Per dirla in parole povere, ora Matera sta bene!

Accenno musicale

In questo viaggio, ho provato, per la prima volta, ad associare brani musicali per fase di giornata. Non li ascolterete leggendo le parole qui scritte, ma chissà che un giorno non ve li porterete con voi, in auto, nelle orecchie o perché no, come suoneria di un telefono per rimanere nell’attualità, proprio visitando questi luoghi! L’idea vien dal fatto che ogni mattina, verso una cert’ora, una finestra aperta, che dava sui sassi, soleva regalarci piacevoli e leggiadri suoni. Da curiosi, vi entrammo e scoprimmo così un altro pezzo forte di questa città, fondamentale anche per gli eventi estivi, ma non solo. Il Conservatorio musicale Duni, Matera.

Artigianato locale

Tanti piccoli e grandi oggetti creati in tufo ma non solo, allieteranno il vostro shopping. Tra le varie riproduzioni di tratti della città, troviamo pure una leggenda legata ad un piccolo oggetto, il cucù. Ci è voluto un po’ per capire che il cucù, è un fischietto. E che fischietto! Particolarissimo e colorato, fatto a mano, è uno dei simboli di Matera e del suo artigianato locale. Questo oggetto veniva donato ai figli maschi come simbolo ed augurio di fertilità, da donare poi, successivamente, alla propria fidanzata. La particolarità era data dal fatto che più era decorato, più la promessa era importante. Quindi, se penserete di comperarne uno, sappiate ricordarne il significato… magari… che ne so… fate aggiungere un colore per volta, che dite?! Tra le nostre visite per lo shopping, abbiamo conosciuto Cuscianna Angelo in via Piave per l’artigianato artistico, “L’arte in grotta” in Via Buozzi e Flumero Mario (creazioni artigianali in pietra e terracotta) sempre in via Buozzi.

Prodotti tipici: che si mangia?!

Vi consigliamo vivamente (io li metterei in qualunque piatto), i peperoni di Senise. Un vero spettacolo, anche vederli solo appesi ad essiccare per mesi, un vero gusto per il vostro palato, mangiarli. Tipica è la pasta fatta in casa(ad esempio i Capunti di Matera), il pane, il caciocavallo Podolico, la cacioricotta, il pecorino di Moliterno e di Filiano. La melanzana? Rossa e della città di Rotonda. Se volete aggiungere poi un goccio d’olio, non avete che da scegliere, Ferrandina (Frantoio la Certosa) o Matera(Olio dei Sassi) principalmente. Ferrandina, vi offrirà anche la possibilità di conoscere le sue note “olive passite” cotte al forno. Il vino? L’Aglianico del Vulture. La vite, come quasi tutti i prodotti locali, trae giovamento dalle colline vulcaniche del massiccio del Vulture e dal sole che ogni giorno accompagna ogni risveglio. Abbiamo assaggiato anche un miele tartufato buonissimo, credo di Potenza. Ma l’ottimo miele lo potete trovare nei pressi delle Dolomiti Lucane. Come dolce, gli “Sporcamusi”, il cui nome, rispecchia in tutto ciò che accadrà mangiandoli! Del pane, importantissimo per Matera, ma anche per tutto il territorio, ho letto persino storie che ne spiegano significato ed usanza, come ad esempio il termine “assaggiare”. Esso può voler avere assonanza con il mangiare quanto con il sesso. Insomma, se entrate in un panificio ed una signora dovesse essere ancora legata alle antiche tradizioni, state bene attenti a dirle “vorrei assaggiare il suo pane”, potreste essere fraintesi!!!Quando una coppia si corteggiava, si diceva che “inzuppava il pane”. Naturalmente i dialetti sono rimasti dialetti ed è ovvio che stavo solo scherzando, quindi, entrate nei panifici ed “assaggiate” tutto ciò che vi offre Matera ed i suoi particolari dintorni! Non dimenticate mai il significato del pane. Esso è sempre stato caratteristico ed inserito nei riti religiosi, dell’amore e del matrimonio (e qui concedetemi anche un riferimento, ad esempio, alla famosissima coppia di pane ferrarese, legata agli Estensi). Il pane di Matera e di Altamura sono ben noti, il fatto ci fosse, dava sempre speranza di vita. Se andiamo invece a spionare sul grano e la pasta, altra fortissima peculiarità del sud Italia e di questa meravigliosa Basilicata, pensate che la colonia greca del Metaponto, si narra ne usasse il simbolo della spiga, persino sulle monete. In realtà gli storici stanno forse ancora sciogliendo la diatriba tra spiga di grano e orzo, ma credo non sia poi così fondamentale guardando il territorio che circonda la regione. Un nome su tutti per la pasta? Le “manate”. Ma anche i “cavatelli” sanno farsi rispettare!

Inizio del viaggio

Meglio cominciare a entrare nel dettaglio, quello pratico. Se percorrerete come noi l’autostrada che va in A14 da Bologna verso Bari, i punti più di traffico a cui andrete incontro saranno per l’appunto, Bologna ed il tratto all’altezza di Ancona. Ci siano cantieri o meno, lì si convoglia tutto il traffico, da sempre, quindi, valutate bene un orario mattutino e dove passare la pausa pranzo. La distanza che abbiamo percorso, come tragitto di andata , è di circa 800 km quindi, abbiamo pensato a 3 comode pause, da mezz’ora ciascuna. In ferie, non vi corre dietro nessuno.

Usciti a Bari Nord, percorrerete la strada ss 96 in direzione Altamura-Matera. Qui, sognai di aver visto particolari ombre, sotto un arido caldo, tra olivi e terreno bruciato. Forse, il pensiero di vacanza, fa solo brutti scherzi o forse antichi fantasmi di contadine, mi davano or ora, il benvenuto!

Imboccata la ss 99 procedemmo all’ingresso di Matera Sud. Le principali vie di Matera, per cui potete chieder informazioni, sono via Lucana che attraversa completamente e separa la città “vecchia” (meglio dire storica) da quella nuova, via del Corso e infine, se volete fare una prima sosta in piazza, prima di metter giù le valigie, chiedete di Piazza Vittorio Veneto. Un consiglio, per tutta la strada che vi porta a Matera, non avvilitevi, non c’è la fregatura! Il tesoro, è stato e rimane coperto completamente, dalla parte nuova, quindi solo quando vi addentrerete in qualche via, potrete notare la magnificenza di questa città. In Piazza Vittorio Veneto avrete proprio ciò che cercate, il balcone con le tre volte, che vi farà ammirare il panorama su Matera. La vista è fantastica, a tratti surreale. Mai vista una cosa del genere, è quasi impensabile, unica al mondo. Sarà il primo vostro forte shock emotivo. A bocca aperta, credo sarà la vostra giusta espressione del viso.

Volete sapere l’impatto al primo giorno? Storico, e direi che la parola “impatto” è la più giusta. Finalmente entrati in Matera… un bel tamponamento. Rallentando per il passo lento di un pedone, forse dettato dal caldo soporifero, fummo “sospinti” da un’auto. Si, insomma, avete presente quando qualcuno si appoggia al vostro paraurti? Scesi, e il primo contatto con il popolo materano, fu proprio così, con un uomo dell’arma. E cominciamo bene pensai! Si alzarono in piedi, senza alcun rumore di sospinta sedia, quasi al rallentatore, i signori presenti al bar vicino. I calici di Aglianico, tornarono a posarsi sui tavoli. Gli anziani, afferrarono lentamente i rispettivi bastoni, quasi fossero antiche rivoltelle. Il venticello che ci aveva accompagnato negli ultimi km, si fermò. Si avvicinò, il ragazzo/pedone. Pensate ora alla tipica scena da far west, composta da volti seri, silenzio, un pistolero circondato e magari il solito pensiero ricorrente…”sti terroni!” . Naaa… niente di tutto questo! Ritorniamo alla realtà e usciamo dai film. Il pedone chiese a noi se era tutto a posto, l’agente era più spaventato di me e in meno di pochi secondi, ci mettemmo a riderne tutti e 3 insieme, stretta di mano e tutto a posto. In più, l’agente ci fece strada verso il centro e ci indicò parcheggi e orari. Questo fu il nostro ingresso in Matera.

Il primo giorno…

meglio dire il primo pomeriggio (partiti ore 6 arrivati intorno alle ore 14.30) fu dedicato a qualche giro senza un’esatta meta della città, tanto per orientarci un po’ e notare i primi punti di vista. La sera, decidemmo quindi di dedicarla al primo ristorante del posto. Ci indicò e diede consiglio, un ragazzino ( qui i bambini sanno dove mangiar bene già da piccoli…), per il ristorante “Il Borghese”. Beh, questo divenne subito il nostro punto di riferimento ad ogni rientro. Qualora facciate un po’ tardi, credo sia il più strategico, rimane sulla via Lucana, è grande, ha estivo e chiuso, fa dei buonissimi primi piatti e non solo, in più, non è costoso. Con due piatti tra cui un primo a testa ed un assaggio di formaggi per due, un assaggio in calice, di Aglianico, ed infine anche un dolce, tanto per non farvi mancare nulla al termine della faticosa giornata turistica, sarete intorno ai 30 euro a testa. Euro più, euro meno.

Secondo giorno: Matera

-Traccia 7 “Ruby, my dear” album the Lonious Monk (brano per la colazione)

Perdetevi, girate senza cartina, camminate e osservate.

– Traccia 1 cd 2 ”Take Five” album Dave Brubeck the essential (brano per la cena)

Terzo giorno: Matera, si comincia

-Traccia 1 ”You don’t know what love is ” album Chet Baker & Strings (brano per colazione)

Un consiglio d’inizio, se partite per il giro delle chiese, informatevi bene nei punti turistici, ci sono, ad esempio, tante Santa Lucia e, per così dire, tanti altri santi che si ripetono, quindi per vedere qualità, storia e originalità, meglio sempre avere un biglietto d’ingresso in mano. Vi consigliamo, come primo, di fare quello cumulativo, sono, se ben ricordo, 8 euro a testa, e da accesso alla chiesa della Madonna dell’Idris nella parte di Sasso Caveoso (a mio giudizio più particolare al di fuori), Santa Lucia alle Malve, chiesa di San Pietro Barisano (particolarissimo il fresco passaggio sotterraneo e interno alla chiesa),

– Traccia 3 cd 1 dal film Amadeus ”Requiem in D minor K626-Lacrimosa” Mozart dall’album 100 best film classics (brano per chiesa del Barisano)

Monastero e relativa cripta di Sant’Agostino (il monastero è abbastanza recente come interno, più bello forse fuori, il suo segreto, la cripta di S. Giuliano, situata dietro all’altare), chiesa di Madonna della Virtu’ Nova (bella forse più dall’esterno). Qualunque giro facciate, ricordate sempre tre punti di riferimento: Sasso Caveoso e Sasso Barisano per quanto riguarda le zone in cui è suddivisa la città, e il Duomo, che vi servirà come bussola monumentale. Essendo purtroppo chiuso per restauri e non visitabile, usatelo come riferimento e per la sua fontanella!

Per quanto riguarda le cartine della città vecchia, ne ho viste almeno 3 in giro. Ve ne sono 2 abbastanza generiche che vi danno solo una vista generale ed una che invece, scende nel dettaglio delle vie, quella magari vi è più utile, sia per ritrovare punti fotografici che per tagliare percorsi. A volte, difatti, vi accorgerete di aver girato intorno e quella distanza che dovevate percorrere, essere molto più breve. Il luogo dove trovare quella più dettagliata? Sinceramente non ricordo, ma 2 su 3 le ho chieste nei ristoranti ad esempio. Idea folle, ma funziona. Quanto a Matera, è come un’ incantevole gruviera di grotte in tufo, a cui avete accesso solo tramite scalinate e gradoni, vicoli, stradine, a volte molto simili tra loro. Un labirinto particolareggiato, pieno di minuzie e sorprese, ad ogni angolo. Ora vi devo fare una confidenza, i primi due giorni, beh, non ho nemmeno provato a scattare una foto. Impossibile. Ho dovuto studiarla. Non mi era mai capitato di rimanere letteralmente imbambolato di fronte a così tanti punti di vista e particolari e non sapere come dove e quando scattare. Se vi prende la mania delle foto, il primo giorno, credo possiate arrivare a riempire interi rullini 36 o sim card di foto, molte delle quali, vi accorgerete essere inutili e banali. C’è il rischio di farne una uguale all’altra e di ripetersi. Matera credo sia molto caratteristica e non così semplice come può apparire. Lascia spaesati e confusi e non vi da subito molti consigli. E’ una città che non vi parla, quindi abbiate pazienza nel fotografarla, perché come dicevo parole addietro, fa un po’ la preziosa. Si apre fotograficamente a chi la sa davvero vedere. In due settimane, credo di aver fatto pochi scatti che ne meritino l’evidenza. E’ sicuramente un’ottima scuola, per migliorarsi nei punti di vista. Quando ad esempio, penserete sia meglio un grandangolare spinto, per poter scattare all’interno degli stretti vicoli, vi accorgerete di avere bisogno di un tele che ritagli un dettaglio del paesaggio. Impazzirete nel capire come sfruttarla, le prime ore. Personalmente, ad esempio, ho usato molto di più un 70/200 che un 10/24. Ricordate che Matera è piena di punti panoramici sia al di sopra della città, che dalla parte opposta, dove vi si trova la Murgia. Nel giro che intraprenderete, da notare, tra le chiese, quella di S. Francesco D’Assisi (situata in Piazza San Francesco, appena dopo Piazza Sedile se provenite dall’accesso dei sassi o dalla via del Duomo) e quella del Purgatorio (situata all’inizio di via Ridola, si nota nell’immediato per i teschi intagliati sul portone e gli scheletri un po’ ovunque). La chiesa di Santa Lucia delle fontane, ad essere sincero, non ci ha colpiti molto, ma visitatela, ogni lasciata è persa! Il percorso che vi consiglio è quindi quello di partire dal monastero di Sant’Agostino, scendere (cioè salire per un po’) alla vicina chiesa di San Pietro Barisano, proseguire lungo via d’Addozio e visitare Madonna delle Virtu’ Nova, raggiungere via Fiorentini e percorrerla tutta fino alla chiesa di S. Domenico (già via S. Biagio), dove farete una sosta alla preziosa fontanella, mi raccomando! Infine, tornate su di pochi metri e fate una visita al Monastero di San Giovanni Battista. Lungo via San Biagio c’è qualche bottega d’artigianato ed anche un sala dedicata a mostre fotografiche e non solo, quindi buttate sempre un occhio in più! Tornando nuovamente verso l’inizio della via, per intenderci, dalla mitica fontanella dal getto verso l’alto, lì avrete un ottimo punto di vista: la Mater Domini, cioè la chiesetta con le simpatiche campane da far west (purtroppo chiusa ma visitabile solo su appuntamento credo) sita proprio a fianco della panoramica vista del balcone su Matera. L’accesso al Palombaro (basterà seguire gli scalini a scendere), Piazza Vittorio Veneto in tutta la sua apertura, la fontana Ferdinandea, la biblioteca provinciale ex convento dell’Annunziata, completeranno il puzzle di meraviglie a cui vi troverete di fronte. Per vedere tutto ciò dall’alto, ma solo tramite vetrate chiuse (purtroppo) della caffetteria, andate verso la biblioteca, sulla sinistra c’è un ascensore, vi condurrà al bar ed al nuovo punto di vista. A parer personale, andrebbe migliorato questo luogo d’incontro, aprendo i finestroni e dando la possibilità ai turisti di affacciarsi ed ammirare la vista. Superata quindi Piazza Vittorio Veneto, dirigetevi verso via del Corso che vi imboccherà in via Ridola, semplicemente andando sempre dritto. Lungo la strada avrete sulla sinistra la chiesa di San Francesco d’Assisi e sulla destra (già via Ridola) la chiesa del Purgatorio. Direi che come giretto, è abbastanza stancante, tenuto conto del caldo che fa. Vi consiglio quindi, quella che è stata una nostra tappa fissa, di termine giornata. In via Ridola c’è la gelateria ”I vizi degli angeli“ che promuovo per qualità/prezzo, inoltre è particolare, ha interni in mosaico, una fontanella d’acqua per bere gratuitamente (il che non è poco di questi tempi) prima e dopo il gelato, ed è specializzata anche in fantastiche granite concentrate di frutta.

-Traccia 17 cd 2 ”Love for sale (live)” album Dave Brubeck the essential (brano per la cena)

Quarto giorno. Si esce

-Traccia 6 ”Love ” album Chet Baker & Strings (brano per colazione)

Dopo il tanto camminare, prendetevi ora una pausa, girando un po’ l’esterno di Matera. Ad esempio, lasciatevi condurre un po’ dai paesaggi e cominciate ad assaggiare la vera Basilicata. Già che ci siete, seguite le indicazioni per la statale 7 e passate per Ferrandina, qui per gli appassionati, vi sono due centri importanti per la vendita dell’olio d’oliva. Un punto di riferimento per il vostro pieno di benzina, è senz’altro la stazione che troverete sulla statale 407 direzione Ferrandina. Se provenite da Matera, la troverete a sinistra. Un punto forte di questa regione, sono i paesi abbandonati. Se vorrete capire la storia, basata soprattutto sugli avventi dei terremoti e della migrazione/immigrazione, fate visita a questi territori abbandonati. Uno di questi, dalla vista spettacolare esterna, è Craco.

– Traccia 1 ”Allegro ” album Mozart – eine kleine nachtmusik-posthorn serenade (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

Sulla strada vi apparirà come un paesaggio da fiaba e non è affatto un modo di dire. Nel pomeriggio, intorno alle 16, apre il tour con la guida. A mio avviso, è più interessante il punto di vista esterno, per la fotografia. Per conoscerne invece la storia, dovrete comunque ascoltare le guide. Scesi a valle nuovamente, provammo a sondare la strada per andare ad Aliano seguendo le indicazioni per Stigliano (31 km) e per Gannano del Monte. Per arrivarvi, internamente, al bivio Montalbano Ionico e Peschiera del Monte, seguite per quest’ultima. La strada che conduce in Val d’Agri, circa 9 km, in questo versante, cade in posti isolati, è a tratti dissestata con tratti anche di ghiaia. Non vi sono indicazioni e se e qualora ne vedrete qualcuna, sarà illeggibile. La vallata è bella per i suoi colori ma può stancare per il sole che vi circonderà senza ombre. In circa 20 km non vedemmo case abitate. E’ una delle strade che non vi consiglio di sera, almeno che non siate lì per studi di ufologia! Questo tratto di SP 598, sinceramente, ci è apparso quasi più come una strada bianca. Insomma, i famosi calanchi di Aliano, ve li dovrete sudare!

-Traccia 6 cd 1 ”Round midnight ” album Mile Davis The essential (brano per la cena)

Quinto giorno: Visita nel Sud-Est

-Traccia 15 ”A Little duet for zoot and chet” album Chet Baker & Strings (brano per colazione)

Incuriositi dalla storia dell’intreccio dei cesti, un artigianato oramai scomparso in Italia, ci prefissammo come meta, il caldo sud di questa regione. Per conoscenza, quindi, decidemmo di recarci a San Paolo Albanese dove si trova per l’appunto il museo dedicato.

-Traccia 2 cd 1 ”Perdido(live)” album Dave Brubeck the essential (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

La strada percorsa per arrivarvi… dunque, usciti da Matera seguite per quelle a scorrimento veloce quindi, affrontate la statale 7 direzione Ferrandina (solitamente è un po’ trafficata, ma diverrà il vostro raccordo fondamentale), proseguite dritto per la 407 (o Basentana) direzione Metaponto, proseguite sulla 106 (E 90) verso sud, direzione Reggio Calabria, appena passate la località Policoro, svoltate nella 104 seguendo le indicazioni per Val Sinni (Sinnica o SS 653), superato questo paese, prendete l’uscita, sulla SS 653, nominata Val Sarmento (SP 13 o Sarmentana) arriverete alle indicazioni per S. Costantino albanese e S. Paolo Albanese, per quest’ultimo seguite la SS 481. Meglio segnarsi tutti i nomi e soprannomi delle strade, perché spesso partirete con una sigla e ne troverete a proseguo altre, dopo poco, che saranno alla fine le stesse identiche, ma che potrebbero portarvi a dubbi di percorrenza. Arrivati a S. Paolo Albanese, in questa piccola frazione, sulla destra, mentre salirete, avrete il Comune (poco dopo vi è anche un bar), dove chiedere informazioni e fare il biglietto. Chiedete per il museo della cultura Arbereshe. Qui, tramite la guida, viaggerete nella storia, tramite un non troppo piccolo museo, arricchito da filmati, ritrovamenti e usanze del popolo albanese che ne costruì importanza e storia grazie e soprattutto, anche alla lavorazione della ginestra. Pensate, ad esempio, ad una pianta formata di giunchi e fiori e alla costanza di queste donne anziane, che fino a qualche decennio fa, trasformavano con pazienza e bravura, in tessuto. Iniziava tutto nel mese di marzo e le fasi di lavorazione comprendevano: la potatura, solitamente eseguita dagli uomini tramite una ronca, la raccolta nei mesi più caldi, tra luglio e agosto, in cui avveniva una prima scelta da parte delle donne. Il trasporto, a spalla o tramite gli asini, la preparazione dei mazzi, la bollitura, la sfilacciatura in cui veniva separata la parte legnosa. Pensate, solo fin qui, le fasi sono già 6 e già affrontano fatica nella prima e particolarità nelle ultime due. La macerazione che seguiva, avveniva portando rametti della stessa pianta al fiume, facendoli per l’appunto macerare per al massimo una decina di giorni. Avveniva quindi la battitura dei mazzetti, con un apposito bastone di legno, somigliante forse ad un più moderno mattarello da cucina. Venivano esposti al sole ed infine ribattuti con un coltello per battitura chiamato “shpata” (spero di averlo scritto bene!). E’ interessante osservare all’interno del museo, la particolarità di questi strumenti, che venivano creati artigianalmente e artisticamente rifiniti, quasi personalizzati, tramite l’intarsio. Il lavoro proseguiva con la pettinatura, lo scopo era togliere impurità e donarle sofficità. Seguiva la filatura e l’aspatura, quest’ultimo complicato termine, denomina la raccolta in matassa. Ascoltando la guida, mi ero già perso nell’immaginario di questo mestiere. Tutte le sue fasi… era già tremendamente complicato il solo scriversi appunti, figurarsi realizzarlo! Dopo l’aspatura seguiva il candeggio. La colorazione, che avveniva all’incirca come oggi giorno, tramite la bollitura di alcune radici o fiori, dava risultato il colore marrone, giallo, e rosso. Le ultime due fasi erano composte dall’orditura, cioè il passaggio al telaio della trama ed infine, il duro mestiere, terminava con la tessitura, che si spostava in un telaio in legno specifico per dimensioni standard di lavorazione. Che dire, si rimane sbalorditi al pensiero che fino a poco tempo fa, c’erano mestieri così belli e faticosi che arrivavano ad un risultato di tale portata ed importanza! Usciti dal museo, proseguimmo in due passi per le vie per poi dirigerci all’auto. Scendendo, proseguimmo per San Costantino Albanese, infine imboccammo la direzione per una breve visita a Val Sinni ed infine ci concedemmo altri due passi a Senise. Per il rientro, riprendendo la strada dell’andata, abbiamo incrociato un velox fisso lungo la 653 prima dell’uscita di Senise, circa al km 42. Sulla strada, in località Policoro, troverete anche le indicazioni per Eraclea, l’ingresso ai resti , è libero e ci si arriva da una strada che conduce al parcheggio, proprio di fronte alla scalinata che apre poi ai ritrovamenti. Sinceramente, merita una visita, ma veloce, non vi sono cartelli o legende indicative, a mio avviso, è all’abbandono. Ed è un peccato. E’ appena dopo il museo ( quello visitatelo con calma), sulla destra.

-Traccia 8 cd 3 ”Rhapsody in blue ” Gershwin dall’ album classical chillout (brano per la cena)

Sesto giorno: Relax

-Traccia 4 cd 1 ”Das Wandern” album Franz Schubert best of (brano per colazione)

Staccando un po’ il piede dall’acceleratore, ci siamo dedicati allo shopping turistico in giro per Matera, durante il giorno, e alla visita della Murgia in orario di tramonto, il che, non perdetevelo assolutamente. Cercate di salirvi intorno alle 19 e di restarvi sino oltre le 20, quando cioè, incominciano ad accendersi le luci di Matera antica, che vi apparirà come un fantastico presepe. Molto suggestivo. Ci sono anche i tour, in pullman scoperti, che vi passano. Data la vicinanza del posto, una decina di km da Matera, potete andarci anche in auto. La strada è semplice e quando sarete su, ad un bivio, basterà svoltare a destra invece che proseguire. Arriverete all’ampio parcheggio di veduta sulla città.

-Traccia 1 cd 1 dal film ”Also sprach Zarathustra-Sunrise” Richard Strauss dall’album 100 best film classics (brano per accesa illuminazione Matera, vista dalla Murgia)

Non appena scenderà il buio estivo, beh, dovrete combattere con le zanzare, a quell’ora, credo siano affamate, un po’ di Autan vi salverà! Al rientro dal bivio, il locale che vedrete sulla destra, offre la possibilità di aperitivi/assaggi e cinema all’aperto, molto suggestivo perché la sera, la Murgia, è al buio e avrete sopra la vostra testa solo il cielo stellato.

-Traccia 4 cd 1 dal film Titanic ”My heart will go on” James Horner dall’ album 100 best film classics (brano per accesa illuminazione Matera, vista dalla Murgia)

Ritornando al pranzo, abbiamo fatto visita alla trattoria “La Bruna”, dove abbiamo assaggiato i tagliolini di casa. Una sottile crèpe che avvolge tagliolini, ceci, funghi, pomodorini e pancetta. Veramente ottima. La cena è stata dedicata alla “ trattoria Lucana”, famosa anche per il passaggio di Mel Gibson durante le riprese di The Passion, ma soprattutto per l’alta cucina ed i piatti abbondanti. Il consiglio, ordinate un pasto alla volta, ve lo suggeriscono anche loro. Un esempio? Se prendete l’antipasto per 2, vi sazierà per 3! Due cucine dallo stile diverso, ma meritano per il vostro palato. I prezzi sono all’altezza dell’alta qualità. Per il pranzo serale, vi consiglio nuovamente, di prenotare sempre con anticipo.

Settimo giorno: Grumentum

-Traccia 10 cd 1 ”Ave Maria ” album Franz Schubert best of (brano per colazione)

La strada che abbiamo considerato per scorrevolezza e paesaggio è stata: il solito tratto da Matera a Ferrandina percorrendo quindi la SS 7 Racc, da lì abbiamo preso per direzione Pisticci sulla E847, a Scalo Pisticci siamo usciti seguendo quindi la SS 176, abbiamo attraversato un breve tratto sulla SS103 per poi immetterci in direzione Monticchio sulla SS 598. Da lì si alternano la SS 598 e la 92. In sintesi, da Monticchio seguite per Sant’Arcangelo, ma non entratevi, proseguite dritti fino all’altezza delle indicazioni per Sra. Cavallo, sarete sulla SS 598 e sulla destra troverete le indicazioni per un paesino quale Armento, un salto non guasta, è proprio lì vicino.

-Traccia 1 ”What a wonderful world ” album Louis Armstrong the universal masters collection (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

Da lì riprendete la SS 598 direzione Viggiano e all’altezza del Lago Pietra del Pertusillo, troverete anche quelle per Grumentum. Arrivati, parcheggiate dal museo nazionale dell’Alta Val d’Agri, dove potrete iniziare il vostro percorso storico e fare anche il biglietto. Il costo è di 2,50 euro a testa. Se ci pensate, una sciocchezza. Usciti dal museo, percorrendo il sentiero e salendo due passi a piedi, sarete arrivati all’ingresso degli scavi, e quando intendo scavi, intendo la parola più esatta, infatti stanno ancora scavando! Turisti incontrati? Quattro. E questo è il vero peccato, museo deserto e scavi occupati, purtroppo (ma guai non ci fossero!) solo da studiosi. E’ sicuramente il modo più bello per entrare nell’atmosfera, ma fa anche strano un posto così speciale, non goda di coda alla biglietteria! Arrivati, ci ha accolti un simpatico signore, di cui vi riporterò a seguito anche il nome. Questo signore, è stata gentilissimo. Si è fermato a far chiacchere con noi, ci ha fatto assaporare quel gusto di storia simile a quando arrivate in zone di scavo, in cui solitamente rimane la polvere sulle labbra, tanto per intenderci. Vincenzo Scannone. Perché ci teniamo a riportarvi il suo nome. Se ricordo male, credo sia restauratore, guida, e forse anche guardiano. Ci ha messi subito a nostro agio storicamente, un peccato non ci abbia anche accompagnati all’interno dell’area, sarebbe sicuramente stato ancora più interessante e divertente. E’ ammirevole, perché oltre a essersi spiegato con precisione e gentilezza, in modo approfondito, e averci dedicato mezz’ora del suo tempo, costui ha continuato poi il suo lavoro di accoglienza che consiste spesso in giornate al sole, in attesa di un turista, e credo questo valga anche per i suoi colleghi. La stranezza? Avete mai conosciuto una persona che vi racconta la storia, vi inserisce in un’area, vi mette la voglia di scoprirne i dettagli, senza nemmeno chiedervi un centesimo? Onesto, promosso a pieni voti. L’escursione è un viaggio nel passato, l’ingresso del selciato mi ricorda molto il film con Benigni e Massimo Troisi “Non ci resta che piangere”. Gli orari di visita in queste aree, sono decisi dall’abbassarsi del sole, quindi rispettate i tramonti e rispetterete anche la storia e le guide che vi ci lavorano ogni giorno. Qualora ci andiate di mattina, al ritorno, potrete anche far visita a Viggiano che si trova appena più avanti di 5/6 km.

Ottavo giorno. Alla ricerca delle Dolomiti Lucane…

-Traccia 2 ”La vie en rose ” album Louis Armstrong the universal masters collection (brano per colazione)

Quando decidemmo di visitare questa regione, fu soprattutto per la curiosità, forse proveniente dai vecchi libri di scuola, riguardanti la geografia. Tornate quindi un attimo indietro nel tempo, se non siete giovanissimi, e pensate… ma le Dolomiti, non sono solo al nord? Vi sbagliate. O avete studiato poco all’epoca! Ebbene sì, anche qui, non vi mancheranno passeggiate e un po’ di montagna. La strada intrapresa per questa gita è una delle più scorrevoli. Scendete sempre da Matera direzione Ferrandina, girate questa volta a destra, non seguite quindi direzione Metaponto o mare, prendete la SS 407 o E 847 e percorretela in direzione Potenza. La distanza da Matera è di circa 80 km, quindi, un consiglio, tenetevela come giornata per spezzare un po’ tutte le altre distanze percorse i giorni prima. Seguite le indicazioni per il parco naturale di Gallipoli Cognato, non potrete sbagliare, è tutta dritta. La prima meta che vi consigliamo è Campomaggiore, un paese abbandonato, quanto Craco. Inseritelo, lungo il percorso, perché vicino. Vi aiuterà sempre a capire il territorio che state visitando. Preciso, non aspettatevi la vista di Craco, quello è il paese delle fiabe, duro il confronto! Campomaggiore porta con sé, nella sua vecchia valigia storica, un gioiello non da poco, il centro Utopia. La location è molto bella, d’estate sappiamo essere animata di eventi, merita la vostra partecipazione! Utopia, in ogni caso, saliti fino in cima al paese, rimane sulla destra di esso, a scendere. Come Matera, tanti posti che appaiono apparentemente isolati e insignificanti fino all’ultimo chilometro, si aprono a luoghi impensabili. Credo uno dei principali intimi segreti della Basilicata, sia proprio questa alternanza tra visibile e non. Quando escluderete anche un solo piccolo paesino, vi metterà sempre il dubbio di cosa non abbiate visto o notato, passandovi solo accanto, in auto. Rompete gli schemi quindi, abbandonate la guida ogni tanto! Seguite l’istinto, perché è una delle regioni che vi premierà di certo. La cosa che è per me attrazione, ad esempio, in queste piccole frazioni semi abbandonate o poco abitate, è il passeggiare nelle strade e tra i vicoli. Durante gli orari di pranzo, quando il caldo impedisce di parlare ma aiuta ad ascoltare, mentre cercherete un cono d’ombra, fino ad allora scaldato dai raggi solari, vi imbatterete nell’udire. Il sentir parlar, la gente del luogo, dalle piccole e grandi finestre ornate, delle loro case di tufo, pietra vista e radici, quando vi passerete a fianco, creerà quel brusio piacevole e divertente, che non dovrete spezzare fermandovi ad ascoltarne necessariamente il testo, ma sarà l’occorrente, per accompagnarvi deliziosamente, anche solo con la sonorità dell’accento, fino all’ultimo viottolo in cui calcherete il passo. Ogni tanto, udirete le voci alzarsi, per superare l’inconfondibile campanare delle pentole. Si aggiungerà, al concerto di mezzogiorno, qualche passo, di chi accompagna i piatti a imbandire la tavola. Si congiungerà, ma non spesso, il sottofondo di qualche sigla di telegiornale. Sarete trattenuti, indirettamente, nel sentir ridondare, nell’aria ferma, nomi come Roma, New York, Milano, Londra, quasi che, nominandole forte, si specifichi di più l’importanza di esse. I luoghi probabili, di mete, di figli immigrati, per lavoro e studio. Vi entrerà, dentro, l’odore del vecchio bagaglio in pelle, fatto di fibbie ed etichetta, trascinato a mano, fino a quel fatidico treno della speranza. Sentirete, il più moderno rumore del trolley, che avanza all’interno dei più moderni aeroporti. Rifletterete su chi è partito e chi è ritornato. Immaginerete perfino, i sensazionali pacchi alimentari, tipici delle famiglie del grande sud, pronti ad essere spediti per raggiungere chi ha deciso, per obbligo o meno, di allontanarsi dall’abbraccio della propria famiglia.

Il lato umanista, è quello sempre che più vi consiglio. Entrate nei bar più impossibili, tanto per intenderci, quelli più piccoli. Ognuno che vi troverete al suo interno, riparato dalla caligola di sole, avrà da raccontarvi la sua storia di vita passata al nord tanti anni prima. Preparatevi quindi ad una seduta tra amici ed un calice fresco di vino. Non abbiate fretta di andarvene, nel vostro diario di bordo, inserite anche queste mezz’ore preziose, lasciatene sempre una ad ogni viaggio. Trovate questo ritaglio di tempo. Sentirete parlare con dignità, di povertà passata e di orgoglio lucano. Una cosa che mi fece sorridere ad esempio, fu il domandarmi, da parte di una saggia signora, all’interno del suo bar, che cosa dovessi farci in bagno. La guardai, sul momento, un po’ perplesso, al suo allungarmi le chiavi, con diffidenza. Non avevo capito come mai dovessi spiegarle che stando al caldo tutto il giorno, capitasse anche di rinfrescarmi il viso e di dare una pulita agli obiettivi della mia nikon. Frazione di pochi secondi e ne intuii il motivo. Era l’unica a gestire quel locale. A pulizie già fatte, quindi, sarebbe stata fatica aggiuntiva per l’anziana signora, riprendere il tutto. Cercai di non fare uscire una sola goccia dal lavandino. Quando tirai la carta per le mani, feci in modo che avvenisse con un movimento rapido, a strappo, per poi terminare il getto di essa, con acuta attenzione. Piede destro sul pedalino del cestino, ma solo premendolo in un unico movimento, verso il basso. Ma qui, scattò come sempre, la fase che è presente nell’immaginario di tutti, il passato sportivo! Quello ahimè, mi portò a giocare. Un po’ d’immaginazione e il cestino divenne canestro, senza rete. Uno di quelli, situati nei quartieri in cui si sfidano americani neri di altezza e corporatura tatuati. Partì quindi il braccio inarcato, a gancio cestistico et voilà… il cesto era nuovamente chiuso. La carta, fuori. Il “buhhh” e i fischi degli spalti, si udirono, seguiti dal silenzio. Gettai la pallottola di carta, in due movimenti ma non lo dissi mai a quella signora, non avrebbe capito.

Bene, assieme a queste piccole (e mi auguro divertenti) cronistorie, devo soffermarmi ancor ora, su una, non ancora indicata. Quella sulla natura, libera. Beh ecco, siete fotografi? Quindi niente di più bello e simpatico, che notare tra gli alberi, un somaro o un cavallo libero giusto? Figurarsi due insieme! Quindi se lo siete veramente, tenderete ad avvicinarvi il più possibile per avere uno scatto da National Geographic vero? Non so come dirvelo, stavolta di scatti… due. Ok il rischio, ma mi sa che i nostri cari quadrupedi, questa volta, avessero un forte legame di amicizia o… un flirt. Sì insomma, arrivato ad un mezzo metro di distanza, si cominciarono ad avvicinare con passo lento e con fare minaccioso. Uno sulla destra ed uno a sinistra. Fino a stringermi in mezzo a mò di sardina sull’autobus, nell’orario di punta. Volevo divenire loro amico, ma non stretto. Si insomma, “prima conosciamoci bene! ” dissi loro, ma ahimè, non ne vollero sentire. Sarà la mia scarsa preparazione nello studio dell’asinesco e nel cavallesco pensai. Aumentai di poco il passo e quelli uguale, si, avrete capito la scena… (il via alle risate vostre e alla mia di corsa!). In sintesi, quando vi trovate in queste situazioni… accontentavi della distanza di almeno 5 metri, fate sì che qualcuno abbia il motore acceso e il pedale pronto. Osservate bene i recinti che vi circondano, qualora vogliate (o voliate) almeno salvare l’auto e chi guida. Ok l’allenamento invernale, ma spesso, la sfiga vuole, che intorno a voi, ci siano solo recinti di mezzo metro e composti di ferro della miglior trincea rimasta in piedi dal dopoguerra. In quel momento vi si gelerà un po’ il sangue, perché vi assicuro che gli animali sanno essere molto espressivi e diretti, ma poi, se ce la farete (se), ne riderete tutto il giorno, un po’ meno chi vi assisterà nella scena. Natura troppo libera? Non scendete mai in due e se volete il brivido da soli… beh… scendete molto prima e fatevi un tratto a piedi, ma poi studiatevi prima come uscirne! Salutato Campomaggiore e gli “amici” animali, scendemmo nuovamente sulla SS 407 per seguire le indicazioni per Pietrapertosa e Castelmezzano, che si trovano proprio opposti a Campomaggiore (vecchio).

-Traccia 18 cd 5 ”Turandot -Nessun dorma” (Puccini) Josè Carrera Maria Callas dall’ album 100 best film (brano per l’arrivo a Pietrapertosa e Castelmezzano)

Giganteschi macigni di roccia, vi appariranno come appoggi di ciclopi, da contorno, ai borghi colorati di matita, sottostanti. Spesso, avrete immagini rassomiglianti a presepi, in formato colosso. Qui si parla di Miocene e inizio Appennino Meridionale. Insomma, una bella fase mitica direi. Tra i particolari, la gradinata normanna e il percorso delle 7 pietre che continueranno a disegnare il vostro quadro. Non vi basta il lato romantico e storico? Volete entrare nel brivido di questi territori? Per voi allora, se non avete problemi di cuore, esiste uno sport chiamato “Il volo dell’angelo”. Esso è il raccordo tra i due paesi di Castelmezzano e Pietrapertosa, che potrete sorvolare sospesi nel vuoto, a un’altezza di circa 400 metri. La velocità può toccare anche i 120 km orari e il tragitto percorso con il cuore in gola ma con il sorriso stampato, dura poco più di un minuto. Anche qui, la prassi è prenotare, il pienone in coda, è assicurato. Non vi ho incuriosito abbastanza? Con nozioni lette, degli ultimi anni, vi accenno allora, che in queste zone, date le recenti scoperte, si parla addirittura di una Stonehenge italiana. Nei dintorni dei paesi più selvaggi di natura, invece, si va incontro a leggende popolari di streghe ,filtri magici, elisir di lunga vita, si parla persino della presenza passata dei templari. Comprovata. Passata o tuttora presente? Si insomma, niente vacanza noiosa stavolta!!!In zona ,infine, vi consigliamo anche un passaggio a Brindisi di Montagna.

Nono giorno: Ritorno nella città delle “talpe”, visita ai musei di Matera

-Traccia 17 ”La cucaracha ” album Louis Armstrong the universal masters collection (brano per colazione)

Il risveglio mattutino, all’interno dei Sassi di Matera, è una cosa speciale, unica, che vi rimarrà impressa, per sempre. Gli odori provenienti dai cortili, circondati da storici palazzi e dall’essenza di pietra e tufo, vi renderanno il primo abbraccio caloroso della giornata, assieme al sole, che qui sembra sempre esser sveglio. Il colore bianco che esso dona, quasi abbagliante, alle case all’interno del gruviera, vi accompagnerà per tutta la giornata. La mattina, fresca fino alle 9, sarà utile per una sana colazione che vi aprirà gli occhi su questo piccolo nuovo mondo. I piccioni, vi scruteranno dall’alto, ma non vi daranno alcun fastidio, loro, a quell’ora, avran già fatto colazione. L’aria, frizzante e gentile, farà sollevare di poco la tovaglia di tessuto, appoggiata ad apparecchiare il vostro tavolo, imbandito di caffè caldo e fette biscottate da spalmare. Vi ritroverete proiettati , all’interno di quei film, che pensate debbano sempre rimanere solo film. L’idea di essere in ferie, la prenderete già da qui, fin dalla prima alba. Si aggiungerà poi, un altro brusio, che diventerà anch’esso parte del contesto. Il passaggio di chi raccoglie i rifiuti. Vi sarete domandati, ma in un posto del genere, come diamine li portano via? Non ve lo siete domandato? Beh, noi si. Ogni mattina o quasi, passano operatori con tanto di vaschetta di plastica per la raccolta, tirata da una fune. L’unico mezzo possibile, credo. L’altro sarebbe farlo con elicottero e cesto, a calare, ma non mi pare il caso. Il pre-partenza di ogni mattina, sarà poi anche la chiacchierata con i gestori dell’albergo in cui risiedete, anche quello servirà a portarvi consiglio.

Una visita raccomandatissima, a cui non potevamo mancare (e non mancherete nemmeno voi vero?) fu subito il museo del Musma, ovvero il museo della scultura contemporanea. Mi pare di aver capito bene? L’unico museo al mondo, in grotta. Gli spazi, infatti, sono ricavati proprio nella roccia! (prezzo 5 euro, ridotto 3.50-orario dalle 10 alle… non ricordo!). Terminato l’interessantissimo viaggio “sculturale” (prendetevi tempo), ci dirigemmo in Piazza Vittorio Veneto, in visita al Palombaro (costo 3 euro), in cui potemmo notare ciò che ci stava sotto i piedi. Un paesaggio anch’esso da viaggio al centro della terra, questo è ciò che mi è saltato alla mente, appena entratovi. Un’enorme cisterna idrica realizzata nel 1800 che può contenere, pensate bene, 5 milioni di litri d’acqua. Mi vengono i brividi a pensare dove sono stato, ma qui a Matera, è normale averne, vi ci abituerete. Usciti dopo il breve tour al suo interno, decidemmo di visitare la città anche da un altro punto di vista, l’alto. Sopra l’ex convento dell’Annunziata (biblioteca provinciale), vi è situata una caffetteria. Da lì, il paesaggio si apre sulla piazza. Usciti, dopo una rilassante Tassoni, ci siamo portati verso via Ridola, ad affrontare la bell’esperienza di visita a Palazzo Lanfranchi. Tra le opere, senz’altro la presenza di Carlo Levi e di Guerrino, la fanno da padrone. Da notare anche Jusepe de Libera con “San Francesco in preghiera”, Massimo Stanziani “Maddalena in meditazione”, “I contadini”.

Tre i punti di vista che meritano: la terrazza di palazzo Lanfranchi a cui si ha accesso al primo piano, utilizzata tempo addietro per spettacoli; il circondariale esterno, appena usciti; il balcone che si trova situato sul retro dell’incantevole libreria che vi troverete sulla destra appena usciti dal museo. Ovvero, la Libreria dell’Arco, in via Ridola 37. Anch’essa, un gioiellino da conoscere. A darci il benvenuto, Nicola Tamburrino, con cui abbiamo subito scambiato piacevoli chiacchere. I tre punti di vista, danno tutti sulla Murgia. Facendo pochi passi più avanti, al termine di via Ridola, ci si ferma per un buon aperitivo/cena formato da fantastici assaggi. Il luogo dove sensibilizzerete il vostro palato si chiama ”La latteria”, è nella storia di Matera e qualunque cosa vi consigli il gestore, lasciatevi guidare senza preconcetti. Per terminare, attendete il buio cali sulla città e rimanete in zona per apprezzare qualche scorcio illuminato. Niente di più rilassante! Un suggerimento? Seguire via Casalnuovo, è la parte vecchia un po’ abbandonata, da cui potrete osservare tutto ciò che si accenderà sulla città. Se durante la giornata vi è rimasto un ritaglio di tempo, vi consigliamo il museo laboratorio della civiltà contadina in Via San Giovanni vecchio.

Decimo giorno: Acerenza, Brienza, Sasso di Castalda

-Traccia 2 cd 5 ”Rigoletto-la donna è mobile ” (Verdi) Alfredo Kraus tenore dall’ album 100 best film classics (brano per colazione)

Prima di partire, abbiamo optato, dati i territori e la temperatura che ci avrebbe accompagnato, di entrare ancor di più nello spirito di questa regione fermandoci da “Fior di frutta” di Ernesto, è in Via Lucana, al numero 230. Perché ve lo presento? Perché ci aveva attirati la cura dell’interno del suo locale, nulla ci ricordava il solito fruttivendolo o verduraio e quando ci passammo qualche giorno prima davanti, c’era un odore di freschezza e di frutta che ci aveva lasciato immensa curiosità. I prezzi sono nella norma, ma la qualità e la gentilezza vi faranno convincere nel tornarvi. In partenza decidemmo per la strada panoramica, la 655, chiamata Bradanica o via del grano, quella che ci avrebbe condotti ad Acerenza.

-Traccia 1 cd 3 ”Serenade in G K525 “Eine kleine nachtmusik” Mozart (allegro) ” dall’album 100 best film classics (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

Questa strada, offre molti spunti per i suoi colori giallo neri alternati al verde, e alle sue linee che si vengono a creare fino ad aprirvi lo sguardo su grandiose e forti, estensioni di terreno. Ad Acerenza abbiamo visitato solo la Cattedrale, passeggiato un po’ per le vie. Fotograficamente, credo sia più appetibile esternamente. Un passaggio per Brienza e, infine, in fila per assistere al palio di Sasso di Castalda. La località è molto suggestiva, intima direi. In una mezz’ora si gira in tutta tranquillità, come tanti paesi incontrati lungo il nostro viaggio.

Undicesimo giorno: Melfi e Venosa. Poesia e culto

-Traccia 8 cd 5 ”Die Zauberflote-Der Holle Rache” Mozart dall’album 100 best film classics (brano per colazione)

Melfi, che sembra esser ricordata solo per la Fiat, vi si presenterà di fronte con il suo forte castello e il suo magnifico Duomo. All’interno del primo, troverete l’attuale museo archeologico nazionale del Melfese. Volendo proseguire il viaggio, sfruttando la giornata, dal punto di vista storico, ci recammo subito dopo, a Venosa, la città di Orazio Flacco.

-Traccia 10 cd 3 ”Le nozze di Figaro ” (Overture) Mozart dall’ album 100 best film classics (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

Ma di dov’era Orazio?! Scusate ma a volte la memoria tira brutti scherzi. Eccoci quindi, per un giro all’interno del castello, una passeggiata per le vie, fino ad incontrare la casa di Orazio, o perlomeno, ciò che ne resta. Per completare la vostra conoscenza su Venusia, credo sia fondamentale visitiate il Duomo e l’Incompiuta. Quest’ultima è di una storia tale, da lasciarvi estasiati.

-Traccia 6 ”Contrapunctus VII ” album Bach/Glenn Gould The art of the fugue (brano per ingresso incompiuta, chiesa tre strati a Venosa)

E’ meravigliosa, se si pensa ad i periodi passati e che è l’uomo ad averla costruita e modificata nel tempo, c’è da rimanervi senza parole. Si pone su tre strati (questo senz’altro il punto che la rende tra le uniche) e basti osservare i colonnati per capire come essi, siano stati completati da pietre, a volte, completamente diverse l’una dall’altra, per l’appunto, in diversi momenti storici. Il progetto iniziale era quello di costruire un’immensa basilica per l’aumento dei monaci. Fu iniziata tra l’undicesimo secolo ed il dodicesimo. Il motivo dei vari livelli, fu il passaggio di longobardi, normanni, benedettini e tanti altri. Fu demolita in parte, quasi ogni volta, e ricostruita altrettante, con aggiunte che venivano tratte dai resti romani dell’anfiteatro. Venusia ( il suo nome in passato) se la osservate bene, presenta tra le vie, “arrangiamenti” strutturali, con oltretutto opere annesse. ”Con i resti, sono stati tirati su mura e città” ci suggerisce un anziano del posto, vedendoci confusi nell’osservare. Quindi, quando penserete la cosa sia stata fatta apposta, vi sbaglierete. Quando serviva un mattone, lo si andava a prendere tra i resti e così, ecco come mai la città appare come un continuo mosaico, che potrete osservare solo camminandovi in mezzo, quasi fosse una caccia al tesoro. Per arrivare a Melfi, partendo da Matera, dovete uscire sul raccordo SS7, girare a destra sulla E847,prendere la SS 658. Melfi dista circa 140 km da Matera.

Dodicesimo giorno: Matera, Tavole Palatine, anfiteatro e mare del Metaponto

-Traccia 5 cd 5 ”Le nozze di figaro-non più andrai” Mozart dall’album 100 best film classics (brano per colazione)

Alternando giornate relax ad ore di viaggio, troverete la giusta medicina per godervela. Decidemmo per una colazione tardiva e qualche ora la mattina, per acquisti in centro a Matera. Nel pomeriggio, pensammo al mare.

Uscendo da Matera, girate prima a sinistra in SS655 e poi a destra in SS7. Proseguite sulla destra in SS380 e continuate in SS175. Prendete poi, girando a destra, la SS 106 (E90) direzione Reggio Calabria. Superata la galleria Scanzano avrete le indicazioni per il Lido di Policoro. Seguite le indicazioni per le Tavole Palatine ed anfiteatro.

-Traccia 15 cd 2 dal film A clockwork orange ”Ode to Joy” from Symphony No.9 in D minor Op.125 (choral) Beethoven dall’album 100 best film classics (brano per attraversamento vallate colorate e pianeggianti)

La strada che vi porterà ai resti, è ghiaiata e abbastanza comoda, il parcheggio è ampio, di fronte ai resti. L’orario di visita è il solito del territorio “fino al calar del sole”. Persino l’orario di chiusura è scritto in modo romantico! Il tramonto qui, è una cosa molto particolare, non fatevelo mancare. I resti sono in buono stato e farvi una passeggiata quando il sole diviene più arancio e tende al viola, per poi andare a riposarsi, sarà l’ennesimo salto nel tempo che vi regalerà la Basilicata. Se vorrete prima aver fatto un passaggio al mare, noi ci siamo allungati al bagno Marinella, tanto per stare in zona, è a qualche km di distanza. La strada per arrivarvi, diciamo che è un’ottima…strada bianca, quindi andate piano se non volete lasciare i vostri ammortizzatori posati, vicino alla spiaggia. Quando si parla di natura selvaggia, il bello è anche questo, se siete venuti con l’auto pulita da farvi vedere quando passate, come dire…lasciate perdere!!!

Ultimi suggerimenti, ma non per importanza

A qualche chilometro da Matera, seguendo le gravine che circondano la città, è situato un luogo suggestivo quale la cripta del peccato originale. L’hanno definita la “Cappella Sistina” della pittura parietale rupestre. Se siete amanti della natura, questa regione vi regalerà di continuo l’aspetto più selvaggio e al tempo stesso romantico. Il Parco del Pollino, è il più grande d’Italia. E’ chiamato l’Olimpo lucano in quanto il nome Pollino deriva appunto da “Apollo”. Siete amanti delle gole? Ci sono quelle del Raganello. Cercate attività all’aria aperta? Vi perderete di questo! Il significato profondo della Basilicata, è l’intreccio tra il cielo, la terra, le stelle, i riti magici, la religione, gli usi, la natura. Se vorrete approfondire, c’è anche il museo naturalistico e paleontologico del Pollino a Rotonda. Cercate i tartufi? La valle del Serrapotamo la fa da padrone su quello bianco. Non vi ho parlato di “Cristo si è fermato ad Eboli” giusto? L’ho fatto apposta, volevo conosceste il territorio, da perfetti “naufraghi per caso”, non me ne voglia Patrizio Roversi di questa distorsione! Vi cito, per completare il racconto, anche i famosissimi calanchi lucani e la “Rabatana”. I primi, li troverete in alcuni percorsi, ma i più caratteristici sono forse quelli di Aliano. Come notarli? Pensate alla Luna e ai suoi crateri o a quelle forme tanto strane da sembrare statue naturali. Quelli sono i calanchi. Termine ultimo invece, vi consiglio quella di Tursi. Come definirla? Un labirinto di case, casette, casupole, cunicoli, vicoli scoscesi e gradinate. Profondi precipizi che fanno da cornice e infine grotte, che come in quel di Matera, venivano scavate ed adattate un tempo, come stalle e ricoveri per animali. Avendo incentrato il viaggio sull’obiettivo selvaggio-storico-fotografico, abbiamo escluso Potenza per non avvicinarci alla civiltà e al caos delle grandi città. Abbiamo lasciato fuori anche la splendida Maratea e Castrocucco, per motivi solo di distanza e perché non volevamo confonderci con i turisti di mare che l’affollano. Sono due località meravigliose e proprio per questo, vi avremmo incontrato forse un po’ troppi turisti. Saremmo andati quindi fuori tema da ciò che ci eravamo prefissi e cioè qualcosa di diverso, dalle forte emozioni. Usando un po’ di fantasia, mi è venuto da associare anche il racconto ”Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche, al paesaggio del Pollino.

Qui riportati, alcuni passaggi del mitico viaggio di Zarathustra

“Quando Zarathustra ebbe trent’anni, lasciò il suo paese e il lago del suo paese e andò sui monti. Qui gustò il suo spirito e la sua solitudine… senza stancarsene”.

“Un’aquila descriveva larghi cerchi nel cielo”.

“Tutte le epoche e le popolazioni occhieggiano in un miscuglio di colori dai vostri veli; tutti i costumi e le fedi parlano in diverse sfumature attraverso i vostri gesti”.

”È necessario imparare ad allontanare lo sguardo da sé per vedere molto: a tutti quelli che salgono le montagne occorre una tale durezza”.

”Come un viandante, che sogna di cose lontane, lungo una strada solitaria inciampa, senza accorgersene, in un cane addormentato, un cane disteso al sole”.

“Ciò fece Zarathustra; e appena fu steso a terra, nella quiete e nell’intimità dell’erba multicolore, egli aveva già dimenticato la sua piccola sete e si addormentò”.

“Pane? ribattè Zarathustra e ne rise. Gli eremiti non hanno proprio pane. Ma l’uomo non vive di solo pane, bensì anche della carne di buoni agnelli”.

“Sia lodato questo selvaggio bravo libero di tempesta”.

Esso, se ne avrete già letto o lo farete con il senno di poi, parla di un viaggio fantastico, che è quello che vi propone poi questa regione. Ho scelto di intrecciare questo libro, alla storia lucana, perché ho trovato in essa i boschi, la solitudine, l’esperienza della gente, gli animali, tutti, persino l’asino (di cui porto un ricordo simpatico). Nella grotta di Zarathustra si parla del miele, del pane, del vino, dell’acqua, dell’agnello. I principali prodotti che ho riscontrato nella vostra terra cari miei Lucani, assieme al fatto per l’appunto delle grotte e della loro storia. Zarathustra passò in Basilicata? Attraversò il Pollino? Parla esso stesso di divinità e magia, di stelle e di riti, di danza e di magia. Strane coincidenze? Beh questo non lo so, ma mi piace pensarlo. E a voi?

Buon viaggio a tutti, qualunque cosa voi cerchiate!

Vi lascio qui il link dove caricherò prossimamente gli scatti di vacanza: http://www.flickr.com/photos/streetlife_camera/

Per gli storici e la gente del posto, che vorrà aggiungervi indicazioni, al di sotto delle foto, siete i benvenuti, cercherò di lasciare più spazio possibile!



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