Isole Tremiti e Salento
A Bari abbiamo noleggiato, per tutto il periodo della vacanza, presso la FireFly (risultata meno cara di Avis e Hertz), una bellissima Fiat Cinquecento bianca nuova (immatricolata il 30.06.2014) con la quale ci siamo trovati benissimo.
In autostrada in due ore circa abbiamo raggiunto Termoli, dove abbiamo dormito presso l’incantevole bed & breakfast “Locanda Alfieri”, nel pieno centro storico. Prima di andare a letto abbiamo fatto una passeggiata nel centro storico di Termoli, davvero molto bello, pieno di locali e di giovani, abbiamo apprezzato la bella cattedrale bianca e la pavimentazione marmorea del borgo, che lo rende luminoso. Purtroppo arrivando a Termoli nella tarda serata non abbiamo potuto godere la cittadina come meritava, comunque un assaggio del posto lo abbiamo avuto.
Il mattino seguente, dopo un’ottima colazione, alle h. 8.40 abbiamo preso l’aliscafo che in 50 minuti ci ha portati alle Isole Tremiti. L’alternativa era prendere il traghetto da Vieste ma essendo più lento impiegava un’ora e 15 minuti per raggiungere le isole. Inoltre da Bari a Termoli abbiamo percorso la veloce e comoda autostrada mentre da Bari per raggiungere Vieste avremmo dovuto percorrere la strada statale costiera decisamente più trafficata e lenta.
Abbiamo soggiornato dal 19 al 22 agosto presso l’Hotel San Domino, sull’isola di San Domino, dove siamo stati benissimo: gestione familiare, ottima ristorazione tutte le sere cena a base di pesce, ottima pulizia delle camere e gentilezza del personale!
Le isole Tremiti per la loro bellezza sono state dichiarate dal 1989 Riserva Naturale. Presentano una costa alta e frastagliata, con splendidi archi naturali e grotte.
Sono anche dette Isole Diomedee poiché, secondo la leggenda, l’eroe troiano Diomede, in fuga da Troia dopo l’incendio, vi sbarcò con i suoi compagni e vi rimase fino alla morte. Sull’isola di San Nicola è infatti conservata la tomba di Diomede. La leggenda vuole che i compagni di Diomede, afflitti per la sua morte, vennero trasformati da Venere in diomedee, una particolare specie di gabbiani che vive solo alle Isole Tremiti.
Il primo giorno abbiamo visitato l’isola di San Domino a piedi (l’isola è piccolina si gira tutta in un’oretta), percorrendo stradine e sentieri attraverso l’incantevole foresta di pini d’aleppo e lecci, che ricopre tutta l’isola. Qua è la si scorgono ciuffi verdi con fiori bianchi, sono le piante di capperi selvatici tipici delle Tremiti. Nessuna auto può circolare alle Tremiti ed è anche per questo che sono splendide. Siamo stati alla spiaggia di “Cala delle Arene”, una caletta di sabbia bianca circondata di palme, poi alle spiagge di scoglio “Cala Tramontana” e “Cala degli Inglesi”, cui si accede scendendo una scalinata attraverso la pineta. L’acqua del mare è davvero pulitissima. Siamo poi saliti al Belvedere, una piazza posta proprio sopra la villa di Lucio Dalla, da cui si vedono benissimo le altre tre isole, San Nicola, Cretaccio e Caprara, mentre l’isola di Pianosa, essendo più distante da San Domino, non si riesce a scorgere.
Il secondo giorno abbiamo fatto il giro in barca delle isole: per prima l’isola di San Domino, ammirandone le grotte, tra le quali la grotta delle viole, così detta per la colorazione dell’acqua al suo interno, che assume toni violacei per via dei pomodori di mare, lo scoglio dell’elefante, che ha proprio la forma di un enorme elefante, il faro dell’isola (bombardato da Gheddafi) e i faraglioni (detti Pagliai o coni rovesciati) con l’incantevole retrostante caletta di sabbia fine bianca; poi l’isola di Caprara, così chiamata per la presenza delle capre selvatiche, che in effetti abbiamo visto correre sui pendii, e dove abbiamo fatto snorkelling nel punto in cui è stata posta la statua sommersa di Padre Pio, davvero suggestivo; la statua è la più grande statua sottomarina al mondo, è alta 3 metri oltre al basamento, ed è posta a 10 metri di profondità; infine l’isola di San Nicola, dove siamo scesi per la visita. L’isola è caratterizzata da una costa alta e rocciosa, su cui sono inserite le possenti mura di difesa e le fortificazioni. Attraversando la porta posta nei pressi del porticciolo, si sale alla sommità dell’isola, percorrendo due rampe di scale lungo le quali si incontrano diversi posti di guardia e il bastione del cannone, che offre uno splendido punto panoramico da cui si abbraccia con lo sguardo l’isola di San Nicola e l’isola di Cretaccio. Giunti alla sommità, all’interno delle mura, abbiamo visitato il paese, il Castello dei Badiali, con il Torrione Angioino, cui si arriva dopo aver percorso una bella scalinata restaurata di recente, e l’Abbazia di Santa Maria al Mare, fondata dai monaci Benedettini di Montecassino nel 1045. Durante il periodo napoleonico l’abbazia fu soppressa e divenne una colonia penale, funzione cui assolse fino alla fine della seconda guerra mondiale. Nel 1932 Mussolini stabilì a San Nicola il confino di polizia, inviandovi confinati politici e delinquenti (tra di essi vi fu anche Sandro Pertini). La Chiesa ha un prezioso pavimento a mosaico, che risale all’epoca della fondazione, e un antico crocefisso ligneo di iconografia greco-bizantina.
Il terzo giorno con un motoscafo (il servizio di acqua taxi tra le isole!) per la modica cifra di 5 euro ci hanno portati in pochi minuti sulla piccola isola di Cretaccio, così detta perché costituita di creta e argilla, dove siamo rimasti completamente soli per tre ore a goderci una caletta stupenda, acqua trasparente e sole, solo noi due, davvero bello!! Questa è sicuramente una cosa da fare alle Tremiti e che consigliamo a tutti!
Venerdì 22 agosto, con l’aliscafo delle ore 9.45, abbiamo lasciato le isole Tremiti per raggiungere Termoli, dove abbiamo recuperato l’auto che avevamo lasciato parcheggiata presso il porto di Termoli, e siamo partiti alla volta di Otranto, nel Salento. Il viaggio da Termoli a Otranto è molto lungo, circa 480 km, in parte in autostrada, da Termoli a Bari, e in parte in strada statale, da Bari a Otranto. Quindi abbiamo scelto di fare due tappe lungo il tragitto per intervallare un po’ il viaggio, a Polignano a Mare e ad Alberobello. Lungo il tragitto, attraversando il tavoliere delle puglie, abbiamo apprezzato la presenza di distese e distese di pannelli solari e pale eoliche, il che denota una certa cultura ambientalista da parte dei pugliesi. Ciò che invece, purtroppo, ci ha delusi, sono le pessime condizione delle strade, soprattutto le principali vie di collegamento: da Termoli a Bari vi è infatti una confortevole e veloce autostrada, ma a sud di Bari vi sono solo strade statali in pessime condizioni (piene di buche, strette e pericolose) che costringono a percorrere distanze notevoli a velocità ridotta. Secondo noi è assurdo che capoluoghi di provincia come Bari e Lecce non siano collegati da un’autostrada. Inoltre anche località importanti come Otranto, Gallipoli e Santa Maria di Leuca, che sicuramente sono meta di visita da parte dei turisti che soggiornano nel Salento, sono collegate da strade secondarie, che attraversano i centri urbani (non esistono tangenziali che evitino appunto di attraversare tutti i paesi che si incontrano lungo il tragitto) e pertanto occorre anche un’ora per percorrere distanze di 30/40 km.
Detto questo, la prima sosta è stata a Polignano a Mare. E’ il paese nativo di Domenico Modugno, luogo in cui Checco Zalone ha ambientato uno dei suoi film e la soap opera Beautiful ha girato le scene di uno dei matrimoni. E’ incantevole! La costa rocciosa è ricca di grotte e insenature, tra le quali la famosa grotta Palazzese. Le case bianche sorgono a strapiombo sul mare, su una serie di speroni di roccia. Passeggiando tra le vie del borgo, tra le case bianche, si aprono delle terrazze panoramiche, le così dette “balconate”, da cui la vista è stupenda! Bellissimo l’antico porto della città, detto “Lama Monachile”, stretto tra la scogliera e le case, dove sorgono il ponte fatto costruire da Murat e il ponte romano, e da dove parte l’antica Via Traiana.
La seconda sosta è stata ad Alberobello. Per raggiungere Alberobello abbiamo percorso stradine di campagna tra distese di ulivi e masserie, paesaggio davvero bello! Purtroppo ci siamo persi perché, nonostante Alberobello sia una località molto rinomata, le indicazioni stradali sono carenti. Alberobello è la capitale dei trulli, le tipiche abitazioni pugliesi costruite in pietra calcarea a secco (senza l’utilizzo della malta) dalla base imbiancata con calce viva e tetto a forma di cono di colore grigio. Siamo saliti al belvedere Santa Lucia, una piazzetta dalle quale si può ammirare tutta la zona monumentale dei trulli, il Rione Monti. Quindi ci siamo addentrati nella zona monumentale percorrendo le tante stradine piene di negozietti (praticamente ogni trullo è un negozio!) fino a giungere alla Chiesa di Sant’Antonio, anch’essa con la tipica configurazione a trullo. Siamo poi entrati in un trullo adibito a bar con una splendida terrazza dalle quale abbiamo scattato delle bellissime foto del centro abitato.
Abbiamo quindi ripreso la strada e raggiunto Otranto in serata. L’albergo che abbiamo scelto per tutto il periodo di soggiorno, dal 22 al 29 agosto, è l’Hotel Albania. E’ un 3 stelle ma meriterebbe sicuramente la qualifica di 4 stelle. Le camere sono ampie e sempre pulite, la nostra aveva un ampio terrazzo. La colazione abbondante viene servita su una terrazza vista mare. Il personale è gentile. L’albergo è in pieno centro così che si può uscire comodamente a piedi la sera. Il punto forte dell’albergo è che ha un ampio garage interrato dove abbiamo lasciato la nostra auto in tutta sicurezza, senza dover avere il problema ogni giorno di cercare un parcheggio in una Otranto davvero molto affollata e senza sostenere alcun costo aggiuntivo (il garage è incluso nel prezzo della camera!).
Il primo giorno nel Salento lo abbiamo trascorso in una spiaggia a nord di Otranto, la spiaggia di Laghi Alimini: i due laghi di acqua salmastra corrono paralleli alla costa. La spiaggia antistante è caratterizzata da distese di sabbia fine e chiara, è lunga e spaziosa, l’acqua è trasparente nonostante ci sia molta gente. Per scendere in spiaggia occorre attraversare dune di sabbia e pineta, davvero bello!
La sera abbiamo visitato Otranto che si è rivelata una città incantevole. Otranto fu per secoli il centro più importante del Salento (che era in effetti chiamata “La Terra d’Otranto”): base delle spedizioni crociate e luogo di collegamento con Bisanzio. Si accede alla cittadella attraverso la Porta Alfonsina che si apre tra le possenti mura. Si apprezza subito la bellezza del centro storico curato e tenuto benissimo. Le strette stradine lastricate di pietra viva si snodano tra le tipiche case in calce bianca e sono costellate di tante botteghe e negozietti. Salendo una scalinata si arriva al Duomo, che è un vero capolavoro d’arte: risalente al 1088 costituisce uno dei più grandi monumenti del romanico pugliese. Notevole il rosone della facciata; all’interno il celebre e prezioso mosaico pavimentale (il più grande in Europa copre circa 60 mq di superficie), in stile romanico, realizzato tra il 1163 e il 1165, rappresenta una specie di enciclopedia religiosa con al centro l’albero della vita sorretto da una copia di elefanti, ma anche una sintesi di culture diverse (pagana per i segni zodiacali, cristiana per le scene bibliche e occidentale per il ciclo cavalleresco); poi i sette enormi armadi a muro nei quali sono conservate le ossa e i teschi degli 800 martiri di Otranto che nel 1480 furono trucidati dai turchi per non aver voluto rinnegare la loro fede cristiana; il soffitto ligneo dorato su fondo bianco e nero; la luminosa cripta restaurata di recente. Stupendo è anche il Castello aragonese, costruito tra il 1485 e il 1498, che forma un unico apparato difensivo con la cinta muraria. Poderoso è costituito da tre torri circolari e un bastione a forma di spuntone, ed è circolato da un profondo e ampio fossato. Molto bello è l’ampio lungomare degli Eroi, sempre affollato, e dal quale si ha una meravigliosa vista sul golfo di Otranto. L’angolo forse più suggestivo di Otranto è il Bastione dei Pelasgi dove il bianco delle case si confonde con il turchese del mare. Abbiamo cenato molto bene in due ristoranti proprio sul mare, nel senso che i tavoli erano disposti su di una terrazza “a filo d’acqua” (davvero molto bello cenare con i pesci che nuotano sotto!!) : la trattoria “Cala dei Normanni” e il ristorante “Ai Bastioni”, che consigliamo specie per le ottime cozze gratinate!
La mattina successiva siamo andati a visitare Lecce: è conosciuta come capitale del barocco, in quanto la pietra locale (detta pietra leccese) utilizzata nella decorazione delle facciate dei palazzi e delle chiese, per la sua malleabilità si presta molto alla creatività; si tratta di un calcare arenario omogeneo di colore biondo dorato compatto ma tenero all’uso e facilmente lavorabile. Passeggiando tra le vie è tutto un fiorire di sculture e decorazioni, eleganza e grazia. I monumenti più insigni sono la chiesa di Santa Croce, il duomo e la torre campanaria, il palazzo della prefettura, il palazzo del seminario, le chiese di Santa Chiara, di Santa Irene, di San Matteo e del Rosario, il palazzo Marrese (il cui portone è fiancheggiato da quattro cariatidi femminili), il castello, la colonna di Sant’Oronzo (patrono della città), il palazzo del Sedile, il palazzo Adorno, la Porta Napoli, la Porta Rudiae, l’obelisco e poi l’Anfiteatro e il Teatro romano risalenti al II secolo d.c.. La piazza del duomo è uno dei rari esempi di piazza chiusa, infatti la sera le porte (di cui rimangono ancora i battenti) venivano serrate. Nel duomo è interessante l’uso della “falsa facciata”: infatti entrando nella piazza ci si trova di fronte una facciata di chiesa ma varcando il portale ci si ritrova nella navata laterale; questa soluzione scenografica venne adottata per evitare che il visitatore entrando nella piazza si trovasse difronte un muro piatto senza decori. Il palazzo del Sedile è una costruzione in stile gotico-rinascimentale composta di quattro pilastri forati a forma di ovuli fra cui si aprono grandi arcate ogivali a sesto acuto sormontate da logge.
Siamo tornati a Lecce anche la sera della festa patronale così da poter vedere la città anche di notte: era tutta illuminata da grandi “luminarie” ovvero luci montate su grandi strutture disposte sia in corrispondenza delle Porta Napoli e Porta Rudiae (le porte di accesso alla città) sia nella centrale Piazza di San’Oronzo, davvero suggestivo!
Avendo visto da poco il film di Ferzan Ozpetek ambientato a Lecce “Allacciate le cinture” (che ci era piaciuto moltissimo), abbiamo voluto ripercorrere i luoghi della città in cui si svolgevano alcuni momenti del film ed è stato davvero emozionante: la piazza Carducci in cui si trova il bar in cui lavorava la protagonista e il porticato dal quale il fidanzato la ammirava, il vecchio benzinaio poi trasformato nel bar…!
Il giorno dopo siamo andati a visitare la costa ionica: la prima tappa è stata la Torre Lapillo, poi il Parco di Porto Selvaggio, infine la Baia Verde e Punta della Suina. Per concludere la giornata abbiamo visitato Gallipoli.
Torre Lapillo è una delle tante torri di avvistamento costruite lungo la costa sia ionica che adriatica del Salento. E’ stata restaurata e aperta al pubblico e la visita è davvero interessante. La costa ionica è caratterizzata da un alternarsi di scogliera alta e lunghe distese di sabbia.
Proseguendo lungo la costa in direzione sud siamo giunti al Parco di Porto Selvaggio: è una zona protetta, l’ingresso è consentito solo a piedi; si accede alla baia dopo una piacevole passeggiata nella pineta. La baia è davvero bella, l’acqua è limpida. La pineta digrada fino al mare. Sul promontorio si osserva una torre di avvistamento ben conservata.
Ripresa l’auto in direzione sud abbiamo quindi costeggiato la Baia Verde fino a giungere alla Punta della Suina, luogo in cui è stata girata la famosa scena del ballo del film di Ferzan Ozpetek “Mine Vaganti”. Il mare purtroppo quel giorno era mosso ma il luogo comunque affascinante, anche qui la pineta digrada fino al mare e si superano dune di sabbia per accedere alle calette.
Infine abbiamo visitato Gallipoli, dal greco “kale polis” ovvero “città bella”. La cittadina è divisa in due parti: la città vecchia è situata su una piccola isola collegata alla terra da un antico ponte (un tempo era collegata solo da un istmo), la città nuova sulla terraferma. Il borgo medioevale è caratterizzato da vicoli tortuosi alternati a vedute sul mare. E’ circondato da alte mura che scendono fino al mare. Belli la cattedrale di Sant’Agata, dalla facciata barocca in stile leccese, il Castello con il bastione del Rivellino e la passeggiata lungo il muraglione. Stupenda la fontana greca, la più antica conservata in Italia, suddivisa in tre parti da quattro cariatidi che sorreggono l’architrave.
Il giorno seguente lo abbiamo dedicato alle spiagge a nord di Otranto: prima tappa Torre dell’Orso, poi San Foca e infine Torre Sant’Andrea.
La spiaggia di Torre dell’Orso è una delle più belle del Salento: è ampia, ricoperta di sabbia fine, delimitata come a semicerchio da un’alta scogliera bianca a picco sul mare e da dune di sabbia e pineta. L’acqua, nonostante la forte affluenza di turisti, era limpidissima. Anche in questo tratto di costa si osservano antiche torri di avvistamento. Lungo la scogliera si aprono delle grotte, il mare è di un blu intenso.
La spiaggia di San Foca è decisamente meno affollata, molto tranquilla, anche questa ampia e di sabbia fine, circondata di dune di sabbia, in questa zona la scogliera digrada gradatamente.
Infine la spettacolare Torre Sant’Andrea un posto davvero magnifico: scogliera bianca e faraglioni a picco sul mare azzurro, archi naturali e grotte, da non perdere!
Il giorno seguente lo abbiamo dedicato invece alla costa a sud di Otranto, caratterizzata da alte scogliere e falesie cui si alternano piccole insenature e fiordi, ma nessuna spiaggia di sabbia. Con l’auto si percorre una strada a picco sul mare e la vista è stupenda. La prima insenatura che abbiamo incontrato è Porto Badisco, un piccolo fiordo, immerso tra oleandri e fichi d’india. Quindi a seguire Santa Cesarea Terme, località caratterizzata da edifici colorati in stile moresco dove spicca il Palazzo Sticchi: archi, guglie e cupole colorate! A seguire ci siamo fermati a Castro Marina dove abbiamo visitato la bellissima Grotta Zinzulusa: il posto è stupendo scogliera alta a picco sul mare sulla quale è stata costruita una piscina e un ristorante con una terrazza vista mozzafiato. Per accedere alla grotta si percorre una scalinata lungo la scogliera tra fichi d’india e oleandri. La grotta è davvero molto bella e interessante. Proseguendo verso sud ci siamo quindi fermati al Ciolo, una insenatura stupenda con grotte e acqua cristallina, e un alto ponte dal quale gli intrepidi si tuffano. Siamo infine giunti a Santa Maria di Leuca, cittadina posta nel punto più a sud della Puglia, dove il mar adriatico e il mar ionio si incontrano. Qui sorge il Faro di Leuca e l’ampio piazzale con la Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, luogo ideale per scattare una fotografia. A questo punto abbiamo seguito la strada che da Santa Maria di Leuca sale lungo la costa ionica fino a Gallipoli per una sosta alle rinomate Maldive del Salento: è un tratto di costa caratterizzato da sabbia fine e mare poco profondo. Purtroppo da questa zona siamo rimasti un po’ delusi, sia perché, essendo denominate “Maldive” pensavamo di trovare la sabbia bianca e non marrone, sia perchè la spiaggia era stretta e non molto pulita. Dal nostro punto di vista le spiagge più belle del Salento e che meritano sicuramente una sosta sono quelle poste a nord di Otranto, da Laghi Alimini, a Torre dell’Orso a San Foca, dove in effetti siamo ritornati una seconda volta per trascorrervi anche l’ultimo giorno di vacanza.
Siamo rientrati dall’aeroporto di Bari venerdì 29 agosto 2014 con volo Ryanair puntualissimo alle h. 16.10 atterrati a Genova alle 17.10. Soddisfatti della bella vacanza, per di più accompagnata costantemente da un tempo magnifico soleggiato e caldo!