Islanda low cost di ove possibile

Viaggio on the road lungo la Ring Road (e un poco oltre), fra paesaggi mozzafiato e trekking
Scritto da: moniasvario
islanda low cost di ove possibile
Partenza il: 16/05/2017
Ritorno il: 27/05/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

VOLO

Ben consci del costo elevato dei voli sull’Islanda ed una volta scelto un periodo di bassa stagione come maggio, a febbraio sul sito Skyscanner iniziamo a visionare opzioni con partenza da uno degli aeroporti di Milano. Non avendo proprio due settimane piene a disposizione inizialmente valutiamo solo voli diretti da Malpensa operati da Icelandair e Wow Air; peccato che i primi propongano costi molto alti, sopra i 1000 euro a/r per due persone, mentre i secondi abbiano date e orari per noi non fattibili. Casualità decide di farmi controllare l’aeroporto di Linate includendo anche opzioni con scalo. A sorpresa un ottimo AirBerlin con 588 euro a/r per 2 persone ci fa volare dal pomeriggio del 16 maggio su Dusseldorf con arrivo a Keflavik alle 23, mentre il rientro è previsto di notte, volo all’1 su Berlino Tegel e atterraggio a Linate la mattina del 27 maggio.

AUTO A NOLEGGIO

Una buona fetta del nostro budget se ne va nell’auto a noleggio. Abbiamo verificato un bel po’ di opzioni che includessero assicurazione kasko e seconda guida, vagliando tour operators come Rentalcars, Sunny Cars, Autoeurope ma nessuno offriva l’assicurazione completa (solo rimborso di franchigia, il che significa anticipare l’eventuale costo del danno all’autonoleggiatore per poi farsi rimborsare dal tour operator). Finalmente arriviamo a selezionare 2/3 noleggiatori locali e, tempestati di emails per conferma delle loro condizioni, scegliamo SAGA CAR RENTALS: un’auto simile alla C4 Cactus ci costerà 800 euro per 10 giorni di noleggio, tanto comunque, ma mi pareva quella più completa a livello assicurativo. Abbiamo anche inizialmente valutato l’idea di affittare un minivan con possibilità di dormirci ma il costo era davvero eccessivo e l’idea di prendere pioggia, vento, magari freddo durante tutta la giornata e non avere una doccia calda da fare o un letto comodo in cui dormire ci ha fatto cambiare idea velocemente.

Inoltre stiamo valutando di portare cibo da cucinare…è vero che quei pulmini sono spesso dotati di barbecue e bombolette ma cucinare fuori dal minivan al buio e chissà sotto la pioggia non la vedo come un’opzione allettante. A posteriori la decisione ci è sembrata ottimale: in diverse occasioni abbiamo incontrato in ostello dei turisti che avevano il pulmino, il che mi fa pensare che non sia proprio così comodo per 10 notti filate. Abbiamo anche scartato l’ipotesi di abbinare alcune notti in guesthouse/b&b ad altre da passare in auto poiché avremmo sostanzialmente dovuto far fronte ad un ‘raddoppio’ dei costi dell’alloggio. Comunque, per chi volesse valutare l’opzione ecco alcuni nomi di aziende che affittano minivans/ pulmini adibiti alla notte: *Rent.is *Kuku camper *Happy campers *Camp Easy (questi sono per 2/3 persone Massimo, auto tipo Doblò, Kangoo..per dare un’idea) *Touring cars (camper) *McRent (camper) *Jeep con rimorchio/letto (esempio: Europcar) *Procamper.is (camper) Abbiamo potuto notare che i depositi di alcune di queste aziende si trovano alla periferia ovest di Reykjavik, credo che organizzino sicuramente il servizio di pick up dall’aeroporto. Lo stesso abbiamo sfruttato anche noi: ci è bastato concordare con la compagnia di noleggio il pick up dalla guesthouse l’indomani al nostro arrivo: trasporto gratuito all’aeroporto senza bisogno di prendere un taxi. Sono venuti a prenderci proprio con l’auto a noi assegnata: una Mazda 3, di un bel colore rosso fuoco, ribassata, 2 scarichi, poi abbiamo scoperto essere un 2.0 benzina …accidenti. Io temevo dei consumi paurosi, in realtà abbiamo speso eur 250 circa per circa 2800 km. Comunque consiglio di richiedere un diesel e optare per un’auto a 5 porte.

ALLOGGI

Nonostante il periodo non sia di massimo afflusso, abbiamo riscontrato prezzi elevati degli alloggi. Tramite il sito di Booking già con 3 mesi di anticipo abbiamo cominciato a riservare (con l’opzione cancellabile) gli hotels/guesthouses con il miglior rapporto qualità-prezzo, magari con la colazione inclusa. Nella maggior parte dei casi, poi ricontrollando ad un mesetto dalla partenza, notiamo come le stanze che avevamo selezionato non erano più disponibili, rimanevano invece altri alloggi più costosi. Soprattutto nella parte meridionale dell’Islanda fatichiamo a trovare opzioni al di sotto dei 100 euro per notte, quasi sempre trattasi di stanza privata con bagno in comune (è raro trovare un alloggio con bagno privato sotto i 100 €/notte). Abbiamo anche voluto includere le opzioni con cucina per prepararci un piatto caldo la sera e l’indispensabile caffè la mattina. La spesa media per 10 notti è di eur 82/notte. A metà vacanza capiteremo a Hofn dove l’ostello è dotato di lavatrice e asciugatrice, il che ci consentirà di lavare i vestiti dei primi 6 giorni utili per i successivi. Per quanto riguarda la prima notte, avendo un volo in atterraggio a tarda ora abbiamo scelto una guesthouse che includesse la navetta aeroportuale gratuita dall’aeroporto di Keflavik. Super organizzati ci hanno mandato una mail contenente i dettagli su come operare all’arrivo all’aeroporto ed una immagine della lounge ove attendere il pick up!

CIBO

Memori la scorsa vacanza in Corsica dove per cene fuori abbiamo speso quasi più che per dormire, ci siamo attrezzati portando del cibo da casa. Tutti i cibi che si potessero rompere sono stati chiusi nei sacchetti domopack o ben avvolti da borse di plastica.

All’arrivo in Islanda abbiamo tolto tutto dalle valigie e piazzato random in un sacchetto gigante tipo ikea portato da casa. Durante il viaggio abbiamo tentato di tenere separati gli alimenti deperibili così da riporli dentro al frigorifero della guesthouse. Dopo i primi giorni di andirivieni dal frigo abbiamo deciso di lasciare tutto in auto la notte, il miglior frigorifero viste le temperature… La mattina compravamo le baguettes che ci servissero per il pranzo e anche per la colazione dell’indomani, chiudendole nei sacchetti domopack per mantenerle morbide (PS: portare sacchetti a volontà!) A posteriori posso dire di aver sofferto un po’ questa tipologia di alimentazione ma del resto la cucina locale non mi è parsa nemmeno molto attraente: ne è un esempio che fuori da un ristorante una zuppa era prezzata 2500 ISK (20 euro)…ed era pure di cipolle…nemmeno fosse di Novelle Cuisine!!!!

DENARO

Giunti all’aeroporto di Keflavik abbiamo prelevato 5000 ISK (poco meno di 50 eur), giusto per le eventuali spese piccole, cosa che si è rivelata abbastanza inutile perché si paga tutto in carta di credito, diciamo che abbiamo fatto fatica a ‘smaltire’ le monete.

ASSICURAZIONE DI VIAGGIO

Non ne abbiamo mai avuto bisogno, fortunatamente, ma ad ogni viaggio medio-lungo la sottoscriviamo. Optiamo sempre per la Columbus che, a differenza di altre compagnie assicurative paga direttamente le spese sanitarie, che quindi non devono essere anticipate dal cliente. La spesa è stata di eur 60, includendo anche il rimborso per la perdita del bagaglio, dato il valore dell’attrezzatura fotografica di Federico.

BAGAGLIO

Nella tariffa aerea ‘Economy Classic’ Air Berlin è inclusa una valigia da stivare, le cui dimensioni non sono riportate ma solo il peso: max 23 kg, mentre è consentito portare a bordo un trolley ed una borsetta/pezzo addizionale. Come ogni viaggio in fase di preparazione delle valigie smistiamo un po’ di vestiti miei nella valigia di Federico e vice-versa per avere un minimo ricambio qualora il bagaglio non dovesse giungere a destinazione. E’ un lavoraccio (anche ripristinare il tutto una volta arrivati) ma non si può mai sapere..memore un incidente di percorso avvenuto in Germania qualche anno fa…

VESTIARIO

A maggio non riuscivamo a stare fuori dall’auto senza i guanti ed un cappello invernale. Un abbigliamento ‘a cipolla’ è fondamentale, ho trovato ottimale l’uso di una maglia termica a maniche lunghe, le t-shirts non sono quasi mai state usate. Sotto i pantaloni da trekking (impermeabili) ho sempre messo un leggin tipo da corsa e calzini belli pesanti. Nonostante siamo stati fortunati in quanto su 11 giorni abbiamo preso solo 1 giorno e mezzo di pioggia, è stato indispensabile avere una giacca/piumino leggero con il cappuccio per riparare dal vento. E ovviamente, una mantella antipioggia. Consiglio di portare sempre un costume nello zaino in caso di trekking, anche improvvisato come nel nostro caso: un giro di 3 ore in una valle con sorgenti d’acqua calda. Pur non avendo il costume appresso non ho resistito nel fare un bagno in un fiume, alle 9 di sera, col sole ancora alto, acqua a più di 30 gradi, un toccasana per lo spirito. Raccomando di portare sempre una ciabatta o un calzino brutto perchè nelle guesthouses si gira senza scarpe e una mascherina per gli occhi: nonostante le tende la luce filtra praticamente ad ogni ora poiché non ci sono tapparelle alle finestre.

FOTOGRAFIE: ovunque, ogni scorcio, ogni panorama.

TOUR

Per via di non mi ricordo cosa abbiamo deciso di percorrere il Ring (e un po’ di più…) in senso antiorario. Tornando indietro lo ri-programmerei in senso opposto, cioè orario, in quanto a mio parere le cose più affascinanti sono nel sud dell’Islanda e sarebbe bello lasciarle alla chiusura del viaggio. Detto ciò noi siamo stati fortunati perché abbiamo visto quelle zone durante bellissime giornate di sole con visibilità perfetta, mentre l’ultimo giorno nei dintorni di Reykjavik c’era una nebbia da paura che non permetteva di vedere a 2 mt di distanza…bhé alla fine è tutto relativo…dipende proprio tutto dal meteo!

ACQUA: in tutto il sud l’acqua del rubinetto è buonissima mentre al nord (soprattutto al lago Myvatn) è imbevibile perchè solforosa! Lavarsi i denti e farsi la doccia al sapore di zolfo è sicuramente un’esperienza particolare che non capita ovunque; l’ottima contropartita è ritrovarsi una pelle morbida e liscia senza l’uso di alcun cosmetico! Dici Islanda e intendi acqua calda: non abbiamo mai avuto problemi di mancanza nelle docce delle guesthouses e tantomeno degli ostelli, dove in altri viaggi è venuta a mancare in presenza di molti ospiti.

Ed ecco le nostre tappe!

GIORNO 1: LINATE-REYKJAVIK Partiamo da casa in direzione Linate arrivando al parcheggio Stop&Fly dopo le 14 e veniamo accompagnati al terminal, molto vicino tra l’altro. Il check in inizia alle tre, imbarchiamo la valigia senza problemi di peso e passiamo al gate per imbarcarci in orario sul volo per Dusseldorf. Lì ceniamo con i panini preparati da casa in attesa della coincidenza per Keflavik, alle 21.30. Gli schermi sull’aereo della Air Berlin segnano il previsto arrivo alle ore 20,30, orario decisamente strano quindi, confrontandomi con il signore seduto accanto a me, scopriamo che l’Islanda ha 2 ore di fuso orario indietro, meno male, altrimenti temevo di aver dato una informazione sbagliata al gestore della Guesthouse per venirci a prendere all’aeroporto. Scesi dall’aeromobile le nostre valigie arrivano dal nastro molto velocemente e passiamo poi a prelevare del contante, poco meno di 50€. Ci dirigiamo poi al ‘Meeting point’ in zona lounge arrivi dove abbiamo accordo con il gestore della KEF Guesthouse che venga a prenderci. Peccato che i nostri telefoni non siano abilitati ad effettuare chiamate quindi sfruttiamo il wifi per scrivere una veloce email. Accanto a noi ci sono però dei ragazzi francesi che hanno in mano la stessa nostra conferma quindi quando arriva il ragazzo a prelevarli, ci stringiamo nella stessa jeep sfruttando il passaggio. Dopo una decina di minuti massimo siamo all’hotel, molto carino, pulito. Doccia e via a nanna.

GIORNO 2: REYKJAVIK (Keflavik) – STEINSHOLT Che dire, ci faremo l’abitudine ma non è semplice svegliarsi alle 4,49 della mattina a causa della luce; la mascherina vine in aiuto e posso riprendere a dormire fino alle 7,30. Facciamo colazione e attendiamo in reception il pullmino dell’autonoleggio con cui abbiamo accordo di incontrarci alle 9-9,30. Sono quasi le 10,45 e noi non siamo soliti metterci ansia per l’orario ma rischiamo davvero di partire troppo tardi. Essendo il cellulare ko chiedo di poter fare una telefonata al centro Thrifty e l’impiegata mi informa che c’è stato un errore, il ragazzo dev’essere andato a prenderci nel posto errato, lo vediamo sfrecciare poco dopo a bordo di una Mazda 3 rossa. Ci accompagna all’uffico di autonolggio dove, sbrigate tutte le pratiche di controllo auto (nonostante la kasko vanno sempre controllate le gomme e gli interni). Partiamo quindi verso nord-est a bordo della rossa, porta 32.500 km. Dall’ufficio raccogliamo anche una brochures di una compagnia di carburanti, OLIS, con all’interno una card che autorizza una scontistica sul carburante (3 KR al litro) free coffee alla stazione di servizio, wifi gratuito (ove presente) e un ulteriore sconto su pranzi effettuati in loco.

Lungo la strada ci fermiamo al supermercato Netto per comprare i generi di prima necessità: 4 bottiglie d’acqua da 2 lt, latte, baguette, crackers, biscotti, tutto abbastanza caro, forse perchè trattasi di un mini market di paese… La volta prossima proveremo a fermarci da BONUS (insegna con il porcellino) o KRONE che ci dicono essere un po’ più convenienti. Tira un vento boia, ci infiliamo di corsa in auto partiamo poco dopo le 11. La strada di uscita da Keflavik è molto intuitiva, lo diventa meno avvicinandoci a Reykjavik. In buona sostanza dobbiamo passare su una specie di tangenziale est della città per poi proseguire verso nord-est. Non abbiamo con noi il gps, proviamo ad affidarci ad una piccola mappa e all’intuito. Giungiamo così al LAGO PINGVELLIR e ad una cascata attigua.

Proseguiamo lungo la strada alternativa ‘lungo lago’, la 361, trovando poi un bello spiazzo con panorama ove ci sono anche delle panchine ma decisamente impraticabili per il nostro pranzo al sacco! Ripartiamo intorno alle 14,20 verso GEYSIR, impossibile mancarlo anche solo per il posteggio gigante sul lato destro della strada. Lo spettacolo è stupefacente: appena affrontiamo l’entrata dal cancello (gratuita) ci si spara davanti uno spruzzo di vapore alto una decina di metri, non eravamo preparati! Questo è STROKKUR, la pozza di acqua calda ribollente che ogni 5/10 minuti sbuffa in aria il suo vapore. Più su GEYSIR è molto più dormiente… Ce la prendiamo comoda passeggiando su e giù fra queste ed altre pozze, vere bellezze della natura per poi dirigerci a GULFOSS intormo alle 18. Una volta posteggiato nel parcheggio principale tentiamo la discesa al view point più basso ma una vera e propria doccia ci coglie impreparati, che non consente a Federico di far fotografie quindi decidiamo di tornare all’auto a prendere i k-way e la sua macchina fotografica di scorta. Cambiamo idea nel mentre e decidiamo di fare prima il percorso alto dove un bus di asiatici occupa tutta la passerella per vedere bene la cascata. Torniamo quindi sotto: il sentiero costeggia il fiume dove la cascata va a smaltire la sua portata, ci si bagna in alcuni tratti (dipnde anche da come tira il vento) ma comunque ora siamo ben attrezzati. Giunti alla fine del sentiero ci si trova accanto allo scroscio della cascata, un posto comunque abbastanza riparato. Troppo bello qui, uno di quei posti dove non vorresti più andar via! Ripartiamo contentissimi di questa prima giornata di bellezza verso Fludir e prendiamo poi lo svincolo con la strada 32, dirzione STEINAR GUESTHOUSE. L’accoglienza delle due ragazze è ottima e anche la nostra stanza, entra tantissima luce grazie a mega finstre con vista campagna. Ci sistemiamo un attimo, ceniamo e andiamo a nanna abbasanza presto. In serata ci accorgiamo della presenza di due ragazze in costume fuori (freddo boia!); scopriamo che su una terrazza retrostante c’è una piccola piscina esterna con acqua calda a libero accesso degli ospiti. Sarebbe anche un’idea carina ma il vento freddo ci disincentiva alquanto!

GIORNO 3: STEINSHOLT-HELLA Ci svegliamo con il mal di testa entrambi, nel mio caso dovuto agli spifferi continui del vento, probabilmente i serramenti di questa casa di campagna non sono molto nuovi. Federico sta peggio: dopo colazione prende un’apirina e dorme ancora un po’. Io colgo l’occasione per sistemare i conti e il diario. Riusciamo a partire verso le 11 direzione HAIFOSS. La Lonely Planet suggerisce di posteggiare e fare un escursione di 10 km verso la cascata. Arrivati, la strada risulta essere percorribile solo da un mezzo 4×4..mah! Proseguiamo salendo un paio di tornanti e il posto si fa davvero brullo e montuoso. Andiamo e andiamo senza vedere alcun cartello che indichi una minima direzione per la cascata; davanti a noi improvvisamente si presentano due grandi pozze non sormonatbili con la nostra auto e, il tempo di riaccendere il motore, ecco che appare sul quadro una spia inerente le gomme. Nel mezzo del nulla tentiamo di intuire qualche parola in islandese sul manuale di istruzioni ma che impresa è??? Una cosa è certa: non possiamo continuare su uno sterrato del genere quindi siamo costretti a riporre l’idea di vedere la cascata HAIFOSS. Ci spingiamo verso il centro abitato di Hella in primis per far verificare la gomma e per vedere le due cascate che sarebbero in programma domattina ma dato che la visita di oggi è saltata vediamo di anticipare i tempi. Poco prima del paesino ci fermiamo a fare benzina, controlliamo che non ci sia alcun chiodo nella gomma e le gonfiamo tutte alla postazione Self Service; vedremo domattina se sarà cambiato qualcosa.

Avvistato quello che sarà il nostro cottage di stasera proseguiamo alla cascata SELJALANDSFOSS, favolosa, emozionante, consiglio di portare il k-way poichè vi è la possibilità di fare un sentiero che passa dietro il getto d’acqua. Proseguiamo circa 500 mt a ovest per rilassarci su un prato ai piedi di un’atra cascata, di portata ben minore. Rientriamo a Hella per far il check in al cottage. Un ragazzo spagnolo molto gentile ci consiglia una visita ad un fiume geotermale poco distante da lì. Ci rimettiamo in auto verso SELFOSS fino a giungere alle HOT SPRINGS DI HVERAGEROI, sulle cui colline già dal pianoro si vede vapore che sale. Il trekking è magnifico, si ha la possibilità di camminare accanto a pozze che sprigionano fango e zolfo..su.. fino ad arrivare all’origine di questo fiume caldo, e poter costeggiare vere e proprie piscine naturali scavate nel terreno di un colore azzurro turchese, inaccessibili poichè la temperatura supera i 100°C. Occorre anche fare attenzione a non scendere dalle passerelle, le scarpe possono fondere… Giungiamo alla conclusione di questo percorso, ove il fiume è seguito da passerelle di legno e qua e là da piccoli box/spogliatoi di legno, stranissimo davvero! Notiamo una decina di persone a mollo nel fiume caldo, sono le 20,30, il sole è ancora alto e nonostante il costume sia nel cottage, decido che un’occasione del genere potrebbe essere irripetibile: decido di entrare lo stesso in intimo mentre Federico non se la sente perché non sta ancora bene al 100%. Mi godo una decina di minuti poi, sfidando un freddo boia, mi asciugo in qualche modo e torniamo alla macchina che sono le 21,30, da pazzi c’è ancora gente che sale alle pozze. Arrivati al cottage Federico piomba in un sonno profondo, mi faccio una camomilla con due biscotti poi a nanna. Che giornata magnifica!!

GIORNO 4: HELLA-STEINAR Oggi optiamo per una super colazione per integrare la non-cena di ieri. Federico si alza non ancora completamente ok, vado in centro per prendere il pane e lo zucchero che ho dimenticato a casa. Al rientro il profumo di caffé salito in moka è un vero toccasana. Riorganizziamo il tutto per poi partire quasi alle 11, ma ce lo eravamo detti che questa mattina avremmo fatto l cose con calma per riprenderci un attimo. Ci dirigiamo a SKOGAFOSS, una delle più importanti cascate islandesi. Passiamo accanto a scenari magnifici, correndo verso sud a destra costeggiamo il mare e ad un certo punto ecco le isole Vestmannaejar, poi una strada che scivola dritta in campi verde pastello popolati da greggi e cavalli…a sinistra le imponenti montagne e il maestoso ghiacciaio Eyjafjallajokull. Uno spiazzo ci invita a fermarci: un cartello comunica che quello è il luogo della famosa eruzione del vulcano Eyjafjoll del 2010, che paralizzò mezza Europa, con tanto di descrizione dell’evento e fotografie della calamità. Giunti a Skogar la cascata è ben visibile anche dalla strada, nonostante a prima visione mi sembra più bella quella di ieri. Posteggiamo e ci attrezziamo con zaini, acqua etc perchè sarebbe nostra intenzione fare una parte del trekking di Fimmvorduhals che costeggia il fiume Skogar da cui si origina la cascata a strapiombo. Dopo qualche foto di rito che include anche un autoscatto di noi due (così avremo le prove documentate da portare agli amici: di aver fatto insieme la vacanza, risaputa la poca propensione di Federico alle fotografie ‘di coppia’) saliamo la scaletta che affianca la cascata e giungiamo ad una terrazza panoramica vicina proprio al salto dell’acqua dove strani giochi di luce e riflessi creano due arcobaleni affiancati. Essendo la terrazza a strapiombo e vista la mia paura del vuoto non riesco a resistere più di tanto quindi me la svigno velocemente. Proseguiamo lungo il trekking che termina dopo una camminata di circa 23 km ed approx di 10 ore giungendo a Porsmork, località raggiungibile a piedi o esclusivamente su jeep/autobus altissimi e con ruote adibite ai guadi. Ovviamente svolgiamo solo una piccola parte di questo bel percorso che si immerge in una zona che si fa sempre più brulla e cespugliosa e affianca sempre il fiume che da’ orgine a delle belle cascatelle in sequenza. Dopo 2 ore circa di cammino però il paesaggio non sembra cambiare e il ghiacciaio pare restare sempre distante. Incontriamo una coppia che sta rientrando e chiediamo loro se hanno una vaga idea di quanto tempo possa mancare per giungere al ponte di legno che attraversa il fiume (dicono sospeso,,,,ce la farò?). Confermano circa 2 ore addizonali di cammino e loro poi hanno incontrato la neve quindi hanno desistito dal proseguire. Essendo già le 14, senza pranzo se non due snacks appresso, valutiamo che non val la pena proseguire quindi torniamo indietro, ben contenti di questa bella e distensiva passeggiata. Siamo a Skogafoss alle 15,30 circa, prepariamo i panini e ce li mangiamo a mo’ di pic nic sul prato vista cascata. Torniamo qualche km indietro, a STEINAR, dove abbiamo prenotato la SOUTH ICELAND GUESTHOUSE. Il cartello alla porta comunica di rivolgersi al ristorante al di la’ della strada per info e check-in. Ok, depositate le valigie nella nostra bella camera vista mare che sa di nuovo (non so se il parquet o le pareti) ci rimettiamo in strada verso VIK, visita in programma per l’indomani ma avendo ancora molte ore di luce davanti ed il check-in già fatto, ci possiamo andare oggi stesso. Seguendo le indicazioni della guida vorremmo arrivare ai piedi del ghiacciaio Solheimajokull la cui strada pare però essere sterrata. Avendo ancora la spia delle gomme accesa non ci fideremmo molto; ci avviciniamo per vedere, in realtà sembra asfaltata a nuovo dato che anche tutti i paletti leterali sono ancora intatti. Arriviamo ad un container/centro informazioni dove sono assiepate circa una trentina di persone tutti con ramponi, piccozza e caschetti blu. Una breve passeggiata di circa 800 mt ci accompagna vicino al ghiacciaio; non possiamo procedere oltre per arrivare ai suoi piedi se non con la presenza di guide esperte. Ci spingiamo fin dove possibile per ammirare la più vicina lingua del ghiacciaio..con tutta la fatica di oggi per arrivarci a piedi e manco riuscirci, ora ci arriviamo in auto… bene! Quattro o cinque sconsiderati (fra cui una famiglia con un bambino) si trova nel punto proibito ed improvvisamente si sente un rumore sordo, è una frana che cade accanto al ghiacciaio, cosa che fa scappare tutti a gambe levate. Contentissimi di questa bella scoperta proseguiamo verso Vik, svoltando per il Cap de Dyholaey, che si immette su una baia favolosa; ho mezzo dubbio quando noto all’ingresso un cartello che specifica ore 9-19; sono le 7 meno 5, stanno tutti rientrando e nessuno che ci va tranne noi, mmm. Infatti arrivati ad un certo punto un Ranger ci chiede di fare inversione in quanto sta per scadere l’orario di accesso . Vabbé, torneremo domani. Riprendendo la Ring Road svoltiamo verso Reynisfjara, una bella spiaggia di sabbia nera abbellita da una serie di colonne basaltiche lungo una sua parete (che non mi riesce di fotografare pur aspettando una decina di minuti a causa di gente incivile e troppo narcisista che a turno deve arrampicarsi e farsi fotografare da lassù). Dietro l’angolo una bellissima sorpresa: una grotta interamente fatta di spuntoni di origine basaltica ed ancora più in là ergono dal mare i tre ‘faraglioni di Reynisdrangur’. E’ stata una lunga giornata ed abbiamo ancora il viaggio di rientro, nonostante siano le 21. Rientrati alla guesthouse non abbiamo particolare appetito quindi ci facciamo una tisana e due biscotti nella cucina in comune, allietati da un gruppo di americani che chiacchera in sala relax.

GIORNO 5: STEINAR-HOFN La sveglia suona alle ore 7,30 in questa bella guesthouse che vale tutto il suo costo (maggiore rispetto a tutti i nostri altri alloggi). Dalle 8 alle 9,30 al ristorante frontale è servita la colazione. Partiamo intorno alle 9 dopo un piccolo check delle gomme, nessuna sembra particolarmente bassa di pressione, mah.. Passati i primi 5 minuti di strada in mezzo alla nebbia, improvvisamente si apre tutto il cielo azzurro in modo inaspettato. Tappa fulminea a Vik per prendere il pane ma Kronan apre alle 10, sono le 9,30. Alla stazione di servizio successiva non vendono il pane ma biscotti, cose di prima necessità a prezzi esorbitanti, ce ne andiamo. Dopo Vik attraversiamo campi e pianure di origine lavica davvero strane; tappa a LAUFSKALAVARDA dove centinaia di piccoli ammassi di sassi attira la nostra curiosità: tradizione vuole che il turista si fermi per depositare un sasso che porti fortuna per il viaggio. Lungo la strada ci fermiamo a KIRKJUBAEJARKLAUSTUR, un bel paese con altrettanto cascata che scende in obliquo lungo la roccia; ci fermiamo per prendere i generi alimentari e poco dopo ci imbattiamo nell’altrettanto bella cascata di FOSS A SIDU, con rocce stondate attorno. Davvero strana questa parte di islanda: alterniamo distese nere, cespugliose e desolate (‘sandur’) a zone verdeggianti abbellite dalle montagne circostanti maestose, cascate a strapiombo e piccoli agglomerati urbani con casette dai tetti rossi, azzurri, verdi, nonchè sempre vigile davanti a noi il ghiacciaio più grande d’Europa, Vatnajokull, la cui propaggine maggiore verso il mare pare essere proprio Jokursarlon. Lungo la strada possiamo ipotizzare che SKAFTAFELL sia la direzione giusta da seguire per giungere a SVARTIFOSS, in quanto non crediamo di aver visto alcun cartello. Così è…arrivati al centro visitatori studiamo il percorso per giungere alla famosa cascata, un cammino di circa 30/40 minuti. Oggi fa particolarmente caldo, sarà la salita ma anche in auto siamo stati tentati di metterci in t-shirt. Il sentiero è molto semplice e ben indicato poi da una segnaletica verde. Arrivati a destinazione Svartifoss si presenta con un alto getto d’acqua attorniato da un semicerchio di colonne di basalto penzolanti. Bellissima. Abbiamo letto di bei trekking da fare in questa zona ma purtroppo non abbiamo tempo. Tornati all’auto recuperiamo le cose per il pranzo al sacco e ci piazziamo su una panchina in mezzo al prato con vista ghiacciaio, siamo davvero fortunati. Ripartiamo per JOKURSARLON alle 14,30, mi piomba addosso un sonno post pranzo e me la dormo finchè Federico mi sveglia a destinazione. Purtroppo il cielo blu della mattina ha fatto spazio ad una nebbia malefica che dopo una ventina di minuti pare dissolversi per scoprire un paesaggio magnifico: la laguna con alle spalle il ghiacciaio è piena di icebergs che scricchiolano e cozzano fra loro. Ci sono anche dei tours organizzati (5500 a cranio, praticamente 50 euro): navi dotate di ruote scivolano in mare con a bordo decine di turisti. Secondo me non ne vale la pena, dato che le navi non possono arrivare alla base del ghiacciaio ma fare un semplice giro in laguna. Ci spostiamo quindi sul lato est del fiume dove c’è la caffetteria e la partenza dei tours, girovaghiamo anche da questo lato per poi riscaldarci con un caffè ed un té caldo in auto vista panoramica. Scendiamo poi verso la fine del fiume, dove gli icebergs più piccoli vengono trasportati sulla riva dalla sabbia nerissima, dove si arenano. Appagati da questo spettacolo della natura imbocchiamo la strada verso Hofn, vediamo quanto sarà la distanza che ci separa dall’alloggio di questa notte perchè siamo avvezzi a pazzie come potrebbe essere quella di tornare qui questa sera al calare del sole (..fin dove cala…). Ma arriviamo abbastanza tardi, alle 19,30, quindi facciamo il check in e dopo una giornata intensa valutiamo di ‘arenarci’ qui come gli icebergs visti oggi e di fare la lavatrice. A dire il vero consegnamo tutto alla gentilissima gestore dell’Ostello che ci riporta i panni lavati e asciugati qualche ora dopo (1800 IKR, circa 16 euro). Finalmente abbiamo anche il tempo di prepararci una cena come si deve ed optiamo per i tortelli in brodo, son già le 22. Il tempo di digerire e di ultimare il diario di viaggio, si va a nanna alla mezzanotte.

GIORNO 6: HOFN- SEYDISFJORDUR Puntiamo la sveglia alle 8 e ci prepariamo una bella colazione, credo che la nostra moka sia l’invidia dei francesi accanto al nostro tavolo che si sparano un triste Nescafé. Anche qui abbiamo trovato un ottimo alloggio: bagni puliti, ottimo servizio di lavanderia, docce senza mai particolari problemi di attesa, siamo contenti di aver optato alla fine per una stanza privata in questo ostello. Oggi il tempo non è magnanimo, è tutto nuvoloso. Intanto che Federico fa qualche foto alla baia fuori dall’ostello tento di ripulire un po’ la macchina da briciole e carte varie; scendiamo in paese e mentre aspettiamo l’apertura del supermercato Netto andiamo alla stazione di rifornimento per mettere benzina in quanto da qui ad almeno 150 km temo non vi siano più opzioni. Scendiamo al porto per spiare un po’ e ci dirigiamo poi al supermercato (più grande di quelli dove siamo stati finora) dove troviamo finalmente il latte a lunga conservazione, da 250 ml, in cartoni con cannuccia (come negli USA); ne facciamo scorta per coprire tutte le prossime colazioni ‘self’. Un ulteriore controllo alla pressione delle gomme (la spia non si è mai spenta) e via! Si parte! Oggi ci fa compagnia una pioggerellina sottile, poco male dato che si tratta di una tappa di spostamento ed anche l’abbigliamento che abbiamo addosso è consono ad una lunga permanenza in auto. Complice un tempo appunto non proprio bellissimo il paesaggio dopo Hofn non lo ritengo grandioso: attaversiamo fiordi, golfi e baie sferzati dal vento, a lato montagne nere di fuliggine. Arriviamo a BREIDALSVIK intorno alle 13, sarà domenica ma il paese è completamnente deserto, qui regna un silenzio da favola.. Ci fermiamo a pranzo ‘con vista’ decidendo se proseguire sulla Ring Road (1) che la mappa da’ sterrata oppure seguire i fiordi per poi intraprendere la 96 e la 92 destinazione EGILSSTADIR. La Lonely Planet non segnala che la 1 sia sterrata in questo tratto e anzi, lo descrive come un bel percorso in un’ampia valle ma, visto e considerato che potremmo addirittura incontrare la neve se si trattasse di un passo montano, scegliamo di seguire il mare. Ripartiamo alle 13,30 ad un certo punto ci immettiamo in un tunnel stretto, quasi claustrofobico lungo 6 km. Mi addormento e siamo già a Egilsstadir, una vera e propria cittadina. Intraprendiamo subito la salita che va verso la nostra destinazione finale: SEYDISFJORDUR; in men che non si dica zigzagando su per la montagna ci troviamo ad un altezza notevole da cui possiamo ammirare la città, il lago Lagarfljot e le pianure intorno. Arrivati in cima guidiamo affiancando una distesa di neve che in realtà scopriamo essere un lago ghiacciato e poi giù in picchiata per la valle! Giunti al paese ci dirigiamo subito alla NORD MARINA GUESTHOUSE, sul lato dx del fiordo, il nostro alloggio di questa notte. In reception troviamo un signore toscano davvero dimpatico che ci racconta un po’ di aneddoti di asiatici bloccati dalla neve al passo fino a 1 settimana fa e anche della sua storia, di come è piombato in Islanda. Ci ha assegnato una bella stanza vista mare, molto semplice ma calda e pulita. Lasciate le valigie proseguiamo con l’auto per dell viste spettacolari sul fiordo poi decidiamo di andare sul lato opposto; prima però torniamo alla guesthouse per farci un té con biscotti, merenda delle 17… Riattraversando il paese ci spingiamo fino ad una fattoria con strada privata, schivando per strada ogni genere di uccelli, due anatre che ci stavano assalendo quando scesi dalla macchina, pecore sdraiate sulla carreggiata..Posteggiamo accanto alla cascata VESTDALSFOSSAR e saliamo a piedi lungo un sentiero scavato nel prato, che la costeggia; poco più su scopriamo che le cascate sono addirittura tre! Giriamo attorno in lungo in largo finchè sono le 19 e oltre. Rientramo dritti alla guesthouse per prepararci un cous cous in busta senza lode né infamia. Intratteniamo un’interessante disussione con un signore americano che ci comunica di aver visto una balena nel fiordo un paio di ore fa e una anche la sera precendente dalla sua stanza, intorno alle 21. Una ragazza poi entra in cucina facendoci vedere un breve filmato registrato mezz’ora fa proprio vicino alla nostra guesthouse, che immortala una balena che spunta dall’acqua. Allora lavati i nostri due piatti ci copriamo ben bene per appostarci su un masso gigante da cui si ha una bella visuale sul fiordo intero. Stiamo quasi un’ora ma senza successo quindi decidiamo che è ora di rientrare…peccato, ci speravo veramente! Doccia calda e a nanna alle 23.30.

GIORNO 7: SEYDISFJORDUR – REYKJAHLID Dopo colazione ed aver saputo che di nuovo una balena ha fatto capolino davanti alla nostra Guesthouse un quarto d’ora prima del nostro risveglio (questo incontro non era proprio destinato…), salutiamo il receptionist fiorentino lasciandogli un pacchetto di spaghetti Barilla come ricordo.. Sul passo verso Egilsstadir ci sono cartelli inerenti impianti sciistici ed in effetti vediamo uno skilift ma poco più. Ci fermiamo lungo la strada in una bakery per acquistare il pane ed un paio di dolcetti per un break di metà mattina: per me due palline grandi come uova con uvetta che poi si riveleranno essere come le nostre frittelle di carnevale, ottime! e una bowl al sapore di mandorla per Federico. Siamo in strada alle 11.15. Oggi la consideriamo una tappa di spostamento verso il Lago Myvatn ma non si rivelerà esattamente tale..! Attraversiamo dei paesaggi abbastanza brulli e comunque ad altezze notevoli..ci fermiamo un paio di volte per delle foto al paesaggio e, appena dopo lo svincolo per la strada 85 verso Burstarfell, vediamo una cosa alquanto bizzarra: una sedia bianca di legno fissata al suolo nel mezzo del nulla. Bé, un posto carino per fare una fotografia particolare! Giungiamo nei pressi dello svincolo per le cascate DETTIFOSS e SELFOSS; seguiamo la strada asfaltata 862 che viene indicata come ‘a fondo chiuso fra 25 km’. Arrivati al parcheggio la prima cascata che decidiamo di vedere è DETTIFOSS quindi imbocchiamo il relativo sentiero. Purtroppo non vi è possibilità di scendere alcune scalette che portano molto vicino al bordo della cascata: un cartello recita per via di potenziale ghiaccio, ed in effetti in zona permangono ancora cumuli di neve. Stiamo quindi in alto arrivando ad una terrazza dove gli spruzzi sono pazzeschi, si riesce con difficoltà a fare fotografie, se non cogliendo quei pochi secondi in cui non tira vento. La cascata non ci entusiasma quanto la prossima, SELFOSS. Dettifoss non ci ha dato una parvenza di forma, ha di sicuro una grandissima portata d’acqua (pare la prima in Europa) ma non è così panoramica come Selfoss, la quale comincia ad accoglierti centinaia di metri prima. Vi è anche la possibilità di avvicinarsi al ‘salto’ della cascata attraversando una piccola distesa di roccia lavica solcata da numerosi ruscelli (a rischio e pericolo di fare un salto errato e scivoloso finendo nelle pozze…).

Contentissimi torniamo all’auto e dopo un pranzo veloce proseguiamo verso il LAGO MYVATN. Vorremmo andare al vulcano KRAFLA (deviazione a destra di 7 km dalla strada1) quando sulla sinistra notiamo una montagna di colore rosso e giallo ocra e del vapore che sale dal suolo. Ci avviciniamo per trovarci in un luogo pazzesco, a mio parere rivelatosi uno, se non IL più bello di tutta la vacanza: alle solfatare di HVERIR. Il posto è unico nel suo genere, un mix di colori, fumi, vapori e odori! Occorre seguire il percorso tracciato per evitare di avvicinarsi alle pozze dove ribolle del fango di colore grigio/blu ed evitare che si sciolgano le scarpe! Alcuni spruzzi di vapore escono da un cumulo di sassi appositamente costruito; mettendosi davanti si è avvolti completamente da vapore caldo e che sa di zolfo, mi sembra di essere tronata indietro negli anni quando facevo le inalazioni termali! Sono già le 18 e ci siamo resi conto di esserci in effetti trattenuti un bel po’.. Decidiamo quindi di scendere a Reykjahlid al posto dove dormiremo questa notte, HLID Hostel, prima e unica notte in camerata di tutto il nostro viaggio, non essendo riuscita a trovare nessun altro prezzo abbordabile in zona. Il check-in è fino alle 20; meno male ci siamo recati in tempo poichè esiste un’unica reception per campeggio ed ostello, il che crea una coda di persone al banco. Inoltre non ci possiamo capacitare di come le persone possano umanamente passare qui le notti in tenda, con un freddo ma soprattutto un vento boia..e ce ne sono parecchie!!! Prese le chiavi della stanza torniamo verso il vulcano KRAFLA, superando un laghetto dal colore azzurro chiaro (BJARNARFLAG) e passando poi accanto ad una strana centrale di estrazione geotermica, immaginiamo, a poca distanza dal cratere Viti verso il quale saliamo a piedi. Giunti sulla sommità notiamo come il cratere abbia al suo interno un lago ghiacciato; percorriamo metà del perimetro perdendo poi il sentiero, così riscendiamo da dove siamo saliti, fra raffiche di vento immane, il che comunque non ci distoglie dall’essere felicissimi di questa passeggiata. Un ultimo desiderio prima di rincasare: passare a spiare il centro termale MYVATN NATURE BATHS, dove notiamo un container tondo all’interno del quale è descritta in ebollizione acqua termale, estratta direttamente dal suolo, che viene passata in una vasca di decongestionamento/raffreddamento per poi sfociare nelle due vasche esterne, ove la temperatura è sui 34-36 gradi, accessibili al pubblico. Da pazzi..nelle nostre Spa dobbiamo riscaldare l’acqua, in Islanda la devono raffreddare! Siamo super soddisfatti di questa giornata che doveva essere di puro spostamento ma che invece ci ha permesso di fare alcune cose in programma per l’indomani. Rientrati in ostello facciamo conoscenza della ragazza olandese che divide con noi la stanza. Essendo rientrati tardi e avendo anche pranzato tardi non abbiamo particolare fame né voglia di cucinare qualcosa, ci sta bene un tè con biscotti, mentre controlliamo il percorso di domani. Ci buttiamo in una doccia davvero particolare: all’odore purissimo di zolfo…ma ben più strana è l’esperienza del lavare i denti… Due chiacchiere con la coinquilina e si fa ben presto la mezzanotte senza accorgersi anche perchè fuori è ancora chiaro!

GIORNO 8: REYKJAHLID – AKUREYRI Faccio giusto in tempo ad accorgermi che sono le 6,45 quando Danielle esce dalla stanza per andare a fare birdwatching, ragione primaria per cui è in Islanda. Partiamo alle ore 10 dopo aver preparato la nostra moka e il latte accanto ad un’americana che cucina una padella di uova strapazzate con peperoni…non ci rincuora notare come non stia preparando il pranzo take away, bensì la sua breakfast..da star male. Al supermercato del paese non hanno più pane, per forza, siamo gli ultimi ad uscire dall’ostello…e proseguiamo in auto verso DIMMUBORGIR, dove si trova un grande campo lavico percorribile a piedi su diversi sentieri differenziati per grado di difficoltà. Particolarità al centro servizi: l’accesso al WC costa 200 corone, io avevo la moneta da inserire accanto al tornello per accedere ai servizi, ma vi è anche la possibilità di pagare con carta, estrarre una ricevuta da appoggiare allo scan accanto al tornello. Micidiale. Fatta la nostra bella camminata nel campo dalle conformazioni rocciose davvero caratteristiche, torniamo alla Mazda dove notiamo con disappunto un bel nuovo gibollo con strisciata sulla porta, chissà…forse un sasso preso in una sterrata, meno male che abbiamo tutte le assicurazioni.

Arrivati al posteggio del vicino vulcano HVERFJALL saliamo per circa 600 mt lungo un sentiero ben tracciato che ci accompagna sul bordo del cratere e lo percorriamo con comodità per tutto il perimetro. Peccato che la giornata non molto bella non consente fotografie facili perchè l’interno del vulcano è tutto scuro e vengono fotografie non proprio al top..però la vista sul lago Myvatn e le montagne dietro, con la neve e le zone geotermiche di color rosso e ocra..bé..il tutto rende lo spettacolo impagabile! Il cratere ha un periplo di 3,2 km quindi in tutto questa mattina ci siamo già fatti i nostri bei 6km circa, da sommare al percorso interno a Dimmuborgir. Torniamo al supermercato del paese e a sorpresa sono apparsi dei quadrotti di pane, di 5 ne portiamo via 4 e la signora dietro di me non ha problemi a mostrare la sua palese arrabbiatura, hehehe. Ripartiamo scegliendo più avanti uno spiazzo panoramico vista lago per il nostro pranzo con mortadella e salsa tonnata! Per i nostri panini abbiamo optato di portare da casa mono-confezioni sottovuoto da circa 1,5 hg di affettati misti, fra cui l’immancabile salame bergamasco. Detto ciò, poco più oltre notiamo una zona contrassegnata come di interesse, siamo a HOFDI, ma nostro avviso si rivela un buco nell’acqua: seguiamo una sterrata che corre in mezzo ad un bosco rigoglioso, si sentono cinguettii di uccelli ovunque; seguiamo le indicazioni per il lago, magari ci sono dei bei panorami, e potrebbe anche essere vero ma veniamo improvvisamente invasi da uno sciame di migliaia di moscerini che ci fa scappare a gambe levate. Scendiamo lungo la 848 fermandoci a SKUTUSTADIR, dove ci sono dei piccoli crateri ed un percorso ad anello che gira intorno, il che ne rende una tranquilla passeggiata alla portata di tutti (anche dei mosquitos..) Da lì via verso GODAFOSS, ma per me si spegne la luce. Arrivati alla cascata posteggiamo a FOSSHOLL, crediamo un punto molto comodo perchè vicino al ponte che fa da raccordo fra i due lati della cascata, che visioniamo entrambi finchè, pronti per tornare all’auto, inizia a piovere. Ci è piaciuta anche questa cascata, davvero notevole. Dopo un bel tratto collinare scendiamo piombando nel fiordo di AKUREYRI, ci fermiamo ad un supermercato per poi dirigerci alla LONSA’ GUESTHOUSE, poco fuori dal centro, doccia, ci prepariamo una pasta, un po’ di relax e a nanna alle 23.30. La Lonely Planet sembra non segnalare nulla di interessante per i posti che attaverseremo domani, vorrà dire che mi vestirò comoda e punto a guidare un po’, direzione STADUR.

GIORNO 9: AKUREYRI – STADUR Solita sveglia alle 8, colazione, poi scendiamo in città alla Bakeri vista ieri sera accanto al centro commerciale per prendere il pane. E’ un posto spettacolare, pieno di torte, come definirle…vediamo… ‘barocche’, ‘cioccolatose’, ‘pannose’, da mangiare (solo) con gli occhi e un reparto pane mai visto finora in islanda, con decine di qualità. Il tutto ha il suo bel costo, ma anche i dolcetti che decidiamo di comprare valgono tutte le corone spese! Sull’altro lato della strada siamo fortunati ad avere il nostro benzinaio preferito Olis che ci omaggia anche un caffè grazie alla fidata tessera. Un semaforo rosso a forma di cuore in centro città (!!) blocca la nostra corsa verso Stadur, un lungo tragitto; fermiamo un attimo a Blonduos, tappa-toilette nella piscina comunale anche perchè sono curiosa di capire cosa ci sta sotto quegli scivoli tutti colorati presenti praticamente in ogni città: trattasi di una grande vasca di acqua calda (sale vapore, come vorrei farmi un bel bagno caldo rigenerante..). Da notare come da noi si vada in piscina per rinfrescarsi, qui l’esatto contrario… On the road decidiamo di visitare la Penisola di VATNSNES, quindi prendiamo la sterrata 711 che per un bel tratto è davvero fangosa, rendendo la nostra auto color beige. L’unico vero peccato è la giornata uggiosa che non ci permette di vedere la cima delle montagne o i fiordi accanto alla penisola. Rimaniamo comunque soddisfatti dello stop a HVITSERKUR ROCK, una strana conformazione lavica abbandonata su una spiaggia nera molto simile ad un elefante. Scendiamo alla spiaggia piena di conchiglie. Siamo quasi in cima al promontorio e la divisione fra est e ovest sembra essere decisamente netta oggi: alle nostre spalle lasciamo un cielo ed un mare azzurro per piombare in cumuli di nebbia fitta sul lato est. Più o meno all’altezza di ILLUGASTADIR un cartello segnala la presenza di foche quindi cogliamo l’occasione per fermarci e pranzare al sacco per poi bardarci bene e scendere alla spiaggia. E’ necessario portarsi un bello zoom o un binocolo, non so come mai mi ero fatta l’idea che fossero molto più vicine, invece erano arenate su un isolotto distante circa 30 metri. Siamo anche abbastanza fortunati perchè una foca grigia appare improvvisamente nel mare davanti a noi. La visita a questa penisola ci porta via molto tempo a causa della strada sterrata (interamente fino a Hvammstangi) ma ne vale la pena! Usciti dalla penisola proseguiamo fino al fondo del fiordo Hrutafjordur, a STADUR, dove alloggiamo allo North Star Stadarflot. Prima della partenza ci sono stati mandati per email il numero della stanza ed il codice di accesso. Arrivati in questo hotel infatti non troviamo nessuno, e dico nessuno proprio… nemmeno una reception, quindi ci dirigiamo dritti alla stanza numero 114. Digitando il codice nel macchinario accanto alla porta non accade nulla. Telefoniamo ma non risponde nessuno, finchè fa capolino un signore molto poco islandese, forse il manutentore, che ci fa vedere: digitando il codice non si apre la porta ma si riesce ad abbassare uno sportellino parte del marchingegno, dove all’interno è contenuta la chiave per aprire la camera. Molto bene, abbiamo imparato qualcosa di nuovo anche oggi… Sono passate da poco le 17, la nostra intenzione era di guidare sul lato ovest del fiordo ma il brutto tempo ci rende più inclini a rilassarci per una volta.. Possiamo prepararci un té o prendere del caffè dal dispenser presente nell’ampia sala dove immaginiamo domattina ci sarà la colazione. Ci rifugiamo poi in stanza per un po’ di riposo, vediamo le cose da fare domani, come organizzare il viaggio (penultimo giorno sigh..),verificare se le strade sono sterrate, le previsioni meteo…speriamooo! A conclusione di questa giornata in diretta scrivo il diario di viaggio, sono praticamente riuscita quasi ogni sera a ritagliarmi mzz’ora, agganciando la mini tastiera al tablet, scrivendo una bozza di email sono riuscita a tenere aggiornata tutta la descrizione delle nostre tappe giornaliere, con errori ortografici da sistemare a casa, ma con notevole risparmio di tempo. Mi ha accompagnato durante il viaggio un piccolo block notes ove scrivere appunti veloci.

GIORNO 10: STADUR-RIF (Penisola di Snaefellsnes) Oggi abbiamo puntato la sveglia prima del solito, alle 7, complice il fatto di essere riusciti a riposare bene ieri. Colazione inclusa in hotel, rifornimento lungo al strada 1 e via verso Borgarnes, sono le 9. Piove e a tratti non si vede oltre i 50 mt sulla carreggiata. Unica nota positiva: si lava l’auto dal fango del giorno prima. Giunti alla cittadina, abbastanza grande direi, ci attende un tempo pessimo e sbagliamo pure strada: onde evitare di tornare indietro per km e km ci tocca salire sulla 54 che la mappa da’ sterrata. Inoltre poco prima della salita sul passo c’è un cartello con obbligo di catene a bordo, andiamo bene. Il primo pezzo è in salita ma non malvagio in quanto è asfaltato ma poi diventa sterrato. Chissà con il sole che bei panorami questi in discesa verso il mare! Poco prima di GRUNDARFJORDUR ci fermiamo alla famosa cascata KIRKVFELLSFOSS, una delle più famose in Islanda, ma è coperta dalla nebbia, non vale la pena fermarsi: decidiamo di passare più tardi o domani, sperando il tempo migliori e nel mentre entriamo in paese per valutare il da farsi… Decidiamo di fare il giro interno del Parco Nazionale dello Snaefellsjokull all’estremo ovest, seguendo in primis le indicazioni per ONDVERDANES. Prima tappa la spiaggia di SKARDSVIK, color ocra su sfondo nero delle rocce basaltiche; qui è stato rinvenuto uno scheletro di un vichingo negli anni 60. Alcune rocce, oltre alla porosità particolare, denotano un’acutezza micidiale tanto che mi incaglio in un sasso sporgente strappando la giacca. Dopo la spiaggia verso il FARO DI SVORTULOFT la strada si fa sterrata ed in alcuni punti abbasanza ostica, finchè, a circa un kilometro dal faro, la carreggiata si riempie di sassi grandi per cui preferiamo lasciare qui la Mazda e proseguire a piedi, finalmente mi sgancio da questo sedile! Il faro arancione è carino e al disotto si possono ammirare le belle scogliere di Saxholsbjarg, una anche a forma di arco, piene di uccelli tranne che di Puffin, li stiamo rincorrendo senza successo! Degli esaustivi cartelloni che spiegano la flora e la fauna del posto si trovano sul muro dietro al faro. Dopo un pranzo consumato in auto causa pioggia, appena dopo le 15,30 ci dirigiamo alla spiaggia nera di DJUPALONSSANDUR ha ha la particolarità di avere adagiati dei resti metallici di un peschereccio arenato; inoltre sono presenti 4 pietre di diverso peso che venivano usate per testare la forza di aspiranti marinai: in base a quante ne potessero sollevare, venivano accettati sui pescherecci o meno. Decidiamo di percorrere il sentiero che porta a DRITVIK, sopra le cliffs. Merita anche la casetta tutta rossa isolata su quella spiaggia. In totale impieghiamo una quarantina di minuti. Ripartiamo in auto ancora sotto la pioggia. Prossima tappa: le SCOGLIERE DI PUFUBJARG; arrivati in cima al sentiero ci affianchiamo a dei turisti che hanno un cannocchiale. Guardando ben bene notiamo due cose in superficie che non sono scogli e crediamo essere forse balene (o a volte si possono intravedere anche delle orche). Corro in auto a prendere il cannocchiale ma quando giungo Federico mi dice che le figure sono scomparse. Delusa continuo ad osservare il mare con il cannocchiale quando vedo la testa di una foca grigio scuro spuntare dalle onde con in bocca qualcosa di sanguinolento e che sta tentando di deglutire.

Terminato il breve percorso del sentiero ripartiamo verso la nostra ultima destinazion di oggi: ARNARSTAPI, dove cerchiamo il monumento a ricordo di Jules Vernes che fissò proprio qui il suo punto di partenza per il ‘Viaggio al centro della Terra’. Ci imbattiamo prima in un altro monumento di cui non ci importa molto, simil alla figura di un troll in pietra; giriamo attorno per cercare quello di Vernes ma niente, nemmeno mezza indicazione. Ritorniamo poi sulla strada principale quando, accanto ad un supermrcato e, ancor peggio, dietro ad un distributore di benzina noto due cartelloni gialli che descrivono un po’ il personaggio ed il luogo. Avvicinandoci notiamo una fossa scavata nel terreno che sta ad indicare proprio il ‘punto di discesa al centro della Terra’ ed un cartello riportante diverse località del mondo (New York, Mosca, Stromboli, Pechino, San Francisco..) su cui viene definita la distanza in km da qui ‘sulla superficie terrestre’ e a quanto corrisponderebbe invece quella da percorrere all’interno della sfera. E’ particolare notare come NY risulti essere più vicino rispetto a Mosca. Abbastanza stanchi dalla lunga giornata rifacciamo la penisola a ritroso per sistemarci nel monolocale preso a Rif, North Star Apartments, stessa catena di ieri. La facciata dell’edificio non fa sperare nulla di buono, mentre all’interno il posto è davvero carino e moderno, con riscaldamento a pavimento e tutto il necessario per cucinare. Valutiamo quanto cibo ci sia rimasto, siamo stati bravi nei calcoli…! Ci facciamo speghetti con tonno ed olive, riorganizziamo la giacenza anche per il pranzo, colazion e cena di domani sera in aeroporto. Ultimo giorno accidenti.

GIORNO 11: RIF – AEROPORTO KEFLAVIK Solita sveglia alle 8 ma sorpresa di oggi..il sole! Ci attiviamo nel nostro piccolo monolocale per una colazione ‘ripulisti’ di tutto quello avanzato e per fare il check in online del volo di rientro da Berlino a Linate. Ci dirigiamo verso Grundarfjorur ma la prima tappa è alla bakeri di Olisvik; non so come mai sulla Lonely Planet scrivono che in questa città che si sente una forte puzza di pesce ma noi non avvertiamo… Come ieri arriviamo alla KIRKJUFELLSFOSS, finalmente visibile questa volta; non è una cascata bellissima di per se’ ma prende decisamente valore con il monte fotografato dietro, il che la rende la cascata più fotografata d’Islanda (nonchè attualmente fotografia da home page della compagnia di bandiera Icelandair)! Giriamo in lungo e in largo attorno a questo sito di interesse poi propongo a Federico di rifare lo stesso giro di ieri, la costa Ovest, attraversare quindi la Riserva naturale, ma dobbiamo anche valutare la tempistica: sono le 10,30 e vorremmo vedere alcune cose a sud di Reykjavik. Complice il tempo che sta volgendo ancora al brutto decidiamo di ‘tagliare’ la strada percorrendo la 54 nord. Dopo un piccolo passo ci sorprende un paesaggio inaspettato: montagne dal color rosso mattone, unite al verde del muschio che ne campeggia i crinali, una meraviglia. Passiamo anche accanto a Bjarnarhofn, il Museo dello Squalo ma non ci teniamo ad assaggiare questa ‘prelibatezza’ proprio alla fine della nostra vacanza. Spesso durante il nostro percorso in auto abbiamo avuto modo di osservare dei tralicci esterni alle abitazioni con appesi pezzi di squalo ad essicare.. Proseguiamo ora dritti verso la capitale islandese, affrontando il tunnel Hvalfjordur, sottomarino di 5770 mt al costo di 1000 KR; una prima parte è tutta in discesa per poi percorrere un lungo tratto pianeggiante e poi di nuovo in salita per la fuoriuscita all’aria aperta. Proseguiamo sulla strada costiera 427 in direzione LAGO KLEIFARVATN, famoso per essere di un bel color verde in quanto zona geotermale. Siamo fermi davanti al lago ma una nebbia fitta consente di vederne solo il litorale a riva. Rientriamo in auto per pranzare al sacco e metterci i vestiti da trekking in quanto il campo geotermale di Austurengjar è segnalato dai cartelli come un percorso semplice a circa 1,6 km da qui. In realtà la Lonely Planet lo descrive come zona instabile, con temperature del terreno che raggiungono i 200°C. Valutiamo che un eventuale infittirsi della nebbia ci farebbe rischiare di mancare qualche cartello, di perdere la direzione, di mettere una scarpa in una zona fangosa ribollente…Dobbiamo desistere, purtroppo. L’unica cosa che ci consola è che abbiamo potuto vedere talmente tante cose favolose nei giorni precedenti grazie ad un meteo super clemente, che questa giornata la possiamo archiviare così.. Torniamo quindi sui nostri passi per proseguire in direzione Grindavik verso la famosa ‘Blue Lagoon’. Lungo la 425 ovest cerchiamo l’area geotermale di GUNNUHVER, un bel posto simile a Hverir ma meno affascinante. Vi sono sempre delle passerelle di legno che si snodano all’interno del campo ove da varie pozze ribolle acqua e fango. Giunti al posteggio della BLUE LAGOON si stagliano file e file di auto e autobus come mai visto in tutti i nostri giorni di viaggio. Non è nostra intenzione fare l’accesso alla SPA; abbiamo l’opportunità di seguire dei sentieri esterni alla struttura termale, per un totale di circa 1 km, che passano fra piccole pozze di acqua calda azzurrissima, ancor più notevoli fra le rocce nere di origine lavica che le circondano. Da un piccolo promontorio si può intravedere una parte della laguna, o meglio, qualche persona ammollo ed una guardia che passeggia su un ponticello sovrastante. Sono poco meno delle 19, ci ritagliamo un po’ di tempo per sistemare l’auto prima della riconsegna in aeroporto e mettiamo il pieno. Annotiamo i km effettuati con la nostra bella Mazda rossa, circa 2800 per poi giungere al terminal intorno alle 20, poco pronti ed inclini per il volo di rientro delle 00,40.

Arrivederci Islanda, grazie per le emozioni che la tua natura ha saputo regalarci!



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