Iside in Campania: i misteri di Napoli

Viaggio tra i misteri di una terra antica, dove l’antico culto della Dea Madre è ancora protagonista!
Scritto da: Andrea Bonfitto
iside in campania: i misteri di napoli
Partenza il: 01/04/2019
Ritorno il: 05/04/2019
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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C’è un paesino, in provincia di Salerno, dove i riti religiosi portano indietro nel tempo, in un passato fatto di antichi culti e divinità femminili. Sto parlando di Pòllica. Qui, infatti, il 2 luglio, in occasione della Madonna delle Grazie, si svolge una processione un po’ particolare. Si tratta della processione delle “cente”: delle piccole barchette che vengono portate in testa da donne scalze che intonano canti devozionali. Ebbene, dovete sapere che la stessa processione esisteva già tra gli egizi! Si tratterebbe della versione cristianizzata della “Navigium Isidis”, ovvero la “Nave di Iside”: una processione in maschera, che consisteva in un corteo dove veniva fatta sfilare una barchetta carica di fiori, alla quale partecipavano le sacerdotesse! Anche nella frazione di Acciaroli, nella seconda domenica di agosto, la statua della Madonna viene portata in processione in barca, seguita da altre imbarcazioni con a bordo i fedeli che tengono in mano dei ceri accesi!

La Campania è la regione italiana dove, prima di tutte le altre, sbarcò il culto di Iside, e questa sua influenza è molto radicata nei suoi abitanti, specialmente tra i napoletani, il cui carattere scaramantico e profonda devozione religiosa, forse caso unico in Europa, di certo unico in Italia, sono stati forgiati nel corso dei secoli proprio dalla presenza minacciosa del Vesuvio, uno dei vulcani ancora attivi più pericolosi al mondo!

È proprio alle pendici del Vesuvio, a Pompei, che nacque il primo tempio d’Italia dedicato al culto di Iside, ed è forse il luogo di culto isiaco meglio conservato in Europa, proprio grazie alla sua sepoltura, causata dall’eruzione del 79 d.C. Entrando nel tempio, troverete sulla parete sinistra la riproduzione (l’originale è conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli) di Arpocrate, il fanciullo col dito davanti alla bocca, mentre intima il silenzio agli iniziati al culto, identificato con Horo, figlio di Osiride ed…Iside! Arpocrate divenne dunque il simbolo dei culti esoterici, che si sarebbero rinvigoriti proprio con il dissotterramento del Tempio di Iside, nel Settecento.

Pompei, in effetti, si presenta come una roccaforte del culto isiaco: sono tantissimi i riferimenti al Nilo, all’Egitto, e alla stessa Iside, tra i dipinti rinvenuti nelle domus e nei vari edifici dissotterrati. Esempi sono le Terme Suburbane, con la raffigurazione del porto di Alessandria, la Casa dei Ceii, con paesaggi nilotici del Delta, la Casa di Paquius Proculus, con la raffigurazione dei pigmei che solcano il Nilo, e tantissimi altri. Decorazioni di ispirazione isiaca si ritrovano anche negli scavi di Ercolano e Stabiae.

Venite ora con me in cima a Castel Sant’Elmo, a Napoli! La vedete la famosa Spaccanapoli? Ricalca esattamente la strada che nell’antica Napoli greca divideva (e tuttora divide) il centro della città in due parti, nord e sud. È proprio lungo questa via che si estende quella che una volta, sotto i Romani, era la Regio Nilensis: un vero e proprio quartiere di alessandrini, provenienti appunto da Alessandria d’Egitto, stabilitisi in città per gestire i fiorenti commerci e scambi tra Egitto ed Italia, attorno al II sec. a.C. Andiamo a scoprirne i segreti!

Eccoci a Piazzetta Nilo! Vedete quella statua così strana posta al centro della piazzetta? È il Dio Nilo! Essa ci arriva direttamente da quegli alessandrini che abitavano questo quartiere duemila anni fa! Detta anche “il Corpo di Napoli”, in realtà è la personificazione del Fiume Nilo. Sparì nel corso dei secoli, per riapparire nel XV secolo, senza la testa, che le venne quindi aggiunta durante il restauro, perché si riappropriasse simbolicamente della Regio Nilensis!

Una curiosità: questi alessandrini in teatro erano soliti applaudire intonando delle cantilene adulatorie, incitando anche gli altri presenti a fare altrettanto, dando vita ad un unico coro festoso, che è all’origine di quella che oggi chiamiamo la “ola da stadio”.

Dovete sapere che qui ci troviamo all’interno di un Triangolo Magico! Infatti la presenza del culto isiaco tra i napoletani ne ha forgiato, con i secoli, rituali e credenze, favorendo lo sviluppo di un ricchissimo culto esoterico egizio. Questo triangolo corrisponde all’area all’interno della linea immaginaria che si può tracciare su di una cartina, unendo, appunto, Piazzetta Nilo, la Basilica di San Domenico Maggiore, e il Palazzo di Sangro.

La Basilica di San Domenico Maggiore, eretta alla fine del Duecento, è piena di simboli massonici. A circa metà strada tra Piazzetta Nilo e San Domenico Maggiore, ecco l’omonima piazza, con l’obelisco di San Domenico, alle cui spalle è situata la grata di accesso alla sottostante Camera Caritatis, designata, attraverso i raggi solari dell’obelisco, quale luogo di massima caduta di energia. È qui che il famoso Principe di Sansevero nel ‘700 si radunava in segreto con gli altri membri della loggia massonica, per compiere i riti! L’altra estremità del Triangolo Magico coincide col Palazzo Di Sangro, dove si dice si aggirino i fantasmi del Duca d’Andria, Fabrizio Carafa, e della principessa sua amante, Maria D’Avalos.

Personaggio emblematico dell’ermetismo napoletano è, come accennato prima, il Principe di Sansevero, Raimondo Di Sangro, che fece realizzare la misteriosa Cappella Sansevero, tuttora il luogo turistico più celebre in città. In particolare a noi in questa cappella interessa la statua detta della Pudicizia, che immortala la madre del Principe. L’opera sarebbe collocata proprio nel luogo dove duemila anni fa si ergeva la statua di Iside, ed è a quest’ultima che essa si ispira!

Ci sono tanti altri luoghi in città che si rifanno alla tradizione isiaca ed egizia. Ad esempio, in un immobile in Via Cattaneo è stato ritrovato, in un cunicolo nel sottosuolo, un affresco che raffigura Iside seduta, mentre allatta Horus, reggendo un bastone lungo terminante con un disco solare, e di fronte a lei un individuo con vesti egiziane, mentre le porge un’offerta. Non lontano dall’uscita “Materdei” della metropolitana, invece, in via Duca Ferrante Della Marra, fa mostra di sé una lastra, datata XVII sec., posta sul portone di una villa antica, dove è raffigurato Arpocrate, con una scritta in alto in caratteri greci: MEGAS OROS APOLLON ARPOCRATES, facendo quindi menzione delle tre divinità Horus, Apollo ed Arpocrate. Inoltre, occorre menzionare, tra i vari monumenti di Napoli, le Catacombe di San Gaudioso, caratterizzate da sepolture medievali di corpi seduti nelle nicchie ad arco scavate nel tufo, per permetterne l’essiccazione attraverso la colatura dei fluidi: metodo che ricorda moltissimo le tecniche adottate dagli egizi!

Andiamo adesso in Via Giuseppina Guacci Nobile: ecco un’altra figura femminile, legata alla città! La Fontana di Spinacorona, dalle origini incerte, ma che già esisteva nel Quattrocento, detta anche Fontana delle Zizze: la famosa Sirena legata alla fondazione di Napoli, mentre, con il suo latte, spegne le fiamme del Vesuvio! Effettivamente Napoli è un corpo femminile vivente, che ha un rapporto quasi fisico con i propri abitanti: Capodimonte e Capodichino formano l’area di Caponapoli, ovvero la testa della Sirena Partenope. Piazzetta Nilo è definita il Corpo di Napoli. E ad occidente sono i piedi della Sirena, nell’area di Piedigrotta.

Sempre a Napoli, ma sul mare, c’è da visitare anche l’interessantissimo Castel dell’Ovo, con il pittoresco Borgo Marinari ed annesso porticciolo di Santa Lucia, detto così per via di Virgilio, che vi nascose un uovo, profetizzando la morte della città in caso di rottura. Ancora una volta ritroviamo il simbolo dell’uovo che nasconde e protegge la vita, posto nel luogo dove si arenò il corpo esanime della Sirena Partenope, che si materializzò quindi nella città stessa che di lì a breve si sarebbe sviluppata! Caponapoli, Il Corpo, Piedigrotta: la Dea che muore e risuscita attraverso la città…

Facciamo ora una passeggiata tra i vari negozietti di souvenir tipicamente napoletani. Anche qui i segni di altre civiltà non mancano!

Innanzitutto i cornicini rossi portafortuna (curnacielli): già nel 3500 a.C. gli uomini appendevano delle corna di animali nelle caverne che abitavano, simbolo di buon auspicio, data la loro forma fallica, che andarono ad adornare il capo di antichi guerrieri. Il carisma che emanavano favorì tra la gente la diffusione di amuleti a forma di corno, per poter portare fortuna e benessere. Col tempo un più esplicito simbolo fallico arrivò nelle case di Pompei e si diffuse in tutto il Golfo, sostituito poi, con l’avvento del cristianesimo, dal cornicino, così come lo conosciamo noi oggi, rosso come il sangue e il fuoco, simboli di forza.

Ecco invece i ferri di cavallo! La loro fama nacque proprio sulle sponde del Nilo, data la somiglianza con la mezzaluna, simbolo della Dea Iside, divinità ritenuta particolarmente benevola.

E per finire, ecco un libro dedicato al gioco del Lotto, tipicamente napoletano! Si tratta di una pratica esoterica di divinazione, che affonda le sue radici nel culto egizio. Le cifre da giocare vanno ricercate nella Smorfia (da Morfeo, Dio del Sonno), che associa i sogni a dei numeri. I giocatori, data la complessità delle regole, chiedono aiuto agli “assistiti”, dei veri e propri indovini che riscuotono parte del premio solo in caso di vincita. Col divieto di questo gioco d’azzardo nel periodo natalizio, a partire dal 1734, nacque la “tombola”, dove a “tirare i numeri” è sempre una donna anziana, oppure un travestito da donna. Daccapo si affidano le proprie sorti ad una figura femminile, che ricorda il culto di Iside e della Dea Madre; essa è effettivamente molto importante in questo gioco, e lo si nota dall’origine dell’interpretazione di alcuni dei numeri che si giocano:

  • 4 – il maiale, l’animale consacrato alla Dea Demetra, una delle divinità della Napoli antica
  • 6 – quella che guarda a terra (l’organo sessuale femminile)
  • 8 – la Madonna (che si celebra l’8 maggio, l’8 ottobre e l’8 dicembre, in sostituzione dei culti pagani)
  • 10 – i fagioli, simbolo di immortalità perché dopo essere seccati, in acqua “tornano in vita”: adornavano i ciondoli delle donne romane
  • 26 – Nanninella, diminutivo di Anna, la madre di Maria, e protettrice di tutti i mestieri femminili, festeggiata il 26 luglio
  • 28 – il seno
  • 43 – la donna volgare affacciata al balcone, mentre attende il proprio amante
  • 52 – la mamma, figura direttamente legata all’antico culto della Grande Madre
  • 63 – la sposa
  • 66 – le due zitelle, o donne da sposare, una bella ed una brutta
  • 74 – la grotta, simbolo della cavità per eccellenza: quella femminile da cui nasce la vita
  • 77 – i diavoletti, numero associato anche alle gambe della donna, tentazione a cui i santi e gli iniziati ai culti pagani devono resistere, per poter conservare la castità (come nel culto di Iside)
  • 78 – ‘a bella figliola, ovvero la “bella ragazza” (la prostituta)
  • 89 – la vecchietta, ovvero la donna molto anziana, che officiava i culti pagani, ruolo che svolgono oggi le cosiddette “parenti di San Gennaro”, col compito di inveire contro il Santo in caso di ritardo del miracolo della liquefazione.

Un viaggio affascinante, vero?! Attraverso questi rituali e credenze popolari, si può ricostruire quel legame con l’antico passato, che affonda le radici in civiltà apparentemente tramontate, eppure ancora vive nelle nostre culture!

Prima di lasciarvi, vi mostro ancora un paio di chiese. Una è a Forcella, l’altra è a Pizzofalcone. Entrambe sono dedicate al culto di Santa Maria Egiziaca: una monaca eremita, ex prostituta, nata nel 344 d.C. ad… Alessandria d’Egitto! Il suo pellegrinaggio nel deserto la trasformò in donna di profonda fede, venerata dopo la sua morte come santa patrona delle prostitute pentite! Che non sia anche questo retaggio di un più antico culto egizio?!

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Napoli: Santa Maria Egiziaca a Forcella

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Pompei – La mia visita alla Casa del Menandro, aprile 2019

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Pompei – Casa dei Ceii: paesaggio nilotico

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Museo Archeologico Nazionale di Napoli: Statua della Dea Iside, del II sec. d.C.

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Pompei – Casa di Paquius Proculus: mosaico prodotto in un atelier di alessandrini

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Pompei, Tempio di Iside: Arpocrate che intima il silenzio agli iniziati

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Pompei – il Tempio di Iside

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Pompei – Casa del Menandro: Mosaico con Pigmei che solcano il Nilo



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