In Scozia… per isole e castelli

Un anello on the road per visitare Edimburgo, l'Aberdennshire, Loch Ness, la costa di Mallaig e Oban e, infine, rientrare attraverso Stirling. Super raccomandata l'escursione all'isola di Staffa, da Oban
Scritto da: gp.elena
in scozia... per isole e castelli
Partenza il: 19/08/2015
Ritorno il: 26/08/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
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Primo giorno, 19 AGOSTO 2015: Da Caselle a Edimburgo

Giornata di partenza oggi! Da Torino ci dirigiamo a Malpensa dove prendiamo il volo per Edimburgo, che parte attorno a mezzogiorno. In perfetto orario decolliamo, e dopo poco più di due ore di volo siamo a Edimburgo. Prima preoccupazione è cambiare gli euro in sterline, operazione per la quale conviene utilizzare gli ATM automatici delle varie banche disseminate nell’atrio dell’aeroporto, piuttosto che rivolgersi allo sportello davanti al ritiro bagagli. Ritirato il bagaglio, dirigiamo al chiosco della Hertz dove abbiamo prenotato l’auto per i prossimi giorni. Una breve attesa e ci viene consegnata una Ford Fiesta rosso fiammante, rigorosamente con il volante a destra per meglio guidare tenendo la sinistra. La prima esperienza con il diverso senso di marcia è assai avvilente: sarà il traffico della tangenziale di Edimburgo, sarà l’impressione che per chi guida tutti ti sembrano venire addosso, mentre il passeggero si vede costantemente schiantato sui marciapiedi o sulle auto in sosta, fatto sta che arriviamo assai stremati a Musselburgh al nostro primo alloggio. Parcheggiata l’auto rimaniamo incantati nel prendere possesso della nostra porzione del Mackenzie Bunks, dove trascorreremo le prossime due notti: due stanzette con bagno linde e curate, un salotto con vista mare, una cucina fornita di pane, tostapane, burro e marmellata per le prossime colazioni. Alastair, il proprietario, ci fornisce qualche indicazione sui dintorni e ci saluta, promettendo di passare a trovarci in seguito. In realtà non lo vedremo più, per pagare lasceremo le sterline pattuite sul tavolino della stanza. Questi scozzesi sono molto easy… e avremo molte altre conferme di questa idea iniziale. Tra una cosa e l’altra si è fatta ora di cena. Entriamo in un ristorante che ci ispira molto, ci accomodiamo ma il cameriere fa un lunghissimo discorso che stentiamo a capire. Infine, dopo molta pazienza, realizziamo che dopo le ore 20.00 i bambini – e quindi nostra figlia Caterina – non sono più ammessi nel locale, ed essendo ora le 19.40 non farebbero in tempo a preparare il cibo (e noi a consumarlo) prima dell’ora fatidica. Dirigiamo allora al vicino Ravelston Hotel, che il mercoledì sera propone il menù a metà prezzo. Cena ottima a base di specialità locali (rolata di pollo farcita di Haggish, risotto all’Halibut, fish and chips per poco più di 20 sterline) e infine rientriamo nelle nostre stanze sazi e soddisfatti.

Secondo giorno: 20 AGOSTO 2015, Edimburgo

Oggi l’auto resta ferma al mare, a Edimburgo si va con l’autobus che ferma a poche centinaia di metri dall’appartamento. Praticamente tutte le linee portano in città, prendiamo il primo che passa e facciamo i biglietti a bordo (Day ticket, 4 euro gli adulti e 2 euro i bambini, salite con i soldi contati perché gli autisti non possono dare il resto e neppure maneggiare il denaro che finisce in una fessura del cruscotto). Tempo 20 minuti siamo in Princess Street, la via principale della New Town dove scorre il traffico cittadino. Percorriamo i meravigliosi Princess Street Garden e saliamo al Castello. Con i biglietti acquistati online saltiamo la coda di turisti e ci immergiamo subito nella visita. Bastioni, chiese, musei, palazzi, memoriali di guerre e reggimenti: c’è davvero di tutto in questo castello dalle cui mura si gode di uno splendido panorama sulla città. Da vedere la sala dei gioielli della corona di Scozia, l’immensa Great Hall, il memoriale di caduti della Prima Guerra Mondiale, il gigantesco cannone Mons Meg e le prigioni, allestite con tanto di brande, amache ed effetti sonori.

Terminata la visita usciamo dal castello e percorriamo il Royal Mile, la via principale di Edimburgo, invasa da migliaia di artisti di strada. Agosto è il mese del Fringe Festival, un evento che dura tutto il mese e riempie strade e alberghi di migliaia di artisti e spettatori (ecco perché è impossibile trovare un letto a Edimburgo ad agosto, se non si prenota mesi prima). Scendiamo per la via ammirando le differenti architetture, le case di varie epoche, la folla variopinta che anima la città. Breve sosta per visitare la Cattedrale di St. Giles, con una splendida cappella con volta a costoloni. Dopo un po’ la fame inizia a fiaccarci: un panino da un provvidenziale Starbucks ci rimette in pista per arrivare al cospetto del palazzo di Holyroodhouse, la residenza scozzese dei re d’Inghilterra. Ci limitiamo a osservarlo da dietro una splendida cancellata in ferro battuto e intraprendiamo la salita a Calton Hill, una collina da cui si gode una bellissima vista sulla città. E’ una zona molto tranquilla, dove si trovano alcuni monumenti particolari. Il vecchio osservatorio astronomico, con il frontone che ricorda il Partenone; il Nelson Monument, una torre in onore dell’ammiraglio Nelson; la Royal High School, edificio neoclassico molto austero, e infine un bizzarro colonnato greco che non è altro che un monumento incompiuto. Doveva essere un omaggio ai caduti della Prima Guerra Mondiale, ma i soldi ben presto finirono. Gli scozzesi si affezionarono a questo embrione che ora è un punto di ritrovo per passeggiate romantiche e fotografie panoramiche. Ritorniamo a Princess Street e prendiamo un bus per andare al vicino porto di Leith, dove è ormeggiato il royal yacht Britannia, con l’idea di fotografarlo e intanto gironzolare per il porto. Arrivati a Ocean Terminal scopriamo che lo yacht è inglobato in un centro commerciale che lo scherma agli sguardi dei comuni passanti. In pratica se lo si vuole vedere occorre pagare biglietto e salire a bordo. Un po’ scocciati facciamo due foto di sbieco, da una terrazza aperta di un caffè, e ce ne torniamo in centro, a vedere da vicino il monumento in onore di Walter Scott, un pinnacolo aguzzo collocato in bella vista lungo Princess Street. Ancora due passi tra gli artisti di strada e rientriamo al nostro appartamentino a Musselburgh. Doccia e cena, di nuovo al Ravelston Hotel. Nuovo giro di specialità scozzesi e conto di circa 30 sterline (ma non c’è più l’offerta del metà prezzo!). Infine a nanna, domani si parte per Aberdeen!

Terzo giorno, 21 Agosto 2015: Edimburgo – St. Andrews – Arbroath – Dunottar Castel – Aberdeen

Oggi inizia la frazione on the road della nostra vacanza. Prima tappa è oltrepassare il Firth of Forth sul Forth Bridge, tenendo un occhio al ponte ferroviario in acciaio, vecchiotto ma stupendo nella sua linearità. A metà mattinata arriviamo a St. Andrews, tranquilla cittadina universitaria affacciata sul mare. Facciamo una passeggiata rilassante tra i diversi college fino alle rovine della cattedrale. Il tempo è incerto, ogni tanto arriva uno spruzzo di pioggia così tenue che non merita neppure aprire l’ombrello. Costeggiamo la passeggiata sul mare di fianco al castello e agli antichi stabilimenti balneari, prima di imbarcarci di nuovo sulla nostra fiammante Fiesta. Nuova destinazione Arbroath, dove ci fermiamo per un paio di ore, il tempo di salire su una collinetta da dove si domina la costa, passeggiare ai piedi delle rovine dell’antica abbazia, costruite di una particolare roccia rossa molta coreografica, e rifocillarci di baked potatoes in un simpatico locale in centro (Darlings Coffe Shop, molto piacevole). Di nuovo in auto per arrivare al posto magico della giornata: il Dunottar Castle, a pochi chilometri da Aberdeen. Un castello in rovina, costruito su una penisola inaccessibile a picco sulle scogliere. Vale la pena scendere e risalire i cento scalini per entrare in questo luogo sospeso nel sole, nel vento e nell’acqua. Si gironzola tra le rovine di bastioni, stalle e officine, si leggono i pannelli che raccontano di assedi e fantasmi, si ammira il mare che si infrange sulle scogliere sottostanti. Posto magico, a nostro avviso secondo solo all’isola di Staffa come luoghi del cuore in questo viaggio.

Lasciamo a malincuore Dunottar e ci dirigiamo a Aberdeen. Arriviamo al nostro albergo, il Premier Inn sulla North Anderson Drive, collocato strategicamente sulla strada che porta a Inverness. E’ l’unico albergo un po’ “standard” del nostro viaggio, e tutto sommato non è male. Funzionale, comodo, tranquillo. Il vicino ristorante è in fase di ristrutturazione e siamo indirizzati per la cena al ristorante del Best Western lì vicino. Cena tradizionale scozzese, con salmone in varie sfumature, per circa 32 sterline. Al momento di pagare (poco più di 30 sterline il conto) le impiegate della reception scoprono (??) che il lettore delle carte di credito è in avaria, e le due nostre carte proprio non vengono accettate (unico caso in tutto il viaggio). Piccolo neo per una catena come Best Western… Risolto con il consueto contante il pagamento, rientriamo in albergo e ci infiliamo nel letto, distrutti ma appagati. La Scozia on the road procede a gonfie vele!

Quarto giorno, 22 agosto 2015: Aberdeen – Elgin – Fort George – Inverness

Oggi ci aspetta la traversata dell’Aberdeenshire, alla volta di Inverness, la porta per le Highland. Girovaghiamo un po’ per le campagne, alla ricerca di un cerchio di pietre segnato sulla carta ma che non è indicato in nessun modo. Rassegnati nel non trovare nulla, ma estasiati dalla bellezza del paesaggio (campi, siepi, colline, boschi) riprendiamo la strada per Elgin, che ci porta a un passo in mezzo ai boschi e le brughiere per poi scendere verso l’Oceano. A Elgin tappa per ammirare le rovine dell’abbazia: merita entrare e aggirarsi tra le navate crollate, e soprattutto salire sulla torre superstite per un giro di orizzonte sulla pianura attorno. Eccezionale e struggente una grande croce pittica, testimonianza dei Pitti, gli antichi abitanti di queste contrade. Di fianco alla cattedrale c’è un angolo speciale, il giardino biblico, cosiddetto perché in esso dovrebbero trovarsi tutte le piante nominate nella Bibbia. Noi non abbiamo verificato, ma vi assicuriamo che è un luogo delizioso, dove fare due passi circondati da fiori e piante curatissimi. Prossima fermata Fort George, fortezza eretta alla fine del 1700 per proteggere Inverness da un eventuale attacco francese via mare. La fortezza è immensa, in parte ancora frequentata dai militari. Il posto in cui si trova è splendido: una penisola protesa tra il mare e una grande baia, circondata da pascoli, boschi e porticcioli. Dai bastioni più esterni si dovrebbero vedere i delfini, ma oggi sono da qualche altra parte, con grande scorno di fotografi e croceristi che si sono imbarcati apposta per filmarli. Spuntino al caffè del forte, gestito da due ruvide donne con l’indole da sergente istruttore, e ripartiamo per l’ultima tappa di oggi: Inverness, dove arriviamo sotto una pioggerellina molto British. Parcheggiamo davanti al bed and breakfast che ci ospiterà per la notte, ma in casa non c’è nessuno e quindi optiamo per una passeggiata a Inverness. La cittadina, allineata lungo le rive del fiume Ness, è carina anche se c’è poco da visitare. Un paio di chiese, il castello di arenaria rossa, il lungofiume. Torniamo al bed and breakfast (Glenrossie Guest House, anch’esso prenotato su booking.com) dove ci installiamo nella nostra cameretta. Ora di cena ormai: si esce e scopriamo che è sabato sera e i locali che avevamo adocchiato per la cena sono stracolmi, con liste di attesa di ore. Niente paura, sul lungofiume c’è il ristorante Jimmy Chung, un cinese “all you can it” che non ha problemi a ospitarci. E mangeremo anche bene, e tanto, spilluzzicando tra piatti cinesi, scozzesi e inglesi, per un totale di 35 sterline – sempre in due adulti e un bambino. Alla fine rientriamo satolli nella camera, pronti per l’esplorazione del Loch Ness.

Quinto giorno, 23 agosto 2015: Inverness – Urquhart – Eilean Donan – Skye – Mallaig

Di fronte allo Scottish breakfast rimaniamo a dir poco sbalorditi: uova strapazzate, bacon, salsicce, pomodori e funghi grigliati, pane di patate e tre tipi diversi di pudding. La carica ci basterà per tutto il giorno, e non sarà un giorno di ozio! Da Inverness in poche miglia siamo sulle rive del Loch Ness. Le nebbie si sciolgono al sole e rivelano le acque scure di questo lago immenso. Ci fermiamo più volte lungo la strada a fotografare o semplicemente ammirare questo panorama placido e primitivo. A Drumnadrochit c’è la famigerata trappola per turisti del Loch Ness Exibition Centre: ne approfittiamo per fotografare il sottomarino usato negli anni ’60 per esplorare il lago. Poco oltre ci fermiamo a visitare il castello di Urquhart. È poco più che una rovina, ben tenuta e valorizzata grazie a un centro visitatori moderno e super attrezzato. La posizione sul lago è fenomenale, a picco sulle acque scure solcate ogni tanto dai battelli dei turisti. C’è molta gente, ma si gira tranquillamente osservando le rovine e leggendo i pannelli esplicativi. Suggestivi i prati attorno al castello, verdi di un’erba perfetta. Ripartiamo diretti all’isola di Skye, ancora lontana. Lasciamo il Loch Ness e dirigiamo verso il Loch Cluain su una strada che dapprima serpeggia tra i boschi e poi ci conduce in un paesaggio incredibile di brughiere, montagne arrotondate e spoglie, rari alberi e ancor più rari cottage bianchi. Arrivati a un colle la strada scende bruscamente verso il mare, che ci riserva lo spettacolo di un fiordo (Loch Duich) da fotografia, con tanto di molo e barchetta da pesca piazzati in modo scenografico. Ma le fotografie si sprecheranno poco dopo, quando raggiungeremo l’Eilean Donan Castel. Chi ha visto il film Highlander si ricorderà certamente del profilo cupo di questo castello. Noi, in questa giornata di sole e vento, non ci stanchiamo di ammirarlo e fotografarlo da mille angolature diverse. Rinunciamo all’idea di visitarlo all’interno e proseguiamo per Skye.

Ci portiamo sull’isola attraverso il ponte di Kyle of Locash e ci concediamo una passeggiata riposante al porto di Kyleakin, un gruppo di case appena oltre il ponte. Il mare è agitato da un venticello gagliardo, l’aria è frizzante e il sole caldo. Riprendiamo la strada attraverso l’isola di Skye verso Armadale, da dove traghetteremo l’auto per ritornare sulla “terraferma” a Mallaig. Skye è un’isola che non sembra tale: ci sono montagne altissime ed aspre, brughiere levigate dal vento, colline arrotondate dai ghiacciai. Sarebbe bello inoltrarsi ancora di più nell’interno, ma abbiamo un appuntamento alle 17 per il traghetto. Sulla strada un segnale luminoso ci gela il sangue: il servizio di ferry verso Mallaig è “Disrupped”. Quindi per arrivare a Mallaig, invece di tre quarti d’ora di traghetto, dovremmo farci tre ore di auto? Decidiamo di renderci conto di persona della situazione e con il cuore in gola percorriamo gli ultimi venti chilometri fino ad Armadale. Ci precipitiamo all’ufficio della Caledonian MacBraines dove un simpatico impiegato non batte ciglio nel farci i biglietti per il ferry. Alla nostra curiosità circa il messaggio letto lungo la strada risponde che sì, se il mare dovesse peggiorare il servizio sarà interrotto, ma per ora va bene così, però non si sa mai. Insomma, aspettate e vedrete. Decidiamo di aspettare. In orario perfetto, il ferry arriva, sbarca e ci imbarca. Tira un vento dannato che fa ballare noi e la nave, ma lo spettacolo e le sensazioni sono così forti e intense che nessuno pensa di ritirarsi al riparo. Sbarchiamo a Mallaig dopo quaranta minuti di traversata e ci rechiamo al nostro albergo, il West Higland Hotel, in posizione panoramica di fronte a Skye. E’ un grande albergo che ha conosciuto forse tempi migliori, ma si difende con classe. Parti comuni in legno nero antico, stanza con vista sulle isole e sole al tramonto… che si vuole di più? Una bella cena, come quella che consumiamo poco dopo al “The fish market”, ristorantino tranquillo in zona porto. Pagate le 27 sterline del conto e accompagnati dal vento impetuoso, ci infiliamo sotto le coperte. Giornata intensa, tra laghi, castelli, mari, monti, isole e porti!

Sesto giorno, 24 agosto 2015: Mallaig – Loch Morar – Glenfinnan – Fort William – Glen Coe – Oban

Giornata varia tra mare e montagne. Al risveglio il vento è cessato e alcuni delfini vengono a curiosare tra gli scogli di fronte all’albergo. Ci godiamo uno Scottish Breakfast pantagruelico e infine siamo in viaggio verso Fort William, lungo la “Road to the isles”, costellata da viste spettacolari sul mare. Facciamo una breve deviazione per affacciarci sul Loch Morar, un placido lago vicino alla costa, che dicono ospiti un mostro gemello di Nessie. Non si vede nulla, a parte uno specchio d’acqua bellissimo contornato da boschi e prati. Ripresa la strada costiera, ci fermiamo più volte a fare foto finché arriviamo a Glenfinnan. Il luogo è noto per due attrazioni: la colonna che commemora il luogo in cui Bonnie Prince Charles iniziò l’ultima sollevazione per restaurare la dinastia Stuart in Scozia, e il viadotto sul quale transita “The Jacobite”, il treno a vapore immortalato nel film di Harry Potter. Neanche a farlo apposta scopriamo che il treno passerà tra dieci minuti. Posteggiamo l’auto (due sterline il parcheggio) e saliamo di corsa sulla collina belvedere lì vicino, dove si è già radunata una folla di una cinquantina di persone. In orario il treno arriva sbuffando e descrive un semicerchio perfetto sul viadotto in pietra. Sarà bananel, ma lo spettacolo è quasi commovente… Riprendiamo la strada e ci fermiamo a Fort William, una cittadina vivace pizzicata tra il mare e il Ben Nevis, la più alta montagna scozzese. In giro ci sono escursionisti, ciclisti, canoisti e semplici turisti come noi, che ci dirigiamo al West Highland Museum al seguito di nostra figlia Caterina che vuole trovare la macchina da scrivere su cui un fantasma si esercita la notte (notizia letta su rivista per ragazzi in Italia). La visita del museo è molto piacevole: si attraversano diverse stanze in cui sono conservati cimeli storici di varia natura, dagli uccelli impagliati agli abiti vittoriani. Nessuna traccia della macchina da scrivere. Chiediamo informazioni a una delle volontarie che gestiscono il museo. Questa si rivolge a un’altra signora, più anziana, che spalanca gli occhi sorpresa e ci chiede di spiegarle bene la faccenda del fantasma. Si scoprirà che, tempo addietro, una volontaria del museo asseriva di udire in una certa stanza un ticchettare di tasti e un forte odore di toast. Proprio in quella stanza, anni prima, era vissuta una dattilografa molto golosa di toast… Incredibile che questa diceria locale sia giunta in Italia! Salutiamo le volontarie del museo e ripartiamo per il Glen Coe, una cupa valle incassata tra due giogaie di monti arrotondati dagli antichi ghiacciai, definita “un cimitero di giganti” da Charles Dickens. In Piemonte di vallate chiuse ne abbiamo più di una, ma qui a colpire sono l’immensità dei fianchi erbosi e la luce che filtra dalle nuvole, spinta dal vento di mare. Si sale a un colle e si apre un paesaggio che non ti aspetti: un immenso altopiano costellato di paludi e isolati cottage bianchi, con tre lati riparati da file di abeti. A ogni piazzola ci fermiamo a fotografare, e come noi altre mille auto e autobus. Gli altipiani sembra che si estendano per centinaia di chilometri, ma infine si scende di quota e ci infiliamo nella lunga vallata che ci porterà a Oban, nuovamente sul mare. Ci precipitiamo al Tour Office del ferry terminal per prenotare i biglietti per l’escursione a Iona e Staffa, prevista per l’indomani “se il mare lo permette”. Alla nostra agitazione l’impiegato dell’ufficio ci rassicura sul fatto che le previsioni sono buone e ci consiglia di prendere parte al tour “Early Bird”, che parte con il ferry delle 7.40 e rientra alle 17.45, in quanto meno affollato. Ringalluzziti dalle ottime notizie dirigiamo al nostro albergo, il “Kelvin Hotel”, prenotato strategicamente a due passi dal ferry terminal. Albergo piccolo e modesto, in una via molto tranquilla vicina al centro. Sistemate le valige usciamo per cena. La scelta cade sul “Corrywreckan”, un locale a metà tra ristorante e pub. Ti siedi al tavolo, consulti in menù e vai alla cassa a ordinare e pagare. Domani sarà una giornata pesante e molto lunga, quindi non lesiniamo sul cibo e rientriamo in albergo sazi e soddisfatti (22 sterline). Domani sveglia presto, tutti a nanna!

Settimo giorno, 25 agosto 2015: Oban –Staffa – Iona – Oban

Oggi coroniamo attese e speranze di questo viaggio in Scozia, andando all’isola di Staffa, ciliegina sulla torta di un viaggio magnifico. Sveglia antelucana, facciamo colazione in camera con muffin al cioccolato, nescafè e brioches. Alle 7.20 ci imbarchiamo sul traghetto della Caledonian MacBraine per l’isola di Mull. In perfetto orario la nave si muove. Il tempo è nuvoloso, con squarci di sereno e isolati rovesci di pioggia. Verso ovest sembra che sia più chiaro. Quaranta minuti di traversata e siamo a Craignure, dove saliamo su un autobus della West Coast Motors che si avventura per la panoramica strada verso Fionnport. Attraversiamo l’isola di Mull su una strada a corsia unica, che l’autista affronta con grinta e prudenza. Il paesaggio attorno è ”davvero scozzese”: si alternano boschi, brughiere, pascoli, specchi d’acqua, laghi, paludi. Ogni tanto qualche cottage o qualche gruppo di case, spesso e volentieri pecore con la faccia nera e bovini delle Highland, ricoperti di un foltissimo pelo. Dopo circa un’ora di viaggio sul bus arriviamo a Fionnport, un gruppo di case di fronte all’isola di Iona. Altro trasporto sul motoscafo della Staffa Tours. Siamo rimasi in una trentina di persone, noi unici italiani assieme a tanti inglesi, scozzesi e qualche cinese. Il sole spunta dalle nuvole, la giornata va migliorando ora dopo ora. La navigazione è tranquilla finché rimaniamo al riparo della costa di Iona, poi si inizia a saltare sulle onde. Una foca curiosa ci osserva con aria stupita.Siamo in mezzo al mare, circondati da isole tutto attorno. Poco a poco una si avvicina sempre di più, fino a che non la riconosciamo: è Staffa! Isola di basalto colonnare, con le pareti ripide e lisce come muri e un grande occhio nero che ci osserva: la grotta di Fingal. La piccola Caterina è senza parole dalla gioia, e noi pure. Se non fosse stato per lei, che aveva scoperto quest’isola sui suoi libri e aveva insistito per portarci qui, noi forse non ci saremmo venuti. Essere qui ora è incredibile, e lo è ancora di più scoprire che il motoscafo si ormeggia a un piccolo molo e ci scarica sulla scogliera. Abbiamo un’ora di tempo per esplorare l’isola. Il percorso verso l’apertura della grotta è protetto da robusti mancorrenti, per rassicurare anche i più timorosi. Arriviamo fino all’apertura della grotta, stretti da un lato dal mare mosso e dall’altro dalla parete verticale che sfugge verso l’alto. Caterina e io proseguiamo fin dove è possibile dentro la grotta. Il mare che sbatte sugli scogli, gli spruzzi d’acqua sulle pareti nere e lucide, l’impressione di essere fuori dal mondo sono sensazioni davvero potenti. Ritorniamo lentamente sui nostri passi, consapevoli di essere stati molto fortunati ad arrivare fin qua. In attesa del motoscafo salgo sulla sommità dell’isola. Un altopiano verde d’erba, una vista a trecentosessanta gradi sulle isole verso est e sul mare aperto verso ovest. Atmosfera primitiva ed essenziale. A malincuore ci imbarchiamo sul motoscafo che dirige verso Iona. Adesso il mare è più mosso e sul motoscafo si salta davvero. Dopo mezzora siamo a Iona. Poche case e una abbazia antichissima, fondata da San Colombano e i suoi compagni irlandesi nel 563. Più volte distrutta e ricostruita, vi furono sepolti molti re di Scozia, Irlanda, Francia e Norvegia. Suggestivi il chiostro e le lapidi appoggiate al muro, inestimabili le croci celtiche collocate davanti all’abbazia. Gironzoliamo per le case attorno al porto e all’abbazia, ci inoltriamo per una strada di campagna che porta alle spiagge del lato nord, visitiamo il centro di accoglienza locale. Si respira un’aria di quiete e di spiritualità che mitiga e addolcisce la natura selvaggia di Staffa. Infine prendiamo il ferry che porta a Fionnport, e da lì risaliamo sul bus. Altra ora di strada attraverso Mull, intervallata da soste fotografiche, e siamo a Craignure. Nuovo imbarco in ferry e finalmente, dopo 10 ore di escursione, rieccoci a Oban. Siamo distrutti dalle emozioni e sensazioni della giornata, passata tra mare, spruzzi, pascoli, chiese antiche e scogliere battute dal vento.Per riprenderci occorre una cena robusta al “Corrywreckan”, conclusa da apoteosi di dolci scozzesi. In tutto 24 sterline, ultima cena in Scozia. Siamo stanchi, appagati, soddisfatti e anche un po’ tristi, perché domani ritorneremo a casa. La vacanza è quasi finita, nel migliore dei modi!

Ottavo e ultimo giorno, 26 agosto 2015: Oban –Luss – Stirling – Edimburgo

Oggi si rientra a casa in Italia. Oban ci accoglie con una pioggerellina insistente, come non abbiamo mai avuto fino ad ora. Regoliamo i conti al Kelvin Hotel e andiamo al Corrywreckan per l’ultimo Scottish Breakfast. Ancora uova, bacon, salsicce, pane di patate, pomodori, funghi e haggish per ritemprare le forze in vista della giornata odierna. Da Oban ripercorriamo la strada fatta due giorni fa, in direzione Glasgow. Pieghiamo a sud e ci inoltriamo nei Trossach, regione di laghi e boschi verdissimi. Costeggiamo il Loch Lomond fino al grazioso villaggio di Luss. Poco dopo essere scesi dall’auto siamo sommersi da un acquazzone fenomenale, che ci ricorda il perché queste regioni sono così verdi. Nonostante ombrelli, k-way e il provvidenziale riparo sotto allo spiovente di una chiesa ci ritroviamo fradici d’acqua in pochi minuti. Così come è arrivata, la pioggia se ne va lasciando posto a un sole tiepido che piano piano ci asciuga. Riprendiamo la visita di Luss. I cottage ridenti in realtà erano nate come case per gli operai di una vicina cava, gentilmente edificate dal loro datore di lavoro. Cessata l’attività della cava, il paese si è “riciclato” come piacevole centro di villeggiatura. Riconfortati dal sole che splende vigoroso, riprendiamo il cammino verso sud, per deviare poco dopo in direzione di Stirling. Attraversiamo campagne ricche di pascoli e coltivazioni, ben diverse rispetto all’aspetto aspro delle Highlands che ci avevano accompagnato fino ad ora. Arriviamo a Stirling nel primo pomeriggio. Abbiamo giusto il tempo per una passeggiata nel centro storico. Costeggiamo la chiesa medievale della Holy Rude e la facciata del Mar’s Wark, i ruderi di un grandioso palazzo iniziato e mai terminato. Transitiamo davanti alla dimora settecentesca dei duchi di Argyll e ci affacciamo alla spianata del castello. Ci mescoliamo alla folla che gironzola sui bastioni esterni e ci godiamo il panorama sulla città e le campagne circostanti. Stirling è stata sempre al centro delle vicende scozzesi, tanto che dai bastioni del castello si vedono sette campi di battaglia che in epoche diverse hanno contrapposto inglesi e scozzesi. Dal centro di Stirling andiamo ancora alla vicina collina dove è costruito il monumento a William Wallace, un pinnacolo vittoriano alto quasi 70 metri. Ancora due foto e poi ci dirigiamo verso l’aeroporto di Edimburgo. Consegniamo alla Hertz il nostro bolide rosso e infine ci imbarchiamo sull’aereo che ci riporta a Malpensa. La vacanza in Scozia è davvero finita.

Ci resteranno nel cuore e negli occhi il mare e le rocce di Staffa, la pace di Iona, la drammatica bellezza di Dunottar, Urquart e Eilean Donan, l’allegria di Edimburgo, la calma fuori dal tempo dii Fort George ed Elgin, il vento di Mallaig e la pioggia di Luss e del Loch Lomond. E poi tanti altri scorci e istanti veloci, colti al volo mentre salivamo al Glen Coe o scendevamo verso Skye.

Per non parlare delle persone che abbiamo incontrato: tutti gentili, premurosi, discreti, pronti a aiutarci se magari non capivamo subito o eravamo indecisi sul da farsi. Grazie Scozia, e grazie scozzesi per questa bella vacanza.

Considerazioni e consigli

La guida a sinistra. E’ la croce di ogni europeo “continentale” che va nel Regno Unito per la prima volta. Sfatiamo una convinzione comune: non è vero che si impara in cinque minuti, e neanche in un quarto d’ora. Affrontate come aperitivo il traffico di Edimburgo alle sei di sera e ci direte qualcosa. Ma è anche vero che dopo il primo giorno, con un po’ di attenzione, ci si abitua, si iniziano a evitare i marciapiedi e le auto in sosta sul lato sinistro, e ci si sente decisamente più sicuri e confidenti.

Fuori dalle città il traffico è relativamente scarso, quindi occhio alle rotonde e agli incroci se non avete nessuno davanti che vi fa strada: la tentazione di impegnare il lato destro della carreggiata è irresistibile!

Un buon navigatore satellitare aiuta, soprattutto nelle rotonde che vanno affrontate alla rovescia.

Comunque, coraggio, la Scozia vale la pena di un po’ di attenzione extra alla guida.

Alberghi, appartamenti e Bed and Breakfast. Noi abbiamo prenotato su Booking.com tutti i pernottamenti con largo anticipo, dopo aver deciso un itinerario di massima comodo da rispettare. Scelta azzeccata per il periodo – agosto – in cui Edimburgo è invasa da artisti che accorrono per il Fringe Festival e il Military Tattoo. Le centinaia di cartelli con la scritta “No vacancies” incrociati lungo le Highland confermano che in agosto si corre il rischio di spendere parte della giornata alla ricerca di un letto (anzi, tre, nel nostro caso).

Cambio e valuta. Il banchetto di cambio contante nell’atrio di ritiro bagagli, all’aeroporto di Edimburgo, applica dei tassi a dir poco esosi. Meglio rivolgersi agli sportelli nell’atrio partenze, oppure utilizzare gli ATM presenti in tutti i supermercati.

Ferry. Il servizio di ferry verso le isole Ebridi è svolto dalla Caledonian Macbrayne, dal cui sito si possono consultare gli orari e prenotare i passaggi. Noi abbiamo prenotato la traversata da Armadale a Mallaig, visto che è una tratta descritta come affollata. E’ ben specificato nel sito che se il mare non lo consente il traghetto non parte, con buona pace di chi ha prenotato o meno. Abbiate fiducia e sperate nel bel tempo.

Cibo. Salmone, scampi, fish and chips, pollo ripieno, haggish, patate, verdure al vapore, bistecche di angus. Questi i menù classici che hanno saziato la nostra fame all’ora di cena. I pantagruelici Scottish breakfast riservavano una carica di energie che ci faceva quasi trascurare il pranzo.

In tutti i locali dove siamo stati era previsto un menù bambini, il più delle volte sostanzioso come quello degli adulti.

Visite varie. Non abbiamo visitato tutti i castelli e le attrazioni incrociate per strada, perché 8 giorni non ci sarebbero bastati. A nostro avviso imperdibili il castello di Edimburgo e quello di Dunottar, Fort George e l’abbazia di Iona. Da meditare l’acquisto della tessera Explorer Pass, valida 3 giorni o una settimana. Noi ci abbiamo pensato tardi e forse avremmo risparmiato qualcosa.

La perla del viaggio in Scozia per noi è stata la gita a Staffa. Ambiente selvaggio, mare aperto, vento gagliardo, uno scenario imperdibile di rocce a picco sul mare e una grotta suggestiva. Da Oban preventivate un giorno intero (10 ore effettive), con partenza in base ai ferry che fanno servizio a Craignure. La partenza sul presto (“Early Bird Tour”) consente di avere meno folla attorno e di trovare migliori condizioni meteo, in genere. Per tutte le informazioni e i biglietti riferirsi al Tour Shop del Ferry Terminal di Oban, aperto fino alle 17.



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