In Friuli Venezia Giulia a tutta natura

Dalla foce dell'Isonzo per scoprire l'isola della Cona, fino all'estremità orientale della laguna, per andare a zonzo su quella di Barbana
Scritto da: Jambalaya
in friuli venezia giulia a tutta natura
Partenza il: 05/10/2012
Ritorno il: 07/10/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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(…continua… leggi qui il diario del primo giorno di viaggio!)

Il giorno dopo ci svegliamo di buon mattino e ci dirigiamo all’Isola della Cona sulla Foce dell’Isonzo. Una nebbia sottile sovrastava la pianura, sembrava di essere in una brughiera inglese, quelle che si trovano nei romanzi di Conan Doyle, e vi posso assicurare che con questa luce l’isola della Cona è magnetica. Lì incontriamo Paul, la nostra guida, che ci conduce alla scoperta dei tanti uccelli migratori che passano di qui. Si impara a essere silenziosi in un luogo come questo, dove gli animali in genere non hanno paura, ma detestano le persone rumorose. Per ammirare il loro splendore è meglio stare zitti. E ogni tanto, diciamolo francamente, non guasta. Ci sono alcuni comodi punti di osservazione, dove gli appassionati si dedicano al birdwatching o alla fotografia, ma anche camminando è sempre possibile osservare gli animali da dietro una feritoia nella staccionata in legno che corre lungo tutto il percorso. Con rispetto ci si ferma a guardare e, grazie alle indicazioni di Paul, avvistiamo un marangone dal ciuffo e un’avocetta, piuttosto rari da vedere, e aironi e folaghe.

Qui tutto è silenzio, solo le oche in volo fanno un gran chiasso, che chiacchierone! Pensare che ne passano circa 3500 l’anno. La vista dei cavalli liberi, poi, è da togliere il fiato. Sono belli e leggendari. Quasi figure mitologiche libere e selvagge, la loro vista tocca le corde dell’anima. In realtà, oltre ad essere belli, per l’Isola della Cona sono anche davvero utili, si occupano di giardinaggio in particolare di “tosatura erba” e si dice che facciano davvero bene il loro lavoro! Paul ci spiega che vengono spostati in aree diverse a seconda delle esigenze di gestione degli ambienti e soprattutto in base alle necessità degli uccelli e dice che sono davvero animali attenti e scrupolosi nelle pulizie. Lungo il sentiero Paul avvista un pendolino su un ramo, un uccellino piccolo e molto curioso, allora la guida inizia a fare un rumore con le labbra ed in poco tempo ne arrivano una ventina, tutti intorno a noi che ci guardano girando la testina a destra e sinistra con aria interrogativa: sembra che dicano “Cos’è questo rumorino che mi piace tanto?”. La nostra guida ci conduce anche al museo dell’anatra e qui scopro che esistono centinaia di specie diverse di anatre che arrivano in periodi diversi dell’anno e che cacciano in modo diverso, addirittura c’è un tipo di anatra sommozzatrice che arriva a pescare sino a 20 metri sotto il livello del mare. Per questo museo il dottor Fabio Perco, direttore scientifico della Riserva, ha realizzato disegni, alcuni caricaturali, riproduzioni plastiche di anatre e pannelli esplicativi. Devo ammettere che prima di arrivare qui non avevo mai immaginato quanto potesse essere interessante un’anatra. È proprio vero, c’è sempre da ricredersi nella vita.

All’Isola della Cona inoltre sono state predisposte aree per picnic, un bar, giochi per bambini, noleggio bici e canoe. Il percorso a piedi si può fare da soli oppure come abbiamo fatto noi con l’ausilio di una guida dietro prenotazione. È un luogo da vivere in estate, per dedicarsi ad attività all’aperto oppure con maggiore intimità in inverno, assaporando i ritmi lenti e rispettando la quieta esistenza degli animali che passano di qui. Un altro luogo da fiaba. Non c’è che dire, questo Friuli Venezia Giulia sa stupire.

Nel frattempo arriva l’ora di pranzo e facciamo una breve sosta ad Aquileia, giusto il tempo di vedere la Basilica e lo splendido pavimento: il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale. Peccato non poter stare più tempo, ma mi riprometto che tornerò per visitare l’area archeologica considerata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Ci dirigiamo dunque a Grado per prendere il battello che ci condurrà all’isola Barbana, situata all’estremità orientale della laguna. Il viaggio in battello è piacevole e in circa venti minuti si arriva. L’isola Barbana è un gioiellino e al centro, come una perla nella sua conchiglia, si erge il Santuario “Santa Maria di Barbana”; vi assicuro che si può essere credenti o meno, ma la spiritualità qui si avverte realmente. È un luogo di meditazione, un ristoro per l’anima lontano dai neon e dalla pazza folla. Il mio è un itinerario naturalistico e la ricerca della natura, così come di un vivere più “naturale”, per quanto mi riguarda significano anche riappropriarsi di ritmi e suggestioni perdute.

E così ci siamo ristorati per un’oretta in questo luogo, seduti nel curato giardino e visitando il Santuario e la cappella dell’Apparizione dove, tra l’altro, si trovano le spoglie del venerabile Egidio Bullesi, un giovane istriano che si distinse per la sua opera di apostolato. Sono rimasta sorpresa a trovarlo qui. Ci credete che ha vissuto a La Spezia, dove io risiedo, e avevo già avuto modo di sentirne parlare perché sulla passeggiata del lungomare della mia città c’è la sua foto e una sua preghiera? Questo lo dico perché credo che nella vita ci siano sempre degli indizi da seguire e quindi mi è apparsa bizzarra questa coincidenza. Forse sono solo una sognatrice o forse no. Chissà.

Tornati a Grado ci siamo concessi un bell’aperitivo e un fantastico tramonto sul lungomare, un po’ di romanticismo non guasta mai, e abbiamo passeggiato in questa graziosa cittadina, che molti percorrono in bicicletta, tra vicoli e case pittoresche. Anche in questo caso il tempo a disposizione non era molto perché la sera Corrado, il proprietario dell’agriturismo, ci aspettava per una cena con la sua famiglia. E così ci siamo ritrovati intorno a un allegro tavolo gustando dell’ottimo cibo e parlando di svariati argomenti: di Otto, il bassotto di casa; del loro maneggio; dell’impeto della bora con raffiche che possono raggiungere anche i 180/200 km orari; ma soprattutto delle loro radici storiche che, in terre di confine come questa, sembrano essere scolpite nella memoria più vividamente che altrove. La serata non poteva finire senza un bicchierino di grappa fatta in casa, giusto finale di una giornata molto intensa…

(continua…)



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