Il molo più lungo d’Europa? Si trova nella ‘città rossa’ dove tutto è fatto di mattoni

Bellissima Polonia
Scritto da: RosaLuca
il molo più lungo d'europa? si trova nella 'città rossa' dove tutto è fatto di mattoni

Perché Danzica? Perché i mattoni hanno un colore così caldo, il vento è così freddo e la luce chiarissima sulle lunghe spiagge di sabbia quasi bianca abbaglia! Avevamo già visitato le tre repubbliche baltiche ma soprattutto la costa nord della Germania, da Lubecca a Stralsund, isola di Rügen compresa, e la bellissima Amburgo ed eravamo rimasti affascinati dall’architettura e dalle spiagge. In più Cracovia e Breslavia ci erano piaciute molto e così tornare in Polonia con questi presupposti ci ha spinto a prendere un volo Ryanair da Bergamo a Danzica (102 € a persona andata e ritorno con priority). La stagione non era propizia ma a noi piace muoverci fuori dai periodi di punta.

Come guida abbiamo trovato solo la Morellini specifica su Danzica e Pomerania, completa e utile. Inoltre abbiamo usato una guida generale della Polonia da cui abbiamo tratto Danzica e dintorni e scaricato parecchie cose da internet. Abbiamo soggiornato all’Hotel Wolne Miasto, prenotato per tempo da Booking, 337 € per 5 notti la doppia con colazione. L’albergo è centralissimo, reception h24, pulito e la colazione completa e molto varia. Inoltre è vicinissimo alla fermata del bus 210 per andare e venire dall’aeroporto. Una corsa costa 4,80 zl (il cambio nei giorni in cui siamo stati noi era mediamente di circa 4,58/4,60 zl per €). Abbiamo sempre cambiato nei Kantor, preferibilmente un po’ periferici per avere una quotazione migliore. Ricordarsi di chiedere sempre se ci sono commissioni, di solito no. In aeroporto è meglio non cambiare. Comunque nelle macchinette per i biglietti del bus si può pagare con la carta ed è sempre più conveniente scegliere di pagare in valuta locale. Ovunque, nel bus, nei treni e nei musei sconto per i senior.

Nessuna differenza di fuso orario.

Venerdì 24 marzo 2023

Parcheggiato l’auto a Bergamo in aeroporto con prenotazione a 55 € per tutto il periodo. Volo in orario, durata meno di due ore. All’arrivo all’aeroporto Lech Walesa ci siamo fermati subito prima dell’uscita all’ufficio informazioni turistiche per chiedere dove prendere il bus e per farci dare una cartina. Abbiamo anche chiesto notizie sul pass turistico che penso faremo.

L’autobus è strapieno, snodabile, e il percorso dura circa 40 minuti e stiamo piuttosto scomodi in piedi con il trolley da badare. Comunque scendiamo alla fermata giusta e in pochi passi siamo in Hotel. Ripartiamo subito per il primo giro orientativo (è pomeriggio e non prevediamo visite). Subito parte un acquazzone e ci infiliamo in una birreria della via Regia per ripararci e ambientarci. Chiediamo due noccioline per la birra e ce le fanno pagare extra! Usciamo che si è rasserenato, arriviamo al lungo fiume, bellissimo colpo d’occhio, il primo impatto è veramente d’effetto. Purtroppo la famosa Gru è in restauro e si intravede soltanto dietro alle impalcature.

Scegliamo a sentimento uno dei locali sul fiume per la prima cena. Zuppa Borscht alla polacca, le placki ziemniaczane, tipiche frittelle di patate, e i primi pierogi. Tutto ottimo e a prezzo modico.

Tornando passiamo dalla famosa Mariacka, la stradina più tipica, che veramente ci lascia a bocca aperta. I balconi decorati “avanporta” con enormi palle di pietra che reggono il corrimano e strane grondaie/doccioni con facce di animali fantastici e sotto ai balconi scale a scendere con locali o negozi. Mai visto nulla di simile. Tornando ci fermiamo nella Piwna, che diventerà la nostra strada preferita, in un locale che vende solo liquore di ciliegie con un paio di ciliegine nel bicchiere, Wisniewski, e lo serve sia caldo che freddo. Buonissimo, 15 zl a bicchiere. Stranamente mi ricorda la Ginja portoghese! Parallelismi?

Ambientatissimi andiamo a letto.

Sabato 25 marzo 2023

Come primo giorno decidiamo di visitare la Città Principale e di vedere possibilmente le cose più importanti.

Ci facciamo subito tutta la ulica Dluga (via Regia) dalla porta d’oro alla porta verde passando per il municipio e la fontana del Nettuno. Case incredibili, torcicollo a guardare in su per la meraviglia. Prima della porta verde c’è l’ufficio del turismo. Ci facciamo subito il biglietto per ingressi liberi per 3 giorni pur sapendo che il terzo giorno, lunedì, molti musei sono gratuiti. Comunque paghiamo 75 zl a testa così siamo certi di poter girare in libertà. Decidiamo invece di non fare la card per i mezzi. Quasi tutto si raggiunge a piedi e se proprio servirà un bus lo pagheremo di volta in volta.

In attesa dell’apertura ci facciamo un caffè in una bella pasticceria. Qui in questa stagione apre quasi tutto alle 10 e chiude alle 16 o massimo 18. Iniziamo con le visite: primo ingresso la Corte di Artù, luogo di ritrovo dei mercanti in seguito diventato borsa. L’interno è bellissimo, completamente decorato con dipinti e statue a sfondo mitologico, ma soprattutto il pezzo forte è l’immensa stufa di maiolica alta 11 metri, realizzata da Georg Stelzner tra il 1545-1546, e ricoperta da 520 piastrelle colorate che riproducono i principali leader e personaggi europei dell’epoca. Usciamo e a fianco entriamo direttamente nel Municipio, lo storico Ratusz gotico rinascimentale, anche questo, bellissimo nelle sue sale, in particolare la famosa “sala rossa”. Purtroppo la salita alla torre è chiusa.

Ancora uno sguardo alla statua del Nettuno del 1600 realizzata da Van den Blocke nello stile tipico del manierismo fiammingo e situata proprio davanti alla Corte di Artù in mezzo al cosiddetto Mercato lungo. Come non pensare a Bologna! Ancora strani parallelismi. Poi avanti con le visite, tocca alla casa Uphagen, una casa mercantile patrizia ricostruita perfettamente con arredi originali e tappezzerie bellissime a temi naturalistici. Non sempre è aperta al pubblico ma oggi sì ed è compresa nella card. Si trova sempre nella Ulica Dluga verso la Zlota Brama o Porta Dorata. La Porta è un bellissimo edificio, sempre in stile olandese, dietro al quale si trova il torrione della prigione con la sala delle torture. Qui una volta era situato il museo dell’ambra ora trasferito nel Mulino Grande nella città vecchia. Altro acquazzone improvviso e poi di nuovo sole!

Andiamo a dare un’occhiata alla basilica della Santa Maria, immensa e bianchissima all’interno, una delle più grandi chiese in mattoni. Belli l’orologio astronomico e la statua della Madonna Bella. C’è anche una riproduzione del Giudizio Universale di Memling, visto che l’originale è al Museo di Danzica. Ci segniamo gli orari della salita alla torre che vorremmo fare in un momento però di bel tempo.

Rifacciamo la Mariaka con i negozi aperti e le vetrinette in ferro battuto piene di ambra. Ancora più bella! Dirigiamo oltre la Gru sul lungo fiume (la Motlawa prima dell’incontro con la Vistola) per andare all’imbarcadero visto che alle 13 e alle 15 ci sono due escursioni fino a Westplatte andata e ritorno in appunto circa 2 ore di navigazione.

Alle 13 partiamo, la barca è un tantino bagnarola, poco spazio dentro e poco fuori, però il tempo è buono. Volendo si potrebbe scendere a Westplatte e riprendere il battello delle 15 due ore dopo. Decidiamo di non fermarci se non i 20 minuti di sosta previsti nella gita. Si arriva fino al mare aperto ma il percorso non è entusiasmante. I cantieri sembrano un po’ tutti in disuso (pare che il porto di Gdynia sia più attivo) poche navi e molti mucchi di ferraglie. Noi avevamo fatto un tour nel porto di Amburgo ed era stato molto più interessante, solo la vista delle migliaia di enormi container movimentati meccanicamente e delle enormi navi da trasporto ci aveva colpito ed era tutto molto attivo. Comunque a Westplatte scendiamo, arriviamo alla spiaggia, bellissima, e pensiamo tristemente che proprio questo è il luogo dove è iniziata la seconda guerra mondiale. Foto di rito al monumento commemorativo.

Durante il ritorno altro breve acquazzone. Scesi dirigiamo al museo della seconda guerra mondiale che chiude alle 18. La struttura è molto bella e ultramoderna e ci coglie anche uno splendido arcobaleno che vi si riflette.

Anche questo museo è compreso nella card. Bisogna lasciare giacche e zaino negli armadietti, nessuna scritta o audioguida in italiano (come in tutto quello che abbiamo visitato oggi). Iniziamo il giro. Allestito benissimo con un percorso guidato da frecce e con tutti i passaggi relativi alla vicenda della seconda guerra mondiale. La struttura è un po’ nello stile dello Yad Vashem di Gerusalemme e del museo ebraico a Berlino. Non ho verificato architetto e allestitori ma le atmosfere sono simili.

All’interno un ascensore panoramico in vetro sale lungo la facciata di vetro inclinata fino al bar/ristorante. Ci diamo un’occhiata per qualche foto e usciamo. Direi che questo è un museo da non perdere. All’uscita arcobaleno da urlo.

Passiamo dall’ufficio postale famoso per il sacrificio dei dipendenti ricordato da una grande statua. Torniamo sul lungo fiume e decidiamo di cenare in un fish and chips che ci aveva invogliato: zuppa di pesce e pesce fritto con patate, prezzo modico e tutto molto buono. Ormai è già diventato un vizio e sulla via del ritorno ci facciamo di nuovo il ciliegino.

Domenica 26 marzo 2023

Sveglia presto, super colazione, partenza a piedi verso la stazione che è abbastanza vicina. Anche questa è in restauro (qualche bonus facciata pure qui?) ma si intravede che è bellissima, ovviamente in mattoni. A fianco hanno sistemato una stazione posticcia dove troviamo un ufficio informazioni che ci spiega sia come andare a Sopot e Gdynia che quali treni prendere per Malbork dove vorremmo andare dopodomani. I biglietti si fanno in due biglietterie diverse.

Facciamo quello per oggi, praticamente un giornaliero. Possiamo scendere a Sopot, poi prendere un altro treno per Gdynia e poi tornare e comunque fermarci dove vogliamo. Molto comodo. Treno puntualissimo e in una ventina di minuti siamo a Sopot. Le due città che fanno parte della Tripla sono servitissime dal treno, praticamente uno ogni mezz’ora. Tempo ahimè misto, freddino e ventoso, ma almeno non piove. Subito fermata in una accogliente kawiarna-piekarna, panetteria-caffetteria, per scaldarci. Nessuna indicazione turistica in giro, ma intuiamo subito che la strada principale del centro, la Ulica Bohaterów Monte Cassino, detta Monciak, in lenta discesa verso il mare, con negozi e locali è quella giusta.

Il nome di questa via rievoca un episodio doloroso della storia nazionale. Bohaterów (in italiano, eroi), si riferisce infatti alla Quarta Battaglia di Montecassino del 1944 cui partecipò anche il corpo polacco favorendo la ritirata delle truppe tedesche da Cassino e la conseguente marcia degli alleati verso Roma. L’operazione costò purtroppo la vita a migliaia di soldati e, per non dimenticare, si decise di dedicare a loro il nome della via principale della città.

A un certo punto si incontra la Krzywy Domek, la “Casa Ubriaca” al civico 53, molto carina e particolare. Quasi di fronte la statua del Funanbolo, un pescatore africano che se ne sta sospeso su di una fune dondolando al vento. L’autore, Jerzy Kedziora, artista polacco conosciuto anche come Jotka, realizza delle stupende sculture sospese a mezz’aria.

Da notare lungo la strada il Monumento all’orso Wojtek, simbolo e mascotte dell’Armata polacca (da Wikipedia: Wojtek, nato nel 1942 vicino a Hamadan in Persia e morto il 2 dicembre 1963 allo Zoo di Edimburgo, è stato un orso bruno siriano adottato dai soldati della 22ª Compagnia di rifornimento dell’artiglieria nel II Corpo polacco. Durante i preparativi per la battaglia di Cassino aiutò a trasportare le casse dei proiettili d’artiglieria. Il nome “Wojtek” è un diminutivo di “Wojciech”, un vecchio nome slavo ancora in uso nella Polonia odierna e che significa “colui a cui piace la guerra” o “guerriero sorridente”. La sua immagine fu inserita nell’emblema ufficiale della compagnia.). Altro curioso parallelismo è che una statua dell’orso è stata messa a Imola, proprio in ricordo del suo passaggio dalla città insieme all’armata polacca.

Si arriva finalmente al famosissimo molo di legno, il più lungo d’Europa, poco più di 500 metri. È veramente emozionante, come entrare nel mare aperto. Lo percorriamo tutto fino alla fine. Vista sulla spiaggia e sul famoso Grand Hotel dove soggiornarono grandi personaggi come Hitler, De Gaulle, Fidel Castro, Marlene Dietrich, Greta Garbo, Omar Sharif, Putin, Reza Pahlavi e moltissimi altri. Siamo arrivati qui alla mattina presto, è domenica, mentre torniamo il molo si riempie di gruppi numerosi di gitanti. Le cartoline che compriamo fanno vedere che in estate l’immenso molo è fitto fitto di persone.

Torniamo alla stazione e prendiamo il treno per Gdynia. Scegliamo di scendere alla fermata “Glowny” che vuol dire stazione pensando che sia la principale. Anche qui zero informazioni turistiche. Chiediamo un po’ in giro e ci incamminiamo a intuito verso il mare. Oggi si scarpina di brutto. Il nostro obiettivo è il molo principale (qui ci sono parecchi moli e ci dobbiamo accontentare) dove è ormeggiato il Dar Pomorza visitabile sempre usando la card. È un mega veliero-scuola tipo Amerigo Vespucci che ha fatto svariate volte il giro del mondo e vissuto ogni sorta di avventure. La visitiamo dentro e fuori, molto interessante. È ormeggiata vicino allo ORP Blyskawica, un cacciatorpediniere della Marina militare polacca, che però attualmente non è visitabile, si può vedere solo da fuori. Lungo il molo qualche locale, souvenir e la vista sul museo dell’emigrazione polacca (che non visitiamo) e sull’unico grattacielo della città. Due sono i monumenti che si notano: uno ricorda i marinai morti in mare ed è rappresentato da una barca a vela di metallo e l’altro è il monumento a Joseph Conrad, romanziere polacco che ha adottato l’inglese come lingua letteraria.

Per strada vediamo un negozietto che fa solo Paczki, una sorta di bomboloni polacchi con diversi ripieni e li assaggiamo, buonissimi, ce li prenderemo anche altre volte, quando troveremo queste particolari rivendite: una vetrina e una finestrina ed è l’unico prodotto venduto a prezzo stracciatissimo bello caldo. Visti i chilometri macinati oggi per tornare in stazione prendiamo un bus a caso pagando il biglietto direttamente al controllore. Da notare: qui il biglietto dell’autobus e dei treni lo pagano tutti e, cosa non comune in Italia, tutte, dico tutte, le macchine si fermano a debita distanza quando ti avvicini anche solo titubante alle strisce pedonali. Inoltre nessuno, dico nessun pedone passa col rosso. Treno sempre in orario e torniamo a Danzica. La Tripla Città o Trójmiasto l’abbiamo vista!

Non paghi, essendo domenica per cui l’orario del campanile della Santa Maria va fino alle 18 (negli altri giorni chiude alle 16) ed essendo tornato un bellissimo sereno ci buttiamo sui 409 gradini fino alla piattaforma in cima alla torre alta 78 metri. La prima parte è terribile. Strettissima e a chiocciola in mattoni (ovviamente!) senza quasi il posto per appoggiare il piede, direi claustrofobica. Circa a metà si sbuca nella parte larga della torre e la scala diventa più larga a rampe dritte con corrimano, però l’immensità della struttura incombe. Ultimo pezzetto ripidissimo e strettissimo per sbucare sul terrazzino quadrato piccolo con balaustra molto alta (i piccoli vedono un po’ poco). Vista spettacolare e grande soddisfazione. La discesa della scala larga è comune alla salita, invece la chiocciola ovviamente è diversa (in due non si passerebbe) e sbuca direttamente in chiesa. Noi abbiamo un po’ la fissa di salire ovunque si può per il panorama e quindi non ce la potevamo perdere, a prescindere però è veramente consigliata.

Finalmente è ora di cena. Decidiamo di provare il Pierogarnia U Dzika nella Piwna e bene facciamo. La zuppa nel pane, Zurek, è fantastica, il bigos e i pierogi pure. Chiudiamo con torta di mele calda vaniglia e panna. Tutto con l’ottima birra e il liquore di ciliegia finale. La cena migliore del viaggio!

Lunedì 27 marzo 2023

Oggi lo dedichiamo alla Città Vecchia. Al risveglio scopriamo spolverata di neve. Facciamo un altro cambio in un Kantor. Tutti i giorni in pratica cambia di poco il valore. Evitare la zona più centrale per avere un cambio più favorevole. Dirigiamo al mercato coperto, bella struttura in ferro battuto con un po’ di tutto, anche vestiti, e soprattutto cibo. All’esterno la zona delle corone di svariati formati di fiori freschi e finti in stile cimiteriale, ce ne sono tantissime e molti acquirenti. Avevamo visto una cosa analoga anche al mercato di Breslavia.

Vediamo un paio di chiese, Santa Caterina e San Nicola e poi arriviamo al Grande Mulino, di fronte al Piccolo che è molto fotografato perchè situato a cavallo dell’acqua. Sosta per caffè in una grande pasticceria e alle 9 entriamo al Museo dell’Ambra che è situato proprio nel grande Mulino. La struttura è veramente immensa e, ovviamente, tutta in mattoni e all’interno, completamente cavo, è situata la struttura a più piani del museo. Pochissima luce e risalta ovviamente il giallo dell’ambra sempre molto ben illuminata. Si salgono delle scale, dopo aver lasciato come al solito zaino e cappotti negli armadietti, e si osservano sia i metodi di lavorazione che la storia e l’utilizzo nonché le famose inclusioni. Avevamo già visto cose analoghe a Cracovia quindi non ci colpisce particolarmente se non per la struttura e la location di questo moderno museo inserito in un edificio antico e storico. Anche questo museo è incluso nella card ma essendo lunedì è gratis per tutti, infatti ci sono anche delle scolaresche, molto educate.

Usciti visitiamo la vicina chiesa di Santa Brigida famosa per il grande altare, alto 11 metri, tutto di ambra dedicato alle 28 vittime dei cantieri navali morte nelle proteste del 1970. È a pagamento e fuori dalla card. Bello e suggestivo, pur essendo moderno, e comunque veramente particolare. Questa chiesa è anche famosa perché qui si ritrovavano i lavoratori di Solidarnosc e Lech Walesa era solito venirvi a pregare.

Procedendo verso il museo Solidarnosc incontriamo la biblioteca. Anche questa ha un curioso collegamento con l’Italia. Bonifacio Giovanni Bernardino, marchese d’Oria, tacciato di eresia (note tratte dalla Treccani) andava errando avventurosamente dalla Svizzera all’Austria, dalla Polonia alla Francia, dall’Inghilterra alla Lituania e alla Danimarca, sempre accompagnato dalla sua biblioteca. In uno di questi viaggi, la nave che lo trasportava naufragò (agosto 1591) e il Bonifacio, ormai povero, vecchio e quasi cieco, si rifugiò a Danzica, alla quale città donò, con atto del 20 settembre 1592, quel migliaio di libri, tra cui alcuni molto preziosi, che aveva potuto salvare dal naufragio. Essi, intorno ai quali per deliberazione del senato di Danzica (1596) fu costituita una biblioteca, ancor oggi primo nucleo della nuova biblioteca della città. Bonifacio morì a Danzica il 24 marzo 1597. Entriamo e vediamo gratuitamente una mostra di antichi trattati astronomici legati anche ad Havelius, illustre astronomo gedanese. Una grande targa con busto accanto all’ingresso della biblioteca (tutta in mattoni) ricorda il Marchese d’Oria e la sua donazione.

Arriviamo così al Centro europeo di Solidarnosc costruito in un luogo molto importante per la storia polacca ed europea. È qui, nell’ex cantiere navale Lenin, che iniziarono gli eventi che culminarono con la caduta del Muro di Berlino e con il ritorno della libertà in Europa centrale e orientale. Il vicino monumento ai lavoratori caduti del cantiere navale commemora i sanguinosi eventi del dicembre 1970, quando il regime aprì il fuoco sui lavoratori in sciopero. Vicino al monumento c’è il cancello numero 2 dell’ex cantiere navale Lenin, che negli anni Ottanta divenne un’icona della lotta contro il regime comunista. In terra targhe nei punti in cui morirono alcuni degli operai. Il centro è un’enorme struttura color ruggine che fa pensare alle navi costruite nei cantieri. All’interno grandi spazi pieni di piante e scale mobili che salgono ai diversi piani. All’ultimo piano terrazza affacciata sui cantieri e sul monumento. Nella grandissima hall un bar e un ristorante e la vista al primo piano su una enorme biblioteca con le pareti in vetro. Biglietto abbastanza caro, ma con la card ci fanno un minimo sconto. Però almeno qui l’audioguida ha l’italiano. È di quelle che non puoi toccare ma si attiva man mano che si entra nelle stanze. La visita è lunghissima e a volte anche un po’ tediosa, pur se interessante ed allestita benissimo. Così abbiamo un po’ di casini perché ogni tanto vorremmo mandare avanti l’audio e la visita ma non ci si riesce e così ultimiamo il giro ascoltando alla meno peggio ma tirando un po’ via. A sentire tutto ci vorrebbero circa tre ore. Ci rilassiamo un po’ nel bar e lasciamo l’edificio per tornare, sempre a piedi, verso il centro.

Decidiamo di andare a vedere i tre grandi magazzini nei quali è allestito il museo navale, l’unico che non riusciremo a visitare per orari impossibili e anche perché essendo la Gru in restauro non si visita la cosa che più ci allettava. Quindi passiamo il ponte verde e facciamo tutta un’altra zona nell’isola più grande delle due in mezzo al fiume in parte moderna con le case nuove fatte però in stile, tanti locali, una bellissima birreria. Poi facciamo un ponte e arriviamo nell’altra isoletta dove ci sono i magazzini del museo navale. Bellissimo colpo d’occhio, si è proprio di fronte alla gru (fasciata ma intuibile). L’aria è gelida ma la passeggiata merita.

Decidiamo di cenare nella birreria che si trova proprio sotto alla statua del Nettuno, la Piwnica Rajców. Porticina e scale e sotto si aprono grandi spazi, bancone giallo retroilluminato tipo ambra, che abbiamo già visto anche in altri locali ma sinceramente penso sia vetro lavorato ad hoc. Grandi tini in rame e acciaio e un bell’ambiente. Ordiniamo la degustazione di birre, 6 diverse in varie gradazioni alcooliche appoggiate su una sorta di americano con le spiegazioni ovviamente in inglese. Prendiamo di nuovo la zuppa nel pane, molto buona ma un po’ scarsa di quantità e la golonka, lo stinco di maiale piatto tipico polacco. Tutto ottimo e il dolce di cioccolato fondente con gelato e frutti di bosco è mitico. Paghiamo di più di tutte le altre sere, ma il posto è un tantino più chiccoso.

Indovinate? Ciliegino e anche bicchierino di vodka con l’erba del bufalo, tanto è freddo e si va a dormire!

Martedì 28 marzo 2023

Oggi nuovamente treno. Ci svegliamo con la città imbiancata da una leggera nevicata. Molto suggestiva. Partiamo sempre a piedi verso la stazione, strada che ormai conosciamo a menadito. Biglietto di sola andata, il treno ha orari meno frequenti ma quasi ogni ora. Partiamo e in poco più di mezz’ora siamo a Malbork. Il paesaggio innevato è molto suggestivo e la quantità di neve è sufficiente per abbellire ma non per dare fastidio. Anche qui all’uscita dalla stazione, molto bella in mattoni e molto decorata, abbiamo un attimo di panico su che strada prendere. Comunque col treno abbiamo costeggiato il castello e quindi dirigiamo verso da dove venivamo. Infatti imbocchiamo subito una bella strada pedonale con locali e negozi e un ufficio informazioni aperto con tanto di cartina, materiale e indicazioni per la visita. Solita fermata in carinissima pasticceria per caffè e arriviamo al castello. Visitor center faraonico, audioguida in italiano miracolosa (senza quella non ne saremmo usciti vivi) e dal numero dei bagni si può immaginare un afflusso turistico in stagione pazzesco.

I tetti bianchi di neve, il cielo azzurrissimo e ovviamente il rosso brillante dei mattoni ci lasciano a bocca aperta, così come la grande foto panoramica di come era ridotto il castello prima della ricostruzione. Ovviamente è patrimonio dell’Unesco e all’ingresso ricordano che essendo appunto così riconosciuto è patrimonio di noi tutti, Un brivido di orgoglio, è veramente meraviglioso. Il Castello di Malbork (nome polacco di Marienburg in quanto dedicato a Maria, patrona dell’Ordine dei Cavalieri Teutonici che ne iniziarono la costruzione nel 1270) è un classico esempio di fortezza medievale; è il più grande castello del mondo costruito in mattoni (in generale è l’edificio in mattoni più grande mai costruito dall’uomo) e uno dei più imponenti dell’Europa. È costituito da tre parti: il castello alto, cioè l’ex convento; il castello medio, con le abitazioni degli inservienti e alcuni servizi; il castello basso, nel quale vi era il karwan, uno spaccio di armi di ogni genere.

Le tre sezioni del Castello sono separate da fossati asciutti e da torri, da cortili e anche da un bellissimo roseto. Il castello è arrivato ad ospitare, nel tardo Medioevo, più di 3.000 persone, in uno spazio racchiuso tra le mura di 210.000 m², più del quadruplo del Castello di Windsor. Fortunatamente le voci degli accompagnatori che sentiamo nell’audioguida ci indicano tutto perfettamente, senza essere tediosi e con tutti i passaggi per non farci perdere. Da soli sarebbe impossibile girarlo. Bellissime stanze, corridoi, cortili, scale. Un paio d’ore che volano. Tanto per dare un’idea della meraviglia le sale principali hanno i bocchettoni del riscaldamento a pavimento, come dire che non abbiamo inventato niente. Usciamo storditi, avevamo scelto di vederlo perché ci ispirava, ma certo a questo punto lo consigliamo assolutamente. Come nostra abitudine siamo arrivati qui all’apertura e nel castello c’eravamo solo noi e un giapponese solitario. E ce lo siamo quindi visto molto bene. Mentre uscivamo abbiamo incrociato almeno tre gruppi numerosissimi, pur essendo un martedì qualsiasi. Ecco perché tutti quei bagni!

Torniamo in stazione e facciamo il biglietto per tornare a Gdansk. All’arrivo ci eravamo presi i possibili orari per il rientro e così partiamo quasi subito. Decidiamo di fare una veloce sosta in hotel e ripartiamo per andare a vedere il Museo Nazionale di Danzica dove si trova l’originale del Trittico del Giudizio Universale di Hans Memling. Raggiungerlo non è facilissimo, si deve fare un mega sottopassaggio di uno stradone a quattro corsie con anche tram nel mezzo. La nostra card è finita quindi paghiamo. Il museo è un po’ deludente, a parte qualche mobile pesante e un po’ di ceramiche e argenti, direi che se non ci fosse il Trittico, che è veramente splendido, non varrebbe la pena. Avevo anche letto che c’era una bella collezione di stufe di maiolica, invece ne ho vista una sola.

Torniamo in centro, sosta per un bicchiere di sidro, buonissimo, un po’ di acquisti di souvenir, e poiché è sereno facciamo un altro giro per le ultime foto fino alla porta del pane e poi torniamo al locale del fish and chips che ci era piaciuto tanto. Pochissima gente in giro, freddo polare. Bellissimo il ponte levatoio illuminato! Ultimo ciliegino. Domani purtroppo si torna.

Mercoledì 29 marzo 2023

Tempo bellissimo. Abbiamo un paio d’ore prima di muoverci per andare all’aeroporto. Ultimo giro e ancora foto con una luce bellissima. Ogni casa ha particolari unici e particolari. Torniamo anche alla Santa Maria e alla porta verde e rifacciamo per l’ultima volta la Mariacka e la Piwna. Caffè allo Starbucks, un’occhiata anche all’hard rock, check out e bus 210 per l’aeroporto facendo i biglietti alla macchinetta alla fermata.

Nel free shop dell’aeroporto vodka col filo d’erba (Zubrowka, la vodka del bisonte) e liquore ciliegino da portarci a casa per ricordo. Imbarco e volo per Bergamo senza problemi. Riprendiamo la macchina e torniamo a casa. Danzica ci è rimasta nel cuore, una città veramente unica e bellissima. Rimane incredibile e ammirevole che, come Dresda, che avevamo visitato in dicembre, sia un’altra di quelle città completamente distrutte dalla guerra ma ricostruite in maniera così splendida.

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