I cinque sensi di Praga
Il mezzo però ci porta fin davanti all’hotel. L’Hotel Leonardo (4 stelle, costo 160 € a notte con prima colazione) si trova in via Svetlé, a ridosso della Moldava e a due passi dal ponte Carlo. E’ davvero bello! L’albergo era un convento del ‘600 ed è stato ristrutturato ad arte, l’arredamento è curato fin nei minimi dettagli, la camera è molto grande, silenziosa e molto ben arredata, mobili antichi. Inoltre un’intera parete è costituita da una grande finestra che si affaccia su quello che una volta era il chiostro.
Fa freddo, per fortuna all’ultimo abbiamo messo in valigia due maglie di lana e le sciarpe e sulla porta di casa mi sono infilata la giacca a vento, nonostante a Torino ci fossero 29 gradi. Ci precipitiamo sul ponte Carlo e rimaniamo incantati alla vista della città illuminata e del castello che la sovrasta. Percorriamo tutta via Nasteckà e via Nerudova con il naso in su ad osservare le facciate color pastello delle case ma a mezzanotte non resistiamo oltre e torniamo affamati in via Karlova, nelle vicinanze dell’hotel, alla ricerca di un posto dove cenare. Ci fermiamo al Café Restaurante Coktails. Da fuori sembra un posto turistico, in realtà è frequentato anche da giovani cechi che devono birra e mangiano crepres. Prendiamo un grande spiedino di pollo e verdure con un’invitante patata al cartoccio ripiena di una squisita crema tipo panna e patatine fritte, il tutto servito su un tagliere di legno e innaffiato di birra (20 € in due).
Sabato 7 maggio. Dopo un’abbondante colazione in hotel a base di prosciutto, vari tipi di formaggi, piccole brioches al cioccolato, pane speziato con dentro la nutella, due o tre caffè con latte e diversi bicchieri di succo di mela (non ce la sentiamo di assaggiare il bacon, le uova strapazzate e le salsicce calde…), usciamo allo scoperto e ci dirigiamo nuovamente verso il ponte Carlo. C’è un bel sole ma fa freddo, il vento fa correre veloci le nuvole sopra la Moldava, l’aria è frizzante e tutto è luminoso. Subito prima del ponte Carlo ci fermiamo al museo dedicato a Smetana. Acquisto due cd, uno di Smetana e uno di Dvorak registrati in Praga dalla Supraphon a.S. E troviamo anche una cartina leggibile del centro storico con disegnati i vari monumenti. Di fronte c’è un’imponente statua del musicista che guarda serio la Moldava. Ci tuffiamo di nuovo sul ponte invaso dai turisti. Durante il nostro soggiorno abbiamo attraversato il ponte decine di volte senza mai stancarcene. Ogni volta è un’emozione diversa. A seconda del mutare della luce nel corso della giornata muta lo spettacolo della collina su cui sono adagiate le case e il castello, mutano i colori della Moldava e dell’isola di Kampa con i suoi giardini. Sul ponte si alternano bancarelle con ogni tipo di mercanzia e gruppi di musicisti tutti molto bravi che spaziano dal jazz degli anni ’20 al classico, al rock melodico.
Percorriamo nuovamente via Nerudova e questa volta alla luce del sole possiamo ammirare le splendide facciate delle case. In una cartoleria compriamo due taccuini con scritte ceche sulla copertina e ci dirigiamo a Hradcany. Qui facciamo un ampio giro, vediamo solo dall’esterno (causa coda incredibile all’ingresso…) la cattedrale di San Vito, la torre delle polveri, il vicolo d’oro dove al n. 22 abitò per un certo periodo Kafka (ma cambiò talmente tante case in Praga, che abitò praticamente ovunque…). C’è un sacco di gente che cammina con il naso all’insù e spesso si scontra, al vicolo d’oro rimaniamo imbottigliati per uscire e mi sta quasi venendo una crisi claustrofobica. Intere scolaresche in gita, grupponi di tedeschi sudati, comitive di piccoli orientali silenziosi e di chiassosi spagnoli, sono tutti stipati nell’angusto vicolo d’oro. Un curioso ragazzo inglese con occhiali da sole, tutina bianca e rosa e una collana di finte perle al collo, si presta ridendo alla mia kodac usa e getta. Simpatico.
Decidiamo tristemente di non visitare il castello per l’eccessiva coda. Splendide le statue dei titani combattenti di Platzer ai lati del cancello principale! Troviamo per caso l’ingresso al museo dei giocattoli ed entriamo incuriositi. Ci sono giocattoli antichi molto belli; in particolare mi colpiscono le giostre di legno con i cavallini colorati e i tiro a segno con i fucili fatti interamente a mano. Poi vediamo collezioni di stoviglie di porcellana, di peltro, di rame in miniatura, case delle bambole anni ’20 in legno e fatte a mano, con i mobili in stile liberty e all’ultimo piano addirittura un’ intera collezione di barbie dagli anni ’50 ad oggi.
Ci dirigiamo al quartiere Hradcany. Il tempo è strano. Cambia nel giro di pochi minuti. Se prima il cielo era blu, improvvisamente un vento freddo sospinge le nubi sopra la città, per poi spazzarle via veloce e scoprire un sole caldo e invitante a togliersi le giacche. Così capita spesso che piova con il sole e mentre hai aperto l’ombrello, già non ce n’è più bisogno perché ha smesso di piovere improvvisamente. Pranziamo al ristorante Peklo che vuol dire Inferno. Sembra che qui i monaci del monastero di Strahov facessero penitenza ma noi, per nulla penitenzialmente, ci strafoghiamo un bel piatto di gulasch con riso speziato e un piatto a base di noodles di riso con pollo fritto e formaggio fuso, olive e uva nera, veramente buonissimi e ci scoliamo due buone birre Bernard (che purtroppo non ritroveremo in nessuna altro locale, ma ci siamo segnati il sito internet, ce le faremo spedire a casa…), il tutto per 34 €. Il locale è molto pittoresco, ricavato da una grotta con le pietre a vista e al fondo un piccolo lago sotterraneo illuminato da fioche luci “infernali”. Ci impressiona un cane più simile ad un cavallo come grandezza, incrocio probabile fra un alano e uno spinone, che sosta con la sua mole enorme in mezzo allo stretto locale.
Quando usciamo il tempo è di nuovo cambiato, incredibile, adesso è tutto nuvoloso e fa un freddo…In giro c’è poca gente finalmente e possiamo goderci i giardini intorno al monastero. Decidiamo di non visitare il monastero di Strahov ma di entrare nella biblioteca monastica dove rimaniamo meravigliati da migliaia di tomi antichi presenti, la maggior parte medioevali. Troviamo anche esposte una proboscide rinsecchita e il naso lunghissimo imbalsamato di un narvalo… Due monacelli un po’ montanti accompagnano gruppi di turisti all’interno delle sale vietate al pubblico e ci chiudono con poca gentilezza fuori…Potenza del denaro, avvicina agli scritti di Dio… Prossima tappa il Loreta, al cui interno troviamo la santa casa, la chiesa della natività e la cappella della santa Vergine addolorata con santa Starosta barbuta (che brutta!). Poverina, il mattino dopo essere stata data in moglie a un uomo che non amava, si è svegliata con la barba ed è quindi stata crocifissa dal suo caro paparino per vendetta dell’affronto recatogli. Non era sufficiente una depilazione? Visitiamo anche la sala degli ostensori tra i quali è presente lo stupefacente Sole di Praga. Non posso crederci che i 6.200 circa diamanti siano veri…Alcuni sono di dimensioni pari a una noce! Non ne possiamo più di tutta questa santità e ci fermiamo esausti in un caffè di via Nerudova sulla via del ritorno all’albergo. Piove a dirotto e siamo senza ombrello…Ci consoliamo con una cioccolata calda con panna io e una birra L., che si sta scolando 2 litri di birra a pasto. Mentre scrivo sul mio quaderno cecho alcuni appunti sulla giornata, con la mia nuova matita acquistata al museo del castello, due grasse signore tedesche (madre e figlia?) ci osservano incuriosite e ridacchiano mentre ordiniamo l’ennesima birra L. E un thè caldo con latte e un sacco di zucchero io e sul tavolino non c’è nemmeno lo spazio per posare i bicchieri. Alla fine ci chiedono di scattare loro una foto e se ne vanno coraggiosamente sotto una pioggia torrenziale. I locali di Praga sono tutti molto puliti, l’arredamento è di buon gusto, non c’è nulla fuori posto, dai mobili ai colori delle pareti, ai quadri appesi. I ragazzi e le ragazze che servono sono sempre giovani, probabilmente studenti, gentili, veloci. Non sorridono troppo volentieri ma qualsiasi cosa si chieda loro si fanno in quattro. Addirittura al Restaurace Savoy, l’ultima sera, un giovane cameriere mi ha disegnato una chiocciola sul taccuino delle ordinazioni perché non capivo cosa fosse un piatto composto da lumache scritto in inglese.
Ci organizziamo per l’acquisto di un ombrello e per raggiungere un concerto presso la chiesa di St. Nicolas. Il Requiem di Mozart è previsto per le 18.00 con la Praga Sinfonietta Orchestra e le Vox Pragae Choir (15 € a testa). La scelta è stata ardua tra le decine di volantini che solerti ragazzi ci infilavano in mano lungo le strade del centro. C’è un concerto praticamente ogni ora in quasi tutte le chiese della città. In ogni caso la chiesa era al completo quando siamo arrivati e abbiamo dovuto accontentarci degli ultimi posti da cui non si vedeva nulla. Ma l’acustica era eccezionale. Il direttore era un certo Wong, talmente piccolo di statura che non arrivava all’altezza dei banchi… Per cena ci siamo recati dall’altra parte della Moldava, in piazza Venceslao nella città Nuova e abbiamo scelto un locale con cucina prettamente ceca in Hamesti Vaclavs. Il locale è frequentato sia da ragazzi di Praga sia da simpatiche e chiassose comitive spagnole di mezza età. Mentre aspettiamo un piatto di patate, funghi e broccoli gratinati al formaggio e un riso saltato con piccoli pezzi di prosciutto cotto buonissimo (e il solito boccale di birra alla spina, immancabile) ci guardiamo intorno. I ragazzi di qui sono tutti piuttosto belli. Non sono soliti guardare gli altri, come facciamo noi italiani normalmente (soprattutto come siamo vestiti…), né nel piatto dei vicini, cosa che noi facciamo sempre! Parlano sottovoce sia nei locali pubblici che per la strada o nei negozi, non gesticolano (se si sente parlare forte, di norma siamo noi italiani o gli spagnoli, sempre piuttosto chiassosi. Urlano invece gli inglesi, quasi sempre ubriachi). Sono belle persone, vestite con semplicità, senza troppo sfarzo o capi firmati ma con buon gusto. Le ragazze, da cosa ho potuto vedere in pochi giorni, non si truccano…Sono molto belle così e poi sono altissime (gelosia…).
Questa sera fa un freddo incredibile e tutti qui sono in maglietta con maniche corte o giacchette leggere. Gli spagnoli e gli italiani, soprattutto i romani…, si riconoscono dal piumino…Oltre che dal tono di voce e dalla gestualità animata.
Domenica 8 maggio Siamo stanchi per il tanto camminare del giorno prima e decidiamo di fare un tour di 2 ore con il bus della City tour. Partenza dal Municipio della Città Vecchia. Il percorso è ben strutturato con ottime audio registrazioni in italiano e ci dà modo di godere della città dal finestrino, comodamente seduti (15 € in due). Al termine ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza, nel centro della Piazza della Città Vecchia, dove c’è un ritrovo di vecchie fiamme del comunismo sui loro sidecar d’epoca tenuti alla perfezione. Ne approfitto per scattare un bel po’ di foto. Questi signori, tutti per lo più in soprappeso e vestiti da vecchi armati comunisti nelle loro divise consunte e con le armi al seguito (che danno da provare ai bambini fra il pubblico incuriosito!!), si prestano volentieri ad alcune foto e si mettono in posa tutti fieri. Alcuni sono travestiti addirittura da kapò delle SS. Spero che le foto siano venute bene.
Al termine andiamo a gironzolare per Josefov, visitiamo la sinagoga nuova e quella spagnola, infine il cimitero storico ebraico (emozionante). Pranziamo in una steakeria adiacente alla sinagoga spagnola, dove prendiamo un’ottima tortillas con carne e fagioli neri, piccantissima, pollo alla griglia con contorno di verdure e l’immancabile birra ceca (tutto per 24 €). Al termine del pranzo la proprietaria mi porta in omaggio un assaggio di un dolce molto buono, un rotolo al cioccolato. Chissà perché solo a me e a L. No…Avrà arguito dalla mia faccia che la golosa sono io.
Dopo pranzo decidiamo di tornare al Obecnì dum (dum vuol dire municipio), splendido edificio liberty dove si tengono i più bei concerti di Praga e sembra ci sia un’acustica perfetta. Visitiamo una mostra di oggetti d’arredamento, sedie, monili e vestiti liberty che non avremmo perso assolutamente. Da lì, seguendo Na prikope e perdendoci nei negozi di vetri e burattini, torniamo alla storica piazza della Città Vecchia dove, comodamente seduti nel caffè di fronte alla torre dell’orologio astronomico del Municipio, con una birra L. E una cioccolata calda io, aspettiamo le 7 per assistere al famoso spettacolo tanto raccomandato da chiunque si sia recato a Praga. Durante i rintocchi i dodici apostoli compaiono dalle due finestrelle poste sopra l’orologio per poi scorrere via veloci, mentre la morte applaude suonando un campanellino. Buffo. Al termine dello spettacolino, una piccola folla divertita, raccolta ai piedi della torre, applaude e lancia qualche fischio ridendo. Che vento freddo però… Torniamo mezzi congelati verso il nostro hotel, attraverso gli stretti vicoli di Stare Mesto e riusciamo persino a goderci i fuochi artificiali dal ponte Carlo! Bella sorpresa non prevista.
Per cena pensiamo di seguire il suggerimento della Lonely Planet e di recarci al Pivnice Radegast, in Via Templova 2, locale molto frequentato dai giovani cechi ma non è solo chiuso…Sembra proprio fallito! Allora torniamo al Cafè Coktails della prima sera dove assistiamo anche alla partita di hockey che si gioca in tv tra Rep. Ceca e Russia (i giocatori, tutti sui due metri di altezza, si danno botte da orbi!). Mangiamo un buonissimo spiedino di gamberi con patata al cartoccio ricoperta di una crema dal sapore leggermente acidulo io e di pollo e peperoni L. Gli spiedini sono di dimensioni talmente grandi che in ceco le chiamano “spade” e vengono servite su pesanti taglieri di legno. E poi birra, birra e birra. Seduto al tavolino di fianco al nostro, un ragazzo di Praga segue la partita tesissimo e con la mascella contratta, scolando birra a volontà.
Lunedì 9 maggio.
Abbiamo ormai visitato tutto quello che ci interessava maggiormente della città. Abbiamo girovagato tra le vie del centro ammirando le case colorate di verde, giallo, rosa, crema, i palazzi dei diversi stili e le chiese gotiche e barocche… Rimarrebbe il castello ma lo riserviamo eventualmente per domani mattina prima della partenza, anche se il pensiero della fiumana di gente di certo in attesa all’ingresso non ci motiva alla visita. Decidiamo di andare a visitare la fortezza di Teresìn. Abbiamo cambiato idea più volte a riguardo, poi ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di andare. Prima però, lungo la strada, visitiamo la Chiesa di Tyn in piazza della città Vecchia che ieri abbiamo dimenticato.
Siamo partiti da Florenc, dove c’è una stazione dei pullman internazionale un po’ scalcinata e per la modica cifra di 50 corone (1 € e mezzo!) abbiamo acquistato due biglietti di andata per Teresìn contro i 30 € del City Tours. Durante il percorso in bus ci lasciamo andare ad alcune considerazioni. Per tutta la durata del nostro soggiorno in questa città, mai abbiamo avuto la sensazione di essere imbrogliati, come ci è capitato sempre, in ogni viaggio che abbiamo fatto in precedenza. E’ tutto molto trasparente e chiaro, a cominciare dai menù su cui viene stampato il prezzo in corone ceche e in euro al fianco delle portate e addirittura è indicato il peso in grammi della carne o del pesce che compone i diversi piatti. Gli oggetti in vendita nei negozi presentano tutti il prezzo, scritto in modo chiaro e leggibile. Quasi tutti i negozi praticano il cambio in euro ed hanno tutti un cartello esposto con la commissione richiesta. Le persone sono molto rispettose degli altri. Mai nessun negoziante ha cercato di forzarci in qualche modo all’acquisto durante le nostre perlustrazioni a caccia di qualche ricordo da portarci a casa. Ci lasciavano curiosare e toccare tutto stando educatamente a distanza e senza mai dimostrare insofferenza o fastidio se non compravamo. Un aspetto curioso dei negozi a Praga è che, a parte alcuni specializzati (es. Vetri o matriosche o burattini…), la maggior parte vendono di tutto. Quasi tutti i negozi vendono cd di musica classica, anche i negozi di stoviglie! E poi stampe antiche o nuove, piccole sculture di legno, vetri e cristalli di ogni tipo e foggia (non belli come a Venezia però…), vecchi cartelli pubblicitari, caffettiere arrugginite, monili di tutte le epoche. In un negozietto di antichità in una traversa di via Karlova ci è capitato di assistere all’acquisto da parte della proprietaria di una vecchia tuta sdrucita e nemmeno tanto pulita che un vecchio signore ceco ha tirato fuori da una borsa consunta. Tanti sono anche i negozi di robivecchi ovunque e l’impressione è che si servano qui i Praghesi, non tanto i turisti. Sarà un retaggio del vecchio sistema comunista in cui nulla si buttava e tutto si riutilizzava, non avendo la gente molto… Altra impressione che inserisco qui divagando ulteriormente è che ci sia tutto uno stuolo di artigiani che lavora molto bene. Decoratori, mobilieri, muratori, pittori… Tutto è curato nei minimi dettagli, ristrutturato ad arte, dipinto, intarsiato…Con un gusto del particolare che purtroppo da noi si è perso. Ad es. Negli hotel, nei ristoranti, anche nei negozi, tavoli, comodini e sedie sono spesso originali deco o liberty, ristrutturati molto bene, le cornici dei quadri sono antiche e perfette, le decorazioni sugli intonaci sono realizzate ad arte.
Usciamo dalla città puntuali alle 12.00 e nell’ora di viaggio abbiamo modo di vedere la campagna intorno Praga. L’impressione è di povertà. Le case sono essenziali, dei cubi scrostati, i macchinari per la campagna vecchi, per lo più vediamo contadini e distese di campi di un giallo intenso ma non capiamo cosa ci sia coltivato. A differenza delle periferie delle nostre città, non ci sono fabbriche o magazzini, solo povere casette. Abbiamo l’impressione che a parte Praga, nel resto del paese non ci sia molta possibilità di lavoro. L’arrivo al ghetto di Teresìn è decisamente scioccante. Una fortezza triste e desolata circondata da spessi muraglioni. Visitiamo la mostra all’interno, ascoltiamo sconvolti e stupiti le testimonianza registrate in video dagli ebrei sopravvissuti, osserviamo i disegni dei bambini che hanno vissuto qui in prigionia. Guardiamo le foto, gli scritti, i documenti esposti di uomini e donne poi scomparsi ad Auschwiz.
Non sappiamo come sia possibile ma riusciamo persino a mangiarci un hot dog nel piccolo bar all’interno dell’edificio che ospita la mostra. Fino al ritorno a Praga non ci sono altri bar in cui potersi fermare. Ma i bocconi hanno un gusto amaro e un po’ nauseante. Passeggiamo poi per le tristi vie del ghetto persi ognuno nei nostri pensieri lugubri e ci meravigliamo che le case del ghetto siano tuttora abitate in parte. Il senso di desolazione è ovunque. Alcuni robivecchi vendono di tutto nei loro negozietti scalcinati presenti qui e là. Ci viene persino la tentazione di acquistare un bellissimo violino esposto tra pitali e tazze dell’anteguerra. Visitiamo il cimitero ma non ce la sentiamo di raggiungere i forni crematori. Così torniamo indietro alla fermata del bus che ci riporterà a Praga. Il viaggio di ritorno è silenzioso e triste. I pochi turisti sul bus osservano pensierosi la campagna.
La sera a Praga pensiamo di percorrere il fiume una volta tanto in senso inverso, lungo Smetanovo Nabrezi in direzione Mala Strana. Attraversiamo il ponte Legii e dopo un breve giro nell’umida e deserta isola di Kampa, ci fermiamo a mangiare un’ottima insalata con crostini di formaggio caldo, un’intero stinco di agnello adagiato su un lettino di patate al forno e l’immancabile prosciutto di Praga alla griglia al Savoy café restaurace, dove assaggiamo anche una bella fetta di sacher torte tanto decantata dalla nostra guida. Non male direi.
Martedì 10 maggio. Ecco, siamo giunti al termine del nostro soggiorno in questa città magica. Decidiamo di non tornare al castello, non vogliamo rituffarci nella chiassosa folla turistica. Vogliamo invece annusare ancora la città, ascoltare la musica classica che sfugge dalle case e dai negozi, vedere i tram rossi che sfrecciano tra le vie strette del centro. Realizziamo un’ultima traversata del ponte Carlo con puntata a un negozio di marionette che avevo adocchiato il primissimo giorno e dove voglio assolutamente scattare alcune fotografie. Fanno ovunque mostra di sé bellissimi buffoni di corte, vestiti di raso rosso e bianco, grassi gatti neri, topi con i pellicciotti grigi, damigelle dall’espressione stupita e un pinocchio nudo di legno. E poi cavalli di legno splendidi, appesi al soffitto e omini di tutte le misure e con ogni tipo di vestito. Scosto una tenda azzurra e mi investe un intenso profumo di legno e rose misto ad acquaragia. Dietro la tenda si nasconde il bancone da lavoro con sparsi tra i trucioli gli attrezzi per l’intaglio ed i pennelli. Qui e là sono appoggiate piccole braccia, mani, piedini di legno. Alle spalle del banco da lavoro un’intera scansia è ricoperta da teste di varie dimensioni mezze colorate, mezze no, con gli occhi spalancati nel vuoto. l. Si nasconde dietro una spaventosa strega appesa a una parete, tutta vestita di nero e con un naso bitorzoluto che disturberebbe i sonni di Ico per molte notti se la vedesse. Per poco non ci convinciamo ad acquistare un drago enorme con la coda lunghissima e le narici dilatate. Ma poi dove lo metteremmo? Adesso ripensandoci sono pentita di non averlo preso…Costava però 200 €! All’uscita alcuni ragazzi vestiti da marinaio ci propongono un giro in barca nella “piccola Venezia” ma decliniamo l’offerta troppo cara e turistica. Desideriamo invece salutare Praga un’ultima volta dai giardini di Petrìn e prendiamo la funicolare che ci porterà alla piccola tour eiffel sulla cima della collina. Dalla cima della torre si gode il panorama su tutta la città. Vediamo il castello, i tetti rossi delle case, il ponte Carlo con le due torri e le sue statue piccole da lassù, la cupola verde del teatro Nazionale, i 4 quartieri di Praga e la Moldava che scorre tra essi. La giornata è luminosa, il cielo blu intenso. Tornando a piedi, man mano che discendiamo dalla collina, tra gli alberi maestosi e le mura antiche, ogni curva ci regala una veduta differente della città. Arrivederci Praga, voglio salutarti da qui e voglio salutare anche la tua gente, onesta e bella, nelle forme e nel cuore.
Adesso piovono grandi goccioloni e, che strano, c’è anche un bel sole caldo.