Una gita vicino Cuneo, un assaggio del mondo occitano
La gita di oggi mi porta in una remota valle nella provincia di Cuneo: la Valle Maira. La decisione è stata dell’ultimo momento, senza alcuna prenotazione per visite di quei musei e chiese che la richiederebbero.
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Dronero
Sono le 9 del mattino quando arrivo a Dronero e parcheggio l’auto davanti alla stazione ferroviaria. Inizio la mia visita raggiungendo ed attraversando il ponte del Diavolo che, vecchio di quasi 800 anni, supera il torrente Maira con le sue tre campate disuguali e con l’inusuale caratteristica data dalle sue merlature. Scendendo verso la riva sinistra del torrente arrivo al vecchio mulino ad acqua della Riviera, che da una decina di anni è stato rimesso in funzione. Salendo nella parte alta del borgo, incontro dapprima la chiesa parrocchiale dei SS. Andrea e Ponzio, con il suo bel portale gotico in pietra chiara che contrasta con il colore mattone della facciata. Proseguendo, nell’area dove via Roma si immette nella SP422, si presenta una inusuale costruzione ottagonale, con archi ogivali affrescati: si tratta della quattrocentesca loggia del Grano. Scendendo lungo la SP422 per tornare all’auto, sosto a lungo sul relativo ponte, che costituisce un ottimo belvedere per ammirare il ponte del Diavolo e gli edifici sulle due sponde del torrente.
Villar San Costanzo
Imposto il navigatore per raggiungere la Frazione Morra di Villar San Costanzo. La mia destinazione è il Caseificio Valle Macra per l’acquisto di qualche tipico formaggio locale. Il posto è abbastanza frequentato e l’attesa nel cortile esterno (per il rispetto delle regole anti-pandemia) non è brevissima. Riprendo la strada per dirigermi a Villar San Costanzo alla chiesa parrocchiale di S. Pietro in Vincoli. Visito gli interni settecenteschi e poi, dal prato dietro l’edificio, posso ammirare l’abside ed il bel campanile di fine duecento. La cripta del XII secolo e l’affrescata cappella di San Giorgio sono invece visitabili solo con visita guidata.
Riprendo l’auto per dirigermi alla vicina Riserva Naturale dei “Ciciu del Villar”, termine che nel dialetto locale significa “Fantocci di Villar”. Si tratta di piramidi di terra a forma di fungo, il cui cappello è costituito da un masso di gneiss, una roccia molto più dura e resistente del sottostante materiale che forma il gambo. La formazione è da ricondursi al processo di erosione del terreno da parte della pioggia: le porzioni di terreno protette dai massi di gneiss, probabilmente rotolati dai versanti rocciosi circostanti, sono progressivamente emerse rispetto al terreno circostante, che di fatto si è abbassato. In biglietteria viene consegnato un pieghevole che illustra il processo di formazione dei Ciciu e che contiene una mappa dei possibili percorsi, più o meno difficoltosi, che è possibile percorrere nella riserva. Seguo il percorso “ciciuvagando”, che permette, pur essendo poco impegnativo, di osservare la maggior parte dei Ciciu .
A questo punto ritorno alla Frazione Morra per andare a vedere la pedancola sul torrente Maira, di cui avevo colto in precedenza l’indicazione lungo la strada. Dopo aver perso un po’ di tempo per cercare un posto dove parcheggiare l’auto, lascio finalmente la strada asfaltata per incamminarmi su stradine di campagna e sentieri che conducono al torrente. Dopo un percorso che la calura dell’ora fa percepire come abbastanza lungo, eccomi infine alla pedancola. Si tratta di una passerella pedonale di tipo “tibetano”, in cui la struttura portante è rappresentata da funi le cui estremità sono fissate a sostegni metallici fondati sulle due rive opposte. Benché le funi in acciaio ed il grigliato metallico su cui si cammina diano un senso di sicurezza infinitamente maggiore rispetto all’originale “tibetano” in corda e legno, e benché al di sotto del ponte non si aprano vertiginosi precipizi ma si presenti solo un greto sassoso a pochi metri di profondità, tuttavia non manca l’emozione quando, avanzando lungo la passerella, al movimento di ogni piede corrisponde un moto di deformazione e oscillazione longitudinale e trasversale della intera struttura. Con le mani pronte ad afferrarmi alle funi laterali che costituiscono il mancorrente, completo con lentezza ed in totale solitudine il percorso di andata e ritorno.
Elva
Riguadagnata la strada principale, imposto il navigatore per raggiungere Elva, da cui mi separano una quarantina di km, ma soprattutto un dislivello di circa mille metri. La SP422 è molto più ampia e comoda di quanto potessi attendermi. Diverso il discorso per quanto riguarda la SP335 che si stacca dalla SP422 per salire in quota, una stradina che per gran parte del suo sviluppo rende problematico l’incrocio dei veicoli, a motivo di una carreggiata particolarmente stretta.
Dopo qualche km mi fermo, alla vista di una chiesa in pietra con un alto campanile cuspidato. Si tratta della chiesa di San Peyre, che sorge isolata rispetto alla località di Stroppo. Sono fortunato perché oggi è possibile visitarla, grazie ad una gentile signora che la tiene aperta. A ben vedere, oltre all’alto campanile con monofore e bifore che ha richiamato la mia attenzione, da tetto spunta anche un altro più modesto campanile, a vela. L’interno custodisce affreschi ben conservati ed un grande crocifisso dipinto. Del tutto inattesa la presenza di due absidi, una maggiore ed una minore, a chiusura della navata centrale. Dalla signora che fa da custode apprendo che la strada alternativa che avrei voluto percorrere da Elva per riguadagnare la SP422 è purtroppo chiusa a causa di una frana.
Riprendo a salire per la SP335, sperando di non incrociare tanti veicoli. Ad un certo punto i boschi e le pinete lasciano spazio ai pascoli. Raggiunto il crinale, la strada procede con pendenze più dolci. Raggiungo la borgata Serre, capoluogo del comune di Elva, che sono già le 15,30. A giudicare dalle auto parcheggiate, ben più numerose delle case del borgo, devono essere molti i turisti che, come me, oggi hanno deciso di concedersi una gita da queste parti.
Una breve discesa tra le case mi conduce dapprima alla piazzetta su cui prospetta il municipio e poi alla mia meta principale: la chiesa di S. Maria Assunta. L’ingresso avviene sul fianco dell’edificio attraverso un bel portale ad arco strombato, decorato con teste e figurazioni simboliche; nella sovrastante lunetta, Madonna in trono con il Bambino, adorata da due angeli. Nell’interno, il presbiterio è interessato da un ciclo di affreschi, realizzati nel quattrocento dal pittore fiammingo Hans Clemer: sulle pareti le storie della vita della Vergine e di Cristo, nell’abside la scena della Crocifissione. Il presbiterio è preceduto da un arco trionfale con rilievi. Molto interessanti anche il fonte battesimale in pietra interamente scolpito ed un crocifisso ligneo.
Dopo aver costeggiato la chiesa su un lato per una migliore visuale sul campanile romanico, risalgo per le stradine del borgo, osservando decorazioni e dettagli delle case. Dove la visuale è libera sul versante della montagna, in lontananza riesco ad individuare dei contadini che raccolgono il fieno e un gruppo di mucche al pascolo. L’ultima sosta è presso la rivendita del Caseificio Elvese, che avevo adocchiato già all’arrivo, per acquistare, come immancabile souvenir, della toma locale ben stagionata.
Riprendo il lento percorso di ritorno alla SP422 e a Dronero. Lo interrompo per una sosta nella frazione Paschero di Stroppo, attirato da un alto campanile in pietra. La chiesa è chiusa e devo accontentarmi di esaminarne la facciata, decorata da fasce di colore rosso mattone su sfondo giallino. A poca distanza, alcune case tradizionali in pietra. Più in alto, isolata sul ripido versante della montagna, riconosco la chiesa di San Peyre. Registro con una foto gli orari della navetta tra Stroppo ed Elva, riportati su un cartello. Sono sicuro che, una volta o l’altra, ritornerò da queste parti per una esplorazione meno frettolosa.
Informazioni pratiche
Per organizzare la gita sono stati un utile riferimento:
- TCI Guida Verde Piemonte
- Bell’Italia n. 413 – Valle Maira
Il biglietto di ingresso alla Riserva dei Ciciu è di 3 €.