Giappone a primavera: una festa di ciliegi

Alla scoperta di Kyoto e Tokyo con un tuffo nell'estate di Dubai
Scritto da: exployt
giappone a primavera: una festa di ciliegi
Partenza il: 28/03/2015
Ritorno il: 06/04/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Io e mio marito siamo abituati a viaggiare “fai da te”, comodi ma low cost. Anche per questo viaggio la spesa è stata contenutissima considerato che siamo stati “dall’altra parte del mondo”.

L’idea ci viene da un’offerta Emirates: con poco più di 600 euro a testa prenotiamo andata Milano-Osaka e ritorno Tokyo-Milano.

Scegliamo un volo notturno, che arriva a Dubai al mattino. Ripartiremo da Dubai la sera in modo da avere tutta la giornata disponibile per visitare la città e avere così un piccolo assaggio d’estate (i bagagli vanno direttamente ad Osaka).

E’ vero che il viaggio così è un po’ duro, perché in andata ci sono due notti in aereo, ma conosciamo Emirates e sappiamo che c’è gran comfort anche in economy class.

La partenza è prevista sotto Pasqua, da noi, e in Giappone coincide col periodo dell’Hanami: c’è la fioritura dei ciliegi!

Attenzione: se volete andare in Giappone per la fioritura dei ciliegi prenotate con molto anticipo, perché Kyoto e dintorni sono presi d’assalto e tutti gli alberghi sono pieni. Altro consiglio utile: se avete in previsione di prendere uno dei treni proiettile (Shinkansen) per andare da Kyoto a Tokyo prenotatelo subito, appena arrivati in Giappone, perché questo è un periodo è di alta stagione. Purtroppo noi abbiamo trovato solo un sito in giapponese per prenotare i treni on line mentre per gli orari è molto comodo visitare il sito hyperdia (www.hyperdia.com) dove però i biglietti non si possono nè prenotare né comprare.

Noi ci siamo rivolti al sito “tokyofreeguid” per cercare qualcuno che potesse farsi cogliere meglio le particolarità del modo di vita dei cittadini del paese del sol Levante. Si tratta di un’organizzazione di guide del luogo, volontarie e gratuite. In pochi giorni ci hanno messo in contatto con una ragazza poco oltre la trentina, con esperienza di studio nel nostro paese e un’ottima conoscenza della lingua italiana, che ci ha dato diverse info già via e-mail e che poi ci ha portato un po’ in giro per la sua città il giorno in cui siamo arrivati là. Fra le altre cose ci ha anche dato dei consigli su cosa mangiare: ci ha proposto di provare oltre ai classici sushi, sashimi e tempura: gli spaghetti ( Sobe o Ramen) e la cotoletta di maiale. Abbiamo poi provato tutto, non che ci piaccia particolarmente la cucina giapponese, noi italiani per il cibo siamo sempre un po’ viziati, però gli assaggi sono d’obbligo e qualche gustosa sorpresa l’abbiamo avuta!

Noi siamo partiti da casa con circa 30 000 yen (è conveniente cambiarli presso la propria banca) e un paio di carte di credito. Non occorre il visto e finalmente la marca sul passaporto non serve più.

Abbiamo portato con noi: un adattatore per le prese di corrente (il voltaggio è diverso ma ha funzionato tutto), ombrelli e scarpe adatte alla pioggia, visto che il tempo in questo periodo è mutevole, un paio di babbucce o calzini antiscivolo per girovagare nei templi, dato che bisogna togliere le scarpe e fa ancora fresco. Ovviamente un bagaglio a mano leggero con costume da bagno e telo mare per Dubai!

A Dubai il biglietto giornaliero della metro lo prendi in aeroporto (costa pochissimo) e con quello vai praticamente ovunque. Noi abbiamo preso il taxi solo dal centro per arrivare alla spiaggia, quella che sta proprio sotto al famoso hotel soprannominato “la Vela”. Spiaggia attrezzata con docce e spogliatoi, dove abbiamo trascorso tutta la mattina a prendere il sole, sonnecchiare e fare bagni. Nel pomeriggio abbiamo visitato il famoso Emirates Mall col la sua pista da sci e poi fatto una passeggiatina nella zona del Creek, con una puntatina fra il mercato dell’oro e quello delle spezie.

Per cena ci siamo recati a vedere lo spettacolo delle fontane danzanti e abbiamo sperimentato l’ascesa sulla Burj Khalifa, la torre più alta del mondo, con vista in notturna (però è più bella la vista diurna, io l’avevo già fatto). Per salire è meglio prenotare prima sul sito (http://www.burjkhalifa.ae/en/ObservationDeck/TicketInformation.aspx).

La seconda trance del viaggio, che ci ha portato ad Osaka, aeroporto del Kansai è più lunga, circa 9 ore con 7 ore di fuso orario in più rispetto all’Italia. Atterraggio in perfetto orario, ora locale… poco prima delle 17.30.

Abbiamo scelto di non prendere il JR pass ( il pass per le ferrovie Japan Rail che possono comperare solo gli stranieri prima di arrivare in Giappone). E’ piuttosto costoso e facendo il conto di quanto avremmo potuto spendere in una settimana con i trasferimenti previsti non ci conveniva. Inoltre comprare i biglietti alle macchinette in Giappone non è tanto complicato, le istruzioni ci sono anche in inglese e poi qualche anima pia che ti da una mano la trovi sempre.

Dall’aeroporto del Kansai a Kyoto Station abbiamo viaggiato sul treno Haruka, senza posti prenotati: ci mette circa un’ora e un quarto. Poi con la metro siamo arrivati fino alla zona dell’hotel. Per tutta l’area turistica di Kyoto il biglietto della metro ha sempre lo stesso prezzo, non puoi sbagliare alle macchinette. Il problema invece è che le stazioni hanno un sacco di uscite, le strade fuori sono enormi, anche a Kyoto che credevamo una piccola cittadina. Le mappe non sono di molto aiuto, ma “lingua in bocca” si arriva dappertutto.

Comunque sia chiaro: a KYOTO si viaggia in bus, non in metro. Prendete la mappa dei bus e dopo la prima volta è super facile da usare. Il pass giornaliero costa 500 yen e vale su tutti i bus di colore verde e anche su quelli con la scritta “Raku bus”, che sono studiati proprio per le tratte percorse dai turisti. Ogni singola corsa costa oltre 220 yen, non c’è proprio proporzione, il pass è d’obbligo.

Abbiamo soggiornato presso L’HOTEL MONTEREY, prenotato direttamente dal suo sito (kytd2@hotelmonterey.co.jp), non costa eccessivamente ed è più che confortevole. Non nuovissimo ma ben tenuto e silenzioso. La nostra stanza era abbastanza spaziosa, letto alla francese ma grandicello, tavolo, sedie, frigo, bollitore, Wi fi perfetto ( ovviamente free). Il personale gentilissimo ci ha dato tutte le informazioni e le mappe possibili e venduto i pass giornalieri per i bus. L’unico neo è che pur essendo in centro si trova sulla Karasuma dori , uno stradone dove non passano autobus: comunque bastano 5/10 minuti di strada (dipende dal passo!) per arrivare alla fermata bus più vicina. Stessa distanza per andare alla metro (fermata Karasuma Oike).

La prima sera abbiamo cenato in camera, eravamo troppo stanchi. Noi ci portiamo sempre dei viveri di emergenza da casa, è un’ottima idea a nostro avviso.

A Kyoto si potrebbe trascorrere molto tempo vedendo sempre cose nuove, ma purtroppo noi avendo solo 2 giorni, abbiamo dovuto condensare e fare una selezione.

KYOTO GIORNO 1

La nostra prima scelta è recarsi nella zona NORD/OVEST ( almeno 30 minuti di bus) per vedere il Padiglione d’oro del tempio Kinkakuji e il giardino di pietra del tempio Ryoanji, a circa 1,5 km l’uno dall’altro (non a piedi, ma col bus n 59).

Il Kinkakuji è, secondo noi, il luogo più spettacolare della città, perché è l’unico tempio coperto d’oro e specchiandosi nel laghetto è fantastico. Ok che ci devi andare apposta perché è una zona un po’ dislocata, ok che oltre a vedere il padiglione dall’esterno c’è poco altro (un piccolo tempio, un giardino con qualche altra costruzione non particolarmente significativa, qualche bancarella..), ok che si devono pagare 400 yen per un giretto che dura al massimo un quarto d’ora.. ma… beh, la vista di questo padiglione è incantevole e ripaga di tutto!

Il Ryoanji Temple invece è un tempio buddista in cui si può entrare (500 yen), famoso soprattutto per il giardino roccioso che è al suo interno. Tale giardino però è qualcosa di veramente strano… sembrano massi messi a caso in una spianata ghiaiosa circondata da una palizzata in legno, può sembrare deludente. Il fatto è, però, che bisogna “respirare” l’atmosfera mistica del luogo. Comunque il tempio ha anche in bel giardino normale, col suo laghetto e la sua parata di ciliegi in fiore che creano degli sfondi fotografici notevoli, da Kyoto magica. Meglio andarci quando non c’è gente.

Poiché cominciava a piovere abbiamo decidiamo di andare in un posto dove si potesse stare al coperto: il tempio SANJUSANGEN-DO (600 yen). E’ un padiglione molto grande in legno, dove si trovano schierate le statue dorate della dea Kannon, a grandezza d’uomo, 500 di qua e 500 di là di una statua più grande centrale. Queste statue in cipresso giapponese sono state scolpite tra il XII e XIII secolo e la vista complessiva è di sicuro impatto. Inoltre nella fila davanti ci sono una serie di statue di altre divinità (didascalie in inglese) interessanti e curiose, da guardare una ad una. Visto che stava spiovendo abbiamo intrapreso la salita di HIGASHIYAMA, per farlo conviene scendere alla fermata bus Kiyomizumichi. E’ sicuramente la zona più caratteristica della città, con le basse casette in legno che ospitano negozietti di souvenir e con un sacco di gente vestita in costumi tradizionali (l’idea è che siano turisti giapponesi in cerca dell’emozione di un tempo che fu, in quanto in molti negozi ti abbigliano così a pagamento). E anche un sacco di scorci son tempietti vari e una grande pagoda in cui dicono che si possa entrare.

In cima alla collina si trova il tempio KIYOMIZU-DERA. Il luogo più famoso del tempio è la terrazza (bisogna entrare nella main hall) che si affaccia su Kyoto e poi le celebri tre fontane. C’erano lavori in corso, qualcosa era sicuramente “impacchettato” e ce lo siamo perso…

Inoltre non ci siamo fermati molto perché per le 16.50 avevamo un appuntamento al teatro Kaburenjo , a Gion corner. Avevamo già prenotato sul sito per vedere lo spettacolo Miyako Odori (che è solo in aprile) però ci siamo accorti che c’erano ancora posti liberi. Ci abbiamo messo un po’ a trovarlo questo teatro, mentre alla fine è abbastanza semplice la strada: scendere alla fermata bus di Gion, e dando le spalle al Yasake Shrine percorrere un pezzetto dell’affollatissima Shijo Dori, poi girare a sinistra in Habami Koji dori, che è una stradina molto caratteristica, con le casette basse in legno e piena di ristorantini. Va percorsa tutta fino in fondo, quando sulla vostra sinistra vedrete un teatro con fuori una parata di lanterne rosse. E’ un teatro non enorme ma abbastanza grandino, in cui si tengono alcuni spettacoli eseguiti da geishe e mayko ( apprendiste geishe). Complessivamente hanno l’aria di essere spettacoli “per turisti” però sono ben fatti, con belle scenografie, bei costumi. Una ventina di personaggi danzanti più altrettante musiciste/cantanti. Ovvio, deve piacere il genere, ma così anche solo per curiosità vale la pena, prendendo il biglietto del settore più alto non hai la poltrona ma si vede benissimo e si spende meno. A volte la musica tipica e il canto un po’ lamentoso possono risultare non particolarmente adatti alle nostre orecchie occidentali, ma comunque il tutto dura un’oretta… Si può anche prenotare per vedere la cerimonia del thè, ma noi avendo poco tempo abbiamo glissato.

Ritornando sulla Shijo Dori, che è la via principale della città, si arriva ad un certo punto ad un ponticello sul fiume Kamo. In quella zona, ci sono due stradine una parallela all’altra, davvero particolari. La più famosa è Pontocho, caratteristica, piena di case da the, e ristoranti di tutti i tipi più e meno economici, più e meno tradizionali. L’altra è Kiyamachi, molto romantica con tutti gli alberi fioriti in primavera, la quale costeggia il fiume. Questa zona all’imbrunire è molo suggestiva e ci siamo fermati per cena scegliendo un ristorante super giapponese non per turisti: esperienza bellissima, anche se nessuno parlava inglese e non erano dotati di forchette, solo cucchiai e bastoncini!

KYOTO/ NARA GIORNO 2

Dopo la dura decisione di tagliar fuori dal nostro itinerario il castello di NIJO, aperto anche se in ristrutturazione, ci siamo diretti con l’autobus verso il padiglione d’argento, il GINKAKU-JI ( ci vogliono circa 40 minuti col traffico che c’è). L’argento non ce lo aspettavamo, perciò non siamo rimasti sorpresi che si trattasse di un semplice tempietto in legno (dicono che l’argento sia rimasto solo nelle intenzioni). La location è proprio da vecchio Giappone, ti puoi immaginare i personaggi del 1400 aggirarsi silenziosi e a piccoli passettini in quei giardini così curati e perfetti. Lo stagno è armonizzato con la vegetazione circostante e spicca un originale giardino di sabbia con una montagnetta modellata al centro che dovrebbe rappresentare il Fujiyama. Dal retro del tempio è possibile risalire un sentiero su per la collina da cui è possibile godersi la vista panoramica del tempio con le case di Kyoto sullo sfondo. Caratteristica anche la passeggiata fra i negozietti che porta fino all’ingresso dell’area del tempio (500 yen). E alla base delle salita, un’esplosione di ciliegi in fiore, davvero spettacolare, ottimo punto di partenza del sentiero del filosofo. Tale sentiero, che termina al tempio Nanzenji, è lungo circa 1,8 km e per la maggior parte costeggia un corso d’acqua. Questo è il periodo giusto perché è una festa di ciliegi in fiore, così tanti e così belli da togliere il fiato. Con piccole deviazioni si possono visitare altri templi e santuari. La pecca del luogo, in questa soleggiata mattina, è la folla: una vera marea umana!

Il NANZENJI è un tempio buddista zen che occupa una vasta superficie. Ai giardini si accede gratis mentre nei vari edifici si entra a pagamento. L’edificio principale è un grande tempio, poi ci sono templi più piccoli e caratteristico è l’edificio che costituisce il portone di ingresso, dove si può salire ( 500 yen) anche al piano sopra. I giardini non sono a mio parere particolarmente belli, però si può vedere una cosa strana, un pezzo di acquedotto di mattoni rossi, che a prima vista potrebbe sembrare un acquedotto romano, ma in realtà è molto più recente ed è in funzione.

Dopo aver costeggiato lo zoo (con molta pena per i poveri animali rinchiusi…) siamo tornati verso il centro città per andare a spiluccare qualcosa nella via commerciale considerata “la cucina di Kyoto”, molto vicina al nostro hotel, il NISHIKI MARKET. E’ una galleria coperta, lunga circa 400 m. Per arrivarci si può scendere alla metro Karamachi, ma non è facilissima da trovare. In questo mercato vendono prevalentemente cibo, sia fresco che preparato, tipo da asporto; inoltre ci sono alcuni locali economici per mangiare e chioschetti. I negozianti espongono prodotti pronti per l’assaggio, di tutti i tipi. Peccato che per la maggior parte non si capisca di cosa si tratta, quindi bisogna “buttarsi”, ma ci vuole un po’ di coraggio!

Riprese le valigie torniamo a Kyoto station e da lì prendiamo il treno della linea Kintetsu per arrivare a NARA, visto che la stazione Kintetsu è vicina al parco dei daini e ai templi, mentre quella della JR no. Da premettere che Nara è stata complessivamente deludente, non ci torneremmo, a parte che magari una capatina velocissima nel parco. Se dovete scegliere, non dormite a Nara. Il luogo più particolare è senz’altro l’enorme parco pubblico, dove si può entrare liberamente a qualsiasi ora, caratterizzato dalla presenza di una quantità esorbitante di daini (animali sacri per la cultura shintoista) che circolano tranquilli e beati fra la gente. Anzi, sono molto amichevoli e si avvicinano senza nessun timore, nella speranza, ovviamente di ricevere cibo: infatti vendono dei cracker apposta, ma c’è anche qualche persona che ti fornisce delle ghiande gratuitamente e te le mangiano dalle mani. Attraversando il parco si vedono varie attrazioni, soprattutto templi e santuari. Non ci sono però ciliegi in fiore, nonostante siamo in piena stagione di fioritura.

All’interno del parco c’è la zona del KOFUKUJI TEMPLE, un tempio molto importante composto da diversi edifici, tra cui una notevole pagoda a diversi piani. Purtroppo in questo periodo ci sono lavori di restauro, si può visitare ugualmente il tempio all’interno ma l’effetto globale è parecchio impoverito da tutte le impalcature. Il tempio di maggior interesse è il TODAIJI, un tempio dove tutto è gigantesco. L’edificio in sé è la costruzione in legno più grande del mondo e dentro si trova la statua in bronzo di Budda più grande del Giappone. Vale la pena di andarci anche solo per questo.Chiude alle 17.30 ma per l’ultimo ingresso bisogna essere almeno lì mezzora prima (500 yen).

Alla sera siamo andati a fare un giro nella zona di Naramachi, il quartiere tradizionale di Nara, un tempo il quartiere dei mercanti … Ci siamo aggirati a lungo per strade deserte, tutto chiuso, tutto buio, insomma Nara la sera è un vero mortorio. L’unica via con un minimo di vita è ancora la galleria commerciale che parte dalla stazione Kintetsu , e nella quale si trova il nostro “cosiddetto” hotel.

Abbiamo alloggiato TENPYO RYOKAN: la posizione è ottima ma consigliamo di evitare accuratamente di soggiornare lì. Il check in è ferreo dopo le 16, prima è difficile perfino che qualcuno venga a riceverti. Tutto l’hotel è permeato da un odore sgradevole. La camera, già piccola, è completamente ingombrata dai futon, ma il peggio è che la finestra si apre su un muro ( intercapedine di 20 cm tra la finestra e il muro). L’aria condizionata fa un rumore bestiale e non siamo riusciti a dormire, perché se la spegni soffochi e aprendo la finestra dall’intercapedine sale una puzza di fritto che stordisce. Il bagno è tipo prefabbricato e nella doccia non riesci nemmeno a muoverti. Ciliegina sulla torta, la connessione WiFi non funzionava. Il personale è gentile e disponibile, ma tutto l’insieme è inesorabilmente mal tenuto e deprimente.

INARI GIORNO 3

Siamo partiti molto presto da Nara (senza rimpianti) però sotto la pioggia battente. Ci siamo spostati alla stazione JR di Nara con il bus, perché i treni che partono dalla Kintetsu non fermano ad Inari per vedere il tanto decantato santuario, il FUSHIMI INARI SHRINE, quello dei torij rossi (in realtà il colore dominante dell’intera area è l’arancione, non il rosso). Purtroppo, sarà che la pioggia rovina sempre tutto, pur essendo un posto particolare, da quanto avevamo letto prima di andarci ci eravamo caricati di aspettative più alte. Siamo arrivati con le valigie appresso: alla stazione gli armadietti sono troppo piccoli, bisogna recarsi alla posta, che è proprio vicino al santuario (cioè davanti alla stazione) e dove ci sono armadi grandini a 300 yen. C’è anche un negozio che fa custodia bagagli allo stesso prezzo della posta, ma apre alle 10, noi eravamo lì già alle 8 e mezza. Il Fushimi dicono sia dedicato alle divinità del riso e del sakè, bisogna saperlo altrimenti non si capisce il motivo di tutte quelle bottiglie e scorte alimentari nel tempio! I torii sono ciò che contraddistingue questo luogo: sono portali di legno formati da due colonne verticali e un architrave orizzontale, strutture tipiche delle aree sacre dello shintoismo, se ne trovano dappertutto. La particolarità è che qui ce ne sono tantissimi e formano dei tunnel su e su per la collina. Anche quell’ora della mattina c’erano già fiumane di gente che si riversava dalla stazione verso il santuario. Sotto i tunnel dovevi passare in lunghe file indiane, e con tutti gli ombrelli aperti.. beh, un disastro! Quello che ci è piaciuto di più sono le volpi sacre, con il fazzoletto rosso al collo, a volte con una chiave spezzata in bocca…

Tornati a Kyoto station dopo qualche disavventura siamo riusciti a procurarci un biglietto per il Nozomi: senza JR pass si può prendere questo treno, più costoso ma più veloce e molto più frequente degli altri (costa sui 100 euro). Dicono che sono puntuali al secondo, ma, forse è la maledizione dell’italiano pendolare, questo treno super con noi sopra ha portato ben 25 minuti di ritardo!

Siamo scesi alla Tokyo Central Railway Station: un labirinto con decine e decine di locali per mangiare (una zona si chiama proprio “kitchen street”) e di negozi. C’è anche un posto dove devi fare mezzora di fila per prendere il pop corn ( abbiamo rinunciato, ma sarà poi così speciale?). E’ moderna e avveniristica quasi, ma una facciata è di mattoncini rossi, ricostruita come era prima della mega ristrutturazione.

A Tokyo abbiamo soggiornato al MITSUI GARDEN HOTEL SHIODOME ITALIA-GAI: la zona è quella dei grattacieli, nella parte sud di Tokyo, tranquilla e poco affollata. L’hotel è circondato da ristoranti italiani. Si trova fra due stazioni: la metro linea E fermata Shiodome è la più vicina (la JR Shimbashi è nella stessa direzione ma più lontana), altrimenti dall’altra parte c’è la stazione di Daimon con le linee metro E ed anche A e con la stazione JR. Vicina anche la fermata della monorotaia per la baia. Per noi è stato difficile da trovare, ma se siete interessati ecco le istruzioni: a Shiodome metro E prendete l’uscita 3, basta passare sotto il ponte e girare la prima a sinistra: in fondo, sull’angolo c’è l’hotel.

Le camere hanno la moquette e il letto matrimoniale è abbastanza spazioso. Manca invece un armadio capiente. Vengono forniti tutti gli accessori possibili: ciabatte, spazzolini, vestaglie, bollitore.. L’acqua nel frigo è gratis. La connessione wi fi perfetta in camera. Il bagno pubblico giapponese all’ultimo piano (rigorosamente separato uomo donna) è da provare, l’acqua è caldissima, non riesci a starci per più di dieci minuti, però è piacevole.

Al ristorante a pian terreno, chiamato LA MAREA, abbiamo consumato solo le colazioni. L’ambiente è moderno e non particolarmente d’atmosfera. Il buffet ha un po’ di tutto, dalla pizza al pesce crudo, può andar bene per tutti i palati. Il personale è gentile, si può mangiare quanto si vuole, però il prezzo secondo me è un po’ caro rispetto all’offerta. La colazione sui 12/13 euro a persona, la cena su 26/27 euro. E il cibo non è che sia chissà che prelibato, però abbastanza ok, tanto che è capitato di mangiare abbastanza da aver voglia di saltare il pranzo!

A TOKYO si viaggia in metropolitana. Oltre alla linea della JR che usano tutti quelli che hanno il JR pass ci sono altre due linee metro. Noi abbiamo comprato una tessera ricaricabile PASMO, per viaggiare sulla JR ma alla fine l’abbiamo usata pochissimo, perché prendere il pass giornaliero per le altre due linee metro (che costa circa 8 euro al giorno) è sicuramente più conveniente. Comunque i soldi della Pasmo li abbiamo usati per il treno per andare all’aeroporto, quindi averla non fa male.

Tokyo è una città con mille sfaccettature, non è come Kyoto, dove c’è proprio tanto visitare per i turisti, ma va vissuta e gustata pezzo per pezzo.

TOKYO GIORNO 1

Il primo pomeriggio, purtroppo sempre piovoso, l’abbiamo trascorso in chiacchiere con la nostra guida, gironzolando fra gli stradoni e I grattacieli a Nihonbashi, il distretto degli affari della città, con il suo famoso ponte. In mezzo ai grattacieli un piccolo tempio in legno, ma recente, conosciuto perché propizio per vincere alla lotteria!

Poi siamo poi andati a visitare il Museo Edo, uno stanzone in cui è ricostruito un antico villaggio di pescatori, l’Edo da cui si sviluppò Tokyo. Una tuffo nel mondo delle tradizioni del “Giappone che fu”, con tutti i suoi oggetti e le botteghe, le case, tutto a grandezza naturale, si può toccare tutto e fotografare tutto, entrare nei vari ambienti ovviamente togliendosi le scarpe. Consigliato soprattutto per chi ha bambini, ma è interessante anche per noi adulti.

TOKYO GIORNO 2

Questa giornata molto intensa, fortunatamente calda e soleggiata, è stata completamente autogestita.

Prima tappa: SHINJUKU, il palazzone del Tokyo Metropolitan Government Office, modernissimo. Ci sono due torri gemelle dove si può salire gratis fino al 45 piano per vedere la città dall’alto. Per la torre sud c’è la coda perché il panorama è a 360° mentre nella torre nord si fa prima però una parte del piano è occupata da un ristorante. Essendoci un bel sole la vita è abbastanza spettacolare, tutti grattacieli. Peccato che non abbiamo potuto vedere il monte Fuji perché c’era foschia. Dicono che si veda bene solo nelle giornate terse d’inverno.

Seconda tappa: KAGURAZAKA. Si può scendere alla fermata Iidabashi che è meglio di Kagurazaka. Questo è un quartiere particolarissimo, tutto piccole viuzze caratteristiche e tranquille e negozietti, gente in bici, dove si respira un’atmosfera quasi parigina, una delle poche zone rimaste come la Tokyo di 50 anni fa. La via principale è la Kagurazaka dori, che attraversa il quartiere ma il più pittoresco è il Kakurenbo-yokochō (Vicolo del Nascondino).

Terza tappa, assolutamente un posto unico e imperdibile: il PARCO DI UENO, troppo troppo bello! Il lago contornato da tutti i ciliegi fioriti, l’architettura antica dei templi in contrasto con i grattacieli accanto, gli improbabili pedalò a forma di cigno, le bancarelle con le cibarie più stravaganti, la gente che fa pic nic sull’erba sopra ad una coltre di petali caduti, artisti di strada con spettacoli strabilianti, fontane, bar, musei…

Quarta tappa: ASAKUSA. Inizialmente è il caos che ti imprigiona. Sorpassati i ragazzi che offrono i giri in risciò ti immergi nella folla lungo la Nakamise-dori, che non è poi che un enorme mercatino di souvenir, colorato e chiassoso. Passati sotto l’enorme porta rossa con la sua megalanterna si arriva alla zona dei templi, con le panchine e il baracchino che dà the verde gratis. Il tutto dà l’impressione, più che dei tempi che furono, o di qualcosa di tradizionale, di una grande attrazione turistica, per giapponesi e stranieri, in cui i templi sono un corollario. Tuttavia bisogna andarci, perché è straordinariamente insolito. Proviamo anche l’emozione di pescare uno dei fantomatici bigliettini che ci sono al tempio.. buona fortuna o cattiva fortuna? Provare per credere.. caso mai la sorte predetta fosse negativa si può annodare il bigliettino negli apposti sostegni e sperare in meglio…

Quinta tappa: AKIHABARA. Si stava ormai facendo sera, ma è stato impossibile glissare la zona della tecnologia. Il must è il palazzone YODOBASHI-AKIBA: 7 piani di roba tecnologica da farti girare la testa. Noi pensiamo non sia conveniente comprare.. ma tanti la pensano diversamente, al punto che gli annunci pubblicitari nel negozio sono in tutte le lingue, perfino in italiano! Se si vuole si può andare fino ad Eletric city, oppure giare intorno alla stazione, dove è un pullulare di negozi. Noi non siamo andati di domenica, però consigliamo a chi può di programmarlo in quella giornata. Dicono che di domenica c’è la gioventù coseplay, i ragazzi che si divertono a vestirsi e truccarsi per assomigliare ai personaggi dei fumetti. Noi non ne abbiamo visti, a parte qualche ragazzina vestita in modo un po’ stravagante o qualche “coniglietta” uscita da qualche bar, ma niente di che.

Sesta tappa: un giro velocissimo a RAPPONGI, per comprare la classica maglietta dell’Hard Rock cafè di cui nostra figlia fa la collezione. Ci coglie così di sorpresa la vista della Tokyo Tower illuminata, con la sua struttura a rete e la forma che ricorda la Torre Eiffel.

TOKYO GIORNO 3

Dedichiamo questo ultimo giorno alla shopping, quindi la zona di Shibuya è quella più indicata. SHIBUYA dicono sia il quartiere dei giovani, ma soprattutto è quello dei centri commerciali e dei negozi. Non a caso il simbolo è l’edificio cilindrico dei grandi magazzini Shibuya 109, che si trova proprio di fronte alla stazione. Sembra di essere a Times Square a New York, con tutti i megaschermi, tutto colorato, luccicante… affollato. Non per niente la zona è nota per il cosiddetto “Shibuya crossing”, l’incrocio pedonale più affollato del mondo. E’ l’atmosfera che vale, non quello che effettivamente c’è da vedere. Un vero paradiso dello shopping, tra l’altro pure conveniente, oltre che molto vario.

La fotografia “classica” da fare è quella con la statua del cane Hachiko,.. non puoi perderla se hai versato lacrime davanti al film con Richard Gere!

L’idea era quella di spostarsi per pranzo nella zona del mercato del pesce, ma gli acquisti ci hanno portato via un po’ troppo tempo.. sarà per la prossima vacanza giapponese, se mai ci sarà.

Non ci resta che tornare in Hotel, preparare i bagagli e recarsi alla stazione di Daimon. Da lì parte un treno diretto per l’aeroporto di Narita: il Keisei Railway Limited Express, attenti a prendere proprio quello perché ce ne sono altri che vanno all’aeroporto ma fanno duemila fermate. Anche questo ci mette un po’ ma è comodo e costa poco.

Il viaggio di ritorno è lungo con 6 ore di scalo all’aeroporto di Dubai ( ma ci sono delle comodissime sedie sdraio dove dormire). Essendoci fermati solo una settimana risentiamo un po’ della fatica, del fuso orario… sarebbe stato bello avere più giorni a disposizione ma il lavoro chiama imperiosamente, ahinoi!!

Potendo, però, ripartiremmo anche domani… il Giappone ha un fascino tutto suo, non è esotico ma non è tradizionale, non è romantico ma nemmeno avveniristico. Insomma, può capirlo o solo chi c’è stato: andateci!



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