Fine settimana tra Trapani, Marsala ed Erice

Il viaggio descritto di seguito è stato effettuato dal sottoscritto assieme a due amici tra il 13 marzo (sabato) ed il 15 marzo (lunedì) del 2010. Inizialmente la meta era Palermo ed i templi dei parchi archeologici agrigentini, ma complice un repentino balzo di prezzo dei voli, si è deciso di modificare la meta ed optare per una più...
Scritto da: lorenz75
fine settimana tra trapani, marsala ed erice
Partenza il: 13/03/2010
Ritorno il: 15/03/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
Dettagli organizzativi

Il viaggio descritto di seguito è stato effettuato dal sottoscritto assieme a due amici tra il 13 marzo (sabato) ed il 15 marzo (lunedì) del 2010.

L’obiettivo del viaggio consisteva nel testare la capacità di sopportazione reciproca (in realtà il problema era di capire quanto io fossi sopportabile…) per provare, in futuro, qualche destinazione più esotica e per periodi più lunghi. Inizialmente la meta era Palermo ed i templi dei parchi archeologici agrigentini, ma complice un repentino balzo di prezzo dei voli, si è deciso di modificare la meta ed optare per una più economica Trapani, cui aggiungere Erice e, inizialmente, Favignana o una delle isole Egadi.

Programma iniziale (importante, in quanto successivamente modificato): Primo giorno: Marsala + Trapani Secondo giorno: Trapani + Favignana (o comunque una delle isole Egadi) Terzo giorno: Erice

Le spese sono state attentamente pianificate dal sottoscritto e, nonostante l’impegno, non posso dire si sia trattato di un w-e economico: voli Ryanair BLQ-TPS a 71,73 € (prezzo per 3 biglietti A/R), parcheggio a BO (Park to Fly) a 20 €, B&B a Trapani a 100 € (prezzo della camera tripla per due notti). A queste spese, si sono dovuti aggiungere i costi dell’autostrada (circa 10,50 €), del trasporto tra l’aeroporto di arrivo ed il centro città(4,50 € a persona per tratta), nonché dei vari trasporti per raggiungere le mete selezionate.

1° giorno: 13 marzo 2010

Io ed uno dei due amici (che qui chiamerò Amico 1) decidiamo di iniziare il viaggio direttamente il venerdì sera e, dopo cena, ci ritroviamo in uno dei locali della zona, decisi a rimanere svegli fino all’ora della partenza, fissata per le 3:00 del mattino. Complice il poco alcol bevuto, alle 2:00 non sappiamo più che fare e decidiamo di andare a riposare per circa un’ora prima della partenza, direttamente a casa di Amico 1. Alle 2:50 sveglia, caffè ed attesa di Amico 2, che si presenta alle 3:15 inveendo contro una fantomatica pattuglia di vigili che gli ha fatto perdere ben mezz’ora.

Non diamo seguito alla cosa e ci mettiamo in auto in direzione Bologna; il traffico di notte (o meglio, quella notte) è a dir poco scarso e, verso le 4:30, siamo già alla ricerca del parcheggio. La cosa non è facile e l’assenza del navigatore satellitare, e, soprattutto, l’assenza di una segnaletica decente, ci fa perdere un po’ di tempo, ma alla fine riusciamo a trovare il tutto: sarebbe molto spassoso (per gli altri, non per noi) non trovare un parcheggio, ma le mie esperienze sono tali da non dubitare nemmeno di questo improbabile evento.

Qui la prima complicazione: io non trovo più il portafoglio con i soldi della cassa comune, nonostante l’avessi usato pochi minuti prima per pagare l’autostrada. Scene di panico, parole irripetibili e, dopo un’indagine degna del miglior agente di polizia scientifica sull’auto di Amico 1, il portafoglio rinviene e, da quel momento, sarà guardato a vista per tutto il w-e da almeno due persone contemporaneamente.

Consegniamo l’auto, annotando i km (non si sa mai…), e ci lasciamo portare all’aeroporto che, obiettivamente, è proprio a 5 minuti dal parcheggio. In realtà l’autista della navetta di minuti ne impiega si e no 3: lascia a voi intuire il motivo.

Al check-in Amico 1 e Amico 2 passano indenni, mentre il sottoscritto ha qualche problema: gel e deodorante mi sono sequestrati per le dimensioni dei recipienti e, tra l’altro, mi viene anche sottolineato che il sacchetto di plastica in cui ho riposto tutti i “fluidi” non ha le misure previste dall’ENAC e, se gli agenti avessero voluto, avrebbero potuto sequestrarmi pure quello. A malincuore, lascio il deodorante (prima però mi sono buttato addosso almeno un quarto del contenuto) ed il gel, ed inizio ad inveire contro la malasorte di aver trovato l’unico agente zelante di tutto l’aeroporto. Imbarco a piedi (ormai credo che per Ryanair sia un classico) e volo assolutamente tranquillo, se non fosse per i tentativi di vendita del personale di bordo che, in ogni caso, si è sempre mostrato estremamente gentile.

Atterraggio in orario, autocelebrazione di Ryanair, e, come qualsiasi viaggio vuole, per pochi minuti si perde la coincidenza per il centro città. L’aeroporto di Trapani è veramente piccolo, ed anche l’attesa di 30 minuti diventa particolarmente logorante, ma in ogni caso ce la facciamo passare, tentando di ottimizzare la programmazione della giornata. Peccato che in aeroporto – ma anche in città – non sia presente alcun ufficio turistico aperto in grado di offrire le informazioni di base di cui necessita un turista: mappe, itinerari, offerte varie, ecc.

Dopo aver scoperto che il prezzo della corsa tra l’aeroporto ed il centro città, da febbraio 2010, è passato da 2,20 € a 4,50 €, iniziamo formalmente la vacanza w-e. Dopo circa 40 minuti di viaggio tra strade completamente in mezzo alla campagna, ci facciamo lasciare davanti alla stazione di Trapani (le cui dimensioni sono in linea, se non inferiori, a quelle dell’aeroporto) dove annotiamo con cura gli orari dei pochi treni esistenti per scendere a Marsala, ovvero la destinazione del primo giorno.

Tappa in un bar lungo il lungomare per la colazione di rito, poi acquisto del pranzo in un piccolo supermarket ed alle 10:00 prendiamo possesso della nostra camera nel B&B “Al porto”, dove arriviamo in contemporanea con il proprietario: un tipo molto disponibile. La struttura gode di una posizione particolarmente vantaggiosa: dista circa 5-10 minuti dalla stazione dei treni, ed è proprio davanti agli imbarchi per le isole Egadi, dalla parte degli aliscafi. Ovviamente la nostra camera, di dimensioni veramente grandi (ha 2 letti matrimoniali ed uno singolo ed altro spazio in abbondanza) non ha la vista sul mare, ma per noi è più che sufficiente. Paghiamo la cifra pattuita e, dopo esserci fatti consigliare qualche locale, aver “preso in prestito” tutte le cartine e mappe disponibili, ci dirigiamo verso la stazione per raggiungere Marsala.

Prima di partire, visitiamo il giardino botanico di Villa Margherita (che si trova a pochi passi dalla stazione), ma forse a causa della mia più completa incompetenza in materia, non riesco a trovarci nulla di interessante.

Finita la visita, prendiamo il primo treno disponibile, e dopo circa mezz’ora passata a guardare un po’ di paesaggi e tentando di sonnecchiare, arriviamo a Marsala. Attenzione, la stazione dista circa 1-1,5 km dal centro storico, ed il tragitto, fattibilissimo anche a piedi, è lungo strade un po’ trafficate ma piene di negozi. Pertanto, almeno questa è la mia esperienza, tra una vetrina e l’altra, la strada si percorre quasi senza accorgersene e non esiste il bisogno di affidarsi a bus o taxi.

Il centro storico di Marsala è particolare, perché pur mantenendo il nucleo antico della città romana, offre la possibilità di vedere esempi di architettura barocca e di ispirazione araba. Altro elemento di spicco di Marsala è il parco archeologico che, forse complice il periodo in cui si è svolto il viaggio, era chiuso e, di fatto, non è stato possibile visitare una delle attrazioni più importanti della città. Nel frattempo, decidiamo di consumare il nostro pranzo al sacco.

Purtroppo il tempo meteorologico non ci dà una mano (e forse negli altri giorni sarà peggio, per me sicuramente si), e freddo, pioggia e vento ci obbligano ad una forzata (ma veramente???) tappa in uno dei tanti bar-pasticceria dove diamo sfogo all’ingordigia e ci rimpinziamo di dolci.

Il pomeriggio è dedicato alla visita della rimanente parte del centro storico, del museo Anselmi (a me personalmente non è piaciuto molto, mentre i miei due amici lo hanno trovato interessante), e di una lunghissima passeggiata sul lungomare, sferzati da un vento tipicamente artico.

Al ritorno, fatto attraverso la stessa strada dell’andata, per circa 10 minuti perdiamo la coincidenza per Trapani, e così ci troviamo in stazione ad aspettare il treno successivo. La stazione di Marsala, tra l’altro, è molto più piccola di quella di Trapani e la zona attorno non offre nulla da vedere.

Tornati a Trapani, complici stanchezza e fame, decidiamo di andare direttamente a cena. Ci lasciamo tentare da uno dei posti consigliati dal proprietario del B&B: il ristorante “Al solito posto”, situato praticamente davanti la caserma dei carabinieri, in una laterale della via principale di Trapani. Il locale è carino e sembra frequentato da gente del posto (ma di turisti, a marzo, penso ce ne siano pochi in giro…), e con circa 30 € a testa abbiamo mangiato un primo, un secondo ed una gigantesca rivisitazione del cannolo siciliano, oltre a vino, acqua e caffè. Per gli standard cui siamo abituati nella zona di residenza, si tratta di un prezzo più che onesto.

La prima sera non finisce qui, perché tornati in camera, scopriamo che non esiste (o non funziona) l’impianto di riscaldamento… E’ la nota negativa della struttura ricettiva: se fosse stato scritto, a marzo nessuno di noi si sarebbe fidato a prenotare. Purtroppo eravamo già lì e non potevamo fare altrimenti. Poi, ma questo è solo un mio giudizio, visto che i miei compagni di viaggio non hanno lamentato lo stesso problema, segnalo che i materassi sono scomodissimi (forse perché vecchi?!). Io, tanto per rendere l’idea, ho dormito per terra per tutta la durata del soggiorno.

La notte, per me e Amico 2 passa praticamente insonne: un po’ per il freddo, ed un po’ per il ronfare di Amico 1 che circa 5 secondi dopo essersi messo sotto le lenzuola, sprofonda in un sonno pesantissimo ed alquanto rumoroso.

2° giorno: 14 marzo 2010

Dopo la notte insonne, le invettive contro il freddo e contro il russare di Amico 1, inizia la seconda giornata di visita, dedicata, secondo programma, a Trapani ed alle isole Egadi.

Dopo la colazione in un bar convenzionato con il B&B (ricordatevi di farvi dare i buoni dal proprietario!), iniziamo a girovagare per la città di Trapani. Come letto in molte guide su Internet, la città non offre molto, nel senso che non è come Palermo o Siracusa, ma una buona mezza giornata, se non di più, la impegna. Si tenga anche conto del fatto che la domenica, e qui altra nota dolente, tutti i musei sono chiusi ed i trasporti pubblici sono a singhiozzo.

In ogni caso, passiamo tutta la mattinata a girovagare incuriositi per il centro di Trapani, cercando di scovare, tra gli angoli delle vie della città, tutti i luoghi degni di nota segnalati dalle guide turistiche che avevamo “studiato” prima del viaggio, tutti i siti di interesse culturale citati dalle cartine prese al B&B, tutti i punti panoramici in grado di lasciarci un ricordo nel cuore.

All’ora di pranzo, complice un pallido sole (peraltro non molto caldo), ma comunque in grado di mettere di buonumore e di far ben sperare per il prosieguo della giornata, ci fermiamo in un bar ed iniziamo a parlare del dopo pranzo e delle cose ancora da vedere in Trapani.

Qui Amico 2 ha la malaugurata idea di modificare il programma, ed inizia ad insistere (in realtà fa di più, ma non si può scrivere…) sull’assoluta necessità di andare a Segesta, Calatafimi o Alcamo, nonché sull’assoluta inconsistenza culturale di una meta come Favignana.

Né io né Amico 1 riusciamo a convincerlo, consci soprattutto del fatto che se il giorno prima a Marsala praticamente nulla era aperto, figurarsi la domenica. Inoltre, la visita alle Egadi era stata inserita proprio per riempire un pomeriggio in cui mete più “culturali” non sarebbero state raggiungibili.

Niente da fare, si va in stazione, e si prende il treno con destinazione Alcamo, ben attenti a capire quale potesse essere la coincidenza per il ritorno.

Ora la faccio breve, perché un po’ mi imbarazzo, ma gli eventi accaduti, secondo il mio punto di vista, confermano la personale teoria dell’assoluta necessità di pianificare i viaggi, se non si vuole rimanere vittima di scene degne di film tragi-comici.

Per una non meglio precisata scommessa con noi stessi (su cui, a dire il vero, ritengo di aver avuto un ruolo importante) avente l’obiettivo di vedere sia Segesta, sia Calatafimi, decidiamo di scendere alla stazione Calatafimi, sotto gli occhi incuriositi del capotreno (dopo circa 2 minuti avremmo capito il motivo, ma sarebbe stato comunque tardi). Una volta scesi, ci accorgiamo che la stazione è a circa 4,5 km dal paese, e, manco a dirlo, di domenica non esiste modo, se non le proprie gambe o l’autostop, per raggiungere il paese.

Io, pur tentando di vedere la situazione positivamente, inizio a maledire, oltraggiare ed imprecare tutto il creato e, assieme ad Amico 1 mi metto sulla banchina ad aspettare un treno per il ritorno. Treno che, ovviamente, non sarebbe passato prima di un’ora e mezza abbondante. Dopo un po’ anche Amico 2 ci raggiunge, ma piuttosto di ammettere l’incauta scelta, dà la colpa alla decisione (mia) di non prendere una macchina a noleggio e che lui, più conoscitore di me della realtà siciliana (questo è vero, lui, in Sicilia, ci ha lavorato per qualche tempo), mai avrebbe cercato di usare solo i mezzi pubblici per visitare l’entroterra. Io tento di precisare come il programma fosse stato da lui arbitrariamente modificato e si va avanti così, tra precisazioni più o meno puntigliose, per circa un’ora…

Nel frattempo, fortunatamente, il treno sopraggiunge ed il capotreno, tanto per gradire, ci informa che, a causa del fatto che noi fossimo saliti a Calatafimi senza biglietto, lui ci avrebbe appioppato una multa di circa 10 € a testa. Dopo una breve litigata (o meglio, trattativa) e la constatazione del fatto che la stazione fosse chiusa, la biglietteria anche, e l’emettitrice automatica fuori uso da almeno un lustro, il totale del biglietto, per tre persone, passa da 27 € ipotetici, ad un più realistico 9 €, ovvero meno del costo del biglietto. Mah, misteri di Trenitalia…

Al ritorno a Trapani, per sfruttare le poche ore di sole rimaste, ci incamminiamo per trovare il Museo Pepoli ed il santuario di Maria SS Annunziata. Dopo una camminata di circa 2-2,5 km li troviamo entrambi, anche perché uno è a fianco dell’altro. Il primo è rigorosamente chiuso (è domenica!), mentre nel secondo sono in corso le funzioni, che Amico 1 e Amico 2 seguono, mentre io me ne vado a fare un giro nei dintorni, prendendo ancora un po’ di freddo. Il santuario non è male, anche se la parte più bella non è la basilica in sé, ma la cappella e l’altare dedicato alla Vergine Maria.

A passo di carica torniamo verso il centro, e, dopo un po’ di struscio, ci fermiamo presso la arcinota pasticceria Colicchia, per gustarci un paio di cannoli. Beh, la fama è tutta meritata… Ma anche il resto delle proposte non è male. In pratica usciamo ripromettendoci di tornare il giorno dopo, prima della partenza, per una sana merenda e per fare acquisti.

Torniamo in camera, rapida doccia e pianificazione della serata. Constatata la stanchezza comune, decidiamo per una pizza, un giro per Trapani by night ed il ritorno in branda. Ora un altro locale da citazione: Pizzeria Calvino. Non so se si tratti della miglior pizzeria della città, ma io mi ci sono trovato veramente bene. Il locale è ricavato in un ex bordello e le sale sono nelle vecchie camere da letto: ogni stanza ha al massimo 7-8 coperti. Il piatto forte è la pizza trapanese, molto diversa dal quella napoletana: l’impasto è di farina di grano duro e la cottura dura il doppio. In ogni caso, con meno di 10 € ci si può sfamare!

Trapani di sera, almeno in centro la domenica in marzo, non è un granché, così, verso mezzanotte, siamo già a letto, al freddo, ed al ritmo del russare di Amico 1…

3° giorno: 15 marzo 2010

Nottata peggiore della precedente e risveglio, per me, in uno stato pietoso: mal di gola, senso di stanchezza, dolori ovunque… Sì, sono in pieno stato influenzale.

Di seguito, prepariamo il bagaglio (che il proprietario ci tiene gentilmente fino all’ora dell’effettiva partenza), raccogliamo le idee ed andiamo a fare colazione. Ci spostiamo alla stazione dei bus (praticamente attaccata alla stazione dei treni) e, con 3,70 € a testa compriamo il biglietto A/R per Erice. Da Trapani, esisterebbe un altro mezzo di trasporto per raggiungere la destinazione, ossia la funivia che a marzo, però, non è ancora aperta. E questo, evidentemente, è un altro limite della capacità ricettiva di Trapani e delle zone limitrofe. In circa 45 minuti il bus sale lungo le strade che portano ad Erice, che si trova in cima ad un monte alto circa 750 metri. Il panorama è veramente bello… Peccato che il tempo non sia molto benevolo e di sole nemmeno l’ombra. In compenso non mancano vento e freddo.

All’arrivo (circa le 9:00), scopriamo che la vita cittadina inizia alle 10:00 e, inoltre, per la visita al castello (una delle attrazioni di Erice) è necessario prenotare presso uno degli uffici comunali. L’ora di attesa, oltre che per una seconda colazione, è sfruttata per cercare un ufficio turistico (esiste, è un po’ imboscato, offre qualche depliant gratuito, ma non sa nulla di orari), trovare l’ufficio comunale dove richiedere le modalità della visita al castello, comprare il biglietto cumulativo per la visita alle numerosissime chiese di Erice (il costo del biglietto cumulativo è pari a 5 €. Se si vuole visitare Erice, è praticamente obbligatorio). Alle 10:00 inizia il nostro viaggio all’interno di Erice. La cittadina è un bellissimo borgo medioevale, con le mura di cinta, il castello, le vie impervie ed un numero impressionante di chiese. Se non fossimo sicuri di essere a pochi km da Trapani, si potrebbe trattare di un tipico borgo toscano o umbro: l’atmosfera è la stessa.

Visitiamo il castello (a mio avviso più bello esternamente che internamente, ma forse siamo ancora un po’ fuori stagione per gli standard siciliani), ed iniziamo a perderci tra le strade ciottolate della città, visitando tutte le chiese aperte. Tutte si rivelano essere rigorosamente fredde.

Rapportando quanto visitabile al costo del biglietto ed alla zona, si può dire che tutte le chiese (ed anche il castello) sono egualmente interessanti: in alcune risalta l’elemento architettonico, in altre le opere contenute. Personalmente, amando molto i borghi medioevali (solo da visitare, non ci andrei ad abitare nemmeno morto), ho trovato tutta la città degna di visita, anche se chi è alla ricerca di grandi basiliche, grandi affreschi o nomi di richiamo rimarrà evidentemente deluso.

Intanto arriva l’ora di pranzo e, complice il mio sempre più precario stato di salute, decidiamo di fermarci in uno dei bar che danno sulla piazza principale. Ci fermiamo per più di un’ora e decidiamo di continuare la nostra visita con l’obiettivo di percorrere le mura esterne della città, dove, secondo le guide locali, ci sarebbe qualcosa di interessante da vedere. Praticamente passiamo le successive 3 ore ad inerpicarci su sentieri tenuti malissimo, rischiando le caviglie ad ogni passo, ma pur trovando curioso questo nostro giro, tutti e tre siamo d’accordo nel ritenere il centro molto più bello. L’aspetto negativo dell’avventurarci lungo questi viottoli è dato dal fatto di aver perso qualsiasi possibilità di visitare il museo comunale.

Verso le 16:30 riprendiamo il bus che ci riporta a Trapani. All’arrivo, complice il mio stato i salute, decidiamo di rintanarci tra bar e pasticcerie a placare i sussulti di golosità a forza di torta di mandole, cannoli, biscotti ai fichi ed altre prelibatezze locali. Peccato che io riesca solamente a bere the caldo.

Il mio stato di salute, inoltre, fa sì che l’assalto ai negozi per il rituale shopping da fine vacanza, ovvero quello dedicato all’acquisto di magliette con la scritta Trapani in bellavista e ad altre cianfrusaglie da mettere su qualche mobile a prendere un po’ di polvere, sia depennato dalla lista delle cose da fare, rimandando, se del caso, al duty free dell’aeroporto (che, voglio sottolineare, non esiste).

Verso le 18:30 andiamo a riprendere i bagagli e, mestamente, dopo un’ora saliamo sul bus che ci porta in aeroporto. Al check-in, tanto per cambiare, mi ritirano la bottiglietta d’acqua, salvo indicarmi contestualmente che 25 metri più in là avrei potuto comprarne una nuova di zecca. Non dico nulla, tanto ormai sono abituato.

Imbarco a piedi (e per chi ha freddo e febbricitante aspettare in mezzo ad una pista in un aeroporto non è particolarmente indicato), viaggio di ritorno tranquillo ed atterraggio a Bologna in orario. Viaggiando con Ryanair, ciò significa dover ascoltare obbligatoriamente la canzoncina con cui la compagnia aerea celebra le proprie capacità. Secondo me si tratta di una risposta ironica all’irritante applauso che tradizionalmente saluta ogni atterraggio di un aereo con a bordo degli italiani, ma questa ipotesi è tutta da dimostrare.

Per finire in bellezza, mi accorgo di aver perso la ricevuta del parcheggio, ma per una serie di ragioni che ora non ha senso raccontare, la macchina ci viene riconsegnata e, dopo un viaggio di circa un paio d’ore sono di nuovo davanti a casa: stanco, febbricitante e con un mal di testa gigantesco.

Rapida doccia, ed alle 3:00 sono a letto, con circa 38° di febbre. L’influenza mi è durata circa 10 giorni.

Conclusioni

Forse a causa dell’influenza, o del freddo patito o, ancora dell’impossibilità di visitare Favignana (cui io tenevo parecchio), o la sensazione avuta sulla scarsa vocazione turistica, il voto che attribuisco al w-e, peraltro anche da me organizzato, non è sufficiente.

La spesa complessiva, per ogni partecipante (extra e spese squisitamente personali escluse, ovviamente) è stata di circa 200 € (per quasi tre giorni effettivi di permanenza).

Purtroppo, la capacità ricettiva di questa zona della Sicilia, in periodi diversi da quelli estivi è molto scarsa ed i servizi turistici sono a dir poco inefficaci. Speriamo cambi anche velocemente, altrimenti si potrebbe condividere il pensiero di molti turisti stranieri di scegliere altre mete, magari meno belle, ma più sfruttabili e funzionali. Di fatto, di cose da vedere ce ne sarebbero, ma l’organizzazione è tale che, senza auto e durante il w-e, nulla sia effettivamente sfruttabile e/o raggiungibile. E così le “bellezze” della zona – ammesso che di bellezze si tratti – rimangono fini a loro stesse, eteree ed in grado di alimentare solamente il mito della magnificenza di una regione i cui residenti, però, non sembrano particolarmente interessati a sfruttare. Ma questa, ovviamente, è solamente un’opinione e, come tale, personale ed opinabile!



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