Estate in bassa Normandia
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Abbiamo così tanto desiderato ed immaginato questo viaggio che ora, alla partenza, ci sembra quasi incredibile essere già in movimento. Eppure il volo su Parigi è prenotato, l’auto a noleggio pure così come la gite in mezzo al verde. Accendiamo i motori per poi spegnerli al Planet Parking di Tornavento, vicino a Malpensa. I ragazzi del parking ci accompagnano al terminal 2 e l’avventura comincia. Il volo di Easyjet per Parigi è in leggero ritardo, ma non ci facciamo scoraggiare per così poco. La piccola Caterina, al suo battesimo dell’aria, si dimostra entusiasta del nuovo mezzo di locomozione, tanto che vorrebbe subito ritornare indietro… Alla Hertz l’auto prenotata (OPEL CORSA) non c’è ancora: visto che i ritardi si accumulano decidiamo di “accontentarci” di una FORD KA (il “Macinino”) e la scelta sarà ottima.
Ora via, verso la Normandia. Ci aspettano 300 chilometri di strada per arrivare nei pressi di Bayeux, dove trascorreremo le cinque prossime notti. In viaggio rinunciamo alla sosta a Rouen, perché è già tardi e vogliamo arrivare al nostro alloggio prima di cena.
Caen, Bayeux: poco prima di Saint-Lo deviazione in mezzo alle campagne e siamo alla ferme Saint Quentin, la nostra gite de france!
L’accoglienza di Madeleine e dei suoi due cani è calorosissima, così come la simpatica stanza a nostra disposizione (peccato solo per il letto matrimoniale “come una volta”, cioè ad una piazza e mezza).
In un attimo è ora di cena: Madeleine ci consiglia un posto molto vicino (Le relais de la forete), sulla strada tra Bayeux e Saint-Lo, ai confini con la foresta di Cerisy. Menù a prezzo fisso, dosi da boscaiolo o camionista: dopo un intero giorno di viaggio – e aver saltato il pranzo – non c’è male. Ci addormentiamo circondati dal silenzio e dalla frescura delle campagne normanne.
Mercoledì 30 giugno 2010
Ritemprati dal sonno al fresco e dalla sontuosa colazione, ci dirigiamo verso Mont Saint Michel. Poco più di un’ora di strada e lo scorgiamo svettare maestoso sulle acque della baia, a distanza di chilometri. Parcheggiamo l’auto tenendo d’occhio i cartelli che indicano gli orari delle maree, perché alcuni parcheggi ad una certa ora saranno”sommersi”.
La stradina che porta all’abbazia è costellata da negozi di souvenir, ristoranti tipici e paninerie, ma basta girare l’angolo per svettare sulle acque della baia arabescate dalle correnti di marea. Infine entriamo nell’abbazia, la “Merveille”. E’ incredibile constatare come in uno spazio così ridotto ci possano stare chiostri, chiese, cappelle, saloni immensi e passaggi misteriosi. Ci affacciamo sulla terrazza della chiesa da dove si contemplano le acque basse della baia, in attesa di avanzare spinte dalla marea. Vale la pena spendere 8,5 euro per una simile emozione. Scendiamo nuovamente a livelli terrestri e ci accorgiamo che è ora di pranzo. Consumiamo il nostro spuntino lungo la strada di ritorno, in una piazzola con vista sul Monte. Dopo pranzo ci rechiamo a Granville, austera cittadina portuale arroccata su uno sperone roccioso. C’è bassa marea, e nei bacini del porto le barche sono adagiate sulla sabbia in mille pose scomposte. La differenza tra i livelli delle maree è di circa 11 metri, come descritto nelle immancabili tabelle lungo il mare: ecco spiegato il motivo delle banchine galleggianti e ormeggiate a lunghissimi pali verticali. Dal porto risaliamo alla città vecchia. Attorno case in pietra grigia ed una chiesa zeppa di ex-voto di marinai e mercanti scampati a naufragi e tempeste. Tutto attorno sole, vento e mare. Un ultimo saluto ai gabbiani e ritorniamo a Saint Quentin. La giornata ci ha messo appetito e decidiamo di andare a Saint-Lo a cercare la cena. La scelta cade su “Le Bounty”, un ristorantino tranquillo (come tutta la cittadina) dove ci possiamo sbizzarrire in menù diversi e sempre abbondanti. Siamo talmente soddisfatti che lo eleggiamo a nostro domicilio per tutte le cene rimanenti (e non ci pentiremo della scelta). Infine, stremati, ritorniamo a dormire. Domani ci aspettano le fatiche dello Sbarco.
Giovedì 1 luglio 2010
Oggi ci dedicheremo alle spiagge dello sbarco ed al promontorio della Hogue, il margine orientale della penisola del Cotentin. Transitando per Bayeux siamo attirati dalle guglie della cattedrale. Parcheggiamo lì vicino e ci immergiamo nel gotico normanno di guglie, vetrate e cripte sotterranee. Alle spalle della chiesa c’è un albero immenso, che ci spiegano essere uno dei superstiti “alberi della libertà” piantati ai tempi della Rivoluzione Francese. Tralasciamo la visita all’arazzo di Bayeux e andiamo a Longues sur Mere. Qui, immersi nei campi di grano, ci sono ancora quattro bunker in cemento armato con i cannoni calibro 152 schierati dall’esercito tedesco per contrastare lo sbarco degli Alleati. E’ impressionate e suggestivo camminare tra i campi, al sole, e intanto osservare questi strumenti di morte ormai obsoleti e arrugginiti. Poco lontano, a picco sul mare, c’è un altro bunker da cui si dirigeva il tiro dell’artiglieria.
A pochi chilometri di distanza visitiamo il cimitero di guerra americano di Colleville, affacciato su Omaha Beach. Di fronte alle migliaia di croci bianche infisse sui prati verdi smeraldo c’è poco da dire, se non tacere e pensare alla tragicità e assurdità delle guerre. Per riscuoterci un poco scendiamo in riva al mare, ad Omaha Beach, a mettere i piedi in acqua e fare uno spuntino. L’acqua è sorprendentemente tiepida e quasi ci spiace non avere con noi il costume da bagno. Attorno, a debita distanza, ci sono altri gruppi di persone che ridono, chiacchierano e pranzano. L’atmosfera è molto rilassata, ben diversa rispetto alle consuete spiagge liguri, ove si sta stipati come aringhe.
La tappa successiva è una brevissima sosta a Saint Mere Eglise, il primo paese liberato durante lo Sbarco. Dal tetto della chiesa pende il manichino di un paracadutista, che ricorda la vicenda realmente accaduta di un soldato che rimase lì appeso per parecchie ore. Merita anche la visita della chiesa, piccola e raccolta, con delle belle vetrate. Dirigiamo ancora verso nord per arrivare a Barfleur, un piccolo porto di pescatori collocato sul capo della Hogue. Un tempo Barfleur era un importante punto di imbarco: da qui partì Guglielmo il Conquistatore nel 1066 per andare a conquistare l’Inghilterra. Sempre qui naufragò la Blanche Nef, un vascello che trasportava tutta la corte del Re d’Inghilterra. Il posto ora è molto rilassante; si può passeggiare lungo le banchine del porto, fare il giro del capo che ospita la chiesa, prendere un caffé sui dehors affacciati sul mare. In lontananza un faro segnala le scogliere sommerse dove naufragò la nave reale. La giornata sta per finire, ritorniamo verso Bayeux percorrendo parte della strada costiera che conduce a Saint Vaast La Hogue, altro piccolo porto affacciato su alcune isolette che lo separano dal mare aperto. Siamo infine alla nostra Ferme, dove ci rilassiamo prima della cena a Saint-Lo. Segue la notte, fresca e ristoratrice.
Venerdì 2 luglio 2010
La giornata di oggi prevede l’esplorazione del capo de La Hague, il secondo “dito” del Cotentin. Premettiamo che nei giorni precedenti abbiamo goduto di giornate serene e calde, senza il vento e la pioggia che dicono siano consuete da queste parti. Oggi, ma non lo sappiamo ancora, avremo un assaggio del vero clima “normanno”. Lungo la strada per Cherbourg ci fermiamo a Valoignes, definita come la Versailles della Normandia per le grandiose case in pietra grigia. Oggi è giorno di mercato e in giro c’è molta confusione. Gironzoliamo un po’ per le vie del centro ma rimaniamo un po’ delusi. Le case ci sono, anche se mescolate ad altri edifici anonimi e bruttini; ci sarebbe la possibilità di visitare un palazzo e un paio di musei, ma l’impressione di caos e disorganizzazione ci spingono a non fermarci. Sarà l’unica piccola delusione del viaggio.
Dalla superstrada nazionale si passa alle dipartimentali ed infine ad una stradina comunale che si interrompe al Nez de Jouburg, un promontorio a picco sull’Oceano, oggi avvolto dalle nebbie. Un faro, un ristorantino in capo al mondo, scogliere vertiginose e in basso l’oceano turbolento, martoriato dalle correnti marine e dal vento. Rispetto alla spiaggia tranquilla di ieri c’è una notevole differenza. Facciamo uno spuntino al riparo di alcune case normanne, riparati dal vento ma non dalla pioviggine che inizia a cadere. La strada per Audeville si abbassa a livello del mare, verso la baia di Echalgrain, e qui vediamo da vicino le grosse onde spazzare la spiaggia e le scogliere. In giro c’è solo qualche altro turista temerario, avvolto nelle cerate impermeabili.
Dalla baia ci spostiamo al viaggio di Goury. Poche case su di un fazzoletto di terra in riva all’Oceano, un faro sulle secche al largo, una croce che ricorda un naufragio, il muraglione che protegge il porto. Ci si sente davvero in capo al mondo, e forse è proprio così. Mentre passeggiamo sugli scogli vediamo due barchette uscire in mare, tra le onde ed il vento. Ciò che a noi sembra una pazzia forse è il semplice pane quotidiano di chi vive qui… Infreddoliti volgiamo l’auto verso Sud, per tornare alla nostra ferme. Lungo la strada usciamo dalle brume che avvolgono La Hague e ci ritorna la voglia di un’ultima escursione per riscaldarci le ossa. All’altezza di Carteret deviamo verso il faro di questa località balneare, e ci troviamo sospesi su un balcone inondato di sole , che domina le immense spiagge bianche di Barneville-Carteret. Con la bassa marea le spiagge sembrano ancora più grandi. Ad ovest c’è l’oceano immenso, verso nord si addensano le nebbie che ci hanno avvolti per tutto il giorno. Davvero un luogo che ci ha sorpreso per l’atmosfera rilassata e calorosa. Una passeggiata attorno al faro, sulla scogliera a picco, ci riscalda e ci predispone al rientro a Saint Quentin. Ancora una volta “Le Bounty” di Saint-Lo ci ospita per cena. Memori del freddo patito oggi, ci infiliamo volentieri sotto le coperte
Sabato 3 luglio 2010
Oggi è l’ultimo giorno che dedichiamo al turismo. Visto che la piccola Caterina è stata molto buona e paziente nei giorni scorsi decidiamo di regalarle un giro in battello alla foce della Senna. Prima facciamo una piccola sosta a pochi chilometri da Saint Quentin, per visitare l’abbazia di Cerisy-la-Foret. Purtroppo è presto e possiamo vederne da fuori le guglie e gli immensi portali che racchiudevano le stanze capitolari e gli alloggi dei pellegrini. Riprendiamo la strada e arriviamo ad Honfleur sotto un cielo che promette pioggia e vento. Il Vieux Bassin è un angolo ben noto ai pittori di acquerelli: le vecchie case a graticcio si specchiano sulle acque calme del porto, inframezzate alle sovrastrutture delle barche ormeggiate. Nella piazza adiacente la chiesa di Santa Caterina, costruita in legno, ricorda nelle forme e nel colore una barca capovolta. Il campanile non è collegato alla chiesa per non comprometterne la struttura con la vibrazione delle campane. Su tutta la piazza oggi (sabato) si svolge il mercato di frutta e verdura; i colori delle merci esposte compensano il grigiore del cielo. Dopo una veloce ricerca ci imbarchiamo su un battello turistico che ci porterà alla foce della Senna, sotto il Ponte di Normandia. La prima emozione è il passaggio della chiusa che sbarra l’accesso al porto: c’è bassa marea e il dislivello da superare è di quattro metri. Dietro di noi si chiudono due pesanti porte metalliche e pian piano l’acqua del bacino si abbassa fino a livello del mare. Allora si aprono due altre porte e possiamo scivolare nel mare aperto. Risaliamo la costa ai confini tra mare e fiume, in direzione della mole imponente del Ponte di Normandia, che con un unico balzo scavalca l’estuario della Senna e collega Alta e Bassa Normandia, all’altezza di Le Havre. Il Ponte è stato costruito con i finanziamenti delle comunità locali, che ne sono giustamente fiere, ed è anche una importante attrazione turistica. La nostra barchetta passa agevolmente sotto l’arcata in cemento ed acciaio, poi vira di bordo e lentamente rientriamo in porto. E’ stata una divertente diversione, un’oretta di tranquilla navigazione sulle onde e gli spruzzi del mare.
Salutiamo Honfleur e dirigiamo verso Caen. É sabato e l’autostrada è piena di persone che si dirigono verso Normandia e Bretagna per le loro vacanze. Per il nostro spuntino ci fermiamo in un’area di sosta che, nonostante l’affollamento, è pulitissima e molto ordinata. Dopopranzo siamo a Caen. Questa città è stata quasi interamente distrutta durante l’ultima guerra; la parte vecchia conserva ancora alcuni vicoli caratteristici, ma nel complesso la troviamo piuttosto moderna ed anonima. Bello il colpo d’occhio dai bastioni del castello normanno; imponente l’Abbaye des Hommes, una selva di guglie, cuspidi, vetrate e colonne altissime, con al centro la tomba di Guglielmo il Conquistatore. Tralasciamo la visita dell’Abbaye des Dames e ritorniamo a Saint Quentin, per la nostra ultima notte. Domani si torna a casa.
Domenica 4 luglio 2010
Salutiamo i nostri amici Didier e Madeleine e, a bordo del Macinino, tritiamo i trecento chilometri che ci separano dal Charles De Gaulle. Qui, dopo non poca fatica, troviamo il nostro terminal di imbarco. Easyjet ci riporta ad una torrida Malpensa dove ci attende la nostra fedele automobile parcheggiata all’ombra con l’aria condizionata accesa: grazie Planet Parking!. Infine, un’ora di autostrada e siamo a casa. La vacanza è davvero finita.
Consigli e commenti.
L’alloggio: tramite il sito delle gites de france (www.gites-de-france.com) ci siamo messi in contatto via e-mail con Madeleine e Didier, i gentilissimi proprietari della Ferme Saint Quentin di Berigny, ai quali abbiamo chiesto tutte le informazioni necessarie su disponibilità della stanza e prezzi. La collocazione è in un gruppo di case, circa 20 chilometri a Sud Ovest di Bayeux. A Saint -Lo (a 12 chilometri da Saint Quentin) ci sono supermercati e ristoranti.
La gite è un’antica casa normanna in pietra, dove sono ricavati tre piccoli appartamenti; ordinati, puliti, accoglienti. A tenere compagnia ai proprietari e loro ospiti ci sono due cani, alcuni gatti, tre asini, un papero, cinque caprette e un numero imprecisato di mucche che vagano nei prati tutto attorno.
Il viaggio.
I due voli Milano-Parigi sono stati prenotati alcuni mesi prima della partenza, a cifre decisamente contenute (190 euro per tre persone più un bagaglio da stiva) e si sono svolti in maniera regolare.
L’auto a noleggio è stata prenotata sul sito della Hertz; attenzione alla cifra visualizzata sul sito internet, che non comprende tasse ed altri balzelli, tanto che alla fine ci siamo ritrovati a pagare un buon 50% in più rispetto al preventivato.
Autostrade
Ben tenute, strade nazionali e dipartimentali curate, abbondanza di indicazioni per le località turistiche. Pagamento ai caselli con self service: (OK la carta di credito). In tutti i luoghi da noi visitati esistono dei comodi parcheggi a pagamento nei quali, con pochi euro, ci si può fermare tutto il giorno. Rispetto all’itinerario classico ad anello, in cui da Parigi si visita prima l’Alta Normandia, poi la Bassa per infine passare alla Bretagna, cambiando tutte le sere alloggio, abbiamo preferito trovare una unica sistemazione all’incirca equidistante dai luoghi che volevamo vedere (Mont Saint Michel, le spiagge dello Sbarco, il Cotentin, Honfleur e Caen). La scelta ha il vantaggio di non dover rifare ogni mattina i bagagli, ma comporta un aumento dei chilometri percorsi in automobile e del tempo passato in viaggio. In totale abbiamo percorso circa 1800 chilometri, compreso il trasferimento da e per Parigi. Abbiamo pertanto rinunciato a visitare i centri dell’Alta Normandia (Rouen, Etretat, Dieppe, Fecamp): ci rifaremo in un altro viaggio, magari associandoli alle mete del Pas de Calais.
Il cibo.
Le colazioni della ferme, ad inizio giornata, consentono un’autonomia di parecchie ore… Come per i precedenti viaggi, a pranzo ci limitiamo a spuntini a base di panini o frutta (la piccola Caterina è rimasta entusiasta di questi pic-nic improvvisati). A cena ci siamo ristorati con le classiche insalatone francesi, infarcite di formaggi, salumi, insaccati, verdure e altre squisitezze, oppure con le combinazioni di menù che prevedevano antipasti, un ricco secondo piatto e il dolce. Tutti i locali offrono un menù bambini a prezzi modici.
Il clima della Normandia
Eravamo preparati e prevenuti contro il leggendario maltempo normanno (gli abitanti del posto ci scherzano parecchio) e invece abbiamo avuto giornate piacevolmente calde (25-27° C) e notti fresche, ad eccezione di quando siamo stati alla Hague, dove l’incontro di correnti marine, venti di terra e una piccola perturbazione hanno portato freddo, nebbia e pioviggine. Eppure i luoghi sono sicuramente piovosi, vista l’abbondanza di prati e boschi verdissimi. Ci riteniamo pertanto estremamente fortunati ad aver goduto di una parentesi così lunga di bel tempo.
Ringraziamenti
Ringraziamo lo staff del “Bounty” di Saint -Lo, che ci ha sfamato a sazietà con la loro scelta di squisitezze.
Ringraziamo gli addetti a biglietterie, parcheggi e stazioni di servizio, che si sono dimostrati cortesi e solleciti alle nostre richieste di informazioni ed assistenza.
Ringraziamo di cuore Madeleine e Didier della Ferme Saint Quentin, per la magnifica ospitalità, la simpatia e per tutti i consigli ed indicazioni che ci hanno permesso di trascorrere una bellissima vacanza.